scenario sanita` nazionale - Ordine dei Medici di Ferrara

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scenario sanita` nazionale - Ordine dei Medici di Ferrara
SCENARIO SANITA' NAZIONALE
Rassegna Stampa del 12 agosto 2014
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INDICE
SCENARIO SANITA' NAZIONALE
12/08/2014 Corriere della Sera - Nazionale
Eterologa, Lorenzin convoca un tavolo La Consulta rifiuta l'invito: «Irrituale»
6
12/08/2014 Il Sole 24 Ore
Lorenzin: «Tavolo con la Consulta sull'eterologa»
8
12/08/2014 La Repubblica - Bari
I medici vanno in ferie e i pronto soccorso sono presi d'assalto "Troppi codici verdi"
9
12/08/2014 La Repubblica - Firenze
Lettera ai centri sull'eterologa la Regione corre
10
12/08/2014 La Repubblica - Firenze
Eterologa, la Regione prepara le lettere "Centri interessati, venite ad accreditarvi"
11
12/08/2014 La Repubblica - Milano
Si svuotano le culle alla Mangiagalli solo seimila nascite
12
12/08/2014 La Repubblica - Bologna
Lusenti e il caos eterologa "In ospedale ora non si può servono regole nazionali"
13
12/08/2014 La Repubblica - Nazionale
Arriva il medico con l'assicurazione ma il caro-polizza lo paga il paziente
14
12/08/2014 La Repubblica - Nazionale
"Eterologa possibile prima della legge"
16
12/08/2014 La Repubblica - Nazionale
"Adesso tocca alle cliniche private non dobbiamo rimetterci solo noi"
17
12/08/2014 La Repubblica - Torino
Chiamparino telefona alla Lorenzin "A settembre vertice sull'eterologa"
18
12/08/2014 La Repubblica - Torino
"La giunta sbaglia Ci vuole più coraggio contro le speculazioni"
19
12/08/2014 La Repubblica - Napoli
Malattia rara nuova terapia messa a punto dalla Federico II e da Telethon
20
12/08/2014 La Repubblica - Palermo
"Mangiavano pizza e bevevano mentre mio padre moriva" Policlinico, aperte due
inchieste
21
12/08/2014 La Repubblica - Palermo
Medici in ferie e macchinari guasti l'estate aggrava i malanni degli ospedali
23
12/08/2014 La Stampa - Nazionale
Ebola, polemica sul siero solo per occidentali
25
12/08/2014 La Stampa - Nazionale
Sull'eterologa le regioni vanno in ordine sparso
26
12/08/2014 La Stampa - Nazionale
Chiamparino: "Scelta importante sbagliato dividersi"
28
12/08/2014 La Stampa - Torino
Chiamparino: "Scelta importante sbagliato dividersi"
29
12/08/2014 La Stampa - Torino
Eterologa, al Sant'Anna le prime richieste
30
12/08/2014 Il Messaggero - Nazionale
Eterologa, il ministro apre alle Regioni
31
12/08/2014 Il Messaggero - Nazionale
Ebola, il vaccino sarà testato solo sui malati di Usa e Spagna
32
12/08/2014 Il Messaggero - Ancona
Salesi a Torrette, si prepara il trasloco
33
12/08/2014 Il Giornale - Nazionale
Senatore operato Sei malati spostati in una stanza sola
34
12/08/2014 Il Giornale - Nazionale
Eterologa, la Toscana avverte: «Noi andiamo avanti lo stesso»
35
12/08/2014 Il Fatto Quotidiano
ETEROLOGA ED È SUBITO CAOS LE REGIONI SI SPACCANO
36
12/08/2014 QN - Il Resto del Carlino - Bologna
Allarme della Cisl: «L'ospedale rischia di ridursi o addirittura di chiudere»
38
12/08/2014 Avvenire - Nazionale
«No a omeopatia e agopuntura: non c'è prova della loro efficacia»
39
12/08/2014 Avvenire - Nazionale
Eterologa, le Regioni stoppano la fuga in avanti della Toscana
41
12/08/2014 Avvenire - Nazionale
«Non ha senso il federalismo per la bioetica»
43
12/08/2014 Avvenire - Nazionale
Ebola contagia l'Africa orientale Oms apre alle cure sperimentali
44
12/08/2014 QN - Il Giorno - Milano
Addio Asl e strutture in rete Il libro bianco della sanità resta un «cantiere» aperto
45
12/08/2014 QN - Il Giorno - Milano
Dal Policlinico al Fatebenefratelli trecento assunzioni in 10 ospedali
46
12/08/2014 Il Manifesto - Nazionale
Asse Lorenzin-Chiamparino Ma la Toscana va avanti da sola
47
12/08/2014 Libero - Nazionale
«Gli Usa non curano gli africani». La caccia ai razzisti contagia l'Ebola
48
12/08/2014 Il Foglio
Il diritto al figlio (gratis) e lo strano boom dell'eterologa del Corriere
49
12/08/2014 Il Foglio
La fecondazione eterologa comporta dilemmi radicali ma è, come l'adozione, un atto
d'amore
51
12/08/2014 ItaliaOggi
Specializzazione, ora si cambia
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12/08/2014 MF - Nazionale
Medici abbattuti dall'assicurazione obbligatoria
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SCENARIO SANITA' NAZIONALE
39 articoli
12/08/2014
Corriere della Sera - Ed. nazionale
Pag. 22
(diffusione:619980, tiratura:779916)
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Sanità La Lombardia valuta un'iniziativa in caso di ritardi nelle decisioni del Parlamento
Eterologa, Lorenzin convoca un tavolo La Consulta rifiuta l'invito:
«Irrituale»
Regioni nel caos in attesa delle indicazioni da parte del governo Le posizioni Lazio, Liguria e Umbria
guardano alla Toscana. Emilia-Romagna cauta Le reazioni Rizzoli (FI) boccia il tavolo. Pollastrini (Pd): «Le
Regioni non siano lasciate sole»
Virginia Piccolillo
ROMA - Retromarcia con invito. Già lasciato cadere. Sulla fecondazione eterologa il ministro della Salute,
Beatrice Lorenzin, cambia strategia. Dopo lo stop agli interventi, bocciato dal presidente della Corte
Costituzionale, Giuseppe Tesauro, e dopo la controreplica piccata del suo staff, ieri Lorenzin ha fatto sapere
che a settembre convocherà un tavolo per approfondire il tema, anche, «se possibile con la partecipazione
della Corte costituzionale». Una soluzione che lascia però piuttosto perplessi a Palazzo della Consulta, dove
si parla di «ipotesi irrealizzabile».
La soluzione individuata dal ministero - dopo il pasticcio del decreto sulle linee guida annunciato e bloccato
dal Consiglio dei ministri, dopo la lettera d'invito al Parlamento a tornare a legiferare sul tema e dopo il divieto
diramato dal ministro di effettuare la fecondazione con gameti e ovociti estranei alla coppia - era stata fatta
filtrare ieri dopo il «no» dei giuristi, incluso Tesauro, allo stop. L'idea era quella di aprire un tavolo per cercare
una via normativa che «sistemasse almeno alcuni punti lasciati in sospeso dalla sentenza della Consulta in
attesa della legge del Parlamento». Tra i problemi da risolvere: l'istituzione di un registro centrale delle
donazioni dei gameti, la fissazione di un tetto massimo al numero di gravidanze generate da uno stesso
donatore e il recepimento di una direttiva europea sulle autorizzazioni per i centri per la procreazione
assistita.
Ma al tavolo la Corte non ci sarà. «Che un presidente della Corte costituzionale possa sedersi a un tavolo
insieme al governo e concordare insieme delle misure di attuazione è una ipotesi quantomeno irrituale», si
commenta nei corridoi di Palazzo della Consulta. Se in passato possono esserci stati contatti per avere
qualche lume dai giudici della Corte, sono stati del tutto informali. Ma non si conoscono precedenti di una
iniziativa come quella prefigurata dal ministero della Salute. Con gentilezza, ma decisione, si declina l'invito,
che viene già annoverato nella categoria «stranezze che rischiano di portare la Corte su terreni non suoi».
Quello che c'era da dire sull'eterologa, si fa notare, è già scritto nella sentenza che ha vietato il divieto,
ribadito anche dal presidente Tesauro.
Le patate dal fuoco dovrà toglierle il governo. Lo stop non accontenta nessuno. Le Regioni sono nel caos. In
attesa di un incontro con il governo annunciato ieri per settembre, sono incerte se seguire la Regione
Toscana che da settembre includerà la fecondazione eterologa tra le prestazioni con il ticket. O scegliere la
linea della cautela adottata ora anche dall'Emilia-Romagna: ieri l'assessore alla Salute, Carlo Lusenti, si è
detto favorevole a uno «stop fino a indicazioni del governo». «In caso di ritardi o mancate decisioni da parte
del Parlamento», però la Regione Lombardia valuterà «atti transitori». Possibiliste anche Liguria, Umbria e
Lazio. I centri di assistenza privata, del resto partiranno subito, come annuncia Andrea Borini, presidente
della società italiana di Sterilità. Elisabetta Coccia, presidente dei centri Cecos della Toscana spiega come:
«Per gli ovuli utilizzeremo la "egg sharing" e donatrici volontarie. Per gli spermatozoi riapriremo le banche, e
richiameremo i giovani tra 18 e 40 anni».
Ma lo stop è giudicato illegittimo anche da Forza Italia che con Melania Rizzoli boccia l'idea di «nuovo tavolo
con la Corte che si è già espressa». E lo stesso Pd, con Barbara Pollastrini, invoca: «Le regioni non devono
essere lasciate sole». E visto che è inascoltato il divieto non accontenta neanche chi, come Eugenia Roccella
(Ndc), accusa il governatore della Toscana di «strumentalizzare l'eterologa per fini di lotta interna al Pd».
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 12/08/2014
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12/08/2014
Corriere della Sera - Ed. nazionale
Pag. 22
(diffusione:619980, tiratura:779916)
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La Consulta bocciail divieto di eterologa
1
La Corte costituzionale con la sentenza del 9 aprile 2014 cancellail divieto di fecondazione eterologa, la
tecnica di fecondazione assistita che usa gameti (ovuli o sperma) di donatori
Il decreto leggedel ministro Lorenzin
2
A luglio il ministro Beatrice Lorenzin annuncia che il via libera all'eterologa dovrà aspettare un decreto che la
regoli. Tra i punti il «no» a cataloghi con le caratteristiche dei donatori
Le prime gravidanzecon gameti donati
3
Passano poche settimane e l'Associazione Luca Coscioni annuncia che l'eterologa è già stata praticata su
almeno tre donne a Roma. Un quarto caso sarebbe a Milano
La delibera approvatadalla Toscana
4
La Regione Toscana il 28 luglio approva una delibera per permettere a ospedali e cliniche di cominciare a
praticare l'eterologa «in attesa delle linee guida nazionali» del governo
Lo stop del governoLa parola alle Camere
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Il decreto salta sul divieto di scegliere i donatori in base al colore di pelle dei futuri genitori. E il governo
rimanda la questione alle Camere. La ministra della Salute dice che bloccherà chi pratica l'eterologa
La polemica giuridicaSi muovono le Regioni
6
Domenica il presidente della Consulta smentisce la ministra: «L'eterologa si può fare subito». La Conferenza
delle Regioni punta all'adozione di linee guida comuni
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 12/08/2014
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12/08/2014
Il Sole 24 Ore
Pag. 30
(diffusione:334076, tiratura:405061)
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Procreazione assistita. Il piano del ministro
Lorenzin: «Tavolo con la Consulta sull'eterologa»
IL PRESIDENTE DELLA CORTE Tesauro: «Annullata parte della legge 40, la sentenza ha precisato che non
c'è un vuoto normativo»
Patrizia Maciocchi
Un nuovo tavolo sull'eterologa, possibilmente con la partecipazione della Corte costituzionale. Lo annuncia il
ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, incassando l'adesione del presidente della Conferenza Stato-Regioni
Sergio Chiamparino che si dice già pronto a fissare, per settembre, un incontro nel quale discutere del riparto
del fondo sanità e definire le linee guida di applicazione per le regioni in tema di fecondazione eterologa.
I temi sul tappeto riguardano l'istituzione di un registro centrale delle donazioni e la fissazione di un tetto
massimo al numero di gravidanze generate da uno stesso donatore.
L'annuncio del tavolo arriva all'indomani della replica, da parte del ministro Lorenzin, al presidente della
Corte costituzionale Giuseppe Tesauro, il quale aveva ricordato al Governo che non esiste un vuoto
normativo e che, per effetto della Sentenza 162 della Consulta, che ha sancito l'illegittimità del divieto i centri
autorizzati possono già mettere in pratica la tecnica, nel rispetto dei limiti posti dalla legge 40.
Una posizione che non cambia, naturalmente, dopo l'annuncio del tavolo con il relativo invito, in realtà
davvero irrituale, a partecipare. «Sull'ipotesi di un tavolo ministeriale che abbia ad oggetto l'eterologa, non ho
nulla da dire, ovviamente. Posso solo ricordare - sottolinea Tesauro - che, secondo la sentenza della Corte
costituzionale, il divieto di procreazione medicalmente assistita eterologa è stato ritenuto in violazione della
Costituzione e quindi la legge 40 è in quella parte, solo in quella parte, annullata. La Corte ha anche precisato
non residuare un vuoto normativo, poiché i requisiti, le condizioni e le modalità della procreazione
medicalmente assistita oggetto della legge 40 restano validi anche per l'eterologa. La Corte ha inoltre
suggerito di introdurre un limite quantitativo alle donazioni, con un aggiornamento delle Linee guida ovvero
una legge. È inutile dire che il Parlamento è libero di integrare e modificare la legge 40, salvo che per il
divieto di eterologa».
Il presidente della Conferenza Stato-Regioni Sergio Chiamparino delimita il raggio d'azione della Conferenza
Stato-Regioni convocato, al più tardi, per la prima settimana di settembre. Precisando che, per quanto lo
riguarda, non è in discussione la legge, ma le modalità e le condizioni economiche della sua applicazione.
Si dice già pronto ad accogliere chi viene da altre regioni il presidente della Regione Toscana Enrico Rossi, il
quale ribadisce la sua intenzione di non aderire al semaforo rosso posto dell'Esecutivo al decreto sulla
fecondazione eterologa.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 12/08/2014
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12/08/2014
La Repubblica - Bari
Pag. 5
(diffusione:556325, tiratura:710716)
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LA DENUNCIA L'INCHIESTA
I medici vanno in ferie e i pronto soccorso sono presi d'assalto "Troppi
codici verdi"
Così non va, a settembre porterò in giunta la modifica del servizio di emergenza
ANTONELLO CASSANO
AUMENTO di pazienti, carenze di personale e reparti chiusi. Un'altra estate bollente peri pronto soccorso
baresi alle prese, ormai come ogni estate, con carichi di lavoro impressionanti: +15 per cento di presenze al
Policlinico che ha accolto 10mila pazienti in meno di due mesi, 2mila accessi in più al reparto del San Paolo,
organici ridotti al Di Venere. In questi giorni il sistema di emergenza-urgenza della città è costretto agli
straordinari. È quanto conferma anche la centrale operativa del 118 di Bari: «La situazione è incandescente a
causa di carenza di posti letto e del numero esuberante di pazienti che dobbiamo gestire con risorse umane
che scarseggiano - riferisce un medico della centrale - anche perché molti colleghi sono in ferie o in malattia.
A tutto questo bisogna aggiungere il bacino di utenza degli ambulatori, chiusi in questo periodo, che si riversa
sui pronto soccorso. Alla fine il carico di lavoro eccessivo causa numerose occasioni di conflitto tra gli stessi
operatori sanitari. Così si lavora male».
I problemi dei pronto soccorso sono sempre gli stessi: carenza di medici e infermieri, aumento degli
scompensi nei pazienti anziani alle prese con le temperature elevate e degli incidenti stradali e difficoltà
provocate dalle ferie dei medici di base. A queste cronicità di sistema si sono aggiunti altri problemi negli
ultimi giorni, come spiegano sempre i medici del 118: «In questo periodo in cui buona parte dei Centri di
salute mentale sono chiusi, dobbiamo anche gestire i pazienti psichiatrici che si scompensano a causa del
caldo eccessivo.
Un'utenza ulteriore che si riversa soprattutto sul pronto soccorso del Policlinico, dove non ci sono più
neanche le barelle a disposizione». Problemi anche al Di Venere dove dal primo agosto è chiuso il reparto di
neuroradiologia. La chiusura dei reparti e la relativa riduzione dei posti letto è uno dei principali motivi
dell'aumento di utenza nei pronto soccorso.
«Risentiamo molto delle chiusure di unità operative negli ospedali vicini come quello di Molfetta - conferma il
primario del reparto nell'ospedale San Paolo, Antonio Martiradonna- come ogni estate le difficoltà maggiori
riguardano i pazienti con patologie pneumologiche, chirurgiche e ortopediche. Non a caso in questi mesi
abbiamo registrato 2mila accessi in più rispetto allo stesso periodo dello scorso anno».
Ma i veri numeri da record si registrano al pronto soccorso del Policlinico che dal primo luglio ha gestito
10mila accessi, gran parte dei quali con codici minori, come spiega il primario Francesco Stea: «Questa
mattina (ieri, ndr) ciascuna sala del nostro reparto era occupata da almeno 15 codici verdi in coda, tutti
pazienti con banali problemi dermatologici o da otorino. Problemi che dovrebbero essere risolti a monte,
comunque prima di arrivare in pronto soccorso».
Le criticità del sistema sono note all'assessore regionale alla Sanità, Donato Pentassuglia, impegnato in
queste ore nella rimodulazione dei posti letto di riabilitazione: «Conosco bene i problemi dei nostri pronto
soccorso. Il nostro obiettivoè quello di affrontarli con la riforma della rete regionale di emergenza-urgenza. Il
documento è già pronto ed è stato firmato da tutte le sigle sindacali. Lo porterò in giunta regionale nella prima
data utile di settembre». PER SAPERNE DI PIÙ bari.repubblica.it POLICLINICO Diecimila accessi in meno di
due mesi al pronto soccorso.
Ma si tratta in gran parte di codici verdi, con patologie poco urgenti o differibili
LA MAPPA SAN PAOLO Duemila pazienti in più rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. È quanto
conferma il primario del pronto soccorso barese, Antonio Martiradonna DI VENERE Carenze di organico e
aumento dei pazienti dovuto anche alla chiusura del reparto di neuroradiologia
Foto: L'ASSESSORE Donato Pentassuglia
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 12/08/2014
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12/08/2014
La Repubblica - Firenze
Pag. 1
(diffusione:556325, tiratura:710716)
Rossi chiede ai 22 istituti del territorio di far sapere chi intende praticarla in modo da ottenere l'autorizzazione
dell'assessorato
ETEROLOGA, la Regione Toscana non si ferma. Prepara le lettere per le 22 strutture sanitarie toscane che si
occupano di procreazione medicalmente assistita, la pma. Obiettivo: conoscere chi è intenzionato ad avviare i
trattamenti di fecondazione eterologa. Avanti dunque senza alcun tentennamento. Anzi, si chiede alle
strutture privatee pubbliche di accelerare, invitandole a comunicare rapidamente cosa hanno intenzione di
fare. Malgrado le prese di posizione del governo e dello stesso ministro della salute Beatrice Lorenzin, che
hanno deciso di non presentare un decreto sulla materia ma di aspettare la legge del Parlamento, la Toscana
procede spedita.
Già quasi tutti i centri della regione stanno fissando le prime visite con le coppie. Centinaia di persone hanno
iniziato a chiamare per chiedere di essere messe in lista di attesa. In molti casi si tratta di coppie che hanno
già tentato l'omologa nella stessa struttura e ora chiedono di tentare con l'eterologa. E visto che per ora la
Toscanaè l'unica realtà locale ad aver dato il via libera con una delibera, cresce anche il numero di persone
che stanno chiamando da altre regioni. E' inevitabile, visto che prima si era dispostia spendere molti soldi per
fare i trattamenti all'estero. Le strutture fissano gli appuntamenti ma non possono fare ancorai trattamenti.
Devono prima ottenere l'autorizzazione della Regione che, vista l'attenzione nazionale su quanto accade in
Toscana, verificherà con molta accuratezza. Si partirà forse a settembre. BOCCI A PAGINA III
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 12/08/2014
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Lettera ai centri sull'eterologa la Regione corre
12/08/2014
La Repubblica - Firenze
Pag. 3
(diffusione:556325, tiratura:710716)
Eterologa, la Regione prepara le lettere "Centri interessati, venite ad
accreditarvi"
In base alla delibera gli istituti devono essere autorizzati dall'assessorato Mai rinominato il comitato di bioetica
Panti: "Ci sarebbe stato utile in questi giorni"
MICHELE BOCCI
LA REGIONE sta preparando le lettere per le 22 strutture sanitarie toscane che si occupano di procreazione
medicalmente assistita, la pma. Vuole conoscere chi è intenzionato ad avviare i trattamenti di fecondazione
eterologa. In base alla delibera del 28 luglio scorso, infatti, tutti i centri hanno bisogno dell'autorizzazione
dall'assessorato, che deve accertare il rispetto dei criteri dettati dallo stesso atto regionale. Si va dunque
avanti senza alcun tentennamento e anzi si chiede alle strutture private e pubbliche di accelerare, invitandole
a comunicare rapidamente cosa hanno intenzione di fare. Malgrado le prese di posizione del governo e dello
stesso ministro della salute Beatrice Lorenzin, che hanno deciso di non presentare un decreto sulla materia
ma di aspettare la legge del Parlamento, la Toscana procede spedita. Dopo le parole di Vincenzo Tesauro, il
presidente della Corte Costituzionale che ha specificato al Messaggero come non siano necessari interventi
legislativi di livello nazionale per regolare l'eterologa, il governatore toscano Enrico Rossi ha spiegato di
essere convinto della delibera e di non temere ricorsi del governo o ispezioni dei Nas. E così ci si prepara a
fare il trattamento in attesa che poi arrivi un atto del Parlamento.
Già quasi tutti i centri della regione stanno fissando le prime visite con le coppie. Centinaia di persone hanno
iniziato a chiamare dai giorni scorsi per chiedere di essere messe in lista di attesa. In molti casi si tratta di
coppie che hanno già tentato l'omologa nella stessa struttura e ora chiedono di tentare con l'eterologa.E visto
che per ora la Toscana è l'unica realtà locale ad aver dato il via libera con una delibera, e avere ribadito di
ritenersi nel giusto con le parole del suo governatore, cresce anche il numero di persone che stanno
chiamando da altre regioni. E' inevitabile: come prima si era disposti a spendere molti soldi per fare i
trattamenti all'estero, adesso si prova a spostarsi di qualche centinaia di chilometri per essere seguiti in Italia.
Le strutture fissano gli appuntamenti ma non possono fare ancora i trattamenti. Devono infatti ottenere prima
l'autorizzazione della Regione che, vista l'attenzione nazionale su quanto accade in Toscana, verificherà con
molta accuratezza che tutti rispettino i requisiti richiesti. Quando ci saranno le autorizzazioni si partirà con
l'eterologa, probabilmente verso la metà settembre. I centri privati che appartengono alla rete di Cecos hanno
ribadito ieri di essere intenzionati ad iniziare i trattamenti.
L'utilizzo di ovociti e gameti di persone terze alla coppia è stato molto dibattuto nelle scorse settimane in
assessorato da una commissione di esperti. Tra loro c'era anche Antonio Panti, presidente dell'Ordine dei
medici di Firenze, e "grande saggio" della sanità toscana. Già in passato, Panti, si era lamentato dell'assenza
in Regione di un Comitato di bioetica. «Ci avrebbe fatto molto comodo anche in questo caso - spiega il
medico - Ci poteva ad esempio dare una mano ad affrontare il tema del numero di figli che possono nascere
da uno stesso donatore. Alla fine ci siamo tenuti molto bassi per non aver problemi, fermandoci a 6 contro i
25 di paesi come la Gran Bretagna o i 10 stabiliti nel decreto Lorenzin. Avere un comitato pluriconfessionale
da consultare sarebbe stato molto utile». A questo punto è probabile che il presidente del consiglio regionale
Alberto Monaci, che in passato aveva attaccato lo stesso Panti per averlo criticato riguardo alla nomina del
comitato, arrivi alla fine della legislatura senza aver fatto riunire quell'organismo. Toccherebbe a lui incaricare
i membri, ma in oltre 4 anni nulla si è mosso, a dimostrazione di come anche solo l'idea di affrontare i temi
bioetici possa non piacere a qualcuno. «Comunque a questo punto possiamo dire che anche i vari
capigruppo non hanno fatto molto per attivare questo strumento», commenta Panti.
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 12/08/2014
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LA FECONDAZIONE ASSISTITA /TOSCANA AVANTI TUTTA
12/08/2014
La Repubblica - Milano
Pag. 1,7
(diffusione:556325, tiratura:710716)
Si svuotano le culle alla Mangiagalli solo seimila nascite
Molte mamme dell'hinterland e di altre province attratte dai centri milanesi
Cancellati i segnali di recupero degli ultimi tre anni In lieve
ALLA Mangiagalli stimano che il calo entro la fine dell'anno sarà di almeno cento parti. Con il risultato che
nella "culla" per eccellenza di Milano il 2014 rischia di chiudersi con "solo" 6.100 nascite.
Contro le 6.200 del 2013 e le 6.700 del 2008. Ritorna a diminuire il numero dei neonati a Milano: secondo i
dati dell'Anagrafe, luglio si è chiuso con 7.257 nuovi bambini registrati (dei quali 276 con parto gemellare), un
centinaio in meno rispetto al giugno dell'anno scorso. Quando, con un mese di anticipo rispetto a oggi, si era
già arrivati a 7.315 nuovi nati in città. «L'impressione è che, in generale, rispetto agli anni pre-crisi la
diminuzione sia sensibile - ragiona Basilio Tiso, direttore medico di presidio del Policlinico e della Mangiagalli
- Nelle ultime settimane abbiamo avuto tra 18 e 21 parti al giorno: in passato nello stesso periodo si assisteva
anche 28 nascite, fino al record di 33».
In media, sono 1.036 i bambini nati ogni mese dall'inizio dell'anno, contro 1.234 del 2013. Un calo che
riguarda sia le famiglie italiane sia le straniere. E che segna un'inversione di tendenza rispetto all'anno
scorso, quando con 14.818 neonati registrati in via Larga era stato segnato, per la prima volta dopo anni, un
piccolo incremento, con le culle milanesi di nuovo piene.
Che il calo ci sia emerge in diversi ospedali cittadini. Alla Macedonio Melloni, dove ogni anno partoriscono
2.700 mamme, nei primi sei mesi dell'anno sono nati 1.245 bambini, 38 in meno rispetto al 2013. Stessi dati
al San Carlo, uno degli ospedali con il più alto tasso di mamme straniere (il 44 per cento delle 1.300
partorienti assistite ogni anno): il numero dei bimbi nati da gennaio è diminuito di quasi il 5 per cento.
Passando dai 795 neonati del 2013 ai 757 di quest'anno. Stabile, invece, la situazione al Niguarda, dove nel
2013 sono nati 1.905 bambini.
E dove finora ci sono stati appena nove parti in più rispetto al 2013. Più rosea la situazione al Buzzi, al San
Paoloe al Sacco: in tutti e tre, finora ci sono stati una ventina di parti in più in confronto all'anno scorso. «Nel
nostro caso - spiega Irene Cetin, che dirige l'Ostetricia e ginecologia del Sacco, dove ogni anno nascono
1.250 bambini - una spiegazione può essere la chiusura un paio d'anni fa del punto nascita di Bollate.
Diverse pazienti del vecchio presidio, che era abbastanza vicino, si sono rivolte a noi». A giocare un ruolo
importante è anche la capacità di una struttura di attrarre pazienti dall'hinterland o da altre province: secondo
uno studio fatto dalla Commissione punti nascita della Regione - che riunisce gli esperti che con le Asl e il
Pirellone entro fine anno devono stilare un piano per chiudere i reparti di ostetricia che fanno meno di 500
parti l'anno - il 54 per cento delle donne che partorisce a Milano non è residente in città. «Un fatto, questo,
che è più che positivo - dice Enrico Ferrazzi, primario di ginecologia del Buzzi, dove le culle piene sono
aumentate dell'1,8 per centoe nel 2013 sono nati 3.394 bambini - perché dimostra che si diffonde la
consapevolezza che è meglio fare qualche chilometro in più e partorire in una struttura dove nascono più
bambini, piuttosto che rivolgersi a un presidio piccolo. Che magariè più vicino, ma ha numeri minori».
TOTALE Il trend delle nascite 0,0 2,4 4,8 7,2 9,6 12,0 ITALIANI STRANIERI 2010 2011 2012 2013 2014*
10.131 10.370 10.349 10.339 5.136 2.121 3.077 3.653 3.922 4.479 13.208 14.023 14.271 14.818 7.257 di cui
276 da parti gemellari
Foto: IL RECORD All'ospedale San Carlo il 44 per cento delle partorienti sono straniere
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 12/08/2014
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L'anagrafe
12/08/2014
La Repubblica - Bologna
Pag. 2
(diffusione:556325, tiratura:710716)
Lusenti e il caos eterologa "In ospedale ora non si può servono regole
nazionali"
Il Sant'Orsola: "Venti coppie ci hanno già chiesto aiuto" "Pronti a partire in settembre, ma con norme chiare"
r.d.r.
"SERVE un atto di regolamentazione a carattere nazionale, per evitare che un argomento così delicato e
sensibile si trasformi in una giungla».
L'assessore alla Sanità della Regione, Carlo Lusenti, stoppa le "fughe in avanti" sulla fecondazione
eterologa. «No ad atti assunti da singole Regioni» dice, «e i nostri ospedali, al momento, non possono attuare
la pratica». Al contempo, però, Lusenti chiede che si intervenga subito, entro i primi giorni di settembre: «Lo
dobbiamo alle tante coppie in attesa di veder riconosciuto questo diritto».
Stefano Venturoli, direttore del reparto di Ginecologia e fisiopatologia della Riproduzione Umana del
Sant'Orsola, ha conosciuto tanti aspiranti genitori: «Da quando la Corte Costituzionale ha abolito il divieto,
sono venute da me almeno una ventina di coppie. Ma io dico sempre di aspettare, per non illudere nessuno.
Noi siamo pronti, certo, e secondo me bisogna agire in tempi rapidissimi. Ma servono anche delle regole, c'è
un mix di problemi etici ed economici da risolvere». I privati però partono subito: «Oggi l'eterologa è nelle loro
mani, il rischio di una fuga verso le cliniche c'è».
Franco Grillini, consigliere regionale, annuncia una proposta di legge per recepire il testo della Toscana:
«Anche se la giunta è decaduta, ci sono i motivi di urgenza per prendere questa decisione lo stesso». ©
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Foto: IN CLINICA Un laboratorio per la fecondazione assistita
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 12/08/2014
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In primo piano / LA GIORNATA
12/08/2014
La Repubblica - Ed. nazionale
Pag. 1
(diffusione:556325, tiratura:710716)
Arriva il medico con l'assicurazione ma il caro-polizza lo paga il paziente
MICHELE BOCCI
MAI più in sala operatoria o in ambulatorio senza la polizza. I medici privati, oltre 200mila professionisti, da
giovedì prossimo dovranno avere l'assicurazione per la responsabilità civile, altrimenti riceveranno una
sanzione. Per i pazienti significa maggiore tranquillità e tariffe più alte.
A PAGINA 23 MAI più in sala operatoria o in ambulatorio senza la polizza. I medici privati italiani, oltre
200mila professionisti, da giovedì prossimo dovranno avere l'assicurazione per la responsabilità civile,
altrimenti riceveranno una sanzione disciplinare. Per i pazienti significa una maggiore tranquillità, perché ora
sanno che in caso di errori potranno ottenere il risarcimento non soltanto dagli ospedali pubblici, ma anche
tariffe più alte se scelgono il professionista privato. Del resto le polizze sono carissime, la media è di circa
mille euro al mese ma per certi professionisti, come i ginecologi, arrivano anche al doppio. I costi legati al
rischio di sbagliare verranno in parte recuperati dai clienti. Al di là della spesa per il medico, l'idea che fino ad
oggi qualcuno potesse non essere assicurato è piuttosto inquietante. «E infatti il problema non è tanto il
nuovo obbligo, che è giusto - spiega Amedeo Bianco, presidente della federazione degli Ordini dei medici - Il
fatto è che negli ultimi anni per una serie di categorie, come i ginecologi, gli ortopedici, i chirurghi vascolari e
plastici, è cresciuto tantissimo il valore dei premi. Noi non chiediamo che l'assicurazione non sia obbligatoria,
ma che il ministero lavori sui costi assicurativi e sui vari aspetti delle polizze e soprattutto sul contenzioso.
Oggi nel nostro Paese vengono avviate troppe cause per colpa medica, con valori dei risarcimenti altissimi».
Da tempo si auspica una riforma del codice penale che riveda la colpa professionale sanitaria e renda più
remoto il rischio di finire dentro un processo peri camici bianchi.I quali, quando vanno davanti al giudice,
vengono condannati per poco più dell'1% dei casi. Negli altri casi arrivano assoluzioni o prescrizioni. La paura
di finire coinvolto in un processo spinge il medico anche a un comportamento dannoso per la collettività, cioè
la medicina difensiva.
Si tratta della tendenza a prescrivere, per paura di sbagliare, esami e visite inutili che costerebbe al nostro
sistema oltre 10 miliardi di euro all'anno.
Mentre i circa 115mila medici nel servizio pubblico sono assicurati dalle Asl e devono fare una polizza, da 5600 euro all'anno, solo per proteggersi dal rischio che nel processo venga riconosciuta la colpa grave, oltre
200mila camici bianchi devono fare da sé. Si tratta di coloro che fanno la libera professione, degli odontoiatri,
dei convenzionati come le guardie mediche, i pediatri e i medici di famiglia. Quest'ultimo gruppo è da tempo
piuttosto sensibile al problema ed essendo particolarmente unito e con un forte potere contrattuale ha fatto
convenzioni con varie compagnie. I maggiori problemi sono per chi lavora nel privato, in particolare i
chirurghi. Bianco segnala il rischio, ad esempio per i giovani appena usciti dalla specializzazione in discipline
come la ginecologia, di non riuscire a pagarsi la polizza. In caso di incidenti rilevanti inoltre, può anche
accadere che l'assicurazione non accetti di rinnovare il contratto. Il ministero della Sanità,a fine anno,
dovrebbe essere in grado di attivare un "fondo di solidarietà" per le categorie più a rischio.
Nei giorni scorsi l'Ania, l'associazione che riunisce le imprese di assicurazione, ha fatto sapere che per poter
risolvere il problema delle polizze troppo alte bisogna «circoscrivere la responsabilità dei medici e delle
strutture, attuare misure di gestione del rischio, e porre un tetto ai danni, approvando tabelle per quelli
biologici». Insomma, le polizze si abbassano solo se si riducono i risarcimenti. Chissà cosa ne pensano i
pazienti che subiscono le conseguenze di un errore medico.
PER SAPERNE DI PIÙ www.fnomceo.it www.repubblica.it
115.000
211.000 Quelli impiegati nel servizio pubblico e sono coperti dalle polizze del datore di lavoro, salvo che per
la colpa grave Quelli che avranno l'obbligo di assicurarsi a partire dal 15 agosto
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 12/08/2014
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IL CASO
12/08/2014
La Repubblica - Ed. nazionale
Pag. 1
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SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 12/08/2014
15
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25.000
12-13.000
6.000
5- 6.000
50.000
75.000
80.000
Responsabilità civile liberi professionisti I liberi professionisti I convenzionati, come guardie mediche, pediatri
e medici di famiglia Gli odontoiatri I professionisti pubblici quando lavorano in extramoenia euro l'anno La
spesa media per una polizza per un professionista privato euro Il costo che può raggiungere una polizza per
un ginecologo privato euro l'anno La spesa per un medico del servizio pubblico, che deve assicurarsi solo per
i casi in cui venga riconosciuta la colpa grave di cui
Il contenzioso per colpa medica
30.000
1,2% I processi contro i medici che si celebrano ogni anno I processi che Þniscono con una condanna, le
altre sono assoluzioni o prescrizioni
LE DENUNCE Sono poco più di 31mila all'anno le richieste di danno che arrivano alle compagnie di
assicurazione.
Dal 1994 il numero è cresciuto del 200% LE REGIONI Molte hanno deciso di autoassicurarsi, cioè di disdire
le polizze e pagare direttamente i danni con i soldi che prima servivano a pagare i premi GLI ALTRI L'obbligo
di stipulare una polizza vale anche per veterinari, ostetriche e infermieri che lavorano nella sanità privata LE
TAPPE
12/08/2014
La Repubblica - Ed. nazionale
Pag. 20
(diffusione:556325, tiratura:710716)
"Eterologa possibile prima della legge"
Apertura del ministro Lorenzin dopo le polemiche: a settembre tavolo con Regioni e Consulta sulle linee
guida Chiamparino (Piemonte): sì a una soluzione concordata. Ma la Liguria segue la Toscana: noi pronti a
partire Il rischio è che in attesa di una decisione gli interventi siano eseguiti solo nei centri privati
CATERINA PASOLINI
ROMA. Dagli stop del governo alla trattativa, dai toni minacciosi per chi avesse praticato l'eterologa a un
tavolo di discussione con le Regioni per metterla in pratica.
Ad annunciare il summit per settembre è il ministero della Salute guidato da Beatrice Lorenzin, che vorrebbe
anche la partecipazione della Consulta.
L'obiettivo è cercare una normativa che sistemi almeno alcuni punti lasciati in sospeso dalla sentenza della
Corte Costituzionale per dare il via libera ai centri in attesa di una discussione in parlamento che rischia di
trascinarsi per mesi.
Tra i problemi da risolvere, l'istituzione di un registro centrale delle donazioni, la fissazione di un tetto
massimo al numero di gravidanze generate da uno stesso donatore.
Il cambio di rotta, questa nuova apertura e la richiesta di partecipazione al summit anche della corte
Costituzionale, arriva proprio dopo che il suo presidente, Giuseppe Tesauro, ha sottolineato per l'ennesima
volta il fatto che non ci sia necessitò di una legge sull'eterologa perché «non c'è vuoto normativo». Viene
annunciata dopo il no secco della regione Toscana a ubbidire a diktat e divieti sulla fecondazione con gameti
esterni alla coppia. Segue di qualche ora le prese di posizione di Lombardia, Liguria e Umbria che, con toni e
forme diverse, hanno sottolineato come pur ritenendo necessario un inquadramento nazionale, in caso di
ritardi o assenza di decisioni del parlamento, sono pronti a seguire la via fiorentina. Partiranno subito come la
Liguria o valuteranno, come la scrive la regione Lombardia, «atti di governo transitori, per offrire alle strutture
lombarde norme e protocolli definiti».
Perché ci sono migliaia di persone che aspettano e non si può lasciare tutto in mano ai privati. «Si stima che
in Italia siano 9 mila le coppie infertili che vorrebbero un figlio dall'eterologa e 4 mila di queste vanno
all'estero, pagando molti soldi. Ci sono speculazioni che precludono l'accesso alla povera gente», ha
sottolineato il presidente della regione Toscana Enrico Rossi. Che il tavolo di discussione non sia solo un
miraggio lo conferma Sergio Chiamparino, governatore del Piemonte ma soprattutto presidente della
Conferenza delle Regioni: «Sono già d'accordo con il ministro Lorenzin: non appena rientra dal suo viaggio
fisseremo un incontro per discutere del riparto del fondo sanità e definire le linee guida di applicazione per le
Regioni in materia di fecondazione eterologa. Convocherò al più tardi la prima settimana di settembre, una
riunione della Conferenza delle Regioni per definire l'orientamento comune».
In assenza di una regolamentazione nazionale ci sarà chi farà come la Toscana che ha già emanato una sua
delibera, e la Liguria che si è detta è pronta a imitarla, e chi aspetterà, come hanno detto invece di voler fare
comunque sia Piemonte sia l'Emilia-Romagna. Senza copertura dal punto di vista legislativo almeno
regionale, il risultato sarà che probabilmentei centri per la fecondazione pubblici resteranno in attesa di
direttive romane, ad accogliere clienti già in lista da attesa da mesi ci penseranno quelli privati.
PER SAPERNE DI PIÙ www.salute.gov.it www.repubblica.it LO STOP Il governo decide di non presentare il
decreto, sarà il Parlamento a valutare la materia.
Fino ad allora, dice Lorenzin (foto): divieto di eterologa IL DECRETO Nonostante il parere contrario della
Consulta, il ministro Lorenzin insiste per un decreto legge che regolamenti l'eterologa LA SENTENZA 9
aprile: sentenza della Consulta (foto) dichiara che il divieto di fecondazione eterologa è illegittimo perché viola
la Carta Costituzionale LE TAPPE
Foto: LA PROVETTA Secondo le stime sono 9mila gli italiani che avrebbero bisogno della donazione di
gameti
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 12/08/2014
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La fecondazione assistita
12/08/2014
La Repubblica - Ed. nazionale
Pag. 23
(diffusione:556325, tiratura:710716)
"Adesso tocca alle cliniche private non dobbiamo rimetterci solo noi"
(mi. bo.)
« ADESSO obblighino ad assicurarsi anche le cliniche private e convenzionate». Vito Trojano è presidente
dell'Aogoi, associazione che riunisce i ginecologi italiani, tra gli specialisti più colpiti dall'aumento delle
polizze.
Perché vi chiedono i risarcimenti più alti? «Perché abbiamoa che fare, oltre che con le donne, con il parto.
Un errore commesso in quel momento può avere gravi conseguenze. Se non si interviene per controllare il
costo delle polizze rischiamo di lasciare scoperti soprattutto i giovani, che hanno contratti a gettone e lavori
discontinui».
Cosa chiedete al ministero della Salute? «Che l'obbligo assicurativo, previsto già per gli ospedali pubblici,
valga anche per le strutture convenzionate e per quelle private. Non ha senso che i medici che operano e
fanno visite ed esami in queste cliniche debbano stipulare le polizze e chi dà loro il lavoro no». E questo
servirebbe ad abbassare il costo delle polizze per i medici? «Per aiutare i professionisti in quel senso
chiediamo l'avvio del fondo di solidarietà peri danni da colpa medica ma anche di porre un tetto massimo ai
risarcimenti. I premi con misure del genere si abbasserebbero naturalmente». Quanti medici privati non
assicurati ci sono in Italia? «Nonè facile avere un dato preciso, la stima è che siano circa il 30% del totale.
Cioè un numero piuttosto importante».
Foto: IL PRESIDENTE Vito Trojano è presidente dell'Aogoi, associazione dei ginecologi italiani
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 12/08/2014
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L'INTERVISTA/VITO TROJANO
12/08/2014
La Repubblica - Torino
Pag. 1
(diffusione:556325, tiratura:710716)
Chiamparino telefona alla Lorenzin "A settembre vertice sull'eterologa"
DIEGO LONGHIN
UN VERTICE tra il ministro alla Salute e il presidente del Piemonte, nella veste di numero uno della
Conferenza delle Regioni, per decidere le linee guida sulla fecondazione eterologa. Sergio Chiamparino ha
sentito il ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, per capire come muoversi su un tema che lo stesso
presidente ha definito «delicato».
«Sono già d'accordo con il ministro: non appena rientra fisseremo un incontro per discutere del riparto del
fondo sanità e per definire le linee guida di applicazione per le Regioni in materia di fecondazione eterologa».
La Toscana, però, si è già mossa. Chiamparino convocherà una riunione della Conferenza la prima settimana
di settembre. < DI CRONACA «ÈNECESSARIO definire un orientamento comune», sottolinea Chiamparino.
Il ginecologo radicale e consigliere comunale del Pd, Silvio Viale, preme perché si parta: «Non mancano le
donne in lista d'attesa per l'eterologa al Sant'Anna. Si tratta di donne che in questi mesi si sono rivolte
all'ospedale e sono state registrate in un quaderno in attesa di capire cosa fare. Non si tratta di una vera lista
d'attesa, ma l'attenzione è alta».
Tanto che l'ospedale e l'Università hanno organizzato per il 24 settembre un corso di aggiornamento sulla
«ovodonazione» organizzato dalla professoressa Tullia Todros. Una giornata di studio, all'interno del Master
ma aperta a tutti, per comprendere le novità. Probabilmente l'ospedale e l'ateneo speravano che per
settembre, dopo la sentenza della Consulta sulla legge 40, a livello normativo ci fosse maggiore chiarezza.
Viale sostiene che non c'è bisogno di nessuna procedura clinica particolare e non c'è nemmeno una grande
differenza di costi rispetto all'omologa. E non è necessaria un'anagrafe nazionale dei donatori. «Inizino i
centri privati, con tariffe simili all'omologa, il pubblico dovrà andare per forza dietro - dice il consigliere
comunale del Pd - capisco che le prime reazioni di Saitta e Chiamparino, su un argomento a loro ignoto,
siano state di spostare in avanti il problema, ma credo che il Piemonte non possa essere da meno della
Toscana. Non è il caso di dormire». Gli risponde indirettamente l'assessore alla Sanità, Antonio Saitta: «Ne
discuteremo nella giunta del 28 agosto, non vogliamo che l'Italia conosca un federalismo a macchie, per cui
qualche regione agisce e altre no. Chiamparino solleciterà un'indicazione nazionale».
Il consigliere regionale Davide Bono dei 5 Stelle prende posizione: «C'è una sentenza della Consulta, è
giusto che venga applicata e che in Piemonte si attivi l'eterologa.
Non vedo dove sia la fuga in avanti di fronte ad una sentenza. Ci si aspetterebbe chiarezza da Roma, ma
abbiamo dubbi sulla volontà di farla da parte sia del governo sia del parlamento. Per alcuni è meglio rimanere
sospesi».
PER SAPERNE DI PIÙ Altre notizie e immagini su torino.repubblica.it
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 12/08/2014
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LA POLEMICA
12/08/2014
La Repubblica - Torino
Pag. 5
(diffusione:556325, tiratura:710716)
"La giunta sbaglia Ci vuole più coraggio contro le speculazioni"
Presenterò un ordine del giorno pure per concedere i farmaci in menopausa
MARIACHIARA GIACOSA
«E' UNA legge medievale» disse la leghista di Cuneo Gianna Gancia, quando l'allora governo Monti annunciò
il ricorso contro l'Europa, rea di aver bocciato la legge 40 sulla fecondazione assistita perché violava la carta
europea dei diritti umani.E il ministro della salute Balduzzi, sempre in proposito, si prese dell'«oscuro e
oscurantista». A due anni di distanza la Gancia, ora consigliere regionale, non ha cambiato idea.
E difende la fecondazione eterologa «per una semplice ragione di equità sociale».
Secondo lei il Piemonte dovrebbe seguire l'esempio di Toscana e Emilia Romagna e dare il via libera alla
fecondazione eterologa? «Io penso che vietandola si crea una disparità enorme tra chi ha soldi e chi non li
ha. Negli altri paesi si fa e quindi chi può permetterselo va a cercare altrove un servizio che qui non può
avere. Credo che il Piemonte, nonostante sia sempre stato conservatore, possa dare un segnale di apertura
e autorizzare la fecondazione con donatore in centri pubblici convenzionati, per evitare che ci siano
speculazioni».
Quindi lei critica la "frenata" di Chiamparino che rimanda a una legge nazionale? «Assolutamente sì e a
settembre presenterò un ordine del giorno in Consiglio regionale per sollecitare la giunta a concedere il via
libera. La classe dirigente ha paura edè ipocrita, ma su questi temi serve coraggio: è una questione di equità
sociale».
E' la posizione della Lega o un'opinione personale? «Sui temi etici c'è libertà di coscienza e di pensiero,
credo però che tanti nel mio partito la pensino come me: Bossi fu il primo leader del centrodestra difendere la
Ru486 perchè, disse, "la Lega non vuol far soffrire le donne". Io sto cercando di organizzare una rete, proprio
su questi temi, per portare avanti una serie di istanze che riguardano le donne».
Di cosa si tratta? «Quando fui eletta presidente della Provincia di Cuneo, mi appoggiò da una "cordata
femminile", si chiamava "Donne per la Granda". Vorrei allargare questa associazione a livello regionale,
perchè sembra che sia stato fatto tutto, invece su questi argomenti in molti casi stiamo ancora a zero». A
cosa si riferisce? «Allo scarso uso che si fa negli ospedali dell'anestesia epidurale durante il parto. E'
inconcepibile che medici e ostetriche si rifiutino di farla alle donne in travaglio: è un problema culturale ed è
una battaglia ancora tutta da costruire. Così come ci vorrebbe più attenzione verso i farmaci per la
menopausa, invece troppo spesso sembra si tratti di un tabù. Su questi argomenti solleciterò la giunta a
prendere l'iniziativa».
Foto: Sempre accesso il dibattito sulla fecondazione eterologa
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 12/08/2014
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L'INTERVISTA/ GANCIA (LEGA NORD)
12/08/2014
La Repubblica - Napoli
Pag. 6
(diffusione:556325, tiratura:710716)
Malattia rara nuova terapia messa a punto dalla Federico II e da Telethon
UNO studio finanziato da Telethon ha permesso per la prima volta al mondo di sperimentare sui pazienti una
nuova terapia per la malattia di Pompe, una patologia genetica rara caratterizzata dall'accumulo nelle cellule
di un particolare tipo di zucchero, il glicogeno, che provoca danni al cuore e ai muscoli scheletrici di gambe,
braccia e cassa toracica con effetti spesso fatali nelle forme gravi, più diffuse nell'infanzia.
La malattia nasce da un difetto genetico che determina nelle persone colpite l'assenza o il mancato
funzionamento dell'enzima incaricato di smaltire il glicogeno nelle cellule.
La ricerca Telethon ha dimostrato che è possibile migliorare la terapia oggi in uso e renderla più efficace nel
trattamento degli effetti della malattia sui muscoli scheletrici.
La sperimentazione clinica, portata avanti su tredici pazienti, di cui 5 in età pediatrica, dai ricercatori
dell'Università Federico II di Napoli e del Tigem, l'Istituto Telethon di Genetica e Medicina di Napoli, ha
associato all'unica terapia oggi disponibile, che consiste nell'iniezione nei pazienti di una versione corretta
dell'enzima che in loro è difettoso, la somministrazione di un farmaco già in commercio, il "miglustat".
Lo studio Telethon ha dimostrato che l'uso del farmaco associato alla terapia «tradizionale» funziona: in 11
dei 13 pazienti è stato osservato un incremento della presenza e dell'attività dell'enzima sostitutivo nel
sangue.
«E' un passo in avanti importante verso una terapia più efficace nel trattamento dei danni che la malattia di
Pompe produce nei muscoli scheletrici - spiega Generoso Andria, professore ordinario di pediatria
all'università Federico II e responsabile dello studio - La maggiore presenza e attività dell'enzima nel sangue
aumenta infatti la possibilità che l'enzima stesso raggiunga meglio i muscoli colpiti dalla malattia, per smaltire
il glicogeno che lì si accumula in eccesso».
«Per la prima volta al mondo l'azione del farmaco è stata sperimentata sull'enzima sostitutivo e osservata in
un trial clinico» spiega Giancarlo Parenti, ricercatore del Tigem e primo autore dello studio.
La malattia è stata protagonista al cinema nel 2010 con il film "Misure estreme" in cui Harrison Ford
interpreta un ricercatore che fonda una compagnia biotecnologica per trovare una medicina salvavita per le
persone che ne sono colpite.
Le forme infantili della malattia di Pompe sono le più gravi: caratterizzate da cardiomiopatia e grave
debolezza muscolare, possono portare alla morte nel primo anno di vita.
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 12/08/2014
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MEDICINA LA RICERCA
12/08/2014
La Repubblica - Palermo
Pag. 2
(diffusione:556325, tiratura:710716)
"Mangiavano pizza e bevevano mentre mio padre moriva" Policlinico,
aperte due inchieste
Il calvario di un paziente dopo l'operazione al femore Il figlio: "Ho chiesto aiuto per 15 ore, nessuno mi
ascoltava" Dopo l'intervento le condizioni dell'anziano si erano aggravate "Assistenza negata? Non ci risulta"
dicono i vertici dell'ospedale
GIUSI SPICA
È RIMASTO quindici ore agonizzante dentro un letto d'ospedale. Ignorato dai camici bianchi di turno,
nonostante i ripetuti allarmi dei figli. «Li abbiamo sorpresi nella sala medici a mangiare pizzae bere birra in
compagnia degli infermieri. Non hanno mosso un dito per assistere nostro padre». Ma i vertici dell'ospedale
danno un'altra versione: «Non ci risulta». Intanto il fascicolo sulla morte di un novantenne, Salvatore
Campanella, operato per la rottura del femore nel reparto di Ortopedia del Policlinico di Palermo, è approdato
in procura. Dopo l'esposto ai carabinieri firmato dai familiari, il magistrato ha disposto il sequestro della
cartella clinica e l'autopsia.
L'azienda universitaria ha inviato la segnalazione al ministero della Salute e assicura sanzioni disciplinari in
caso di responsabilità del personale: «Da un primo esame della documentazione - precisano - non si evince
un vuoto nell'assistenza medica e infermieristica». Ma il figlio, Vincenzo Campanella, punta il dito: «Ho visto
mio padre morire nell'indifferenza di tutti. Me l'hanno ammazzato». Salvatore Campanella, contadino di
Monreale, è morto sabato mattina i Rianimazione dopo essere stato rimbalzato per ben tre ospedali.
Il 2 agosto, dopo una caduta accidentale nella sua casa di Monreale, è stato trasportato in ambulanza
all'ospedale Ingrassia. Dopo cinque ore in barella al Pronto soccorso, i medici hanno consigliato il
trasferimento al Policlinico perché la struttura aveva temporaneamente interrotto gli interventi al femore.
I familiari preferiscono il ricovero alla clinica Orestano. Dove però l'anziano non può essere operato: il
paziente soffre di diabete e trombofilia (una malattia che fa sì che non coaguli bene il sangue) e quindi va
assistito in una struttura provvista di Rianimazione.
Il 7 agosto viene trasferito al Policlinico, l'unica struttura ad avere un posto libero in città, e il giorno
successivo viene operato dal primario Michele D'Arienzo. «Ci avevano detto - racconta il figlio - che avremmo
dovuto avere un colloquio con l'anestesista. Ma non siamo mai stati chiamati. Dopo tre ore d'intervento, alle
15,30, mio padreè stato accompagnato in reparto da un chirurgo. Quella è l'ultima volta che abbiamo visto un
medico fino alla mattina successiva».
La situazione precipitata la sera dell'8 agosto. «Abbiamo segnalato che mio padre era in stato confusionale.
Un infermiere è venuto a misurare la glicemia, che era crollata sotto i livelli di guardia. Io e il suo badante
siamo tornati dagli infermieri più volte ma ci rispondevano di stare tranquilli e che si trattava del normale
decorso post-operatorio. Alle 22,30 mi sono allontanato dalla stanzae sono andato in sala medici, trovando la
dottoressa di turno a bivaccare con gli infermieri mangiando pizza e bevendo birra. Ho detto che mio padre
stava male ma un infermiere mi ha apostrofato dicendomi di non far loro passare una brutta nottata. Il medico
non ha zo e la sorella sono andati a sporgere denuncia, assistiti dall'avvocato Aldo Caruso: «Vogliamo
vederci chiaro - dice il legale - su questo vuoto di 15 ore. È vero che il paziente aveva 90 anni, ma non si può
abbandonarlo per questo. Nomineremo un consulente di parte autorevole per l'autopsia». L'esame autoptico
disposto dalla procura verrà eseguito dopo Ferragosto ma non potrà essere effettuato per conflitto d'interesse
nell'istituto di Medicina legale del Policlinico.
detto una parola. Nessuno è venuto in stanza a controllare, sono disposti a confermarlo tutti i pazienti
ricoverati in stanza con mio padre». Dopo l'incursione senza successo, Vincenzo torna a casa lasciando il
padre alle cure del badante. Che alle 5,30 del mattino prende il telefono e lo chiama per dirgli che il padre sta
sempre peggio. «Alle sette sono tornato in ospedale trovandolo ancora vigile ma in stato confusionale. Ho
chiesto di nuovo l'intervento di un medico, gli infermieri sono venuti a controllare i valori della glicemia che nel
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La Sanità nella bufera
12/08/2014
La Repubblica - Palermo
Pag. 2
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frattempo era schizzata all'insù. Poi mio padre ha cominciato a non vedere più e a non riconoscermi. A
questo punto è arrivato uno specializzando che ha detto di non conoscere il caso, di non aver parlato con il
medico di turno uscente e di essere intenzionato a iniziare di nuovo i controlli su mio padre. Ho chiesto al
medico e all'infermiere di chiamare il primario».
Ma alle 9 ancora nulla. Così Vincenzo decide di andare personalmente nella stanza di Michele D'Arienzo, al
piano di sotto. Il primario gli assicura che a breve avrebbe iniziato il giro visite alle 9,30. Nel frattempo i medici
in reparto si accorgono che la situazioneè gravee dopo l'arrivo del professore dispongono il trasferimento
dell'anziano in Rianimazione. Dove muore poco dopo. «L'ultima cosa che mi ha detto mio padre - dice tra le
lacrime Vincenzo - è che non mi vedeva più. Mi ha chiesto di salutargli tutti: mia madre, i nipoti e gli altri
familiari. Adesso chiedo solo giustizia». In mattinata VincenPER SAPERNE DI PIÙ www.regione.sicilia.it/sanita/ www.palermo.repubblica.it
Foto: INCHIESTA La procura ha aperto un'inchiesta sulla morte di Salvatore Campanella 90 anni avvenuta
dopo un'operazione al femore
Foto: I PROTAGONISTI A destra, Salvatore Campanella l'anziano che ha perso la vita Qui sopra il primario
del reparto, Michele D'Arienzo In basso, il direttore generale del Policlinico, Renato Li Donni
12/08/2014
La Repubblica - Palermo
Pag. 3
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Appena venerdì scorso l'assessore Borsellino ha fatto un giro d'ispezione Scarseggia il personale nei reparti
e aumentano i problemi tecnici All'Ingrassia stop di dieci giorni ad alcune operazioni, a Villa Sofia pazienti
lasciati in barella
g. sp.
LA MACCHINA per sterilizzare bisturi e ferri chirurgici si rompe e l'ospedale stoppa gli interventi al femore
sugli anziani e le operazioni programmate in tutte le discipline. Negli ospedali siciliani a corto di medici e
infermieri succede anche questo. Succede che all'Ingrassia di Palermo, per due settimane, vengano sospese
le attività chirurgiche per il guasto a una sterilizzatrice. A pagarne le spese sono i pazienti, rimpallati da una
struttura all'altra perché non c'è possibilità di operarli. Il macchinario è stato riparato alla fine della settimana
scorsa, ma- sorpresa - ieri si è guastato di nuovo. È solo l'ultimo episodio di una serie di disavventure nella
lunga estate della sanità siciliana alle prese con reparti che chiudono per assenza di camici bianchi, sale
operatorie off-limits per ristrutturazione, Radiologie che lavorano a mezzo servizio perché i tecnici non
bastano o sono in malattia, pronto soccorso che scoppiano perché in corsia non ci sono posti letto liberi. Uno
stillicidio che ha fatto scendere in campo l'assessore alla salute Lucia Borsellino, che la scorsa settimana ha
inaugurato una serie di blitz nelle aree di emergenza degli ospedali cittadini per verificare coi suoi occhi
l'odissea quotidiana dei pazienti raccontata da Repubblica .
E proprio partendo da quel servizio ieri il direttore generale dell'assessorato, Salvatore Sammartano, ha
inviato una lettera a tutti i manager della Sicilia e per conoscenza al presidente della Regione Rosario
Crocetta. Il dirigente ha chiesto risposte sul piano ferie delle aziende durante il periodo estivo e sulle
eventuali carenze soprattutto nei pronto soccorso e nelle aree di emergenza. Il caso Ingrassia ha già messo
in moto i vertici dell'Asp. «Abbiamo dovuto sospendere per una decina di giorni gli interventi al femore per gli
over 65- spiega il direttore sanitario dell'ospedale, Giovanna Volo - perché il ministero impone che vengano
operati entro 48 ore e con una sola sterilizzatrice funzionante non potevamo assicurare la tempestività
dell'intervento». Il macchinario rotto garantisce la sterilizzazione dei ferri di Ortopedia, Ginecologia e Chirurgia
generale. Mentre le altre discipline si sono appoggiate alla sterilizzatrice in uso alla Cardiologia, che però ha
una capacità limitata, per l'Ortopedia non c'è stato nulla da fare. Anche gli interventi non urgenti sono stati
sospesi: «A fine settimana il guasto è stato riparato - conferma la Volo - ma adesso c'è una perdita d'acqua
dall'impianto e dobbiamo vedere di che si tratta».
Non stanno meglio gli altri ospedali. Al Policlinico di Palermo sono stati ridotti i posti letto nelle Medicine e
nelle Chirurgie, tra il 14e il 18 agosto verrà sospesa l'attività di laboratorio d'analisi per i pazienti esterni, la
sala operatoria di Oncologia medica è chiusa per ristrutturazione coi pazienti urgenti trasferiti in Chirurgia
generale e la Cardiochirurgia nuova di zecca aperta un anno e mezzo fa non accetta ricoveri dal pronto
soccorso perché non ci sono abbastanza anestesisti per gli interventi urgenti. All'ospedale dei Bambini è
stata invece sospesa tre settimane fa l'attività di Ortopedia: gli unici due medici in servizio si sono ammalati e
il pronto soccorso non accetta più ricoveri ortopedici. Solo l'ambulatorio è tornato in funzione grazie a un
contratto a tempo sbloccato per un camice bianco. Il manager Giovanni Migliore ha chiesto all'assessorato di
trasferire qualche unità dall'Ortopedia pediatrica dell'ospedale Cervello e ha messo a disposizione delle
stanze dove ospitare l'attività che prima si svolgeva all'interno del reparto di Chirurgia pediatrica. Ma ancora
non ci sono risposte. A Villa Sofia l'allarme è per il pronto soccorso, dovei pazienti aspettano per giorni
ricoverati in barella in Osservazione breve perché nei reparti non c'è posto, mentre la Risonanza magnetica
dell'ospedale Cervello è attiva solo tre volte a settimana di mattina: cinque tecnici di radiologia si sono
infortunati e non si riescono a garantire i turni 24 ore su 24. Risultato: chi ha bisogno dell'esame quando la
macchina è spenta, viene trasferito in ambulanza a Villa Sofia.
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 12/08/2014
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Medici in ferie e macchinari guasti l'estate aggrava i malanni degli
ospedali
12/08/2014
La Repubblica - Palermo
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SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 12/08/2014
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Anche nelle altre province si naviga a vista. Due giorni fa ha chiuso i battenti la Ginecologia dell'ospedale
Papardo di Messina. «I 16 posti tagliati - attacca Giuseppe Mobilia, ex primario e segretario provinciale Ugl
Sanità - non saranno dirottati al Piemonte, perché al momento non sanno dove ubicarli. È una cosa inaudita
che sia stato soppressa un'unità rimessa a nuovo spendendo un milione e trecento mila euro solo perché
mancavano due medici. Il Papardoè una struttura con diverse unità di supporto qualora i neonati dovessero
stare male, mentre il Piemonte non ha nulla di tutto ciò».
I VOLTI BORSELLINO L'assessore alla Sanità venerdì scorso ha ispezionato alcuni ospedali palermitani
VENUTI Il manager di Villa Sofia alle prese con il caso dei pazienti costretti per giorni ad aspettare in barella il
ricovero MOBILIA Il segretario Ugl di Messina segnala che è stata tagliata la Ginecologia del Papardo: sedici
posti in meno VOLO Il direttore sanitario dell'Ingrassia ha dovuto rinviare alcuni interventi Era in funzione una
sola sterilizzatrice SAMMARTANO Il direttore generale dell'assessorato ha chiesto spiegazioni sui piani ferie
nei pronto soccorsi
Foto: LO STOP All'Ingrassia bloccate alcune operazioni per il mancato funzionamento della seconda
sterilizzatrice
12/08/2014
La Stampa - Ed. nazionale
Pag. 1
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Ebola, polemica sul siero solo per occidentali
ENRICO CAPORALE
Caporale E IL DIARIO DAL FRONTE EBOLA DI Maurizio Barbeschi A PAG. 13 Per ora un vaccino anti-Ebola
non c'è (sarà pronto entro il 2015, ha annunciato nei giorni scorsi l'Organizzazione mondiale della sanità).
Tuttavia, un farmaco sperimentale chiamato Zmapp sta dando ottimi risultati. Solo sugli occidentali. Sì,
perché il siero che a detta di Kent Brantly, il missionario americano che l'ha testato su di sé, è «miracoloso» su oltre 1700 contagiati in Africa occidentale (quasi mille i morti) è stato somministrato solo a Brantly, a
Nancy Writebol (l'altra missionaria americana ricoverata ad Atlanta dopo aver contratto il virus in Liberia) e,
da ieri, anche allo spagnolo Miguel Pajares, in isolamento presso l'ospedale Carlos III di Madrid (infettato
anche lui in Liberia). Ma ora Zmapp è diventato un caso e, ovviamente, anche gli africani lo vogliono. Nei
giorni scorsi alcuni esperti dell'Oms hanno rivolto un appello agli Stati Uniti affinché rendano disponibile il
farmaco (sviluppato da una piccola società di biotecnologie di San Diego in collaborazione con l'azienda
canadese Defyrus). «Non ci sono informazioni sufficienti per decidere se la cura sperimentale sia efficace,
concentriamoci sul contenimento dell'epidemia», ha tagliato corto il presidente americano Barack Obama.
Ciononostante, l'Oms - che non ha escluso che il contagio possa uscire dall'Africa - ieri ha riunito a Ginevra
un comitato di esperti di bioetica e di medicina per affrontare la questione (le conclusioni dovrebbero essere
note oggi). «I problemi sono due - ha spiegato la portavoce dell'organizzazione, Fadela Chaib -. Il primo è
etico: gli esperti devono decidere se in un contesto eccezionale come quello dell'attuale crisi di Ebola in
Africa è possibile raccomandare l'impiego di un farmaco sperimentale, e che quindi non è stato ancora
testato sull'uomo (prima di essere somministrato ai tre missionari, Zmapp era stato sperimentato solo su topi
e scimmie, ndr ). Il secondo riguarda la disponibilità del prodotto (il processo di produzione è lungo e
laborioso, tanto che per ottenere un paio di grammi, quelli usati da Kent Brantly e Nancy Writebol, ci
sarebbero voluti due mesi, ndr )». In attesa della decisione degli esperti dell'Oms, una risposta l'ha fornita
Armand Spre cher, medico di Medici senza frontiere specializzato in febbri emorragiche: «Da quello che
sappiamo, potrebbero volerci anni prima che un farmaco, sicuro e approvato, possa essere disponibile. È
vero che quando si sperimentano nuovi prodotti c'è un protocollo da seguire e che ancora non conosciamo le
controindicazioni di Zmapp, ma, considerato l'alto tasso di mortalità di Ebola e gli effetti positivi che il farmaco
ha avuto sui due americani, crediamo che questo trattamento, in casi estremi, possa essere una possibilità».
Insomma, Msf è pronta a curare con Zmapp i suoi pazienti, occidentali e non. Una cosa comunque è certa:
servono soluzioni rapide. L'epidemia di Ebola, infatti, continua a uccidere: ieri un altro missionario è morto in
Liberia e un nuovo caso è stato registrato in Nigeria, facendo scattare l'allarme anche in Costa D'Avorio, dove
è stato annunciato lo stop ai voli da e per i Paesi in cui è presente il virus (Guinea, Sierra Leone, Liberia e
Nigeria).
La protesta I giocatori di una squadra di calcio sfilano in Guinea per chiedere al governo di fermare l'Ebola
961 Morti Tra Guinea, Sierra Leone, Liberia e Nigeria secondo gli ultimi numeri diffusi dall'Oms
Foto: Tute protettive anti-Ebola in un centro per malattie tropicali a Berlino
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 12/08/2014
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IL FARMACO SVILUPPATO NEGLI USA, L'OMS: DATELO A TUTTI. OBAMA: CURA ANCORA
SPERIMENTALE
12/08/2014
La Stampa - Ed. nazionale
Pag. 15
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Sull'eterologa le regioni vanno in ordine sparso
C'è chi vuole dare il via libera subito ai trattamenti e chi teme che i costi siano insostenibili per i bilanci Puglia,
Liguria, Umbria e Lombardia pronte a partire con norme transitorie
GIACOMO GALEAZZI ROMA
L'eterologa rallenta. Il ministero annuncia un «tavolo» a settembre per dirimere le questioni più urgenti in
attesa che le Camere si pronuncino, ma intanto quattro regioni potrebbero seguire la Toscana che la
settimana scorsa, con una delibera, ha autorizzato i suoi 22 centri pubblici e privati ad avviare la tecnica della
procreazione medicalmente assistita. E Puglia, Liguria Umbria e Lombardia, senza una legge nazionale in
tempi brevi, daranno il via libera ad ospedali e cliniche attraverso nome transitorie. Tutte le altre Regioni,
invece, aspettano una legge nazionale che ne stabilisca l'inserimento nei Lea (i livelli essenziali di assistenza)
con il pagamento di ticket o in forma gratuita. Questione di costi sanitari: sono solo otto le regioni in equilibrio
di bilancio. La Liguria assicura che in attesa di una legge dello Stato non saranno rimborsate le coppie che si
recheranno in Toscana. Però se i tempi del legislatore si dovessero dilatare, allora, anche la Liguria,
«potrebbe attivare l'attività dei centri». Insomma, «se la legge tarderà, partirà con il servizio», rimarca
l'assessore alla salute Claudio Montaldo. Il Veneto reclama un finanziamento «ad hoc» dello Stato e il
principio dell'universalità della cura. L'assessore Luca Coletto annuncia che, se una coppia veneta andrà in
un centro toscano, la spesa sarà a suo carico. «E' un'extra-Lea non rimborsabile: qui non abbiamo
l'addizionale Irpef, quindi non possiamo sostenerla», chiarisce Coletto. Maria Sandra Telesca, assessore alla
Sanità in Friuli Venezia Giulia prende le distanze dalla decisione «spiazzante» della Toscana. «Si è creato un
pasticcio», sostiene Telesca. Perciò il Friuli Venezia Giulia «non delibererà autonomamente» perché «i nodi
da sciogliere sono molti, soprattutto sui Lea». Anche il Piemonte attende indicazioni da Roma: «Nessuna
accelerata federalista», commenta l'assessore alla Sanità, Antonio Saitta. La questione sarà affrontata in
giunta a settembre, per ora nessuna delibera. Per la Lombardia «la deregulation è inaccettabile, ma in caso
di ritardi o mancate decisioni da parte del Parlamento si valuterà l'emanazione di atti di governo transitori, per
offrire alle strutture lombarde norme e protocolli definiti». Sulla stessa scia «attendista» Lazio, Campania,
Marche, Molise, Basilicata, Abruzzo. «Non possiamo rimborsare chi per l'eterologa si reca in Toscana finché
non sarà definito il quadro della compensazione economica tra le regioni», puntualizza il governatore
molisano Paolo Frattura. L'Umbria sta lavorando a «un atto di indirizzo rivolto ai centri per un valido percorso
assistenziale», comunica la presidente della Regione, Catiuscia Marini. Per la Calabria, invece, la questione
neppure si pone:«Siamo nel piano di rientro economico, quindi non possiamo decidere autonomamente».
L'Emilia-Romagna invoca linee-guida, «un atto di regolamentazione nazionale per evitare una giungla».
Dunque la scelta del governo di rinviare la questione dell'eterologa ad una legge del Parlamento non soddisfa
nessuno. Diversi centri per la fecondazione hanno deciso di partire a settembre. Prima bisogna sistemare
aspetti pratici, avverte Filippo Maria Ubaldi, direttore dei centri Genera. Problemi tecnici come
l'approvvigionamento dei gameti: «Se arriva una donatrice che ha diritto a un rimborso spese, chi tira fuori i
soldi?». Inoltre «gli ovuli in sovrannumero delle donne che si sottopongono a stimolazione ovarica bastano
appena per il 7% del fabbisogno e l'età media (37 anni) non è idonea per fare l'eterologa in maniera corretta».
Sel propone alla Regioni la disobbedienza civile contro il governo: «Diano avvio all'eterologa nel rispetto dei
diritti di migliaia di coppie e della sentenza della Consulta».
in pareggio Sono soltanto otto le Regioni che hanno un bilancio in pareggio
22
centri Sono quelli, tra privati e pubblici, autorizzati dalla Toscana ad avviare la procreazione assistita
Hanno detto
Se una coppia veneta andrà in un centro toscano, la spesa sarà a suo carico: qui non c'è l'addizionale
Irpef, non possiamo sostenerla Luca Coletto Assessore alla Sanità Veneto
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IL MINISTERO DELLA SALUTE: UN NUOVO TAVOLO DI LAVORO A SETTEMBRE
12/08/2014
La Stampa - Ed. nazionale
Pag. 15
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SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 12/08/2014
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Serve un atto di regolamentazione a carattere nazionale per evitare che un argomento così delicato e
sensibile diventi una giungla Carlo Lusetti Assessore alle Politiche per la salute Emilia-Romagna
Le scelte degli enti locali Valle d'Aosta 1 Liguria 8 oscana 22 Umbria 2 Veneto 36 Marche 6 Molise 0 Lazio
42 Puglia 14 Sicilia 36 Lombardia 60 iemonte 26 Sardegna 3 Campania 44 Emilia Romagna 21 Friuli V. G. 5
Basilicata 2 Abruzzo 5 Calabria 9 Trentino A. A. 6 Centimetri - LA STAMPA SI DOTERA' AL PIU' PRESTO DI
LINEE GUIDA ASPETTA LA LEGGE PRIMA DI PERMETTERE L'ETEROLOGA AUTORIZZA GIA' I CENTRI
A PRATICARE L'ETEROLOGA Numeri di centri italiani regione per regione, iscritti al Registro Nazionale
procreazione medicalmente assistita (Istituto superiore sanità)
12/08/2014
La Stampa - Ed. nazionale
Pag. 15
(diffusione:309253, tiratura:418328)
Chiamparino: "Scelta importante sbagliato dividersi"
MARCO ACCOSSATO TORINO
«La legge sulla fecondazione eterologa non è in discussione. Ma non basta che ci sia il decreto. Come ha
detto il coordinatore della Commissione Salute della Conferenza delle Regioni, Luca Coletto, è necessario
conoscere "come applicarla", nei dettagli». Sergio Chiamparino, presidente della Conferenza delle Regioni e
del Piemonte, evita ogni accelerazione. Proprio da Torino, il capoluogo della Regione che lei governa, il
ginecologo Silvio Viale già paladino della pillo- la dell'aborto, ha annunciato che è pronto a praticare da subito
l'eterologa. E chiederà alla direzione sanitaria dell'ospedale Sant'Anna di poter partire. Che cosa risponde?
«Dico che la fecondazione eterologa deve essere assolutamente garantita, e occorra ampliarne l'accesso al
Servizio Sanitario Nazionale. Ma è necessario sciogliere il nodo delle condizioni di accesso, sia economiche
sia normative. Non si può partire e basta». Il nodo principale? «Non credo ci siano questioni particolari da
risolvere. Bisogna soltanto evitare un'Italia a macchia di leopardo. È necessario che sulla questione ci sia
prima un confronto fra tutte le Regioni». Il che significa incontrare il mi- nistro Lorenzin. Quando? «Siamo già
d'accordo: non appena rientrerà dal suo viaggio, credo il 26 agosto, fisseremo l'incontro. Era già in
programma una discussione sul riparto del Fondo sanità, proporrò di estendere l'ordine del giorno e definire
le linee guida di applicazione per le Regioni in materia di fecondazione eterologa. Convocherò inoltre una
riunione della Conferenza delle Regioni per definire l'orientamento comune. Ci riuniremo al più tardi la prima
settimana di settembre». C'è chi immagina uno scontro di schieramenti. Insomma: che la questione diventi
una battaglia politica. «Non ho segnali in questa direzione. Oggi si va all'estero per l'eterologa; il problema è
come inserirla nei Lea, i livelli di assistenza. Non è una tema di diversità politica, il rischio, se non si affronterà
la questione del Servizio sanitario, è che lo facciano solo i privati».
Foto: Presidente
Foto: Sergio Chiamparino è governatore del Piemonte
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 12/08/2014
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Intervista
12/08/2014
La Stampa - Torino
Pag. 15
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marco accossato
«La legge sulla fecondazione eterologa non è in discussione. Ma non basta che ci sia il decreto. Come ha
detto il coordinatore della Commissione Salute della Conferenza delle Regioni, Luca Coletto, è necessario
conoscere "come applicarla", nei dettagli».
Sergio Chiamparino, presidente della Conferenza delle Regioni e del Piemonte, evita ogni accelerazione.
Proprio da Torino, il capoluogo della Regione che lei governa, il ginecologo Silvio Viale già paladino della
pillola dell'aborto, ha annunciato che è pronto a praticare da subito l'eterologa. E chiederà alla direzione
sanitaria dell'ospedale Sant'Anna di poter partire. Che cosa risponde? «Dico che la fecondazione eterologa
deve essere assolutamente garantita, e occorra ampliarne l'accesso al Servizio Sanitario Nazionale. Ma è
necessario sciogliere il nodo delle condizioni di accesso, sia economiche sia normative. Non si può partire e
basta». Il nodo principale? «Non credo ci siano questioni particolari da risolvere. Bisogna soltanto evitare
un'Italia a macchia di leopardo. È necessario che sulla questione ci sia prima un confronto fra tutte le
Regioni». Il che significa incontrare il ministro Lorenzin. Quando? «Siamo già d'accordo: non appena rientrerà
dal suo viaggio, credo il 26 agosto, fisseremo l'incontro. Era già in programma una discussione sul riparto del
Fondo sanità, proporrò di estendere l'ordine del giorno e definire le linee guida di applicazione per le Regioni
in materia di fecondazione eterologa. Convocherò inoltre una riunione della Conferenza delle Regioni per
definire l'orientamento comune. Ci riuniremo al più tardi la prima settimana di settembre». C'è chi immagina
uno scontro di schieramenti. Insomma: che la questione diventi una battaglia politica. «Non ho segnali in
questa direzione. Oggi si va all'estero per l'eterologa; il problema è come inserirla nei Lea, i livelli di
assistenza. Non è una tema di diversità politica, il rischio, se non si affronterà la questione del Servizio
sanitario, è che lo facciano solo i privati».
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Chiamparino: "Scelta importante sbagliato dividersi"
12/08/2014
La Stampa - Torino
Pag. 44
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marco accossato
All'ospedale Sant'Anna ci sono le prime richieste di fecondazione eterologa. A sostenerlo è Silvio Viale, già
paladino e sperimentatore della pillola dell'aborto Ru486, che oggi chiede al presidente della Regione, Sergio
Chiamparino, e all'assessore alla Sanità, Antonio Saitta, un «atto di coraggio».
«Per la fecondazione eterologa - sostiene Viale - non c'è bisogno di nessuna procedura clinica particolare,
diversa da quelle in uso per la fecondazione omologa. Non c'è nemmeno una grande differenza di costi. E
non è affatto necessario una schedatura nazionale dei donatori». Chiamparino prudente
Mentre Chiamparino sostiene che «la legge non è in discussione», ma «al di là della norma occorre definire
prima con esattezza il "come" applicarla», e annuncia un incontro con il ministro Lorenzin nella sua veste di
Presidente delle Regioni, il dottor Viale incalza: «Capisco - sostiene - che le prime reazioni di Saitta e
Chiamparino, colti di sorpresa su un argomento a loro ignoto, siano state di spostare in avanti il problema. Ma
credo che il Piemonte non possa essere da meno della Toscana e dell'Emilia». I nodi da risolvere
Il principale nodo da risolvere sarà la copertura del Servizio Sanitario Nazionale: oggi l'eterologa non è infatti
prevista nei servizi essenziali di assistenza. Dunque: chi paga? Ancora: Chi rimborsa il Piemonte se altre
regioni dovessero partire e i piemontesi rivolgersi a queste regioni? Per Chiamparino e Saitta, «questo è ad
esempio uno dei nodi da risolvere»., motivo per cui si aspetta l'incontro con la Lorenzin. Di certo, ricorda
Viale, «i centri privati possono iniziare da subito, assumendosi la responsabilità dei donatori e con tariffe
professionali analoghe a quelle che praticano per le fecondazioni omologhe, con costi complessivi analoghi o
inferiori a quelli dei diversi Paesi europei». Pubblico-privato
Non soltanto sulla questione pubblico-privato, ma anche sull'offerta da garantire in tutte le regioni, lo stesso
presidente della Regione, Chiamparino, sostiene che «l'Italia non può essere a macchia di leopardo».
L'eterologa è un'opportunità che deve essere data per evitare le fughe all'estero, ma anche per scongiurare
che a praticare la tecnica siano soltanto i centri privati.
«La Regione Piemonte - rende noto l'assessore alla Sanità del Piemonte, Antonio Saitta - inizierà ad
affrontare il tema della fecondazione eterologa nella prima seduta di giunta, convocata giovedì 28 agosto».
Ma - al di là della decisione politica - quali sono i nodi dal punto di vista medico?
Per la professoressa Chiara Benedetto, direttore della Ginecologia e Ostetricia universitaria I presso
l'ospedale Sant'Anna, «i punti da definire sono il range di età entro i quali possono essere impiegati donatori
e donatrici, l'età massima delle riceventi, il numero massimo di figli che possono nascere dai gameti di un
singolo donatore o donatrice». Inoltre, «quali sono gli esami finalizzati a indagare lo stato di salute di donatori
o donatrici dal punto di vista infettivologico, genetico e generale». Dal punto di vista operativo, inoltre,
«bisogna disporre di un numero di donatori sufficienti per poter permettere un accoppiamento adeguato sulla
base delle caratteristiche fisiche e socioculturali dei donatori con i riceventi». Di fondamentale importanza secondo la professoressa Benedetto - la creazione di un registro nazionale dei donatori e dei figli generati.
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 12/08/2014
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Eterologa, al Sant'Anna le prime richieste
12/08/2014
Il Messaggero - Ed. nazionale
Pag. 1
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Eterologa, il ministro apre alle Regioni
Stefania Piras
ROMA La Toscana non fa marcia indietro sulla fecondazione eterologa. Ora il governo, che aveva deciso di
non decidere, nonostante la sentenza della Consulta, e di passare la mano al Parlamento, si vede costretto a
correre ai ripari sotto la pressione delle Regioni e la prospettiva che centri per la fecondazione vadano avanti.
Il ministro della Salute Beatrice Lorenzin ha proposto per settembre un «approfondimento giuridico» con le
Regioni. Piras e Stanganelli a pag. 10 R E G G I O E M I L I A Giovanni Battista La Sala fa parte della Sios,
società italiana ospedaliera per l'infertilità ed è direttore dell' Unità operativa di ostetricia e ginecologia
dell'Ospedale S. Maria Nuova di Reggio Emilia che ospita dal 1987 il centro italiano di procreazione assistita
che tratta il più alto numero di prelievi ovocitari all'anno d'Italia: 1250 cicli con embrioni freschi e 450 cicli con
embrioni o ovociti congelati (il 30% dei pazienti arriva da fuori regione) Professore, siete pronti a partire con la
fecondazione eterologa? «Spero di poter cominciare ma al momento non possiamo. Sicuramente siamo
favorevoli al fatto che una struttura pubblica si faccia carico dell'eterologa e non soltanto dell'omologa. A me
non interessa correre per piantare una bandierina ma mettere su un programma serio». Allora l'Emilia
Romagna è pronta? «La classe politica di questa regione non può rimanere indifferente. Anche solo per
storia. Ma quale assessore può prendersi una responsabilità così grossa in questo momento delicato, ora che
Errani si è dimesso e siamo in amministrazione ordinaria? Temporeggeranno». Quante coppie si sono rivolte
a lei dopo la sentenza della Corte Costituzionale? «Almeno 50 coppie mi hanno contattato e io ho detto loro
di farsi vive a metà ottobre perché prevedevo questo stallo. E se si mettono in testa di fare anche una legge
andremo alle calende greche. Chi può va all'estero dove per giocarsi tutte le carte ci vogliono almeno 30 mila
euro. E dopo la sentenza della Consulta sono aumentate le richieste dei meno abbienti». E donatrici, donatori
si sono fatti avanti? «No, è ancora presto. Io per formare una platea di donatori punterei molto sul
coinvolgimento delle persone che si sottopongono alla fecondazione omologa. Dovrebbe scattare la
solidarietà tra coppie che hanno affrontato gli stessi desideri e problemi». Un messaggio alla politica lo vuole
mandare? «Sì: sono contrario all'ipotesi del decreto o di rimettere mano a una legge. Basta la sentenza della
Corte Costituzionale. E' però indispensabile avere delle linee guida nazionali emesse dal Ministero, mi auguro
che non ci mettano bastoni tra le ruote». C'è una storia che l'ha colpita in tutti questi anni? «Ricordo una
coppia che aveva fatto cinque cicli di procreazione medicalmente assistita da noi, non sono andati a buon
fine e quando ha superato i 43 anni, la signora, si è rivolta all'estero praticando la fecondazione eterologa. Lì
si è sottoposta ad altri quattro cicli e ora ha coronato il sogno». E non c'è nessun profilo etico rilevante? C'è
chi parla di deriva eugenetica. «Vogliono solo dissuadere le coppie. Rimane un problema molto spinoso:
l'obbligo di comunicare al bambino la sua origine genetica. Io penso che per legge non si possa obbligare un
genitore e poi la stragrande maggioranza delle coppie che fanno l'eterologa decide di non dire niente ai figli.
Infine, altro problema da affrontare e che rimane sul tavolo è la possibilità che due fratelli genetici, e quindi
inconsapevoli, possano mettersi insieme». Lei è cattolico? «Sì». Stefania Piras
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 12/08/2014
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Incontro a settembre
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Il Messaggero - Ed. nazionale
Pag. 12
(diffusione:210842, tiratura:295190)
L'EPIDEMIA R O M A È lecito utilizzare dei farmaci ancora non testati sull'uomo sui pazienti in una situazione
di emergenza come quella legata a Ebola? La domanda fino a questo momento sembra avere risposte
diverse a seconda del paziente, con gli occidentali, i due missionari statunitensi e quello spagnolo, che hanno
ricevuto il siero "miracoloso" ZMapp, mentre gli africani si sono sentiti rispondere che per il momento è
prematuro un uso su larga scala. A dirimere la questione potrebbe essere il panel dell'Oms riunito proprio per
affrontare la questione, mentre nei paesi colpiti le misure convenzionali non sembrano per il momento
fermare l'epidemia. Alla riunione, che dovrebbe dare un responso già oggi, partecipano scienziati e
rappresentanti della società civile africana, oltre ad un dirigente di Medici Senza Frontiere. Proprio l'Ong si è
detta pronta a distribuire nei propri ospedali nelle zone colpite eventuali trattamenti autorizzati. «Siamo pronti
a fare in modo che i suoi pazienti possano beneficiare di uno di questi farmaci - afferma Armand Sprecher,
medico specializzato in febbri emorragiche - e speriamo, affinché questo accada, che tutti gli ostacoli
possano essere rimossi». Se in occidente non ci sono ancora casi, la situazione in Africa peggiora di giorno
in giorno. Uno dei paesi più colpiti è la Liberia, dove è stata messa in quarantena la terza provincia e cento
persone sono state bloccate al confine con la Costa D'Avorio mentre in Nigeria il numero dei casi stimati dal
ministero della Salute è salito a 10.
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 12/08/2014
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Ebola, il vaccino sarà testato solo sui malati di Usa e Spagna
12/08/2014
Il Messaggero - Ancona
Pag. 38
(diffusione:210842, tiratura:295190)
DOPO FERRAGOSTO I PRIMI SPOSTAMENTI DI REPARTI NELLA CITTÀ BIANCA PER FAR POSTO AL
MATERNO-INFANTILE
SANITÀ/2
Bonifica terminata all'ospedale di Torrette dell'ex sede di Anatomia Patologica, pronto il trasferimento della
direzione generale che verrà attuato dopo Ferragosto. L'azienda Ospedali Riuniti accelera i tempi del trasloco
dell'ospedale Salesi dall'attuale presidio di via Corridoni che dovrà avvenire entro la fine dell'anno. «La
bonifica da amianto - spiega il direttore generale Paolo Galassi - è terminata. Siamo a buon punto per
trasferirci. Il Salesi? I primi reparti potranno spostarsi già entro la fine dell'anno perché non tutti gli spazi che
libereremo per l'ospedale materno-infantile avranno bisogno di lavori di adeguamento». Ripresi a Torrette
anche i lavori per l'ampliamento del Pronto soccorso che serviranno a ricavare il Primo intervento pediatrico.
Stanziati 600mila euro già approvati dall'Asur. Confermati i primi reparti che libereranno il sesto piano della
Cittadella bianca dove si trasferiranno quelli del Salesi ad eccezioni di alcuni reparti che saranno accorpati,
per una migliore funzionalità, a quelli degli adulti (tra questi Neuropsichiatria infantile).
I primi a spostarsi dal sesto piano di Torrette saranno Allergologia, Pneumologia e Otorinolariongoiatria. Per il
primo la nuova collocazione sarà al piano zero dello stesso presidio, come già ipotizzato a fine maggio. Il
reparto diretto da Floriano Bonifazi prenderà il posto dei locali occupati oggi dalla Riabilitazione cardiologica.
Attualmente il servizio, che non ha degenze ma solo attività ambulatoriale, è dotato 14 stanze per terapie ed
ambulatori comprese le stanze per la direzione. Otorinolaringoiatria è confermata al terzo piano, dove si
trovano alcuni day hospital insieme all'Ematologia e alla Dietologia. Qui lo spostamento si potrà realizzare in
pochi giorni perché la degenza sarà trasferita in stanze già predisposte ad ospitare posti letto e pazienti.
Otorinolaringoiatria ha quindici posti letto più due di day hospital. Il reparto accoglie invece nove ambulatori,
tutti da spostare, e il servizio di audiovestibologia per chi ha problemi di sordità e vertigini. Inizialmente il
trasferimento era previsto al quarto piano, al posto della direzione generale. Il servizio di riabilitazione
cardiologica verrà spostato dal piano zero. La Pneumologia dovrebbe prendere parte degli spazi della
direzione generale, al quarto piano.
L'arrivo del Salesi a Torrette comporterà un restringimento di tutti gli ambulatori. In particolare quelli per la
Chirurgia senologica, la Chirurgia vascolare, la Clinica urologica e Medicina vascolare. Urologia e Chirurgia
Vascolare non dovrebbero cambiare posto, rimanendo al sesto piano dove si trovano oggi. Lo spazio
occupato infatti rientra nell'ala del Lancisi che non è interessato al trasloco del Salesi. Dopo l'approvazione
del cronoprogramma è stata definita anche la spesa del trasferimento del Salesi e adeguamento degli spazi
di Torrette. Una cifra pari a 3 milioni di euro.
M.Verd.
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SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 12/08/2014
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Salesi a Torrette, si prepara il trasloco
12/08/2014
Il Giornale - Ed. nazionale
Pag. 1
(diffusione:192677, tiratura:292798)
Senatore operato Sei malati spostati in una stanza sola
Paolo Bracalini
«Arriva il senatore». Così - per lasciargli una stanza singola sei malati sono stati ammassati in una camera
del Policlinico di Roma. a pagina 10 Da qualche giorno Roberta Cristofani, studentessa di Infermieristica
tirocinante nel reparto di Medicina interna del Policlinico Umberto I di Roma, è bombardata da richieste di
amicizia sui social network, improvvisi fan che si complimentano per il suo coraggio. Sui siti internet rimbalza
la lettera aperta che la studentessa ha scritto al primario del suo reparto qualche giorno fa. Racconta un
episodio accaduto al Policlinico Umberto I, anche se la praticante infermiera - da noi interpellata - non vuole
rivelare il nome del senatore protagonista della vicenda, perché «vincolati al segreto professionale». Scrive
nella lettera la Cristofani, indirizzandola «alla cortese attenzione del Professor V. (Policlinico Umberto I,
Roma)»: «Gentile professor V., sono una studentessa di Infermieristica del primo anno e al mio secondo
tirocinio mi sono trovata a lavorare nel suo reparto. Una sera, verso le 20, ho notato una certa agitazione da
parte del personale. Due pazienti, senza ricevere alcuna spiegazione, sono stati spostati in stanze in cui
erano presenti già altri quattro letti, mentre quella in cui si trovavano loro è rimasta vuota. Lo stato di
agitazione continuava: apriamo le finestre, spruzziamo un deodorante, il nuovo letto deve essere perfetto. Il
nuovo letto. Uno solo. Io non ho molta esperienza, per questo mi è sembrato naturale chiedere lumi. "Domani
arriva il senatore. Deve stare in una stanza singola, disposizioni del primario". Può anche solo lontanamente
immaginare l'umiliazione che ho provato nel comunicare ai due pazienti che occupavano la stanza
sgomberata per far posto al senatore che avrebbero dovuto spostarsi? "Voi siete malati di serie B, dovete far
spazio al malato di serie A."». La lettera si conclude così: «La prego, con tutto il cuore, di non lasciarmi con la
sensazione amara che "tutti i pazienti sono uguali, ma alcuni sono più uguali degli altri"». Chi sarebbe il
senatore per cui il Policlinico di Roma, ospedale pubblico, fa sgombrare gli altri pazienti? L'episodio sarebbe
accaduto a giugno, veniamo a sapere, e il politico «un senatore dell'Udc». Una richiesta del senatore, o del
suo staff, oppure un'iniziativa autonoma del primario? «Quando ho parlato con il senatore - racconta la
Cristofani, che mantiene riservato l'identità del parlamentare - esprimendo il mio sdegno, anche a lui ha
asserito di non sapere nulla delle "disposizioni speciali"... per una volta credo a un politico». Il primario viene
indicato come Francesco Violi, direttore della divisione di Prima Clinica Medica dell'Umberto I, ordinario
dell'Università La Sapienza di Roma. E il senatore? L'Udc ha tre eletti a Palazzo Madama:Pier Ferdinando
Casini, Antonio De Poli e Claudio Zin. Da una rapida ricerca emerge che un senatore è stato effettivamente
ricoverato al Policlinico a giugno, ed è un senatore proprio dell'Udc: De Poli. Cerchiamo il senatore che però
è irraggiungibile, il suo assistente non ci conferma l'accaduto (solo il ricovero all'Umberto I, a giugno, per una
malore poi subito risolto). Interpelliamo il Policlinico, che spiega il «presunto favoritismo» con ragioni
connesse alla privacy e sicurezza in particolari casi: «Non capiamo quale possa essere stato il privilegio
accordato al senatore - scrive la direzione dell'Umberto I - La struttura ospedaliera deve farsi carico e
garantire la privacy e sicurezza di tutti i pazienti ricoverati. In particolari casi è necessaria una attenzione e
precauzioni per motivazioni assistenziali. Nessun favoritismo, ma il medesimo trattamento anche quando
trattasi di personaggi pubblici incaricati di particolari funzioni, che scelgono di farsi curare presso il policlinico.
Nessun disagio è stato causato ad alcuno, se non il pretesto di una incomprensibile strumentalizzazione, e
l'Azienda tutelerà la propria immagine in tutte le sedi, non esclusa quella giudiziaria». Basterà per convincere
che non sia un caso di favoritismo all'italiana?
Foto: IL CASO Antonio De Poli, senatore Udc Sotto l'ingresso del Policlinico
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 12/08/2014
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LA CASTA IN OSPEDALE
12/08/2014
Il Giornale - Ed. nazionale
Pag. 10
(diffusione:192677, tiratura:292798)
Eterologa, la Toscana avverte: «Noi andiamo avanti lo stesso»
CBas
Continua il caos sul «federalismo dell'eterologa». Ieri al Corriere della Sera il governatore toscano Enrico
Rossi ha confermato che andrà avanti: «Il ministro Lorenzin non può dire "fermatevi"». Il ministero risponde
che a settembre partirà un nuovo tavolo per un «approfondimento giuridico», se possibile anche con la
partecipazione della Corte costituzionale. La stessa Consulta che aveva ribadito l'illegittimità del divieto di
eterologa. Intanto le Regioni chiedono chiarezza in attesa della legge annunciata dal governo. «Non è in
discussione la legge - dichiara il presidente della Conferenza delle Regioni e governatore piemontese Sergio
Chiamparino - ma le modalità e le condizioni economiche della sua applicazione. Sono già d'accordo con il
ministro Lorenzin: non appena rientra dal suo viaggio discuteremo del riparto del fondo sanità e delle linee
guida di applicazione per le Regioni in materia di eterologa». Chiamparino assicura che «non c'è fretta e non
c'è necessità di accelerazioni. Serve un quadro normativo nazionale». Dopo la Toscana però anche la Liguria
avverte che se il quadro di riferimento tarderà ad arrivare, partirà con la pratica. L'Emilia Romagna sollecita
«un atto di regolamentazione nazionale», così come l'assessorato lombardo che chiede di fare presto «per
evitare un secondo "caso Stamina"». E Catiuscia Marini, presidente dell'Umbria, propone che in attesa della
legge le Regioni concordino con il governo «un indirizzo unitario, valido nella fase di transizione».
Foto: SMARRITA Il ministro della Salute Beatrice Lorenzin
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 12/08/2014
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Lo scontro sulla fecondazione, il ministro: «Tavolo a settembre»
12/08/2014
Il Fatto Quotidiano
Pag. 11
(tiratura:100000)
IL MINISTRO LORENZIN ANNUNCIA UN TAVOLO DI APPROFONDIMENTO A SETTEMBRE. MA
TOSCANA, LIGURIA E LOMBARDIA SONO PRONTE A PARTIRE IN PIEMONTE Chiamparino non dà il via
libera finché non ci sarà una legge. Ma all ' ospedale Sant ' Anna ci sono già donne in lista d ' attEsa
Chiara Daina
Sull ' eterologa è scoppiato il caos. Il solito di tipo campanilistico. Non basta infatti che il neopresidente della
Corte Costituzionale Giuseppe Tesauro, due giorni fa, intervistato dal Messaggero , abbia ribadito che non
esiste un vuoto normativo dopo la sentenza che il 9 aprile scorso ha bocciato il divieto al metodo eterologo e
che " i centri di fecondazione assistita autorizzati possono praticare già ora l ' eterologa, purché rispettino tutti
quei paletti che la legge 40 ha fissato per la procreazione medicalmente assistita in generale e tutti i
meccanismi di controllo pubblico previsti e magari talvolta insufficienti " . Neanche per il ministro della Salute
Lorenzin, che continua a mantenersi salda sulle sue idee (cioè sulla necessità di un decreto che legiferi ogni
aspetto della fecondazione eterologa), anche se ieri ha deciso di riprendere la questione a settembre con un
nuovo tavolo per un approfondimento sugli aspetti giuridici coinvolgendo la Consulta. Magari si è pentita di
aver voluto a tutti i costi lasciare un segno indelebile sul percorso della fecondazione artificiale. Alla
spaccatura profonda dei piani alti del potere corrisponde il pasticcio nelle Regioni, le vere protagoniste di tutta
questa vicenda. Variegate nei problemi e nelle prese di posizione. Eccole. TO SC A N A . La prima e l ' unica
ad aver già recepito attraverso una delibera la sentenza della Consulta sulla legge 40 e ad aver previsto che
le coppie possano avvalersi della fecondazione eterologa con il contributo pubblico, pagando un ticket da 500
euro (come quello per l ' omologa). " Il ministro Lorenzin non ci può ordinare di fermarci, quindi non faremo
marcia indietro " ha assicurato il presidente regionale Enrico Rossi. PIEMONTE. Dà ragione a Lorenzin e
aspetta il quadro normativo nazionale prima di procedere con gli interventi. Lo ha sottolineato Sergio
Chiamparino, presidente del Piemonte e della Conferenza delle Regioni: " Non c ' è fretta " . Ma all ' ospeda
le Sant'Anna ci sono già donne in lista d ' attesa per la fecondazione eterologa. LO M BA R D I A . Idem.
Invoca una legge nazionale al più presto. Diversamente, dice una nota, " è disponibile a valutare l'eventuale
emanazione di atti di governo transitori, per offrire alle strutture lombarde norme e protocolli definiti " . Vuole
evitare un secondo " caso Stamina " . V E N E TO. Pretende " regole serie per evitare pasticci " . Auspica che
l ' organizzazione dei comandamenti avvenga in tre-quattro mesi e nutre scetticismo sul fatto che l ' eterologa
possa essere inserita nei Lea (livelli essenziali di assistenza), con esborso di ticket o in forma gratuita, perché
" anche se è la soluzione ideale, soltanto otto regioni sono in equilibrio di bilancio e sarà inevitabile che il
governo stanzi ulteriori risorse " . Ma le troverà? LIGURIA. Perplesso sui Lea pure l ' assessore alla Salute
Claudio Montaldo. " È chiaro che serve uno stanziamento ad hoc per dare gratuità al di là del reddito " .
Comunque la Liguria è pronta, hanno già le linee guida autoprodotte che tengono conto della " comunità
scientifica italiana e internazionale " . Anzi, " potrebbe avviare in poco tempo l ' attività dei centri " . E poi la
minaccia: se Parlamento o Lorenzin tarderanno sul da farsi, " partirà con il servizio " e " de libererà sulla
questione eterologa " . EMILIA ROMAGNA. Stop finché non arrivano le linee guida del ministero. VALLE D '
AO STA . Vuole la legge dall ' alto nonostante i reminder di Tesauro e il Consiglio dei ministri che venerdì
scorso ha bloccato il decreto Lorenzin. Nessuna preclusione ideologica, però. FRIULI VENEZIA GIULIA. Ri
fiuta il fai da te, il tema è troppo delicato. " Merita una valutazione attenta e scelte comuni " ha detto l '
assessore alla Salute Maria Sandra Telesca. E il Friuli si aspettava che il decreto promesso dal ministro della
Salute L A Z I O. Non muove un dito finché il governo non detta legge: " Siamo d ' accordo con Chiamparino "
. Ma c ' è chi non è d ' ac cordo. Come il direttore del reparto di medicina della riproduzione dell ' European
Hospital: " Noi partiremo a settembre, il ministero ha avuto tutto il tempo per redigere le linee guida " .
PUGLIA. Entro la fine del mese farà rete con le strutture che ospita, sotto la guida del Policlinico di Bari, poi
aspetterà i dettami del ministero, se arrivano. UMBRIA. " In attesa del verdetto della Lorenzin, ha detto la
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 12/08/2014
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ETEROLOGA ED È SUBITO CAOS LE REGIONI SI SPACCANO
12/08/2014
Il Fatto Quotidiano
Pag. 11
(tiratura:100000)
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 12/08/2014
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presidente Catiuscia Marini, " le Regioni, come enti erogatori di servizi sanitari, le coppie possono richiedere
l'effettuazione della fecondazione eterologa " . MOLISE. Confida di trovare un accordo all ' interno della
Conferenza delle Regioni. in andasse in porto. CALABRIA. Qui non puoi portare a termine neanche la
normale procreazione assistita, causa mancanza di centri abilitati. Dalle altre regioni ancora non sono
pervenute risposte.
Foto: TORNA PERPLESSA
Foto: Il ministro della Salute Lorenzin La Pre ss e
12/08/2014
QN - Il Resto del Carlino - Bologna
Pag. 15
(diffusione:165207, tiratura:206221)
Allarme della Cisl: «L'ospedale rischia di ridursi o addirittura di chiudere»
- LOIANO - LO SPETTRO della chiusura dell'ospedale Simiani continua ad aleggiare sugli abitanti della
montagna, creando non poche perplessità anche negli addetti ai lavori. «Siamo preoccupati per il destino di
questo piccolo, ma fondamentale ospedale, importantissimo per i loianesi e per i cittadini dei comuni limitrofi:
se venisse a mancare, non avendo nessun'altra struttura vicina, sarebbero costretti a raggiungere la città,
muovendosi con grandi disagi soprattutto durante i periodi invernali». C'è amarezza nelle parole di Daniela
Gallamini, delegata Cisl Fp dell' Ausl di Bologna, che dopo anni di battaglie contro la chiusura dell'ospedale
continua a tenere alta la guardia: «Nel reparto di medicina ci sono 36 posti letto, purtroppo però da circa un
mese i ricoveri si sono dimezzati e i medici non ricoverano quasi più - spiega -. Il primario e un'altra
dottoressa sono andati in pensione e non sono stati sostituiti, c'è confusione nei reparti del day hospital e del
day surgery, la casa della salute non è ancora partita: dovevano arrivare 6 medici di base invece siamo fermi
a 3, inoltre e causa del pensionamento del cardiologo sono calate drasticamente le visite specialistiche, sono
spariti il gastroenterologo, l'oculista e l'otorino». Uno scenario allarmante, che fa sorgere interrogativi e
preoccupazioni: «Dopo la chiusura del punto nascite di Porretta - continua - le riorganizzazioni selvagge con
decine di posti letto in meno, le chirurgie ridotte al lumicino come è successo a Vergato, Porretta e Bazzano
ci chiediamo se ora tocca anche all'ospedale di Loiano». Preoccupato anche l'assessore alla Sanità del
Comune, Alberto Rocca: «E' da diversi anni che stanno calando i servizi del nostro ospedale, fin da quando
ero il presidente del comitato di cittadini. Non temo una chiusura, che trovo improbabile, ma una
trasformazione che potrebbe penalizzare gli abitanti della montagna. Il nosocomio copre un territorio di 7
comuni e spero che con i cambiamenti in vista, tra cui la città metropolitana e l'unione dei comuni, e
mantenendo buoni i rapporti con l'Ausl, si possa garantire una volta per tutte il nostro presidio sanitario: come
Comune ci impegneremo perché questo avvenga». Giada Pagani Image: 20140812/foto/1355.jpg
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 12/08/2014
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LOIANO UN'IMPIETOSA ANALISI SUL PROGRESSIVO RIDIMENSIONAMENTO DEGLI ORGANICI E DI
SERVIZI DEL NOSOCOMIO MONTANO
12/08/2014
Avvenire - Ed. nazionale
Pag. 8
(diffusione:105812, tiratura:151233)
Gli ultimi studi mettono di nuovo sotto accusa la medicina complementare Il Policlinico universitario di Milano:
non si basa su evidenze e distoglie fondi e risorse a quella ufficiale
VITO SALINARO
E di nuovo sotto accusa la medicina cosiddetta "complementare". Omeopatia e agopuntura (le più note) non
possono essere pienamente accreditate, questo il rilievo mosso dalla medicina ufficiale, perché non ci sono
prove della loro efficacia. Oppure, ove queste fossero esibite, peccherebbero di modalità confutabili. A far
discutere la comunità scientifica internazionale, in primavera, una ricerca australiana del National Health and
Medical Research , per il quale l'omeopatia non è più efficace di un placebo e le persone che la scelgono
mettono a rischio la propria salute. La drastica conclusione del documento recita: «Nessuno studio di buona
qualità e ben costruito, con sufficienti partecipanti e risultati significativi, indica che l'omeopatia abbia prodotto
miglioramenti di salute rispetto a una sostanza che non ha affetto sulle condizioni di salute (placebo), o che
l'omeopatia abbia prodotto miglioramenti di salute pari a quelli di un altro trattamento». Di questi giorni è
invece l'ultimo studio svolto da ricercatori italiani e accreditato dall' Eupean Journal of Internal Medicine . Il
lavoro mette sotto accusa i calcoli sui quali poggerebbe la credibilità delle complementari. Calcoli
«inattendibili» secondo Maurizio Pandolfi, già docente all'Università di Lund, in Svezia, e Giulia Carreras,
dell'Istituto per lo studio e la prevenzione oncologica (Ispo) di Firenze, che smontano le medicine non
convenzionali perché «le prove cliniche effettuate finora non sarebbero valide». La notizia assume un rilievo
ancora maggiore se si considera che alcune di queste pratiche sono impiegate in ospedali pubblici e
insegnate in facoltà mediche. E che i loro costi, sottolinea una nota del Policlinico universitario di Milano,
sottraggono risorse alle cure della medicina strettamente basata sulla scienza. Ma come hanno fatto i
ricercatori italiani a giungere a questa conclusione? Oggi l'efficacia delle cure mediche è espressa grazie alle
procedure standard che mettono a confronto un gruppo di pazienti trattati con la terapia in esame, con un
gruppo di controllo che non riceve il trattamento o ne riceve uno diverso. La differenza tra i due gruppi di
pazienti viene poi analizzata con calcoli statistici che servono a stabilire se sia significativa e,
conseguentemente, se una delle due terapie sia più valida dell'altra. Ebbene, per Pandolfi e Carreras «il
problema delle medicine complementari non sta nel modo con cui esse sono messe alla prova, dato che
questi studi clinici sono spesso ben condotti, ma nell'elaborazione statistica dei loro risultati. Infatti aggiungono gli esperti -, la statistica comunemente usata nella moderna clinica non è adatta a valutare
ipotesi di efficacia come quelle delle medicine complementari, che si discostano da principi scientifici
riconosciuti». Ad esempio, «l'omeopatia infrange le leggi della chimica e l'agopuntura presuppone una
improbabile energia vitale». A tal proposito gli autori portano diversi esempi e calcoli matematici «che
mostrano chiaramente la relazione inversa tra la credibilità scientifica dell'ipotesi in esame e la probabilità di
ottenere valori realmente significativi»: in pratica, meno l'ipotesi di partenza è credibile, più è probabile che il
calcolo risulti sbagliato e giustifichi una pratica medica che non ha validità. Dunque, osservano Pandolfi e
Carreras, «la significatività statistica fin qui riportata nella letteratura medica a prova dell'efficacia delle
medicine complementari risulta indebitamente amplificata e quindi inattendibile: le medicine complementari
non possono definirsi basate sulle evidenze, come invece avviene per la medicina ufficiale». Tra i primi a
commentare lo studio, Pier Mannuccio Mannucci, direttore scientifico della Fondazione Ca' Granda Policlinico
di Milano, che va giù duro: «Questo lavoro stabilisce chiaramente che chi pensa di avvalorare le medicine
complementari con i metodi della scienza in realtà sta commettendo un grave errore». E poi, «mancando le
evidenze concrete, non potrebbero e non dovrebbero essere proposte come cure complementari». Anche
perché, «rischiano di distogliere fondi e risorse alla medicina seria e ufficiale, l'unica che sia stata
scientificamente validata e che abbia una efficacia dimostrata con i dati». Più cauto il giudizio di Flavia
Valtorta, a capo dell'Unità di Neuropsicofarmacologia dell'Ospedale San Raffaele di Milano e docente di
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«No a omeopatia e agopuntura: non c'è prova della loro efficacia»
12/08/2014
Avvenire - Ed. nazionale
Pag. 8
(diffusione:105812, tiratura:151233)
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 12/08/2014
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farmacologia nell'Università Vita-Salute del capoluogo lombardo. «Lo studio non boccia le complementari ma
afferma che non è facile dimostrarne l'efficacia. Prendiamo l'agopuntura: non si può fare uno studio classico
"randomizzato" (significa che un paziente ha uguale probabilità di essere trattato o non trattato, ndr) in
"doppio cieco" (cioè né il paziente né il terapeuta sanno se viene somministrato il farmaco oppure il placebo,
ndr): con un farmaco lo si può fare, con l'agopuntura no, perché il paziente o lo buco o non lo buco». Ma
allora vanno usate o no le complementari? Ancora Valtorta: «Le complementari non dovrebbero essere
proposte come cure efficaci perché l'efficacia non è provata. Questo non significa di per sé che non lo siano.
Ci sono situazioni in cui l'efficacia è difficile da dimostrare: prendiamo le psicoterapie psicodinamiche, che
sono altamente individualizzate e per le quali è difficile realizzare uno studio scientifico; nel senso che ogni
paziente viene trattato in maniera diversa, non c'è un trattamento standard. Oppure le terapie manuali, come i
massaggi: dipendono molto dalle abilità del terapeuta, quindi anche in quel caso è difficile fare uno studio su
vasta scala perché ogni caso è differente». D'altra parte, aggiunge Valtorta, va tenuto conto dell'aspetto che
«investe la farmacoeconomia. Perché in presenza di risorse limitate, queste andrebbero indirizzate verso
terapie scientificamente accreditate. È anche una questione di opportunità e di etica, perché proporre una
cura di non provata efficacia, da una parte potrebbe illudere il paziente, e dall'altra lo porterebbe a non
utilizzare terapie provate». In buona sostanza, conclude l'esperta, «per disturbi di piccola entità l'utilizzo di
farmaci complementari può essere ammesso: se un paziente ha un mal di schiena legato all'artrosi e sta
meglio tenendo in mano delle pietre, poco male. Ma se un paziente ha una malattia seria come un tumore, il
rischio è enorme e non va corso. A tal proposito, mi torna alla mente l'esperienza della terapia Di Bella che
non solo è costata molte vite, in termine di terapie mancate, soprattutto a bambini; ma è costata tanto anche
alle casse statali».
100
11
320mila
MILIONI DI CITTADINI ITALIANI UTILIZZANO FARMACI OMEOPATICI SALTUARIAMENTE
MEDICI IN ITALIA PRESCRIVONO O INDICANO MEDICINALI "ALTERNATIVI"
ILIONI DI ITALIANI RICORRONO ABITUALMENTE ALLE MEDICINE COMPLEMENTARI
MILIONI DI EUROPEI FANNO USO DI FARMACI OMEOPATICI E ANTROPOSOFICI
da sapere
Italia terzo mercato europeo per le medicine alternative L'attenzione al paziente nella sua globalità (dal punto
di vista biologico, psicologico, degli stili di vita, ecc.), per cui occorre guarire il malato prima che combattere la
malattia; il simile cura il simile, cioè occorre somministrare un rimedio che provochi gli stessi sintomi di una
malattia per curarla; e poi il principio di infinitesimalità, ovvero la maggior parte delle medicine diventano più
potenti quanto più sono diluite. Per sommi capi l'omeopatia risponde a questi requisiti. Tre europei su quattro
la conoscono. E più di 100 milioni di persone nel Vecchio continente scelgono farmaci omeopatici e
antroposofici (gli Hamps) per la loro assistenza sanitaria. L'Italia è il terzo mercato in Europa, dopo Francia e
Germania, con un fatturato annuo di oltre 170 milioni di euro. 11 milioni di italiani utilizzano farmaci
omeopatici prescritti o indicati da 20mila medici ma sono 3 milioni gli abitanti del Belpaese che ne fanno
ricorso in modo continuativo (dati Doxa Pharma). Le imprese degli Hamps (4.000 gli addetti diretti o indiretti in
Italia) lamentano però i continui rinvii del Parlamento nell'iter di approvazione di una legge specifica che
adegui il nostro Paese alla normativa europea. Misura sollecitata dalla stessa Ue e che prevede di sottoporre
i prodotti omeopatici a una registrazione e valutazione simile a quella dei farmaci tradizionali con procedure
stabilite dall'Agenzia del farmaco.
12/08/2014
Avvenire - Ed. nazionale
Pag. 9
(diffusione:105812, tiratura:151233)
Eterologa, le Regioni stoppano la fuga in avanti della Toscana
Lorenzin: a settembre un "tavolo" con enti locali e centri Chiamparino, presidente del Piemonte: giusto
attendere una legge. Gli fanno eco Liguria, Umbria, Emilia Romagna e Veneto. Polemiche per un intervento
di Tesauro (Consulta)
FRANCESCO OGNIBENE
robabilmente pensava di mettersi alla testa del fronte dei contrari a un intervento legislativo del Parlamento, e
invece si è ritrovato da solo. Il presidente della Regione Toscana Enrico Rossi ha passato gli ultimi giorni a
rilasciare dichiarazioni determinate contro la scelta del premier Renzi (leader del suo partito), approvata dal
Governo all'unanimità, di preferire come strumento per normare la fecondazione eterologa nel nostro Paese
una legge delle Camere rispetto a un decreto. La conseguenza ovvia che non si possa procedere su un
terreno fino a ieri interdetto finché non ci saranno norme chiare e valide su tutto il territorio nazionale ha visto
Rossi fieramente contrario: «Il ministro Lorenzin non può dire "fermatevi". La Corte Costituzionale ha stabilito
che non si può vietarla e noi diamo attuazione alla sentenza. I giudici sottolineano come il divieto per le
coppie sterili di ricorrere all'eterologa è privo di un fondamento costituzionale, come la scelta di diventare
genitori è frutto della libertà di autodeterminarsi. Vedremo se arriveranno cittadini da altre Regioni e
comunque le nostre strutture li accoglieranno». Dichiarazioni dalle quali le altre regioni si sono dissociate una
dopo l'altra, con varie sfumature. A cominciare dal Piemonte , dove il governatore Sergio Chiamparino,
anch'egli esponente del Pd e soprattutto a capo della Conferenza delle Regioni, ribatte sicuro: «Ne
discuteremo da settembre, non c'è fretta e non c'è necessità di accelerazioni. Sono convinto che sia
necessario un quadro normativo nazionale». Poi una stoccata a Rossi: «Non sono alla ricerca di un titolo di
giornale su un argomento così serio. Capisco che sia agosto e che le polemiche montino, ma sono convinto
che si debba affrontare la questione con i giusti tempi». Da una regione di centrosinistra all'altra, gli fa eco la
Liguria , che attraverso il vicepresidente della giunta regionale e assessore alla salute Claudio Montaldo fa
sapere che «con le strutture ospedaliere genovesi dell'Evangelico e di San Martino saremmo in grado di
praticare l'eterologa nel giro di qualche settimana. È necessario però avere un quadro di riferimento
nazionale», e per questo auspica che la Conferenza delle Regioni organizzi un confronto e chieda «al
Parlamento di essere sentiti» per «poter poi aprire un confronto per costruire la normativa nazionale». Dello
stesso tenore le dichiarazioni di un altro governatore pd come Catiuscia Marini, che dall' Umbria fa sapere
come «in attesa che intervengano normative nazionali, le Regioni, come enti erogatori di servizi sanitari, sono
tenute a gestire una delicata fase transitoria nella quale le coppie possono richiedere l'effettuazione della
fecondazione eterologa. È evidente tuttavia che ci sono aspetti di disciplina normativa che difficilmente
possono essere risolti a livello regionale (tenuta registri, diritti donatori...)». Martini considera «particolarmente
opportuno che, in attesa di nuova legge del Parlamento, le Regioni concordino con il Governo e in particolare
con il Ministero della Salute un atto di indirizzo unitario, valido proprio per questa fase di transizione». Ancor
più esplicito l'assessore alle Politiche per la salute dell' Emilia-Romagna Carlo Lusenti: «Serve un atto di
regolamentazione a carattere nazionale, per evitare che un argomento così delicato e sensibile si trasformi in
una giungla. È doveroso andare oltre l'assunzione di atti da parte delle singole Regioni: ciò comporterebbe
inevitabilmente il rischio di una variabilità da territorio a territorio». Stessa musica sul fronte delle regioni a
guida di centrodestra: «È bene che la fecondazione eterologa si faccia anche in Italia - mette in chiaro Luca
Coletto, assessore del Veneto , preso atto della sentenza della Consulta - ma è chiaro che servono regole
serie per evitare pasticci, per preparare al meglio le strutture sanitarie e per mettere a punto gli opportuni
protocolli scientifici». Anche la Lombardia è sulle stesse posizioni (se ne dà notizia in questa stessa pagina).
Il ministro della Salute Beatrice Lorenzin intanto annuncia per settembre un tavolo di confronto con le
istituzioni coinvolte, inclusa la Corte Costituzionale, il cui presidente Giuseppe Tesauro ha dichiarato in
un'intervista che ha suscitato perplessità e polemiche che «il vuoto normativo non c'è», aggiungendo però
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 12/08/2014
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Il dibattito
12/08/2014
Avvenire - Ed. nazionale
Pag. 9
(diffusione:105812, tiratura:151233)
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 12/08/2014
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che «questo non preclude affatto un intervento del Parlamento». Le Regioni, dunque, sembrano orientate alla
cautela. Tutte tranne una. L'ex sottosegretario alla Salute Eugenia Roccella legge la vicenda in termini
politici: «Il governatore Rossi - è il suo commento - vuole andare avanti con la fecondazione eterologa
nonostante lo stop del presidente del Consiglio Renzi, che è anche segretario del suo partito. Lo invitiamo a
non strumentalizzare a fini politici e di lotta interna del Pd una questione tanto delicata».
Foto: MINISTRO Beatrice Lorenzin
12/08/2014
Avvenire - Ed. nazionale
Pag. 9
(diffusione:105812, tiratura:151233)
«Non ha senso il federalismo per la bioetica»
Saitta, assessore alla Sanità del Piemonte: giusto attendere, ma occorre fare in fretta
FABRIZIO ASSANDRI
l presidente Chiamparino solleciterà al governo e al Parlamento un'indicazione nazionale che consenta per
prima cosa di tutelare i diritti della popolazione italiana, nel rispetto delle norme che dovranno essere
applicate con correttezza ed uniformità», ribadisce Antonio Saitta, assessore alla Sanità del Piemonte. Per
questo, al massimo entro la prima settimana di settembre, incontrerà i presidenti delle Regioni italiane per
fare il punto insieme al ministro Lorenzin. Come giudicate l'operato del Governo? Temiamo che la scelta di
rimandare in Parlamento la questione comporterà tempi lunghi che non ci possiamo permettere, perché ci
sono alcune Regioni e i privati che già premono. L'altro giorno mi ha chiamato l'assessore alla Sanità
dell'Emilia Romagna... E lei cosa gli ha detto? Di aspettare. Chiamparino, in qualità di presidente della
conferenza delle Regioni, convocherà un tavolo con i presidenti delle Regioni entro inizio settembre per
chiedere un intervento urgente. Come giudica la fuga in avanti della Regione Toscana? La trovo inopportuna
- anche se da certi punti di vista comprensibile - perché non ha senso che in uno stesso Stato ci sia
un'interpretazione a macchia di leopardo di un tema così importante e delicato. Ne ha parlato con l'assessore
alla Sanità della Toscana? Sì, mi hanno spiegato che la loro delibera non è ancora operativa. Per questo, se
di stimolo o provocazione vuole trattarsi, dicevo che mi sembra comprensibile. Secondo voi bisogna fare in
fretta. Renzi ha però escluso il decreto legge. Quali sono secondo voi gli strumenti adeguati? Non lo
sappiamo, ma vogliamo una garanzia che non ci vorranno anni. Chiediamo a Renzi che l'iter di legge abbia
una corsia preferenziale, che sia veloce e magari legata alla fiducia. Altrimenti chiediamo al Governo di
tornare sui suoi passi e approvare un decreto legge. Quindi non semplici linee guida? Ci vuole uno strumento
normativo più forte e vincolante, magari un'intesa Stato-Regioni, che è un impegno formale, subito dopo la
firma del quale però il provvedimento deve diventare oggetto di un decreto. Perché una regolamentazione
dall'alto su un tema affidato alle Regioni, come la salute? Siamo convinti che si debba evitare un federalismo
su questi temi. Altrimenti ogni Regione si regolerà come crede, creando una situazione a macchia di leopardo
e alimentando i viaggi della speranza tra una parte e l'altra del Paese, cosa che francamente mi sembra una
sciocchezza. E per quanto riguarda la sanità privata? Potremmo trovarci nella situazione paradossale di un
servizio offerto dal privato che - interpretando la sentenza della Consulta - potrebbe già essere pronto a
partire. E negato dal pubblico perché ancora indietro. Sarebbe un segno di scarsa serietà.
Foto: PIEMONTE. L'assessore Antonio Saitta
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L'intervista
12/08/2014
Avvenire - Ed. nazionale
Pag. 14
(diffusione:105812, tiratura:151233)
Morto il confratello del missionario spagnolo rimpatriato L'annuncio della multinazionale Gsk e dell'Istituto Usa
per le malattie infettive: «Un nuovo vaccino sarà testato sull'uomo entro l'anno. Ma la strada è lunga».
Allarme in Senegal e Ruanda. Altro caso in Nigeria
MATTEO FRASCHINI KOFFI
In Africa come in Occidente continua la battaglia per trovare una cura contro l'Ebola. Le preoccupazioni si
estendono ormai a tutto il Continente, dopo che in Senegal un paziente è stato posto in isolamento, e le
autorità in Ruanda hanno registrato un caso sospetto, di un tedesco arrivato dalla Liberia. È la prima volta
che la paura per quest'ultima epidemia ha raggiunto l'Africa orientale. «Preghiamo anche per le vittime del
virus Ebola e per quanti stanno lottando per fermarlo», ha detto domenica il Papa, ricordando le varie crisi in
corso per il mondo. Secondo l'Organizzazione mondiale della sanità (Oms), sono 961 i morti e quasi 1.800 i
malati individuati finora. La Nigeria ha confermato un nuovo caso a Lagos: i contagiati sono diventati 10. La
Chiesa, dal canto suo, ha ordinato che l'eucarestia sia data ai fedeli in mano e non in bocca, mentre verrà
abolito anche il segno della pace durante la Messa. Un altro religioso, George Combey, confratello del
missionario spagnolo rimpatriato, Miguel Pajares, è morto, invece, domenica notte nella capitale liberiana,
Monrovia. Nel Paese, inoltre, l'Ong Medici senza frontiere (Msf) ha lanciato l'allarme riguardo al «collasso
delle strutture sanitarie locali», dopo che diversi ospedali sono stati chiusi e il personale si è licenziato in
massa. E mentre la Costa d'Avorio ha annunciato la sospensione dei voli della sua compagnia nazionale da e
verso le nazioni più colpite dall'emergenza, l'Uganda, l'unico Paese ad aver avuto 5 epidemie di Ebola dal
2000, ha deciso ieri che manderà il prima possibile i suoi esperti nella regione. «Un vaccino sperimentale
contro il virus verrà testato sull'essere umano entro quest'anno - hanno detto in un comunicato congiunto la
multinazionale britannica Gsk e il National Institute of Allergy and Infectious Diseases (Niaid) statunitense -.
Bisogna ricordare che è ancora all'inizio dello sviluppo e quindi abbiamo una lunga strada da fare». Se i
risultati saranno positivi, il vaccino potrà essere approvato entro la fine del 2015. «La questione principale
riguarda la sicurezza», ha sottolineato Armand Sprecher, medico di Msf, specializzato in febbri emorragiche.
«Non sappiamo se i farmaci possano arrecare danni alla salute dei pazienti e in quale modo. Se i malati
sviluppassero una condizione di instabilità in reazione al trattamento - ha continuato Sprecher -, finiremmo
per metterli in un pericolo ancora maggiore». Il siero ZMapp è stato dato per il momento solo a due missionari
americani e a uno spagnolo e su di loro sembra aver avuto un buon effetto. Ieri l'Oms si è, dunque, riunito per
decidere sulla possibilità di usare i trattamenti sperimentali nell'epidemia in corso. Secondo il New York Times
, quest'ultima epidemia è partita da un bambino di due anni, morto il 6 dicembre a Guéckédou, nel sud della
Guinea Conakry, al confine tra Sierra Leone e Liberia. «Dopo una settimana si è spenta la madre del bimbo hanno spiegato alcuni ricercatori in loco -, quindi la sorella di tre anni e, in seguito, la nonna. Tutti e tre
avevano febbre, vomito e diarrea». Come si è diffusa l'epidemia di ebola Il paziente zero L I B E R I A G U I N
E A KISSIDOUGOU GUÉCKÉDOU MACENTA Un operatore sanitario del villaggio muore all'ospedale di
Macenta Il medico di Macenta che aveva curato l'operatore sanitario Un parente del dottore di Macenta
muore a Nzérékoré Due fratelli del dottore di Macenta muoion a Kissidougou ANSA 6 dic 2013 1 10 feb 2014
3 28 feb 2014 5 24 feb 2014 4 7-8 mar 2014 6 13 dic 2013-2 feb 2014 2 DIC 2013 GEN 2014 FEB 2014 MAR
2014 Un bambino di due anni del villaggio di Guéckédou è il paziente zero dell'epidemia di ebola Sorella di
tre anni Madre Nonna Levatrice del villaggio NZÉRÉKORÉ 1 3 4 4 5 6 2
Foto: Medici fanno analisi su Ebola negli Usa
Foto: (Reuters )
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Ebola contagia l'Africa orientale Oms apre alle cure sperimentali
12/08/2014
QN - Il Giorno - Milano
Pag. 10
(diffusione:69063, tiratura:107480)
Forza Italia e Ncd criticano le proposte della Lega
- MILANO - RIMANE aperto anche nel cuore dell'estate il «cantiere» del Libro bianco che il governatore
leghista Roberto Maroni ha presentato per tutto il mese di luglio ai «portatori d'interesse» (dirigenti, medici e
altri lavoratori della sanità lombarda, ma anche sindaci, sindacati, volontari) nella riforma della sanità
lombarda dopo 17 anni di sistema Formigoni. Quel modello che funziona per i malati acuti, meno per quelli
cronici, 30% dei lombardi e 70% della spesa sanitaria regionale. In aumento, a fronte di risorse da prevedere
al massimo stabili, anche dopo che il riparto 2014 del fondo sanitario nazionale ha assegnato alla Lombardia,
grazie al nuovo criterio dei costi standard, 17,5 miliardi di euro su 107 totali (mezzo miliardo più del 2013).
L'architettura tratteggiata dagli Assessorati di Mario Mantovani (Salute) e Maria Cristina Cantù (Welfare)
falcia in numero le Asl e le trasforma in «agenzie» che non erogano più prestazioni sanitarie per concentrarsi
su programmazione socio-sanitaria territoriale (coordinate dalla Regione) e negoziazione dei contratti
(coordinate dalla futura Centrale unica degli acquisti). Mentre tutti i servizi pubblici, ospedalieri e territoriali,
finirebbero sotto l'ombrello delle Ais, Aziende integrate per la salute: evoluzione delle aziende ospedaliere
con un bacino simile alle vecchie Asl, articolate in poli territoriali che si occupano di cure primarie e
prevenzione attraverso una rete di centri socio-sanitari e Presidi ospedalieri territoriali, e poli ospedalieri a
loro volta strutturati in presidi «di riferimento» ad alta specialità e «di rete» con pronto soccorso, più la rete
degli Irccs specialistici. Quella della Giunta è ancora una proposta, sulla quale gli alleati della Lega in
Regione - Forza Italia con la coordinatrice regionale Mariastella Gelmini e il Nuovo centrodestra - hanno
segnalato diverse criticità.
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 12/08/2014
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Addio Asl e strutture in rete Il libro bianco della sanità resta un «cantiere»
aperto
12/08/2014
QN - Il Giorno - Milano
Pag. 11
(diffusione:69063, tiratura:107480)
Il piano 2014 prevede la stabilizzazione di 82 dirigenti e 243 dipendenti
Giulia Bonezzi
- MILANO - DELLE 1.184 assunzioni nella sanità lombarda deliberate dalla Giunta Maroni il primo agosto,
poco più di un quarto andranno a rimpinguare gli organici in sofferenza degli ospedali pubblici milanesi. O
meglio a coprire un turnover bloccato dal 2012, ma solo in una misura variabile tra il 40 e il 65% delle uscite.
Il piano assunzioni 2014 vale 56 milioni di euro, e ne prevede 325, a tempo indeterminato, da perfezionare al
più tardi entro luglio 2015 in sette aziende ospedaliere e tre Irccs del capoluogo. Al Policlinico sono 69: 15
dirigenti, di cui 5 destinati alle strutture complesse di endocrinologia e malattie metaboliche, dermatologia
pediatrica, statistica sanitaria, allergologia e chirurgia pediatrica. E 54 lavoratori del «comparto», di cui 34
infermieri, 6 tecnici sanitari, altrettanti operatori socio-sanitari e amministrativi. L'Istituto neurologico Besta
stabilizza 5 dirigenti e 6 nel «comparto» (3 infermieri), l'Istituto dei tumori sei dirigenti e altri 12, di cui 11
infermieri. AL NIGUARDA entrano dieci dirigenti (otto medici) di cui due per le strutture complesse di
neurorianimazione ed ematologia; e 50 tra infermieri (30), Oss (16), personale ausiliario (2) e amministrativi
(2). Per il «comparto» dell'ospedale San Paolo si aprono 21 posti di cui 14 da infermiere e gli altri da tecnico
sanitario; inoltre, sei dirigenti. Altrettanti da stabilizzare al Sacco (uno per la struttura di ortopedia e
traumatologia), con altri 16 di cui 6 infermieri e 4 Oss. Sei dirigenti anche per il Fatebenefratelli, più 17
dipendenti tra cui 8 infermieri e 6 Oss. Sette dirigenti al San Carlo Borromeo (uno per la struttura complessa
di neurologia), e altri 17 posti di cui 11 per infermieri e 3 per amministrativi. Gli Istituti clinici di
perfezionamento hanno il via libera per inserire ben 18 dirigenti, di cui tre sulle strutture complesse di
pediatria (al Buzzi), radiodiagnostica (al Bassini) e odontoiatria; 38 gli altri assunti, di cui 15 infermieri e
altrettanti amministrativi. Infine all'Ortopedico Gaetano Pini entrano 4 dirigenti e 12 nel «comparto» (di cui 3
infermieri e 5 amministrativi). In aggiunta ai 325 assunti milanesi ci sono poi 23 assunzioni (6 di dirigenti)
all'ospedale di Melegnano e altre 27 (7 dirigenti) al Salvini di Garbagnate. Giulia Bonezzi
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 12/08/2014
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Dal Policlinico al Fatebenefratelli trecento assunzioni in 10 ospedali
12/08/2014
Il Manifesto - Ed. nazionale
Pag. 5
(diffusione:24728, tiratura:83923)
Asse Lorenzin-Chiamparino Ma la Toscana va avanti da sola
Ernesto Milanesi
Dopo il diktat del premier Renzi sulla fecondazione eterologa, la marcia indietro del ministro Beatrice Lorenzin
(addio decreto, decida il Parlamento) combacia con la «legalità democratica» di Sergio Chiamparino. Il neoeletto governatore del Piemonte, nel ruolo di presidente della Conferenza delle Regioni, si allinea così:
««Sono già d'accordo con il ministro: non appena rientra dal suo viaggio fisseremo un incontro per discutere
del riparto del fondo sanità e definire le linee guida di applicazione in materia di fecondazione eterologa». Ad
inizio settembre è in agenda la riunione delle Regioni e Chiamparino già che c'è si allinea anche con il
leghista veneto Luca Coletto (coordinatore della Commissione Salute): «Non è in discussione la legge, ma le
modalità e le condizioni economiche della sua applicazione».
Peccato che il presidente della Corte Costituzionale Giuseppe Tesauro abbia chiosato senza equivoci la
sentenza sulla legge 40: «I centri di fecondazione assistita autorizzati possono praticare già ora l'eterologa,
purché rispettino tutti quei paletti che la legge ha fissato per la procreazione medicalmente assistita in
generale e tutti i meccanismi di controllo pubblico previsti e magari talvolta insufficienti». E Stefano Rodotà
scandisce: «Sono scandalizzato dal comportamento del governo: c'è una palese violazione della sentenza
della Corte Costituzionale. C'è una grande ipocrisia da parte del governo Renzi. Apparentemente dice: "è una
questione di cui si deve occupare il Parlamento" ma di fatto reintroduce il divieto a ricorrere all'eterologa, in
assoluto contrasto con quanto stabilito dalla Corte Costituzionale».
È proprio questa la linea adottata dalla Toscana con il governatore Enrico Rossi: ««Il ministro Lorenzin non
può dire fermatevi. La Corte Costituzionale ha stabilito che è vietato vietarla». La delibera toscana ha già
recepito la sentenza: strutture pubbliche aperte alle coppie con un ticket di 500 euro. «Se sarà impugnata, ci
difenderemo. Se non sarà appellata andremo avanti» garantisce Rossi. E anche i centri che fanno parte
dell'associazione Cecos Italia da settembre in Toscana inizieranno le fecondazioni eterologhe.
Sotto traccia, lo scontro è stato anche con Assuntina Morresi (l'esperta di fiducia del ministro Lorenzin)che
ammonisce le Regioni «da fughe in avanti che metterebbero a repentaglio la salute dei nati». Ma il Lazio è
pronto a seguire le orme della Toscana: Alessio D'Amato (responsabile della cabina di regìa della sanità
regionale) lo conferma. E ora si tratta di aspettare che la giunta di Nicola Zingaretti deliberi di conseguenza.
Una scelta che potrebbe estendersi anche a Liguria, Umbria e Friuli.
Più complicata la situazione dell'Emilia a causa del "vuoto istituzionale": al Sant'Orsola di Bologna aspettano
indicazioni. Andrea Borini, presidente della Società italiana di fertilità e medicina della riproduzione, fa
chiarezza: «Se una cosa non è vietata, la si può fare. Se non si può fare, occorre che il ministero o la
Regione lo dica per iscritto. A settembre, procediamo: abbiamo circa 200 donne in attesa di fare
l'ovodonazione. Avevamo fatto l'eterologa per 20 anni, prima del 2004...».
In Italia, sono 348 i centri iscritti al Registro nazionale Pma (procreazione medicalmente assistita). Nella
relazione di 156 pagine del 30 giugno, il ministro Lorenzin ha pubblicato i dati ufficiali del 2012 sulle tecniche
di fecondazione di secondo e terzo livello: 50.087 prelievi e 49.054 trasferimenti di embrioni per 12.639
gravidanze, 8.123 parti e 9.814 nati vivi.
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 12/08/2014
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Fecondazione eterologa / TUTTO RINVIATO A SETTEMBRE
12/08/2014
Libero - Ed. nazionale
Pag. 13
(diffusione:125215, tiratura:224026)
«Gli Usa non curano gli africani». La caccia ai razzisti contagia l'Ebola
CRISTIANA LODI
Dicono sia «top secret», ma in realtà si sa bene cos'è. Resta piuttosto un mistero se, questo siero, potrà
salvare dall'ebola. Perché fino a oggi è stato sperimentato sulle scimmie e non sull'uomo. Del quale non si
conosce con certezza la reazione. Sugli animali, prima infettati dal virus, la medicina si è mostrata efficace,
se somministrata entro le 48 ore dalla contaminazione. Così, almeno, scrive l'autorevole rivista statunitense
The Atlantic, che spiega anche come il farmaco: lo ZMapp, sia stato ottenuto dagli anticorpi sviluppati da tre
topolini da laboratorio, a loro volta infettati di ebola dagli scienziati. Un esperimento americano eseguito (a
San Diego) dall'azienda Mapp Biopharmaceutical; com'è del tutto sperimentale il tentativo di cura sul medico
Kent Brantly e sulla missionaria Nancy Writebol. Entrambi contagiatisi in Liberia. Entrambi americani.
Entrambi migliorati dopo avere preso lo ZMapp. Tanto che la somministrazione del siero è stata poi estesa a
una terza persona: al missionario spagnolo Miguel Pajanes, anche lui riportato da Monrovia a Madrid (la
scorsa settimana) infetto e in condizioni gravi. La Mapp Biopharmaceutical, in tutta fretta, ha fatto sapere che
la terapia oltre a dover essere testata, «è disponibile in dosi molto ridotte», cosa che rende impensabile
poterla distribuire ai quattro paesi dell'Africa (Liberia, Guinea, Nigeria, Costa d'Avorio) che ormai sommano
circa mille morti. Anche il presidente Barack Obama ribadisce sia «prematuro il ricorso in massa al siero
sperimentale», perché sottolinea, «fino a questo momento non disponiamo di tutte le informazioni necessarie
per stabilire se questo medicinale sia efficace». O addirittura dannoso. Oggi dovrebbe arrivare il "sommo"
parere del comitato etico dell'Organizzazione mondiale della sanità. Proprio ieri gli esperti si sono riuniti a
Ginevra per discutere e valutare se la medicina possa essere diffusa su larga scala. E la portavoce, Fadela
Chaib, ha riferito che le domande a cui dovranno rispondere gli addetti ai lavori sono due. Prima: se da un
punto di vista etico sia corretto raccomandare il siero ancora in fase sperimentale e non testato sull'uomo, allo
scopo di per verificarne se sia efficace e non pericoloso. Seconda: dire a chi deve effettivamente essere dato,
visto che le quantità disponibli «sono estremamente limitate». Sarebbe dunque questa la risposta dell'Oms al
polverone di polemiche sollevato da chi urla al razzismo e alla tendenza a somministrare il siero solo a chi è
occidentale. Anche Armand Sprecher, esperto in febbri emorragiche di Medici senza frontiere, dice che
l'organizzazione «sarebbe pronta a distribuire i farmaci sperimentali contro il virus», ma solo «se ci fossero le
autorizzazioni e scorte adeguate». Impensabile, anche per Msf dunque, distribuire il nuovo farmaco «senza
una raccolta attenta e scrupolosa dei dati e il monitoraggio dei pazienti». Per ora lo ZMapp resta sì la sola
speranza possibile. Ma la strada è ancora lunga per parlare di salvezza dal virus.
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 12/08/2014
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L'assurda polemica sulla distribuzione del siero sperimentale
12/08/2014
Il Foglio
Pag. 2
(diffusione:25000)
Il diritto al figlio (gratis) e lo strano boom dell'eterologa del Corriere
Roma. Naturalmente si può sempre sostenere che l'inserimento della fecondazione eterologa nella lista dei
Lea, ovvero quelle prestazioni medico-sanitarie
Roberto Volpi
che nel loro insieme definiscono i Livelli essenziali di assistenza, era in certo senso obbligata dopo la
sentenza della Corte costituzionale che dichiarava che "avere figli è espressione della fondamentale libertà di
autodeterminarsi" e che pertanto il divieto dell'eterologa previsto nella legge 40 genera "discriminazioni in
base alla capacità economica" dei cittadini. D'accordo, ma la fretta del ministero a dichiarare la materia
"essenziale", come un qualunque farmaco salvavita, da assicurare a quanti ne fanno richiesta, la dice lunga
su dove sia andato a parare il criterio di "essenzialità" in medicina. Di precipizio in precipizio, non sarebbe il
caso di fermarlo prima che finisca in barzelletta? (Se già non c'è finito, e io credo proprio di sì, visto e
considerato che sono 5.700 le prestazioni considerate essenziali, vale a dire tutte quelle attuali più altre
rimaste a sonnecchiare nella lista in attesa che qualcuno ci punti contro il dito meravigliato: toh, e queste che
ci fanno ancora qui?). Insomma diritto al figlio e perfino qualcosa di più. Diritto al figlio gratis o
sostanzialmente gratis, giacché questo significa l'inserimento dell'eterologa nei Lea: che non potrà che
essere gratis o, al massimo, sottoposta a moderato ticket alla portata di tutte le tasche. Viene da sorridere a
ripensare agli austeri fondi di Giavazzi sul Corriere. L'autorevole economista vorrebbe che chi ha i soldi si
pagasse di tasca propria le prestazioni sanitarie - semmai in un regime di tasse più basse. Ora pure i figli in
"provetta eterologa" si avviano alla gratuità - mentre quanti ricorreranno all'eterologa, bando alle ipocrisie,
costituiscono uno spaccato nient'affatto rappresentativo, perché più alto, della struttura socio-economica e
professionale della popolazione. Ma è proprio il Corriere, del resto, l'alfiere del pensiero in grande in materia.
Ieri, per esempio, sentenziava di "20 mila coppie italiane che vanno all'estero per poter fare la fecondazione
eterologa". Informazione di sterminata, e incomparabile, vaghezza. Lo stesso Osservatorio sul turismo
procreativo non stima in più di 4 mila le coppie italiane che si rivolgono annualmente all'estero per trattamenti
di Pma, delle quali duemila - duemila, non 20 mila - per sottoporsi all'eterologa. Ci si avvia a un'annata
demografica da piangere, in Italia. Chissà se arriveremo a mezzo milione di nascite chiamiamole pure
"ordinarie", roba da cancellazione del paese dalle mappe demografiche, ed ecco che sembra tutto uno
sgomitare per arrivare in Italia all'exploit demografico medicalmente assistito per via eterologa. E' chiaro che
si cerca in ogni modo di suscitarlo, assistendolo come un cucciolo, sollecitandolo e stimolandolo, questo
exploit, se non fosse che non è così exploit come già ce lo raccontano coloro che da una parte parlano del 15
per cento - minimo - di coppie infertili cui venire incontro, e dall'altro parlano di una fecondazione eterologa
che costerebbe addirittura meno di quella omologa. Ora, si da il caso che le donne italiane nate nel 1960, e
dunque uscite dal periodo fertile da pochi anni, siano rimaste senza figli - stimava l'Istat - nella misura del 14
per cento, ovvero in una proporzione addirittura inferiore al tanto sbandierato tasso d'infertilità. E questo
mentre non meno di un terzo di loro i figli non li ha voluti, pur potendoli avere. Anche gonfiare il fenomeno
dell'infertilità (definita come un anno di rapporti liberi senza concepimenti - capirai la scientificità) fa parte del
gioco. Fa parte del gioco dire dell'eterologa che costava un mucchio di soldi quando si doveva andare
all'estero mentre costerà una quisquillia ora ch'è consentita pure in Italia. Né il gioco si ferma qui. Che
occorre per far partire l'eterologa? Ma proprio niente, assicura Giuseppe Tesauro, presidente della Corte
costituzionale. Che si cominci pure, ma quali vuoti legislativi e d'altro conio. Tesauro mostra di non avere idea
di quel che comporta l'eterologa in mano a venti regioni. Non gli si può chiedere tutto. Meraviglia piuttosto la
faciloneria di Enrico Rossi, che pure è stato un buon assessore alla Sanità, prima di essere presidente della
Giunta regionale toscana. A entrambi consiglio di leggersi Assuntina Morresi, sempre sul Corriere di ieri: in
dieci righe liquida il pressappochismo imperante in materia. Sempre che non si intenda trasformare la corsa
verso l'eterologa in Italia nella discesa dell'Armata Brancaleone verso il feudo di Aurocastro, nelle medievali
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PROVETTE SELVAGGE
12/08/2014
Il Foglio
Pag. 2
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Puglie. Dove per un pelo non ci rimettono letteralmente le chiappe, i nostri prodi.
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Il Foglio
Pag. 2
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La fecondazione eterologa comporta dilemmi radicali ma è, come
l'adozione, un atto d'amore
Luigi Manconi e Federica Resta
Sarebbe davvero un gravissimo errore immaginare che una posizione liberale in materia di fecondazione
eterologa sia, di per sé, scevra di implicazioni morali. Non è affatto così e una impostazione attenta alle
profonde innovazioni indotte dalle biotecnologie deve essere consapevole dei gravi rischi che esse possono
comportare, sul piano della salute, così come su quello dell'etica pubblica. Si deve sapere, in altre parole, che
questa - come tutte le rivoluzioni - solleva dilemmi radicali che non consentono risposte semplici. Dunque,
essere favorevoli alla fecondazione eterologa non significa affatto accettare tutte le conseguenze, controllabili
e non controllabili, che essa può comportare. Ma procediamo con calma. Quanti bambini con gli occhi azzurri
avranno pensato di non essere figli dei loro genitori, entrambi con gli occhi scuri? Quanti di loro, avendo
trovato l'occasione e il modo per chiedere spiegazioni, si sono sentiti rispondere che la natura assortisce i
colori casualmente o che una coppia dagli occhi scuri può ben generare un figlio con gli occhi cerulei?
Insomma, non il destino o la volontà ma la prevalenza di un gene (e quindi di un carattere somatico) sull'altro.
Se questo "gioco" (la recessività di un carattere somatico, che dunque si manifesta solo quando entrambi i
genitori ne siano "portatori latenti") valesse anche, ad esempio, per il colore della pelle, il problema della
"somiglianza" o, meglio, della compatibilità somatica con i genitori, del nato da fecondazione eterologa,
sarebbe, almeno nella sua parte più complessa, risolto. Un bambino non bianco, nato da due genitori bianchi
a seguito di fecondazione eterologa, dunque con il ricorso a gameti esterni alla coppia, potrebbe, infatti,
sentirsi rispondere che è tutto un gioco di geni e di colori. Questo gli basterebbe per sapersi certo della sua
origine? Probabilmente sì, se si sentirà davvero accettato e amato. Purtroppo, però, la scienza non è
taumaturgia e non sempre può fornire le risposte alle domande che vorremmo eludere, perché mettono in
discussione le certezze alle quali abbiamo affidato il tessuto sociale, le relazioni, lo stesso modo di concepire
la vita: quella che si vive e quella che si dà. Così, nel caso del colore della pelle, non vale la stessa logica del
colore degli occhi e alla stessa domanda non si può dare l'identica, rassicurante, risposta. Ne consegue che il
tema dell'affinità somatica nell'eterologa si rivela straordinariamente complicato: vediamo perché. Il Comitato
voluto dal ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, per redigere le linee guida in materia di fecondazione
eterologa, ha proposto di assicurare la "compatibilità" (somatica più che genetica) del donatore di gameti con
le caratteristiche della coppia. Questo proprio per evitare che da due genitori bianchi nasca un figlio di pelle
scura, rendendo così intuibile (per l'interessato e per gli altri) il connotato, appunto, eterologo di quella
procreazione. Ora, si può anche ritenere ragionevole e forse doveroso minimizzare il più possibile, per il nato,
le ragioni di dubbio o di insicurezza sulle sue origini "di sangue", evitandogli o quantomeno ritardando quello
che, se non un trauma, è certamente, almeno all'inizio, un dato non facile da accettare. Perché, allora, non
orientare, quando se ne abbia la possibilità, la "scelta" del gamete verso quelli dei donatori che abbiano una
maggiore affinità esteriore con la coppia? Non siamo in presenza di un esercizio di "eugenetica", o di
"estetica della procreazione", perché non si tratta di scegliere caratteri esteriori minori, ma solo evidenze
somatiche. E sono evidenze somatiche (quali, appunto, il colore della pelle) talmente importanti da
ingenerare il dubbio di una "frattura" genetica tra la coppia e il figlio. E' una preoccupazione anche
ragionevole, almeno nella misura in cui cerca di massimizzare il grado di tutela del nato, minimizzando, per
converso, le cause di una possibile sofferenza o anche solo disagio. Ci sono, tuttavia, anche ragioni per
concordare con il ministro della Salute, quando teme "discriminazioni etnico-razziali". Ora, non si tratterà di
una discriminazione genetica, dal momento che non viene rifiutato il colore della pelle perché "meno
desiderabile" o "inferiore", ma per evitare di rendere palese l'apporto che un terzo ha offerto alla nascita di
quel bambino. E tuttavia, proprio questa "schedatura del gamete" sembra sottintendere un rifiuto del diverso
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Figli e cromatismi
12/08/2014
Il Foglio
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o, comunque, del "non perfettamente simile", che forse rinnega la stessa qualità della fecondazione
eterologa. Quest'ultima, infatti, non è progetto meramente "riproduttivo", come vorrebbero i critici,
contrapponendola all'adozione che sarebbe, invece, propriamente "genitoriale". Entrambi si basano (possono
basarsi) sull'apertura all'altro e sul superamento di un'idea di filiazione come mera affinità di sangue. La
fecondazione eterologa, al pari dell'adozione, è atto d'amore proprio perché presuppone la scelta di costruire
un rapporto così profondo, come quello tra genitori e figli, su qualcosa che prescinde, in misura più o meno
rilevante, dalla "natura", dal "sangue", dal ghenos : e si fonda invece proprio sulla philìa e sulla volontà di
darsi a chi non ci appartiene del tutto. Forse finché non comprenderemo l'intima generosità di questi rapporti
genitoriali continueremo a perderci tra giochi e destini.
12/08/2014
ItaliaOggi
Pag. 24
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Specializzazione, ora si cambia
Accesso alle scuole mediche tramite concorso nazionale
IGNAZIO MARINO
Cambia l'accesso alle scuole di specializzazione medica: si passa dai concorsi locali al concorso nazionale
per esami e titoli. Ma non solo. Dalle 3.300 borse statali previste in un primo momento si passa a 5.000
grazie a uno specifi co intervento normativo che ha stanziato maggiori risorse. Ai contratti nazionali si
aggiungono i 471 messi a disposizione dalle regioni e i 33 garantiti da altri enti, per un totale di 5.504
contratti. Sarà possibile iscriversi alla selezione per l'accesso alle scuole di specializzazione a partire dal
prossimo 1° settembre e fino alle 15.00 del 30 settembre 2014. Commentando il bando pubblicato sul sito del
ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca il ministro Stefania Giannini ha dichiarato: «Sono molto
soddisfatta perché siamo arrivati alla pubblicazione di questo bando con un numero importante di contratti a
disposizione dei giovani medici decisamente superiore alla previsione iniziale. Stiamo offrendo loro maggiori
opportunità di ingresso nelle scuole». Modalità di accesso. L'iscrizione avviene per via telematica, attraverso
il portale www. universitaly.it. Al concorso possono partecipare tutti i candidati che abbiano conseguito la
laurea in medicina entro il 30 settembre 2014. Per poter poi formalizzare successivamente l'iscrizione il
candidato dovrà essere in possesso dell'abilitazione per l'esercizio dell'attività professionale entro la data di
inizio delle attività didattiche delle scuole, prevista per il 10 dicembre 2014. Ciascun candidato, al momento
della domanda, potrà scegliere di concorrere per l'accesso fino a due tipologie di scuola di specializzazione
per ciascuna area (medica, chirurgica, servizi clinici). Prova di ammissione. La prova di ammissione sarà
telematica e identica, a livello nazionale, per ciascuna scuola. I candidati dovranno rispondere a 110 quesiti a
risposta multipla: 70 su argomenti caratterizzanti il corso di medicina, 40 su scenari predefiniti, di dati clinici,
diagnostici e analitici (di cui 30 quesiti comuni a tutte le tipologie di scuola appartenenti alla medesima area) e
10 quesiti specifi ci per ciascuna tipologia di scuola. I candidati avranno a disposizione computer privi di
tastiera, non connessi a internet. Alla fi ne della prova ogni partecipante potrà conoscere il punteggio
conseguito. Ogni risposta esatta vale 1 punto, ogni risposta non data corrisponde a 0 punti, ogni risposta
errata a -0,30. La valutazione dei 10 quesiti specifi ci per ciascuna scuola ha un peso maggiore: 2 punti per
ogni risposta esatta, 0 per ogni risposta non data e -0,60 per ogni risposta errata. Ai titoli saranno attribuiti fi
no a 15 punti di cui: fi no a 2 punti per il voto di laurea, fi no a 13 per il curriculum degli studi (di questi fi no a
5 in base alla media aritmetica complessiva dei voti degli esami sostenuti, fi no a 5 in base ai voti presi negli
esami fondamentali del corso di laurea e caratterizzanti o specifi ci in base alla scuola scelta, fi no a 3 punti
per altri titoli, ovvero 1 punto per tesi sperimentale e 2 per il titolo di dottore di ricerca in una disciplina affi ne
alla tipologia della scuola scelta).
Le prove si svolgeranno secondo il seguente calendario: Pro a Data Prova Data Prima parte (comune a
tutte le scuole) 28 ottobre - inizio ore 11.00 Seconda parte - Scuole di area medica 29 ottobre - inizio ore
11.00 Seconda parte - Scuole di area chirurgica 30 ottobre - inizio ore 11.00 Seconda parte - Scuole di area
dei servizi clinici 31 ottobre - inizio ore 11.00
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Pubblicato il bando del Miur: oltre 5.000 contratti disponibili. Le domande entro il 30/9
12/08/2014
MF - Ed. nazionale
Pag. 14
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Marino Longoni
Medici lasciati soli. E costretti a portare pesi impossibili. È il solito pasticcio all'italiana, con una pubblica
amministrazione arrogante e inefficiente, che con i suoi ritardi produce costi esorbitanti per la collettività e
impossibilità di lavorare serenamente per i professionisti, in questo caso del settore sanitario. Dal 15 agosto
infatti tutti i professionisti della sanità che esercitano la libera professione hanno l'obbligo di assicurare la
responsabilità civile per danni causati nell'esercizio della professione. Hanno l'obbligo, ma non la possibilità,
perché le polizze sono troppo care e in molti casi li costringerebbero a chiudere addirittura gli studi; per giunta
le compagnie di assicurazione non sono interessate a questo mercato: infatti chi ci è entrato sta perdendo
soldi. Lo Stato, che ha imposto l'obbligo di assicurazione (con corredo delle immancabili proroghe), non è poi
riuscito a mettere nero su bianco un decreto che dovrebbe disporre le condizioni minime per rendere
possibile tale adempimento. Istituendo tra l'altro un fondo rischi sanitari per ridurre l'onerosità dei risarcimenti.
Serviranno ancora molti mesi per scrivere questo provve d i ment o . I n tanto i medici proveranno il brivido di
vivere e lavorare come nel selvaggio West. Ecco alcuni dati che evidenziano la gravità del problema e la
necessità di una risposta precisa: nel 1994 si registravano ogni anno meno di 10 mila denunce per errori
sanitari. Oggi siamo arrivati a 30 mila. Inoltre il costo medio del risarcimento cresce continuamente.
Conseguenza di questo andamento, le assicurazioni non sono affatto interessate a questo segmento di
mercato. Anche perché per ogni 100 euro di premi incassati sono state costrette a risarcirne 175. Così il
professionista c h e d e c i de di assicurarsi si trova di fronte alla richiesta di premi spesso molto alti: per un
medico di famiglia possono facilmente superare i 1.000 euro l'anno, ma per un ginecologo si arriva anche a
10 mila e per un neurochirurgo si può andare ancora oltre. Cifre già difficili da sborsare per un medico con
una buona esperienza e una professione avviata, e spesso impossibili per un giovane alle prime armi. È
evidente che questi costi esorbitanti, in un modo o in un altro, finiscono per essere caricati sui pazienti
attraverso un inasprimento del costo delle prestazioni. Ma c'è di peggio. Sebbene sia difficile fare una stima
precisa, si è calcolato che il costo dei risarcimenti per malasanità sia intorno ai 2 miliardi di euro ogni anno.
La cosiddetta medicina difensiva, cioè le tecniche usate dai medici per limitare i rischi legali e le connesse
richieste di risarcimento (per esempio richieste continue di esami sempre più sofisticati, costosi e qualche
volta anche inutili), ha costi stimati in 13 miliardi l'anno, più di sei volte il costo dei risarcimenti. In tutto ciò un
regolamento ministeriale che avrebbe potuto delimitare i termini del problema, facendo risparmiare qualche
miliardo alla sanità pubblica, ai medici e ai cittadini, non è pronto e non lo sarà nei prossimi mesi. Un'idea
potrebbe essere quella di rendere possibili le richieste di risarcimento danni anche nei confronti dei burocrati
che non rispettano i tempi previsti per l'emanazione degli atti di loro competenza. (riproduzione riservata)
Foto: Beatrice Lorenzin
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 12/08/2014
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Medici abbattuti dall'assicurazione obbligatoria