Ascolto attivo - Luisoni Consulenze SA

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Ascolto attivo - Luisoni Consulenze SA
Vita dei soci
Ascolto attivo:
quattro orecchie
e soltanto una bocca
di Cristina Robotti, Vice Direttrice
Senior Consultant, Luisoni Consulenze SA
“Il significato della comunicazione è dato
dalla risposta che ottieni” scrive John
Grinder, linguista e life coach statunitense che fondò negli anni settanta insieme a Richard Bandler la
“Programmazione neuro-linguistica”. Questa frase
lascia intendere che il processo comunicativo fra
emittente e ricevente può subire delle dispersioni
di informazioni che non sempre ci permettono di
raggiungere il risultato voluto. Di fatto le informazioni vanno perse tra quello che voglio dire, quello
che dico, quello che l’altro sente, quello che ascolta,
quello che capisce, quello che condivide, quello che
ricorda, quello che fa. La dispersione, tuttavia, si
concentra in modo particolare su quello che l’altro
sente e quello che l’altro ascolta. Ognuno osserva
il mondo a partire da un proprio sistema di riferimento culturale, affettivo e sociale. Nel processo
comunicativo dobbiamo assumerci la responsabilità
di come trasmettiamo i messaggi, decodifichiamo le
informazioni, interpretiamo gli eventi, ascoltiamo
le nostre sensazioni trasformandole poi in azioni
che determinano delle reazioni e la qualità dell’interazione. Per una comunicazione efficace oltre a
creare empatia mettendosi nei panni dell’interlocutore, oltre ad abituarsi a gestire in modo positivo
e costruttivo i rapporti interpersonali, oltre a concentrarsi ben bene sulla preparazione del messaggio, un’altra caratteristica importante è imparare
ad ascoltare attivando “l’ascolto attivo”. “Dio ci ha
dato due orecchie, ma soltanto una bocca, proprio
per ascoltare il doppio e parlare la metà” (Epitteto).
Esso è uno strumento che favorisce l’apertura al
dialogo ed aiuta a stabilire un contatto autentico
con l’altro. Per Thomas Gordon (1998) una comunicazione efficace include l’ascolto attivo che si
rifà al momento in cui “chi ascolta, ‘riflette’ il contenuto del messaggio dell’altro, dimostrando concretamente non solo di averne capito il senso, ma
anche di averne accettato il contenuto senza giudizi”. Secondo lo psicologo Friedemann Schulz von
Thun, dell’Università di Amburgo ci sono quattro
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Ognuno osserva il mondo a partire
da un proprio sistema di riferimento
culturale, affettivo e sociale
dimensioni che si possono tener presenti sia nel
formulare messaggi che nell’ascolto, nella codificazione e nell’interpretazione dei messaggi di altri.
Quattro modalità, “metodo delle 4 orecchie”, sulle
quali sintonizzarsi: modalità del contenuto: risponde alla domanda: “di che cosa si tratta?” è il quesito
che il ricevente si pone. Modalità della relazione:
definisce il rapporto fra i due interlocutori, fa capire cosa l’altro pensa di colui che parla. Modalità
della rivelazione di sé: ogni volta che qualcuno si
esprime manifesta qualcosa di sé in bene o in male.
Modalità dell’appello: è l’orecchio che chiede un po’
l’aiuto: “dimmi cosa devo fare, dire, pensare, sentire”. Questo modello aumenta la consapevolezza in
tutti noi di quale ‘orecchio’ attiviamo nei processi
comunicativi delle nostre relazioni quotidiane. Vi
metto subito alla prova con questo esempio.
Contesto: - autoveicolo fermo davanti ad un semaforo
rosso, una coppia all’interno della vettura. Una donna
al volante e un uomo seduto al posto del passeggero.
Scatta il verde, l’uomo dice alla donna: - È verde puoi
andare!. La donna risponde: -Guidi tu o guido io?
Cosa capisce l’orecchio? L’uomo sta dando l’informazione: “ti avviso che il semaforo è verde.”. La
donna risponde con una reazione emotiva, mentre
quella razionale sarebbe stata: “Grazie, ne prendo
atto.” E voi, sulla base delle vostre quattro orecchie,
cosa avreste risposto?
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