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EDITORIALE
Università e Collegio: alla ricerca di testimoni e maestri
DI M ATTIA PIVATO
Quando si parla di percorso di formazione della persona si usa distinguere
una fase più propriamente di istruzione, nella quale lo studente apprende
conoscenze e nozioni, da una fase di educazione o formazione, in cui si acquisiscono gli atteggiamenti e le capacità che attengono al comportamento
morale, così come le ulteriori dimensioni della personalità. Ciononostante
nel linguaggio comune, ed anche in quello normativo, le nozioni di istruzione, educazione e formazione sono sovente utilizzate indifferentemente
quali sinonimi.
Un assunto altrettanto comune che accompagna tale suddivisione
è quello per cui la scuola, ma ben si potrebbe includere anche l’università, sia chiamata ad occuparsi in via pressoché esclusiva dell’istruzione dei
giovani, lasciando ad altri fattori o soggetti (su tutti la famiglia) il compito
educativo. E ciò sia in nome di unaa neutralità dell’operato circa l’apprendimento, sia forse nella convinzione che il compito primario di un’istituzione che opera nel campo dell’istruzione sia prevalentemente quello di
trasmettere conoscenza. A ciò si aggiunge talora, e oggi con maggiore
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forza, l’affermazione di posizioni da parte degli stessi studenti imperniate
su pretese di autonomia nella costruzione del proprio percorso formativo,
quasi che la scuola e l’università non meritino di concorrere a edificare
questa fase tanto delicata e centrale nella vita di una persona e debbano invece rimanere confinate al ruolo di dispensatrici di sapere. Una tale rivendicazione, pur se astrattamente legittima, comporta tuttavia la necessità di
individuare altrove i modelli e i valori cui ispirare la propria formazione.
Modelli e valori che la contemporaneità offre con frequenza sempre più
accidentale e che dunque richiedono uno sforzo ed una dedizione non
superficiali per essere rinvenuti.
Diversamente si potrebbe, ed anzi a mio giudizio si dovrebbe, considerare la scuola e l’università (così come gran parte delle istituzioni che
operano in questo ambito) i luoghi principi deputati tanto all’istruzione
quanto alla formazione della persona. Luoghi, questi, nei quali è naturale considerare l’apprendimento della conoscenza quale fase indissolubilmente connessa all’edificazione della personalità. Luoghi in cui è ancora
possibile incontrare maestri e modelli, non solo del sapere, cui ispirare il
proprio percorso di crescita umana e morale. Luoghi in cui, senza falsa retorica, fare autenticamente universitas, completando la preparazione tecnica
con l’esperienza dell’incontro.
In Università Cattolica questo è ancora oggi possibile ed anzi costituisce un tratto distintivo che forse, più di ogni altro, ha reso negli anni
il nostro Ateneo, e lo caratterizza tuttora, quale luogo di elezione per la
formazione integrale della persona. I Collegi, che dell’Università costituiscono parte integrante, riverberano questa profonda vocazione e si sforzano, nel loro operato quotidiano, di tradurre in esempi tangibili il valore
di un cammino di crescita globale. Il percorso in Collegio affianca infatti
all’aspetto più strettamente conoscitivo, dato dal curriculum accademico
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che ciascun studente intraprende in facoltà, un progetto formativo articolato in attività, sovente anche molto differenti fra loro, che integrano ed
arricchiscono la formazione dei giovani. Proprio la trasversalità e la multidisciplinarietà di simili iniziative concorre a sottolineare la necessità di
abbinare all’acquisizione di competenze l’apprendimento di capacità altre,
di matrice umana, morale e relazionale, non meno importanti delle prime.
Lo scambio esperienziale e la dimensione comunitaria propri della vita in
Collegio costituiscono il terreno fertile sul quale coltivare dunque quella
dimensione formativa che non può andar disgiunta da quella più propriamente istruttiva, così da favorire la maturazione di uno spirito critico e lo
sviluppo di un’intelligenza sociale.
Ma il Collegio, proprio in ragione di queste sue peculiarità, deve
impegnarsi ad essere qualcosa in più: un luogo in cui fare esperienza di
modelli e figure di riferimento. Quei medesimi modelli, valoriali e soggettivi, cui ciascuno aderisce per orientare la propria crescita personale, oltre
la formazione accademica o professionale. Simili modelli possono essere
offerti da una molteplicità di fattori e di incontri che costellano la quotidianità collegiale: lo scambio di opinioni nell’Assemblea degli studenti, la
presenza e il dibattito con il relatore ad un evento culturale, l’organizzazione delle attività interne nelle Commissioni, il confronto con l’Assistente
Spirituale. Ma è anche nella relazione tra studente e studente che spesso si
mostra l’efficacia del modello di riferimento. E ciò in particolar modo tra
i collegiali nuovi ammessi e i ragazzi più grandi, tanto nell’accompagnamento allo studio quanto nel confronto, e conforto, personali. Da qui la
sfida di far crescere, migliorandoli costantemente, quei medesimi modelli
assieme a coloro che ad essi si ispirano, in un’interazione virtuosa che testimonia il valore del confronto.
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In una simile dimensione, i Quaderni del Ludovicianum rappresentano forse il prodotto più tangibile di questa interazione. Essi infatti
raccolgono in maniera immediata alcuni contributi editoriali, editi e inediti,
che gli studenti elaborano nel loro percorso di studi e, mediatamente, il
segno della loro esperienza di vita collegiale. Il prodotto che scaturisce da
questo impegno è quindi qualcosa di più e di diverso rispetto ad una pubblicazione: qualcosa di più poiché, a partire dai testi degli studenti, restituisce in filigrana i momenti più significativi di un anno di vita in Collegio;
qualcosa di diverso, in quanto costituisce una tappa, per quanto minuta,
del percorso formativo che i ragazzi compiono in Università e in Collegio.
In questa edizione Lucio Polimena, in Vocali lunghe di origine secondaria: vocalismo mitior e severior, analizza lo sviluppo delle vocali lunghe derivanti da fenomeni fonetici della lingua greca; Andrea Mariani, in Capital Asset
Pricing Model, approfondisce lo studio di un modello finanziario utilizzabile
per la gestione e diversificazione del portafoglio. Segue una raccolta di poesie composte da Federico Demitry dal titolo Gnoseologia cordis, attraverso
le quali l’autore offre un suo personale sguardo sulla realtà, filtrato dalle
esperienze vissute e restituito con lo strumento efficace del verso poetico.
Ludovico Lanzo, nel suo contributo L’adattamento e il cinema postmoderno. Il
caso di The Great Gatsby analizza le modalità di trasposizione del noto romanzo di Fitzgerald nella versione cinematografica del registra Luhrmann;
Giuseppe Maltese, in La contabilità direzionale nelle aziende turistico-ricettive
propone un’analisi dell’applicazione dei principi contabili al settore alberghiero; Gaetano Manara, in Modelli e trame nell’improvvisazione musicale, offre
un approfondimento della prassi esecutiva dell'improvvisazione, arricchito
da riferimenti a Bach e alla musica Jazz.
Completa l’edizione 2015 dei Quaderni la sezione Interventi, nella
quale viene proposta una relazione dal titolo Il Made in Italy agroalimentare
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ad EXPO 2015, elaborata a margine del consueto Seminario Economicogiuridico, una tre giorni dedicata all’approfondimento di un tema analizzato dalla duplice prospettiva giuridica e del mercato. Segue l'intervento
"Riforme per la crescita: l'Europa e l'Italia" un breve resoconto composto
a partire dai contenuti emersi nella conferenza che si è svolta il 14 maggio
2015 presso il Collegio Ludovicianum con il sen. Mario Monti.
A conclusione del volume, un breve resoconto delle attività e
degli eventi culturali organizzati dal Collegio Ludovicianum nell’A.A.
2014/2015 e l’elenco degli studenti laureatisi nel corso del medesimo anno
accademico.
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