Un capolavoro di orologeria letteraria
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Un capolavoro di orologeria letteraria
Introduzione Un capolavoro di orologeria letteraria E' morta prematuramente. Troppo presto per un'artista appena giunta alla piena maturità o nel momento prescelto e tuttavia in anticipo sulla critica sonnolenta e sul grande pubblico, saturato inconsapevolmente da una irrazionale mercificazione editoriale. La verità è che solo oggi si inizia a scoprire la sua esistenza e a scorgere da lontano i suoi libri. Dal 1971 al 1995, malgrado malattia e indifferenza abbiano accompagnato in riserbo e solitudine la stesura dell'intera opera –e nonostante il mancato e meritato riconoscimento–, ha primeggiato ossessivamente la consapevolezza di essere artista: una scrittrice totale e un essere integro, cognizioni queste così difficili da trovare nella scombussolata seconda metà del secolo che ospita la formazione e la produzione della scrittrice colombiana Marvel Moreno. Sebbene il suo esordio da trentenne avvenga nel 1969 nella rivista Eco e nel Magazine Cultural del quotidiano liberale indipendente El Espectador di Bogotà con il racconto «El muñeco» (Il bambolotto), il rapporto di Marvel con la scrittura inizia presto, all'età di sette anni sotto la guida di suo padre che la inizia alla lettura –Il libro dei morti, la Bibbia e il Don Chisciotte– e a quindici anni, grazie all'intemperanza adolescenziale, con la stesura di un romanzo distrutto per fortuna della storia della letteratura e di quella personale. Queste vicende si svolgono a Barranquilla, porto industriale della costa caribe colombiana e ambito babelico e cosmopolita, solo apparentemente periferico e provinciale in rapporto alla capitale: Bogotà è già definita da anni e con presunzione «Atene sudamericana», per la gioia di una mediocre e farisea ufficialità della cultura e di un gruppo di poetastri di caffè che – salvo singole eccezioni– si compiace da sempre nel disprezzare una provincia in realtà autentica generatrice della nuova letteratura. Fra i talenti attivi, formatisi o giunti alla capitale dalla costa pacifica o da altre regioni figurano León De Greiff, Eduardo e Jorge Zalamea, Aurelio Arturo, Alvaro Mutis, Hernando Téllez, Pedro Gómez Valderrama, Elisa Mujica, Nicolás Suescún, Jorge Gaitán Durán, Marta Traba, Eduardo Cote Lamus, Carlos Perozzo, Policarpo Varón, alcuni tra i «Nadaistas»: Armando Romero, Gonzalo Arango, X504, e altri giovani isolati come Fernando Cruz Kronfly, Germán Caicedo, Marco Tulio Aguilera, Augusto Pinilla, Luis Fayad, Freddy Téllez e Roberto Rubiano. Il centro ignora la periferia, soprattutto quella delle regioni di Antioquia –il «paese paisa»–, il Valle e la costa pacifica, terra di autori della statura di Manuel Mejía Vallejo, Rocío Vélez, Darío Ruiz Gómez, Alba Lucía Angel, Ricardo Cano Gaviria, Jaime Jaramillo Escobar, Gustavo Alvarez Gardeazábal, Umberto Valverde, Oscar Collazos o Juan Manuel Rocca. Anche la costa Caribe viene snobbata, sebbene in quegli anni si trovi in pieno fervore di rinnovamento. Lo testimoniano infatti l'opera e la vita di intellettuali, artisti e scrittori, –oltre ai protagonisti del riconosciuto «Gruppo di Barranquilla»: Ramón Vinyes, Félix Fuenmayor, Germán Vargas, Alvaro Cepeda Samudio, Gabriel García Márquez, Alejandro Obregón– dell'importanza di Héctor Rojas Herazo, Enrique Grau, Manuel Zapata Olivella, José Stevenson, Fanny Buitrago, Germán Espinosa, Antonio Mora, fino agli allora esordienti 1 Ramón Illán Bacca, Norman Mejía, Darío Morales e i più giovani Roberto Burgos Cantor e Julio Olaciregui,. Tutti loro sono contemporanei di Marvel nel periodo formativo, assieme ad altri, di difficile collocazione, come Rafael Humberto Moreno Durán, Alvaro Miranda e José Luis Díaz Granados. La verità è che l'incontrovertibile affermarsi nel mondo di uno scrittore come García Márquez suscita uno squilibrio all'interno della letteratura colombiana. Ben pochi scrittori, ma quanti bastano, riescono a sfuggire all'influenza schiacciante dell'autore di Cent'anni di solitudine per aprire nuove strade espressive di alta qualità estetica. Tuttavia i più si adeguano come pecorelle inoffensive o aggressive su due versanti: quelli che si lanciano al carrierismo, all'arrivismo sfrenato o al settarismo ideologico –destrorso o sinistrorso– attraverso una scrittura irrazionale, presuntamente urbana, psicologica, illustrata, enciclopedica, impegnata o intimista e quelli che si siedono nei dicasteri governativi dell'ufficialità reazionaria della cultura e pontificano dalle poltrone parlamentarie, dalle ambasciate, dalle poche riviste o dalle poltrone dell'Istituto Colombiano di Cultura, insomma dai vertice del potere e dalle segreterie della presidenza con lo scopo di costruire una memoria che falsi la vera memoria storica: Juan Gustavo CoboBorda e Darío Jaramillo Agudelo, per esempio, sono mostra irrefutabile della presunzione e dell'arroganza del pensiero debole e salottiero di ciò che cultura non è. Si evidenzia la mancanza di una memoria critica solida che orienti e non si limiti ai convenevoli o all'elogio facile. Rafael Gutiérrez Girardot, Ernesto Volkening, Eduardo Camacho Guizado, Michael PalenciaRoth e Helena Araújo sono esempi paradigmatici , nelle loro differenze, del tentativo di generare un nuovo e profondo apporto critico. Per una maggior chiarezza: ci sono quelli che restano e quelli che scelgono la via dell'esilio, tra cui Marvel Moreno. Fatto sta che tra i migliori, dentro e fuori dal paese, si verifica la frattura con una letteratura assopita, radicata nell'osservanza di un linguaggio accademico avvolto da una retorica incartapecorita, nel regionalismo facile, nel trattamento superficiale dato al tema della violenza endemica e lacerante che caratterizza il paese o in una letteratura scialba. Affondate le radici nella loro Colombia ma consapevoli dell'appartenenza al mondo, compiono una inedita interpretazione del realismo, avvicinandosi con occhio critico e vivace al linguaggio popolare, alla scelta di nuovi temi e stilemi, alla irreversibile urbanizzazione e al ricupero di fantasmi incalzanti; spezzano la coltre di silenzio imposta da violenza e ostracismo generate dalla cultura di regime nel tentativo di ammutolire una voce che si appresta a diventare alta, autonoma, libera e consapevole. Proprio in questo momento, nella decade dei Settanta, Marvel pubblica quattro racconti; si tratta di testi sporadici, ma sufficienti a qualificarli in una storia della letteratura che oltrepassa la frontiera colombiana per sfidare la sfera enorme dell'intera lingua spagnola. E' necessario però attendere il 1981 per l'apparizione del primo dei suoi tre libri pubblicati in vita presentato da questa edizione. Allontanandosi dall'ingenuo realismo o dalle etichette ormai diventate limitanti e modaiole del realismo mágico o del real maravilioso, Marvel riesce a proporre forme espressive inedite superando sul piano tematico, linguistico e formale lo stravolgente «boom» latinoamericano da lei vissuto molto da vicino ai suoi protagonisti, durante un breve ma intenso periodo per poi allontanarsi consapevolmente non condividendo i ruoli letterari ed extra letterari assunti da loro e scegliendo la solitudine per dedicarsi alla composizione della sua opera. Amalgamando in una ricetta volutamente occultata e decisamente secreta molti ingredienti –fantasia, immaginazione, esperienze reali, capacità affabulatoria, echi di storie ascoltate da bambina ma soprattutto conoscenza di un mondo meticcio e urbano in rapida trasformazione, provvisorio, effimero e destinato all'oblio– l'autrice impone la vorticosa necessità di affermazione di una realtà che va da quella personale, a quella di Barranquilla, per raggiungere a lungo andare l'universo narrativo di un'intera comunità umana. A partire da questa data, in tre momenti, avviene la lenta e parsimoniosa restituzione della sua produzione: nel 1987 la pubblicazione del romanzo En diciembre llegaban las brisas, tradotto in Francia e in Italia riscuote un grande e spontaneo successo tra il pubblico lettore; nel 1992 l'edizione del secondo libro di racconti El encuentro y otros relatos; nel 1994 infine, quando sigla il romanzo inedito El tiempo de las amazonas, che la scrittrice riesce a riprendere e a rielaborare in una seconda versione insieme ad altri otto racconti fino a pochi giorni prima di morire. Osservata nel suo insieme l'opera si può definire come un vero e proprio capolavoro di orologeria letteraria. Durante venticinque anni di attività interrotta solo da gravissime difficoltà economiche e di salute, Marvel con tenacia e ostinazione disegna, persegue e raggiunge un'idea di perfezione concettuale, poetica e linguistica: si tratta di capolavoro per la qualità dell'obiettivo e di orologeria per la minuzia, pazientemente elaborata, della messa a punto di un'idea di mondo, equilibrato e quasi diabolico nel suo micromeccanismo strutturale. Per comporre una simile opera e limarla fino alla definizione degli elementi che la costituiscono, Marvel si serve almeno di cinque metodi di pensiero e di scrittura: la precisione analitica, il sapere obliquo, la lucidità distaccata, la poetica eversiva e il rinnovamento linguistico. Queste cinque caratteristiche individuano solo gli strumenti, non la natura del suo percorso letterario che progredisce come la messa a fuoco di un'immagine di schiacciante definizione: dalla memoria autobiografica alla metafora di una realtà, alla realizzazione di un'idea di mondo, alla contestualizzazione in una realtà storica oggettiva. In questa lenta apertura di contesto, che va dall'io al mondo, che va dall'opinione all'oggettivo, dalla memoria personale alla realtà storica, si realizza un desiderio che per molti scrittori resta solo un'utopia: riuscire a trasformare il materiale aneddotico della vita di un unico individuo attraverso la sua sola coscienza narrante in un'idea di mondo completa e condivisibile, è certamente uno sforzo immenso. Se è possibile individuare con certezza cinque metodi di pensiero e di scrittura e suggerire l'entità e lo spessore del percorso letterario, di fronte a un progetto di tale responsabilità e significato nella storia della letteratura contemporanea, sarebbe troppo audace trarre conclusioni per quattro motivi. Il primo: la prossimità cronologica della morte dell'autrice impedisce la necessaria prospettiva che serve a collocare la sua importanza in un panorama letterario lungo alcuni secoli. Il secondo: la vita e l'opera di Marvel Moreno sono inscindibili, poiché le memorie della prima servono sempre da materiale di lavoro per la costruzione della seconda. Il terzo – conseguenza del secondo–: l'atteggiamento in qualche modo possessivo e segreto di Marvel nei confronti della sua opera e della sua vita privata costituisce una barriera pressoché insormontabile nei confronti di alcuni elementi tanto della sua strategia scritturale quanto delle drammatiche memorie della sua esperienza personale; ne deriva che un'analisi critica scientifica e utile è costretta a un'opera di scavo che il tempo sinora non ha concesso. Il quarto: poiché è difficile stabilire se l'ultimo romanzo di Marvel sia compiuto o meno, si può solo intuire la direzione che l'opera letteraria prende, ma è impossibile definire il punto di vertice generato dalla traiettoria di questa direzione. In altre parole il tempo non concede prospettiva storica, la vita e l'opera appaiono inestricabili, la dimensione di ambedue è celata e l'opera si interrompe in un punto imprecisabile. Malgrado tutto ciò, è possibile dimostrare l'affermazione di capolavoro di orologeria letteraria, le sue modalità di composizione secondo cinque argomenti ed anche la natura del suo progetto scritturale. Tali elementi non si considerano esaurienti ma vogliono fungere da prima e provvisoria base per il vero obbiettivo di un lavoro critico: la collocazione del nome Marvel Moreno in uno spazio importante di tutta la storia della letteratura di lingua spagnola. La precisione analitica «La presunta pigrizia intellettuale degli artisti significa lavoro creativo dell'inconscio» scrive Marvel Moreno ne El tiempo de las Amazonas. Con tale affermazione la scrittrice colombiana intende definire il rapporto di continua elaborazione e interpretazione che lega un artista al mondo circostante. L'opera d'arte o scritturale, di conseguenza, appare solo come parziale e provvisorio risultato di un'indagine infinita, che coinvolge l'intero percorso creativo di un autore e si sviluppa principalmente nel suo inconscio. In ragione di ciò, l'interesse di Marvel Moreno verso l'esperienza umana non si limita alla registrazione o critica dei pensieri e delle opere proprie o altrui: si spinge più in là, nel difficile tentativo di cogliere l'essenza della natura creativa. Tenuto valido il concetto per cui la creazione é continua e senza fine, qualsiasi elemento della realtà che abbia un nesso con tale capacità, diviene oggetto della sua analisi, che ha sempre il fine di estrarre un nucleo cognitivo dell'evento, azione o pensiero. Tale nucleo esiste solo in ciò che scatena interesse per una coscienza creativa e fonda la base di aggregazione principale degli elementi che costituiscono la riflessione intellettuale di un individuo. Se la riflessione si mostra come presunta «pigrizia» , ciò dipende dallo strato subconscio in cui l'elaborazione tra nucleo cognitivo e pensiero avviene. Da qui, la somma attenzione e precisione nella scelta, analisi, critica e deduzione degli elementi presi in considerazione. Tra i molti, un esempio: ne «L'eterna vergine» una giovane segretaria arzigogola nell'immaginazione un futuro che non diventa realtà, fantasticando una squallida relazione con il suo capo costruita secondo il perfetto prototipo della telenovela; nel suo sogno si mescolano molti elementi, come il risveglio della passione, la fuga d'amore, la spiaggia e il mare come cornice ideale, il desiderio di infrangere un codice. Tutti gli elementi del sogno costituiscono un quadro completo della tipologia della donna piccolo borghese e arrivista, comprendendo dettagli minuti e profonde riflessioni. L'intero racconto però si svolge in una struttura a ritroso, poiché l'unico evento reale si verifica in un brevissimo istante alla fine del testo, in cui il capo, aprendo una porta, le comunica che intende recarsi in viaggio con un'altra persona. A partire quindi da un evento apparentemente insignificante e privo di conseguenze sui personaggi, l'autrice ripropone un quadro di aspettative estremamente complesso e articolato, analizzando con una precisione ossessiva e quasi esagerata, ogni possibile stato d'animo e immagine nel sogno della segretaria. Sia in ricostruzioni strutturalmente complesse come questa, che in altre soluzioni letterarie, l'autrice insegue sempre il medesimo fine: analizzare precisamente tutto ciò che avviene nell'animo e nel pensiero di un personaggio, in rapporto alla sua percezione della realtà, per confrontarlo con la sua dimensione oggettiva. Nel caso della segretaria, il tumultuoso susseguirsi di eventi immaginari è posto a confronto con la piattezza del ruolo sociale del personaggio e l'assoluta inconsistenza dell'evento. Il desiderio di conoscere la compiuta condizione dell'essere umano, presupposto dell'indagine, si esplica quindi in tale metodologia. Per precisione analitica, in sintesi, si intende l'identificazione del nucleo cognitivo di qualunque entità del reale in grado di destare interesse nella mente di un personaggio e la capacità di restituire tale nesso in forma completa tramite una o più immagini letterarie. Resta chiaro tuttavia che tale atteggiamento, del tutto inedito nell'esperienza letteraria latino americana, fatta eccezione per esempio di alcuni scritti di Borges, é più figlio di un assimilato razionalismo francese che non del sostrato culturale del Caribe, in cui l'autrice comunque pone le radici della propria opera. Il sapere obliquo Si evidenziano quindi due matrici culturali, apparentemente contrapposte: la prima, eredità francese della cultura occidentale in chiave razionalista, integrata dalla lettura dei grandi classici moderni e antichi; la seconda, radice plurietnica e polifonica del mondo Caribe, che comprende un amalgama tra le culture di origine africana ed eredità amerindia, di esperienza creola e di memoria coloniale bianca. Non c'è dicotomia tra queste due sorgenti autonome, poiché la capacità di assimilare e meticciare in un contesto nuovo, tipica del modo Caribe e sua condizione biografica, permette l'assunzione di accumulo di conoscenze culturali esterne senza privarle di un'importanza. Detto in altri termini: la radice caribe di Marvel Moreno risulta così consapevolmente assunta da permetterle di aggregare al proprio patrimonio culturale anche esperienze in apparenza assai lontane dal suo mondo d'origine, senza deformarle o renderle caricatura. La sua lettura del Don Chisciotte o dell'Iliade, per esempio, non si trasforma in un meticciato avulso dalla prospettiva storia a largo raggio delle due opere, ma forniscono due chiavi in più di interpretazione della condizione umana, argomento di fondo della sua ricerca. Tale libertà di uso delle fonti letterarie o storiche proprie e altrui, conduce inevitabilmente a un'altra libertà di trasmissione del sapere che, nell'autrice si fa letteralmente obliquo, poiché si permette di attraversare diverse discipline, cogliendone deliberatamente solo alcuni aspetti, per perseguire un'indagine propria, scevra da qualsivoglia dogma e ricca di sperimentalismo non formale. Uscire dai canoni dello sperimentalismo formale per esercitarne uno contenutistico, significa in questo caso appropriarsi del sapere in profondità, liberandosi dalle trincee tra le discipline, per consentire di attraversare con autonomia diverse scuole di pensiero. Tre appaiono come ambiti forse prediletti cui l'autrice fa sovente riferimento: la psicanalisi, il marxismo e un certo esistenzialismo. Va ricordato che tali scuole non vengono assunte tout court né identificano l'opera entro un limite culturale o ideologico. Al contrario: molti metodi e temi derivanti principalmente da Marx, Engels, Marcuse, Sartre, Beauvoir, Camus e da Freud, Jung, Reich, come per esempio il modus dialettico, l'uso dell'archetipo o del mito, vengono liberamente applicati secondo uno schema narrativo o uno scopo poetico che sovrasta sia il limite specialistico di tali discipline che quello culturale del loro contesto. Un altro campo assai frequentato e rilevante é la storia, intesa come accumulo stratificato di esperienze fondanti e significative e non come successione di ideologie o strutture di potere; non si tratta di cogliere un fatto storico nella sua prospettiva ma di cogliere i meccanismi che lo generano. In tal senso risultano ambivalenti l'uso del mito, delle leggende popolari del Caribe, come quello della storiografia, della storia orale come di quella scritta, della memoria ufficiale quanto di quella sommersa, dell'elencazione enciclopedica come dell'aneddoto. Appare qui un interesse particolare della scrittrice colombiana per il senso di narrazione trasmessa da una storia o dalla Storia. Tuttavia, sia essa mito o rievocazione o cronaca o celebrazione, ciò che prevale é la struttura della narrazione, non le vicende in sé, quasi che la Storia fosse un susseguirsi di meccanismi dello stesso orologio che, nel tempo, non varia. La storiografia in quanto tale diventa quindi un pallido teatro di fondo, sul quale pensieri, personaggi, oggetti ed eventi si incastrano in primo piano. Tale uso della storia e del suo senso, risulterebbe fragile se non si tenesse conto della qualità di ciò che appare in primo piano. La scelta dei temi nell'opera consente di individuare la portata della costruzione dei meccanismi narrativi Si tratta di grandi temi che discendono da una densa concezione dei fenomeni umani: la morte, la solitudine, il potere, l'amore, l'incomunicabilità, la violenza, l'alienazione, l'eros, la sessualità, l'irraggiungibile, l'incompiuto. Senza esagerare si può affermare che tramite un sapere obliquo che si serve in modo quasi spregiudicato di molte discipline, Marvel Moreno riesce davvero a cogliere tutti gli aspetti che compongono l'essere umano, raggruppandoli in categorie nuove e sorprendenti, per restituirli in forma anarchica ma del tutto unitaria. Conseguenza, questa, di una rara consapevolezza in rapporto al proprio bagaglio culturale e di una lucidissima perspicacia nell'uso delle fonti. La lucidità distaccata Trattando temi profondi ed emotivamente coinvolgenti, poiché in stretto rapporto con l'inconscio del lettore –e dell'autore–, è molto facile cadere in una trappola etica o autobiografica. Considerando poi che una buona parte del materiale narrativo di cui Marvel Moreno fa uso è frutto dell'esperienza diretta e vissuta, una lettura critica dovrebbe incontrare una certa partecipazione o un pathos dell'autrice rispetto a ciò che narra. Osservando infine l'ambizione di un progetto letterario che mira a restituire le piccole glorie ma soprattutto le grandi miserie della condizione umana, le aspettative e reazioni al testo indurrebbero a cercare un giudizio, o quantomeno una partecipazione di Marvel. Nulla di tutto ciò avviene. La capacità di spezzare i vincoli con la materia trattata è tale da generare un assoluto e lucido distacco tra la propria coscienza e il testo, il progetto narrativo, i personaggi, gli eventi e l'ambito. Il patto autobiografico con i personaggi viene rispettato al punto da annullare qualsiasi presenza dell'autrice nell'opera. Non c'é giudizio, non c'è emozione, non c'è coinvolgimento in chi scrive: il testo da solo deve restituire un mondo completo, senza pressione o cedimenti. Un muro di cristallo assolutamente impenetrabile si interpone tra chi scrive e chi legge. I racconti e i romanzi, che producono un impatto emotivo spesso devastante e a volte intensamente lirico, nascondono del tutto la posizione personale di chi li ha creati. Quanto più sono presenti elementi autobiografici tanto meno risultano riconoscibili, persino ai lettori che hanno conosciuto l'autrice da vicino. Nessun indizio nell'intera opera permette di intuire chi genera e come si generi questa macchina, che sembra scrivere sola e solenne nella sua grandezza. Marvel resta lucida in un distacco che non è disinteresse, ma distillato di rispetto e discrezione. La sua indagine offre spaccati di violenza irrazionale e tanatofila in modo sommerso. Dietro alla figura di Madame Yvonne, per esempio, non si trova la seducente e felice maîtresse di un bordello parigino giunta al Caribe per vendere sogni, ma una spietata conoscitrice delle debolezze di un gruppo sociale, consapevole del disprezzo attribuito al suo ruolo, ma severa giudice di un mondo ben più corrotto del suo. Ciò che appare agli occhi del lettore però è una festa di carnevale, ben lontana all'apparenza da tale conflitto. L'intero romanzo In dicembre tornavano le brezze si struttura secondo logiche di violenze sommerse da una superficie della percezione del reale che le cela; nell'inedito El tiempo de las Amazonas l'apparenza viene addirittura cancellata, per mostrare i colori sanguinolenti della violenza, privata di qualsiasi atmosfera in grado di attenuarla. Se il distacco è lucido, la visione della tragedia non si fa compiacente o spietata; al contrario, queste immagini divengono da sole una forte denuncia, un urlo che non restituisce una visione negativa del mondo, ma un coacervo di energie che permettono alla vita di trionfare sulla morte o sulla distruzione, superandola per qualità e non a seguito di un conflitto dialettico. L'assenza di un io narrante o di un vero e proprio protagonista negli scritti resta indice di perenne neutralità: persino Lina, voce narrante di In dicembre tornavano le brezze non esprime mai opinioni, non suggerisce giudizi, non si schiera, limitandosi a trasmettere, senza mai assumere volto o espressione, vicende intricate, tragiche e travolgenti che coinvolgono più di sessanta personaggi in un arco di cento cinquant'anni di storia. In termini più strettamente filologici, l'epos nella narrazione è assai più vicino alla struttura dell'Iliade che a quella dell'Odissea, intendendo con la prima la ricreazione delle vicende di un mondo compatto e composto da molti personaggi e con la seconda come narrazione di un mondo in successione a partire dalle vicende di un protagonista. La poetica eversiva Trattando temi maggiori nella letteratura allo scopo di restituire una precisa, analitica, lucida e distaccata visione della condizione umana, Marvel Moreno dovrebbe secondo rigore rifarsi all'esperienza dei suoi contemporanei, servendosi dello sperimentalismo formale o attingendo ai miti e agli archetipi collaudati con García Márquez, Carpentier o Cabrera Infante per restare in ambito Caribe. Ancora una volta la sua scelta creativa sorprende e la pone come voce autonoma. A ben guardare quasi nessuna delle categorizzazioni odierne permette di collocare questa voce. Nell'insieme dell'opera non esiste descrizione, diversamente da come si verifica nella letteratura a lei contemporanea –così legata all'aneddoto–, poiché l'interesse si concentra sulla riflessione dei personaggi in rapporto a un evento o un dialogo; non c'è impressionismo, pericolo annullato da un incalzante raziocinio e soprattutto da una tendenza poetica assai più espressionista; la sua letteratura non ha carattere naturalista, poiché non tende mai a riprodurre un quadro limitandosi alla sua oggettiva percettibilità, ma utilizza sempre tale immagine per suggerire un concetto occulto; del realismo resta solo la tecnica, non i temi, perché la logica narrante ne è scardinata attraverso l'accumulo di flussi di coscienza e visioni oniriche all'interno di un unico quadro schiacciante nella sua coerenza logica, non realistica. L'assenza di uno scenario che funga da orientamento culturale o ideologico e la sublimazione degli elementi che configurano il mondo caribe permettono di collocare l'opera di Marvel Moreno nell'ambito della letteratura urbana, categoria emergente e non consolidata nell'universo ispanoamericano, che ospita opere contemporanee maggiormente legate al real maravilloso, al realismo mágico, all'indigenismo, alla negritudine, al neo barocco o a forme locali e regionali. La scrittrice fuoriesce dalla «magia» degli eventi e dal tellurismo di una natura rigogliosa e fagocitaria per addentrarsi nei meandri urbani, nelle cloache esistenziale, nella miseria affettiva, nel eros scatenato, nella vita sorda dei quartieri, nel dolore degli esseri, nella violenza psicologica e ricomporre così un moto in luogo innovatore e sorprendente. E' vero che Marvel Moreno utilizza elementi locali: la ricostruzione di Barranquilla negli anni '50 ha una precisa collocazione culturale e geografica; tuttavia la possibilità di restituire tale mondo chiuso nel suo localismo serve all'autrice come espediente per realizzare una metafora del mondo; in tal senso qualsiasi ambientazione è strumentale alla configurazione di uno spazio sociale o umano ben più ampio; il Caribe usato come sfondo nel primo romanzo viene infatti sostituito nella seconda raccolta di racconti, fino a scomparire del tutto negli inediti. Marvel opera dal piano locale per giungere all'universale senza attraversare il regionalismo. Tale operazione non è solo ambientale, ma investe l'intero progetto poetico: dalla coscienza pensante alla concezione di umanità senza attraversare l'io o il protagonista; dalla presentazione di un dettaglio a una configurazione della realtà senza passare per la descrizione di un'ambientazione; dalle caricature di alcuni personaggi alle deformazioni dei comportamenti umani e sociali senza soffermarsi sulle tipologie dei caratteri; dall'aneddoto al messaggio poetico universale senza passare per la trattazione teoricodescrittiva; dall'uso di vocaboli della parlata locale all'interpretazione della lingua spagnola senza attraversare le diverse accezioni colombiane o latinoamericane. Una tale poetica, in grado di raggiungere la dimensione classica universale senza dover fare alcun ricorso agli strumenti e ai metodi derivanti dalla classicità si può definire a pieno titolo eversiva. Non si tratta di eversione nei contenuti, poiché per classica si intende qui quell'indagine letteraria che cerca di scorgere e ritrarre la condizione umana nella sua totalità, ma di eversione qualitativa, poiché, con strumenti poco ortodossi o consueti, raggiunge il suo scopo in modo autonomo e incontrovertibile. Quella capacità intuitiva o animalesca o istintiva di cogliere sfumature scarsamente percettibili se non da un'animo acuto costituisce un livello di qualità della narrazione che si può definire palpito, perché permeato da una grande carica lirica, che riesce a convivere con una dimensione quasi opposta, che struttura l'opera: l'epos. La narrativa di Marvel Moreno si sviluppa all'interno di un epos umano e non eroico nessun personaggio é qui eroe o antieroe o aneroe, ma pur sempre grande sistemazione, tramite una visione totalizzante, degli esseri umani in rapporto a un concetto di mondo e a una cosmovisione. Caratteristiche importanti della breve ma intensa produzione sono alcuni argomenti di sfondo individuabili in tutti i suoi libri. I primi due, di grande impatto etico, emergono con la denuncia contro il potere e l'ortodossia e la ribellione contro la morale bigotta e cattolica di una borghesia in decadenza. Se tali posizioni sembrano possedere una connotazione politica, in realtà derivano più da una accentuata tendenza iperrealista che esaspera le contraddizioni e l'autodistruzione della società ritratta, come metafora della specie umana. Le deformazioni del modo di Barranquilla o di Parigi non vengono interpretate da un occhio cinico; al contrario l'atteggiamento di lucido distacco concede sovente a tale ritratto della realtà humour e ironia, talvolta anche sarcasmo. In terzo luogo sono rintracciabili amore, eros e sessualità, temi utilizzati dall'autrice come strumenti di affermazione dell'io dei personaggi, sia in chiave maschile che femminile. Il trattamento e l'esplorazione di queste tre componenti dell'essere risultano completi: dalla violenza alla tenerezza, dal sogno immateriale alla carnale realtà, dalla solitudine all'incontro, ogni personaggio viene precisamente contraddistinto dalla sua esperienza in tal senso. Il Caribe come sfondo, in senso culturale e geografico viene –come si é detto– annullato, ma permane nell'essenza nella capacità scritturale meticcia: solo un autore intimamente e consapevolmente caribe come Marvel Moreno può contaminare liberamente svariate eredità culturali mantenendo con autonomia e rigore un proprio filo che conduce un progetto letterario a uno scopo prefissato. Un esempio della presenza del Caribe appare anche in elementi determinanti quali la sinuosa musicalità e ritmo del testo, intesa come componente nera o attraverso l'introduzione di personaggi, leggende orali e costumi neri sino a ora confinati nella tipologia della letteratura della negritudine. Il rinnovamento linguistico La lingua e il linguaggio assumono una posizione fondamentale, più importante forse di quella della scelta e trattamento dei temi, nell'analisi della letteratura della scrittrice colombiana. La stessa strategia narrativa si avvale di una tecnica scritturale nuova, in cui il sistema di successione sintattica avvolge un'immagine sino a immobilizzarla addirittura per oltre tre pagine. Tale tecnica, in uso in epoca decadente nella letteratura europea e modernista in America, viene rinnovata in modo inedito: la struttura della frase si fa virtualmente infinita, mentre l'uso del vocabolo viene spogliato sino alla sua essenza semantica. Il linguaggio che ne emerge é del tutto nuovo, configurando uno scheletro serpentiforme e labirintico sul quale si appoggiano termini densi e barocchi. Diversi maestri si possono ricercare dietro le componenti di tale soluzione, ma nessuno che la riassuma completamente: per la struttura sintattica Lezama, Cervantes, Joyce, per la semantica Beckett, Dante, Rulfo; si tratta poi di autori che non hanno nulla in comune, se non affinità linguistiche. La creazione di un nuovo linguaggio giunge al vertice nei romanzi, dove l'autrice elimina deliberatamente l'espediente tecnico del dialogo sostituendolo con diverse coscienze narranti o flussi di memoria o coscienza a diversi gradi di consapevolezza. Ne emerge un'idea di comunicazione del tutto stravolta rispetto ai canoni narrativi consueti, che separano discorso diretto, discorso indiretto, pensiero, rievocazione, memoria e immagine onirica. Qui le categorie sono diverse: pensiero consapevolmente distaccato, pensiero raziocinante, desiderio legato alla realtà, desiderio irrazionale, semi coscienza, subconscio, inconscio, trance, e raptus. Se le categorie tradizionali distinguono bene la riflessione presente dalla memoria dalla proiezione futura, nel linguaggio di Marvel il tempo storico della riflessione di un personaggio non esiste, producendo una mescolanza tra passato–presente–futuro, in cui il pensiero fonda un ambito spazio temporale proprio. Il concetto di steam of consciousness introdotto da Joyce viene quindi assimilato e superato tramite la creazione di ben nove livelli di pensiero e di sua comunicazione. L'uso dell'allusione, più che della definizione di un evento, diviene un meccanismo ricorrente nella ricreazione di un'atmosfera o di uno stato d'animo. Tale approccio, chiaramente anticartesiano, non risulta in contraddizione con la lucidità realistica dell'immagine riprodotta, che non risulta mai vaga o evanescente, poiché l'allusione resta sul piano del metodo scritturale, non dello scopo narrativo e il piano tecnico dell' allusione resta sempre subordinato a quello dell'immagine fotografica finale, senza mai intaccarlo. L'intera opera contiene un continuo rimando tra elementi o testi: un episodio di un racconto appare in un'altro, non come citazione, ma come evocazione o come interpretazione diversa data da uno stesso materiale utilizzato. Va ricordato come il materiale d'origine sia sempre autobiografico, caratteristica che consente di utilizzare più volte una stessa memoria per esprimere un concetto diverso o per riaffermarne l'importanza. Così accade tra racconto e racconto, tra racconto e romanzo, tra romanzo e romanzo, quasi che l'opera fosse una sola, pur nell'evidente evoluzione del progetto letterario che in venticinque anni si trasforma raffinandosi continuamente ed eliminando dettagli che mano a mano si fanno obsoleti. Il risultato linguistico quindi é sempre più scarno, severo e imponente. Tale risultato , tuttavia, non va inteso come riduzione o semplificazione, ma risulta, nella sua essenzialità, assai ricco: é sufficiente pensare alla polifonia e alla sensualità –indici Caribe– o alla commistione tra livelli testuali. In quest'ultima si rilevano quattro tecniche ricorrenti: l'intra testo, tramite citazioni di altri autori; l'infra testo, con l'introduzione di variazioni sullo stesso tema rette dall'alterazione del registro linguistico; il meta testo, con la metaforizzazione dell'intero scritto; infine il supra testo, con l'attivazione riflessiva del lettore nei confronti dell'opera. Osservando i cinque metodi di pensiero e di scrittura proposti e riassumendoli nell'espressione «capolavoro di orologeria» letteraria resta aperta una sfida critica significativa. Se come obbiettivo dell'opera si può solo intuire la progressiva messa a fuoco di un progetto che va dalla memoria dell'esperienza personale alla proposta letteraria ma anche filosofica di un'idea oggettiva di mondo, ancora molto lavoro va compiuto per rispondere alla domanda più importante: come collocare Marvel Moreno nella letteratura di lingua spagnola? Per rispondere a tale quesito é necessario innanzittutto rendere giustizia a un'autrice che, per circostanze avverse personali, ma anche per una scelta di isolamento derivante da una lucida critica contro la letteratura di regime, ha scelto di non apparire, di non confrontarsi con la qualità apparente della produzione letteraria contemporanea ma con quella in grado di superare le frontiere del contesto locale, del tempo, della celebrazione ufficiale e della fama momentanea. Abbracciando i campi di indagine seguiti dalla scrittrice é forse possibile ricostruire il percorso che forma le basi della sua proposta poetica. Si tratta quindi di rompere una breccia tra discipline in apparenza antitetiche, la psicologia con l'antropologia, la poesia con la filosofia, la storia delle religioni con il materialismo storico; fermo restando che di progetto artistico letterario si tratta e che gli insegnamenti principali provengono tutti dai grandi maestri della classicità e non di autori contemporanei. Un capolavoro di orologeria non si improvvisa, soprattutto nel caso di una scrittrice che, rubando tempo a una vita limitata, ha volutamente trascurato testi medi o mediocri, confrontandosi solo con i grandi che un tempo ridotto le avrebbe concesso di conoscere e interpretare. Una lettrice segreta di poesia, una grande melomane e un'esperta conoscitrice della pittura occidentale e non. Una strenua critica della fenomenologia come di alcuni marxismi, un'ossessiva curiosa della Storia, una studiosa di ermetismo e un'attenta critica della politologia si nascondono dietro un personaggio dalla vita discreta e totalmente difesa sul piano personale. La sua piccola grande opera, fluida nella perfezione come il volteggiare di una ballerina e minacciosa come una bomba a tempo per le verità che denuncia merita ben altro che un'introduzione. « Denunciare l'oppressione che si esercita su una bambina é denunciare l'oppressione in generale, anche se la bambina nacque borghese e morì nelle acque del Caribe [...] e nonostante la sua fragilità, la vita finisce sempre per imporsi sulla morte». Nelle sue parole, che alludono alla capacità di trasformare una segreta tragedia personale in un canto alla vita lucido e mai risentito, si racchiude un messaggio più profondo e occulto, che mira alla radice dell'animo umano: avere il coraggio di affrontare del tutto e nonostante tutto la vita, per inventare e realizzare un destino unico, esemplare e memorabile. Come Marvel. Fabio Rodríguez Amaya Milano, inverno 19961997