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NOME FILE: ITA_A2_Non-e-successo-niente_testo
CODICE DOCUMENTO: S ITA A A2 S2 35
DESCRIZIONE DOCUMENTO: PROVA DI VERIFICA DELLA COMPRENSIONE DEL
TESTO NARRATIVO - LIVELLO LINGUISTICO A2
SCUOLA: secondaria di 2° grado
CLASSI: Prima
LINK CORRELATI:
- Correttore della prova ITA_A2_Non-e-successo-niente_correttore
RIFERIMENTI: Antonio Skàrmeta, Non è successo niente, Garzanti, Gli Elefanti,
pagine 12-14
PUBBLICATO IN: USR Lombardia - USP di Pavia – Provincia di Pavia CD “Conoscere
per valorizzare – La rilevazione delle competenze disciplinari degli studenti di
madrelingua non italiana” – a.s. 2006/2007
AUTORI: Emilia Vercesi
SUPERVISIONE DI: Marina Chini (Dipartimento di Linguistica – Università degli Studi di
Pavia)
CONOSCERE PER VALORIZZARE - La rilevazione delle competenze disciplinari degli studenti di madrelingua non italiana
RILEVAZIONE DEGLI APPRENDIMENTI
PROVA DI ITALIANO
SCUOLA SECONDARIA DI II GRADO
ISTRUZIONI GENERALI
Leggi con attenzione il testo perché poi dovrai rispondere a 15 domande.
Per ogni domanda ci sono 4 risposte possibili, ma solo una è giusta.
Prima di ogni risposta c’è una lettera dell’alfabeto. Per rispondere metti una crocetta nel cerchio a
sinistra della risposta che ritieni giusta.
Quando rispondi non devi coprire il testo, se vuoi puoi rileggerlo.
Hai a disposizione 50 minuti per rispondere alle domande.
L’insegnante ti dirà quando incominciare e quando è il tempo è finito.
Se finisci prima puoi consegnare il tuo lavoro o aspettare e controllare le risposte.
Non è successo niente.
All’inizio a Milano mi sentivo un pesce fuor d’acqua. Oltre tutto io e mio fratello
eravamo stati subito spediti nella scuola vicino a casa. Non capivamo niente e
pensavamo che “arrivederci” fosse una parolaccia. I nostri compagni erano bravi e ci
facevano un sacco di domande, ma l’unica cosa che potevamo fare era sorridere... Ho
cominciato a imparare l’italiano giocando a pallone durante la ricreazione. Mi
facevano fare da centromediano e ci mettevo una tale foga che ho imparato diverse
parole: “disgraziato”, “cornuto”... Io alzavo le braccia, guardavo l’attaccante finito a
terra e dicevo: “Non è successo niente”. Dicevo sempre questo. Allora i miei
compagni mi hanno soprannominato “Non è successo niente”. Ancora oggi, quando
qualcuno di loro mi incontra, alza le braccia e mi dice “ciao! Non è successo niente”.
Se pensate che me la passavo bene, vi sbagliate di grosso. Me la passavo male, uno
schifo. Quando tornavo a casa la mamma regolarmente piangeva. E non perché stava
tagliando le cipolle. Arrivavano certe lettere dal Cile da farle spargere fiumi di
lacrime. Io preferivo la mamma che piangeva, perché il mio papà non piangeva per
niente, ma si metteva a prendere a calci i mobili, e se eravamo nei dintorni ci
beccavamo qualche schiaffo vagante. Lui e la mamma discutono sempre. Lei dice che
vuole tornare in Cile… ma poi si rende conto di essere una romantica, perché non c’è
lettera dal Cile, non una, che non dica di un nuovo compagno assassinato o
arrestato…
…Il problema di papà è che passa le giornate a dare lezioni di spagnolo e così,
questo è vero, impara poco italiano e ogni volta che alla televisione parlano
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dell’America Latina mi grida di venire a tradurgli cosa dicono. Dal Cile arrivano
soltanto brutte notizie e papà guarda tutti i telegiornali…
Ho preso l’abitudine, il sabato mattina, di aprire la casella delle lettere, e se ci sono
lettere per i miei aspetto il lunedì a dargliele. Così almeno non si rovinano il fine
settimana. Il giorno che papà lo sa, mi manda k.o.
Insomma, come vi dicevo prima me la passavo da schifo.
I miei primi amici sono stati i greci. Anche loro erano due e avevano la nostra
stessa età. Avevano proprio dei nomi strani. Il maggiore si chiamava Omero e il
piccolo Socrate. Omero e Socrate Kumides. Parlavano bene l’italiano, perché erano a
Milano da cinque anni. Ci siamo conosciuti un giorno che ero lì a prendere il sole
contro il muro della scuola e temperavo una matita. Loro mi hanno detto: “Cómo
estàs, compañero”. Era l’unica cosa che sapevano dire in spagnolo, eppure vi giuro
che fino a quando non sono tornati in Grecia, che è da poco, sono sempre stati molto
in gamba con me. Omero e Socrate sono stati i miei primi amici. Mi hanno portato a
casa loro, mi hanno insegnato a bere il vino, a ballare come Zorbas e, cosa
fondamentale, a parlare l’italiano.
(da : Antonio Skàrmeta, Non è successo niente, Garzanti, Gli Elefanti, pag 12-14)
A1.
Chi è il protagonista del racconto?
o A.
Un bambino milanese.
o B.
Un ragazzo cileno che ora vive a Milano.
o C.
Un ragazzo del Nord America che vive a Milano da molto tempo.
o D.
Una ragazza.
A2.
A che cosa è dovuto il titolo “Non è successo niente”?
o A.
Perché nella vita del ragazzo non è successo niente.
o B.
Perché il ragazzo ripete sempre quella frase quando gioca a pallone.
o C.
Perché i compagni gli dicono che non vale niente.
o D.
Perché non sa fare niente.
A3.
Dove è ambientato il racconto?
o A.
In Cile
o B.
In Grecia
o C.
A Milano
o D.
In America
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A4.
Perché il ragazzo si sente “un pesce fuor d’acqua”?
o A.
Non è nel suo ambiente naturale, dove è sempre vissuto.
o B.
E’ al mare con la sua famiglia.
o C.
Sta visitando un acquario con molti pesci.
o D.
E’ in piscina con i suoi amici.
A5.
Con chi è venuto il ragazzo a Milano?
o A.
Con i nonni.
o B.
Con degli amici di famiglia.
o C.
Con i genitori e il fratello.
o D.
Da solo.
A6.
Perché la mamma piange spesso? Che cosa vuole?
o A.
Non vuole partire, vuole rimanere a Milano.
o B.
Vuole andare in Grecia con i suoi amici.
o C.
Vorrebbe fare un viaggio in Italia.
o D.
Vorrebbe tornare in Cile.
A7.
Qual è il significato dell’espressione “me la passavo male”?
o A.
Stavo molto bene, ero contento.
o B.
Non mi trovavo bene, non ero contento.
o C.
Ero proprio felice.
o D.
Mi trovavo in una bella situazione.
A8.
Cosa vuol dire “arrivederci”?
o A.
E’ una parolaccia
o B.
Addio.
o C.
Ci vediamo presto.
o D.
Non ti voglio più vedere.
A9.
Cosa significa l’espressione “ci facevano un sacco di domande”?
o A.
Ci facevano molte domande.
o B.
Ci facevano poche domande.
o C.
Non ci facevano domande.
o D.
Riempivano dei sacchi di terra.
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A10. Chi sono i primi amici del protagonista?
o A.
Due fratelli italiani.
o B.
Un fratello e una sorella cinesi.
o C.
Due fratelli spagnoli.
o D.
Due fratelli greci.
A11. Come impara a parlare italiano il protagonista?
o A.
Durante la lezione di ginnastica.
o B.
Giocando a pallone con i compagni di scuola durante l’intervallo.
o C.
Mentre ascolta la lezione di italiano.
o D.
Mentre guarda la televisione con i suoi genitori.
A12. Cosa insegnano i due amici greci al protagonista?
o A.
A parlare greco.
o B.
A bere vino, a ballare e a parlare italiano.
o C.
A correre, saltare e nuotare.
o D.
A cantare ed ascoltare musica.
A13. In quale lingua è espressa la frase: “Cómo estàs, compañero”?
o A.
Inglese
o B.
Italiano
o C.
Francese
o D.
Spagnolo
A14. Cosa significa l’espressione “ho preso l’abitudine, il sabato mattina, di
aprire la cassetta delle lettere”?
o A.
Che ogni sabato mattina spedisce una lettera.
o B.
Che ogni sabato va a fare la spesa.
o C.
Che qualche volta legge le lettere che arrivano.
o D.
Che ogni sabato mattina prende la posta.
A15. Perché il papà del ragazzo impara poco l’italiano?
o A.
Perché lavora in una fabbrica greca.
o B.
Perché passa il tempo ad insegnare spagnolo.
o C.
Perché non gli piace la lingua.
o D.
Perché guarda troppo la televisione.
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