IL CANTO nella CELEBRAZIONE
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IL CANTO nella CELEBRAZIONE
Il ritiro a Bassano Romano, presso la struttura dei monaci Benedettini Silvestrini, avvenuto il 5 e 6 Maggio 2007, aveva come tema l'approfondimento del significato della Messa e, in particolare, il ruolo del canto nella celebrazione. Questo perchè il gruppo, ormai da tempo, era impegnato appunto nel canto. Ma, come descritto nella presentazione dell'attività, questa era per i ragazzi anche l'occasione per stare il più possibile insieme con Michel prima del sua rientro in Brasile. Quindi le attività ludiche e di condivisione hanno preso il sopravvento sul tempo da dedicare all'argomento del ritiro che, probabilmente, verrà ripreso in momenti successivi. In ogni caso, poiché ci sembra utile come spunto di riflessione sulle azioni che facciamo ogni domenica e come orientamento per il servizio del canto, pubblichiamo il testo che avevamo preparato come guida per la discussione tratto da varie pubblicazioni riguardanti argomento. LA MESSA (ovvero il “celebrare”) Cosa non è e cosa è “celebrare”? Celebrare non è una cerimonia, ma un bisogno di condividere con altre persone eventi particolari: compleanno, laurea, matrimonio, vita, morte, speranze, ecc. Come celebrare? Pensate ad una festa di compleanno. Bene, una celebrazione non si consuma solo nella mente, ma si manifesta con azioni concrete, quindi visibili (abbracci, regali, candeline, canti); il luogo dove celebriamo viene addobbato in un certo modo; ci prendiamo tutto il tempo che vogliamo, non ci preoccupiamo di finire in fretta; in poche parole, non facciamo azioni abituali, ma speciali. E, di solito, celebrare è una festa. Con chi celebrare? Quando celebriamo “qualcosa” sentiamo sempre il bisogno di condividerla con altri; bere qualcosa da soli o fare un brindisi con un amico non è la stessa cosa; celebrare è quindi un’azione comunitaria; non festeggio da solo il mio compleanno chiuso in camera; mettersi insieme per celebrare aiuta a rinsaldare il vincolo di appartenenza ad un gruppo, ad una comunità, ad una famiglia; è sempre un gruppo di persone che compie una celebrazione. Cosa celebriamo? In genere celebriamo non una banalità, ma avvenimenti importanti che ci coinvolgono come persona o come comunità. Cosa cambia dopo una celebrazione? Se vi abbiamo preso veramente parte, non siamo più quelli di prima, ci sentiamo diversi; la celebrazione cambia la nostra vita, ci fa considerare spesso fatti e persone in modo diverso, ci invita a voltare pagina; se così non avviene è perché la celebrazione è vissuta distrattamente, con scarsa verità. Anche nella Messa noi celebriamo qualcosa. Cosa? Celebriamo, attraverso l’ascolto della Parola, il racconto, cioè gli avvenimenti, dell’azione di Dio in tutta la storia dell’uomo, quindi la storia della nostra salvezza; tutti questi eventi vengono chiamati “misteri”; celebrare, in questo caso, è il riflettere e l’agire di più persone unite dalla fede comune, si esprime, come in tutte le celebrazioni, attraverso gesti e persone, ciascuna con un propria funzione: uno presiede, alcuni cantano, altri leggono, altri compiono gesti simbolici ….. a celebrare è quindi l’assemblea, essa esercita quel culto pubblico che è la liturgia. Liturgia vuol dire “azione del popolo”, quindi la celebrazione è del popolo, cioè dell’assemblea, e il sacerdote la presiede. E’ un particolare molto importante e spesso dimenticato o sottovalutato: a Messa si va per partecipare, così come si va per partecipare ad una festa di compleanno, non per stare in disparte; non si va a “prender messa” come spesso sentiamo dire in modo inesatto, non si va per restare passivi. La celebrazione cristiana ha qualcosa in più rispetto alle altre celebrazioni? Si, della celebrazione della Messa si dice “fare memoria”, “celebrare il memoriale”, che non vuol dire rendere presenti nella nostra mente fatti avvenuti nel passato, ma, attraverso l’azione dello Spirito, renderli vivi, presenti davanti a noi per prendervi parte. E’ un passaggio, un concetto, non troppo facile, ma con il tempo ….. Attraverso il soggetto visibile della celebrazione, cioè la nostra comunità riunita, vediamo l’agire di Gesù stesso che parla, battezza, perdona, salva. Ogni celebrazione compie quindi un’opera di annuncio e opera nell’intimo dell’uomo portandolo alla conversione, al cambiamento interiore. La celebrazione della Messa ha una sua struttura, come altre celebrazioni? Può essere schematizzata in quattro parti: Riti di ingresso (saluto del celebrante, confesso, gloria, preghiera collettiva) , Liturgia della Parola (letture AT, salmo, letture NT, Vangelo, omelia, Credo, preghiera dei fedeli) , Liturgia Eucaristica (preparazione dei doni, offertorio, preghiera eucaristica, consacrazione,Padre nostro, scambio della pace, comunione, preghiera dopo la comunione), Riti di conclusione (saluto del sacerdote, benedizione). Celebrazione e canto: perché, o quando, una persona o un gruppo canta? Il canto nasce “dall’avere qualcosa dentro”: se si celebra una festa particolare, ad esempio un evento nazionale, si cantano inni, se si partecipa ad un compleanno si canta, quando ci si riunisce tra amici o in una gita, si canta: in pratica, è difficile trovare una celebrazione senza il canto e la musica. A volte il canto può essere una manifestazione esteriore, espressione di una gioia o una partecipazione superficiale; ma più spesso si canta quando si sente di avere qualcosa dentro. Quando ci accade un fatto positivo, abbiamo un motivo di gioia o siamo in un momento di difficoltà, spesso ci ritroviamo a canticchiare, anche senza accorgercene. “Che hai oggi da cantare tanto?”. Il canto rivela la particolare situazione in cui si trova una persona. Un giovane che pensa alla sua ragazza canta, sia che ne è innamorato e corrisposto, sia che non è corrisposto, esprimendo questi due stati d’animo con canti e melodie sicuramente diversi. Cosa produce in noi il cantare? Il cantare porta a creare coesione, a fare gruppo. Quando i membri di un gruppo cantano insieme favoriscono e manifestano la loro appartenenza al gruppo. Anche i cristiani che cantano insieme manifestano infatti la loro unità. E il canto in una celebrazione? Una delle prime definizioni note delle comunità cristiane era la seguente: “…. Si riuniscono in un giorno fissato per cantare un inno a Cristo ….. “. Ecco, quei primi cristiani avevano dentro qualcosa di grande che non potevano tenere nascosto e che procurava loro gioia: Gesù era risorto, quindi sentivano il desiderio di esprimere la loro gioia con il canto. Spesso, se c’è poca partecipazione al canto durante la Messa, è perché si resta indifferenti davanti all’evento della Pasqua del Signore o non ci si abbandona alla sua Parola. I Padri della Chiesa hanno sempre dato molta importanza alla funzione del canto; il canto non è (o non dovrebbe essere) un fattore estetico, un abbellimento, ma parte integrante e costitutiva della celebrazione stessa. Particolare attenzione va posta quindi a che il canto, seppure guidato da pochi, stimoli e coinvolga tutta l’assemblea a parteciparvi, attraverso la cura del repertorio e dell’interpretazione, unita a ciò che mai dovrebbe mancare nelle attività di un gruppo parrocchiale, cioè l’accoglienza e la condivisione. L’azione del gruppo che guida deve essere come il lievito, deve far crescere ciò che gli sta intorno. Come deve agire il gruppo che guida il canto? (vedi pag. 43 più appunti) Arrivare in anticipo, eventuali prove con chi partecipa alla Messa, evitare di troncare i canti, la buona esecuzione, attenzione a non trasformare l’animazione musicale in un patrimonio di specialisti o di gruppi corali. Tutte le domeniche, a Messa, ci sono gesti che facciamo, parole che diciamo: - sappiamo cosa vogliono dire o le ripetiamo meccanicamente? - abbiamo dei punti di riferimento che ci aiutino a decidere cosa e come cantare? Cerchiamo di rispondere a queste domande, seguendo la struttura della nostra celebrazione. IL CANTO nella CELEBRAZIONE RITI DI INGRESSO (Hanno lo scopo di prepararci ad ascoltare la Parola di Dio e celebrare l’Eucarestia) Canto di ingresso (non obbligatorio, ma consigliato) La celebrazione vera e propria inizia, in pratica, con il canto di ingresso; il nome trae in inganno: non si chiama così perché accompagna l’ingresso del sacerdote, ma perché favorisce “l’ingresso dell’assemblea nella celebrazione”. Principalmente, ha il compito di unire l’assemblea, creare uno spirito. Quindi, in questo momento, il fatto di cantare insieme è più importante di quello che si canta: è bene quindi evitare un canto troppo difficile o troppo nuovo, anche a costo di non riferirsi precisamente alla Liturgia del giorno. Inoltre, perché tutti possano partecipare, è bene distribuire i testi dei canti e indicare la pagina prima di iniziare, lasciando però il tempo di cercarla (non avere fretta ….. di iniziare). Può essere considerato anche come un momento di “riscaldamento”, proprio come un giocatore scalda i muscoli per un tempo adeguato prima di una partita: l’assemblea ha bisogno di tempo per iniziare a partecipare al canto, quindi anche questo deve durare per un tempo sufficiente. Evitare di troncare il canto non appena il sacerdote arriva all’altare. Saluto del sacerdote Annunzia alle persone riunite la presenza in mezzo a loro del Signore Atto penitenziale Seguendo le parole di Gesù, che ha detto di riconciliarci tra noi prima di offrire i nostri, ciascuno si riconosce bisognoso della misericordia del Padre: questo ci conduce ad un atteggiamento di disponibilità ad ascoltare la sua Parola e a celebrare bene l’Eucarestia. Il Kyrie Eleison si canta di solito in forma litanica. E’ importante che in tale canto intervenga tutta l’assemblea e non solo il gruppo di animazione. Di solito si canta in alternativa al Gloria, in quanto la parte centrale di questo è di tipo “penitenziale” e quindi è un “doppione” del Kyrie: se si vuole mettere in risalto l’atto penitenziale si canta il Kyrie e si recita il Gloria, se la celebrazione ha invece carattere festoso (la quasi totalità) si recita il Kyrie e si canta il Gloria. Gloria E’ un segnale festivo che connota domeniche e feste e, con la sua assenza, l’Avvento e la Quaresima. Esprime adorazione, gioia e ringraziamento. Canto del Gloria Dato il carattere di inno di lode andrebbe quasi sempre cantato con la partecipazione di tutta l’assemblea (leggi: il Gloria cantato dal solo coro ha poco senso, anzi nessuno, quindi il gruppo di animazione deve tener conto di questo particolare e scegliere melodie adeguate). Orazione-colletta Esprime il carattere particolare della celebrazione: rivolgiamo a Dio mente e cuore, il celebrante raccoglie i desideri di tutti e tutti manifestano il loro assenso con l’acclamazione “Amen”. LITURGIA DELLA PAROLA Nelle letture Dio ci parla, ci manifesta il mistero della redenzione e ci offre il nutrimento spirituale; Gesù stesso è presente tra noi per mezzo della sua Parola. Per ascoltare la Parola di Dio è bene creare (e cercare) il silenzio interiore ed anche “esteriore”. Beh, almeno bisogna provarci. Anche questo con il tempo! Per ascoltare, tuttavia, bisogna prima di tutto “sentire”: di qui l’importanza di una buona lettura da parte di chi si incarica di proclamare la Parola (senza fretta, con le pause necessarie e con volume di voce adeguato) e di un buon impianto (senza fruscii, rumori, fischi, ecc.). Occorre anche un ambiente che si dispone per “sentire” la Parola letta e quindi “ascoltare” (evitare durante la lettura di parlare o fare altre cose). L’ascolto non è un atteggiamento passivo ma attivo, in quanto ci richiede un’attenta presenza di noi stessi, una certa attenzione e quindi un investimento di energie verso ciò che stiamo compiendo (l’ascolto stesso). Questa sorta di comunicazione tra noi e Dio si interrompe se non ci sarà da parte nostra una risposta dopo aver ascoltato e interiorizzato il messaggio ricevuto. E’ il ciclo, diciamo così, che cantiamo in Ogni mia Parola (come la pioggia e la neve scendono giù dal cielo e non vi ritornano senza aver operato ecc. ecc. ….. ). Ecco perché l’ascolto è, o deve diventarlo, un atteggiamento “attivo”. Il canto nella Liturgia della Parola Canto e musica possono favorire l’ascolto e la meditazione della Parola proclamata. Questo compito è affidato al salmo responsoriale cantato e alle acclamazioni all’ingresso del Libro (quando viene fatto) e al Vangelo. Prima lettura Di solito è tratta dall’Antico Testamento Salmo responsoriale I salmi sono preghiere che Dio ci ha consegnato attraverso scrittori da Lui ispirati. Vengono letti o, preferibilmente cantati, da un lettore diverso (salmista); noi partecipiamo attraverso il canto o la recita dell’antifona (ritornello): per questo è detto “Salmo responsoriale”. Salmo E’ uno dei canti più antichi della celebrazione cristiana. I salmi sono nati per essere cantati. Con il passare del tempo si è persa questa pratica e solitamente si recitano. Sarebbe preferibile invece cantarli, o almeno cantare l’antifona in risposta al salmista. E’ possibile suonare un sottofondo musicale, ma in questo caso bisogna tener presente che quello che va valorizzato è il testo e il messaggio da esso portato, quindi la musica deve essere eseguita in modo da non attirare l’attenzione su di sè. Seconda lettura E’ tratta dal Nuovo Testamento, quindi dagli scritti di alcuni Evangelisti o degli Apostoli. Canto di acclamazione al Vangelo (Alleluia) Deve essere cantato da tutta l’assemblea e viene ripetuto dopo l’antifona e al termine della lettura del Vangelo. Vangelo E’ Gesù stesso risorto che ci parla; è letto sempre dal sacerdote o dal diacono. Omelia E’ necessaria per alimentare la vista cristiana attraverso la spiegazione delle letture tenendo conto del significato del celebrazione e delle necessità di chi ascolta; può essere solo dal sacerdote o dal diacono e può essere seguita da un momento di riflessione che ci permette di fare nostra la Parola di Dio ascoltata. Professione di fede (Credo) E’ la risposta alla Parola ascoltata e segno di riconoscimento di noi tutti nell’unico Signore e Salvatore. Preghiera dei fedeli Preghiamo per tutti gli uomini ed in particolar modo per la Chiesa e per la comunità locale (la nostra parrocchia, il nostro gruppo) ed anche per le necessità particolari. LITURGIA EUCARISTICA Il sacerdote compie ciò che Gesù fece per rendersi per sempre presente in mezzo a noi, per restare con noi. Canto di offertorio Segna il passaggio dalla Liturgia della Parola a quella Eucaristica, accompagnando l’inizio del mistero dell’offrire. Non è indispensabile che sia cantato da tutta l’assemblea in quanto, sia nel caso di un canto eseguito dal coro (con un testo le cui parole esprimono il significato dei gesti che si compiono) che di un brano musicale (la musica evidenzia i gesti) ha lo scopo di favorire il raccoglimento la contemplazione. Preparazione del pane e del vino (doni) L’altare è il centro della Liturgia Eucaristica: dopo averlo preparato si portano i doni, il pane e il vino; tale azione ha il significato spirituale dell’offerta di noi stessi, delle nostre azioni e della nostra vita. La preghiera sulle offerte conclude la preparazione dei doni. PREGHIERA EUCARISTICA E’ il momento culminante della celebrazione Eucaristica, tutti noi dovremmo imparare ad ascoltarla e parteciparvi con silenzio e rispetto. Azione di grazie: si rende grazie a Dio per l’opera di salvezza (è veramente cosa buona e giusta lodarti ….. ) Acclamazione (Santo) Anticamente, la preghiera eucaristica era completamente cantata. Ora si cantano solo alcune parti: il Santo, il “Mistero della Fede”, l’Amen finale. Il Santo è una acclamazione. E’ necessaria la partecipazione corale di tutta l’assemblea; il canto del Santo, proprio perché è una acclamazione, non dovrebbe essere troppo lungo. Invocazione dello Spirito Santo (Epiclesi): invochiamo lo Spirito perché il pane e il vino vengano consacrati e diventino il Corpo e il Sangue di Gesù che, ricevuto nella Comunione, porti la salvezza (manda Signore il tuo Spirito a santificare i doni ….. ) Racconto dell’istituzione e Consacrazione: il sacerdote ripete le parole e i gesti di Gesù nell’ultima cena, quando offrì il suo Corpo e il suo Sangue sotto le specie del pane e del vino: ora il pane e il vino offerti diventano realmente il Corpo e il Sangue di Gesù morto e risorto. (nella notte in cui fu tradito Egli prese il pane ….. ) Ricordo della Passione, Resurrezione e Ascensione di Gesù (Anamnesi): l’intera storia dell’umanità, e quindi della salvezza, viene condensata in poche parole (mistero della fede …… ) Mistero della fede Offerta a Dio Padre del sacrificio di Gesù per la nostra redenzione e salvezza ma anche offerta di noi stessi a Dio (celebrando il memoriale del Tuo Figlio ….. ) Intercessioni: l’Eucarestia viene celebrata in comunione con tutta la Chiesa, per tutti noi, vivi e defunti: (guarda con amore e riconosci nell’offerta della tua Chiesa ….. ) Lode finale (Dossologia): è la glorificazine del Padre per mezzo di Gesù, che si conclude con la nostra acclamazione attraverso “Amen”; è la solenne adesione di fede che dovrebbe essere gridata come gli urrà allo stadio. (per Cristo, con Cristo e in Cristo ….. ) Amen RITI DI COMUNIONE E CONGEDO Aiutano a prepararci alla comunione e a comprenderne il profondo significato di fede. Preghiera del Signore (Padre nostro): ci rivolgiamo a Dio con gli stessi sentimenti di Gesù. Il Padre nostro, se cantato, deve essere ben conosciuto da tutti. Non ha senso che la preghiera comunitaria per eccellenza venga cantata solo da un piccolo gruppo mentre tutto il resto dell’assemblea è costretto a tacere. Scambio della pace: prima di partecipare insieme alla comunione chiediamo la pace e l’unità per l’intera famiglia umana, primi tra tutti coloro che ci sono vicini, nel proposito di dimenticare qualsiasi rancore, anche nei confronti di coloro che non sono presenti. Canto allo scambio della pace Il canto durante lo scambio della pace non è previsto dalla Liturgia, tuttavia può essere utile e significativo quanto il tema della pace è centrale nella celebrazione: dovrebbe essere un canto di augurio, di comunione, un canto rituale che accompagna il gesto. La funzione di questo canto non è quella di coprire il brusio che inevitabilmente si verifica in questo momento. Frazione del pane: il gesto della frazione del pane compiuto da Gesù nell’ultima cena ha anche il significato che noi, pur essendo molti, diventiamo un solo corpo nella comunione ad un solo pane di vita, Gesù. Agnello di Dio Canto o antifona alla comunione: esprime l’unione spirituale di coloro che si comunicano Silenzio: si lascia, dopo la comunione, uno spazio di silenzio perché meglio possiamo fare nostro il dono ricevuto. Preghiera dopo la comunione: il sacerdote chiede che il mistero celebrato porti i suoi frutti di salvezza. RITI DI CONCLUSIONE Saluto del sacerdote, Benedizione e congedo: siamo tutti invitati a donare a tutti l’amore di Dio, inviati a vivere e comunicare agli altri il dono ricevuto (invio = “Missio” – da cui “Messa”). Canto finale