Il castello misterioso
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Il castello misterioso
Nardin Debora IL CASTELLO MISTERIOSO Era una notte oscura, piena di lampi e si sentiva il rumore della fitta pioggia che aveva cominciato a scendere pochi minuti prima; i lupi ululavano e mentre il cielo si faceva sempre più oscuro, i lampi abbaglianti si dirigevano verso la cima di un monte , là dove emergeva tra i fitti alberi un castello molto vecchio. Aveva un'aspetto da brivido, ma era l'unico posto che trovammo in quella selva oscura lontano dal villaggio, e per di più eravamo stanchi morti avendo camminato per tutto il giorno nel bel mezzo di un bosco che non avevamo mai visto e di cui quindi non conoscevamo le strade; così decidemmo con coraggio di andare in quel castello che ospitava i vagabondi e i turisti che passavano da quelle parti. Ci avvicinammo alla porta e bussammo una, due, tre volte ma nessuno aprì, quando alla quarta volta la porta si aprì da sola e ci trovammo di fronte un lungo corridoio pieno di quadri vuoti, senza disegni e tutti bianchi ; sotto ai nostri piedi c'èra un tappeto rosso che arrivava fino alla porta in fondo al corridoio. Stavamo per bussare quando anticipamente ci aprì un ometto basso, con una gobba sulla schiena e senza un occhio; con molto coraggio gli chiedemmo se potevamo fermarci lì a dormire e questo signore rispose con un tono molto acuto e tenebroso che dovevamo seguirlo. Ci condusse su per delle lunghe scale. C'èrano almeno quattro piani, poi gli altri non si potevano più vedere perchè era buio pesto. Al secondo piano, con nostro sollievo, ci rendemmo conto che non eravamo i soli ospiti in questo castello. Dopo che l'uomo se ne andò, ci sistemammo nella camera buia che ci aveva mostrato, aveva una sola finestra per la quale si poteva ammirare un meraviglioso paesaggio , così aveva detto e cioè un infinità di alberi ai piedi del monte che si vedevano a malapena e all'orizzonte nuvole e ancora nuvole grigie . Non ci sembrava affatto un bel posto , ma del resto non potevamo nemmeno rimanere nel bel mezzo del bosco con in giro i lupi ! Perciò ci adattammo e cominciammo a dormire. Dopo neanche mezz'ora che stavamo dormendo ci svegliò un urlo spaventoso proveniente dal piano di sopra, seguito da un tonfo e da passi che fuggivano via ; così uscimmo fuori dalla nosta camera per avere notizie su quel che era successo. Quando arivammo nella camera , da dove provenivano i rumori, la vedemmo vuota, non c'èra nessun corpo, chi aveva urlato doveva essere sparito nel nulla. Successivamente arrivò l'ometto con la gobba che ci avvertì che quel che era successo non era niente di preoccupante e che l'uomo che aveva urlato era scap- pato in giro per il castello ; ma ci venne subito un sospetto: il proprietario del castello perchè non si era mai fatto vedere ? Continuammo a farci questa domanda fino alla mattina seguente .Finalmente era venuto il momento di ritornare a casa, ma all'improvviso ,come per magia, il sole splendente venne travolto da una tempesta di ghiaccio, così non ci restò che rimanere lì finchè la tempesta non si sarebbe conclusa, ma continuò per giorni. Intanto ogni giorno succedeva la stessa cosa : un urlo , un tonfo e dei passi felpati che fuggivano. Alla fine decidemmo di approffondire di più questo mistero. Così a mezzanotte in punto andammo nella stanza di fianco alla nostra , perchè avevamo scoperto che gli urli avvenivano dalla stanza al piano superiore e poi in ordine di successione (dal piano superiore al piano inferiore) e il giorno seguente sarebbe stato il nostro , inoltre gli urli si sentivano sempre alla stessa ora: alle 24:30 , perciò avevamo mezz'ora di tempo per scoprire la verità sull'accaduto. Ma all'improvviso si sentirono quei rumori , l'assassino o il rapinatore ci aveva anticipati, probabilmente faceva parte del castello e aveva scoperto del sospetto che avevamo avuto sul proprietario. Dopo un po' ci accorgemmo che c'èrano delle tracce di fango lungo tutto il corridoio e che partivano proprio dalla stanza dei rumori. Proseguimmo il percorso e ci trovammo nelle zone sotterranee e di fronte ad una gigantesca porta di metallo. Improvvisamente sentimmo dei passi: era l'uomo con la gobba, così ci nascondemmo dietro una piccola fessura in mezzo al nero tenebroso mentre l'uomo apriva la porta digitando dei numeri su una specie di lavagnetta . Visto che avevo uno specchio a portata di mano , lo posizionai , senza farmi vedere , in modo che rispecchiasse i numeri digitati. Perciò una volta chiusa la porta digitammo i numeri e la porta si aprì : c'èra un buio pesto e si sentiva solo il dialogo tra l'uomo con la gobba ed un altro uomo che non avevamo mai visto, ma che poi capimmo essere il proprietario del castello; cosa ci facevano lì non lo capimmo finché, quando se ne andarono, vedemmo meglio la stanza: era piena di macchinari con ampolle di vetro di mille forme e con all'interno dei liquidi di vari colori, dalle ampolle usciva del fumo nauseante ed erano collegate una ad una da dei tubi di plastica dove scorrevano altri tipi di liquidi che andavano a finire in un gigantesco macchinario:. Eravamo talmente stupiti da queste cose che solo dopo un bel po' ci accorgemmo che tutte le persone che erano scomparse nei giorni scorsi erano lì, proprio intorno a noi, però erano morte, sembrava fossero state rissucchiate poi esaminandole come veri investigatori ci accorgemmo che in ognuno di esse c'erano buchi provocati da siringhe, una cosa disgustosa! Scoprimmo che quelle siringhe erano state svuotate nelle ampolle e che tutto questo serviva solo per un esperimento sul sangue umano, questo lo capimmo dai libri posati sopra ad una vecchia scrivania. Scoperta tutta la verità ci avvolse un brivido spaventoso di paura al solo pensare che la notte seguente sarebbe stato il nostro turno e che eravamo circondati da morti, da uno scienziato pazzo e dal suo assistente. Ci riprendemmo dalla paura e chiamammo subito la polizia,che dopo un'ora di terrore, finalmente riuscì a trovare il castello e lo circondò. Presero i malfamati, ricoprirono con un velo tutte le povere vittime di quell' esperimento e le portarono al cimitero. Dopo aver i nformato i poliziotti dell'accaduto e di come avevamo scovato i colpevoli, ritornammo a casa dai nostri genitori preoccupati e gli raccontammo tutto. In seguito a questa esperienza non andammo più in giro da soli in posti che non conoscevamo e per il terrore subito in quei giorni ci trasferimmo in un posto molto lontano da lì, proprio dove sto scrivendo in questo momento.