programma di sala - Società del Quartetto

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programma di sala - Società del Quartetto
STAGIONE
2008-09
e dintorni
Martedì
2 dicembre 2008
ore 20.30
Sala Verdi
del Conservatorio
Europa Galante
Fabio Biondi direttore e violino solista
6
Consiglieri di turno
Direttore Artistico
Franca Cella
Lodovico Barassi
Paolo Arcà
Con il contributo di
Con il contributo di
Con la partecipazione di
Sponsor istituzionali
Sponsor “Bach e dintorni”
Con il patrocinio e il contributo di
Con il patrocinio di
È vietato prendere fotografie o fare registrazioni, audio o video, in sala
con qualsiasi apparecchio, anche cellulare.
Iniziato il concerto, si può entrare in sala solo dopo la fine di ogni composizione,
durante gli applausi.
Per assicurare agli artisti la migliore accoglienza e concentrazione e al pubblico
il clima più favorevole all’ascolto, si invita a:
• spegnere i telefoni cellulari e altri apparecchi con dispositivi acustici;
• limitare qualsiasi rumore, anche involontario (fruscio di programmi, tosse…);
• non lasciare la sala prima del congedo dell’artista.
Europa Galante
Fabio Biondi direttore e violino solista
Fabio Ravasi, Carla Marotta violini primi
Andrea Rognoni, Luca Giardini, Silvia Falavigna violini secondi
Stefano Marcocchi viola
Maurizio Naddeo violoncello
Patxi Montero violone
Giangiacomo Pinardi tiorba
Paola Poncet cembalo e organo
Gemma Bertagnolli soprano
Lucia Cirillo soprano
Anna Chierichetti soprano
Marina De Liso mezzosoprano
Roberto Abbondanza baritono
Leonardo Ortensio Salvatore Leo
(San Vito dei Normanni 1694 – Napoli 1744)
Sant’Elena al Calvario
Oratorio in due parti su libretto di Pietro Metastasio
I Parte (40’)
Intervallo
II Parte (40’)
Il concerto è registrato da
Le poche notizie precise sulla vita di Leonardo Leo si trovano in pratica nel
processetto matrimoniale, conservato presso la Curia arcivescovile di Napoli.
Lo sposo dichiarava, nel 1713, di avere diciannove anni e di essere arrivato
quattro anni prima a Napoli, capitale di un Regno che occupava, con alterne
vicende, le regioni dell’Italia meridionale. Leo veniva dalla terra di San Vito
degli Schiavi (il nome attuale è una trasformazione dell’Ottocento), nella diocesi
di Ostuni, dove aveva appreso i rudimenti di tecnica musicale probabilmente da
uno zio prete e cantore. Le spiccate attitudini avevano indotto i genitori, tramite
l’interessamento di un notabile locale, a mandare il ragazzo a studiare nel
Conservatorio della Pietà dei Turchini, dove venne ammesso tra gli allievi
aggirando le procedure consuete. Leo inoltre non fu obbligato a indossare la
casacca turchina dei “figliuoli” e venne sistemato in un appartamento
indipendente, di proprietà del Conservatorio. I progressi furono evidentemente
rapidi e notevoli, sotto la guida del primo maestro di cappella Nicola Fago e del
maestro di canto Andrea Basso, tanto che Leo, già nel 1711, quand’era ancora al
grado di “mastricello”, ovvero alunno esperto impiegato nell’insegnamento ai
principianti, fu in grado di scrivere il dramma sacro L’Infedeltà abbattuta, un
lavoro talmente buono che il vicerè Carlo Borromeo conte di Arona lo fece
replicare a Palazzo Reale. Quel primo successo tra la nobiltà partenopea,
decisamente fuori dal comune per un musicista così giovane, spalancò a Leo le
porte di una carriera lenta ma regolare nell’ambito della corte di Napoli,
all’epoca sotto il controllo dell’Impero asburgico. L’indipendenza economica
assicuratagli dalla nomina a organista soprannumerario della Cappella Reale gli
permise infatti di sposare Anna Teresa Losi, dalla quale ebbe cinque figli. La
musica di corte fu l’ambiente nel quale si sviluppò la carriera di Leo, che nel
tempo salì la scala gerarchica fino a raggiungere nel 1744 la carica di Primo
Maestro. Per una tragica ironia del destino, proprio in quell’anno il compositore
scomparve prematuramente, forse a causa di un’amara vicenda che coinvolse la
figlia Maria Maddalena. La ragazza aveva scambiato una promessa di
matrimonio con Don Paolo Morelli, ma l’unione venne interdetta dall’alto per
l’opposizione della famiglia dello sposo. Leo si oppose a quell’umiliazione con
una vibrata protesta scritta (“così si protesta non una, due, tre volte, ma tante
volte quante sarà necessario”), sconfortante testimonianza della considerazione
in cui era tenuto un musicista pur riconosciuto a livello internazionale come Leo.
Metastasio, per esempio, scrivendo al fratello del compositore autriaco di
origine italiana Giuseppe Bonno, raccontava che costui «fu mandato da Carlo VI
ad imparar la musica sotto di Leo, e con lui ha passato tutta la prima gioventù».
La stima dell’Imperatore d’Austria non era sufficiente, a Napoli, per superare i
pregiudizi sociali verso la figlia di un musicista.
La fama di Leo dipendeva soprattutto dai suoi numerosi lavori teatrali, che
cominciano nel 1714 con l’opera Pisistrato, su libretto di Domenico Lalli, rappresentato al Teatro di San Bartolomeo di Napoli. La produzione di melodrammi e altre azioni teatrali fu abbondante e senza soste, toccando sia il genere
serio, sia quello comico. Il momento di maggior fulgore fu raggiunto negli anni
Trenta con lavori come il Siface, L’Olimpiade, Il Demetrio, tutti su testo di
Metastasio, rappresentati in importanti teatri italiani e esteri. Nel primo
Settecento il teatro era il centro della vita musicale napoletana, dove agivano
una notevole quantità di musicisti e di poeti. Tra questi si trovava anche il giovane Metastasio, che aveva trovato a Napoli un ambiente favorevole per sviluppare il suo nuovo stile drammaturgico. I rapporti di Napoli con la corte degli
Asburgo furono il trampolino per il grande salto della carriera di Metastasio,
chiamato nel 1729 a Vienna per prendere il posto di Apostolo Zeno. I rapporti
tra Leo e Metastasio risalivano agli anni Venti, quando il poeta viveva a Roma
in casa della celebre cantante Marianna Benti Bulgarelli detta La Romanina.
Nel salotto della Romanina Metastasio ebbe l’opportunità di conoscere i principali esponenti della scuola napoletana, tra i quali spiccava Leo. Roma, Napoli e
Venezia erano i centri di propulsione del moderno stile teatrale, incarnato dai
lavori innovativi del poeta. Anche Leo rappresentava il volto nuovo del teatro
napoletano, benché la sua musica fosse saldamente radicata nella tradizione
polifonica del tardo Seicento. Nel Carnevale del 1723 lo troviamo a Venezia per
mettere in scena il suo Timocrate, su libretto di Lalli, mentre con Roma i rapporti si andavano fortificando. C’erano insomma le condizioni per una collaborazione, che a partire dal Catone in Utica, musicato da Leo nel 1729, fu particolarmente proficua.
La musica sacra rimaneva tuttavia un settore importante della produzione di
Leo, nelle sue varie mansioni presso la Cappella Reale. L’oratorio non era un
genere di musica sacra in senso stretto, ma rappresentava una zona ibrida e un
punto d’incontro tra le istanze del mondo religioso e le forme profane del teatro.
Il vantaggio, rispetto al teatro, consisteva nella mancanza di un assetto scenico,
che rendeva l’oratorio un tipo di spettacolo più pratico da realizzare e di ampia
diffusione. La produzione napoletana del primo Settecento non prevedeva inoltre grandi masse corali, a differenza dello stile introdotto da Händel in
Inghilterra. Sant’Elena al Calvario risale al 1732, la fase più felice della carriera di Leo. Il libretto era stato scritto da Metastasio l’anno precedente, per un
lavoro a Vienna con musica di Caldara. La versione di Leo venne rappresentata nel Palazzo Reale di Napoli per volontà del vicerè Conte d’Arrach, secondo
quanto è riportato in una copia manoscritta conservata nella biblioteca del
Conservatorio di San Pietro a Majella. Si ha notizia di numerose altre rappresentazioni dell’oratorio in varie città italiane nel corso di tutto il Settecento,
prima che questo genere di musiche cadesse nell’oblio.
L’opinione degli autori avvezzi al vivace mondo teatrale su questo tipo di lavori
non era delle migliori. Metastasio scriveva agli inizi del 1732 alla Bulgarelli: «Voi
sarete in mezzo ai divertimenti teatrali, ed io ho cominciato a seccarmi intorno
all’Oratorio. Divertitevi voi per me; che vi assicuro che il piacer vostro fa gran
parte del mio». Il testo di Sant’Elena al Calvario prende spunto dalle leggende
fiorite attorno alla figura dell’imperatrice Elena, madre di Costantino il Grande.
Per tradizione si deve alla sua devozione il ritrovamento del sepolcro di Gesù sul
Calvario, nascosto dalle costruzioni pagane, e il riconoscimento della vera Croce
del Cristo, confusa in mezzo a quelle dei ladroni. I personaggi dell’Oratorio sono
cinque, che nel frontespizio della copia napoletana furono interpretati all’epoca
da due sopranisti (Gioacchino Conti e Domenico Gizio), un contralto (Domenico
Floro), un tenore (Francesco Tolve) e un basso (Giovan Battista Palombo). La
presenza di tre castrati doveva conferire alla musica degli effetti vocali di particolare fascino, arricchendo l’espressione drammatica del canto. Dal punto di
vista formale, tutte le arie hanno una struttura tripartita col “da capo”, identica
a quella delle arie dei melodrammi. La scrittura musicale è particolarmente
curata, a partire dalla Sinfonia iniziale, articolata in tre episodi di carattere contrastante. Il lavoro compositivo mostra una mano sicura ed esperta, capace di
conferire al discorso strumentale una coerenza nello sviluppo del materiale e
alla forma un aspetto organico. Rispetto ai lavori teatrali, questo oratorio della
maturità manifesta un trattamento più denso dei numeri vocali, benché il canto
faccia sfoggio del consueto repertorio di mezzi virtuosistici. La prima aria di
Sant’Elena, “Sacri orrori, ombre felici”, è emblematica del lungo tirocinio tecnico al quale erano sottoposti gli interpreti, per riuscire ad affrontare le acrobazie
richieste alla voce in queste esibizioni. Le figure del virtuosismo richieste al
primo sopranista si specchiano alla rovescia in quelle scritte per la voce di basso.
Nelle due arie riservate a Draciliano, “Del Calvario già sorger le cime” e “Si
scuoteranno i colli”, l’orchestra conserva lo smalto della Sinfonia. L’aria di sortita in particolare mette in fila gli elementi caratteristici della vocalità di questo
registro, dal quale il pubblico si attendeva forza e profondità nelle note gravi.
Lo studio del contrappunto era la base della tecnica imparata da Leo alla scuola di Fago. Bisogna tener presente che al Conservatorio di San Pietro a Majella
si studiava su testi molto aggiornati, come il Gradus ad Parnassum del teorico
viennese Johann Joseph Fux, il metodo più completo e moderno a disposizione in
quegli anni. Lo stile di Leo risente gli influssi di quella scuola severa, come dimostra l’introduzione fugata degli archi all’aria del tenore “Dal nuvoloso monte”.
Il duetto di Sant’Elena e la cristiana Eudossa, “Dal tuo soglio luminoso”, nella
seconda parte, esprime al meglio l’elegante dolcezza dell’arte del canto napoletano, incarnata a livello più alto da Pergolesi. Il duetto si sviluppa in tempo di
Larghetto, con un appoggio sulla pulsazione in battere pieno di languore. Le
parti corali infine sono limitate, due nella prima parte e una sola nella seconda,
come finale. Anche in lavori di questa natura, tuttavia, Leo trovò la maniera di
sperimentare nuove soluzioni, in seguito trasportate anche nella scrittura teatrale con indubbia efficacia.
Metastasio era interessato a sviluppare nuove forme espressive, scaturite da
una concezione drammaturgica legata sempre più al concetto di immedesimazione e di scavo psicologico. Il genere dell’oratorio era troppo statico e narrativo per suscitare in lui il desiderio di trasformare i suoi meccanismi linguistici.
La poesia di questi lavori è più legata al rituale delle celebrazioni politiche, con
trasparenti metafore a beneficio dei sudditi. In questo caso non è difficile scorgere il rapporto tra la figura di una santa come Elena, imperatrice e madre di
imperatori, e il panorama politico viennese. La celebrazione di casa Asburgo
diventa trasparente nelle parole di Eustazio: «La stirpe Augusta Dio per
Ministra elesse de’ beneficj suoi». La musica di Leo si attiene a quel carattere
simbolico, preoccupandosi soprattutto di offrire una adeguata veste musicale ai
vari affetti espressi dalle arie, in maniera non diversa da quella del teatro.
Libero dalle esigenze più immediate della scena, Leo sembra sviluppare nei suoi
oratori gli elementi caratteristici del suo stile con un respiro forse maggiore,
lasciando fluire il lirismo della vena musicale con una leggerezza che non sempre si ritrova nei lavori per il teatro.
Oreste Bossini
Sant’Elena al Calvario
Oratorio in due parti su libretto di Pietro Metastasio
Gemma Bertagnolli Sant’Elena imperatrice
Lucia Cirillo San Macario, Vescovo di Gerusalemme
Anna Chierichetti Eustazio Palestino
Marina De Liso Eudossa Romana
Roberto Abbondanza Draciliano, Prefetto di Giudea
PRIMA PARTE
1. SINFONIA
2. RECITATIVO
San Macario
Ecco, o pietosa Augusta del tuo santo viaggio ecco la meta. Questo è il Golgota e
queste le strade son dal Redentor bagnate di purissimo sangue. Invida cura di genti
infide al venerato loco d’aspetto trasformò. V’è chi per uso qualche sacro vestigio
dubbioso adora e al pellegrin l’accenna; ma trema intimorita l’istessa man, che al
pellegrin l’addita.
Sant’Elena
Fortunato terreno, dove di sua bontà l’immenso Amore compì l’opra più grande! Io
vi ravviso più che ad ogn’altro segno ai moti del mio core; a quell’ignoto che
l’anima m’ingombra rispettoso timore; a quel soave che tutto inonda il petto, che
sforza a lagrimar tenero affetto.
3. ARIA
Sant’Elena
Sacri orrori ombre felici il mio cor v’intende assai questo è il suol per cui passai
tanti regni, e tanto mar. Più sommesso il vento istesso mormorando tra le fronde
qual tesoro in voi s’asconde par che voglia palesar.
4. RECITATIVO
Draciliano
Volgiti Augusta e mira quel numeroso stuolo in due schiere diviso a noi s’appressa.
Sant’Elena
A che vien? Chi lo guida?
Draciliano
Della femminea schiera Eudossa è condottiera, dell’altra Eustazio: ei Palestino: ed
ella germe Roman: questi fedel divenne: quella nacque fedel. Al sacro Monte
spesso co’ lor seguaci tornano entrambi, e qui ciascun devoto a lui, che ne governa
supplici note in umil suono alterna.
5. CORO (nella II parte Eudossa e Eustazio)
Coro di fedeli
Di quanta pena è frutto la nostra libertà.
Eudossa
Qui chi governa il tutto mostrò nel suo dolore ch’è d’ogni nostro errore maggior la
sua bontà.
Eustazio
Non fu su questo monte il Dio delle vendette: ma della grazia il fonte, ma il fonte
di pietà.
6. RECITATIVO
Sant’Elena
Anime elette Ah chi di voi m’addita del Redentor la tomba?
Eustazio
Eccelsa Augusta (che tal nel manto umile ti mostri ancor) lunga stagione invano da
noi si cerca.
Eudossa
Alla barbarie altrui non bastò che schernito, che trafitto, che morto fosse Gesù:
delle sue pene ancora gl’istromenti nascose: oppresse il marmo che lo raccolse
estinto: immondi tempj sopra v’eresse, e simulacri impuri: contaminò di scellerati
incensi l’aure di questo cielo de’ respiri d’un Dio tiepide ancora: e su quell’ara
istessa dove l’eterno figlio lavò col sangue suo le colpe umane, svenò ferro idolatra
ostie profane.
7. ARIA
Eudossa
Veggo ben’ io perché Padre del Ciel non è più frettoloso il fulmine gl’ingrati a
incenerir. Tardo a punir discendi o perché il reo s’emendi; o perché il giusto acquisti
merito nel soffrir.
8. RECITATIVO
San Macario
Oh come, amici oh come questi barbari esempi si rinnovan fra noi sarebbe ogni
alma vivo tempio di Dio; ma il reo talento altri Numi vi forma del proprio error.
Nell’adunar tesori chi suda avaro: e chi superbo anela alle vuote di pace
sperate dignità: questi respira sol vendetta, e furor: del bene altrui quegli s’affanna:
altri nel fango immerso d’impudico piacer; nell’ozio vile altri languendo
a se medesmo incresce: e nell’anima intanto che germogliar dovea frutto sublime
della Grazia celeste i semi opprime.
9. ARIA
San Macario
Amor, speranza e fede, fecondi i nostri petti d’affetti, che innocenti sorgano intorno
al cor. Sparga la fede il seme la speme l’alimenti onde raccolgan tutti frutti di Santo
Amor.
10. RECITATIVO
Sant’Elena
Oh di qual zelo ardente saggio Pastore il tuo parlar m’infiamma! Fedeli, è questo il
campo della pugna felice: è questo il loco, dove il Re delle sfere l’Inferno debellò.
Ma dove sono della vittoria i segni? della nostra salute il vessillo dov’è? Dunque io
nel trono, e fra l’immonda polve la Croce resterà? Di gemme e d’oro Elena cinta e
di ruine oppresso il sepolcro di Christo? Ah no, Fedeli si deluda il nemico: al nostro
zelo sia del bramato acquisto il Mondo debitor. Nel più nascoso seno del monte a
ricercar si vada il perduto tesoro. Io son la prima che l’indurate glebe, l’invide spine
ed i tenaci sassi sveller saprò. Chi di sua man l’aita all’ufficio pietoso negar vorrà?
Chi di versar ricusa, dove l’eterno Amore tanto sangue versò, poco sudore?
11. ARIA
Sant’Elena
Raggio di luce dal Ciel discende che mi conduce che il cor m’accende che di me
stessa maggior mi fa. Ferve nel petto lo spirto acceso e il corpo stanco reso più
franco non sente il peso di lunga età.
12. RECITATIVO
Eustazio
Forse l’ora è vicina in cui s’avveri il presagio divin, che a noi promise, che il
sepolcro di Lui Glorioso sarà.
Draciliano
Forse al tuo braccio è serbato l’onor, Donna Reale, d’innalzar fra le genti il segno
vincitore e intorno a quello, delle quattro del Mondo ultime parti del profugo Israele
il disperso adunar gregge fedele.
13. ARIA
Draciliano
Del Calvario già sorger le cime veggo altere di tempio sublime e i gran Duci del Re
delle sfere Pellegrini la tomba adorar. Le bandiere le insegne votive chiare spoglie
di barbare schiere agitate dall’aure festive fra que’ marmi già vegg’ondeggiar.
14. RECITATIVO
Sant’Elena
Non è, non è, compagni, temerario il mio voto: il Ciel m’inspira. E quali in su
l’aurora di questo dì misteriose io vidi immagini nel sonno! Esser mi parve col
sitibondo Isacco infra i deserti dell’Arabia infeconda. Avean d’intorno di Gerara i
maligni abitatori degli opportuni umori co’ sassi e con l’arene ricoperte le vene;
onde languiva assetata la Greggia la famiglia il Pastor. Mentre pietosa l’acque
bramate a ricercar m’affretto; veggo d’onda improvvisa sgorgar viva sorgente dal
terren polveroso; onde gridai: Ecco il fonte ecco il fonte; e mi destai.
Eustazio
Sarà vero il presagio. Tutto lice sperar. La stirpe Augusta Dio per Ministra elesse
de’ beneficj suoi. Se oppresso germe l’Oriental Tiranno e se respira il Popolo fedel
da lunghi affanni del tuo Cesare è dono. Se avvicinarsi al trono osa di nuovo la
timida virtude, e se ritorna da suoi deserti ad abitar la Reggia, opra è di te, che per
le vie del Cielo i popoli soggetti chiami, conduci e con l’esempio alletti.
15. ARIA
Eustazio
In te s’affida e spera ogni dubbioso cor Iride messaggiera del sospirato dì. Scuopri
il bramato stelo quasi Colomba ancor e mostra che del Cielo lo sdegno ormai finì.
16. RECITATIVO E FINALE I PARTE
Eudossa
Elena, che si tarda? ogn’un sospira di seguir l’orme tue: l’impaziente desio non
leggi a’ tuoi seguaci in fronte? noi siam la Greggia: ah ne conduci al fonte.
Sant’Elena
Venite. Io già del Cielo chiaro nel vostro zelo riconosco il favor. La sacra Tomba si
cerchi si discopra. All’opra anime elette.
Tutti
All’opra all’opra all’opra.
FINE DELLA PRIMA PARTE
SECONDA PARTE
17. RECITATIVO
Sant’Elena
Cessate olà cessate (Oh Dio, qual gelo mi ricerca le vene!) è forse questo il
sepolcro di Christo?
San Macario
Non dubitarne, Augusta. Ecco la Tomba del nostro Redentore. Al sol nascente volge
l’ingresso: e la figura e il loco lo palesa abbastanza.
Sant’Elena
Oh vista! oh rimembranza!
Draciliano
Anime elette ecco l’onde bramate. Venite venite a dissetarvi.
Eudossa
Ah no, fermate. D’avvicinarsi al sasso Elena non ardisce.
San Macario
Elena: e quale improvviso stupor t’ingombra i sensi? Il Cielo t’esaudì. Vedi
l’oggetto de’ tuoi voti felici. Or come invece d’imprimer là su l’adorato marmo
mille teneri baci tremi lo guardi impallidisci e taci?
18. ARIA
Sant’Elena
Nel mirar quel sasso amato, che raccolse il sommo Bene, mi ricordo le sue pene,
mi rammento il nostro error. Parmi questo il dì funesto, che spirò l’eterna Prole e
che il volto ascose il sole per pietà del suo Fattor.
19. RECITATIVO
San Macario
O marmo glorioso emulo al seno della Madre di Dio. Chiudeste in voi
dell’umana salute entrambi il prezzo, immaculati entrambi. E la grand’opra della
pietà infinita fu cominciata in quello, in te compita.
20. ARIA
San Macario
In te s’ascose l’Autor del tutto, come nel seno, che il partorì. Ma di quel fiore
tu rendi il frutto ma di quell’Alba tu mostri il dì.
21. RECITATIVO
Sant’Elena
Ceda, ceda una volta il timore al desio. Venite amici ad inondar quel sasso di
lagrime pietose. Io vi precedo… Ma… che sarà! Vedete presso la sacra Tomba quel
Tronco là fra le ruine in parte nascosto ancora?
San Macario
Oh fortunato giorno! oh ben sparsi sudori! Ecco ecco la nostra sospirata difesa:
ecco ecco il vessillo, che sgomenta l’Inferno: ecco la Croce.
Sant’Elena
Ah lasciate ch’io vada ad abbracciarla almeno onde languisca fra gli amplessi tenaci
in tenere agonie lo spirto mio.
Eudossa
Fermati, Augusta. Oh Dio! chi sa qual sia quella del Redentore? Ella è confusa fra
le due di quei rei, che con diversa sorte furo al nostro Signor compagni in morte.
Eustazio
Ma qual de tronchi da noi si prenderà?
San Macario
Quel che fra Gl’altri occupa il mezzo. A secondar t’affretta gl’impulsi del mio cor.
Sieguimi. È questo giorno di meraviglie.
Sant’Elena
Intendo, intendo, anch’io verrò.
San Macario
No. Tu rimani, Augusta. La Tomba ad adorar del Re del Cielo: e seconda co’ voti il
nostro zelo.
22. DUETTO
Sant’Elena e Eudossa
Dal tuo soglio luminoso deh rimira il nostro pianto amoroso amoroso Redentor. Ah
risplenda al marmo accanto che raccolse il Verbo Eterno della Morte e dell’Inferno
anche il Legno vincitor.
23. RECITATIVO
Draciliano
Signor, de’ falli nostri questo dubbio è la pena. In simil guisa giunge al confin della
promessa terra, e non v’entra Mosè! Con sorte eguale il Profeta Reale a fabbricarsi
il Tempio i Cedri e letti, i marmi e l’oro a radunar s’adopra e spira poi sul
cominciar dell’opra. Ah no, questi fra noi rinnovar non ti piaccia esempi di rigor.
Sia Padre adesso, chi fu Giudice allor. Viva nell’alma la speme ancor mi resta di
sua promessa e la promessa è questa.
24. ARIA
Draciliano
Si scuoteranno i colli, il monte tremerà: ma sarà sempre stabile l’immensa mia
pietà. Nè spargerò d’obblio quel patto mai di pace, che riunì con Dio l’oppressa
Umanità.
25. RECITATIVO
Eudossa
Chi mai con tante prove della sua tenerezza, Eterno Padre, dubitar ne potrà? del
nostro affanno no tu non sei l’Autore. Arte maligna dell’Infernal Nemico è la nostra
dubbiezza. Ei si rammenta la virtù di quel tronco: asconde a noi un soccorso sì
grande: invidia al Cielo un trofeo sì sublime: e gonfio il seno di quell’odio
impotente, che mai non fia (per suo castigo) estinto, contro l’armi congiura, onde fu
vinto.
26. ARIA
Eudossa
Sul terren piagata a morte tutte l’ire insieme accoglie, e s’annoda, e si discioglie
Serpe rea talor così.
27. RECITATIVO
Eustazio
Elena Augusta, Amici, oh se veduto aveste… oh noi felici!
Sant’Elena
Che rechi Eustazio?
Eustazio
È dissipata alfine ogni nostra dubbiezza.
Draciliano
E come?
Eustazio
Il Cielo co’ portenti parlò.
Eudossa
Che fu? Sospesi non tenerci così!
Eustazio
La mesta pompa, che quindi rimiraste, al primo cenno del Pastor venerato a piè del
monte i suoi giri arrestò. Corre al feretro Macario impaziente, e pieno il core di
quella viva fede, che ferma il sole, e che divide i mari, al cadavere freddo la Croce
appressa: (Onnipotenza eterna! che non ottiene una pietà verace?) Come se a viva
face, face poc’anzi estinta s’avvicina talor, subito splende l’altra fiamma non tocca
e già s’accende. Corriamo amici la Croce ad adorar. Fermate, a noi già Macario
ritorna. Osserva quanto sul Calvario ei conduce Popolo intorno al gran Vessillo
accolto: e di qual nuova luce ei splenda in volto.
28. ARIA
Eustazio
Dal nuvoloso monte, dopo il fatal tragitto il Condottier d’Egitto forse così tornò.
Così fra’ suoi discese l’orme portando in fronte del raggio che l’accese quando con
Dio parlò.
29. RECITATIVO
San Macario
Al Ciel diletta Augusta, Popoli al Ciel diletti: eccovi il Tronco vincitor della Morte in
cui spirando vittima, e Sacerdote placò l’ira del Padre il Figlio Eterno. A’ piè di
questo ognuno rechi i tributi suoi. In tutti il vecchio Adamo si purghi si rinovi, e non
conservi l’alma, che torna al suo Fattore amica vestigio in se della catena antica.
30. ARIA
San Macario
Al fulgor di questa face si risvegli a nuova vita dal letargo contumace l’ostinato
peccator. A calcar la via smarrita Dio l’invita e per mercede poche lagrime gli
chiede ma che partono dal cor.
31. RECITATIVO
Sant’Elena
Questo è pur dunque il Sacro Santo Legno, ministro a noi della celeste aita! Qui
l’Autor della vita dunque morì? Qui fu svenato il mio tenerissimo Padre! ed io
sollevo a rimirarlo il temerario sguardo? Io rea di mille colpe dell’Eterna Giustizia
innanzi al trono? Lasciami solo de’ falli miei la rimembranza amara per materia di
pianto. E la tua Croce c’innamori così, che ognun di noi ad abbracciarla inteso, ne
speri il frutto, e ne sostenga il peso.
32. CORO
Coro, tutti
Fedeli ardire ah secondiam la brama che alle nostr’alme inspira d’Elena la pietade il
desiarla principio è di salute e chi si pente nel verace dolor torna innocente.
FINE DELL’ORATORIO
FABIO BIONDI direttore e violino solista
Nato a Palermo nel 1961, Fabio Biondi ha iniziato la carriera a dodici anni
con i primi concerti da solista con l’orchestra della RAI. A sedici anni viene
invitato al Musikverein di Vienna per interpretare i Concerti per violino di
Bach. Da allora collabora quale primo violino con i più famosi ensemble specializzati nell’esecuzione di musica antica su strumenti originali quali
Cappella Real, Musica Antiqua Vienna, Il Seminario Musicale, La Chapelle
Royale e i Musiciens du Louvre.
Nel 1990 ha fondato l’ensemble Europa Galante, con il quale è stato ospite di
importanti festival e sale da concerto quali Teatro alla Scala, Accademia di
Santa Cecilia di Roma, Suntory Hall di Tokyo, Concertgebouw di Amsterdam,
Royal Albert Hall di Londra, Musikverein a Vienna, Lincoln Center di New
York e Sydney Opera House. In qualità di solista e direttore collabora con
orchestre quali Santa Cecilia a Roma, Orchestra da Camera di Rotterdam,
Opera di Nizza, Opera di Halle, Orchestra da Camera di Zurigo, Orchestra
Nazionale di Montpellier e Mahler Chamber Orchestra.
Dal 2005 è direttore stabile per la musica antica della Stavanger Symphony
Orchestra. È stato inoltre invitato a dirigere la Norvegian Chamber
Orchestra, The English Concert, Orquesta Ciudad de Granada e l’Orchestra
del Mozarteum di Salisburgo.
Fabio Biondi si dedica con passione alla ricerca e allo studio di opere di rara
esecuzione. Il suo repertorio copre 300 anni di musica e la sua produzione discografica lo conferma. Accanto alla registrazione delle Quattro stagioni di Vivaldi
che ha meritato numerosi riconoscimenti, i Concerti Grossi di Corelli, le Sonate
di Schubert, Schumann e Bach, troviamo oratori, serenate e opere di Alessandro
Scarlatti e Händel, e il repertorio violinistico del Settecento italiano. Con
Europa Galante ha meritato importanti premi discografici internazionali.
Nell’aprile 2002 l’Associazione Nazionale dei Critici Musicali ha assegnato a
Fabio Biondi e Europa Galante il Premio Abbiati.
Suona un violino costruito da Carlo Ferdinando Gagliano nel 1766, appartenuto al suo Maestro Salvatore Cicero, e messo a sua disposizione dall’omonima fondazione.
Con Europa Galante è stato ospite della nostra Società per Musica e poesia a
San Maurizio nel 2007.
EUROPA GALANTE
L’ensemble Europa Galante è stato fondato nel 1990 da Fabio Biondi, che ne è
anche direttore artistico. Si è rapidamente affermato in campo internazionale in seguito alla pubblicazione di un primo disco, dedicato alla produzione
concertistica di Vivaldi che ha meritato il Premio Cini di Venezia e, in
Francia, il premio Choc de la Musique.
L’ensemble, che suona su strumenti d’epoca, si è esibito nelle più importanti
sale da concerto e teatri del mondo quali Teatro alla Scala, Accademia di
Santa Cecilia a Roma, Suntory Hall a Tokyo, Concertgebouw di Amsterdam,
Royal Albert Hall di Londra, Lincoln Center di New York, Théâtre des
Champs-Élysées a Parigi e Sydney Opera House. Dal 1998 collabora con
l’Accademia di Santa Cecilia nel recupero di opere vocali del Settecento italiano. Nell’ambito di questa collaborazione, ha presentato nel 2006 l’oratorio di
Francesco di Mayo Gesù sotto il Peso della Croce. Con il Festival Scarlatti di
Palermo ha realizzato opere quali Massimo Puppieno, Il Trionfo dell’Onore,
Carlo Re d’Alemagna e La Principessa Fedele.
Nel 2005 è stato ospite del Théâtre de la Ville a Parigi, del Lincoln Center a
New York, di importanti festival quali Lufthansa Baroque Festival, Utrecht
Festival ed è stato protagonista di una lunga tournée in Svezia e negli Stati
Uniti. Nel 2006 ha presentato al Teatro La Fenice di Venezia Il Bajazet di
Vivaldi, Ascanio in Alba di Mozart e Didone di Francesco Cavalli ed è stato in
tournée in Spagna, Inghilterra, Francia, Germania oltre che in Giappone,
Australia e Nuova Zelanda.
Dal 1998 incide in esclusiva per Virgin Classics. Le numerose registrazioni
hanno meritato riconoscimenti internazionali quali Diapason d’Or, Premio
RTL, nomina a Disco dell’anno in Spagna, Canada, Svezia, Francia e
Finlandia, Prix du disque e il Premio della rivista Telerama. Recente è la
pubblicazione dell’opera Il Bajazet di Vivaldi, dello Stabat Mater di Pergolesi
e dei Concerti per violino di Mozart. È imminente la pubblicazione dei
Quartetti e Quintetti di Boccherini. Ulteriori approfondimenti sono disponibili sul sito www.europagalante.com.
L’ensemble è stato ospite della nostra Società per Musica e poesia a San
Maurizio nel 2007.
GEMMA BERTAGNOLLI soprano
Gemma Bertagnolli è nata a Bolzano. Dopo aver vinto i concorsi As.Li.Co di
Milano e Viñas di Barcellona (premio speciale come migliore interprete
mozartiana), ha iniziato giovanissima una brillante carriera che l’ha portata
a cantare per le maggiori istituzioni musicali in Italia e all’estero.
Collabora stabilmente con Antonio Ballista in un ampio repertorio che spazia
da Mozart e Rossini alla musica contemporanea, e con Giovanni Antonini
con il quale si è esibita in numerose produzioni operistiche e in recital in
Brasile, Germania e Spagna. Interprete d’elezione per il repertorio barocco, ha
approfondito lo studio della prassi esecutiva collaborando con i maggiori specialisti quali Dantone, Alessandrini, Biondi, Bolton, Coin, De Marchi,
Fasolis, Guglielmo, Jacobs, Koopman, Pinnock e Rousset. Ha preso parte a
numerose produzioni di opere barocche in teatri e festival di primo piano
quali Staatsoper unter den Linden di Berlino, Maggio Musicale Fiorentino,
Teatro Comunale di Bologna, Bayerische Staatsoper di Monaco, Festival
Styriarte, Festival Pergolesi di Jesi, Ravenna Festival e Opernhaus di Zurigo.
Tra gli impegni delle ultime stagioni ricordiamo The Tempest di
Purcell/Galante in prima esecuzione assoluta e una nuova produzione di Die
Zauberflöte con Fabio Biondi al Teatro Regio di Torino, Falstaff con Zubin
Mehta al Maggio Musicale Fiorentino e in tournée a Tokyo, Die Schuldigkheit
des ersten Gebots di Mozart con Umberto Benedetti Michelangeli al Rossini
Opera Festival di Pesaro. Più recentemente: Il re pastore di Mozart al La
Coruna Festival, Motezuma di Vivaldi con Alan Curtis al Teatro Nacional São
Carlos di Lisbona, a Bilbao, Ferrara, Piacenza e Modena.
La sua vasta discografia comprende, oltre alle numerose incisioni con
Antonio Ballista, la partecipazione all’integrale vivaldiana di Naive/Opus 111
che ha meritato i maggiori riconoscimenti della critica internazionale.
È stata ospite della nostra Società per Musica e poesia a San Maurizio nel 2002
e in recital con Antonio Ballista nel 2007.
LUCIA CIRILLO soprano
Nata nel 1974, dopo il diploma di maturità classica Lucia Cirillo compie gli
studi musicali a Crema e alla Civica Scuola di Musica di Milano diplomandosi in chitarra classica con il massimo dei voti. Partecipa poi a vari corsi di
perfezionamento di chitarra classica. In seguito studia canto con Conrad
Richter, Dunja Vejzovic, John Janssen e Luca Gorla.
Nel 1999 ha preso parte all’inaugurazione del Teatro San Domenico di Crema
(Eliogabalo di Cavalli), e ha debuttato nel Cappello di paglia di Firenze a
Mantova, Livorno e Ravenna, e come protagonista in La belle Hèlène a Pisa,
Livorno e Lucca. Nel 2003 ha vinto il 54° Concorso per Giovani Cantanti
Lirici d’Europa dell’As.Li.Co. debuttando nel Circuito Regionale Lombardo e
ad Amsterdam nell’ambito dell’Holland Festival.
Al Festival di Beaune ha cantato con la Cappella della Pietà de’ Turchini La
Partenope di Vinci e Amadigi con Concerto Italiano, all’Opéra di Parigi ha
debuttato nell’Incoronazione di Poppea e L’amour des trois oranges, a
Glyndebourne ha cantato Cenerentola per due edizioni consecutive, a Cremona
l’Incoronazione di Poppea, al Teatro alla Scala Le Nozze di Figaro, a Venezia in
Bajazet, a Bruxelles in Tito Manlio, a Bologna in Boris Godunov, a Treviso nel
Così fan tutte, e in tournée in Francia e Spagna con Fabio Biondi.
Collabora regolarmente con Rinaldo Alessandrini, Giovanni Antonini, Ivor
Bolton, Ottavio Dantone, Antonio Florio, Daniele Gatti, Emmanuelle Haim e
Mark Minkowski.
Per i prossimi mesi ha in programma L’Incoronazione di Poppea e Così fan
tutte al Festival di Glyndebourne e Le Nozze di Figaro a Bologna.
È per la prima volta ospite della nostra Società.
ANNA CHIERICHETTI soprano
Anna Chierichetti ha iniziato lo studio del pianoforte all’età di cinque anni e,
successivamente, quello del canto e della musica vocale da camera al
Conservatorio di Milano, dove si è diplomata con il massimo dei voti. Si è poi
perfezionata con Elio Battaglia, Serafina Tuzzi, Rodolfo Celletti, Leyla
Gencer, Renata Scotto ed Elly Ameling. Dal 1991 ha partecipato a vari concorsi nazionali e internazionali. Nel 1995 vince il Concorso AsLi.Co. di Milano e
debutta nell’Elisir d’amore nei Teatri del Circuito Lombardo, e poi al Teatro
Comunale di Firenze nell’Isola disabitata di Haydn e Orfeo ed Euridice. Canta
quindi a Milano, Macerata, Bergamo, Brescia, Marsiglia e Istanbul.
In collaborazione con direttori di primo piano quali Roberto Abbado, Christie,
Frübeck de Burgos, Gardiner, Muti, Oren, Renzetti, Rousset, Sinopoli e Viotti,
è stata ospite del Teatro alla Scala, Teatro Comunale di Firenze, Rossini
Festival di Pesaro, Opéra di Lione, Hamburgische Staatsoper, Festival di Aixen-Provence, Strasburgo, Zurigo, Siviglia, Bilbao, Venezia, Napoli, Genova e
Cagliari.
Recentemente ha debuttato al Teatro Real di Madrid, alla Salle Pleyel di
Parigi, al Covent Garden in una tournée di concerti mozartiani diretti da
John Eliot Gardiner, e al Festival di Salisburgo con Fabio Biondi. Svolge inoltre un’intensa attività concertistica: Ein Deutsches Requiem di Brahms al
Teatro Filarmonico di Verona, Les Nuits d’été di Berlioz al Teatro Carlo
Felice di Genova, Magnificat di Bach all’Accademia di Santa Cecilia e
Jérusalem e Falstaff al Concertgebouw di Amsterdam.
Tra gli impegni futuri il Così fan tutte a Bilbao, il debutto a Torino nella
Clemenza di Tito e La Sonnambula a Cagliari.
È per la prima volta ospite della nostra Società.
MARINA DE LISO mezzosoprano
Marina De Liso intraprende lo studio del canto giovanissima diplomandosi
con il massimo dei voti presso il Conservatorio di Rovigo. In seguito frequenta la Scuola Musicale di Milano, dove si perfeziona in canto rinascimentale e
barocco con Claudine Ansermet.
Vincitrice nel 2001 del concorso “Toti Dal Monte” e nel 2002 del Concorso
As.Li.Co. di Milano, debutta nel Falstaff nei teatri di Trento, Rovigo e Bolzano.
È stata inoltre ospite dell’Accademia Santa Cecilia (Silla di Händel), Teatro
Carlo Felice di Genova (Le Nozze di Figaro), Rossini Opera Festival di Pesaro
(Le Comte Ory), Théâtre des Champs-Élysées e Théâtre du Chatelet a Parigi,
Festival di Montpellier, Varsavia (Il Viaggio a Reims), Colonia (La
Resurrezione di Händel), Lille, Caen e Strasburgo. Nel 2003 è Isabella
nell’Italiana in Algeri al Teatro alla Scala al fianco di Juan Diego Florez.
Intensa è la sua attività concertistica soprattutto come interprete del repertorio barocco: Requiem di Mozart con l’Accademia di Santa Cecilia e Jury
Temirkanov, Stabat Mater di Pergolesi in Brasile con Europa Galante e Fabio
Biondi, Messa in si minore di Bach con l’Accademia Bizantina e Ottavio
Dantone, Messiah di Händel con l’Orchestra della Toscana, La Betulia
Liberata di Mozart al Festival di Beaune con La Cappella della Pietà de’
Turchini e Antonio Florio.
Recentemente ha cantato nella Clemenza di Tito e Ecuba e Mercurio a Venezia,
La Didone di Cavalli a Torino, e Cornelia nel Giulio Cesare di Händel al
Teatro Carlo Felice di Genova sotto la direzione di Diego Fasolis.
Tra i suoi impegni futuri Asteria al Teatro La Fenice di Venezia, Tito Manlio
al Barbican di Londra e La Senna festeggiante con Jordy Savall.
È per la prima volta ospite della nostra Società.
ROBERTO ABBONDANZA baritono
Nato a Roma, dove ha studiato con Isabel Gentile, Roberto Abbondanza si è
poi perfezionato al Mozarteum di Salisburgo e alla Musikhochschule di
Colonia con Hartmut Höll.
Con un repertorio che si estende su quattro secoli di musica ha collaborato con
direttori quali Chung, Mehta, Bartoletti, Noseda, Gibault, Lu Jia, Mazzola,
Morricone, Pidò, Spivakov, Tabachnik, Tamayo, Webb e Zedda.
Particolarmente stretta è la collaborazione con Fabio Biondi: Didone di
Cavalli al Teatro alla Scala, Caino di Scarlatti che ha meritato il Diapason
d’or, prima esecuzione e incisione della SS. Trinità di Scarlatti, La Senna
festeggiante di Vivaldi al Théâtre des Champs-Élysées di Parigi, Lucio Silla
di Händel all’Accademia Nazionale di S. Cecilia, Sant’Elena al Calvario di
Leonardo Leo al Mozarteum di Salisburgo.
Ha cantato in Italia (Maggio Musicale Fiorentino, Accademia Nazionale di
S. Cecilia a Roma, Teatro Massimo di Palermo, Teatro Comunale di Bologna,
Fenice e Biennale di Venezia, Filarmonico di Verona, Teatro Regio di Torino,
Opera di Roma, Orchestra Nazionale della RAI, Sagra Malatestiana di
Rimini, Sagra Musicale Umbra, Festival di Ravello) e nei maggiori teatri in
Europa, negli Stati Uniti, in Sud America e in Giappone. Nel 2007 ha partecipato quale protagonista alla prima esecuzione dell’Antigone di Ivan Fedele
al Maggio Musicale Fiorentino. Tra gli impegni recenti ricordiamo Salome di
Strauss al Teatro Regio di Torino con Gianandrea Noseda e Tosca di Puccini
alla Fenice di Venezia.
Roberto Abbondanza incide per Opus 111, Stradivarius, Fonè, Virgin Classics,
Naxos. Per la rivista Amadeus ha inciso El Retablo de Maese Pedro di De
Falla con l’ensemble Nuovo Contrappunto.
È per la prima volta ospite della nostra Società.
Prossimi concerti:
martedì 16 dicembre 2008, ore 20.30
Sala Verdi del Conservatorio
Academia Montis Regalis
Alessandro De Marchi direttore
Coro Filarmonico “Ruggero Maghini”
Robin Johannsen, Roberta Giua, Franziska Gottwald,
Markus Brutscher, Antonio Abete solisti
Il tempo liturgico del Natale è accompagnato per tradizione dal suono dei canti e
degli strumenti, espressione musicale della gioia dell’uomo per la promessa di
salvezza rappresentata dal mistero dell’incarnazione di Dio. La musica di Bach
occupa un posto speciale nella sterminata produzione legata alle feste del
Natale. Il Magnificat rimane una delle testimonianze più toccanti della devozione
per la figura di Maria, così come le Cantate scritte per la liturgia del Natale
costituiscono un appuntamento classico per tutti gli amanti della musica. Il
Quartetto ospita quest’anno una formazione di spicco tra gli interpreti di musica
antica, l’Academia Montis Regalis, che è conosciuta soprattutto per il suo
eccellente lavoro su Vivaldi. Sarà interessante rintracciare nella loro
interpretazione gli influssi del colore vibrante della musica veneziana sullo stile di
Bach, punto d’incontro delle grandi correnti della musica europea del primo
Settecento.
Programma (Discografia minima)
J.S. Bach
Magnificat BWV 243
(Bach Collegium Japan, Suzuki, Bis CD 1011)
Oratorio di Natale BWV 248 I-III
(Bach Collegium Japan, Suzuki, Bis CD 941/2)
martedì 13 gennaio 2009, ore 20.30
Sala Verdi del Conservatorio
Daniel Müller-Schott violoncello
Angela Hewitt pianoforte
Beethoven, Šostakovič
Società del Quartetto di Milano
via Durini 24 - 20122 Milano
tel. 02.795.393 – fax 02.7601.4281
www.quartettomilano.it
e-mail: [email protected]
FONDAZIONE MAZZOTTA - VISITA GUIDATA GRATUITA PER I SOCI
La Fondazione Mazzotta offre ai nostri Soci una visita guidata gratuita alla mostra
“Ethnopassion - La collezione di arte etnica di Peggy Guggenheim”.
L’appuntamento è previsto per giovedì 4 dicembre 2008 alle ore 18 nella sede della
Fondazione in Foro Buonaparte 50.
I Soci, in un massimo di 25 persone, potranno prenotarsi per telefono (02 795.393) o
via e-mail ([email protected]), presso la segreteria della Società.
Ricordiamo inoltre che i Soci, indipendentemente da questo appuntamento, possono sempre visitare le mostre della Fondazione al costo ridotto di € 6 anziché € 8,
presentando la tessera associativa.
27 GENNAIO 2009
IL QUARTETTO YSAYE SOSTITUISCE IL QUARTETTO GUARNERI
Per gravi motivi personali il Quartetto Guarneri ha annullato la tournée europea che
comprendeva anche il concerto del 27 gennaio della nostra stagione. John Dalley è
gravemente ammalato e i suoi compagni hanno deciso di rinunciare agli impegni
europei per stargli accanto.
I quattro musicisti americani del Guarneri avevano annunciato il ritiro dalle scene
dopo oltre quarant'anni di attività e con questo concerto intendevano salutare il pubblico della nostra Società della quale erano stati ospiti con regolarità numerose
volte, dal 1969 al 2007.
Ringraziamo il Quartetto Ysaÿe che si è reso disponibile a sostituire il celebre gruppo americano mantenendo inalterato il programma.
LA MESSA IN SI MINORE DI TON KOOPMAN SU RADIO3SUITE
Venerdì 2 gennaio 2009 alle ore 20.30 circa andrà in onda all'interno di Radio3Suite
il concerto di Ton Koopman e l’Amsterdam Baroque Orchestra & Choir (Messa
in si minore di J.S. Bach) registrato al Quartetto il 14 ottobre 2008.