exibinterviste – la giovane arte

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exibinterviste – la giovane arte
08 gennaio 2008 delle ore 22:12
exibinterviste – la giovane arte
Walter Picardi
Attenzione: c’è un neorinascimento in atto e questo paese non se ne rende conto. È la tesi di un
napoletano lucido e talentuoso. Che racconta il suo percorso e ci invita in uno studio un po’ bizzarro.
Denunciando l’atavica esterofilia del “sistema Italia”...
Iniziamo guardandoci attorno. Quanti artisti
bravi conosci?
Forse dovresti chiedermi un’altra cosa.
E sarebbe?
Se esiste in Italia una struttura con le capacità
di esportare la giovane arte nazionale all’estero.
Cosa risponderesti?
Che non ce ne sono. È lo storico problema dello
Stivale. Gli artisti giovani che mi è capitato di
conoscere credo abbiano tutti le qualità
necessarie per essere apprezzati sul mercato
internazionale.
Tutti? Addirittura?
Penso di sì. In Italia subiamo ancora il fascino
dello straniero. L’arte italiana vive attualmente
una grande contraddizione: un neorinascimento
in atto destinato a implodere mentre valanghe
di spazzatura provenienti da tutto il mondo
riempiono gli stand delle fiere di casa nostra.
Nel nostro Paese i sopravvalutati sono
soprattutto quelli che vengono da fuori.
Del tuo lavoro cosa si dice?
Guardando alcuni miei lavori fotografici ad
Artefiera, Mimmo Iodice disse che gli parevano
“molto umani”.
E non sei contento?
Mah, sinceramente faccio ancora difficoltà a
comprendere cosa volesse dire.
Chi ha letto correttamente ciò che fai?
Anita Pepe ed Eugenio Viola.
Cosa preferisci: azzardare una definizione per
il tuo lavoro o dichiarare punti di riferimento?
Le definizioni le trovino gli altri. Le influenze
sono pronto a dichiararle: Gino De Dominicis,
Pino Pascali, Piero Manzoni, Jeff Koons, John
Currin, Klaus Nomi, Ugo Rondinone.
Come hai cominciato?
Ricordi quei libri per bambini con le immagini
da colorare? Una volta sbagliai e uscii fuori dai
bordi. Per rimediare pensai di modificare la
figura: ne venne fuori qualcosa che era meglio
dell’originale. Così ricreai secondo la mia
fantasia tutte le immagini contenute nel libro.
Da qui, si può dire, è iniziato il mio percorso
artistico. Iniziato, dunque, da molto lontano,
dall’amore per il disegno, per il colore.
C’è Napoli nel tuo lavoro?
In un certo senso. Vivere a Napoli non è
semplice. Ma è anche una città molto
stimolante, il che inevitabilmente influenza il
lavoro conferendogli quel tono sempre un po’
arrabbiato.
Momenti importanti della tua formazione?
La fuga al secondo anno dall’Istituto d’arte
Filippo Palazzi di Napoli, l’aver frequentato
strada e poi l’Accademia.
bio: Walter Picardi è nato a Napoli nel 1978.
Personali: Aliscoelumicet, Changing Role,
2007; Have a good time, Changing Role,
Napoli, 2006. Collettive: Eterotopie Eteroctonie,
Fondazione Filiberto Menna, Salerno; Videorole,
Changing Role, Roma; Arte e omosessualità,
Firenze, Palazzina Reale; Turn to stone, Museo
mineralogico campano, Napoli; Loading,
Castello baronale di Acerra, Napoli; Heroes,
Not gallery, Napoli, 2006.
*articolo pubblicato su Exibart.onpaper n. 46.
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indice dei nomi: Pericle Guaglianone, Gino De
Dominicis, Pierre et Gilles, Adriana Rispoli,
Gennaro Navarra, Marco Izzolino, Walter
Picardi, Ugo Rondinone, Eugenio Viola, Piero
Manzoni, Mimmo Iodice, Pino Pascali, John
Currin, Guido Cabib, Jeff Koons, Anita Pepe,
Klaus Nomi, Sgarbi
E una mostra da ricordare?
La travagliata collettiva Arte e Omosessualità.
Da von Gloeden a Pierre et Gilles, promossa da
Sgarbi e curata da Eugenio Viola a Firenze.
Chi ti ha aiutato finora?
Tante persone. Prima di tutti mia moglie Conni,
che ringrazio per il ruolo di supervisore e per i
preziosi consigli. Poi il mio gallerista Guido
Cabib, grazie al quale vedo realizzati i miei
progetti. Aggiungo Adriana Rispoli, Anita
Pepe, Marco Izzolino, Eugenio Viola, Gennaro
Navarra. E Stefano Sciarretta, che è stato il
primo collezionista ad acquistare un mio lavoro.
Pregi e difetti che ti riconosci o che ti
attribuiscono?
Ho il pregio di saper aspettare e il difetto di
aspettare troppo.
Intanto l’hai trovato uno studio?
Sì. È molto scuro, se alzi la testa vedi la luce
del sole a strisce. Vi domina un puzzo di feci ed
è molto umido. È diviso da cunicoli molto
lunghi. È sempre fresco, ti fa perdere la
cognizione del tempo e ogni tanto si sente un
verso del tipo “squit squit”. Nessuno vuol
venire a trovarmi, soprattutto i ricchi
collezionisti. Io invece ci sto bene, mi ci sono
abituato. Sarà che non pago l’affitto.
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exibinterviste – la giovane arte è una rubrica a
cura di pericle guaglianone
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