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LE FUNZIONI PSICHICHE
Università di Roma3, in collaborazione con la Dott.ssa Todaro
Funzioni psichiche: insieme di attività del sistema nervoso centrale che si
svolgono in gran parte alla luce della coscienza (cioè con la consapevolezza
del Soggetto). Esse servono alla percezione ed al riconoscimento degli
stimoli provenienti dall’ambiente esterno, all’immagazzinamento
sottoforma di ricordi di molte delle sensazioni così originate, allo
svolgimento del pensiero o ideazione sulla base specialmente delle
sensazioni presenti e passate, alle manifestazioni affettive anche in relazione
a quelle istintive ed alla formazione degli impulsi della volontà.
Si riconoscono tra le funzioni psichiche di fondamentale importanza:
la Percezione, l’Attenzione, la Memoria, l’Ideazione, l’Affettività, la
Volontà e la Coscienza.
LE SENSO PERCEZIONI
Sensazione è il semplice accorgersi che uno stimolo di una determinata
natura ha agito sul nostro organismo; percezione è il riconoscimento di
questo stimolo alla luce dei ricordi, di simili sensazioni in precedenza
provate ed alla luce di concetti astratti posseduti.
Percepire significa apprendere con i sensi articolando una relazione spazio –
temporale di ciò che si è vissuto e recepito.
La percezione comprende tutti i processi psichici più elevati attraverso i
quali elaboriamo, integriamo, giudichiamo e immagazziniamo la
sensazione. Le percezioni sono maggiori e più facili quanto più lo è il
patrimonio di ricordi e concetti astratti che un individuo possiede. Le
percezioni sono condizionate da fattori quali: età, efficienza individuale
degli organi di senso, struttura della personalità, stato di stanchezza,
situazione affettiva dell’individuo ed attraverso tali fattori l’individuo va a
strutturare il proprio rapporto con l’ambiente esterno.
Diversa è invece la Rappresentazione legata in parte alla volontà del
soggetto. Essa infatti non possiede il carattere della proiezione spaziale.
Rappresentarsi significa confrontarsi con qualche cosa che si presenta di
fronte a noi che si “tiene in piedi” davanti a noi (Vorstellung).
Diversa ancora è la “Pareidolia” nella quale elementi obbiettivi quali ad
esempio i contorni di una nube vengono arricchiti da elaborazioni
fantastiche anche involontarie assumendo così l’aspetto di figure statiche in
movimento.
I DISTURBI DEL PROCESSO PERCETTIVO
Si distinguono in:
1. quantitativi di prevalente interesse neurologico e sono:
•
Diminuzione del numero delle percezioni o restringimento del campo
percettivo, ciò può avvenire per regressione psicotica, incompleto sviluppo
delle funzioni psichiche (oligofrenia classica), per loro decadimento
(demenza) o per turbe della coscienza (stati confusionali).
•
Rallentamento delle percezioni
Il riconoscimento delle sensazioni avviene completamente ma con notevole
lentezza; ciò si verifica negli stati depressivi; nel caso della mania vi è al
contrario un’accelerazione del tempo vissuto e nella catatonia un
congelamento della realtà temporale.
2. qualitativi:
•
Errori sensoriali: errate percezioni per difetto attentivo o per intenso
stato emotivo del soggetto che distorce la morfologia percettiva
dell’oggetto;
•
Illusioni: percezioni errate di oggetti realmente esistenti. Le illusioni
possono essere visive ( fenomeno del falso riconoscimento), talvolta
olfattive o più ancora gustative.
•
Allucinazioni: percezioni a cui non corrisponde alcuno stimolo esterno
ma che vengono proiettate nel mondo esterno e riconosciute come reali. Si
distinguono in: visive, acustiche, gustative, olfattive, della sensibilità
generale e della sensibilità viscerale o neurovegetativa. Le allucinazioni
possono non infrequentemente essere multisensoriali, coinvolgendo appunto
più sensi. Le allucinazioni a volte sono elementari (un bagliore) a volte
complesse (una figura umana) e possono manifestarsi nel corse della
giornata o al momento dell’addormentamento, possono inoltre essere
negative, consistere in un comando (allucinazioni uditive), assumere forma
di ronzii e successivamente voci (allucinasi alcolica) ecc.
•
Pseudo - allucinazioni: sensazioni allucinatorie mancanti una completa
obbiettività ma che l’infermo avverte come provenienti dal proprio corpo,
per esempio dallo stomaco (voci epigastriche) ecc.
•
Allucinasi: caratterizzata dalla presenza di fenomeni allucinatori che il
malato non identifica con la realtà e di cui non vuole ravvisarne la
morbosità.
L’ATTENZIONE
Le percezioni possono essere rese più vivaci volontariamente o
involontariamente dall’attenzione, proprietà che la mente possiede di
dirigere e fissare la parte più viva e più nitida della coscienza su di un
particolare stimolo anziché su tutti gli altri che si verificano nello stesso
tempo.
L’attenzione è una proprietà selettiva della coscienza, essa può venire
azionata involontariamente da stimoli particolarmente intensi ed emotivi
come una denotazione o volontariamente cioè da uno sforzo di volontà
diretto ad un determinato scopo. L’aumento dell’attenzione è chiamato
“iperprosessi”, la diminuzione è chiamata “ipoprosessi”. La distraibilità
dell’attenzione si manifesta come fuga da u oggetto ad un altro.
L’affaticabilità come alterazione progressiva della capacità di
concentrazione vivace solo inizialmente.
LA MEMORIA
Facoltà di fissare e conservare le percezioni presenti e di rievocare quelle
passate. È composta da tre funzioni essenziali: fissazione, conservazione e
la rievocazione dei ricordi. Il ricordare proviene da “cordis” cuore, infatti
significa ricreare con affetto. Nella depersonalizzazione psicotica la
rievocazione è spesso disaffettiva, nella depressione psicotica (melanconica)
l’evocazione è troppo penosa e dunque spesso depersonalizzata. In
condizioni patologiche della mente (stati demenziali, oligofrenici,
confusionali) con grave difetto dell’attenzione può esistere l’impossibilità di
formare nuovi ricordi mentre quelli antichi sono abbastanza conservati
(amnesia di fissazione); negli stati confusionali, molti ricordi sembrano
cancellati mentre poi riaffiorano a guarigione avvenuta; oppure
l’impossibilità di acquisire nuove nozioni si può associare all’offuscamento
dei ricordi (amnesia globale). Di particolare interesse è la memoria investita
affettivamente per la quale siamo in grado di conservare il ricordo di certi
eventi o situazioni altamente emozionali.
Il meccanismo della rievocazione del ricordo può essere: volitivo,
spontaneo, incontenibile, non volitivo in relazioni e condizioni essenziali.
La memoria è qualità essenziale dell’anima ed è funzione dell’anima che
pone il problema del tempo, della durata, della storia ed anche del corpo
locus che registra e conserva le sue esperienze.
La funzione mnemonica è regolata da una serie di leggi (leggi di Ribot). I
disturbi della memoria possono essere distinti in quantitativi per eccesso
(ipermnesie) o per difetto (ipomnesie o amnesie) e qualitativi (paramnesie).
L’IDEAZIONE
Rappresenta, attraverso la sua capacità di creare concetti astratti o idee, la
più elevata delle manifestazioni psichiche: il Pensiero.
Ad essa sono collegati giudizi (mettere in rapporto le varie idee) e
ragionamenti (che derivano dal raffronto di vari giudizi). Nell’ideazione
vengono distinte tre facoltà gerarchiche: facoltà di estrazione; facoltà di
giudizio; facoltà di ragionamento. L’ideazione è un modo di organizzare ed
elaborare la realtà percettiva precedente integrandola con elementi percettivi
attuali.
I DISTURBI DELL’IDEAZIONE
1. quantitativi:
• Ristrettezza del campo ideativo ovvero diminuzione del numero delle
idee.
• Rallentamento del processo ideativo: si riscontra in molte malattie
mentali e si traduce in una caratteristica lentezza del linguaggio ed in un
elevato tempo di lentezza fra domanda e risposta.
• Acceleramento del processo ideativo: accelerazione delle percezioni,
delle associazioni e del linguaggio.
2. qualitativi:
• idee coatte, fisse, ossessive, facilmente confuse con i deliri
• idee deliranti: idee errate rispetto al consenso generale, errore morboso
del giudizio in gradi diversi in accordo con il grado di convinzione delirante.
Possono considerarsi idee deliranti i giudizi considerati dall’altro o dalla
società falsi e dotati di caratteristiche quali: certezza, incorreggibilità,
impossibilità del contenuto. Le idee deliranti possono insorgere
incomprensibilmente o in relazione ad un trauma subito. Si manifestano
come un disturbo primario dell’ideazione, della rappresentazione e della
comprensione di una certa realtà. I deliri a volte possono essere
sistematizzati (cioè costituiti da un gruppo coerente di convinzioni errate
che non cambiano mai) altre volte meno sistematizzati (cioè incoerenti e
mutevoli). Possono essere di breve durata e possono associarsi ad una
tonalità triste (deliri depressivi) o ad una tonalità allegra (deliri espansivi).
Esempi di deliri:
-delirio di grandezza (di ricchezza, di potenza anche sessuale ecc..)
-delirio erotico o amoroso (convinzione di essere amati da personaggi
importanti, altolocati sia essi viventi o immaginari ecc..)
-delirio inventorio
-delirio religioso
-delirio persecutorio: proprio della schizofrenia, può essere anche alimentato
da illusioni gustative od olfattive.
-delirio ipocondriaco: espressione patologica e delirante di base della
corporeità in stato di crisi.
-delirio di colpa o di autoaccusa: si interiorizza entro se stessi la situazione
persecutoria.
-delirio di rovina
-delirio di dannazione
-delirio di negazione
-delirio di trasformazione
• La dissociazione ideativa. Dissociazione dell’Io ed in tutto il sistema di
ideazione, false associazioni, disarticolazione estrema, linguaggio
incomprensibile. Ne deriva sconnessione del pensiero che si presenta
incoerente, il discorso costituito da una serie di parole senza alcun nesso ne
logico ne grammaticale. Inoltre incoerenti possono rilevarsi anche le azioni.
L’AFFETTIVITA’
La psicologia sperimentale e la fenomenologia tradizionale dividono lo
psichismo umano in tre aree o sfere fondamentali: intellettiva o poetica (che
comprende le percezioni, l’intelligenza, l’attenzione, la memoria e
l’ideazione), volitiva e timica (cui appartiene l’affettività).
Di esse la prima serve a conoscere la realtà estrema rispecchiata nelle
percezioni, nei ricordi e nelle idee, la seconda assicura le funzioni conative
di decisione e di azione, la terza la timopsiche contraddistingue nella mente
gli avvenimenti esterni ed interni per il valore ed il piacere che da essi
deriva. Sentimenti, emozioni e passioni costituiscono aspetti diversi
dell’unica dinamica dello psichismo, le cui diverse espressioni sono
provviste di un quantum affettivo di una certa qualità e di una intenzione
che il soggetto assegna al processo percettivo e cognitivo normale o
delirante. Anche il delirio infatti può essere investito di passione. Due sono
le manifestazioni principali dell’affettività: il tono dell’umore, le emozioni
ed i sentimenti.
Il tono fondamentale dell’umore: è quell’individuazione generale
dell’affettività per cui essa in ciascun individuo e in ciascun momento della
vita individuale è orientata verso il piacere o verso il dolore cioè presenta
una maggiore suscettività per gli stimoli piacevoli o per quelli dolorosi. Ne
deriva che il tono dell’umore può essere triste (depresso) o allegro
(esaltato). L’umore è fluttuante come gli umori corporei. Nei soggetti
“normali” il tono dell’umore dovrebbe riflettere un atteggiamento fondato
sull’apprezzamento della realtà, sulla valorizzazione dell’esistenza. Alcuni
individui mostrano un esteriore apparenza di indifferenza affettiva, altri
vanno incontro a stati alterni di intensa gioia (disposizione schizotimica) o
di profondo abbattimento (disposizione ciclotimica). Ambedue questi gruppi
sono tradizionalmente ritenuti predisposti ad alterazioni patologiche. Le
alterazioni patologiche del tono fondamentale dell’umore (ipertimia,
lipotimia o atimia) sono il sintomo capitale di un gruppo di malattie mentali
chiamate “distimie”: la melanconia, la mania e la psicosi maniaco –
depressiva o ciclotimia in cui si alternano fasi maniacali e fasi
melanconiche.
Le emozioni: fanno parte di ogni esperienza vissuta, essere significa
infatti sia assunzione della propria corporeità animata che investimento
emozionale di tutto il processo relazionale. Non si può parlare
dell’emozione come di un qualcosa che è dissociato dal soma, infatti ogni
stato emozionale ha le sue implicazioni somatiche (arrossamento del viso,
cambio del ritmo respiratorio ecc..). I sentimenti differenziati dalle emozioni
e dalle passioni hanno una ben precisa implicazione in termini di valori
collegati al sistema ideologico di ogni cultura. La nozione di sentimento ha
anche una implicazione più o meno sintonica o egoistica: il contenuto
relazionale ed il grado di calore verso gli altri ne qualificano socialmente il
significato. Sono ancora da considerare altri aspetti riconducibili
essenzialmente al comportamento, il quale si manifesta ritualmente come
carattere dal greco “caracter”, segno inciso, considerato da prima tratto
ereditario per questo immodificabile, in seguito legato a fattori acquisiti ed a
situazioni sociali. Inteso in tal senso deriverebbe dalle modificazioni che il
temperamento subisce per effetto della evoluzione individuale in rapporto
all’ambiente di vita. Accanto ai sentimenti da considerare sono anche gli
istinti: complesso di abitudini protettive, ereditarie ed immutabili che
caratterizzano il comportamento di tutti gli individui appartenenti ad una
stessa specie animale. Tradizionalmente gli istinti vengono divisi in tre
gruppi fondamentali: 1) istinti tendenti alla conservazione dell’individuo; 2)
istinti tendenti alla conservazione della specie; 3) istinti tendenti alla
associazione, alla vita sociale. Ciascun istinto può presentare disturbi
quantitativi per difetto o per eccesso e disturbi qualitativi (pervertimenti per
inversione o deviazione).
LA VOLONTA’
Dal latino “velle” o “volo” contiene in se non solo il concetto dell’essere
risoluto a fare una cosa ma anche del progetto, della realizzazione.
La volontà si collega anche all’idea del desiderio senza però esserne
sinonimo dal momento che quest’ultimo è connesso all’affettività, al
bisogno, alla nostalgia.
I DISTURBI DELLA VOLONTA’
Possono essere quantitativi (iperbulia, ipobulia, apatia o inerzia motoria) e
qualitativi (disbulia).
Nei disturbi quantitativi la iperbulia e la iperestesia affettiva caratterizzano
le diverse forme di mania, melanconia agitata, gli atti di ansietà,
l’ipercinesia paradossa della catatonia. Fra i disturbi qualitativi ricordiamo
gli impulsi ossessivi di natura morbosa non domabili che spesso deviano
verso azioni immorali o attività criminose (cleptomania, piromania, ecc.) i
manierismi, le stereotipie, la suggestionabilità.
LA COSCIENZA
Essa nel pensiero platonico corrisponde a riflessione, dialogo interiore. È
l’uomo che riflette coscientemente dentro se stesso, ciò implica discorsi
mentali, proprie articolazioni, grammatica dell’emozione.
La coscienza è un modo d’essere del soggetto, per Freud la coscienza è
quello che emerge dalla globalità psichica, la forma di apparire dell’incoscio
e l’inconscio è il luogo per eccellenza dove si realizzano le forme originarie
dell’immaginario.
I DISTURBI DELLA COSCIENZA
Ottundimento (stato ipnoide): consiste in uno stadio intermedio fra
coscienza e mancanza di coscienza. Non si prova niente di nuovo ma
soltanto una diminuzione dei processi psichici sia percezioni che ricordi
sono oscuri, insorgono scarse associazioni, gli atti del pensiero non riescono
più. Tutti i processi psichici sono rallentati o resi più difficili: tendenza ad
addormentarsi facilmente senza avere sonno ecc.
Offuscamento della coscienza (stato onirico): pure essendo possibili
vivaci e false percezioni, emozioni, esperienze fantastiche tuttavia non esiste
alcun vero rapporto continuativo nei processi psichici al contrario la vita
psichica si frantuma, le esperienze interiori sono prive di reciproci rapporti;
rimangono singoli atti totalmente isolati, si ha uno sfacelo della coscienza. È
naturale allora che i contenuti assumano contraddittori significati.
Alterazione della coscienza (stato crepuscolare): la coscienza è
ristretta a zone non si lascia toccare da nulla. Sono stati che possono durare
da pochi minuti a parecchie ore durante i quali la coscienza può essere
turbata così profondamente che il soggetto sembra muoversi in un cerchio di
idee che appare separato dal suo cerchio normale.