tutti in piedi per piero

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tutti in piedi per piero
SERVIZI
all'interno
La Vitelle presenta Bucchi
Standing ovation per il coach
CONSULTINVEST
LO SBARCO DELL'ALLENATORE
IL PIANO
SULLA SQUADRA CHE VERRÀ'
«CERTO CHE SU LACEY
NON AVREI DUBBI...»
TUTTI IN PIEDI PER PIERO
Il play, la guardia e un'ala forte
Così Bucchi inaugura la panchina
Il nuovo coach biancorosso accolto dagli applausi di oltre duecento pesaresi
• Pesaro
EMOZIONATO Piero Bucchi.
Scende dall'auto, davanti all'Excelsior, e si sistema camicia e giacca. Infila la scala e davanti gli si
presenta una platea fatta di oltre
duecento persone. Tutti tifosi. Applausi. Atto primo della grande
commedia del basket pesarese. Parole di rito, ringraziamenti e poi i
fattori, oltre al progetto, che l'hanno spinto verso la Vuelle e cioè
«la grande amicizia lavorativa che
lo ha legato ad Ario Costa ed anche a Stefano Cioppi che avrei voluto con me a Roma ed anche
Marco Aloi che era con me a Napoli». Il motore che lo ha spinto
verso questo lidi. Un biennale per
lui, più eventualmente una ter/a
stagione «per un progetto di crescita e per riportare questa società
ai livelli che merita».
S' E CAPITO, anche se poi gira intorno al pero, che per Austin Da-
sye non c'è trippa per gatti e non
solo per una questione di soldi.
«Come mi sarei comportato io se
avessi chiesto il cambio e lui mi
avesse mandato a quel paese?».
Pausa ci pensa molto Bucchi, e
poi risponde: «Non andrebbe affatto bene, perché io faccio l'allenatore, lui fa il giocatore come lei
fa il giornalista. Oguno ha il suo
molo... Chiaro che e un giocatore
che va gestito».
DICE, all'inizio, incalzato dalle domande, che si parte con play, guardia ed ala forte. Ed aggiunge: «Io
credo che un allenatore più che
imporre il suo gioco debba adeguarsi al materiale umano che ha
sotto al fine di cercare di sfruttare
al massimo le caratteristiche dei
singoli». Il finale di un'altra domanda sulle caratteristiche della
sue formazione e cioè la difesa:
«Certo che a me piace la difesa e
poi la transizione veloce della palla e il contropiede...». Ma alla fine
spunta anche il nodo principale
di quella che sarà la campagna ac-
quisti, fermo restando una cosa:
di italiani forti non se ne parla,
primo perche non ci sono, secondo perché quelli che ci sono costano un pacco di soldi. Quindi siamo fuori dal quadro delle possibilità della società. Comunque una
cosa è certa: «Si parte con un forte
play maker. Non voglio un giocatore inesperto». Uno di quelli che
lei ha già avuto? «Difficile anche
perche guadagnano tutti ora cifre
non proponibili per il nostro portafoglio».
UNO da scovare in serie A2? Uiio
da prendere dai campionati europei? Uno che arriva dagli Stati
Uniti ma che non sia fresco di college? Tutto da scoprire e tutto da
decifrare, anche perché Piero Bucchi con Stefano Cioppi partiranno il prossimo mese alla volta degli Stati Imiti per seguire la Summer League. Oltre al play sembra
di capire che c'è un secondo obiettivo sicuro fenno restando richieste impossibili. «Certo che su Lacey non avrei dubbi, perché è un
buon giocatore ed anche perche
ha già un anno di esperienza nel
nostro campionato», dice Bucchi.
Insomma usato sicuro per non stare con l'acqua alla gola fino all'ultima partita di campionato.
m. g.
La classe di Austin
Il tecnico su Daye junior:
«Chiaro che è un giocatore
che va gestito»
A L M I C R O F O N O Sciarpa biancorossae sorriso. Ecco Piero Bucchi