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FINANZA E MERCATI26 Febbraio 2014Il Sole 24 Ore
Moda. Strategia duplice: shopping al fine di incrementare le dimensioni aziendali, ma anche rilancio di
brand storici
Lusso, made in Italy sempre più preda
Krizia ai cinesi è ultima di una lunga serie di acquisizioni: da Loro Piana a Poltrona Frau
Giulia Crivelli
Tra i tanti rumor sulle trattative a margine delle sfilate tra marchi italiani in
cerca di soci e fondi o grandi gruppi, mancavano quelli su Krizia, il marchio di
abbigliamento fondato nel 1956 da Mariuccia Mandelli. Lo scorso giovedì,
dopo la sfilata inserita nella fashion week milanese che si è appena chiusa, la
stilista è uscita a raccogliere gli applausi, ma solo quattro giorni dopo, lunedì,
si è capito che sarebbe stata l'ultima sfilata firmata Mandelli.
Il marchio è stato venduto al gruppo cinese Shenzhen Marisfrolg
dell'imprenditrice-aspirante stilista Zhu Chongyun, che ne diventerà presidente
e direttore creativo. Un'operazione da 35 milioni di dollari (25,5 milioni di
euro) per un brand che, archiviati da tempo i fasti degli anni 90, ha chiuso il
2013 con un fatturato quasi certamente sotto i 10 milioni. Nell'ultimo bilancio
disponibile, quello del 2012, i ricavi erano stati di 11,1 milioni (6,3 milioni da
licenze e 4,8 da vendite retail e wholesale), in forte calo rispetto ai 27 del 2011
(18,6 da licenze e 8,4 da vendite). A partire dagli anni 80, Krizia ha fatto
conoscere il made in Italy, il gusto e le capacità artigianali italiane nel mondo e
nel 1999 – non era mai successo fino ad allora a un marchio della moda – la
New York University organizzò una retrospettiva sui prima 40 anni di Krizia.
Ma il tempo, ora, stringeva e l'oblio era dietro l'angolo, per quanto crudele
possa sembrare. Mariuccia Mandelli, classe 1925, non ha figli e non ha un
erede designato all'interno dell'ufficio stile: con ricavi quasi azzerati, aspettare
ancora a vendere avrebbe significato che del brand sarebbe rimasto ben poco,
forse solo qualche profumo (lo stesso destino che, forse, sarebbe toccato alla
maison Christian Dior se il gruppo Lvmh, morto da tempo lo stilista, non
l'avesse comprata, nel 1984, e rilanciata).
Zhu Chongyun, che nel 1993 ha fondato un gruppo da 300 milioni di euro di
ricavi (dati 2013), ha promesso che manterrà la produzione in Italia, ma
investirà nello sviluppo in Asia, dove il marchio Krizia è molto conosciuto:
l'arrivo in Cina risale al 1994 e nel 2003, solo dieci anni fa, il Giappone era il
primo mercato, con 30 monomarca e una distribuzione wholesale in 400
multimarca. L'operazione Krizia, prima acquisizione del 2014 di un brand
italiano da parte di stranieri, è quindi molto diversa da quelle del 2013, a partire
dalle più importanti: Pomellato e Loro Piana, passati ai due più grandi gruppi
del lusso al mondo, Kering (ex Ppr) e Lvmh, entrambi francesi, per,
rispettivamente, 300 milioni e 2 miliardi di euro. Le operazioni assomigliano
ad altre fatte da Kering e Lvmh in Italia, che hanno puntato su aziende con una
lunga storia, che non avevano bisogno di un turnaround ma piuttosto di risorse
per crescere. Sede, produzione e in molti casi management e direzione creativa
sono però rimasti italiani.
Più articolata l'operazione Raffaele Caruso, marchio di abbigliamento maschile
che ha ceduto il 35% del capitale ai cinesi di Fosun, il cui nome, nelle ultime
settimane, è spuntato anche per Versace. Caruso, nato nel 1958, ha chiuso il
2013 a 70 milioni di fatturato e, secondo Umberto Angeloni, architetto
dell'operazione e saldamente al comando anche della "nuova"Caruso, Fosun è
il partner giusto per crescere in Asia, restando fortemente italiani. Può far male,
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vedere che la carta d'identità di marchi italiani non è più italiana. Ma deve
consolare che chi li ha comprati lo ha fatto proprio perché sono italiani.
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SINDROME FRANCESE
La maggior parte dei brand italiani del settore del lusso passati sotto il controllo di società straniere sono
andati a Kering e Lvmh
S. Marisfrolg (Cina)
Haworth (Usa)
Kering (Francia)
Lvmh (Francia)
Gucci-Kering (Francia)
L Capital (Fondo Francia)
Argos Soditic (Fondo Francia)
Fosun (Cina)
- Fonte: Il Sole 24 Ore
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