Quadro 5 - Albese con Cassano
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Quadro 5 - Albese con Cassano
Quadro 5.1 Leggere il paesaggio Il nucleo storico di Cassano sorge a ridosso del rilievo che delimita a sud il corso del torrente Cosia e, ancora oggi il suo sviluppo in direzione est-ovest appare molto evidente. La Strada Provinciale n. 37 fa da confine meridionale di un settore in cui risultano allineati gli edifici di più antica costruzione; questa situazione rafforza l’idea di un centro abitato che costituiva una specie di cerniera fra due zone, la montagna e la pianura, ugualmente importanti per l’economia locale. La scelta della collocazione dell’abitato si spiega con l’esposizione solare prolungata, la presenza di acque sorgive e sotterranee (ampiamente documentata dalle fonti storiche) favorita dalla natura del sottosuolo, la lontananza da insidiose aree paludose e da corsi d’acqua impetuosi (vedi Quadro 4.1 e 7.1). Quadro 5.2 Il passato scomparso 5.2.1 Il Castello di Cassano I due toponimi Caslasc esistenti a Cassano e a Tavernerio potrebbero essere messi in relazione con la presenza, accertata da più fonti, di una strada militare di età romana che transitava immediatamente a ridosso delle alture collegando Como con Bergamo e Brescia. In questo caso saremmo in presenza, se ulteriori ricerche archeologiche confermassero una datazione alto medievale dei ruderi presenti in sito, di una combinazione di fattori frequente: una costruzione fortificata viene posta a guardia di una strada militare di età romana (vedi Quadro 4.2.1) ma anche di un villaggio, a sua volta dotato di strutture difensive, sorto a ridosso della strada per sfruttarne il passaggio a fini commerciali. In epoche più recenti ci sono testimonianze più evidenti, come ad esempio contratti d’affitto del XV secolo, in cui si nomina chiaramente un Castello esistente a quell’epoca a Cassano. 5.2.2 La filanda Pontiggia Cassano ed Albese non conobbero, a differenza di altri Comuni del Comasco, una significativa espansione dell’attività manifatturiera nel corso dell’Ottocento, in parte a causa dell’esistenza di una fiorente e prospera agricoltura che non poneva il problema di una alternativa economica importante. Una presenza industriale di un certo peso si consolida solo nella seconda metà del secolo, più in forza di interventi esterni che per lo sviluppo di attività locali in grado di acquisire regolarità e dimensioni industriali. Del resto, comunque, l’attività che prende più piede è quella relativa alla produzione serica, ad ulteriore conferma di uno stretto legame era l’agricoltura e il settore industriale che con essa presenta il maggior numero di affinità. Di una certa importanza era la filanda Pontiggia a Cassano, riedificata nel 1822 e ampliata nel 1853, grazie anche ad un accorto rapporto con le autorità comunali che le consentirono di avvalersi liberamente delle risorse idriche, ottenendo come contropartita l’esecuzione di alcuni lavori pubblici (vedi Quadro 3.4.3). Questo stabilimento funzionava stagionalmente – come spesso accadeva per le fasi iniziali di lavorazione del filo di seta – scaricando le acque putride e accumulando gli avanzi di lavorazione maleodoranti (i bachi privati del loro involucro dopo essere stati immersi in acqua molto calda). Su interessamento dello stesso proprietario della filanda venne realizzato un condotto sotterraneo che attraversato l’abitato di Cassano e, superata la strada scaricava le acque reflue in quella che ai tempi era aperta campagna. La soluzione del contenzioso fu relativamente veloce: oltre agli interessi economici dei Pontiggia furono determinanti quelli del Comune, che voleva il mantenimento di una attività che, sia pure in modo stagionale, garantiva una integrazione al reddito di numerosi abitanti del luogo. Figura 6. Progetto di canalizzazione Quadro 5.3 I nomi dei luoghi Cassano secondo Dante Olivieri, Cassano prenderebbe la sua origine dal gentilizio romano Cassius. Caslascio, caslasc, castellaccio il toponimo caslasc, caslaccio, derivazione di castello-castellaccio, è una testimonianza indiretta ma sufficientemente affidabile di una presenza in epoche passate di edifici fortificati. Il fatto che il toponimo si ripeta a Cassano e a Tavernerio in luoghi posti alla stessa quota, con caratteristiche analoghe e reciprocamente visibili conferma questa ipotesi ma non risolve da sola gli interrogativi sulle origini di un sistema fortificato. Nei pressi, un’ulteriore testimonianza a favore di quest’ipotesi si trova nel toponimo Castione, derivazione dialettale del termine castigliane. Perada traducendo approssimativamente in italiano potremmo avere un pelata, ovvero terreno privo di vegetazione o, secondo Dante Olivieri, un luogo nudo e roccioso. Moia il termine deriverebbe dalla voce tardo-latina molleus ovvero umidiccio, secondo Dante Olivieri, per indicare terreni paludosi o melmosi; nel nostro caso l’ipotesi è più che credibile trattandosi di una zona percorsa da un perenne rigagnolo che tende, nei tratti pianeggianti, a generare pozze acquitrinose. Quadro 5.4 Luoghi memorabili Passando in rassegna questa parte dell’abitato spiccano alcune prestigiose dimore storiche delle famiglie di possidenti del paese, visibili in parte anche dalla Strada Provinciale n.37. 5.4.1 Villa Odescalchi, poi Greppi, ora Santa Chiara Villa Odescalchi, poi Greppi, ora “Santa Chiara”, è costituita da un complesso edilizio piuttosto articolato, di rilevanza dimensionale e strutturale nell’ambito storico di Cassano. L’impianto originario della villa è certamente molto antico. Nel Catasto Teresiano, a metà del Settecento, appariva composta da due corpi a forma di C affacciati su un cortile attraversato probabilmente dall’antico tracciato viario. La conformazione attuale è dovuta alla ristrutturazione in stile barocchetto avvenuta nel tardo Ottocento, voluta dal proprietario dell’epoca, Pietro Greppi, mutando completamente l’aspetto originario. La villa è disposta attorno a un cortile rettangolare parzialmente aperto verso il giardino a monte e organizzato su un asse di simmetria che si evidenzia nel porticato di ingresso e nella palazzina principale; nell’ala sinistra del fabbricato un portico coperto a terrazzo garantisce un collegamento con il giardino a valle. Nel corpo principale della villa si conserva un arioso scalone con pilastri. Le sale interne mantengono in gran parte le caratteristiche neobarocchette acquisite nella trasformazione eclettica. La villa è infatti importante nella Brianza per la ricerca di una sintesi “inedita” tra elementi stilistici assai diversificati, con riferimenti che vanno dal neosettecento al neoromantico e all’anglicismo di maniera, disposti con scioltezza compositiva nelle varie facciate. Ulteriori interventi di rinnovamento, soprattutto nel corpo di ingresso e nel fabbricato di portineria, furono eseguiti negli anni Venti del Novecento. Trattandosi di una residenza appartenuta ad una delle famiglie più influenti nei secoli passati, era probabilmente arricchita da una ampio apparato decorativo perduto o nascosto nel ventesimo secolo a causa dei passaggi di proprietà che hanno trasformato la residenza di campagna in una Casa di assistenza per religiose anziane gestita dalla Congregazione Religiosa delle Figlie di S. Maria della Provvidenza, fondata dal Beato Luigi Guanella. Sopravvivono ancora alcuni camini monumentali con maioliche e stemmi nobiliari, tracce di soffitti a cassettoni ed infissi intagliati in legno di fattura settecentesca; alla fine del secolo scorso, per esigenze sanitarie, molte stanze sono state controsoffittate per motivi sanitari, nascondendo gli affreschi che decoravano le volte. Circonda la villa a Nord-Ovest uno splendido parco, tenuto con grande cura, che si sviluppa dalla Strada Provinciale al primo tratto delle pendici dell’altura retrostante. Il parco si caratterizza per la presenza di due parti principali, legate a due forme di concezione del verde. La porzione prevalentemente pianeggiante, localizzata nelle immediate adiacenze della villa, è organizzata a giardino all’inglese, con secolari essenze arboree autoctone quali maestosi faggi rossi (), carpini (), salici (), poste a dimora con la finalità di riprodurre uno scenario naturale, in cui i viali interni seguono percorsi con linee curve apparentemente casuali. La parte più settentrionale, che si sviluppa su un sistema di terrazzamenti lungo il pendio montuoso, disposti simmetricamente attorno ad una scenografica scalinata, è caratterizzata da architetture in pietra neo-romaniche, la cui sistemazione (o tutto il parco) è attribuita all’architetto milanese Emilio Alemagna (attivo nella seconda metà dell’Ottocento e progettista, tra l’altro, del Parco Sempione di Milano). La proprietà della villa comprende anche la chiesetta di S. Tecla, nella zona più elevata del pendio, recentemente ristrutturata, e fino al 2000, anche la chiesa di S. Pietro, poi donata alla Curia ambrosiana in occasione dell’ultimo Anno Giubilare, cui la villa è unita con il viale di eleganti cipressi (Cupressus sempervirens) che sale dal confine di Tavernerio, sull’asse della strada Provinciale. Accanto a questa villa, verso Est, ma nettamente distinguibile, si può individuare un nucleo disposto lungo la piccola strada che, staccandosi dalla Provinciale, prosegue verso nord trasformandosi nella strada per i monti. Le trasformazioni d’uso avvenute negli ultimi decenni non hanno mutato la forma ed il volume di questi edifici che in passato svolgevano una funzione accessoria (abitazioni contadine, stalle, depositi, ripostigli). 5.4.3 Villa Pontiggia, poi Infermiere La villa è così chiamata perché nel 1919 fu acquistata dall’Ospedale Maggiore di Milano come Casa di Riposo per le proprie infermiere. Stretta tra le proprietà ex Greppi ad ovest e ex Bassi ad est, la villa settecentesca è stata evidentemente vincolata anche dalla collocazione urbana per forma e strutturazione planimetrica. Si sviluppa, infatti, con un corpo di fabbrica direttamente prospettante sulla piazzetta interna di Cassano. I diversi corpi, prevalentemente su due piani, si articolano attorno al cortile acciottolato. Semplice è l’apparato decorativo esterno, ove solo il portale di ingresso ha cornici sagomate in granito e arco a tutto sesto. Sul cortile centrale prospettano corpi diseguali nelle proporzioni, per la presenza del blocco nord, più alto rispetto agli altri, in quanto adattato nell’Ottocento ad uso filanda da parte della famiglia Pontiggia (vedi Quadro ), famiglia all’epoca proprietaria. Il corpo in fondo al cortile è alleggerito da tre fornici con colonne di granito e archi sensibilmente ribassati. Pure il corpo di destra, adibito a ingresso e collegamento con le ex scuderie, risulta aperto da archi ribassati poggianti su pilastri in muratura. Dell’antica scuderia è tuttora visibile lo spazio e lo schema strutturale ad archi multipli. Tale conformazione potrebbe far supporre una dipendenza della Villa Pontiggia dalla vicina ex Villa Della Porta. Il giardino paesistico si sviluppa sul pendio a monte dell’abitato di Cassano, con originali saliscendi determinati dalla pronunciata pendenza del terreno. 5.4.2 Villa Crivelli, poi Guaita, poi Della Porta Spostandoci più ad oriente l’alternanza di edifici destinati a classi sociali e a funzioni diverse si ripropone con ancora maggiore evidenza con la villa Guaita (già Crivelli): infatti pur formando un unico edificio, troviamo che da un lato la residenza padronale è unita ad un grande giardino all’italiana che ne incornicia la facciata rispetto all’ingresso posto sulla Provinciale. Unite ad angolo retto alla villa invece abbiamo le abitazioni coloniche che la servivano, allineate lungo un corridoio sul quale si affacciano i singoli ingressi e, al piano superiore, un ballatoio con ringhiera. L'edificio purtroppo è stato sottoposto nei decenni recenti a pesanti interventi di ristrutturazione interna: un intero piano è stato completamente inserito e con esso i corridoi e le scale che lo servivano; i soffitti sono stati rifatti e le pareti ricoperte di un nuovo strato di intonaco. I frammenti architettonici esistenti confermano l’impressione di un grande patrimonio artistico andato perduto, basti pensare allo scalone monumentale la cui balaustra è del tutto simile a quella della villa Brivio Sforza di Merate, o ai camini monumentali e alle colonne settecentesche di un cortile porticato rivolte verso l’abitato di Cassano. Il giardino all’italiana invece è giunto fino a noi sufficientemente integro nella parte scultorea e arborea: sono abbondanti le statue di soggetto mitologico e agreste, è presente un sistema di fontane disposte lungo il viale centrale e a fianco della villa dove, nell’esedra trasformata in grotta di Lourdes, era in origine posta l’immagine di un dio marino secondo il gusto classicheggiante che ispirava l’intera struttura. 5.4.4 Villa Raimondi, poi Bassi Roncaldier, ora San Benedetto Proseguendo tra le ville di Cassano sicuramente merita una descrizione villa Bassi Roncaldier, già Villa Sangiuliani nel primo Settecento, poi Raimondi all’inizio dell’Ottocento, e conosciuta attualmente come villa San Benedetto di proprietà della Congregazione delle Suore Ospitaliere del Sacro Cuore di Gesù. L’edificio si colloca esattamente sulla linea pedemontana della Brianza Comasca e anzi l’impianto urbanistico del nucleo di Cassano e alcune usanze locali fanno supporre che l’androne della villa e il viale nella parte alta del giardino in direzione di Albese corrispondano alla posizione della più antica strada pedemontana fra Como e Lecco. La precisa geometria e omogeneità architettonica, insieme al grande giardino collocato lungo la strada provinciale, fanno di questo edificio di notevoli dimensioni e in buone condizioni di conservazione la presenza architettonica di maggior rilevanza visiva nell’ambito comunale. Il complesso si sviluppa attorno a un cortile quadrangolare con struttura omogenea, occupando una terrazzatura parzialmente artificiale, sulla linea pedemontana dell’Alta Brianza. Il corpo di fabbrica principale della villa ha una forma ad U aperto verso l’abitato di Cassano. Ha conservato intatte all’esterno le forme dell’architettura barocca della prima metà del Settecento. La serie di finestre del primo piano è chiusa alle estremità da due porte-finestre con balconcino, mentre il piano sottotetto presenta delle aperture molto particolari a forma di occhio doppio. Gli ambienti interni della villa sono stati in parte modificati negli anni Cinquanta durante i lavori di adattamento ad ospedale, si conservano comunque alcuni saloni e lo scalone principale. Di grande importanza e ancora fortunatamente conservato nella sua integrità è il giardino all’italiana, anch’esso settecentesco, ricco di statue con riferimenti mitologici e agresti secondo la moda rococò. Nella parte pianeggiante a valle è disposto su più livelli, divisi da un viale, al cui centro si trova una fontana, che culmina a monte, di fianco alla villa, con un ninfeo dove troneggiava un dio marino secondo il gusto classico, la cui esedra fu successivamente trasformata a grotta di Lourdes. Questa parte del giardino, sistemata in forme paesaggistiche, sfrutta il declivio collinare così da costituire un collegamento con la vegetazione naturale della montagna sovrastante. Edifici più recenti, come quello che ospita la clinica S. Benedetto, si impongono con la loro mole come una continuazione dell’edificato; in realtà quest’area è stata fino a pochi decenni or sono libera da costruzioni, come una sorta di intervallo che, anche fisicamente, rendeva l’idea di due distinti abitati, quello di Cassano e quello di Albese che iniziava qui, lungo l’antico tracciato della strada romana, con l’edificio seicentesco che sarebbe poi divenuto casa Andujar.