Pass-world_Per tutti_Senza prezzo_12 gennaio 2013
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E l'acqua scura come il mistero di quell'angelo di Lyon Cinema: Le avventure di Pinocchio (Italia, 1971) regia di Luigi Comencini Il falegname Geppetto si costruisce un burattino di legno, a cui dà il nome di Pinocchio. La Fata Turchina, sua protettrice lo trasforma subito in un bambino in carne ed ossa, facendosi promettere che sarà un bambino "per bene", ubbidiente e studioso, bastone della vecchiaia del suo genitore. Siccome il bambino, che ha conservato il carattere vivace e ribelle del burattino, ne combina di tutti i colori, la Fata lo fa tornare di legno per punirlo. Le trasformazioni si succederanno più volte e, una volta, Pinocchio diverrà persino somaro. La vicenda termina un poco prima del libro, cioè quando Geppetto e Pinocchio escono dal ventre della Balena: quasi un ritorno alla vita, una presa definitiva di contatto con la realtà. Arte: I bari (Michelangelo Merisi da Caravaggio) 1594, Kimbell Art Museum, Fort Worth Caravaggio ha sempre tentato di esprimere con il suo pennello l’anima delle cose escludendo quelle “perfette” e scegliendo le più comuni perché rappresentavano le più “vere”, ma ciò che veramente lo ha sempre interessato è stata la ricerca dell’anima dell’uomo. Nell’opera “I Bari” esprime una accurata indagine sulle reazioni della natura umana: tre personaggi, tre espressioni: il giovane ingannato, tranquillo nella scelta della carta da giocare; il giocatore più esperto che suggerisce la mossa e il complice che sembra il più timoroso. Ecco i due imbroglioni che raggirano l’inconsapevole vittima di turno. Uno dei due è visto di spalle mentre estrae la carta di nascosto, è un quattro di picche, mentre la carta del sette di cuori è pronta per la mossa successiva. Il suo compare è posto frontalmente e gli suggerisce la soluzione vincente. Percorso formativo attraverso Testi Sacri, cinema, musica e arte rivolto a Giovani e Adulti dai 25 ai 40 anni. sabato 12 gennaio 2013 SENZA PREZZO Un bivio di sempre: serviamo Dio o la ricchezza? Il legame con l’avere rischia di essere più seduttivo del legame con l’amore che si dona gratis. I credenti sono chiamati a trasformare la ricerca egoistica di godimento in condivisione senza prezzo dei beni a favore di tutti. Ciò che siamo non è dato da che possediamo e ciò che possediamo non è mai dato per trattenerlo, ma per condividerlo con l’altro. Dal Vangelo secondo Luca (16,1-13) Diceva anche ai discepoli: «Un uomo ricco aveva un amministratore, e questi fu accusato dinanzi a lui di sperperare i suoi averi. Lo chiamò e gli disse: «Che cosa sento dire di te? Rendi conto della tua amministrazione, perché non potrai più amministrare». L’amministratore disse tra sé: «Che cosa farò, ora che il mio padrone mi toglie l’amministrazione? Zappare, non ne ho la forza; mendicare, mi vergogno. So io che cosa farò perché, quando sarò stato allontanato dall’amministrazione, ci sia qualcuno che mi accolga in casa sua». Chiamò uno per uno i debitori del suo padrone e disse al primo: «Tu quanto devi al mio padrone?». Quello rispose: «Cento barili d’olio». Gli disse: «Prendi la tua ricevuta, siediti subito e scrivi cinquanta». Poi disse a un altro: «Tu quanto devi?». Rispose: «Cento misure di grano». Gli disse: «Prendi la tua ricevuta e scrivi ottanta». l padrone lodò quell’amministratore disonesto, perché aveva agito con scaltrezza. I figli di questo mondo, infatti, verso i loro pari sono più scaltri dei figli della luce. Ebbene, io vi dico: fatevi degli amici con la ricchezza disonesta, perché, quando questa verrà a mancare, essi vi accolgano nelle dimore. Chi è fedele in cose di poco conto, è fedele anche in cose importanti; e chi è disonesto in cose di poco conto, è disonesto anche in cose importanti. Se dunque non siete stati fedeli nella ricchezza disonesta, chi vi affiderà quella vera? E se non siete stati fedeli nella ricchezza altrui, chi vi darà la vostra? Nessun servitore può servire due padroni, perché o odierà l’uno e amerà l’altro, oppure si affezionerà all’uno e disprezzerà l’altro. Non potete servire Dio e la ricchezza». Azione Cattolica Italiana - Diocesi di Verona Settori Adulti e Giovani - Anno Associativo 2012/2013 1° momento - PROVOCATI DALLA PAROLA Un amministratore disonesto, che sperperava denaro suo, viene in qualche modo lodato da Gesù per la sua scaltrezza. Ci meraviglia sempre tutto questo, la lode dell’uomo ricco, da parte del Signore, per l’amministratore scaltro e disonesto… ma se proviamo ad immaginare il tono con il quale sarà stato espresso questo “riconoscimento”, certamente sarà stato velato di grande amarezza. Per la nostra riflessione personale, pensiamo alle nostre preoccupazioni e all’attenzione che mettiamo nell’informarci su come investire i nostri risparmi e invece quanta faciloneria e superficialità abbiamo nell’affrontare i temi della vita interiore: per questa ci manca sempre il tempo. I beni di questo mondo non vanno demonizzati, vanno accolti per il valore che hanno e andrebbero utilizzati e fatti anche fruttare per il bene di molti e non solo per il proprio. Per vivere, occorre il denaro e i beni che riceviamo “in eredità” vanno fatti circolare; invece tutto soggiace alla logica del mercato: si inventano bisogni per produrre e per invogliare a spendere, un gioco che ci trascina in una dimensione di reale insoddisfazione e frustrazione. L’accumulo di denaro e dei beni, infatti produce solo un appagamento momentaneo e superficiale, ma nel profondo genera tristezza, perché riconosciamo che ciò che ci abita non è Dio, è paura, perché il “mio” non è il “nostro” e va difeso dagli attacchi esterni a qualunque costo! …”accumulate invece per voi tesori del cielo (…) perché, dov’è il tuo tesoro, là sarà anche il tuo cuore”(Mt 6,20). Dov’è il nostro tesoro e cosa abita il nostro cuore? 2° momento - INTERROGHIAMOCI Da soli o insieme? Siamo tutti d’accordo nel pensare che il tempo che ci viene dato di vivere è la cosa più preziosa che abbiamo e che non possiamo decidere noi la quantità che abbiamo a disposizione, né possiamo accumularlo per tempi migliori. Possiamo solo decidere come spenderlo… sarà per questo che diciamo: “il tempo è denaro”? Siamo capaci di controllo sui nostri bisogni? La crisi economica che ci attraversa ci costringe a rivedere le nostre sicurezze, a esaminarci per chiederci dov’è il nostro “tesoro”, a chi abbiamo affidato il nostro domani. Ancora oggi alcuni preferiscono salvarsi da “soli”, tenendo il gruzzolo sotto il materasso o, meglio, in cassette di sicurezza. E noi come ci comportiamo? A chi o a cosa abbiamo affidato la nostra vita!? PER APPROFONDIRE (Gaudium et Spes n. 69) Dio ha destinato la terra e tutto quello che essa contiene all’uso di tutti gli uomini e di tutti i popoli, e pertanto i beni creati debbono essere partecipati equamente a tutti, secondo la regola della giustizia, inseparabile dalla carità. Pertanto, quali che siano le forme della proprietà, adattate alle legittime istituzioni dei popoli secondo circostanze diverse e mutevoli, si deve sempre tener conto di questa destinazione universale dei beni. L’uomo, usando di questi beni, deve considerare le cose esteriori che legittimamente possiede non solo come proprie, ma anche come comuni, nel senso che possono giovare non unicamente a lui, ma anche agli altri. (…) Senza prezzo… Il desiderio di accumulare cose, bruciare in pochi attimi esperienze, marginalizzare le relazioni che costituiscono la vita comunitaria, per pensare solo a se stessi, è la radice dell’impoverimento che, anziché essere materiale, è innanzitutto spirituale. Spesso ci accorgiamo di questo, quando viviamo snodi forti e drammatici della nostra vita: gli abbandoni, la morte, la perdita del lavoro e delle sicurezze. In questi frangenti, emergono le nostre mancanze, le nostre fragilità e ci accorgiamo quando il possedere beni sia spesso del tutto inutile “Senza prezzo” è ciò che non ha un corrispettivo ed è una dimensione del dare con gioia, senza aspettarsi niente: questo modo di pensare, agire può scardinare il nostro vivere quotidiano? 3° momento - INCONTRIAMOCI Dopo il tempo che ci siamo concessi per riflettere da soli, cerchiamo in gruppo di condividere ciò che abbiamo pensato. Quello che emerge, in sintesi, verrà riportato in assemblea. 4° momento - RIFLESSI DELLA CULTURA Musica: L’Angelo di Lyon (Francesco De Gregori, 2008) Fu la visione di Anna Maria con il rosario tra le dita Ad incantare lo stregone e a fargli cambiar vita Lasciò la scena in un vestito grigio, lasciò un messaggio con un sorriso Diceva: "Parto per Lione, e cerco un angelo del Paradiso" Salì sul treno che portava a Bruxelles, ordinò cognac e croissants Fece l'elenco dei suoi beni futili nella carrozza restaurant Pensò alle ville e alle piscine, ai pezzi rari da collezione E fece un voto come San Francesco per il suo angelo di Lione E cantò l'Ave Maria, almeno i versi che ricordava Mentre guardava dal finestrino l'ombra del treno che lo portava e ad occhi chiusi sognò quei due fiumi, il Rodano e la Saône Simbolo eterno delle due anime maschio e femmina di Lyon Restò ad aspettare sul vecchio ponte, pensò all'incontro di un anno fa Ma i giorni vanno e diventano mesi, quattro stagioni son passate già Ora il suo abito è tutto stracciato, somiglia proprio ad un barbone Gira le strade e cerca ad ogni passo il suo angelo di Lione Stanotte nella cattedrale mille candele stanno bruciando Le tiene accese suor Eva Maria a mano a mano che si van consumando E dentro ai vicoli come in sogno trascina il passo lo straccione Il vecchio scemo fuori di testa per il suo angelo di Lione E cantò l'Ave Maria, almeno i versi che ricordava Mentre fissava sui vecchi muri la propria ombra che lo seguiva E attraversò quei due sacri fiumi, il Rodano e la Saône