Venerdì 15 gennaio alle ore 21.15 al Teatro Auditorium di Molinella

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Venerdì 15 gennaio alle ore 21.15 al Teatro Auditorium di Molinella
Venerdì 15 gennaio alle ore 21.15
al Teatro Auditorium di Molinella (via Mazzini, 90 - Molinella)
PRIMA NAZIONALE
Caro Lucio ti scrivo
di Cristiano Governa
con Federica Fabiani – voce cantante Massimo Piazzese
arrangiamenti e tastiere Riccardo Roncagli
regia Riccardo Marchesini
Caro Lucio ti scrivo è un progetto con due anime per due luoghi diversi: il teatro e il
cinema.
Il viaggio inizia a teatro.
A quasi quattro anni dalla scomparsa di Lucio Dalla, i protagonisti delle sue canzoni si
animano e diventano il cuore dello spettacolo Caro Lucio ti scrivo, in anteprima
nazionale venerdì 15 gennaio al Teatro Auditorium di Molinella-Bologna.
Fra parole e musica, realtà e fantasia, Anna e Marco, Futura, Meri Luis e tanti altri
prendono carta e penna per raccontare a Lucio Dalla le proprie vite, a partire dal
momento in cui lui li ha persi di vista. Quasi fossero dei figli che si mettono in contatto
con il genitore lontano. A dare voce a questo “allora, dove eravamo rimasti” è Egle
Petazzoni, l’immaginaria postina che per anni ha consegnato la corrispondenza al
cantautore bolognese.
Ideato e scritto da Cristiano Governa e diretto da Riccardo Marchesini, Caro Lucio ti
scrivo è un viaggio nella poetica di Lucio Dalla, ma anche nella sua Bologna, quella
che, in sella alla bicicletta, la postina attraversa e in cui prendono forma le storie, i
sogni, i segreti, le bugie e i dilemmi degli scriventi.
Le loro voci sono affidate a Federica Fabiani, unica attrice in scena, mentre la colonna
sonora delle loro vite avrà la voce del cantante Massimo Piazzese e gli arrangiamenti
di Riccardo Roncagli (alle tastiere).
Prodotto da Giostra film, Caro Lucio ti scrivo è inserito nella stagione teatrale
dell'Auditorium di Molinella, patrocinata dal Comune di Molinella.
Dallo spettacolo teatrale è tratto il soggetto dell’omonima docu-fiction che,
riscoprendo la grande tradizione del cinema italiano a episodi, porterà sullo schermo
(marzo 2017) nove lettere-episodi indirizzate a Lucio Dalla.
La lavorazione del film, prodotto con il contributo della Regione Emilia-Romagna e il
patrocinio del Comune di Bologna, inizierà la prossima estate.
Ufficio stampa
Alessandra Testa
Cell. 3921500708
Info e download immagini: caroluciotiscrivo.it
AUDITORIUM di Molinella
Via Mazzini 90 - Molinella
Costo biglietti ingresso: intero € 15,00 – ridotto € 12,00
Info: mail [email protected] – tel. 380.7722998
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IL SOGGETTO
Egle Petazzoni è stata una postina speciale: toccava a lei consegnare la posta a Lucio
Dalla. La cosa curiosa è che il suo lavoro non pare essere finito. Egle entra
misteriosamente in possesso di una serie di lettere indirizzate a Lucio.
Chi continua a scrivergli anni dopo la sua morte? Sono i suoi “ragazzi”, i protagonisti di
alcune delle sue canzoni più belle che hanno deciso di prendere carta e penna e
contattarlo. C'è qualcosa che vogliono lui sappia.
Futura, Anna e Marco, Meri Luis, L'anno che verrà, Com'è profondo il mare, Milano,
Angeli, La casa in riva al mare… Da queste storie, da queste vite, c'è qualcuno che
scrive a Lucio.
Segreti e qualche piccola bugia.
Che ne è stato di Anna e Marco dopo che qualcuno li ha visti tornare tenendosi per
mano? Chi è Futura? Come mai si chiama così e qual'è il piccolo favore che solo
adesso Lucio può farle? Meri Luis aspetta ancora il tram, la sera, verso le sette e un
quarto? E gli altri? Il barista, il taxista, il dentista: che fine hanno fatto? Chi è il caro
amico a cui Lucio scrive L'anno che verrà e che fine ha fatto? Aveva ragione la
televisione (il nuovo anno porterà una trasformazione...) o Lucio (tutti quanti stiamo
già aspettando) sta ancora aspettando? Che segreto vuole rivelargli quel bambino che,
ogni mattina, veniva svegliato dal fischiettio di Com'è profondo il mare? E Maria, la
donna della casa in riva al mare, ha mai incontrato quell'uomo che, da dietro le
sbarre, sembrava chiederla in sposa?
Saranno loro stessi a svelare questi enigmi, in un viaggio costantemente in bilico tra
fantasia ed elementi reali.
E così, in uno strano ufficio postale che raccoglie la corrispondenza mai recapitata a
Lucio Dalla, la postina Egle Petazzoni, leggendo quelle missive dirette a Lucio,
ripercorre le tappe della propria vita e della sua amicizia con lui.
Le voci di Futura, Anna e Marco, Meri Luis e di tutti gli altri si intrecciano con il
racconto della vita di Egle e della sua città, scandito dalle mattine in bici per Bologna e
dagli incontri con il suo idolo.
Una postina, Bologna, Lucio Dalla e una manciata di canzoni i cui protagonisti
diventano narratori e raccontano come hanno incontrato Lucio, come sono finiti dentro
una sua canzone o, più semplicemente, che fine hanno fatto.
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ABSTRACT LETTERE
Com è profondo il mare
“Siamo noi, siamo in tanti, ci nascondiamo di notte, per paura degli automobilisti, dei
linotipisti...”
Qualche anno prima che uscisse “Com'è profondo il mare” papà perse il lavoro. Nei
giornali la vecchia cara Lynotipe fu messa da parte. Lui pure. Non ce lo disse. Continuò
per anni a tornare a casa all'alba. Lavorava lo stesso, di sera nel ristorante di un
amico, ma cosa facesse da mezzanotte fino all'alba non l'abbiamo mai saputo con
precisione.
“Pensavo” ci confessò, poco prima di andare in pensione. Camminava, da solo, ogni
notte. Col tempo scoprimmo che aveva detto la verità. Tanti amici o semplici
conoscenti ci raccontarono di averlo visto spesso, fra via Sant'Isaia, via Barberia,
Piazza San Francesco...
Stesso giro ogni notte, sempre solo. Sempre assorto nei suoi pensieri, spingendo la
bici. “Non sembrava uno particolarmente triste” ci ha detto un suo amico che lo
incontrava spesso. “Particolarmente”.
Non sono mai riuscito a togliermi dalla testa questa parola.
La casa in riva al mare
Forse quando raccontavi la storia di quel detenuto che ogni mattina attendeva che una
finestra si aprisse e una donna si affacciasse hai tirato a indovinare.
Ti è sembrata una cosa romantica.
Quella cosa, ero io.
Una mattina di marzo, quasi trent’anni fa, ho guardato oltre la finestra e ho sentito
una fitta bella. Due occhi addosso. Ho alzato la testa, come se sapessi dove guardare
e dall'altra parte del mare l'ho visto. Era lui. Dietro le sbarre di una cella due mani
stringevano le sbarre. Dietro, nel buio, c'erano i suoi occhi; è così che é cominciata.
L'inizio della nostra storia lo conosci. Se ti scrivo è per raccontarti la fine. Lo dice
anche anche Hagakure nel Codice del Samurai: “La fine è importante. In tutte le
cose”.
Futura
Caro Lucio, sono io, Futura. Ti scrivo perché ho bisogno di un favore e solo tu puoi
aiutarmi.
Se avrai la pazienza di ascoltarmi capirai; intanto io partirei dall'inizio, dal mio nome.
“... e se è una femmina si chiamerà Futura” si promettevano i due genitori nella tua
canzone.
Ti scrivo per dirti che è andata proprio così.
Sono una femmina e il mio nome è quello che tu hai scelto.
Quei due però, quelli della canzone, non ho fatto in tempo a vederli. Mai.
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L'anno che verrà
Lei si chiama Eugenia ed è bella come il suo nome promette.
L'ho conosciuta qualche mese fa e mi ha cambiato la vita.
Lo so che tutti gli amori, in qualche modo, te la cambiano. Il fatto è che lei per me è la
prima; non avevo mai avuto una donna in trentasette anni di vita.
Un po' perché non l'avevo mai cercata, un altro po' perché un sacerdote, al contrario
di quanto avevi promesso, non può ancora sposarsi. Forse non rientro nella tua
categoria, ricordi?
Quei preti che “potranno sposarsi ma soltanto a una certa età”. (…)
Capisci cosa intendo Lucio? Per la gente io sono uno che si è messo in un guaio ed
ecco perché ti scrivo. Tu sai che solo uno nei guai è vicino, vicinissimo alla vita.
Anna
Mi fa sorridere pensare che una mattina, magari mentre eri al gabinetto, scrivevi di noi
due.
Ma soprattutto di lui, del mio Marco. Delle sue grosse scarpe, della sua poca carne, del
suo ballare come un cavallo, del suo cuore in allarme. Chi ti ha detto che voleva
andarsene lontano? Non so cosa mi faccia più sorridere, se quello che sto per
raccontarti (le parole esatte che Marco mi sparò a bruciapelo quella notte) o il fatto
che mentre tu scrivevi la canzone io e lui eravamo in un tinello di periferia a Bologna,
appesi a una decisione di quelle che o ti cambiano la vita o se la portano via.
Restammo in silenzio per una manciata di secondi, come se la risposta non dipendesse
da noi, fiduciosamente sospesi fra il nostro lato della luna e i bar della città.
Marco
Mia figlia ha compiuto vent'anni a Gennaio, è un capricorno.
Ha un mezzo filarino, uno con le sopracciglia rifatte. Ma dico, da quando in qua i
maschi si rifanno le sopracciglia?
Lei dice che non capisco niente. Io sorrido, cos'altro posso fare?
Sai, io ho studiato agraria; me l'ha insegnato la terra a star zitto.
E poi fare il padre è facile, devi solo aspettare che tua figlia prenda delle gran
sgrugnate, e quando le prende devi fare finta di esserci rimasto di merda anche te.
Poi, un giorno, a lei viene in mente che tu lo sapevi, viene da te e ti dice una cosa del
cazzo, che non c'entra niente.
E tu capisci che ha capito e allora lei se ne va via e tu resti solo e vai in giro a dire che
sei “felice per lei...” oppure che lei “ha trovato la sua strada”.
Ma siamo ancora lontani da quel giorno lì, per fortuna sono ancora più preoccupato
che felice per lei.
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Nota dell’autore
Prendete Meri Luis, una delle canzoni più belle (forse non fra le più note) di Lucio.
Una carrellata di volti e persone, ognuna con la propria corsa, con la propria speranza
proprio come Meri Luis stessa, la ragazza con le grandi tette che tutte le sere alle sette
e un quarto aspetta il tram…
E ancora un giovane barista sfinito dal lavoro, un regista che sembra “un morto con in
mano un bicchiere”, un taxista che aspetta qualcuno da portare, un dentista con l'auto
pronta per andare al mare… Ma “tutti quanti ad aspettare a cercare di fermare questa
vita che passa accanto e con le mani ti saluta e fa bye bye, questa vita un po' umida
di pianto con i giorni messi male, vista dall'alto sembra un treno che non finisce
mai...”.
Adoro quel verso “con i giorni messi male”, non ho ancora capito se Lucio si riferisse al
montaggio della vita (come fosse un film) o all’aspetto improbabile delle nostre
mattine.
Scherzando, ma non troppo, potremmo dire che la docu-fiction l'abbia inventata Lucio
Dalla con le sue canzoni. Nessuno ha saputo mischiare fantasia e realtà per raccontare
la nostra terra e i suoi esseri umani, come ha fatto lui.
La forza di Lucio è stata la capacità di concentrarsi su ciò che lo distraeva. Un
mentitore sincero, capace di dire la verità utilizzando la fantasia e la finzione.
Anna e Marco non sapremo mai che faccia avevano, eppure li abbiamo incontrati
centinaia di volte. Forse anche noi siamo stati, magari per un’estate, Anna o Marco. Il
gioco è tutto qua.
Vite lunghe come una canzone, tre minuti che non finiscono mai. Lucio Dalla aveva
capito che il racconto perfetto mischia elementi reali con intuizioni d'amore che
prendono per mano quelle vite dalle quali partiamo e le conducono dove forse, non
arriveranno nemmeno.
Dalla ci ha visti quando credevamo di esser soli, ecco perché Lucio non solo esiste
bensì insiste nelle nostre vite. E lo fa, al termine di tutte le parole e di tutti i racconti
su di lui e la sua esistenza, attraverso la cosa più semplice, quella che aveva scelto per
dirci chi era; le sue canzoni. E allora, per una volta, abbiamo immaginato che fossero
proprio loro (i protagonisti di alcune delle più belle canzoni di Lucio) a parlarci di lui.
E abbiamo voluto che lo facessero attraverso la più intima e privata delle confessioni;
la lettera.
Li abbiamo cercati di giorno, sotto i portici di Bologna. Erano i figli di Lucio e la sola
ipotesi di averli intravisti ci ha fatti felici. Si sono fatti vivi.
Ho voluto far interagire il mio mestiere di raccontare con le canzoni che me ne hanno
fatto venir voglia. Ecco perché il nostro non è un omaggio (chi siamo per supporre che
lo sia?).
Una mera constatazione, piuttosto.
Per lui erano le lettere.
Sono i mittenti.
Noi, riferiamo soltanto.
Cristiano Governa
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Note di regia
Dietro le quinte di un ufficio postale bolognese c’è una stanza misteriosa che raccoglie
lettere e pacchi indirizzati a Lucio Dalla. E’ un luogo dell’anima in cui si muove Egle,
una postina un po’ naif, che ha fatto delle vite degli altri la sua, facendo di quelle
strade di Bologna, che da sempre frequenta per lavoro, la propria casa.
E’ un personaggio che a Lucio sarebbe piaciuto. Quel suo essere sopra le righe, fuori
dagli schemi, fisicamente prorompente ricorda alcuni di quegli amici speciali con cui
Dalla, che era un outsider, poco attento alle mode e ai pregiudizi, aveva condiviso la
vita.
Lo spettacolo parla di Egle, di Lucio, parla a noi, ma soprattutto di noi che siamo
cresciuti con le sue canzoni e che abbiamo finito per associare le tappe della nostra
vita ai suoi brani, ricerca quei tratti comuni che ci hanno permesso di identificarci con
le sue canzoni e di conseguenza di sentirci un po’ meno soli rispetto agli appuntamenti
importanti della vita.
L’obiettivo della regia è proprio quello di ricercare, recuperare e ricreare quell’intimità
che si consuma fra i ricordi di quello strano ufficio postale, quell’intimità che ci lega
all’ascolto di una canzone, in particolare alle canzoni di Lucio e a quei momenti della
nostra vita di cui i suoi brani sono stati colonna sonora.
Il tratto ricercato è minimale, cinematografico, realistico.
E’ uno spettacolo fatto di piccoli gesti quotidiani interrotti da ricordi, da storie ed
emozioni che prendono il sopravvento, in cui si mescolano musiche e canzoni eseguite
dal vivo, in cui le storie narrate da Lucio trovano una plausibile continuazione e si
sommano con le nostre.
E l’ufficio postale di volta in volta si trasforma in luoghi sempre nuovi in cui si
alternano le voci di quei personaggi che abbiamo conosciuto nelle canzoni e che ora
tengono compagnia ad Egle, che con fervida fantasia li vede, li osserva, li anima e li
prende per mano in quella che è stata la nostra città.
Abbiamo cercato di ricreare l’atmosfera di quella Bologna che fa da sfondo ai brani più
belli di Dalla, l’identità di una città che è inevitabilmente cambiata e che oggi sfugge
alle definizioni e in cui a volte è difficile ritrovarsi o ritrovare i ragazzi che siamo stati.
E’ uno spettacolo sulla condivisione e il teatro è il luogo più bello in cui condividere,
uno spettacolo pensato per raccoglierci attorno al calore di Lucio e alle sue storie.
Riccardo Marchesini
Giostra Film via Mascarella, 98 - 40126 Bologna - Tel. Fax +39 051 251594
e-mail: [email protected] www.giostrafilm.it - P.IVA 04131590376 C.F. 04131590376
Cristiano Governa – autore e sceneggiatore
Cristiano Governa è giornalista, scrittore e sceneggiatore.
Ha collaborato, occupandosi di cultura e attualità, con svariati quotidiani (La Stampa/Il
Domani di Bologna, Corriere Della Sera/Corriere di Bologna, Il Sole24Ore/Emilia
Romagna, Il Fatto Quotidiano) e periodici (GQ, Il Venerdì di Repubblica, Donna di
Repubblica, Il Mucchio Selvaggio e IBC - Istituto Beni Culturali dell'Emilia Romagna ed
altri).
Attualmente collabora con Il Venerdì di Repubblica.
Nel 2001 pubblica la raccolta di short stories Baranowski (Edizioni Libreria Croce,
Roma). Nel 2002 cura l'antologia di racconti brevi I racconti della Garisenda (Re Enzo
editore, Bologna), nel 2008 è stato inserito da Giulia Belloni nella nuova antologia di
letteratura italiana Giovani cosmetici (Sartorio, Pavia).
Nel 2008 ha pubblicato il romanzo noir Il catechista (Aliberti editore, Reggio Emilia).
Suoi racconti brevi sono usciti su svariati quotidiani e periodici nonché in antologie fra
le quali Racconti di fine millennio (Guaraldi editore, Rimini), Via Pincherle; modelli
narrativi a confronto (Edizioni Libreria Croce, Roma) e Off side (Edizioni Libreria Croce,
Roma) .
Nel 2013 esce la raccolta di racconti Un saluto ai ragazzi (C. Governa, E. Marrese, F.
Venturi; Pendragon editore).
Ha pubblicato, fra gli altri, saggi su Raymond Carver, sul cinema austriaco
contemporaneo (da Michael Haneke a Ulrich Seidl), su Patrice Leconte ("Patrice
Leconte; un pessimista sorridente" edito dal Centro Studi Cinematografici), sul cinema
fiammingo contemporaneo (Con il vento del Nord; il cinema fiammingo
contemporaneo edizioni Cineteca) e sull'opera di Jacques Brel (Jacques Brel; l'eterna
giovinezza di un cantante poeta edizioni Cineteca).
Ha collaborato con la Cineteca Comunale di Bologna, il Centro di Poesia
Contemporanea dell'Università di Bologna, il Centro Internazionale della Canzone
d'Autore e l'Accademia di Belle Arti dell'Università di Bologna, presso i quali ha curato
seminari e laboratori sul rapporto fra cinema e letteratura, e sul videoclip musicale. Ha
curato seminari e laboratori presso la scuola di scrittura Flannery del CMC di Milano.
Ha scritto, assieme a Emilio Marrese, il soggetto e la sceneggiatura del film Il cielo
capovolto per la regia di Paolo Muran. Nel 2015 è uscita la sua ultima raccolta di
racconti brevi Le lettere cattive (Pendragon editore, Bologna).
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Riccardo Marchesini – regista e sceneggiatore
Riccardo Marchesini si divide fra le sue passioni il cinema, il teatro e la televisione.
Dopo il diploma all’Accademia Antoniana d’Arte Drammatica è assistente alla regia di
alcune fiction televisive e aiuto regista di Sergio Citti in uno dei suoi ultimi film Vipera.
Dal 1998 collabora con il regista Pupi Avati.
Autore e regista di numerosi documentari e programmi televisivi, ha diretto spot per
campagne pubblicitarie e alcuni videoclip musicali.
Fra i suoi film, Bocca di Rosa e Gli ultimi (prodotto con il contributo dell’Istituto Luce)
che ricevono numerosi riconoscimenti nei principali festival italiani ed europei, fra cui il
"Premio Fellini" del Consiglio Internazionale del Cinema e della Televisione dell’Unesco,
il primo premo al MIFF (Milano International Film Festival) e al Genova Film Festival.
Dirige inoltre diversi documentari fra cui Compagni di viaggio, I luoghi immaginati che ripercorre le tappe della carriera del regista Pupi Avati - e il premiato Buio in sala
che racconta, grazie alle testimonianze di molti artisti (fra cui Gianni Morandi, Samuele
Bersani e Ivano Marescotti), la crisi delle sale cinematografiche. Il film esce nelle
librerie allegato ad un omonimo libro di cui Marchesini è anche autore.
Nel 2012 dirige il documentario Voci in nero che vede la partecipazione di alcuni dei
più noti scrittori di noir che descrivono i luoghi e le suggestioni dei loro romanzi più
celebri e collabora attivamente con l’emittente tv2000 alla realizzazione di
documentari per la tv.
Nel 2014 realizza la docu-fiction Paese mio che descrive i luoghi in cui sono nati alcuni
fra i più noti cantanti emiliano-romagnoli e che vede la partecipazione, fra gli altri, di
Luciano Ligabue.
In teatro cura la regia dello spettacolo From Medea – Maternity Blues di Grazia
Verasani prodotto da Nuova Scena – Teatro Stabile di Bologna, di Amleto
effervescente naturale e del recente Iago va veloce sintesi dell’Otello di Shakespeare.
E’ direttore artistico del Teatro Auditorium di Molinella (Bologna).
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Federica Fabiani - attrice
Diplomata alla Scuola d’arte drammatica Paolo Grassi di Milano. Ha collaborato con
vari teatri di Milano tra cui: Piccolo Teatro-Teatro d'Europa, Teatro della Cooperativa,
TEATRIDITHALIA, Teatro Sala Fontana, Teatro Franco Parenti, Teatro Litta, Teatro
Verdi, ATIR, TIEFFE, CRT e in più con il CSS di Udine, l'Arena del Sole di Bologna, il
CTB di Brescia.
Ha frequentato i corsi di Alta formazione teatrale promossi da ERT di Modena e
condotti dal regista Massimo Castri, il quale l’ha diretta nel Così è se vi pare e La
Presidentessa. Ultimamente è stata diretta da Renato Sarti ne La gabbia e Gorla. Ha
lavorato in Otello regia di Nanni Garella e Il cappotto regia di Alessando D'Alatri. Con
questi spettacoli è stata in tournée nei maggiori teatri d'Italia.
Oltre a quelli di cui sopra ha collaborato ed é stata diretta da registi quali: Luca De
Filippo, Cristina Pezzoli, Andrée Ruth Shammah, Riccardo Marchesini, Monica Conti,
Andrea Taddei, Beppe Navello, Renato Sarti, Riccardo Bellandi, Michela Lucenti, Paolo
Mazzarelli, Fadhel Jaibi, Marco Plini, Gabriele Vacis, Jurij Alschitz, Leo Muscato.
Riccardo Roncagli - arrangiamenti e tastiere
Riccardo Roncagli in arte Ronc è un tastierista e pianista bolognese. La sua
preparazione e fantasia lo hanno portato a collaborare, dal vivo ed in studio, come
musicista, programmatore, arrangiatore a fianco di molti artisti dell’area bolognese,
come Milagro, Andrea Mingardi, Resound, Black & Brown; è stato pianista del Match
d’Improvvisazione Teatrale e da lunga data lavora con l’etichetta Irma records.
Ha composto e registrato jingle per radio e dvd e ha suonato con le maggiori coverband di successo della zona.
Ha partecipato a diverse trasmissioni televisive nelle reti nazionali e private.
Massimo Piazzese - cantante
Il Massimo Piazzese musicista nasce come supporto alla band The Shape, che
purtroppo si scioglierà prima del suo debutto portandolo a fondare con Federico
Cacciari, Manuel Dimba Monteiro (conosciuto artisticamente nei The Shape), Federico
Pazi e Claudio Cassani il complesso alternative rock Palco Numero Cinque.
Muove i primi passi da studente di canto presso la scuola Diapason di Budrio e in
seguito con la jazzista Francesca Biancoli durante i primi anni del DAMS di Bologna.
Prosegue la carriera musicale coi Palco Numero Cinque che, dopo anni di peregrinare
per i palchi emiliani, vengono scritturati da Riccardo Marchesini e Giostra Film come
protagonisti e autori delle musiche del docu-film “Paese Mio“; la pellicola esce nelle
sale nel 2014, nello stesso periodo di pubblicazione del primo album autografato Palco
Numero Cinque, edito da Irma Records, dal titolo “Carta Straccia”, nel quale è voce
principale e autore con Federico Cacciari.
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