Monica Setta: "La mia seconda vita a Rai Gulp"

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Monica Setta: "La mia seconda vita a Rai Gulp"
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Televisione
Monica Setta: "La mia seconda vita a Rai Gulp"
"Mi manca la politica", confessa la giornalista che spiega la crisi dei talk
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23 ottobre 2014
Foto: La Setta ha appena pubblicato un cofanetto con sei libri per ragazzi – Credits: Ufficio Stampa
Panorama / Televisione / Monica Setta: "La mia seconda vita a Rai Gulp"
Francesco Canino
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Da regina dei talk politici a volto rassicurante di
Rai Gulp. È una strana parabola la carriera di
l’essenza di questi tempi, dove non è il nuovo ma il nulla che
avanza”, rispose ironica e provocatoria ad Aldo Grasso, dopo
l’ennesima stroncatura. Laurea in filosofia, cresciuta
professionalmente con Montanelli, ama gli eccessi e le
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improvvisi, critiche feroci e grandi ascolti. “Ho fatto del mio essere
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Monica Setta, fatta di picchi di successo e stop
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frequentazioni trasversali, analizza con precisione chirurgica gli
share dei contenitori pomeridiani e un minuto dopo passa
all’ultimo saggio di Chomsky. Tacciata di eccesso di scollature
(regina ante litteram delle giornaliste milf), accusata di essere
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raccomandata, ha lasciato suo malgrado la tivù generalista e da
qualche stagione conduce su Rai Gulp Storie di ragazzi, un viaggio
inchiesta nella vita quotidiana dei ragazzi tra i 9 e 14 anni (da sabato
1° novembre, alle 18 e 20). Sembrava la fine, invece è stata una
rinascita.
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Il mondo in primo piano
Monica, togliamoci subito il pensiero. Nostalgia della tivù
generalista?
"X-Men", in edicola e in
streaming
Mentirei se dicessi il contrario. Sono collaudata ma la tivù
generalista, per com’è oggi, non mi appartiene. Per volontà
semplificatoria può diventare pasticciona, perché la necessità di
fare ascolti porta a essere superficiali. In questa mia fase, ho
compiuto 50 anni ad agosto, sento il bisogno di approfondimento.
Ti manca raccontare politica?
Mi manca perché ho sempre lavorato in quel settore. Diciamo che
sono tornata all’inizio della carriera: mi occupavo di finanza e
industria, ero conosciuta solo dagli addetti ai lavori e considerata
una brava nel mio campo. Nel viaggio verso la visibilità ho
perso qualcosa e sto cercando di recuperare. La nicchia mi
va benissimo. Ma l'ho scoperto di recente, anch’io
pensavo fosse una tomba.
Accusi i sintomi da mancanza di visibilità?
La gloria per la gloria non mi manca. Seguivo Silvio Berlusconi
nel ’91, quando ero a Milano Finanza e lui era un imprenditore, la
discesa in campo era ancora lontana: mi propose di fare tivù, ci
furono contatti ma preferii restare con Montanelli, forse
sbagliando perché l’avventura a La voce durò un anno. Altri
volti che iniziarono all’ora sono in video ancora oggi. La popolarità
fine a se stessa non mi è mai interessata: non crea profitto né
un salotto politico quotidiano che faceva grandi ascolti e
discrete polemiche, anche per le tue scollature
considerate troppo ardite. I tuoi “vi diremo tutto, ma
proprio tutto” restano mitologici.
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Il tuo ultimo programma su Rai Due è stato Il fatto del giorno,
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ricchezza, anzi alla lunga è dannosissima.
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Sono stati quei " tiranti drammaturgici" - come li chiamavo io oltre all'aver mixato alto e basso ad avere prodotto un risultato mai
più riprodotto: quasi due milioni di telespettatori in 50 minuti di
trasmissione con un nero in mezzo. Poi sono stata tra le
prime giornaliste a sdoganare le scollature, è vero e finì
che mi scambiavano per una soubrette: certe intemperanze
nell’abbigliamento non le rifarei, mi hanno reso vulnerabile. Da
una parte era un atto liberatorio, dall’altro è stato un errore.
Quali altri errori hai commesso?
Non essermi protetta. Sono stata un corpo estraneo in un
meccanismo dove funziona l’aurea mediocritas: quello che
è spigolo e punta viene visto con sospetto e difficoltà.
Avevo slanci di creatività e bizzarria poco graditi, anche a fronte di
grandi ascolti.
Oggi che i talk sono in crisi, il 12% di share
sarebbe comunque un traguardo irraggiungibile.
Detto con una punta d’immodestia, potrei rifare quegli
ascolti: conosco i moduli di narrazione più digeribili, sono una
maestra del metabolismo del talk politico destinato a un certo
target. Certo non potrei garantire un metodo "inglese" o una
rappresentazione "cool" come dicono i puristi della tv.
Però Lorenza Lei chiuse Il fatto del giorno dopo una sola
stagione. Ti consideri più in debito o in credito con la Rai?
In pari. Ho sempre espresso mie opinioni, lavoro da anni - fatta
eccezione per qualche mese di difficoltà con la Lei, appunto - e ho
sempre avuto totale autonomia. Nonostante me ne abbiano
attribuiti centinaia, da Prodi a Berlusconi, non ho mai avuti padrini
politici. Scrissero che ero la più raccomandata e infatti chiusero il
programma.
Come te la spieghi la crisi dei talk?
Sono tutti troppo uguali, si confondono. Domina il conduttore
metterci la faccia.
Dal 1° novembre riparte alle 18.20 su Rai Gulp Storie di ragazzi,
il programma d’inchiesta giunto al quarto ciclo.
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annoia: chi tratta la politica si deve un po’ sporcare le mani e
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anziché il contenuto, c’è un alone di politicamente corretto che
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Quest’anno con una legittimazione in più perché da poco siamo
stati premiati con la Conchiglia del Moige come
miglior programma per ragazzi: è una bella
soddisfazione. Mercoledì è uscito un cofanetto con sei libri,
edito da Giunti, con storie inedite rigorosamente vere, che
ho scritto in un anno: la casa editrice ha comprato il brand
e questo significa che è un programma credibile.
Qual è l’obiettivo del format?
In un paese dove si fa sempre sensazionalismo e raggiungere lo
scoop è un imperativo, vogliamo far notizia parlando della
normalità. Le baby prostitute, i ragazzini che si drogano
o bevono sono una percentuale minima. Qui indaghiamo i rapporti
tra di loro, i primi amori, l’antagonismo coi genitori, le dinamiche
di gruppo: l’avventura di vivere la cosa più complicata.
Come scegli le storie?
È complicato. Vagliamo le autocandidature,
troviamo spunti sulle community che frequentano i giovani,
intrecciamo rapporti saldi con grandi associazioni sportive e di
volontariato, penso a Legambiente, e con le scuole. Quest’anno
racconterò anche le voci nuove di Castrocaro o i talenti
dell’Antoniano. Il lavoro parte dal web, perché ci rivolgiamo ai
nativi digitali: sono davvero multitasking e arrivano alla tivù dal
web, al contrario degli adulti.
Su Rai 2 è appena andato in onda Senza peccato, condotto da
Milo Infante, una docu-inchiesta sul mondo dei giovani.
Perché non hanno pensato a te?
Ho buon rapporto con il direttore di Rai 2 Teodoli, che conosco da
tempo, ma non è tradizione Rai pescare dal digitale. Penso
sinceramente che Infante, persona che stimo, abbia fatto bel
programma. Ma partiamo da ambizioni diverse: io racconto i
ragazzi della porta accanto, lui ha fatto un programma sugli eccessi,
Vorrei raccontare la politica e l’economia ai ragazzi. Come mi
diceva Montanelli “se sei in buona fede, al lettore puoi raccontare
anche l’argomento più ostico”. Vorrei sfatare il tabù che politica e
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Hai in mente nuovi progetti per la tivù?
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sui casi, sui fenomeni.
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economia non sono argomenti per i giovani.
E se arrivasse un nuovo progetto per la tv generalista?
Non c’è possibilità che torni indietro. Se mi venissero a cercare ci
penserei a lungo. Mi hanno contattato per diverse cose, ad esempio
con l’allora Arturo del gruppo LT Multimedia, ma non si è
concretizzato. Ho smesso anche di andare come ospite: non
m’interessa, non voglio diventare l’opinionista di
professione. E poi a 50 anni ho smesso anche con gli
spacchi e le scollature. Sono una semplice signora della porta
accanto, minimalista e felice.
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Il terzo grado - Monica Setta
"Non so dire le bugie. Ma se ci fosse un corso per imparare, mi iscriverei subito" dice ironica la conduttrice
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