Documento Convenzione Vulcano

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Documento Convenzione Vulcano
CIRCOLO CHICO MENDES
VIA TONALE 16, 20099 SESTO SAN GIOVANNI (MI)
www.legambientesestosg.it – email: [email protected]
SESTO SAN GIOVANNI:
DA CITTA' DELLE FABBRICHE A CITTA' DEL CEMENTO
Dagli ambientalisti sestesi un regalo di Natale alla Chittò: lo andiamo a prendere al Vulcano?
Caltacity: il 18 dicembre 2012 è scaduta la proroga concessa dal Comune di Sesto a
Caltagirone per recupero della ex Falck Vulcano . E adesso?
IL TEMPO E' SCADUTO
Se c’è una storia per capire come funziona l' urbanistica di rito sestese, questa è quella che riguarda
l' area ex Falck VULCANO, che testimonia di una deriva urbanistica per Sesto San Giovanni in
direzione di un modello di città delle fabbriche a città delle case e del cemento, o addirittura di città
dormitorio. A raccontarla è la ventennale parabola della Variante Vulcano. Da questo punto di vista,
anzi, la Variante Vulcano è per Sesto la madre di tutte le varianti. Elaborata infatti dallo studio
di architettura di Vittorio Gregotti e approvata, anche come piano particolareggiato, tra il 1990 e il
1997, la Vulcano riguardava una fetta notevole di città, la più grande in quel 1990 mai riprogettata a
Sesto in un unico blocco. Erano 435 mila mq estesi all’interno dell’angolo nord-orientale di Sesto
tra l’autostrada Milano-Venezia e il fiume Lambro ai confini Cologno Monzese. Degli stabilimenti
sestesi dei Falck, la Falck Vulcano era stato l’ultimo stabilimento Falck ad aprire (1925) e il primo
a chiudere (1976).
Ma qual è oggi lo stato dell' area ex Vulcano ?
Quando il Gruppo Caltagirone diventa proprietario delle aree ex Falck Vulcano, suddivise poi in due
porzioni denominate: la Vulcano e il Decapaggio. Per l' area Vulcano Caltagirone ha ben in testa che i
numeri della superficie edificata erano intorno ai 66 mila metri quadrati. Sapeva quale tipologia, quanta
nuova volumetria si poteva edificare , circa 260 mila mq , si sapeva anche che bisognava bonificare, e che
questo aveva dei costi.
Ad oggi, da quella variante dal 1990-91 ad oggi è nato solo il Centro Commerciale Vulcano.
Siamo cioè fermi alla fase n. 1 di tutto l’intervento scandito dal piano particolareggiato in sei fasi:
dal 2006, anno dell’inaugurazione del complesso commercial-ricettivo progettato dall’architetto
Fegiz sulla frazione di quaranta mila mq più meridionale dell’area, e dall’apertura del ponte che
scavalca la ferrovia e collega il Centro Commerciale alla città storica, il recupero non ha fatto un
passo avanti.
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Certo per più di una ragione. Non ultima però l’evidente determinazione del proprietario il Gruppo
Caltagirone di cambiare le destinazioni d' uso dell' area da produttivo, terziario e verde, a quella
residenzale, e la rinuncia delle amministrazioni Oldrini succedute a Filippo Penati e Fiorenza
Bassoli, a costringere il costruttore a mantenere gli impegni sottoscritti nei tempi dovuti.
Evidentemente è cambiata nel frattempo la visione della Sesto San Giovanni futura. Un’occasione
buttata.
Quello che è stato realizzato è solo una parte di quanto previsto nella prima fase , per il resto non è
stato fatto niente : non il parco, nè il verde pubblico, nè i parcheggi, nè le piazze e percorsi pedonali
ma sopratutto i Comparti di ricerca e produttivi , secondo la convenzione decennale stipulata col
Comune di Sesto nel 1998, e il Comune invece che fà? Invece di incalzarlo o addirittura infliggergli
le rilevanti sanzioni pecuniarie previste dalla Convenzione in caso di inottemperanza agli impegni ,
non fà niente. Il 15 dicembre 2008 (vicino alle scadenza del piano particolareggiato, il Consiglio
Comunale gli concede una proroga di altri quattro anni con la scusa del blocco dei lavori a causa
delle disavventure giudiziarie, che peraltro avevano interessato il solo il sedime del centro
commerciale (comunque realizzato). Una proroga per fare cosa? Probabilmente tutta una
messinscena in attesa che scada il termine dell' efficacia del piano particolareggiato per chiedere
nuove volumetrie e cambi di destinazioni d' uso.
Le motivazioni per il prolungamento di quattro anni della convenzione sono queste: nell' anno 2000
(a causa della mancata bonifica che ha portato Penati sotto processo), il 14 febbraio per la precisione,
l'area è stata sottoposta a sequestro, nell'ambito di un procedimento della Procura di Monza. Il
sequestro è stato revocato il 10 febbraio 2004. Quindi l' area sui cui nasce il Centro Commerciale è
stata bloccata per tre anni, undici mesi e una ventina di giorni, ma il resto dell' area era disponibile .
Allora perchè non fare niente sul resto del comparto, che non è mai stato sotto sequestro, perchè
Caltagirone non ha realizzato sul resto dell' area quello che era previsto nella convenzione ? .
Negli anni scorsi la proprietà aveva chiesto l' ampliamento del Centro Commerciale Vulcano, che
è stata rigettata, ha fatto ricorso al Tar e la richiesta è stata respinta .
Poi, qualcuno dell'amministrazione, probabilmente gli promette una variante per sostituire il
produttivo con edilizia residenziale.
Nel febbraio 2010 , in un convegno Edoardo Caltagirone e sua figlia spiegano i loro desideri: fare
una Nuova Caltacity , per questo progetto dichiarano di aver dato l'incarico all'architetto Portoghesi
e all'architetto Sarno .
Ecco alcune sue considerazioni .
« Considerando alcune valutazioni internazionali sul mercato immobiliare, è necessario rivedere le
quantità di uffici inizialmente previste. l’albergo previsto inizialmente non ha ancora la domanda
sufficiente per poter essere avviato. La casa è parte di noi, di ciò che siamo. È il luogo che
protegge noi stessi e le nostre cose. Questo concetto è valido sempre, indipendentemente dall’epoca
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storica e dai mutamenti sociali che hanno modificato il modo di pensare e di progettare le
abitazioni.
La Nuova Caltacity è stata pensata, studiata e progettata per soddisfare i molteplici e i differenti
stili di vita, andando incontro alle diverse condizioni sociali dei futuri residenti, accogliendo la
domanda di abitazioni “a misura” della società contemporanea.
Nasce quindi la necessità di adeguare l’offerta alle nuove esigenze abitative determinate dalla
trasformazione della società di oggi. Caltacity sarà un “life style” che andrà incontro ai nuovi stili
di vita, alla fruizione, all’uso della città e del territorio, mettendo al centro della progettazione “la
persona”. Stiamo cercando di interpretare al meglio i nuovi usi e i nuovi costumi dei diversi target
e fasce di età: coppie, ragazzi, bambini, giovani, anziani e single, ponendo la massima attenzione
alle esigenze contemporanee e abbracciando diversi stili di vita. Le città devono crescere in altezza
per risparmiare suolo, mentre i parchi devono essere progettati in maniera misurata: aree verdi
troppo vaste finiscono per risultare poco frequentate e percepite come insicure, mentre invece i
giardini ai piedi dell’abitazione sono i luoghi più apprezzati dagli abitanti. l’insediamento di nuove
imprese non necessariamente coincide con la creazione di nuovi posti di lavoro: in diverse
occasioni si tratta di un semplice trasferimento di lavoratori prima impiegati altrove. In questo
caso invece il lavoro non solo è creato in maniera diretta attraverso le opere di costruzione, ma
anche in seguito, con l’indotto di servizi all’impresa. Per esempio il centro commerciale Vulcano
ha generato – diretti e indotti – più di un migliaio di posti di lavoro » .
Insomma meno produttivo e piu' palazzi .
Ma il 23 ottobre 2012 , si dirama un pò di nebbia sulla mancata conclusione del Piano Attutivo di
Interesse Pubblico denominato Progetto Vulcano. La Guardia di Finanza di Milano arresta
l'architetto Renato Sarno. L'ordine di custodia cautelare è stato firmato dal gip del Tribunale di
Monza Anna Magelli su richiesta dei pm Walter Mapelli e Franca Macchia. L'accusa è di
concorso in concussione con l'ex direttore generale del Comune di Sesto Marco Bertoli. Sarno
avrebbe indotto l'imprenditore Edoardo Caltagirone ad affidare a lui una consulenza da un milione
di euro. ottenendo come "anticipazione" 367 mila euro in assenza di prestazioni professionali. Un
pagamento destinato, secondo l'accusa, a favorire progetti edilizi in Comune. L'ex direttore generale
del Comune di Sesto San Giovanni avrebbe "imposto" Renato Sarno all'immobiliarista Edoardo
Caltagirone per seguire l'iter di una pratica legata alle aree ex Falck e ai progetti edilizi relativi
all'area ''Vulcano'', pratica inizialmente seguita da un architetto del calibro di Paolo
Portoghesi. L'episodio contestato risale al 2009. Il giudice, ha parlato di "indebito incarico
professionale" conferito dall’imprenditore Edoardo Caltagirone in modo "forzato" a Sarno, ha
sottolineato che gli era stata riservata una "corsia preferenziale (...) quale professionista ben
radicato presso la stessa amministrazione comunale". Nell'ordinanza di custodia cautelare in
carcere, firmata dal gip Anna Magelli vengono riportate le dichiarazioni dell'immobiliarista
Caltagirone, si legge nel provvedimento del giudice, ''presentò all'amministrazione Oldrini due
proposte di variante urbanistica, una sviluppata dall'architetto Fegiz e una dal suo staff tecnico, ma
né l'una né l'atra vennero prese in considerazione''.
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Sarno, professionista quotato, che aveva ricevuto in passato incarichi anche dal San Raffaele di
Milano, è accusato di concorso in concussione con l'ex direttore generale del Comune di Sesto
Marco Bertoli. Il giudice, ha parlato di "indebito incarico professionale" conferito dall’imprenditore
Edoardo Caltagirone.
Per gli inquirenti Sarno "ha rivestito il ruolo di collettore di tangenti per conto di esponenti politici
di area di centro sinistra operanti nel territorio di Sesto San Giovanni". Lo scrive il gip di Monza
nell'ordinanza, spiegando che "la contiguità di Sarno con esponenti politici dell'area di centro
sinistra si è osservata sia nella vicenda Codelfa-Di Caterina, nella quale è Sarno che provvede a
consegnare, per conto di Filippo Penati, a Di Caterina l'assegno da 2 milioni di euro emesso da
Codelfa Spa, sia nella vicenda 'Milano Serravalle - Milano Tangenziali’”.
Dall'analisi di una pen-drive sequestrata a Sarno emerge, secondo quanto scrive il gip, "il quadro di
un meccanismo di trasferimenti di denaro in contanti o comunque in nero da parte di Sarno in
favore di funzionari pubblici, effettuati attingendo anche ai compensi ricevuti dal professionista per
incarichi conferitigli" e "Che gli incarichi professionali ricevuti dall'architetto Sarno in relazione
alla realizzazione di grandi opere pubbliche fossero finalizzati alla raccolta di denaro attraverso il
sistema di fittizi sovra costi, da riservare a funzionari pubblici, ha trovato conferma nella contabilità
riservata rinvenuta nel foglio excel estrapolato nella pen-drive sequestrata nella sua abitazione nel
corso della perquisizione del 21 luglio 2011".
Nel foglio Excel numero 4, denominato 'Associazione', viene rappresentata "una tabella con
l'intestazione 'Campagna elettorale' e l'indicazione 'contanti' per un totale di 65mila euro". Nel
foglio 5, si può leggere, sempre nell'ordinanza, "in ogni riga vi è un nominativo e un importo": tra
questi nominativi, ci sono l'associazione 'Fare Metropoli', 'Ida Nora Radice', 'Lista Penati
Presidente'".
Nell'agosto del 2011 nel pc dell'architetto era stato trovato anche un file chiamato ''Documento
finanziamento sig. Penati''. Sarno era già stato indagato per alcune consulenze fornite a Filippo
Penati, ex sindaco di Sesto.
A questo punto scaduta la convenzione cosa farà il sindaco Chittò?. C' è un indagine delle
magistratura sulle " tangenti " richieste alla proprietà , c'è una convenzione non rispettata , ci
sono delle penali a carico della proprietà . Ci sono dei ricorsi al Tar da parte delle società di
Caltagirone contro l' approvazione del PII ex Falck presentato da Sestoimmobiliare .
IL PERCORSO URBANISTICO
L' area Falck Vulcano è una storia urbanistica tormentata .
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La chiusura definitiva ed ufficiale dello stabilimento Falck Vulcano, inaugurato nel 1925, risale al
1976, anche se alcune attività industriali hanno continuato ad operare sull' area, come ad esempio
gli impianti della Transider (collocati accanto all'autostrada Milano Venezia). Dal ’76 però, passano
più di dieci anni per avere una prima proposta di riutilizzo dell’area. Il 20 gennaio ‘87 la Falck
presenta un progetto di trasformazione urbanistica, a firma dell’architetto Marzorati, per la
creazione di un “Polo produttivo qualificato e diversificato”, dove si prevede il mantenimento a
produzione dell’impianto Decapaggio e la realizzazione di circa 400.000 mq di superfici coperte, da
destinare a insediamenti per piccole e medie aziende artigiane, servizi e terziario con strutture di
ricerca e marketing, sportelli bancari e impianti per il tempo libero e verde. Ma l’Amministrazione
comunale rilancia, scegliendo un percorso autonomo: « Abbiamo assunto un impegno politico –
dichiara il sindaco Fiorenza Bassoli ad un quotidiano nazionale – ovvero di esaminare la questione
del recupero dell’area Vulcano nelle linee generali del Piano regolatore. Per questo abbiamo dato
l’incarico allo studio Gregotti Associati (incaricato anche della variante generale al Piano regolatore
vigente del ’78, ndr.) di stilare un progetto di massima per una sua destinazione produttiva, verde e
terziario»
.
Anche il Centro Studi per il Piano Intercomunale Milanese (Pim), su incarico dell’Amministrazione
sestese, presenta una proposta di trasformazione urbanistica, ma sono i sindacati a costituire un
elemento di novità nella dialettica aperta tra la Giunta Bassoli e la Falck sui destini dell’area.
Nel corso dell’87, la Cisl Regionale presenta un progetto di riutilizzo ad insediamenti di tipo
ecologico-ambientale. L’area, secondo la Cisl, potrebbe ospitare attività di studio, di ricerca, di
produzione di impianti e tecnologie legate al settore ambientale (abbattimento inquinanti,
monitoraggio, ecc.). Il progetto prevede anche la realizzazione di scuole professionali, strutture
ricettive e per convegni, spazi espositivi permanenti. La Cgil risponde con il Polo
dell’informazione, cioè con la proposta di insediare produzioni e attività legate al settore dei media:
stampa, radio, televisione. Sullo sfondo c’è il dibattito sul possibile trasferimento di una sede della
Rai-Tv, della sede del Corriere della Sera e di altri importanti imprese. Nel dicembre ’88 le
Confederazioni sindacali, Cgil-Cisl-Uil, convergono su una proposta unitaria, frutto di uno studio su
scala regionale. Il progetto di Polo Ecologico-ambientale viene presentato all’Amministrazione
comunale, alla Provincia e alla Regione. La richiesta è che l’opzione sindacale “sia assunta come
indirizzo generale per il recupero dell’area Falck Vulcano e per esaminare strumenti e modalità di
realizzazione nella logica di un Accordo di programma.” Il documento dei sindacati dichiara la
compatibilità con i progetti presentati dalla Falck e la necessità di avviare l’apertura verso
interlocutori esterni, pubblici come gli Istituti universitari, il Cnr, le Partecipazioni Statali, e privati.
Il 20 febbraio ‘89 le Amministrazioni comunali di Sesto e Milano, la Provincia e la Regione si
incontrano con le organizzazioni sindacali per avviare il processo di costituzione di una
Società di promozione Falck Vulcano come struttura di coordinamento per la definizione di un
progetto di riconversione da area industriale a Polo ecologico e di ricerca. Poi tutto rallenta.
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Sul fronte urbanistico passano alcuni mesi senza che accada nulla di rilevante.
Intanto la Falck si spazientisce: la cronaca locale riporta l’insofferenza della proprietà che, per
bocca del suo presidente, accusa la Giunta Bassoli di perdere tempo in inutili dibattiti, per
convincere indecisi e riottosi all’interno della maggioranza. Ma a pochi mesi dal voto amministrativo, a tre anni dalla prima proposta Falck, il 23 gennaio ‘90, la Variante è presentata al Consiglio
Comunale. I contenuti tecnici vengono illustrati dall’architetto Augusto Cagnardi, progettista dello
Studio Gregotti Associati. La superficie interessata dall’intervento è pari a circa 435.000 mq, con il
75% dei quali destinati a strade, parcheggi e verde. L’indice territoriale è fissato a 0,65 mq/mq, pari
a 282.750 mq di slp, destinati a residenza, commercio, terziario e produttivo. È prevista la
costruzione di un Centro commerciale, con negozi, banche, ristoranti, abitazioni per 726 residenti.
Gli edifici non superano l’altezza massima di 33 metri. La Slp a parcheggi è di 261.000 mq, pari a
circa 10.000 posti auto.
Il progetto prevede poi che 117.000 mq vengano destinati alla viabilità, con una strada a sei corsie
che collegherà l’uscita del Peduncolo della Tangenziale Est, dietro al Villaggio Falck, con viale
Fulvio Testi a Cinisello. Il verde a parco è pari a circa 80.000 mq. Sull’area troverà posto anche un
complesso di strutture (40.000 mq) destinate al Polo ecologico.
Nella relazione tecnica che accompagna la delibera in Consiglio Comunale si pongono gli obbiettivi
ambiziosi che si vogliono attuare con la variante .
Dopo due sedute consecutive di discussione in Consiglio Comunale la delibera n. 6 del 23 gennaio
‘90, Variante al Piano regolatore generale vigente relativo alle aree industriali dell’ex stabilimento
Falck Vulcano, Villaggio Falck e il tracciato del Viale urbano Ring, viene adottata.
A favore si schierano Pci, Psi, Dc e Pri, contrari Democrazia Proletaria, Lista Verde e Msi. Unica
astensione quella della consigliera del Pci, Laura Bodini, che chiede garanzie ambientali sul
problema della compatibilità tra residenza e il forno elettrico preesistente e denuncia la mancanza di
uno studio per capire cosa c’è effettivamente sull’area. Critico l’intervento del consigliere dei
Verdi, Mauro Mantica, che rileva l’eccessiva quantità di costruito previsto e chiede di destinare
almeno il 50% dell’area dismessa a verde, per soddisfare i fabbisogni di un territorio comunale
sempre più compromesso dal punto di vista ambientale.
Nell’Ordine del giorno che accompagna la delibera, proposto dalla Dc, sono precisate alcune
indicazioni che la Giunta fa proprie, come la necessità di impegnare la Falck a non alienare il
patrimonio edilizio del Villaggio operaio e di garantire la realizzazione di tutte le opere primarie e
secondarie, le infrastrutture e la bonifica di tutte le aree cedute al Comune a totale carico degli
operatori.
La successiva Convenzione tra l’Amministrazione comunale e le Proprietà prevede, a carico
dell’operatore privato, oneri per circa 120 miliardi di lire (infrastrutture e servizi), l’assegnazione di
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una delle torri residenziali da costruire a ridosso del Villaggio Falck ad equo canone ed una seconda
torre ad edilizia convenzionata. L’operazione interessa oltre alla Società Falck anche un noto
imprenditore romano, Gaetano Caltagirone, che nel frattempo è diventato proprietario del 20% dell’
area. “Tra le imprese candidate ai subappalti” scrive Massimo Infante sul Corriere della Sera
l’indomani del voto in Consiglio comunale “una milanese, due sestesi e una valtellinese,
quest’ultima operante da tempo con la Caltagirone”. Si apre la campagna elettorale. Le forze
politiche della maggioranza uscente (Pci e Psi) rivendicano la validità della Variante Vulcano e di
tutti gli interventi urbanistici in variante al Piano regolatore del ’73, come i Piani di recupero della
legge regionale Verga.
L’urbanistica, grazie alle monetizzazioni (soldi in cambio di terreni dovuti per legge ma non ceduti)
delle aree a standard, serve a rimpinguare le casse comunali. « Questi interventi » dichiara l' allora
assessore al Bilancio Filippo Penati « porteranno benefici anche alla prossima amministrazione.
Non si dovrà provvedere agli interessi passivi (nell’86 superarono i 2 miliardi e mezzo) .
Per il sindaco uscente Bassoli « la Variante Vulcano è l’operazione fiore all’occhiello della giunta
precedente, un progetto da mille miliardi varato con il 90% dei voti dei consiglieri comunali» .
Il Ministro del Turismo e dello Spettacolo Carlo Tognoli, ex sindaco socialista di Milano e capolista
per il Psi in Comune, dichiara che «Sesto sarà sede di una facoltà di Scienze ambientali della Statale
di Milano. La grande ambizione, che ha già trovato piena disponibilità al Ministero e in Regione, è
legata a doppio filo alla realizzazione del Polo ecologico nell’area ex Vulcano ».
Un tema, questo, che serve a rafforzare la proposta, ma anche e superare le perplessità, in seno alle
forze politiche e sociali che sostengono la maggioranza uscente. Giampiero Umidi, segretario regionale della Fiom Cgil, sottoscrittore dell’intesa tra Comune e Sindacati per la trasformazione del
Vulcano, risponde così alle critiche degli ambientalisti. «Ciò che a me pare sfugga loro» afferma
su un periodico locale «è che l’area non è di proprietà dell’Amministrazione comunale, ma di Falck.
L’Amministrazione può chiedere certo che l’area sia completamente destinata a verde, ma per quale
ragione Falck dovrebbe accettare?» E aggiunge: «Oggi, alla proprietà interessa veder valorizzata la
propria area e mi pare che il progetto tenga conto anche di questo aspetto. Oggi inoltre
all’Amministrazione comunale si offrono alcune occasioni che poi difficilmente si ripresenteranno.
Come quella di insediare nell’area alcuni soggetti pubblici che qualificherebbero le attività
produttive. Mi riferisco all’Agenzia europea per l’ambiente, ma anche ad altre » .
Naturalmente di tutto questo niente a oggi dicembre 2012, sull' area è stato realizzato solo il
centro commerciale, niente verde, niente funzioni produttive, niente eccellenze.
Nel frattempo l’Amministrazione comunale incarica una équipe di consulenti di effettuare una
valutazione di compatibilità ambientale della Variante, relativa al suolo, all’acqua, alla viabilità,
all’aria e al rumore. Infatti la Variante Vulcano è subordinata (art. 4 delle Norme tecniche di
attuazione) alla verifica di compatibilità sotto il profilo urbanistico, ecologico ed ambientale. Costo
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della verifica 60 milioni di lire , sempre a carico del Comune. Tra i consulenti vi è il professor
Floriano Villa, della società Geoplan, che si occupa degli aspetti geologici.
Il 14 maggio ’90 vengono depositate presso l’Ufficio Protocollo del Comune le Osservazioni delle
forze che si oppongo al progetto della Variante urbanistica Vulcano. I firmatari sono, tra gli altri,
Maria Grazia Danielazzo e Giovanni Genovese per Legambiente, Vittorio Marinoni e Mauro
Mantica per la Lista Verde, Angelo Gerosa e Bruno Maroccolo per Democrazia Proletaria, Amedeo
Bellini per il Partito liberale italiano, e i rappresentanti dell’Unione Inquilini e di comitati di
cittadini.
"Per la somma di motivi indicati si ritiene opportuno chiedere che la prevista Variante al Piano
regolatore generale sia ritirata e che si preveda di studiare la pianificazione dell’area a revisione del
Prg ultimata e con diversi criteri": così si chiude il corposo dossier di 18 pagine presentato dagli
oppositori al progetto. Secondo gli estensori, la Variante non garantisce la quantità minima di aree
per servizi definite dalle leggi urbanistiche vigenti. Uno dei motivi principali di opposizione è
rappresentato dal fatto che la Variante è stata approvata al di fuori del Prg stesso.
Così come tanti altri interventi urbanistici sestesi, la Vulcano si pone a margine di un progetto
complessivo che, pur essendo da anni allo studio, non è ancora stato presentato. La trasformazione
della città per parti impedisce di ripensare il territorio e i suoi problemi nel loro insieme, a garanzia
di una corretta pianificazione urbanistica oltre che della trasparenza amministrativa e politica " .
Contro l’urbanistica contrattata si schiera anche Angelo Gerosa, in quel periodo Consigliere
Comunale di Democrazia proletaria. Dichiara ai giornali: « Uno stralcio incongruente, poiché il Prg
di stralci ne ha avuti abbastanza. L’operazione urbanistica ha chiari obiettivi speculativi privati, che
si vuole contrabbandare per interesse pubblico.»
Tutti contestano che la quantità di verde da destinare a parco è insufficiente, essendo pari soltanto a
circa il 27% della superficie totale dell’area. Una percentuale destinata a rimanere invariata nel
corso degli anni, nonostante l’ex demoproletario Gerosa, eletto nel ‘94 nelle file di Rifondazione
comunista, assuma dal 1994 fino alla primavera del 2002 , l’incarico di Assessore (e vicesindaco)
nella prima e nella seconda Giunta Penati. Le Osservazioni presentate dal fronte ambientalista
vengono sostanzialmente ignorate.
La Variante Vulcano viene approvata definitivamente il 30 ottobre ‘91. Entra in vigore il giorno
della pubblicazione sul Bur Lombardia, che avviene il 29 gennaio ‘92. Da quel giorno il Comune
ha tempo tre anni per approvare il Piano attuativo unitario per dare seguito alla Variante, pena la
decadenza della Variante stessa. Nulla accade fino al 26 aprile ‘93, quando viene costituita la
società Parco Scientifico per le Tecnologie Ambientali (Psta Spa), con un capitale sociale di 200
milioni. È una società di tipo misto a prevalente capitale pubblico, composta da Comune di Sesto,
Provincia e AFL Falck Spa, rispettivamente con l’80%, il 5% ed il 15% del capitale societario. Debbono però trascorrere 8 mesi prima che la Giunta nomini, nella seduta del 22 dicembre ‘93, il
Consiglio d’amministrazione, che ufficialmente si insedia il 4 gennaio del ’94. Ne fanno parte 13
membri nominati dai tre soci (Comune di Sesto, Falck e Provincia). Presidente viene eletto il
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professor Targetti, mentre direttore è nominato il dott. Lanfranchi. Sul tavolo, il neopresidente trova
un progetto di fattibilità del Polo ecologico firmato dalla società di consulenza Gpa Forter, che nel
frattempo aveva ricevuto un incarico per 40 milioni dalla Giunta sestese. Il progetto di Piano
integrato d’area è ambizioso, l’investimento importante: 20 miliardi, di cui 5 provenienti dalla
Regione, in base alla legge regionale 12/89. È prevista la costruzione di un insediamento per
aziende specializzate in tecnologie ambientali (nell’area Vulcano), la localizzazione nella Villa
Pelucca restaurata della sede del Psta e la realizzazione degli uffici per l’incubatore per nuove
imprese nell’edificio della scuola Calamandrei . Il tutto da realizzarsi entro il dicembre del ‘95.
Altro obiettivo è quello di ricercare nuovi partner. In tal senso, i contenuti dell’iniziativa Vulcano
vengono illustrati, tra gli altri, alla Società di Ricerche e Consulenza Tecnologica, alla Società di
Progettazione ArtigianFinProgetti, alla Società Progetto Bicocca, alla Confederazione Nazionale
dell’Artigianato, all’Ente Confederale Istruzione Professionale Artigianato, al Consorzio
Intercomunale per la Formazione Artigiana e Professionale, alla Direzione Commerciale della
Digital Equipment, al Rettore dell’Università degli Studi di Milano. Ma il Consiglio
d’amministrazione boccia il progetto della Gpa Forter, considerandolo insufficiente, perché
definisce i costi, ma non spiega come ottenere i finanziamenti. Infatti si scopre che i contributi
regionali, per come è formulata la proposta, non sono accessibili.
Passano altri mesi. La Giunta Bassoli affida una seconda consulenza per un ulteriore studio di
fattibilità, costo 40 milioni, del progetto del Parco scientifico. Questo studio ridimensiona il
progetto precedente ed abbandona il settore ambiente come attività primaria, aprendosi invece ad
altri settori, come quello dell’informatica. La superficie utile lorda dell’incubatore per nuove
imprese passa da 40.000 mq a 5.000 mq, localizzati però all’interno delle aree Concordia, cedute
gratuitamente dalla Falck. Sul fronte dei finanziamenti, vero nodo spinoso della questione, si
intende puntare su alcuni interventi pubblici, come i fondi derivanti dal programma Resider, dalla
legge Baratta, dalla Cee, ma anche attraverso l’acquisizione di nuovi soci. A più di un anno dalla
bocciatura del primo studio, nel settembre del ’94 viene presentata la nuova proposta al Consiglio
di Amministrazione del Psta Spa.
Lo studio non riguarda più il solo i 40.000 mq destinati ad attività di ricerca all’interno della Falck
Vulcano né è incentrato solo sul Polo per le tecnologie ambientali. Il 27 ottobre ‘94 in Consiglio
comunale la Giunta Penati propone la ricapitalizzazione del Psta Spa. La proposta è votata a
maggioranza da Pds, Rifondazione Comunista e lista civica Insieme per la Città. Sono le premesse
per la creazione dell’Agenzia per la Promozione e lo Sviluppo Sostenibile dell’Area Metropolitana
Nord Milano (Asnm) Spa, una società mista pubblico-privata come da legge 142/90, art. 22 comma
3, lett. (e. La maggioranza del capitale è pubblico, evitando così il ricorso a procedure di evidenza
pubblica per la scelta dei soci privati, obbligatorio in caso di capitale pubblico minoritario (l.
498/92).
La società di sviluppo, nata a supporto delle trasformazioni del Vulcano, percorrerà strade sempre
più autonome da quest’area ex industriale.
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Intanto, dal punto di vista urbanistico, la Variante Vulcano subisce delle modifiche.
Nel novembre ’94, viene adottato il nuovo Prg (Variante generale), che conferma i contenuti della
Variante Vulcano del ‘90 (approvata dalla Regione nel ‘91).
Intanto l’area è diventata al 92% di proprietà di società controllate da Caltagirone rimanendo a
Falck soltanto l’8%. Ma il Piano attuativo obbligatorio ancora non arriva, tanto che il 30 gennaio
‘95 (un giorno dopo la scadenza dei termini di legge per l’adozione del Piano attuativo) il
Consiglio comunale delibera un nuovo strumento urbanistico, la Variante normativa alla Variante
Vulcano. In questo modo sono prorogati di altri due anni i contenuti della Variante Vulcano stessa,
con le previsioni quantitative e funzionali. Le eccezioni sono rappresentate dall’esclusione delle
aree Falck Decapaggio da tutta la variante Vulcano, destinare dal nuovo Prg a residenza, e delle
aree del borgo operaio del Villaggio Falck (e qui abbiamo già una pesante variazione che aumenta
le volumetrie residenziali non previste , VARIANTE della VARIANTE).
Nell’aprile ‘96 viene ancora modificato il progetto, a seguito delle controdeduzioni relative alla
Variante generale al Prg. Ultimo provvedimento urbanistico è costituito dall’approvazione del Piano
attuativo relativo all’ambito E2 Ring Nord (che comprende l' area ex Vulcano che include aree a
ridosso del viale Fulvio Testi a fianco del Centro sportivo Boccaccio), dove si avvia un Accordo di
programma per la realizzazione di altra edilizia residenziale, e guarda caso sul terreno del Gruppo
Caltagirone anche una cooperativa sestese , aree destinate dal PRG precedente a verde pubblico e
impianti sportivi .
Nel novembre del ’97, finalmente viene adottato il Piano attuativo Vulcano.
Le quantità urbanistiche sono così articolate:
Superficie territoriale 401.538 mq
Commercio 40.000 mq di superficie utile;
Produzione e ricerca 130.000 mq di SLP ;
Terziario e uffici 52.000 mq di SLP ;
Servizi alle imprese 10.000 mq di SLP ;
Servizi alla persone 16.000 mq di SLP ;
Residenza temporanea 13.000 mq di SLP ;
Aree a parco 119.250 mq (suddiviso in tre zone distinte);
Altro verde (zone spartitraffico) 18.760 mq
Parcheggi pubblici 142.440 mq;
Totale aree a servizi previsti 280.450 mq,
L’ultimo atto dell’Amministrazione sestese è il rilascio, 30 ottobre 1998 e 11 febbraio 1999, delle
autorizzazioni edilizie per gli scavi e le demolizioni relative al primo lotto di intervento, la
costruzione del Centro Commerciale.
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CIRCOLO CHICO MENDES
Ma torniamo alla fase esecutiva:
Siamo alla delibera del 17 ottobre 1997: all’approvazione della variante si giunge all' adozione del
piano particolareggiato di recupero. La convenzione attuativa allegata alla delibera del 24 novembre
1997, e sottoscritta fra la proprietà e l'Amministrazione Comunale il 23 dicembre 1998, prevedeva
l'esecuzione delle previsioni del piano in 4 fasi:
La prima fase (da ultimarsi nel termine massimo di 5 anni dalla stipula dell'accordo) prevedeva la
realizzazione di: opere di allacciamento ai pubblici servizi, viabilità e relativi sottoservizi, parchi,
parcheggi pubblici e relative opere accessorie, percorsi pedonali ed arredo urbano, tre complessi
edilizi privati composti da Centro Integrato Servizio e Commercio (il centro commerciale),
comparto operativo Uffici, Comparto operativo Parco Est .
La seconda fase (da ultimarsi nel termine massimo di sei dalla stipula dell'accordo) prevedeva la
realizzazione di: opere di allacciamento ai pubblici servizi, viabilità e relativi sottoservizi,
parcheggi pubblici e relative opere accessorie, percorsi pedonali ed arredo urbano, verde pubblico a
ovest del comparto produzione e ricerca sud, Parco sud, comparto operativo Produzione e ricerca
Sud.
La terza fase (da ultimarsi nel termine massimo di otto dalla stipula dell'accordo) prevedeva la
realizzazione di: comparto operativo Produzione e ricerca Nord, fabbricato pluripiano a sud del
comparto operativo Produzione e ricerca Nord, opere di allacciamento ai pubblici servizi, viabilità e
relativi sottoservizi, parcheggi pubblici e relative opere accessorie, percorsi pedonali ed arredo
urbano, verde pubblico relativi al centro di produzione Nord.
La quarta fase (da ultimarsi nel termine dell'efficacia del piano particolareggiato (dieci anni)
dalla stipula dell'accordo) prevedeva la realizzazione di: comparto operativo Cuore del Parco
Scientifico, opere di allacciamento ai pubblici servizi, viabilità e relativi sottoservizi, parcheggi
pubblici e relative opere accessorie, percorsi pedonali ed arredo urbano, verde pubblico relativi al
Cuore del Parco Scientifico.
Documento redatto dal circolo Legambiente Chico Mendes
A cura di Orazio La Corte, Resp. Settore Ambiente e Territorio
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