LINK PDF - NoGeoingegneria

Transcript

LINK PDF - NoGeoingegneria
Strategie contro il cambiamento climatico
di Wayne Hall
(titolo originale “Strategies Against Climate Change” del 01/01/2004 - traduzione a cura di
NoGeoingegneria su gentile concessione dell’autore)
La situazione di stallo tra, da un lato, l’allarme sui danni del riscaldamento globale lanciato dalle
Ong e, dall’altro, i portavoce per il governo degli Stati Uniti, ha molte somiglianze con quanto si
verificò nell’ultimo periodo della guerra fredda (come è stato analizzato dai teorici dei movimenti
pacifisti non-allineati negli anni ‘80).
Proprio come i trattati SALT per la riduzione degli armamenti nucleari furono osteggiati dai
repubblicani nel Senato degli Stati Uniti negli anni ‘70, così anche il Protocollo di Kyoto, un primo
passo molto inadeguato verso la limitazione delle emissioni di anidride carbonica nell'atmosfera, è
bloccato dall’intransigenza delle loro controparti attuali (compreso, ancora una volta, un elemento
russo, dato che il sostegno del governo russo su Kyoto sembra decisamente traballante sin dagli
inizi del dicembre 2003).
Il movimento contro gli armamenti nucleari che ha agito in Europa negli anni ‘80 ha rappresentato
un tentativo di rompere la situazione di stallo tipica della guerra fredda. Il metodo è perfettamente
spiegato negli scritti di E.P. Thompson, il quale alla domanda: “Che cosa è la guerra fredda?”,
risponde: “La guerra fredda è stata uno show messo in atto da due imprenditori rivali, tra il 1946 e il
1947.”
La corsa alle armi nucleari, che avrebbero dovuto essere distrutte entro il 1991, è stata il prodotto
dell’impasse della guerra fredda. L’impasse sul riscaldamento globale ha generato un suo prodotto,
i cui profili possono essere osservati nel dibattito sul riscaldamento globale che è nato nella metà
degli anni '90. Il prodotto è denominato geoingegneria. Ai tempi della Conferenza di Kyoto (e per
un certo periodo anche in seguito) furono pubblicati dalla stampa scientifica a diffusione di massa,
diversi articoli che cercavano di ottenere il sostegno del pubblico per la geoingegneria.
Uno dei loro temi favoriti era che il riscaldamento globale è un aspetto tecnico, non un problema
morale e che quindi non avrebbe dovuto essere di esclusivo appannaggio delle organizzazioni
ecologiche non governative che perseguono programmi anti-sviluppo. Tali organizzazioni
successivamente sono state accusate di essere responsabili delle decisioni di Kyoto, in cui è stato
imposto un taglio del 15% alle emissioni globali dei gas serra nel corso del successivo decennio.
Questo è stato visto economicamente come una decisione indifendibile, dal costo di circa 250
miliardi di dollari all'anno, senza considerare il costo della perdita di merci, servizi e la perdita delle
innovazioni.
La proposta della geoingegneria di alterare volontariamente la chimica degli strati atmosferici,
mitigando gli effetti dei gas serra, è stata formulata come un’alternativa alla richiesta di riduzione
delle emissioni di anidride carbonica, metano e ossido di azoto.
La geoingegneria si applica alle componenti base di terra, mare ed aria. Alcuni dei rimedi che
andava proponendo, come la piantagione su grande scala di alberi, sembravano incontrovertibili e
degni di appoggio. Altri, come la cura Geritol (ndt la cura a base di ferro) ossia l’impianto di barre
di ferro negli oceani per stimolare lo sviluppo di fitoplancton consumatore di carbonio, sembravano
più problematici. Altri ancora, come il sun screen, ossia la proposta di disperdere milioni di
tonnellate di particelle metalliche nell'atmosfera per riflettere la luce solare nello spazio prima che
potesse trasformarsi in radiazione di calore con conseguente assorbimento da parte dell'anidride
carbonica, sono stati probabilmente giudicati dalla maggior parte dei teorici della geoingegneria
virtualmente impossibili da vendere al pubblico.
Tuttavia, nella metà degli anni '90, per dare alla geoingegneria una buona nomea sono stati fatti
tentativi piuttosto autorevoli. Gregory Benford, professore di fisica all'università della California, ha
valutato che gli oceani artici ed antartici potrebbero essere seminati con polvere di ferro per una
cifra tra i 10 milioni e 1 miliardo di dollari all'anno. Quindici navi che solcano gli oceani polari tutto
l'anno, spargendo polvere di ferro, porterebbero la cifra a un totale intorno ai 10 miliardi. “Questo
intervento assorbirebbe ogni anno circa un terzo delle nostre emissioni globali di anidride carbonica
generate dai combustibili fossili.”
Ancora migliore della polvere sarebbero le goccioline microscopiche di acido solforico. Gli aerosol
di solfato possono anche aumentare il numero di goccioline che fanno condensare le nubi, con
ulteriore aumento della riflessione dei raggi solari. Le navi alimentate a carbone che scaricano i
solfati nell'atmosfera potrebbero anche spandere la polvere di ferro nel mare, unendo entrambi i
metodi, facendo altresì alcune economie.
Probabilmente la più nota delle proposte di geoingegneria è quella avanzata nel 1997 da Edward
Teller ed intitolata: “Global Warming and the Ice Ages: Prospects for Physics-Based Modulation of
Global Change”, successivamente diffuso dal Wall Street Journal in un articolo intitolato “The
Planet Needs a Sunscreen” (Il pianeta ha bisogno di uno scudo solare).
Teller proponeva l'introduzione intenzionale e su grande scala di particelle riflettenti negli strati
superiori dell’atmosfera, un'operazione che, sosteneva, poteva essere realizzata per meno di 1
miliardo di dollari all'anno, un costo oscillante tra lo 0,1 e l’1% dei 100 miliardi valutati per
riportare l'uso dei combustibili fossili negli Stati Uniti ai livelli del 1990, in base a quanto
prospettato dal Protocollo di Kyoto.
La caratteristica della politica di Teller è il fatto che egli da una parte ritiene ridicola l'idea di
riscaldamento globale, ma allo stesso tempo avanza una soluzione al riscaldamento globale. “Per
qualche motivo” Teller ha osservato sarcasticamente “questa opzione non è alla moda quanto la
guerra fatta con tutti i mezzi a disposizione, contro i combustibili fossili e contro la gente che li usa”.
Teller, che è conosciuto come il padre della bomba all'idrogeno e del programma di difesa
missilistica “Guerre Stellari”, non è sempre riuscito a realizzare i suoi progetti. Riguardo al suo
ambizioso programma, per esempio, di usare le bombe all'idrogeno per costruire i porti negli Stati
Uniti, non si è mai passati dalla progettazione alla realtà. Il suo sarcasmo rifletteva un problema
vero: quello di riuscire a persuadere il pubblico sul fatto che mobilitare in modo permanente
migliaia di aerei in volo di giorno e di notte, per 365 giorni all'anno, che spruzzano su terre e mari
metalli tossici sopra le popolazioni umane, animali e piante fosse una proposta desiderabile, o
addirittura difendibile.
Gregory Benford, che era invece sensibile alle difficoltà delle pubbliche relazioni, ha detto: “Se i
geoingegneri verranno dipinti in modo superficiale e spesso come dei Dottor Stranamore dell'aria,
falliranno. Ritratti come alleati della scienza - e veri ambientalisti - potrebbero invece trasformarsi
in eroi. Non lasciar fissare ai verdi radicali le regole della discussione sarà il problema
fondamentale”.
Un teorico che ha aiutato i verdi radicali a restare fuori dal dibattito e può persino riuscire a
cooptare alcuni verdi radicali nel dibattito è stato Jay Michaelson, studente in legge ambientale
all'Università di Stanford, il cui lavoro “Geoingegneria: un progetto per il cambiamento del clima a
Manhattan”, è stato pubblicato nel 1998 in una rivista giuridica ambientale della sua università.
Come il nome di Edward Teller, anche il titolo della relazione di Michaelson rimanda in qualche
modo alla continuità fra la geoingegneria e la corsa alle armi nucleari. Lo scritto è un tentativo
evidente di difendere l'indifendibile. Asserendo che la geoingegneria offre la speranza di risolvere il
problema del cambiamento del clima al posto del “troppo scarso e troppo tardivo Protocollo di
Kyoto”, la tesi di fondo del lavoro di Michaelson è questa: “in un mondo in cui è molto costoso
ridurre le emissioni dei gas serra, coloro che si preoccupano del problema dovrebbero sostenere una
politica che trovi un punto di incontro con coloro che non vogliono questo (ndt ossia la riduzione
dei gas serra tramite il taglio alle emissioni dei combustibili fossili)".
Michaelson traccia tre possibili risposte contro il cambiamento climatico: 1) concentrarsi sulle
cause primarie, 2) non fare niente e adattarsi al cambiamento del clima come accade ora, 3) provare
a risolvere il problema del cambiamento del clima direttamente con la geoingegneria.
Gli ostacoli nell’affrontare alla radice le cause sono rappresentati dal costo economico della
riduzione dell’uso del combustibile fossile, dai costi sociali in un contesto di dipendenza
generalizzata dalle automobili, dalla domanda di equità, dall'obiezione delle nazioni del Sud del
mondo a dover sopportare il costo dei problemi generati dal Nord e infine dalla difficile
applicazione di un regime regolatore che forzi la maggior parte dei paesi ad andare contro i loro
interessi immediati.
Gli svantaggi della seconda alternativa, non fare niente, è che se le previsioni sono corrette, il
cambiamento di clima presto cesserà di essere quello che Michaelson chiama “un problema
assente”. La prova sempre più disastrosa della realtà del cambiamento climatico probabilmente
renderà più facile guadagnare il consenso sulla regolazione preventiva. Ma il problema per allora
sarà diventato quello della scelta delle priorità: che cosa e chi dovrebbe essere conservato e che cosa
e chi abbandonato?
Questi svantaggi hanno portato Michaelson, come egli dice, alla terza soluzione della geoingegneria.
La geoingegneria sposterebbe la priorità dalla ricerca delle cause del riscaldamento alle soluzioni
pratiche che possono essere iniziate immediatamente. Non renderebbe avanzare grandi richieste al
mondo in fase di sviluppo rispetto ai paesi sviluppati, ma permetterebbe ai paesi in via di sviluppo
di comportarsi da “free rider” rispetto ad un progetto (ndt quello della geoingegneria) finanziato
principalmente dalle nazioni industrializzate. “Dal momento che limiterebbe la crescita del mondo
in via di sviluppo in maniera assi più limitata della regolamentazione (ndt sul modello Kyoto),
permetterebbe ai paesi in via di sviluppo di affrontare più rapidamente le gravi minacce ambientali
quali l’inquinamento dell’acqua, l’aria non sana e la desertificazione, con mezzi già sperimentati
come il trattamento delle acque, automobili e fabbriche più nuove e pulite e l'agricoltura moderna”.
Contando sull'innovazione tecnologica e sullo sviluppo, la geoingegneria aumenterebbe il ruolo
degli attori privati rispetto a quello dei governi. Invece di richiedere l'applicazione diffusa di regole
complesse e minacciose per lo sviluppo, la geoingegneria offre alle aziende private un motivo
finanziario per contribuire a risolvere il problema del cambiamento di clima”.
Malgrado la sua apparente fiducia nella geoingegneria, Michaelson nell'analisi finale fa una
concessione: “la geoingegneria è in conflitto con le principali tendenze ambientaliste
contemporanee”. Cure al ferro e schermi solari trattano i sintomi superficialmente e non eliminano
le cause, non riescono a cogliere il classico “due piccioni con una fava” come avverrebbe con un
serio programma di lotta alla deforestazione e di tagli alle emissioni di gas serra. C’è la prova sicura
e circostanziale che egli avrebbe voluto che il carattere discutibile delle sue proposte avesse
contribuito a sviluppare un clima politico che rendesse possibile l'attuazione delle soluzioni reali al
riscaldamento globale. “Se il dibattito serio fosse emerso” dice “le critiche alla geoingegneria
sarebbero scemate nel contesto della riflessione razionale dei costi del cambiamento del clima”. Ma
affinché il dibattito emerga seriamente in modo tale da attivare l’opinione pubblica sulla questione,
non solo sulle proposte teoriche ma anche sulle pratiche, la geoingegneria deve essere riconosciuta
pubblicamente, deve diventare argomento di dibattito pubblico, come gli alimenti geneticamente
modificati, la clonazione o l'energia nucleare, ognuno di questi temi possiede delle lobby pro o
contro di essi.
Il generoso abbraccio del pubblico alla geoingegneria auspicato da Benford, Michaelson ed altri
durante gli anni ’90 non c’è stato. I media non hanno provato a fare dei geoingegneri degli eroi e a
dipingerli come alleati della scienza e del vero ambientalismo. Molti scettici riguardo al
riscaldamento globale è risaputo che lo sono anche riguardo ai resoconti sulle attività di
geoingegneria, ad esempio per loro la storia dei velivoli impiegati nello spruzzare su grande scala
aerosol nell'alta atmosfera non può essere vera poiché tali attività non possono accadere in quanto
inutili e criminali.
Le grandi organizzazioni non governative ambientaliste quali Greenpeace, gli Amici della Terra o
WWF, non provano a rendere più affascinante o comunque a promuovere la geoingegneria. Si
comportano semplicemente come se non esistesse. Il loro silenzio, a guardare l’aspetto positivo,
potrebbe significare il rifiuto di essere associati a coloro che tentano di far apparire la geoingegneria
un fenomeno rispettabile.
L’invisibilità della geoingegneria è perpetuata tramite le smentite ufficiali. L'aeronautica degli Stati
Uniti, i cui aerei tanker KC-135R e KC-10 sono divenuti ormai un’immagine familiare in molte
differenti parti del mondo mentre sono impegnati in operazioni quotidiane di rilascio di particolato
metallico secondo il programma di schermatura solare, sul proprio sito ufficiale descrive le
testimonianze oculari di queste operazioni come una “bufala che gira dal 1996”. L'aeronautica dice
che “non sta conducendo alcun esperimento o programma di modifica del tempo meteo e non ha
programmi a tal proposito per il futuro”. L’ipotesi della bufala è energicamente echeggiata dai
tantissimi debunker che frequentano le tribune di discussione sulle scie chimiche e sulla
geoingegneria, generando una confusione considerevole, così come il rancore espresso dal
nomignolo di “sciachimisti” (una variante di comunisti) appiccicato a coloro che cercano di
attirare l'attenzione sulle misteriose scie nel cielo. Inoltre, tutti i politici eletti nel mondo sopra il
livello comunale, che hanno sentito almeno parlare di geoingegneria, credono, o affermano di
credere, alla storia ufficiale che il programma di schermo solare per mitigare il clima è una bufala.
Una ragione del successo della cospirazione del silenzio può scaturire dalla condizione ancora
insoluta della geoingegneria per quanto concerne il diritto internazionale. Questo è un problema che
è stato studiato fin dalla metà degli anni '90 dall'avvocato ambientalista Bodansky. Fra le questioni
che egli ha sollevato c’erano le seguenti: chi dovrebbe prendere le decisioni sulla geoingegneria?
Poiché tutti saranno influenzati e ci saranno sia effetti positivi che negativi, tutti i paesi dovrebbero
partecipare alla decisione? Come dovrebbero essere gestite le responsabilità e le compensazioni per
i danni? Dal punto di vista legale, il progetto di sparare delle particelle nell'atmosfera è uno degli
aspetti presumibilmente fra i più problematici di tutte le proposte della geoingegneria perché
l'atmosfera sopra ogni paese fa parte del suo spazio aereo. Le nazioni potrebbero rivendicare il loro
spazio aereo e reclamarlo, per esempio, abbattendo il velivolo. L'attività di geoingegneria
nell'atmosfera potrebbe essere vista come infrazione della sovranità nazionale. Ovviamente, la via
più semplice per evitare problemi legali di questo genere, dovendo confrontarsi con un eventuale e
complesso negoziato per rivedere il diritto internazionale, è negare che qualsiasi attività del genere
stia accadendo.
La pubblicazione in internet del 2003 di un'intervista con un presunto membro coinvolto nel
programma schermo solare (questo non è il suo nome ufficiale) che lavorava al Lawrence
Livermore National Laboratory getta tra l’altro luce sulle difficoltà incontrate nel cercare di
promuovere un'immagine positiva della geoingegneria.
A partire dalla domanda del perché dei filamenti di polimeri incastonati con materiale biologico
sono stati trovati in residui di aerosol spruzzato, la presunta “gola profonda” del Livermore (a cui è
stato dato lo pseudonimo di Deep Shield, ossia “scudo profondo”) ha spiegato che “poiché le
particelle sospese alla fine si depositano nella parte più bassa dell'atmosfera e sono inalate da tutte
le forme di vita sulla superficie, c’è un tentativo di prevenire la crescita delle muffe aggiungendo
alla mistura sostanze inibenti la crescita delle muffe, alcune delle quali possono essere di materiale
biologico”.
Deep Shield ha riconosciuto il potenziale dell’aerosol nel causare malattie: “Alcuni sono più
sensibili ai metalli, mentre altri sono sensibili ai prodotti chimici dei polimeri. È vero che la gente si
ammalerà e che alcuni moriranno. L'Organizzazione Mondiale della Sanità ha effettuato la maggior
parte degli studi relativi. Alcuni hanno detto che gli effetti negativi saranno minimi, all’incirca 1
milione di malati o poco più, mentre altri ritengono che i numeri saranno ben più alti – parlano di 3
o 4 miliardi. Le conseguenze stimate dall'OMS parlano di 2 miliardi di malati nel corso di sei
decenni. La maggioranza riguarderà gli anziani o coloro che sono inclini a problemi respiratori.
Dando risalto all’aspetto globale delle operazioni e della necessità di “garantire che i prodotti
chimici non siano alterati” Deep Shield sostiene che “essi stanno mescolando e spruzzando sopra le
nazioni casualmente. Ciò significa che i prodotti chimici prodotti negli USA hanno una buona
probabilità di essere spruzzati in Russia. Gli aerei russi possono essere visti nei cieli degli Stati
Uniti, ma così ugualmente gli aerei degli Stati Uniti sono stati visti nei cieli russi. I barattoli con i
composti sono sigillati in una terza nazione che non ha idea di dove questi barattoli stiano andando.
Tutto questo avviene per accertarsi che lo schermo non sia utilizzato come un’arma. Le nazioni
non-partecipanti sono spruzzate dalle nazioni partecipanti, per avere abbastanza materiale utile per
schermare la propria nazione. È chiaro che non spruzzare è tanto un'offesa militare quanto sparare
agli aerei.
Un'implicazione di questo spruzzaggio delle nazioni non-partecipanti da parte delle nazioni
partecipanti è che, a seguito della sconfitta del regime di Saddam Hussein in Irak, tutto il Medio
Oriente - forse compreso anche Israele, in cui gli spruzzi sono cominciati negli ultimi mesi – è
coperto dall’attività aerea di rilascio di aerosol che fa base in Irak.
Secondo Deep Shield i velivoli commerciali sono coinvolti nell’attività di rilascio del particolato e
non sono deviati dalle loro traiettorie di volo normali. “Ma le risorse di tutte le nazioni mondiali non
sono sufficienti per permettere di spruzzare costantemente. Nonostante abbiamo raggiunto un alto
livello di tecnologia, c’è un'area grande che deve essere coperta quasi giornalmente. Le grandi
sezioni dell'oceano sono tutte ignorate. Le masse restanti della terra sono più di quello che può
essere coperto efficientemente”.
Lontano dal vedere il suo lavoro come qualcosa di cui andare fiero, Deep Shield vede la segretezza
esistente come necessaria per mantenere la calma pubblica finché ciò è possibile: “La terra sta
morendo. L'umanità è sulla strada dell’estinzione. Senza lo scudo, l'umanità morirà entro venti cinquanta anni. La maggior parte della popolazione che vive oggi potrebbe vivere ancora e vedere
avverarsi questa estinzione. Ciò significa che rivelare la situazione sarebbe come annunciare ad
ogni uomo, donna e bambino che sulla terra non hanno futuro e che stanno per morire. La gente si
lascerebbe prendere dal panico. Ci sarebbe un crollo economico, la produzione ed il movimento
delle merci sprofonderebbe. Milioni morirebbero in tutte le città della terra. I tumulti e la violenza
ridurrebbero i centri civili in macerie nel giro di giorni”.
L’esigenza di mantenere segreto il progetto dello schermo solare è stata giustificata, dice Deep
Shield, con motivi di sicurezza nazionale. “Ci si aspetta che tutti coloro che sanno rimangano in
silenzio. Tutti coloro che sono sospettosi vengono affrontati sia richiedendo loro di provare e di
dimostrare ciò che non è provabile sia opponendo loro buone ragioni per far sì che rimangano in
silenzio. Suppongo che questa situazione sia diffusa in tutto il mondo e che questo sia considerato
come uno dei pericoli legati al progetto. Posso capire perché esiste un desiderio di nascondere le
informazioni, non tanto che stiamo spruzzando particolato in atmosfera, ma quanto il fatto di
comunicare che stiamo affrontando un periodo della storia umana che potrebbe essere la fine della
civilizzazione”.
La posizione di Deep Shield è profondamente irrazionale, pervaso dalla stessa psicosi di cui è
afflitto il governo degli Stati Uniti con la guerra al terrorismo. Le persone con la coscienza chiara
non pensano in questo modo. Quello che Deep Shield dice è niente di più o di meno di quello che
molti, specialmente nell'ambiente ecologico, dicono giornalmente: l’umanità è sulla via della
autodistruzione. La classificazione dello schermo solare come progetto di sicurezza nazionale è
assolutamente ingiustificabile ed illogico, e incredibilmente la geoingegneria è stata proposta come
una delle numerose risposte possibili al cambiamento climatico. La geoingegneria è stata indicata
non come alternativa alle azioni concrete sull'ambiente, ma anche come un supporto alle azioni
concrete sull'ambiente. Ciò non potrà verificarsi se essa rimane segreta.
David Stewart, che ha intervistato Deep Shield, ha riferito che lo stesso ha recentemente affermato
che il progetto sta fallendo nei suoi obiettivi. Egli riporta di scontri verbali tra i vertici civili e
militari che vanno e vengono dal laboratorio Lawrence Livermore.
Le discussioni sembrano riguardare le spese del progetto, la sua efficacia e più genericamente le
prospettive a lunga scadenza per l’umanità.
Nonostante non esistano pile di corpi di persone uccise dall’aerosol spruzzato, come suggerisce
Stewart , c’è la crescente evidenza che ci sono persone che si ammalano di malattie riconducibili al
progetto.
Un punto dolente in materia di vittime si ha nel Texas Orientale, dove i primi esperimenti di
diffusione di aerosol sono stati portati avanti nella metà degli anni ’90. Nell’ultimo anno sui media
sono circolate proiezioni per i prossimi decenni del 1000% di aumento dei casi di Alzheimer, uno
degli effetti collaterali dovuti all’eccessiva esposizione all’alluminio.
Il progetto di uno schermo solare non è l’unica ragione per la quale lo spruzzaggio di aerosol ha
luogo nell’atmosfera. Lo spruzzaggio è condotto anche per aumentare la conduttività elettrica
dell’aria, facilitando le operazioni del sistema HAARP ( High Frequency Active Auroral Research
Program) che si trova in Alaska.
Inoltre, alcuni riportano della presenza nell’aerosol di batteri responsabili di malattie che non
concorda con la spiegazione di Deep Shield sulla presenza di componenti biologici che vengono
spruzzati per combattere la crescita delle muffe. Questo suggerisce che sono in atto operazioni
oscure, parassite delle stesse applicazioni di interesse pseudo-pubblico della tecnologia della
geoingegneria e delle persone che credono che il proposito del loro lavoro sia la mitigazione dei
cambiamenti climatici (ndt in sostanza altri obiettivi sfrutterebbero le pratiche di geoingegneria per
operazioni ancora più oscure, all’insaputa di coloro che credono che stanno facendo, seppure in
segreto, un qualcosa di positivo per mitigare gli effetti dei cambiamenti climatici)
Se il progetto schermo solare è messo in atto per coprire altre azioni illegali, questo è un altro
argomento da opporre alla sua segretezza.
Altri argomenti richiedono approfondimenti. E’ l’attuale fonte di ricchezza rappresentata dai
biglietti aerei a prezzo stracciato sostenuti dai sussidi dello stato a permettere lo spruzzaggio del
materiale?
In tal caso, e se le dichiarazioni di Deep Shield sul finanziamento del progetto sono corrette, allora
queste operazioni vengono fatte con le tasche dei contribuenti. A parte le questioni economiche,
quanto è sensato avere un largo numero di aerei per intasare i cieli e bruciare carburante allo scopo
di contrastare il riscaldamento globale causato dalla combustione di carburante di origine fossile?
Può una politica che si muove verso un’ economia non basata sull’uso dei combustibili fossili
svilupparsi realmente parallelamente ad operazioni di mitigazione del clima di questo tipo?
Sin dal primo studio completo sul riscaldamento globale svolto dalla American National Academy
of Sciences nel 1992, il dibattito sulla geoingegneria ha attraversato alcune fasi. La metà degli
anni ’90 (prima e dopo Kyoto) è stato il periodo di rivendicazioni stravaganti.
Il periodo post-Kyoto , quando la politica ha iniziato ad essere applicata, è stato il periodo in cui
quelle che fino al giorno prima erano rispettose idee, sono state viste come teorie cospirazioniste. Il
periodo attuale è quello della reintroduzione controllata della questione, così da non esporre le
omissioni e le bugie della fase precedente.
Un recente articolo sull’inglese Guardian, sotto il titolo “La terra è del 20% più oscura, dicono gli
esperti” rivela che “le attività umane stanno rendendo il pianeta più oscuro come anche più caldo”.
Gli scienziati credono che “i livelli di luce solare che raggiunge la terra sono calati del 20% negli
ultimi anni a causa dell’inquinamento atmosferico che riflette la luce stessa nello spazio e facilita la
formazione di nubi più grandi e durature”. Un certo Jim Hansen, climatologo della NASA, ha
affermato: “Nell’ultimo paio d’anni è chiaro che l’irradiazione solare sulla terra è diminuita”.
L’articolo afferma che l’oscuramento globale è probabilmente causato da “particelle minuscole
come fuliggine e composti chimici come i solfati accumulatisi nell’atmosfera”.
.
Tornando al punto morto del trattato di Kyoto, causato dalle discussioni tra favorevoli e contrari al
riscaldamento globale, le organizzazioni ambientaliste internazionali come Greenpeace, Amici della
Terra e WWF hanno evidenziato, tramite il loro silenzio, di non appoggiare questo progetto. Per
questa ragione dovrebbe essere dato loro del merito. Ma resta il fatto di dover aprire una breccia sul
segreto che circonda questo progetto.
Dato che le organizzazioni ambientaliste non sembrano intenzionate a farlo, bisognerebbe
intavolare con loro una discussione per decidere a chi dovrebbe essere assegnato questo compito.
Chi prenderà il gatto nel sacco?
Note finali: Questo articolo è stato scritto da Wayne Hall il primo gennaio del 2004 ed è stato
pubblicato su www.spectrezine.org un web magazine del parlamento europeo.
L’articolo originale si trova su:
http://www.lightwatcher.com/chemtrails/strategies_hall.html
http://www.spectrezine.org/global/Hall.htm
Altri articoli di Wayne Hall sul tema:
http://www.globalresearch.ca/climate-change-and-geoengineering/1120
Breve biografia dell’autore:
Wayne Hall è un cittadino greco nato in Australia, laureato all’Università di Sydney, insegnante e
traduttore indipendente ad Atene. Negli anni ’80 è stato membro di Disarmo Politico Europeo, il
movimento inglese non allineato contro le armi nucleari. Sul finire degli anni ’80 si è unito alla
redazione della rivista greca Neo Ecologia. E’ stato membro fondatore di ATTAC-Hellas, sezione
greca del movimento internazionale ATTAC. Ha un sito web personale gentilmente ospitato dal
quotidiano studentesco Diplomatic Times. (http://www.diplomatictimes.com/hddf/hddf.)