29 gen Primo incontro MARCO VITALE

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29 gen Primo incontro MARCO VITALE
AMBROSIANEUM,
FONDAZIONE CULTURALE
CICLO DI INCONTRI:
RICOSTRUIRE IL PAESE DIPENDE DA NOI
(GENNAIO 29, FEBBRAIO 5,12,26,MARZO 5)
ORE 17,30-19,30 VIA DELLE ORE 3, MILANO)
PRIMO INCONTRO DEL 29 GENNAIO 2014
MARCO VITALE
ALLE RADICI DELLA CRISI, LE CONSEGUENZE DEL
SISTEMA PRODUTTIVO E IL CONFITEOR CHE DEVE
DISCENDERNE
MARIO BALDASSARRI
IL MISTERO DELLA FINANZA PUBBLICA ITALIANA
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AMBROSIANEUM,
FONDAZIONE CULTURALE
CICLO DI INCONTRI:
RICOSTRUIRE IL PAESE DIPENDE DA NOI
Intervento introduttivo di Marco Vitale:
Alla ricerca di una nuova rotta,
il coraggio della verità
L’ultimo dei famosi corsi di Michel Foucault al College de France, tenuto dal febbraio al marzo
1984, pochi mesi prima di morire, fu dedicato alla parr sia nel pensiero greco, nella sua
dimensione etica, cioè al parlar franco, al coraggio della verità. Foucault illustra come la parr sia
etica fosse fondamentale per i greci, accanto alla parr sia politica. Naturalmente un ruolo
dominante occupa, nelle nove magnifiche lezioni, la figura di Socrate, maestro per eccellenza di
parr sia.
La parr sia è, in poche parole, il coraggio della verità di colui che parla assumendo il rischio,
malgrado tutto, di esprimere l’intera verità che ha in mente, anche se ciò può far reagire
negativamente l’interlocutore.
La più grave assenza nel dibattito economico italiano è proprio l’assenza di parr sia.
Continuiamo ad ingannarci reciprocamente come se il futuro possa costruirsi sull’inganno. Così
continuiamo a dire idiozie tipo: si vede la luce in fondo al tunnel, come personaggi vari vanno
ripetendo sin dal 2008, alimentando la visione della crisi come di una crisi congiunturale e non
come manifestazione di un grande processo di profonda trasformazione, visione che ha allungato e
continua ad allungare i tempi della crisi. Continuiamo ad alimentare la visione che le
problematiche del lavoro si possa risolvere attraverso interventi del governo, l’occupazione per
decreto legge. Vogliamo credere e far credere che la politica del rinvio sia manifestazione di
saggezza. Non vogliamo prendere atto che, per la prima volta, da molto tempo, siamo di fronte
anche ad una vera e propria crisi d’imprenditorialità, di spegnimento progressivo degli spiriti
vitali, di umiliazione e non vogliamo ricercarne le ragioni vere, unico modo per cercare di
suscitare, se possibile, una reazione vera.
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Non abbiamo il coraggio di ammettere che i governi e i parlamenti sono nelle mani delle grandi
clientele parassitarie che vivono sulla finanza pubblica e non hanno nessuna intenzione di mollare
la presa.
Non vogliamo prendere coscienza che, con il conseguente soffocante peso fiscale sui produttori,
non potrà esserci mai più una ripresa sana. L’unica che potrà crescere, come sta crescendo, è
l’economia malavitosa e illegale per la quale la mancanza di “parr sia” è tonificante. Non
vogliamo dire con chiarezza che senza un piano articolato e a lungo termine per ridurre il debito
pubblico, saremo sempre preda degli isterismi e dei ricatti speculativi del mercato.
Tuttavia non mancano alcune persone, in posizioni di responsabilità pubblica, che praticano la
“parr sia”. Io nel corso del 2013 ne ho identificate ben due.
La prima è Ignazio Visco, governatore della Banca d’Italia. La sua asciutta ed eccellente relazione
del 31 maggio, l’ho rinominata: il linguaggio della verità. Essa fornisce un’analisi vera e realistica
dell’economia italiana e dei suoi problemi e prospettive. Due sono i passaggi chiave che
coinvolgono tutti anche sul piano etico e che, quindi, rappresentano i pilastri della “parr sia” di
questo documento che, nel linguaggio di Foucault, non è parr sia tecnica ma etica.
Il primo è dove il governatore afferma che la degenerazione del sistema è frutto della nostra
globale trascuratezza nel corso degli ultimi decenni, e il secondo è dove afferma che la
degenerazione è diventata tanto profonda da non poter essere corretta solo da questo o quel
governo ma da un grande sforzo collettivo che impegni tutti e ciascuno.
Il primo pensiero è espresso con queste parole:
“NON SIAMO STATI CAPACI DI RISPONDERE AGLI STRAORDINARI CAMBIAMENTI
GEOPOLITICI,
TECNOLOGICI
E
DEMOGRAFICI
DEGLI
ULTIMI
25
ANNI.
L'AGGIUSTAMENTO, RICHIESTO E COSÌ A LUNGO RINVIATO, HA UNA PORTATA
STORICA, HA IMPLICAZIONI PER LE MODALITÀ DI ACCUMULAZIONE DEL CAPITALE
MATERIALE E IMMATERIALE, LA SPECIALIZZAZIONE E L’ORGANIZZAZIONE
PRODUTTIVA, IL SISTEMA D’ISTRUZIONE, LE COMPETENZE, I PERCORSI
OCCUPAZIONALI, LE CARATTERISTICHE DEL MODELLO DI WELFARE E LA
DISTRIBUZIONE DEI REDDITI, LE RENDITE INCOMPATIBILI CON IL NUOVO CONTESTO
COMPETITIVO, IL FUNZIONAMENTO DELL’AMMINISTRAZIONE PUBBLICA. E' UN FORTE
E GENERALE CONFITEOR CHE TUTTA LA CLASSE DIRIGENTE ITALIANA, COMPRESO
NOI, DEVE RECITARE.”
Il secondo pensiero dice:
“L'AGGIUSTAMENTO CHE DOBBIAMO REALIZZARE È COSÌ GRANDE CHE SE
NECESSITA DEL CONTRIBUTO DECISIVO DELLA POLITICA, È ESSENZIALE LA
RISPOSTA DELLA SOCIETÀ E DI TUTTE LE FORZE PRODUTTIVE”.
L’incontro di oggi e il ciclo nel quale s’inquadra nasce anche come risposta a questa
chiamata alle armi. Tutti dobbiamo e vogliamo portare il nostro piccolo granello di sabbia.
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La seconda persona che coltiva la “parr sia” è Gianfelice Rocca, da pochi mesi presidente
di Assolombarda. La sua prima relazione all’assemblea generale di Assolombarda (10
giugno) è un documento vigoroso, che parla il linguaggio della verità, tutto intriso di
“parr sia”, nel senso greco. A partire dal titolo: “Va spezzata la spirale di sfiducia”. E’
proprio qui la radice di tutti i problemi dell’economia italiana. Se non ricuperiamo fiducia
in noi stessi e tra noi, ogni ricetta puramente tecnica è acqua fresca. Siamo noi, tutti,
compresi e al primo posto le associazioni industriali, che dobbiamo riprendere in mano il
nostro destino:
“STA A NOI RIUSCIRE A RECUPERARE COMPETITIVITÀ INDUSTRIALE E
SOBRIETÀ PUBBLICA. PARTITI, ISTITUZIONI, SINDACATI, LE STESSE
ASSOCIAZIONI DEL MONDO IMPRENDITORIALE SEMBRANO CONGELATE,
INCAPACI DI CAMBIARE. LA NOSTRA ORGANIZZAZIONE PER PRIMA DEVE
ATTREZZARSI ENERGICAMENTE, DEVE AGIRE DA BATTISTRADA PER
INNOVAZIONE E CRESCITA ALLA TESTA DEL PROFONDO CAMBIAMENTO CHE È
NECESSARIO ALL’ITALIA. LA SOLUZIONE PUÒ VENIRE SOLO DA NOI, DAL
NOSTRO IMPEGNO, DALLA NOSTRA COESIONE, DALLA NOSTRA CAPACITÀ”.
Altro che piagnucolare aiuti e incentivi che da qualche tempo è l’unica cosa che sa fare la
Confindustria.
Anche sul tema del lavoro il parlare di Rocca è chiaro e franco, come si conviene a chi ha
scelto la via della “parr sia”:
“IL LAVORO PER DECRETO, CON UNA FORMULA MAGICA DEL GOVERNO – CHE
QUALCUNO PURE SI ASPETTA – NON ARRIVERÀ MAI. IL LAVORO, SPECIE IN
UNA SITUAZIONE IN CUI GLI STATI HANNO DEBITI ENORMI, NASCE SOLO
DALLE IMPRESE PRIVATE E DAGLI INVESTIMENTI”.
Il coraggio della verità è l’ingrediente del quale abbiamo maggiore bisogno e il fatto che
almeno due italiani in posizione di alta responsabilità pubblica lo pratichino, è una buona
notizia.
Bisogna ricuperare fiducia tra di noi e in noi stessi. Fiducia nei rapporti reciproci,
riscoperta della verità che se i mascalzoni sono in numero abnorme (basti pensare
all’immane tragedia della terra dei Fuochi dove 500 mila tir hanno avvelenato la
Campania Felix con 10 milioni di tonnellate di veleni) e molti di loro sono ai posti di
comando, se la corruzione è soffocante (basti pensare all’ultima incredibile penetrazione di
Stamina in, un tempo rispettabile, ospedale come quello di Brescia), se la malavita
organizzata è potente, tuttavia, la maggioranza degli italiani è fatta di persone per bene,
che lavorano onestamente e con competenza e capacità, d’imprese serie, di sindaci che
amministrano accettabilmente le nostre città e paesi, pur tra difficoltà enormi, di forze
dell’ordine e di giudici eroici che si battono, con perseveranza, contro la malavita
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organizzata. E dobbiamo ricuperare fiducia in noi stessi come comunità. Non è possibile
che un paese che ha saputo rinascere dalla guerra e dal fascismo, che ha saputo realizzare
una ricostruzione e uno sviluppo spettacolare, il paese che ha progettato la Vespa, la
Topolino, la Ferrari, che ha creato il parmigiano reggiano, il Brunello da Montalcino, il
paese di Fermi, Manzoni, Cattaneo, Toscanini, Falcone, Borsellino, Abbado, Coppi, Bartali,
Muti, Adriano Olivetti, Paolo Baffi, Einaudi, De Gasperi, Ezio Vanoni sia, quasi
improvvisamente, diventato un paese cialtrone e senza speranza.
Ma quello di cui abbiamo bisogno è una fiducia consapevole e responsabile, non
un’illusione. E lo sforzo di aggiustamento richiederà tempo, tenacia e determinazione.
Due anni fa sottolineavo, con altri che due pilastri sui quali impostare una ricostruzione
erano il discreto stato di salute di parte significativa dell’industria manifatturiera come i
dati dell’export confermano, e il buon livello patrimoniale medio delle famiglie. Ma
aggiungevo:
IL BICCHIERE E’ ANCORA MEZZO PIENO MA SI STA SVUOTANDO.
LA NOSTRA INFELICITÀ NASCE DALLA CONSAPEVOLEZZA CHE CON TUTTE LE
NOSTRE DISFUNZIONI MORALI, CULTURALI, POLITICO-ISTITUZIONALI, NON
ANDREMO LONTANO.
LA BUONA ITALIA PRODUTTIVA, SE LASCIATA SOLA, NON POTRÀ RESISTERE A
LUNGO.
ED ANCHE LA RELATIVA RICCHEZZA PATRIMONIALE FAMIGLIARE SULLA
QUALE ANCORA OGGI POSSIAMO CONTARE È DESTINATA A SVANIRE (È GIÀ
SUCCESSO NEL 1600). ED UNA BUONA FETTA È GIÀ SVANITA NEGLI ULTIMI DUE
ANNI.
IL BICCHIERE È ANCORA MEZZO PIENO, MA È DESTINATO A VUOTARSI SE NON
REAGIREMO CON CORAGGIO, LUCIDITÀ E AMORE VERSO IL NOSTRO PAESE, E
SE NON INVESTIREMO PER LO SVILUPPO.
MA POSSIAMO REAGIRE. IL FUTURO È NELLE NOSTRE MANI.
Sono convinto che dobbiamo pensare in una prospettiva lunga e profonda, senza farci
scoraggiare dagli isterismi parlamentari, dalle difficoltà politiche, pur grandi del
momento, dai manipolatori e dai cantastorie e ciarlatani che sono esplosi in un numero
incredibile.
Sono certo che i relatori di oggi e gli altri dell’intero ciclo, selezionati non solo in base alle
loro competenze ma alla loro vocazione alla parr sia, ci aiuteranno in questa ricerca di
una nuova rotta.
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Abbiamo incominciato con il professor Mario Baldassarri, che è uno dei pochi specialisti
della finanza pubblica, che pratica la parr sia e che ci aiuterà, con una profondità di
pensiero e una chiarezza di linguaggio esemplari a penetrare un tema preliminare e che
condiziona tutti gli altri, un tema che lui stesso ha denominato: “Il mistero della Finanza
Pubblica”.
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