Strasburgo, l`Italia condannata per i respingimenti verso la Libia

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Strasburgo, l`Italia condannata per i respingimenti verso la Libia
http://www.repubblica.it/solidarieta/immigrazione/2012/02/23/news/l_italia_condannata_per_i_resping
imenti-30366965/?ref=HREC1-53
Strasburgo, l'Italia condannata
per i respingimenti verso la Libia
Sentenza storica della Corte Europea dei diritti umani di
Strasburgo che condanna l'Italia all'unanimità. Nel cosiddetto
caso Hirsi, che riguardava 24 persone nel 2009, è stato
violato l'articolo 3 della Convenzione sui diritti umani, quello
sui trattamenti degradanti e la tortura. Il nostro Paese dovrà
versare un risarcimento di 15mila euro più le spese a 22
delle 24 vittime. Riccardi: "Ripensare alla nostra politica
sull'immigrazione". La Cancellieri: "Sentenza va rispettata"
ROMA - Stop ai respingimenti in mare. Bocciate le
espulsioni collettive. La Corte europea dei diritti
umani di Strasburgo ha condannato all'unanimità
l'Italia per i respingimenti verso la Libia. Nel cosiddetto caso Hirsi, che riguardava 24
persone nel 2009, è stato violato l'articolo 3 della Convenzione sui diritti umani, quello sui
trattamenti degradanti e la tortura. Strasburgo ha così posto un freno ai respingimenti
indiscriminati in mare e ha stabilito che l'Italia ha violato il divieto alle espulsioni
collettive, oltre al diritto effettivo per le vittime di fare ricorso presso i tribunali italiani.
L'Italia è stata condannata a versare un risarcimento di 15mila euro più le spese a 22 delle
24 vittime, in quanto due ricorsi non sono stati giudicati ammissibili.
La Farnesina. "Il trattamento riservato a migranti e profughi messi in salvo è stato sempre
conforme agli obblighi internazionali ed informato ai fondamentali principi di salvaguardia
dei diritti umani". Così fonti della Farnesina commentano la sentenza di Strasburgo
aggiungendo che l'Italia "rispetta" e "analizzerà " il verdetto.
Il ministro dell'Interno. "La sentenza - ha detto in un comunicato stampa Annamaria
Cancellieri - in quanto proveniente da un alto organo giurisdizionale europeo, va rispettata
e non commentata. Il Governo si confronta con i mutati scenari in Libia e sono in corso
contatti con la nuova dirigenza per riavviare la collaborazione operativa fra i due Paesi.
Ogni iniziativa sarà improntata all'assoluto rispetto dei diritti umani, ma con altrettanta
fermezza sarà contrastata l'immigrazione illegale".
Riccardi. La sentenza della Corte di giustizia di Strasburgo che ha condannato l'Italia per i
respingimento in Libia di alcuni immigrati "sarà ricevuta e valutata con grande attenzione"
dal governo italiano "e ci farà pensare e ripensare alla nostra politica per l'immigrazione".
Così il ministro per la Cooperazione Andrea Riccardi, a margine della due giorni Ifad
sull'agricoltura sostenibile. Il ministro ha spiegato che come governo "ne prenderemo
insieme visione e capiremo che fare. Io l'accetto con molto rispetto per le istituzioni
europee", ha aggiunto Riccardi, sottolineando che il fine del governo è quello di "fare una
politica chiara, trasparente e corretta sull'immigrazione".
Maroni. Di "incomprensibile picconata del buonismo peloso" parla invece l'ex ministro
dell'Interno, Roberto Maroni, principare sponsor della politica di respingimenti inaugurata
dal governo Berlusconi. "È una sentenza politica di una corte politicizzata", dice Maroni.
"Rifarei esattamente quello che ho fatto: impedire ai barconi di clandestini di partire dalla
Libia, salvare molte vite umane e garantire maggiore sicurezza ai cittadini".
I precedenti. La politica migratoria del vecchio governo Berlusconi continua a perdere
pezzi. A picconare i pacchetti sicurezza e la Bossi-Fini 1 sono tribunali ordinari, Consiglio
di Stato, Corte di Cassazione, Consulta e Corte di giustizia dell'Unione europea. Sotto le
loro sentenze cadono: l'aggravante di clandestinità, il divieto di matrimonio con irregolari,
il reato di clandestinità (nella parte che punisce con il carcere gli immigrati irregolari). Ora
a crollare è il muro dei respingimenti in mare dei migranti, sotto i colpi della Corte europea
dei diritti dell'uomo 2
Il respingimento del 6 maggio 2009. La sentenza della Corte di Strasburgo colpisce i
respingimenti attuati dall'Italia verso la Libia, a seguito degli accordi bilaterali e del
trattato di amicizia italo-libico siglato dal governo Berlusconi. "Il 6 maggio 2009, a 35
miglia a sud di Lampedusa - spiega il Consiglio italiano per i rifugiati 3 (Cir) - in acque
internazionali, le autorità italiane hanno intercettato una nave con a bordo circa 200
persone di nazionalità somala ed eritrea (tra cui bambini e donne in stato di gravidanza).
I migranti - stando al ricorso - sono stati trasbordati su imbarcazioni italiane e
riaccompagnati a Tripoli contro la loro volontà, senza essere prima identificati, ascoltati né
preventivamente informati sulla loro effettiva destinazione. I migranti non hanno avuto
alcuna possibilità di presentare richiesta di protezione internazionale in Italia. Di queste
200 persone, 24 (11 somali e 13 eritrei) sono state rintracciate e assistite in Libia dal Cir e
hanno incaricato gli avvocati Anton Giulio Lana e Andrea Saccucci dell'Unione forense per
la tutela dei diritti umani di presentare ricorso dinanzi alla Corte europea dei diritti
dell'uomo".
Le condizioni di detenzione in Libia. "Le successive condizioni di vita in Libia dei migranti
respinti il 6 maggio 2009 sono state drammatiche - sostengono dal Cir - La maggior
parte è stata reclusa per molti mesi nei centri di detenzione libici, dove ha subito violenze e
abusi di ogni genere. Due ricorrenti sono deceduti nel tentativo di raggiungere nuovamente
l'Italia a bordo di un'imbarcazione di fortuna. Altri sono riusciti a ottenere protezione in
Europa, un ricorrente proprio in Italia. Prima respinti e poi protetti, a dimostrazione della
contraddittorietà e insensatezza della politica dei respingimenti". Al riguardo va ricordato
che, secondo le stime dell'Unhcr, circa 1.500 migranti hanno perso la vita nel tentativo di
raggiungere l'Italia via mare nel 2011.
Le reazioni alla sentenza. "Viene condannato il governo italiano ma vince lo spirito della
nostra Costituzione, nonché la tradizione del popolo italiano - sostiene Andrea Olivero,
presidente nazionale Acli - quella di un paese accogliente che non respinge i disperati in
mare consegnandoli ad un tragico destino. Un monito durissimo per il governo che ha
commesso quell'errore e per le forze politiche che non solo difesero, ma si fecero vanto di
quell'azione, mentre tutte le organizzazioni della società civile per il rispetto dei diritti
umani ne denunciavano l'illegalità e la disumanità".
Unhcr. La sentenza è "un'importante indicazione per gli stati europei circa la
regolamentazione delle misure di controllo e intercettazione alla frontiera". Lo ha
affermato Laurens Jolles, il Rappresentante dell'Alto Commissariato delle Nazioni Unite
per i Rifugiati 4(Unhcr) per il sud Europa: "ci auguriamo che rappresenti un punto di
svolta per ciò che riguarda le responsabilità degli Stati e la gestione dei flussi migratori".
L'Unchr comprende le "sfide che le migrazioni irregolari pongono all'Italia e agli altri paesi
dell'Unione Europea e riconosce i significativi sforzi compiuti dall'Italia e dagli altri stati
per salvare vite umane nell'ambito delle loro operazioni di ricerca e soccorso in mare". Ma,
sottolinea l'Alto Commissariato, "Le misure di controllo alla frontiera non esonerano gli
stati dai loro obblighi internazionali; l'accesso al territorio alle persone bisognose di
protezione dovrebbe pertanto essere sempre garantito".
5Amnesty International. 6 Ha definito "una pietra miliare" la sentenza emessa oggi dalla
Corte europea dei diritti umani nel caso Hirsi Jamaa e altri contro l'Italia.
L'Organizzazione era intervenuta come parte terza durante la procedura scritta dinanzi alla
Corte, ricordando che l'azione delle autorità italiane aveva costituito l'avvio di una politica
di respingimenti che aveva attirato numerose condanne e aveva rischiato di
compromettere i principi fondamentali del diritto internazionale dei diritti umani. Il
verdetto di oggi resta dunque un punto fermo "perché - si legge in una nota di Amnesty rafforza e favorisce il rispetto dei diritti umani e delle libertà fondamentali in Europa e
pone fine alle misure extraterritoriali di controllo delle migrazioni che non contemplano
l'identificazione delle persone che gli stati sono invece obbligati a proteggere"
http://qn.quotidiano.net/esteri/2012/02/23/671908-respingimenti-corte-europeacondanna-italia.shtml
Respingimenti: la Corte Europea condanna l'Italia
"Deve pagare 15mila euro a 24 profughi rispediti in
Libia"
Il caso deriva dal ricorso di 11 profughi somali e 13 eritrei che nel 2009 furono intercettati
a sud di Lampedusa. Monti: "Esamineremo la sentenza con la massima attenzione". L'ex
sottosegretario Mantovano: "L'Italia impugni la sentenza"
Bruxelles, 23 febbraio 2012 - Stop ai respingimenti dei migranti e alle espulsioni collettive.
La Corte europea dei Diritti dell’Uomo ha condannato l’Italia per i respingimenti dei
migranti verso la Libia del 2009. I giudici di Strasburgo hanno deciso che il governo
italianodovrà pagare 15mila euro a testa, più le spese legali, a un gruppo di 24 profughi
africani, come risarcimento per i danni subiti. Due dei migranti che si erano rivolti ai
giudici di Strasburgo nel frattempo, però, sono morti.
IL CASO - Il caso 'Hirsi Jamaa contro l’Italia' è nato dal ricorso di 11 profughi somali e 13
eritrei che, nella notte tra il 6 e 7 maggio 2009, furono intercettati a sud di Lampedusa e
consegnati dalle motonavi italiane alle autorità libiche. Un comportamento che, secondo i
giudici di Strasburgo, si è tradotto in una violazione dell’articolo 3 della Convenzione
europea sui diritti dell’uomo, in quanto i profughi “furono esposti al rischio di
maltrattamenti in Libia” nonchè a quello di “venire rimpatriati in Somalia ed Eritrea”.
Secondo la Corte Europea, l’Italia ha violato anche l’articolo che proibisce i respingimenti
collettivi. I migranti facevano parte di un gruppo di circa 200 partito dalla Libia su tre
barconi. Intercettati 35 miglia a sud di Lampedusa, in acque internazionali, dalle motonavi
italiane, furono riaccompagnati nel porto di Tripoli. I profughi - tra cui 41 donne, alcune
incinta, e molti bambini - affermano che le autorità italiane non effettuarono alcun
controllo su identità ed eventuale status di rifugiato.
IL MINISTRO RICCARDI - La sentenza "ci farà ripensare la nostra politica nei confronti
dell’immigrazione", ha commentato a caldo il ministro della Cooperazione e
Sviluppo, Andrea Riccardi. "Siamo molto attenti", ha aggiunto, "alle dimensioni europee e
quindi riceveremo la sentenza con molta attenzione.L’Italia vuole combattere
l’immigrazione clandestina e promuovere un’immigrazione legale, per l’integrazione degli
immigrati”. Riccardi ha ribadito che sul dossier il governo vuole condurre “una politica
chiara, trasparente ed efficace".
IL PREMIER MONTI - "Alla luce dell’analisi di questa sentenza prenderemo decisioni per
quanto riguarda il futuro". Così il premier Mario Monti, che a una domanda se intenda
modificare la politica in tema di respingimenti dopo la sentenza della Corte di Strasburgo,
durante una conferenza stampa congiunta con il presidente dell’Europarlamento Martin
Schulz, il presidente del Consiglio ha risposto: "Questa sentenza sarà esaminata con la
massima attenzione. Si riferisce a casi del passato", ma anche "alla luce dell’analisi di
questa sentenza prenderemo decisioni per quanto riguarda il futuro".
IL MINISTRO CANCELLIERI - "In quanto sentenza proveniente da un alto organo
giurisdizionale europeo, va rispettata e non commentata". Così in una nota il ministro degli
Interni Annamaria Cancellieri. Il governo, prosegue il ministro, ha "in corso serrati contatti
con la nuova dirigenza libica al fine di riavviare la collaborazione operativa fra i due Paesi".
MANTOVANO: MONTI RICORRA - L’ex sottosegretario Pdl agli Interni Alfredo
Mantovano ha chiesto al Governo Monti di presentare ricorso contro la sentenza della
Corte europea: “L’Italia - ha ricordato- ha già al suo attivo nei confronti della Corte
europea il precedente della condanna per il Crocifisso, cancellata dall’Adunanza plenaria a
seguito del ricorso italiano".
"Impugnare la decisione di oggi - continua Mantovano - è un atto di giustizia, oltre che
il riconoscimento di migliaia di vite umane salvate da una morte sicura nel Mediterraneo.
E' una decisione che ha presupposti di fatto e di diritto inesatti, se non travisati. In fatto,
l’Italia non ha mai eseguito “espulsioni collettive.
BOSSI - E mentre l’Alto commissario Onu per i rifugiati (Unhcr) ha auspicato che la
sentenza segni “una svolta” nella linea dei governi europei in materia di
immigrazione, Umberto Bossi ha commentato con un secco: “Quando arriverà l’Europa
delle Regioni la musica cambierà”.
http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2012-02-24/respingimenti-italia-condannata-064107.shtml?
uuid=AaWTdowE&fromSearch
Respingimenti, Italia condannata
Nel 2009 l'Italia respinse per la prima volta in alto mare, verso la Libia, un barcone di
migranti. A due anni di distanza è arrivata ieri la condanna della Corte europea dei diritti
dell'uomo di Strasburgo per aver violato la Convenzione europea.
Il caso è noto come "Hirsi Jamaa e altri contro Italia". Era il 6 maggio 2009, quando a 35
miglia a sud di Lampedusa – come ha ricostruito il Consiglio italiano per i rifugiati (Cir) –
in acque internazionali, le autorità italiane intercettano una nave con a bordo circa 200
persone. Erano somali ed eritrei, e tra loro vi erano bambini e donne in stato di gravidanza.
I migranti - si legge nel ricorso - vengono trasbordati su imbarcazioni italiane e
riaccompagnati a Tripoli contro la loro volontà, senza essere prima identificati, ascoltati né
preventivamente informati sulla loro effettiva destinazione. Questa procedura ha fatto sì
che i migranti non abbiano avuto alcuna possibilità di presentare richiesta di protezione
internazionale in Italia.
Di queste 200 persone, 24 (11 somali e 13 eritrei) sono state rintracciate e assistite in Libia
dal Cir e hanno incaricato gli avvocati Anton Giulio Lana e Andrea Saccucci dell'Unione
forense per la tutela dei diritti umani di presentare ricorso dinanzi alla Corte europea dei
diritti dell'uomo.
La sentenza della Corte di Strasburgo colpisce, dunque, i respingimenti attuati dall'Italia
verso la Libia, a seguito degli accordi bilaterali e del trattato di amicizia italo-libico siglato
dal governo Berlusconi. Ora la palla passa al governo di Mario Monti. Il premier ieri ha
spiegato che «questa sentenza sarà esaminata con la massima attenzione. Si riferisce a casi
del passato», ma anche «alla luce dell'analisi di questa pronuncia prenderemo decisioni
per quanto riguarda il futuro». «Osservo inoltre che – ha aggiunto Monti – in occasione
della mia recente visita a Tripoli questi temi sono stati oggetto di particolare attenzione».
Si annuncia dunque una revisione della politica dei respingimenti in alto mare. A non
gradire il verdetto della sentenza non a caso è l'ex ministro dell'Interno Roberto Maroni, la
cui politica di respingimento è stata di fatto bocciata da questa pronuncia: «La corte - ha
spiegato Maroni - condanna un comportamento a mio avviso assolutamente conforme alle
direttive europee. I respingimenti sono stati fatti dalle autorità libiche e noi ci siamo
limitati a prestare assistenza». Dunque, ha proseguito l'ex ministro, «si tratta di una
pratica che io rifarei, anche perché ha contribuito a salvare molte vite umane, impedendo
la partenza di barconi con migranti dalla Libia». Quello di Strasburgo, ha poi sottolineato
Maroni, è una sentenza «politica che colpisce la linea di estremo rigore da noi adottata
contro l'immigrazione clandestina e apre la strada all'immigrazione libera».
Per il ministro alla Cooperazione Andrea Riccardi, la sentenza «sarà ricevuta e valutata con
grande attenzione» dal governo italiano «e ci farà pensare e ripensare alla nostra politica
per l'immigrazione». Il ministro dell'Interno Annamaria Cancellieri si affretta a
traquillizzare: «Sono in corso serrati contatti con la nuova dirigenza libica al fine di
riavviare la collaborazione operativa fra i due Paesi. Ogni iniziativa intrapresa sarà
improntata all'assoluto rispetto dei diritti umani».
Di fatto la sentenza ha accolto le posizioni in materia di respingimenti dell'Unchr (l'agenzia
Onu per i rifugiati), per cui l'Italia non può rinviare forzatamente le persone in paesi dove
potrebbero essere a rischio di persecuzione o di subire un danno grave. L'Unhcr ha
sottolineato che, data la situazione in Libia in quel momento, la politica italiana dei
respingimenti minava l'accesso all'asilo e violava il fondamentale principio del non
respingimento che si applica in qualsiasi luogo gli stati esercitino giurisdizione sulle
persone, anche in alto mare.
http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2012-02-23/italia-condannata-corte-respingimenti105657.shtml?uuid=AaYLNHwE&fromSearch
Italia condannata per i respingimenti in Libia. Monti: la
sentenza sarà base per decisioni future
La sentenza della Corte europea dei diritti umani, che ha condannato
l'Italia per i respingimenti verso la Libia «sarà esaminata con la massima attenzione dal
Governo italiano». Così il presidente del Consiglio, Mario Monti ha precisato che la
sentenza «si riferisce a casi del passato». Monti ha aggiunto che «anche alla luce
dell'analisi di questa sentenza prenderemo decisioni per quanto riguarda il futuro» e
sottolineato che in
occasione del suo viaggio a Tripoli a gennaio «i temi dell'immigrazione sono stati oggetto
di particolare attenzione». L'Italia è stata condannata dalla Corte di Strasburgo per il
cosiddetto caso Hirsi, che riguardava 24 persone nel 2009, non è stato in particolare
rispettato l'articolo 3 della Convenzione sui diritti umani, quello sui trattamenti degradanti
e la tortura.
«Stiamo molto attenti alle dimensioni europee. Valuteremo con grande attenzione questa
sentenza che ci farà pensare e ripensare alle nostre politiche sulle migrazioni» aveva
commentato in mattinata il ministro per l'integrazione e la cooperazione Andrea Riccardi.
Si tratta comunque della più importante sentenza della Corte di Strasburgo riguardante i
respingimenti attuati dall'Italia verso la Libia, a seguito degli accordi bilaterali e del
trattato di amicizia italo-libico siglati dal precedente Governo Berlusconi. «Sarà una
sentenza storica», aveva spiegato prima del verdetto Christopher Hein, direttore del
Consiglio Italiano per i Rifugiati . «Potrebbe vietare in modo definitivo e inderogabile le
operazioni di respingimento di migranti intercettati o soccorsi anche in acque
internazionali. La pronuncia della Corte marcherà un principio fondamentale di cui anche
l'attuale Governo non potrà non tenere conto nel rinegoziare gli accordi di cooperazione
con il Governo di Transizione Libico».
http://www.corriere.it/cronache/12_febbraio_23/strasburgo-condanna-italia-immigrazione_d6d79d9c5e03-11e1-ab06-25238cfc8ce3.shtml
Immigrazione, Italia condannata
per i respingimenti verso la Libia
Nel caso Hirsi non è stato rispettato l'articolo sui trattamenti degradanti e la tortura della
Convenzione sui diritti umani
STRASBURGO - La Corte europea dei diritti umani di Strasburgo ha condannato l'Italia
per i respingimenti verso la Libia. Nel cosiddetto caso Hirsi, che riguardava 24 persone nel
2009, non è stato in particolare rispettato l'articolo 3 della Convenzione sui diritti umani,
quello sui trattamenti degradanti e la tortura.
IL RISARCIMENTO - La Corte ha inoltre stabilito che l'Italia ha violato il divieto alle
espulsioni collettive, oltre al diritto effettivo per le vittime di fare ricorso presso i tribunali
italiani. L'Italia è stata condannata a versare un risarcimento di 15mila euro più le spese a
22 delle 24 vittime, in quanto due ricorsi non sono stati giudicati ammissibili. I legali dei
ricorrenti hanno, invece, rinunciato alla refusione delle spese di lite, chiedendo soltanto il
rimborso dei costi sostenuti per partecipare all'udienza che si è svolta a Strasburgo il 22
giugno 2011.
LA VICENDA - Come ha ricordato nei giorni scorsi il Consiglio Italiano per i Rifugiati
(Cir), il 6 maggio 2009 a 35 miglia a sud di Lampedusa, in acque internazionali, le autorità
italiane hanno intercettato una nave con a bordo circa 200 persone di nazionalità somala
ed eritrea (tra cui bambini e donne in stato di gravidanza). I migranti sono stati trasbordati
su imbarcazioni italiane e riaccompagnati a Tripoli contro la loro volontà, senza essere
prima identificati, ascoltati né preventivamente informati sulla loro effettiva destinazione.
I migranti non hanno avuto alcuna possibilità di presentare richiesta di protezione
internazionale in Italia. Di questi 200 migranti, 24 persone (11 somali e 13 eritrei) sono
state rintracciate e assistite in Libia dal Cir. È stato lo stesso Consiglio ad incaricare gli
avvocati Anton Giulio Lana e Andrea Saccucci dell'Unione forense per la tutela dei diritti
umani di presentare ricorso dinanzi alla Corte europea dei diritti dell'uomo. Si tratta della
più importante sentenza della Corte di Strasburgo riguardante i respingimenti attuati
dall'Italia verso la Libia, a seguito degli accordi bilaterali e del trattato di amicizia italolibico siglati dal Governo Berlusconi.
I TRE PRINCIPI - La Corte ha ricordato che i diritti dei migranti africani in transito per
raggiungere l'Europa sono in Libia sistematicamente violati. Inoltre, la Libia non ha offerto
ai richiedenti asilo un'adeguata protezione contro il rischio di essere rimpatriati nei paesi
di origine dove possono essere perseguitati o uccisi. A causa di questa politica, secondo le
stime dell'Unhcr circa 1.000 migranti, incluse donne e bambini, sono stati intercettati dalla
Guardia costiera italiana e forzatamente respinti in Libia senza che prima fossero verificati
i loro bisogni di protezione.
CANCELLIERI: RISPETTO PER I DIRITTI UMANI: «Sono in corso serrati contatti con la
nuova dirigenza libica al fine di riavviare la collaborazione operativa fra i due Paesi. Ogni
iniziativa intrapresa sarà improntata all'assoluto rispetto dei diritti umani e alla
salvaguardia della vita degli uomini in mare» ha affermato in serata il ministro
dell'Interno, Annamaria Cancellieri.
http://www.ilsussidiario.net/News/Cronaca/2012/2/23/IMMIGRAZIONE-L-esperto-altro-che-Libia-eVicenza-Perche-nessuno-condanna-la-Francia-/247383/
IMMIGRAZIONE/ L’esperto: altro che Libia e Vicenza.
Perché nessuno condanna la Francia?
«Non credo che in Europa ci siano molti Paesi che possono permettersi di darci grandi
lezioni di accoglienza. Basti vedere quello che abbiamo fatto in questi anni: qualcuno
dovrebbe anche ricordare che in Italia ci sono oltre cinque milioni di stranieri, che
corrispondono a tutta la popolazione danese e a metà di quella svedese. Sono quindi
dell’idea che il fatto di aver ospitato milioni di persone in un Paese come l’Italia, che
peraltro è densamente popolato, significa che forse non siamo poi così ostili, ma che invece
rispettiamo il principio e il valore dell’accoglienza». IlSussidiario.net ha contattato Gian
Carlo Blangiardo, Docente di Demografia presso l'Università di Milano-Bicocca, per
commentare la decisione della Corte europea dei diritti umani di Strasburgo di condannare
l’Italia per i respingimenti verso la Libia. Precisando che l’Italia, "riportando i migranti in
Libia senza esaminare i loro casi, li ha esposti al rischio di maltrattamenti ed è equivalso ad
una espulsione collettiva". La Corte ha quindi accolto il ricorso di 13 eritrei e 11 somali, che
erano stati respinti nel 2009, a cui adesso l’Italia dovrà pagare un risarcimento di 15mila
euro più le spese legali.
«I fatti dimostrano - continua a spiegare Blangiardo - che durante tutte le vicende
riguardanti il Nord Africa siamo riusciti ad accogliere e ad aiutare migliaia di persone, e
che ancora adesso nel nostro Paese ci sono tante persone che sono arrivate in quella
circostanza. Qualcuno dovrebbe allora ricordare che quando i migranti volevano andare in
Francia e attraversare la frontiera di Ventimiglia, dall’altra parte qualcuno impediva loro il
passaggio. Non posso quindi che essere critico nei confronti di questi “grandi” giuristi e
difensori dei diritti umani che, in situazioni che riguardano il nostro e il loro Paese,
ragionano in due modi diversi. Non dobbiamo mai dimenticare tutti gli anni di esperienza
in prima linea in cui l’Italia si è data da fare e in cui abbiamo accettato ogni tipo di
provenienza, sempre nel rispetto dell’accoglienza e del valore dei diritti umani. Il nostro
Paese è composto da tantissimi enti, associazioni e diversi organismi che insieme hanno
fatto tanto per far fronte a emergenze di questo tipo, e credo proprio che dovremmo
dargliene atto, noi e Strasburgo, invece di enfatizzare qualche eccezione che purtroppo
avviene sempre».
Con il professor Blangiardo analizziamo anche il caso della giovane ragazza marocchina di
vent’anni, da dodici in Italia, che davanti al suo piccolo negozio a Vicenza ha esposto un
cartello con su scritto: "Siamo spiacenti: ma per maleducazione e non rispetto delle regole
e numerosi furti, vietato entrare ai zingari". Con una nota più in basso: "Non per
razzismo". La vicenda ha provocato sdegno e indignazione, ma la ragazza, esasperata a
causa dei continui furti, ha anche riscosso la solidarietà degli altri negozianti della zona che
confermano una situazione insostenibile. «L’episodio avvenuto a Vicenza - ci spiega
Blangiardo - è la dimostrazione di quanto ai giornalisti piaccia ricamare sopra certe storie
per creare, da un episodio certamente grave ma non drammatico, un vero e proprio
romanzo.
Quello che però si è letto, cercando di evitare paragoni con episodi di tanti anni fa, è la
storia di una signora marocchina che, a causa di ripetuti furti e diversi episodi di inciviltà e
mancanza di rispetto, ha deciso di mettere quel cartello. Un episodio come detto grave,
certo, ma credo che abbiamo di fronte una donna immigrata, che si è rimboccata le
maniche e che lo sta facendo tuttora, e che si sta dando da fare per conquistarsi un posto in
un Paese che non è quello da cui proviene. E mentre cerca di migliorare la sua condizione
nel nostro Paese, si trova a dover affrontare persone che invece non rispettano quelle
regole fondamentali che lei stessa ha accettato. Che siano “zingari”, come li chiama lei,
bianchi, neri, italiani e non, del Nord o del Sud, non cambia assolutamente niente: nessuno
vorrebbe avere a che fare con chi si comporta in modo maleducato, chi non rispetta le
regole e con chi non rispetta le altre persone. La debolezza della ragazza marocchina, in
questo sistema che guarda la forma e non la sostanza, è l’aver scritto “zingari” sul cartello,
che rende questo episodio un esempio inconcepibile di intolleranza, ma non è così».