“AMOREVOLMENTE”
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“AMOREVOLMENTE”
M usica 123 SULLE ORME DI MINA “AMOREVOLMENTE” La cantante Gilda Reghenzi, di Fiesse, è al debutto con un album che profuma di cantautorato bresciano. D di BRUNO FORZA do seguo un suo concerto da spettatrice vuole sempre che salga sul palco a cantare con lui. C’è grande improvvisazione e mi chiede di evitare gli schemi e lasciarmi andare. In quei momenti sto sempre un passo indietro. Ho grande rispetto del proprietario del palco e del suo show”. Il discorso giunge inevitabilmente al cuore del percorso artistico di Gilda: “Amorevolmente”, il suo disco d’esordio. La cantante lo descrive come “un lavoro innovativo. Il jazz è l’arteria che va ad alimentare musica leggera, pop e funcky. Qualcosa di insolito, che lo rende particolare e curioso. Mi sono dovuta misurare con diversi generi ed essere versatile”. Il titolo non deve trarre in inganno. Il soggetto non è tanto l’amore, quanto l’intimità di tutti coloro che hanno messo lo zampino sul disco, frutto del ta- s alle dritte di mamma ai live in tutta Italia, da Mariastella Tosini a Omar Pedrini, con l’immensa Mina a fare da filo conduttore. Lo spartito di Gilda Reghenzi è ricco di volti ed esperienze importanti. L’ultima della serie è stata il lancio del suo primo disco, una chiave d’accesso verso note più acute. Gilda le affronterà alla giornata, senza troppi castelli in aria e con un sogno nel cassetto che le appartiene solo in parte. La nostra chiacchierata con la cantante, nata ad Asola ma cresciuta a Fiesse, inizia alla ricerca delle sue radici musicali: “Il mio primo approccio al canto è stato con mia madre. Si cantava ovunque, era un momento di gioia fatto di ninne nanne e duetti. Ho bellissimi ricordi di quei momenti. Mia madre era molto brava e intonata, possiamo dire che è stata la mia prima maestra”. Nella memoria appaiono anche immagini comuni a parecchi aspiranti musicisti, come i registratori anni ’80 da sfruttare per fare esperienza, il coro della parrocchia di turno e i concorsi. “Nel coro sono durata poco – confessa Gilda –, ero un peperino. Invece con la mia amica Rosanna partecipai a un sacco di concorsi. Ne organizzavamo parecchi pur di poter cantare e avere un palco su cui metterci alla prova”. La vera scintilla della vocazione artistica di Gilda, tuttavia, scoccò una sera davanti a Mariastella Tosini: “È una can- tante di liscio poco nota, ma bravissima. Ricordo che mi trovavo sotto il palco. Guardandola capii che sarebbe piaciuto anche a me cantare davanti a tante persone e trasmettere loro qualcosa. Provai grande curiosità. Tutto il contesto mi sembrava magico”. Il resto lo ha fatto e lo continua a fare Mina, quella che “ho sempre ammirato di più. Non tolgo nulla alle altre interpreti, ma ancora oggi è forse il simbolo della perfezione, con un modo di cantare che ti arriva dentro. Le vedi l’anima”. Gilda cavalca quest’onda musicale, vince il Cantabrescia e fa tanta gavetta, su e giù dai palcoscenici di numerosi locali italiani, ma anche al seguito di pezzi da novanta come – tra gli altri – Marco Ferradini, Gatto Panceri e Riccardo Fogli, nel ruolo di corista in studio di registrazione. Una scuola di altissimo livello: “In quelle occasioni bisogna essere umili e rubare con gli occhi e con le orecchie. Avvicinarsi a qualcuno che sa è fondamentale. La scuola ti forma, ma la gavetta e l’esperienza sono ancora più importanti perché le vivi sulla pelle”. Stesso discorso per il tour con Omar Pedrini, vissuto da interprete e spalla in pezzi come Sole Spento, La follia e Ultima poesia. “È stata un’esperienza positiva. Ho conosciuto una persona fantastica. Particolare – come tutti gli artisti – e di grande umanità, fondamentale per la mia crescita”. Il sodalizio continua: “QuanLa copertina del cd. MESI 2012 12FEBBRAIO 124 M usica lento di numerosi cantautori bresciani come Omar Pedrini, Andrea Romano, Massimo Alessi e Alberto Boldrini. Il produttore esecutivo è Giovanni Ranzanici, quello artistico Paolo Salvarani, mentre il discografico è il già citato Andrea Romano, con la sua etichetta Penthar. Di assoluto valore i musicisti, gente dal curriculum invidiabile come Michele Bonivento (piano e hammond), Ellade Bandini (batteria), Sandro Gibellini (chitarra), Massimo Moriconi (basso e contrabbasso), Anna Di Lena (cori), Mauro Ottolini (tromba) e Vincenzo Castrino (fisarmonica). Due i pezzi firmati Reghenzi: Tic Tac e Marijuana Jazz: “Sono quelli più pazzi e particolari, anche più acerbi come contenuto. Ho cercato di toccare argomenti leggeri alla portata di tutti. Tic Tac parla di una quotidianità che riguarda tutti, GILDA REGHENZI Segni particolari Ultimo concerto seguito: Omar Pedrini. Concerto dei sogni: Sade, Amy Winehouse, Queen. Curiosità: da bambina andava a caccia e a pesca con suo padre. Premonizioni: pensa che un giorno incontrerà Mina. Per la musica o per caso… MESI 2012 12febbraio Qui sopra, da sinistra seduti Michele Bonivento, Gilda Reghenzi, Massimo Moriconi e Paolo Salvarani; in piedi Paolo Costola, Ellade Bandini, Sandro Gibellini e Giovanni Ranzanici. Sotto, Gilda con Omar Pedrini. quella dell’odiosa sveglia del mattino, mentre credo che Marijuana Jazz sia un bel messaggio per i giovani, un invito a drogarsi di musica e non di schifezze che fanno solo del male”. Non poteva mancare la traccia di Mina, con la cover di “Se c’è una cosa che mi fa impazzire”. Dopo la presentazione del disco dello scorso 19 gennaio le prossime tappe sono una serie di live con un gruppo allestito per l’occasione composto da Arki Buelli, Simone Boffa, Roberto Gherlone e Luca Rossi, poi ci sarà il lancio nazionale, fissato per il dopo Sanremo. A proposito di Festival, Gilda si sofferma sulle dinamiche di selezione, che penalizzano gli over 30: “Ci ho provato nel 1997 e nel 2001. Arrivai tra i semifinalisti. Oggi ci sono limiti molto restrittivi. Se non sei giovane (under 30) e non sei big (almeno un disco in classifica all’attivo) sei tagliato fuori. Il problema è che in Italia la musica non è concepita come forma d’arte, ma come business e questo limita le possibilità di tanti talenti emergenti”. La cantante fiessese non ne fa un dramma e guarda avanti un passo alla volta, continuando a coltivare una passione che sta assumendo concretezza nella sua vita, basata ancora sul binomio lavoro-musica. I traguardi raggiunti da Gilda Reghenzi, tuttavia, sono step che numerosissimi musicisti dilettanti di Brescia e provincia possono solamente sognare, nonostante la loro dedizione alla musica e il livello qualitativo delle esibizioni. “A queste persone – afferma Gilda – posso solo dire di andare avanti e di non inseguire qualcosa che deve necessariamente realizzarsi. L’importante è vivere fino in fondo ciò che si ama. Se diventasse una fissazione sarebbe come andare a lavorare e perderebbe gusto. Invece il legame con la musica va assaporato e fatto crescere con se stessi. Il traguardo è secondario”. Il sogno, insomma, può restare nel cassetto per sempre. Le ragnatele, in tal caso, non faranno altro che conferirgli valore. A proposito di sogni Gilda ha fatto qualcosa di diverso dal solito, un gesto comune a tante mamme. “Nel cassetto ho un sogno, ma non è per me, è per mia figlia. Io vivo alla giornata e con grande intensità i miei progetti, tutto il resto è per lei. Non seguirà le mie orme: ha 14 anni e vuole diventare patologa, ha fatto otto anni di danza classica e adesso gioca a pallavolo. Giusto così. Deve avere il suo sogno, non quello che io posso averle trasmesso. Il mio è vedere che lei realizzi ciò che ha pensato dentro di sé. Non l’obiettivo della sua vita, ma il sogno, che è diverso”. Anche il cassetto custodito più gelosamente, dunque, può essere donato. Amorevolmente…