Istigazione al suicidio
Transcript
Istigazione al suicidio
Anno III - Numero 11 - Martedì 14 gennaio 2014 Direttore: Francesco Storace Roma, via Giovanni Paisiello n. 40 Attualità Intervista Sport Niente soldi a Pompei: ministro contro Letta Myrta Merlino, ecco la tv che piace Milan poco... Allegri e arriva Seedorf Moriconi a pag. 2 Ceccarelli a pag. 4 a pag. 12 L'INCONCLUDENZA NELL'AZIONE DI GOVERNO PENALIZZA MARINO (-7) E ZINGARETTI, SCESO AL PENULTIMO POSTO di Francesco Storace È un flop inaspettato, probabilmente. Ma la giornata di ieri, per Zingaretti e Marino, deve essere stata davvero pessima. E credo che si siano sentite sonore lavate di capo tra regione Lazio e Campidoglio per i sondaggi riguardanti i capi delle due amministrazioni: meno sette punti in sette mesi per il sindaco di Roma; addirittura penultima posizione per il governatore. I dati sono dell'Ipr, non di Casapound. Vanno male perché parlano d'altro rispetto ai temi reali. Pensate Ignazio Marino, con il caos provocato ai piedi del Colosseo e la balzana idea della pedonalizzazione dei Fori. E poi, diciamola tutta: l'inconcludenza del sindaco e' sbattuta sui giornali dal partito democratico ogni mattina. In città - la Capitale! - non c'è traccia di governo. Ma la sorpresa è quella che si avverte in regione, dove da parte di tutti c'è un riconoscimento di serietà verso Zingaretti. Meglio ancora: se quando si parla di Marino le dita della mano corrono immediatamente a ticchettare sulla tempia, con Zingaretti no. Perché, tutto sommato, gli si dà atto di possedere una cultura politica capace di ragionare sui problemi del territorio. Ma - anche se i suoi si offendono a parlarne, come se l'opposizione dovesse sperticarsi in applausi persino quando i sondaggi indicano pollice verso - la realtà è quella che è, assolutamente insufficiente ad affrontare e risolvere i problemi esistenti. E la tiritera dell'eredità non basta a catturare consenso, perché la gente si è stufata FLOP ROSSO Dati disastrosi per gli amministratori della Capitale e della regione Lazio delle colpe altrui. Il presidente della regione si illude se pensa che bastino i plauditores del listino, quelli che col sombrero in aula magnificano ogni giorno le sue gesta, per rendere soddisfatta la popolazione del Lazio. Lui, politico a tutto tondo, ha scelto la strada tecnica e ci sta andando a sbattere. CLASS ACTION CONTRO GLI ULTIMI GOVERNI I numeri: la maggioranza - Zingaretti compreso - ha 29 consiglieri contro i 22 delle opposizioni. Se aggiungiamo i dieci assessori fanno 39 in tutto. Di questi, 20 non hanno preso un voto. Ne' i dieci assessori - tutti esterni al consiglio - ne', ovviamente, i dieci del listino bloccato. E che ne sanno, costoro, se gli chie- dono nel territorio dove stanno le promesse case della salute? Che cosa possono rispondere, essi, ai pendolari del trasporto? Come spiegheranno l'inchiesta sui rifiuti che si abbatte principalmente sul centrosinistra di prima, quello di Marrazzo, non più idolatrato...? Già, è meglio discettare di matrimoni e adozione gay e di immigrati che devono sempre arrivare prima degli italiani. Sociale e lavoro non fanno più per questa sinistra. La cambiale si paga. E non vi lamentate se il territorio non trova risposte decenti. Accade anche perché chi dovrebbe andarci, nei territori, non sa nemmeno da che parte cominciare... Zingaretti aveva promesso di cambiare tutto. Che aspetta? UN NUOVO SCANDALO MINA LA SOLIDARIETÀ A STELLE E STRISCE, DOPO QUELLO SULL’11 SETTEMBRE L’uragano Sandy porta via altre certezze americane di Igor Traboni opo quello dell’11 settembre, agli americani crolla un altro mito del loro castello di solidarietà: quello dell’uragano Sandy. Nei giorni scorsi, infatti, come si ricorderà, oltre cento tra pompieri e poliziotti americani erano stati smascherati per un raggiro post-11 settembre. Avevano cioè detto di aver riportato traumi invalidanti dopo le esplosioni alle Torri gemelle, ma poi erano stati sorpresi ad andarsene in giro più o meno beatamente. Ora invece nei guai finisce nuovamente il governatore del New Jersey, Chris Christie: funzionari federali – come riporta la Cnn - stanno indagando sull’uso che avrebbe fatto dei fondi erogati per i soccorsi dopo il devastante uragano Sandy, nel novembre 2012. Gli investigatori starebbero verificando se il governatore abbia usato tutti quei dollari in modo improprio. L’attenzione degli investigatori sarebbe concentrata su una campagna pubblicitaria per rilanciare D Istigazione al suicidio Colosimo a pag. 3 il turismo nel New Yersey, spot in cui compariva anche lo stesso governatore e la sua famiglia. Nel corso dell’indagine, le autorità federali per la revisione dei conti esamineranno l’uso che è stato fatto di 25 milioni di dollari erogati per i soccorsi del dopo-Sandy, ha detto il rappresentante democratico del New Jersey Frank Pallone, lo stesso che ha espresso forti dubbi sul metodo usato per assegnare un contratto pubblicitario. Nella campagna per rilanciare il turismo sulle coste del New Jersey, la società che si è aggiudicata il contratto ha presentato un conto di due milioni di dollari superiore alla più diretta concorrente, facendo notare che la proposta da 4,7 milioni di dollari comprendeva nella campagna anche il governatore e la sua famiglia, al contrario della società rivale. Come se la comparsata dell’uomo politico avesse un suo peso specifico anche in dollari. 2 Martedì 14 gennaio 2014 Attualità Il premier chiamato pesantemente in causa da Bray sui lavori di restauro per Pompei Letta va a rilento. Parola di ministro “Un mese per il decreto di nomina è eccessivo”. Ora sono a rischio i 75 milioni di fondi europei di Emma Moriconi l ministro fa le nomine il 9 dicembre, ma Letta firma il decreto solo il 10 gennaio: “Alcune procedure di questo paese vanno sicuramente accelerate - si sfoga il ministro della Cultura Bray a ‘Si può fare’ su Radio 24, facendo il punto sul rilancio degli scavi archeologici di Napoli - non è normale che tutti aspettiamo così tanto tempo per avere una risposta. Forse si poteva fare prima”. Un atto di accusa nei confronti del premier Letta – ora ‘tirato’ da tutte le parti, soprattutto da quelle renziane – che potrebbe avere anche risvolti più marcatamente politici. Ma torniamo allo specifico dell’atto di accusa: i 75 milioni dei euro dei fondi europei stanziati per i lavori di restauro rischiano di evaporare. Il ministro Bray assicura che non andranno perduti, ma sarà costretto a fare più gare d’appalto contemporaneamente: ‘non rischiamo di perderli – ha detto – perché noi cercheremo di lavorare in parallelo, di accorpare alcune gare d’appalto, restauro, manutenzione, infrastrutture’. Certo, ora i tempi sono davvero stretti e bisognerà correre. Il ministro ha ribadito di aver provveduto in tempo alle nomine di Giovanni Nistri, direttore del Grande progetto Pompei, e di Fabrizio Magano, vicedirettore, che compongono la squadra che interverrà sul sito di Pompei per rilanciare I l’intera area. Squadra che deve essere ultimata: ‘è subito partito – ha detto Bray a Radio 24 – l’interpello per la nomina del Sovrintendente di Pompei che dovrà essere scelto dal direttore generale e tra poco partiranno anche gli interpelli per gli altri 20 esperti che dovranno affiancare Nistri e Magano. Verranno raccolti i curricula dei candidati e poi verrà fatta una selezione’. Insomma, non c’è pace per Pompei. In radio il ministro ha anche parlato del centro commerciale costruito a soli 500 metri dai resti della città: durante gli scavi erano stati infatti rinvenuti im- portanti reperti archeologici, che però non hanno bloccato i lavori del cantiere. ‘Ogni volta che il mio ministero fa presente che noi stiamo costruendo sopra il patrimonio millenario di beni culturali di questo Paese – ha detto Bray con amarezza – noi veniamo tacciati come quelli che vogliono impedire la modernità. Forse dobbiamo riconciliarci e pensare che il futuro di questo paese è in quei beni storico-artistici’. Del resto l’Italia, che non brilla in termini di industria né di impresa, è bravissima a perdere le occasioni che la storia e la geografia le hanno procurato naturalmente. E così un Paese che nella sua storia ha le Repubbliche Marinare fa crollare il mercato delle navi; che ha l’artigianato più prezioso del mondo fa morire gli artigiani; che ha i beni storici ed archeologici più belli del pianeta li lascia preda del tempo. Intanto i fondi europei stanno per scadere, ma Letta se la prende comoda. Lo ha detto l’ex capo di gabinetto del ministro Shalabayeva: Alfano era parzialmente al corrente ex prefetto e capo di gabinetto del Ministero dell’Interno, Giuseppe Procaccini, è stato sentito dal pm di Roma Eugenio Albamonte nel corso dell’audizione sul caso Shalabayeva, la donna rimpatriata in Kazakistan assieme alla figlia Alua, di appena sei anni, dopo un blitz delle forze dell’ordine a Roma nel maggio scorso. «Alfano sapeva della necessità per i kazaki di rintracciare Ablyazov ma non sapeva che la vicenda avrebbe potuto coinvolgere la moglie e la figlia», avrebbe detto Procaccini al magistrato. Procaccini, in pensione dopo le dimissioni accettate da Alfano e decise proprio a seguito del caso Shalabayeva - è stato convocato in procura come persona informata sui fatti. Per quanto riguarda l’inchiesta vera e propria, il pubblico ministero prosegue gli accertamenti e le audizioni delle persone al corrente del fatto. A conclusione di questa fase dell’indagine è previsto anche l’interrogatorio della Shalabayeva che, nell’inchiesta in questione, compare sia come parte offesa sia come indagata per falso e ricettazione, con particolare riferimento ai documenti che aveva quando stava in Italia. L’ IL GURU-SOCIO DEL COMICO ACCUSATO DI GESTIRE A SUO PIACIMENTO IL BLOG I grillini si spaccano ancora, Casaleggio nel mirino E la consultazione sul reato di clandestinità si rivela un mezzo flop uove e forti tensioni in casa 5 stelle, con la ‘base’ che potrebbe divorziare dal guru Casaleggio e quindi aprire un solco insanabile anche con l’altro guru del Movimento, ovvero Beppe Grillo in persona. Pesanti critiche sono infatti arrivate da alcuni parlamentari pentastellati per la gestione da parte del blog della vicenda sul reato di clandestinità. Sotto accusa il preavviso sul referendum che sarebbe arrivato a votazione già aperta, ma anche i tempi stretti per il voto e dunque una critica complessiva alla famosa gestione della democrazia diretta che pure tanto appassionava i grillini. Dopo il post di Grillo, infatti,è arrivato N un post su Facebook del senatore Francesco Campanella, una tra le voci più critiche del Movimento, che parla del blog usato come arma e invita a togliere "la pistola a Casaleggio. Non è così che va gestita la democrazia diretta. La vita delle persone non è un videogioco né una battuta da condividere sui social media. Il blog gestito così diventa un'arma nelle mani di qualcuno che si è convinto di poter gestire più di 150 parlamentari con strategie di organizzazione di rete aziendale. Togliamo quella pistola a Casaleggio! Il M5S è un fenomeno troppo serio per essere gestito in questo modo!". Campanella lamenta di aver rcevuto la mail sul referendum a consultazione già iniziata. ''Il blog indìce una consultazione il cui esito è 'vincolante'. Ma senza preavviso (la consultazione inizia alle 10 ma il messaggio arriva 'a sorpresa' quando la consultazione è già partita)''. Con Campanella si schiera anche Lorenzo Battista, un altro senatore. "Penso sia giunto il momento di dire basta a questa gestione del blog/portale/sistema operativo (chiamatelo come vi piace)", scrive su FB sottolineando che ''non si può avere una finestra temporale così ristretta e tanto meno un preavviso a apertura votazione in corso!". Anche il senatore Luis Alberto Orellana è d’accordo e infatti replica in Rete il post di Campanella, mentre per il senatore Fabrizio Bocchino ''questi temi non possono essere liquidati con votazioni frettolose. Mi spiace ma questa non è democrazia diretta, secondo me. La democrazia diretta non è decidere su un tema come il reato di clandestinità con un frettoloso click dal telefonino”. Per la cronaca, la consultazione on line è stata comunque un mezzo flop: poco più di 15mila persone hanno votato e, di queste, circa 9mila si sono espresse per l’abolizione del reato di clandestinità. Igor Traboni PUNTO E A CAPO Questo Papa così lontano dal “carrierismo” di Biagio Cacciola n altro colpo di maglio alla cosiddetta ‘dogana burocratica’ è stato assestato dal Pontefice con la nomina dei nuovi cardinali e col battesimo di un bambino nato da una coppia sposata, ma solo civilmente. Papa Francesco conosce molto bene i giochi della Curia italiana e in questi giorni sta scompaginando ulteriormente il carrierismo che connota i vari ‘partiti’ della Conferenza episcopale italiana. E’ in quest’ottica che il vescovo Crociata , da segretario della CEI , e’ stato ‘retrocesso’ a vescovo di Latina. Inoltre, il Papa ha nominato cardinale il vescovo di Perugia Bassetti . Il capoluogo umbro non aveva un cardinale dai tempi del papa re, e Bergoglio in questo modo ha negato la U porpora a Torino e Venezia , citta’ che nel passato avevano i loro vescovi anche cardinali. Un duro colpo a chi, col bilancino, aveva lavorato per ‘piazzare’ vescovi amici . Per non parlare dell’infornata di cardinali sudamericani e africani che nel sacro collegio sono, ora, maggioranza qualificata .Uno dei pochi italiani a essere nominato e’ stato il quasi centenario braccio destro di Giovanni ventitreesimo , monsignor Loris Capovilla, da sempre fuori dai giochi di potere della curia italiana. Segnali forti che spiazzano il ‘carrierismo’ ecclesiastiaco e che piegano la barra della barca di Pietro sempre più verso i fedeli. E’ in questa logica che papa Francesco ha battezzato un bimbo di una coppia non sposata in Chiesa . Al di la’ della possibilita’ che la Chiesa prevede, è il gesto di erogare il piu’ importante sacramento cristiano, in un giorno solenne, direttamente dal Papa, all’interno della cappella Sistina che fa clamore. Per riaffermare che la Misericordia di Dio opera anche nei confronti di chi, per molti preti burocrati, è ai margini della Chiesa. La rivoluzione che il Papa venuto da lontano sta portando avanti è tesa, infatti, ad abbattere gli steccati che sono stati eretti da una chiesa in difesa, ripiegata su se stessa e autoreferenziale . Una Chiesa che, se privata dell’afflato missionario , rimane solo a contemplare la propria struttura, la propria gerarchia con tutti le deficienze che si sono manifestate, in modo clamoroso, negli ultimi anni. Per questo lo Spirito santo ha voluto un papa come questo. Povero, misericordioso e fedele a Cristo. Via Giovanni Paisiello n.40 00198 Roma Tel. 06 85357599 - 06 84082003 Fax 06 85357556 email: [email protected] Direttore responsabile Francesco Storace Amministratore Roberto Buonasorte Direttore Generale Niccolò Accame Capo Redattore Igor Traboni Progetto grafico Raffaele Di Cintio Società editrice Amici del Giornale d’Italia Sito web www.ilgiornaleditalia.org Per la pubblicità Responsabile Marketing Daniele Belli tel. 335 6466624 - 06 37517187 mail: [email protected] 3 Martedì 14 gennaio 2014 Attualità Oltre 10mila italiani pronti a sporgere denuncia contro il governo. Scoppia la polemica Crisi, class-action contro l’esecutivo per “istigazione al suicidio” Secondo alcuni avvocati, il Palazzo è colpevole di aver abbandonato molti cittadini al loro destino di Federico Colosimo DALLA LOMBARDIA AL LAZIO UN BOLLETTINO DI GUERRA ltre 10mila firme in calce destinate probabilmente a raddoppiarsi entro pochi giorni. Una vera e propria class-action contro il governo per “istigazione al suicidio”. In questi ultimi anni (sarà pure una casualità, tant’è…), con il Governo Monti prima e con quello Letta dopo, la lista dei suicidi dovuti alla crisi è diventata sempre più lunga. Migliaia di persone, esasperate, adesso vogliono chiedere il conto all’esecutivo. L’iniziativa, a dir poco originale, parte dalla creazione di una pagina evento su facebook. Dai 200mila invitati, sono circa 14mila le persone che già vi partecipano. Esausti, sfiniti, in ginocchio, migliaia di italiani sono pronti a rivolgersi a “noti” studi legali per presentare un “espostoquerela di massa”. Imprenditori, disoccupati, cassaintegrati e neolaureati, da ieri mattina hanno cominciato a presentarsi alle stazioni di Carabinieri e Polizia per depositare le denunce. Secondo quanto raccontato da Affariitaliani.it, sarebbero già 5 gli avvocati che per ora hanno aderito all’iniziativa. L’accusa verso le istituzioni è chiara: “istigazione al suicidio” in riferimento all’articolo 580 del codice penale, reato che Senza lavoro né futuro in tre si tolgono la vita O on ho più soldi, non posso più onorare i debiti e pagare le bollette”. Così, lasciando questo messaggio, un 52enne di Milano si è ucciso nel suo negozio – un colorificio - lasciando una lettera in cui sosteneva di non essere più in grado di affrontare i problemi economici. L’uomo, Giovanni D., si è impiccato in uno stanzino di quella attività commerciale che tanto amava e che per tanto tempo aveva sostenuto i suoi.. Il corpo è stato trovato dal padre, preoccupato perché non aveva più notizie del figlio, che era solito recarsi la domenica in negozio per aggiornare la contabilità. Il padre ha poi raccontato che gli affari del figlio negli ultimi tempi erano calati del 40% e che i clienti non potevano più onorare “N prevede la reclusione da 5 a 12 anni. Secondo i togati, che puntano il dito contro il Palazzo, il governo sarebbe colpevole di non aver fatto il possibile per i cittadini, abbandonandoli dunque al tragico destino. Per facilitare il compito a chiunque voglia partecipare alla “rivolta”, gli avvocati hanno già preparato un modulo (uguale per tutti) per la denuncia. Bisognerà solo compilarlo e presentarlo alle stazioni di Polizia. L’azione legale, con tutta probabilità, dal punto di vista giuridico non porterà ad al- cuna conseguenza. I pm incaricati alle indagini difficilmente potranno attribuire la “colpa” di un gesto così estremo e personale a due diversi governi, ma in ogni caso migliaia di persone vogliono quantomeno provare a far valere le loro ragioni. Sotto il profilo simbolico, l’iniziativa fa già discutere. Travolti da difficoltà economiche insormontabili che la crisi economica sta creando, le famiglie italiane sono pronte a tutto. Chiedere e promuovere azioni legali, servirà a dare una scossa al governo?. gli impegni presi. “Dicevano che se pagavano i debiti non potevano più comprare da mangiare”, ha raccontato in lacrime il padre del commerciante suicida. Un uomo di 50 anni, sposato e con due figli, ha invece deciso di farla finita, impiccandosi ad un albero, a Pescia Romana, vicino Montalto di Castro, nel Lazio. Gli era scaduta da circa un anno la copertura della cassa integrazione e non riusciva a trovare lavoro. A Varese, invece, si è tolto la vita , Gabriele, attivista dei 5 stelle, strozzandosi con un cavo elettrico all’interno della sua utilitaria, perchè non riusciva più a vedere un futuro. La notizia è rilanciata da Cosimo Petraroli, amico del giovane, portavoce M5S alla Camera e ripresa da TeleRadioNews. PRIMO INTERVENTO PUBBLICO, PROPRIO A DETROIT, DOPO LA FUSIONE CON CHRYSLER Marchionne: l’auto soffrirà anche nel 2014 “Spero che la politica non ostacoli il nostro impegno industriale per l’Italia” di Igor Traboni n po’ di acqua sul fuoco dei facili e nuovi entusiasmi Sergio Marchionne l’ha buttata ieri, parlando dalla ‘sua’ Detroit, in una conferenza stampa tenuta per l’apertura del salone dell’auto della città americana, con accanto John Elkann: «Il 2014 non è il vero anno della ripresa”, ha detto infatti Marchionne parlando del mercato europeo e mostrandosi invero più ottimista per quello americano. Decine i giornalisti, soprattutto italiani, accorsi a Detroit, primo appuntamento pubblico dopo l’acqui- U sizione da parte della Fiat del 100% del colosso con sede ad Auburn Hills. La quotazione, la sede e la questione legale, ha annunciato a tal proposito Marchionne, saranno discussi al consiglio di amministrazione di Fiat, che affronterà il processo di fusione con Chrysler il 29 gennaio. Quella della sede della nuova società, comunque, «sarà una scelta non dettata dal regime fiscale ma dall’accesso ai mercati e dalla loro fluidità». Marchionne ha quindi precisato che l’Ipo è tecnicamente possibile entro fine anno, e ribadisce il no all’aumento di capitale. Per quanto riguarda il nuovo nome del gruppo, ancora non è dato sapere come si chiamerà, ma di certo conterrà sia la parola ‘Fiat’ che quella ‘Chrysler’. Ma dicevamo dell’incertezza che continua a predominare sul mercato europeo: “Il problema dell’economia è dovuto a molte ragioni tra cui la mancanza di certezza sul futuro...ci vorrà molto tempo prima che questo mercato recuperi, non credo che il 2014 sarà l’anno della ripresa, dobbiamo guardare oltre il 2014 per vedere un rilancio” ha detto Marchionne, che ha poi parlato ovviamente anche della situazione italiana: “Spero che il nostro impegno industriale per il gruppo Fiat-Chrysler non venga ostacolato dalla politica. Il nostro impegno è posizionare i marchi italiani nel mondo e siamo convinti che possiamo fare del bene al Paese». “Il vertice della nuova società – ha aggiunto dal canto suo Elkann - sarà composto da Marchionne e il sottoscritto, quindi non cambiano Presidente e Ad. Il piano di maggio va avanti per tre anni e non c’è dubbio che sarà portato avanti da Marchionne . Il futuro, invece, è aperto. Abbiamo molte persone capaci in Fiat-Chrysler, le identificheremo ma non prima della fine del piano». SARÀ LUI A TRAGHETTARE LA COMPAGNIA DI BANDIERA VERSO LE NOZZE CON ETIHAD Colaninno resta al vertice di Alitalia L’ assemblea degli azionisti di Alitalia, tenutasi ieri dopo il nuovo assetto societario successivo al recente aumento di capitale, ha varato il nuovo consiglio di amministrazione, con la conferma alla presidenza di Roberto Colaninno. Il nuovo cda ha poi proceduto ad un’altra conferma, ovvero quella di Gabriele Del Torchio nel ruolo di amministratore delegato dell’aviolinea. Il consiglio è composto di 11 membri: Roberto Colaninno, Gabriele Del Torchio, Fabio Cane’, Davide Maccagnani, Amedeo Nodari, Ranieri de Marchis, Pierre Francois Riolacci, Paolo Luca Stanzani Ghedini, Mario Volpi e Alessandro Zurzolo e Antonino Turicchi. Colaninno resterà al timone della compagnia di bandiera italiana con una sorta di ruolo di traghettatore, con il compito quindi di condurre Alitalia alle nozze con Etihad. Il gruppo ieri ha comunque specificato di non voler prendere decisioni affrettate. «La cosa importante - ha spiegato il numero uno James Hogan - in qualsiasi transazione è di fare una due diligence ed essere sicuri, se si vuole investire, che ci sia un piano chiaro per tornare alla redditività. Non prenderemo decisioni affrettate». Secondo Hogan, inoltre, «non ci sono piani relativi a un annuncio alla fine di gennaio» e non c’è un interesse di Etihad per l’aeroporto di Fiumicino. Dopo aver acquisito una quota del 29% in Air Berlin, seconda compagnia aerea tedesca dietro a Lufthansa, nel 2011, Etihad ha ampliato il suo raggio di investimento in tutto il mondo, con quote in Air Serbia, Aer Lingus, Darwin Airlines, Virgin Australia, Jet Airways ed Air Seychelles, e Hogan ha confermato che questa strategie continuerà anche per il futuro: «Una compagnia aerea da sola non riesce ad avere capacità a livello globale».. 4 Martedì 14 gennaio 2014 Attualità IL GIORNALE D’ITALIA HA INCONTRATO MYRTHA MERLINO, CONDUTTRICE DELLA TRASMISSIONE DI LA7 CAMPIONE D’ASCOLTI CON +117% DI SHARE “L’aria che tira” è da record “Il segreto del successo? Grandi temi, ospiti di riguardo, approfondimenti e servizi: tutto spiegato con linguaggio chiaro” di Francesca Ceccarelli A distanza di un anno torna una nuova edizione di “L’aria che tira”: il risultato è da record con un incremento di ascolti del 117% rispetto all’anno precedente. Qual è la ricetta di tale successo? La chiave del successo per noi è una sola: fare un talk show da prima serata tutte le mattine, che vuol dire grandi temi, grandi ospiti, approfondimenti, schede grafiche e servizi. Tutto come il prime time, ma con un linguaggio chiaro, senza politichese e con la voglia di spiegare alle persone comuni quello che succede nei palazzi della politica e dell'economia. Così, ad esempio, anche quando parliamo di legge elettorale, chiariamo subito che non siamo tanto interessati ai tecnicismi, ma a capire se la riforma farà cadere Letta portandoci dritti dritti verso nuove elezioni e se, in caso, andremo a votare con un sistema in grado di assicurare all'Italia un Governo forte e stabile che abbia la capacità e la forza di riformare il Paese nell'interesse di tutti noi. In una tv sempre più differenziata come si fidelizza lo spettatore? A quale target mirate? Lo spettatore si fidelizza facendogli trovare quello che cerca, giorno dopo giorno. Solo così si riesce a non fargli cambiare canale: l'offerta ormai è troppo varia per pensare di sfruttare rendite di posizione. Nel nostro caso, poi, occupiamo una fascia oraria che nella storia de La7 non era mai decollata e abbiamo costruito un rapporto di fiducia con i telespettatori, che sanno di trovare da noi un'informazione precisa, rigorosa e onesta, almeno lo spero... Ci siamo dati una linea editoriale, abbiamo visto che il pubblico la condivide e basta così. Quanto è importante internet al giorno d’oggi per una trasmissione televisiva? Tantissimo! L’Aria che tira ha una sua pagina web da cui si possono rivedere sia i filmati che intere puntate, oltre ad essere presente sui social network con un’intensa attività di comunicazione e informazione. Sempre i social network, oltre ovviamente ai siti internet di tutti i principali giornali, sono una fonte preziosa e ormai irrinunciabile per chi voglia essere informato e per tutti quelli che fanno il nostro mestiere: quante volte una notizia viene divulgata prima su Twitter o Facebook e poi sui canali tradizioni? Pensiamo, ad esempio, ai cinguettii di Renzi e Letta sulla vicenda dei 150 euro che il Governo voleva togliere agli insegnanti... Ebbene, noi siamo un open space dell'informazione con una lunga diretta quotidiana e diamo spazio a tutti i linguaggi, web in testa. Dall’ l’Unione Europea a La7: una carriera d’alto livello. Quale esperienza l’ha formata di più come donna e giornalista? La mia passione per l’economia nasce sui banchi dell'università e col tempo si è arricchita di molte esperienze, tra cui una a Bruxelles, ma ho scoperto la bellezza di questo mestiere grazie all'incontro, molti anni fa, con Giovanni Minoli e il suo Mixer. Poi, il progetto con Alan Friedman di Maastricht Italia e infine il primo programma di economia del servizio pubblico, Economix. Devo dire, però, che niente è come condurre una trasmissione quotidiana, dai ritmi incalzanti al rapporto con i telespettatori è tutto veramente straordinario: molto stress, molta adrenalina e soprattutto una insaziabile curiosità. Come sceglie gli ospiti delle puntate? C’è qualcuno che in studio l’ha delusa o qualcun altro che invece si è rivelato all’altezza della situazione? La selezione degli ospiti è un lavoro accurato e non sempre facile. In particolare, noi prestiamo sempre particolare attenzione all’esigenza di rispettare l’equilibrio tra le diverse forze politiche e a rappresentare nello studio un vero pluralismo. Certo, ci sono gli ospiti più vivaci e simpatici e quelli un po’ meno coinvolgenti, ma devo dire che non mi vengono in mente casi particolari. Molte volte, però, ci hanno piacevolmente sorpreso professori universitari, studiosi o esperti di qualche materia sui quali all’inizio non avevamo fatto troppo affidamento e che invece hanno rivelato di possedere grandi capacità nel rendere facili e comprensibili anche gli argomenti più complessi. Ad esempio, consideravo Giovanni Maria Flick un giurista vecchio stampo e invece nel mio studio televisivo ho scoperto un battutista straordinario dall'ironia tagliente. Dunque, mai dire mai... C’è un personaggio a cui lei ambisce da avere in trasmissione? Naturalmente l'uomo del giorno, Matteo Renzi. Negli scorsi mesi mi sono consolata con la versione di Crozza (davvero imperdibile), ma ora vorrei molto poter mettere il nuovo leader del Pd a confronto con le storie concrete e con le persone vere che popolano lo studio de L’Aria che tira. Inutile dire che per il mattatore televisivo Silvio Berlusconi le nostre porte sono sempre aperte.... La donna e il giornalismo: un binomio ancora ricco di pregiudizi secondo lei? Se c'è ancora qualcuno che non ritiene un dato acquisito il binomio donna-giornalismo, questo è un suo problema personale, per il quale mi sento di consigliare l’intervento di un bravo specialista. Per il resto, credo che le donne abbiano arricchito questa professione con una bella dose di concretezza e quel po' di “disubbidienza” che aiuta a svelare le magagne. Pensa alla prima serata visto il successo della trasmissione? La prima serata è sempre vista come una sorta di promozione, ma io devo dire che sono particolarmente soddisfatta non solo de L’Aria che tira e del grande successo che stiamo avendo, ma soprattutto del rapporto che abbiamo costruito con il pubblico che ci segue. Vedremo cosa riserva il futuro, ma non ho particolari ambizioni riguardo alla prima serata o ad altri appuntamenti. Ogni occasione può essere straordinaria e quello che conta per me è ideare e condurre un programma che mi assomigli e che sia davvero utile alla gente. Madre, moglie e donna in carriera: quale è il suo segreto? Nessun segreto: quello che posso dire è che ci vuole un fisico bestiale... Questo però non riguarda solo me, ma tutte le donne italiane che si dividono tra lavori impegnativi, famiglie numerose (io ho tre figli) e i mille problemi del quotidiano. Quale sarebbe per lei l’intervista della vita? Non esiste un’intervista della vita, esiste un’intervista del momento. Oggi mi piacerebbe poter fare un po' di domande senza peli sulla lingua ad Angela Merkel, soprattutto sulla sua idea di Europa e su quale ruolo debba avere l'Italia. ‘LA GRANDE BELLEZZA’ RIPORTA IN AUGE IL CINEMA ITALIANO Golden Globe, il trionfo di Sorrentino Ora grande attesa per l’Oscar, le candidature saranno annunciate il 16 gennaio i voleva Paolo Sorrentino per riportare il cinema italiano in auge. È ‘La grande bellezza’ il miglior film straniero a Hollywood. La pellicola porta a casa il Golden Globe tra gli applausi: dopo 24 anni finalmente l’ambito premio torna ad un film italiano. L’ultima volta era stato infatti Giuseppe Tornatore con ‘Nuovo Cinema Paradiso’ ad ottenere il riconoscimento, nel 1989. L’Oscar si fa dunque sempre più vicino per questo bel film tutto italiano che ha portato le bellezze di Roma – e anche le stranezze, le complessità e le contraddizioni degli italiani , di quella parte frivola e decadente di Roma– sul grande schermo. “Non mi è stato anticipato niente – ha detto il regista – è stata una grande emozione. Agli Americani è piaciuta la libertà con cui è stato utilizzato il mezzo cinematografico e questa grande cavalcata dentro Roma, una certa umanità”. Grande attesa dunque per il prossimo 16 gennaio, quando saranno annunciate le candidature all’Oscar. Non è solo Paolo Sorrentino a vincere, è anche Roma e la sua ‘grande bellezza’ a trionfare, a catturare Hollywood, a restituire all’Italia quel lustro che per tanto, troppo tempo è mancato e che emerge troppo di rado. La pellicola vanta una serie di pregi innegabili: la straordinaria interpretazione di Toni Servillo, prima di tutto, ma C anche la scenografia naturale che fornisce la più bella città del mondo, Roma. E poi lo spaccato di vita che racconta la Roma decadente, il declino dei valori, le luci dietro alle quali c’è solo la solitudine. Quella che Sorrentino tira fuori è tutta l’amarezza che sta dietro alle apparenze della vita mondana . ‘La grande bellezza’ dunque trionfa, battendo il lungometraggio francese Palma d’Oro a Cannes ‘La vite di Adele’, ma anche ‘Il sospetto’ che era tra i favoriti. Il film, definito dal New York Times ‘una metafora del declino italiano’ (il che è lusinghiero per la pellicola, un po’ meno per l’Italia) piace insomma in tutto il mondo. La grande attesa, ora, è per l’Oscar. Emma Moriconi 5 Martedì 14 gennaio 2014 Storia Le numerose operazioni eroiche e il carisma aristocratico ne fanno uno dei personaggi più affascinanti del ’900 JunioValerio Borghese, il Principe Nero “Una guerra si può perdere, ma con dignità e lealtà. La resa e il tradimento bollano per secoli un popolo davanti al mondo” di Emma Moriconi nch’io, in quei giorni del settembre 1943, fui chiamato a una scelta. E decisi la mia scelta. Non me ne sono mai pentito. Anzi, quella scelta segna nella mia vita il punto culminante, del quale vado più fiero. E nel momento della scelta, ho deciso di giocare la partita più difficile, la più dura, la più ingrata. La partita che non mi avrebbe aperto nessuna strada ai valori materiali, terreni, ma che mi avrebbe dato un carattere di spiritualità e di pulizia morale al quale nessuna altra strada avrebbe potuto portarmi. In ogni guerra, la questione di fondo non è tanto di vincere o di perdere, di vivere o di morire; ma di come si vince, di come si perde, di come si vive, di come si muore. Una guerra si può perdere ma con dignità e lealtà. La resa e il tradimento bollano per secoli un popolo davanti al mondo”. Sono parole di Junio Valerio Borghese. sommergibilista, tenente di Vascello, comandante della storica Xa Flottiglia Mas. Nei giorni successivi all’8 settembre Borghese fa a sua scelta, chiara, inequivocabile: “All’8 settembre, al comunicato di Badoglio, piansi. Piansi e non ho mai più pianto … Perché quello che c’era da soffrire per ciò che l’Italia avrebbe vissuto come suo avvenire, io l’ho sofferto allora. Quel giorno io ho visto il dramma “A che cominciava per questa nostra disgraziata nazione che non aveva più amici, non aveva più alleati, non aveva più l’onore ed era additata al disprezzo di tutto il mondo per essere incapace di battersi anche nella situazione avversa”. La resa dell’8 settembre non è una bella pagina nella storia d’Italia. Lo stesso Dwight D. Eisenhower, comandante in capo delle Forze Alleate, scrive nel suo Diario di guerra che “la resa dell’Italia fu uno sporco affare. Tutte le nazioni elencano nella loro storia guerre vinte e guerre perse, ma l’Italia è la sola ad avere perduto questa guerra con disonore salvato, solo in parte, dal sacrificio dei com- battenti della Repubblica sociale italiana”. E infatti è convinzione di Borghese che il re e Badoglio, con la firma dell’armistizio, abbiamo abdicato ogni autorità, avendo commesso un tradimento nei confronti del popolo italiano, rinunciando a salvaguardare la civiltà europea dal predominio americano e sovietico. Non solo: l’Italia ha perso di credibilità sia nei confronti dell’alleato che del nemico “per il disprezzo sia degli alleati traditi che dei vincitori con cui si cerca, vilmente, di accordarsi”. È interessante anche un’altra affermazione di Borghese: “non mi sembra che tali convincimenti e sentimenti abbiano un’impronta fascista: appartengono al patrimonio ideale e morale di chiunque”. E ancora: “fu fascista la Rsi? Per me, la Rsi rispose ad un’esigenza morale e nazionale; avrebbe potuto formarsi anche senza Mussolini. Non va confusa con il fascismo tradizionale. Alla Rsi aderirono uomini che non erano mai stati fascisti e si trovarono a fianco con fascisti del Ventennio per un ideale più alto di quello di un partito”, come riferisce Ruggero Zangrandi nel suo “1943: 25 luglio-8 settembre” edito da Feltrinelli. “… L’esperienza per me più interessante ed importante dal punto di vista politico, formativo e dell’esistenza dice ancora il Principe Nero - è stata quella successiva all’8 settembre. Prima era tutto piuttosto semplice. Si trattava di compiere il proprio dovere senza scelte personali. Non c’erano problemi. L’8 settembre ci ha messo di fronte a molti dilemmi, a esami di coscienza, alle responsabilità da prendersi verso noi stessi, verso le istituzioni alle quali appartenevamo, per me la Marina, e verso gli uomini che da noi dipendevano. Quindi, da quel momento, hanno cominciato a pesare fattori di ordine spirituale e politico”. Le sue numerose operazioni eroiche e il tentato golpe del 1970, intorno al quale sono fiorite le più varie ipotesi e di cui si è a lungo favoleggiato, fanno di lui un personaggio romanzesco e a tratti misterioso. Cavaliere dell’Ordine Militare di Savoia, Medaglia d’oro e di bronzo al valor militare, Medaglia commemorativa della Guerra di Spagna, Medaglia d’argento al valor militare nella Rsi, Croce di Ferro di 1a classe, Croce di Ferro di 2a classe, Junio Valerio Borghese, il Principe Nero, è uno dei personaggi più affascinanti della storia del Novecento. [email protected] 6 Martedì 14 gennaio 2014 Esteri GIORNI DI BURRASCA NEI CORRIDOI DELL’ELISEO Scandalo Hollande: divorzio alla francese Una love story extraconiugale tra il presidente e l’attrice Gayet: questione di privacy o di corna di Francesca Ceccarelli FLOP PER L’EX PREMIER DAME ià a fine ottobre 2012 se ne vociferava: oggi la liason tra il presidente francese François Hollande, 59 anni, e l’attrice Julie Gaye, 41, è diventata realtà. Uno scoop confermato dopo 14 mesi dal settimanale Closer (edito da Mondadori), già protagonista della vicenda Kate Middleton con delle foto in cui veniva ritratta a seno nudo. Dunque alla base del nuovo scandalo all’Eliseo di nuovo la rivista che è uscita con un’edizione speciale, copertina e sette pagine, dal titolo “L’amore segreto del presidente”: all’interno sono state pubblicate le immagini che ricostruiscono gli appuntamenti di Hollande con la Gayet al numero 20 di rue du Cirque, appartamento al quarto piano prestato all’attrice da una coppia di colleghi. Una casa che casualmente dista 130 metri a piedi dall’Eliseo e che sarebbe stato raggiunto d Hollande bordo di uno scooter, per potere entrare e uscire dal portone con il casco integrale, nella speranza di non farsi riconoscere. Nella sequenza fotografica mostrata dal giornale, la sera del 30 Carlà, il concerto non s’ha da fare G on è più inquilina dell’Eliseo ma Carla Bruni torna a far parlare di sé, stavolta nell’antica veste di cantante. Purtroppo per lei ancora una volta non ci sono buone notizie: dopo il flop con gli elettori un altro insuccesso per la femme fatale che ha visti annullate le date del tour in Nord America, specialmente in Canada. Troppi pochi biglietti, solo un centinaio per il concerto del 23 aprile al Casino du Lac Leamy a Gatineau stando all'Ottawa Citizen: tra le date erano comprese anche Québec City e Montreal, città dove la maggior delle persone parla francese e dove gli organizzatori del tour si aspettavano che la Bruni potesse avere maggior seguito. Carlà voleva sicuramente tornare sotto i riflettori per la sua carriera N dicembre scorso, si vede arrivare prima Julie Gayet, poi la guardia personale di Hollande che entra nella hall del palazzo per dare il via libera; infine, ecco lo scooter, dal sedile posteriore del quale scende il presidente. Nell’ ultimo scatto, relativo alla mattina successiva, quella del 31 dicembre, si vede la stessa guardia del corpo, Michel, che torna al 20, rue du Cirque, con un sacchetto di croissant. Un servizio a 360°. Una storia che, come previsto, ha mandato nell’oblio l’affare Dieudonné: un altro macigno dunque sulla presidenza già claudicante di Hollande. Poche ore e lo scandalo ha fatto il giro del paese: da cittadino e non da presidente la risposta di Hollande che dopo l’uscita della rivista nelle edicole ha deplorato profondamente gli attacchi al rispetto della vita privata alla quale ha diritto come qualsiasi cittadino, aggiungendo che esaminerà “il seguito, anche giudiziario, da dare a questa pubblicazione”. Chi tace acconsente verrebbe da pensare, con l’attenzione tutta focalizzata ai problemi di privacy piuttosto che al tradimento. Un paradosso per Hollande spesso accusatore del suo predecessore Sarkozy rispetto al suo rapporto con i media, per esempio durante il divorzio da Cécilia e il ma- trimonio con Carla Bruni. Quale sarà l’evoluzione della storia?Su richiesta di Julie Gayet e dell’Eliseo, la rivista Closer ha tolto il servizio dall’edizione online anche se inutilmente perché ormai tutto è stato visto, commentato, duplicato e twittato in tutto il mondo. Intanto colpita a sua insaputa la premier dame Valérie Trierweiler che alla notizia del tradimento è stata colpita da un malore. Oggi lo scoglio più grande: François Hollande dovrà tenere la conferenza stampa di inizio anno alla quale parteciperanno centinaia di giornalisti francesi e stranieri. Ci sarà ancora dribbling o pubblica ammenda? di cantautrice e il suo ultimo album “Little French Songs” era stato piuttosto promosso dalla sua casa discografica. Non si disperino i coraggiosi fan: in Francia nei prossimi mesi più di una dozzina di date, compresa quella allo storico teatro Olympia di Parigi l'11 marzo. F.Ce. 7 Martedì 14 gennaio 2014 da Roma e dal Lazio REGIONE INGESSATA DOPO IL TERREMOTO GIUDIZIARIO PER LA VICENDA RIFIUTI Arpa Lazio “amica” di Cerroni? “Valutare il cambio ai vertici” Storace interroga il presidente Zingaretti dopo le rivelazioni dell’inchiesta di Robert Vignola ingaretti lasciato solo davanti al “cerronismo”? Una immagine che Francesco Storace ha tracciato, davanti alla “insolita” circostanza del silenzio tombale con cui gran parte del centro-sinistra sta seguendo l’evolversi dell’inchiesta sulla gestione dei rifiuti nel Lazio. Immagine che va però respinta all’insegna della trasparenza: ed è proprio per questo che il vicepresidente del Consiglio regionale del Lazio, Francesco Storace, ha presentato una interrogazione a risposta orale “per chiedere al presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti, se intende revocare l’incarico al commissario straordinario Arpa Lazio”. Un atto che, sempre che non arrivino le dimissioni del diretto interessato Corrado Carruba, potrebbe delinearsi soprattutto dopo le notizie apparse in questi giorni sui quotidiani. “Nell’ambito dell’inchiesta sui rifiuti condotta dalla Procura della Repubblica di Roma - si legge nell’ interrogazione - è emerso che nell’autunno 2008 i carabinieri si sono recati a Malagrotta per un campionamento a sorpresa; nell’ordinanza redatta dal gip Massimo Battistini, che ha portato agli arresti Z domiciliari Cerroni ed altre sei persone, si legge che «il campione è stato “accidentalmente” danneggiato presso gli uffici dell’Arpa, rendendo così necessario un nuovo campionamento, stavolta in contraddittorio, dando tempo all’impresa di prepararsi». Ancora "nell’estate 2008 Fabio Ermolli è diventato responsabile del settore rifiuti di Arpa Lazio e in una telefonata intercettata il 27 ottobre 2008 Francesco Rando, stretto collaboratore di Cerroni, affermava testualmente: «Meno male che adesso c’è Ermolli che ci dà una mano in tutto!»; il gip ha dimostrato che i rapporti tra il gruppo “Systema Ambiente Srl” di Cerroni ed Ermolli sono consolidati poiché quest’ultimo ha svolto presso l’azienda citata attività di consulenza percependo lauti compensi pari a 152mila euro nel 2008 e analoga cifra nel 2010; il ruolo ricoperto da Ermolli è stato conferito in seguito a procedura concorsuale”. Intanto anche il Comune di Roma si è svegliato, e si è allineato alla presa di posizione di Zingaretti. “In attesa di riscontri oggettivi da parte degli inquirenti predisposti ad accertare i fatti e stabilire la verità”, ha reso noto il Campidoglio, e “nel caso emergesse un boicottaggio sistematico della raccolta differenziata nel territorio comunale da parte di indagati rinviati a giudizio, l'amministrazione capitolina, ritenendo l'eventuale danno e la truffa a carico del Comune tutto, si costituirà senza ombra di dubbio parte civile nel processo a carico dei responsabili”. Centrodestra in crisi Scossone a Viterbo, Meroi si è dimesso Niente accordo sulla giunta provinciale, il presidente frusta i partiti della coalizione Non si sa se tornerà al vot o se ha nei fatti chiuso ieri i battenti. C’è persino una lontana possibilità che resti tutto com’è. Fatto sta che la Provincia di Viterbo ha conosciuto l’ultimo atto di una lunga crisi politica, quando ieri Marcello Meroi ha rassegnato le sue dimissioni da presidente. Lo ha fatto con una lettera al presidente del consiglio Francesco Bigiotti, nella quale ha motivato così la sua scelta. “Ho riscontrato, da parte di alcuni componenti della maggioranza - si legge nella nota a firma di Meroi - la non condivisione delle linee programmatiche da me indicate con comunicazione del 31 dicembre 2013. Ritenendoli imprescindibili per il proseguimento del mandato conferitomi dagli elettori, rassegno con decorrenza immediata le dimissioni da presidente della Provincia”. Il riferimento è a una crisi politica legata N agli equilibri di giunta, che aveva raggiunto nei giorni a cavallo tra l’anno vecchio e quello nuovo il suo culmine. In sostanza, in chiusura di 2013 Meroi aveva lanciato un ultimatum sul programma e sulla giunta: quest’ultima doveva essere ridotta a cinque assessori secondo il Nuovo Centro Destra, mentre Forza Italia e Fratelli d’Italia avrebbero preferito un assetto a sette membri, pur condividendo i tagli alle spese degli stessi. Di qui la decisione di dimettersi, “ai sensi della legge Bassanini”, ha sottolineato il presidente: il riferimento non è casuale, in quanto secondo la 267/2000, in caso di dimissioni del vertice dell’ente locale, si hanno venti giorni di tempo per gli adempimenti, durante i quali però le stesse dimissioni possono essere revocate. E qualche spiraglio in merito Meroi, alla conferenza stampa di G.L. ieri, lo ha lasciato aperto. ACILIA BARBERINI PROVVEDIMENTO IN COMMISSIONE Locale dato alle fiamme “L’incendio è doloso” Finisce in metro la corsa del borseggiatore “ninja” Edicole minimarket, il progetto del Campidoglio va di corsa na tecnica che sorprendeva, in primo luogo le sue vittime. E una presenza in qualche misura aliena, nella pur variegata “fauna” dei borseggiatori abituali. Ma alla fine anche la sua carriera è terminata. I Carabinieri della Stazione Roma Via Veneto hanno arrestato il terrore dei passeggeri della linea A, soprannominato il “ninja della metropolitana”. L’uomo, occhi a mandorla, fisico asciutto, capelli rasati e freddezza degna dei guerrieri dell’antico Giappone, compariva e svaniva senza lasciare tracce. L’unico segno tangibile del passaggio del ladro, un cittadino giapponese di 35 anni, erano i furti ai danni dei passeggeri in transito sulla linea “rossa” della metropolitana. Dallo scorso mese di dicembre, i Carabinieri della Stazione Roma via Vittorio Veneto hanno registrato numerosi borseggi messi in cui veniva segnalata la presenza di quel personaggio, tratti somatici asiatici, che era stato notato in compagnia di altri incalliti in troppo facile prevedere enormi polemiche. Fatto sta che le edicole di Roma presto assumeranno i connotati di veri e propri minimarket: potranno vendere anche bibite e generi alimentari, anche se gli alcolici sono (per ora) esclusi. Il progetto è contenuto nella mozione presentata dal capogruppo della lista civica Marino, Luca Giansanti e approvata, il 29 ottobre, in Assemblea capitolina. Il testo, che già aveva sollevato critiche in particolare dalle associazioni di categoria, è arrivato in commissione Commercio. Secondo le veline diffuse dal Campidoglio “rappresenta un punto di partenza per la scrittura di un regolamento che verrà inserito in una vera e propria delibera dopo il percorso di condivisione con le parti e l'assessore alla Roma Produttiva Marta Leonori”. Ma cosa prevede il progetto? Le edicole potranno vendere non solo giornali, ma anche prodotti alimentari non deperibili che non necessitano di particolari trattamenti di conservazione: e quindi bevande preconfezionate e pre-imbottigliate, però con l’esclusione tassativa di alcolici e superalcolici, latte e prodotti derivati. Per quanto riguarda le botti- acket? Puro vandalismo? Difficile escludere alcuna ipotesi. Quel che è certo è che un terribile incendio ha distrutto, la notte tra domenica e lunedì, la pizzeria con annesso negozio di videonoleggio ‘Prima fila’ al civico 148 di via di Macchia Saponara, ad Acilia. Secondo le prime analisi dei carabinieri di Ostia, intervenuti sul luogo del rogo, si tratterebbe di un incendio di probabile origine dolosa. Sul posto sono infatti state rinvenute delle bottiglie contenenti tracce di liquido infiammabile. Ad una prima stima, i danni sono ingenti: i tre locali, estesi su una superficie di circa 110 metri quadri, sono stati completamente devastati . L’allarme alle forze dell’ordine ed ai vigili del fuoco è scattato intorno alle due e mezza della notte. Ma all’arrivo della squadra dei vigili del fuoco e della pattuglia dei carabinieri i locali che ospitano l’esercizio commerciale erano già stati comple- R U tamente avvolti dalle fiamme. Sono occorse ore per domare il rogo, risultato devastante, e mettere in sicurezza l'edificio. I locali tuttavia sono stati dichiarati ormai inagibili dai vigili del fuoco. Non si registrano feriti o intossicati dal fumo. Sul luogo sono intervenuti anche i militari del Ris, Reparto investigazioni scientifiche che hanno effettuato i rilievi e prelevato i reperti che saranno sottoposti ad analisi di laboratorio. I carabinieri hanno anche ascoltato i proprietari per sapere se avessero, in un passato più o meno recente, subito minacce: circostanza comunque al momento negata dagli stessi titolari di ‘Prima linea’. Gustavo Lidis F borseggiatori dell’est Europa, sulla tratta compresa tra le fermate “Barberini” e “Repubblica”. L’ultimo furto, tentato dal “ninja” nel pomeriggio di domenica, gli è stato fatale: il ladro, arrivato in Italia subito dopo lo tsunami che ha colpito l’arcipelago giapponese nel 2011, è stato acciuffato dai Carabinieri proprio mentre stava tentando di sfilare un telefono cellulare dalle tasche di un passeggero che viaggiava su un convoglio giunto alla fermata “Barberini”. Il 35enne è stato arrestato con l’accusa di furto aggravato ed è stato processato con rito direttissimo. V.B. gliette d'acqua, si vorrebbe utilizzare l'esempio della città di Torino dove l'amministrazione ha consentito che le edicole vendano un'acqua le cui bottigliette risultano essere ecosostenibili e, a differenza di quelle tradizionali, si biodegradino in meno di tre mesi. "La proposta - ha sottolineato Giansanti - non prevede la trasformazione delle edicole in ristoranti e bar né in chioschi perché orari e spazi occupati resteranno immutati". Non solo, però: il Comune vuol farne anche “punti turistici dedicati, non solo alla bigliettazione-trasporti, ma anche alla diffusione e distribuzione di materiale informativo dell'amministrazione comunale”. Infine, per aiutare quegli esercizi in difficoltà, si pensa a impegnare l'amministrazione, d'intesa con le organizzazioni sindacali di categoria, i municipi e nel caso le sovrintendenze competenti, affinché attivi procedure che consentano in maniera più snella e rapida il trasferimento di edicole attualmente in difficoltà economica in zone della città che ne necessitano o di recente urbanizzazione, il tutto senza produrre alterazione nel numero complessivo di edicole in città. Valter Brogino 8 Martedì 14 gennaio 2014 Dall’Italia RINVIATA L’UDIENZA PER IL PROCESSO CONTRO SCHETTINO, NELL’AULA UN MINUT O DI S IL E NZ IO PE R I DE CE DUT I Giornata della memoria per le 32 vittime della Concordia La rabbia dei testimoni: “Non fu dato l’allarme”. Il comandante imputato esprime il suo cordoglio di Chantal Capasso eri a Grosseto si è tenuta la cerimonia in memoria delle 32 vittime perite nel naufragio della Costa Concordia vicino le coste dell’isola del Giglio. Luogo della commemorazione è stato il Teatro Moderno della cittadina toscana, trasformato in aula di giustizia per ospitare un processo gigantesco, con 700 testimoni e 250 parti civili con rispettivi a avvocati. Nell’aula della nuova udienza, un vero sit-in promosso dagli avvocati di parte civile riuniti nel pool “Giustizia per il Concordia” con i naufraghi della tragedia, i magistrati e tutti i presenti hanno osservato un minuto di silenzio per le vittime. In seguito è stato annunciato il rinvio dell’udienza al prossimi 27 gennaio per lo sciopero nazionale degli avvocati penalisti, cui aderiscono anche il legali dell’unico imputato: Francesco Schettino. Il comandante dichiara : “ esprimo il più profondo cordoglio e rinnovo la mia vicinanza ai famigliari delle vittime. Mi associo al silenzio commemorativo in aula che rinnova un dolore indelebile per tutto noi”. Due anni fa, il 13 gennaio 2012 alle 9.42 di sera, la Costa Concordia sbatteva, naufragando, contro lo scoglio Scole davanti all’isola del Giglio. Il rito dell’inchino come saluto ed omaggio agli isolani e alla famiglia del capo maître Antonello Tievoli, è stato interrotto bruscamente dalla tragedia, portando I con sé dolore e un cordoglio indimenticabile per coloro che hanno perso i propri cari fagocitati dal mare e per i sopravvissuti. Le accuse contro il comandante Schettino, unico imputato, sono omicidio colposo plurimo, lesioni colpose, disastro colposo, abbandono di incapace e mancate comunicazioni alle autorità. La rico- struzione degli avvenimenti che hanno portato alla tragedia riemergono da quanto raccontato dai testimoni. Questa la storia processuale. L’ex comandante Mario Palombo ha ricordato la telefonata avuta con Schettino, dal ponte di comando della Concordia : “Gli dissi chiaro e tondo “stai largo da Giglio”. Gli dissi che TRAGICO SCHIANTO SUI BINARI non c’era motivo di fare il passaggio al Giglio, era inverno e sull’isola non c’era nessuno”. Il capo maître della nave Tievoli racconta al Presidente della Corte Giovanni Pulliati, dell’impatto: “Vedemmo la poppa sobbalzare sugli scogli, non avvertimmo la vibrazione ma iniziarono a suonare gli allarmi. Era una notte buia e senza luna e non si vedeva nulla”. Ed ancora, Ciro Ambrosio il primo ufficiale che ha patteggiato 1 anno e 11 mesi dichiara: “Il comandante voleva sempre silenzio in plancia, quella sera invece tutti chiacchieravano o parlavano al telefonino. E anche il comandante era distratto. Mi ero accorto che la nave andava troppo veloce, ma è il comandante che comanda. Io non potevo aprire un conflitto con lui. Non volevo certo ammutinarmi”. Ciò che è accaduto dopo l’urto contro lo scoglio viene descritto da Giovanni Iaccarino, il primo ufficiale di coperta: “L’allarme della falla non è stato dato”. L’uomo prosegue affermando che in quel momento era in riposo coll’ufficiale cartografo Canessa : “caddero materiali, la sensazione era di aver preso una secca o di aver fatto una collisione. I magistrati diretti dal Francesco Verusio proseguono a turno con le interrogazioni dei testi. Si ascoltano anche le registrazioni audio dove si sentono gli inviti di Gregorio Falco a Schettino di risalire sulla nave, ma il comandante non lo ha fatto. Ieri nella giornata della commemorazione per le 32 vittime è stata deposta in mare una corona di fiori. Nella Chiesa dei Santi Lorenzo e Mamiliano, il vescovo Guglielmo Borghetti ha celebrato la Santa Messa, cui è seguito il concerto. Nella sera, al “Molo Rosso” fiaccolata in memoria di chi nella notte di due anni fa cadde in mare. L’INCIDENTE SULLE LINEE DEL TRASPOSTO PUBBLICO Firenze, un operaio travolto dal treno a S.M. Novella Reggio Emilia, ragazzo investito da un bus mentre andava a scuola Guidava il locomotore, è sceso per attivare il via libera ma è stato ucciso dalla motrice in movimento. Si indaga per omicidio colposo L’autista non si è accorto di aver urtato il 14enne ed ha continuato la corsa. La fermata era già stata segnalata come pericolosa eri notte alla stazione Santa Maria Novella di Firenze, una motrice in manovra è deragliata travolgendo un operaio. La vittima, Fabrizio Fabbri, 34enne era un dipendente delle Ferrovie, è morta sul colpo. L’incidente sembra sia accaduto intorno a mezzanotte, al binario due dove era in formazione il convoglio. I colleghi di Fabbri, stupiti ed addolorati per l’accaduto, descrivono il collega come “molto esperto e prudente”. Già un altro incidente mortale , nel 2008, era avvenuto sempre a Firenze fra le stazioni di Rifredi e Castello. Secondo una prima ricostruzione dei fatti compiuta dalla polizia ferrovia, il treno era in formazione: si stavano aggiungendo altri vagoni per farlo diventare un convoglio passeggeri. L’operaio perito, guidava il locomotore, durante il tragitto si è fermato, è sceso per azionare il sistema di via libera, ma è stato travolto dalla carrozza che è poi deragliata. Il treno sarebbe stato automatica- I mente deviato su un binario morto, vista la presenza del segnale rosso, percorrendo ancora una ventina di metri fino a raggiungerne la conclusione e a uscire dallo stesso binario. Sul luogo della triste vicenda sono presenti la polizia giudiziarie e i vigili del fuoco per l’individuazione delle responsabilità. A condurre gli accertamenti è il pm Filippo Focardi, per chiarire se il disastro è stato provocato dal mancato innesco del freno o da un malfunzionamento del sistema di sicurezza. Si indaga per omicidio colposo. Dal canto suo Trenitalia in una nota dichiara: “Inspiegabilmente risulta che il Sistema di sicurezza, che avrebbe arrestato il movimento del treno, non risultava inserito durante l'operazione di trasferimento del convoglio”. L’azienda ferroviaria, che ha avviato un’indagine per chiarire quanto accaduto, esprime un messaggio di cordoglio per la famiglia dell’uomo. Nel frattempo è stato disposto il sequestro del locomotore, ed il pm Focardi ha provveduto per acquisire i report di bordo, i dati della manutenzione e delle centraline sugli scambi . Inoltre sono iniziate le verifiche per capire se la manovra fatta dal Fabbri doveva essere svolta con l’ausilio di un suo collega. Per ora nessun indagato, disposta l’autopsia sul corpo della vittima. Ch.C. chiacciato da un autobus davanti gli occhi impotenti dei compagni di classe. La tragedia è avvenuta ieri mattina, intorno alla 7.30, a Reggio Emilia, su viale Piave, in corrispondenza di Porta Santa Croce. Ad investire il ragazzo, 14enne originario del Ghana, è stato un autobus snodato. Secondo le prime testimonianze il conducente non si sarebbe accorto di nulla e non avrebbe prestato le dovute attenzioni alla folla di ragazzi radunati intorno alla fermata. Sul posto sono intervenuti subito, un’ambulanza e un’auto S medica del 118 ma a nulla è servito il tempestivo intervento: le condizioni del ragazzo sono infatti apparse da subito gravissime. Trasportato d’urgenza al Pronto Soccorso il quattordicenne è deceduto due ore dopo l’Santa Maria Nuova. Inutili i tentativi di rianimazione. Gli agenti si sono già attivati aprendo un’indagine che possa chiarire l’esatta dinamica dell’incidente (nella foto de ‘Il resto del Carlino’ il luogo della tragedia). In base a quanto è stato ricostruito dagli inquirenti, il 14enne è rimasto impigliato con lo zaino alle porte dell’autobus, è caduto ed è stato travolto. Secondo le testimonianze il ragazzino, studente al primo anno dell’Istituto tecnico commerciale ScaruffiLevi, era salito alla fermata nel comune di Rubiera e doveva scendere alla fermata dove è avvenuto l’incidente. La fermata è molto trafficata al mattino e sembra che l’autista non si sia accorto di nulla, proseguendo la corsa. Le forze dell’ordine hanno dovuto rintracciare il mezzo, ora posto sotto sequestro nell’autorimessa di via del Chionso. Una tragedia che forse si poteva evitare: pare infatti che la pericolosità di quella fermata fosse stata già segnalata più volte in passato da parte dei sindacati degli autisti dei bus. Non solo: quello accaduto ieri mattina non è neppure il primo incidente avvenuto sulle linee del trasporto pubblico reggiano. Un altro caso si verificò a maggio del 2010 quando a perdere la vita fu un 15enne, finito sotto al mezzo a causa della calca alla fermata. Barbara Fruch 9 Martedì 14 gennaio 2014 Dall’Italia TENSIONE SULLA QUESTIONE DELLA TAV L’AQUILA – DOPO LE DIMISSIONI DEL SINDACO CIALENTE IL GESTO DEL DIRETTORE DI CONFCOMMERCIO Post-terremoto: minaccia di darsi fuoco In difesa dei piccoli commercianti locali Celso Cioni annuncia l'inizio dello sciopero della fame e della sete Poi interrompe la protesta dopo aver parlato con il prefetto i è barricato si è barricato nella sede di Bankitalia, all’Aquila, con due taniche di benzina, per denunciare le difficoltà dei piccoli commercianti che si sono visti distruggere tutto nel sisma del 2009. Una protesta eclatante quella messa in atto ieri mattina dal direttore di Confcommercio L’Aquila Celso Cioni, che, armato di benzina e accendino ha minacciato di darsi fuoco se il governo non avesse rivisto “le condizioni del sistema bancario, almeno nei paesi del cratere e della città che è ancora militarizzata”. Poi, però, i carabinieri l’hanno convinto a rinunciare alla protesta dopo una mediazione durata alcune ore. Verso mezzogiorno, Cioni, impegnato in una riunione con altri suoi colleghi del sindacato dei commercianti nella sede aquilana di Bankitalia, improvvisamente ha deciso chiudersi in un bagno. Poi ha annunciato l’inizio dello sciopero della fame e della sete e minacciato di darsi fuoco con la benzina e l’accendino che aveva con sé. “Molti commercianti – avvisa Cioni – sono esasperati e ricorrono a medici e psicologi o a psicofarmaci per sostenere questo stato di cose di cui non hanno colpe. Come sapete ci sono casi di suicidi. Per questo inizio sciopero della fame e della sete e domando se qui possono applicarsi le stesse regole di luoghi dove non è successo nulla. Basta con questa situa- S zione che non meritiamo. Voglio ottenere qualche iniziativa concreta per uscire da questa situazione. Sono consapevole che rischio l’arresto, ma per un motivo giusto non ho timori. Questa è una giusta causa per migliaia di persone”. “Lo faccio – spiega ancora il direttore di Bankitalia – per lanciare il grido di dolore dei piccoli commercianti di questa martoriata città, costretti dal terremoto a lasciare i propri negozi senza ottenere alcun sostegno e, facendo debiti, si sono ricollocati alla meglio e sono disperati e con le banche che li tengono quotidianamente sotto pressione. Il governo deve rivedere le condizioni del sistema bancario almeno nei paesi del cratere e della città, che è ancora militarizzata. Qui non possono essere applicate le stesse regole di luoghi dove non è successo nulla. Siamo stati costretti a respingere finanziamenti di 10mila euro per piccoli imprenditori. L’Aquila in queste condizioni non può ripartire, la ricostruzione non decollerà mai. Pretendiamo di poter esercitare il diritto al lavoro come prevede la Costituzione”. Il direttore di Confcommercio ha poi chiesto di incontrare il prefetto, Francesco Alecci, che si è recato sul posto dopo avergli parlato al telefono. Alle 14.30 circa Cioni ha aperto la porta del bagno, lasciandosi convincere dalle parole del collonello Savino Guarino, comandante provinciale dei carabinieri, e del sostituto procuratore Stefano Gallo. Un minuto dopo il colloquio con il prefetto. Barbara Fruch Tre molotov sull’uscio di casa di Esposito Nella cassetta delle lettere del senatore del Pd, un biglietto: “Tocca a te ritirarti o fare bum bum” n’amara sorpresa per il Senatore Stefano Esposito, esponente del PD, che ha trovato sul pianerottolo di casa tre molotov accompagnate da un biglietto, per niente affettuoso. Sul posto è arrivata la Digos che ha avviato le indagini. Si legge nel messaggio intimidatorio trovato nella buca delle lettere: “Caselli è andato in pensione, Bersani è in rianimazione, i tuoi amichetti sono quindi fuori gioco. Chiamparino non tornerà. Ora tocca a te ritirarti o fare bum bum, la scelta è solo tua. Torna in prefettura la scorta non ti può proteggere più”. Nel post scriptum, l’autore del messaggio anonimo, scrive : "Tu e il tuo amichetto eravate proprio belli seduti alla panchina ai giardinetti, vi vogliamo vedere così”, facendo riferimento ad un precedente incontro avutosi tra il giornalista Massimo Numa ed il Senatore Esposito, nei giardinetti sotto casa di quest’ultimo. Tale gesto è stato indirizzato a uno dei più ferventi sostenitori della linea ad Alta velocità Torino-Lione, ed è stato proprio lo stesso vicepresidente della commissione Trasporti del Senato a trovare le tre bot- U tiglie incendiarie. Il Sindaco di Sant’Antonio di Susa, Antonio Ferrentino a sostegno di Esposito al cui fianco è sempre presente nelle battaglie pro Tav, dichiara: “Non abbassiamo la guardia e non minimizziamo di fronte ad episodi cosi gravi”. Ma quanto accaduto non ‘è un gesto isolato. Una bomba carta è stata fatta esplodere il 16 dicembre davanti alla sede del Partito Democratico, a Settimo Torinese. Mentre lo scorso 5 gennaio un’altra bottiglia incendiaria è stata trovata davanti al circolo del Pd di Rivalta. Pe il gesto intimidatorio contro il Senatore non sembra ci sia alcuna rivendicazione. Gli inquirenti hanno sequestrato i filmati delle telecamere della zona. Le tre bottiglie incendiarie erano davanti l’uscio di casa del Senatore, esponente del Pd dentro un sacchetto di spazzatura. Chantal Capasso 10 Martedì 14 gennaio 2014 LECCE – LO SCAMBIO DI CULLA AL SANTA CATERINA NOVELLA DI GALATINA VENEZIA – ALBERGATORI CONTRO AMMINISTRATORI La tassa di soggiorno ‘mangiata’ dal Comune L’incasso, invece di essere destinato ai servizi turistici, viene utilizzato anche per pagare i dipendenti nserita per migliorare i servizi turistici, la tanto dibattuta tassa di soggiorno, viene in realtà utilizzata per le spese correnti comunali. Una notizia che ha fatto infuriare gli albergatori, i quali , in seguito all’aumento del prezzo, hanno visto calare considerevolmente le loro entrate. Il tutto è iniziato con la pubblicazione su il quotidiano locale ‘Il Gazzettino’ della destinazione di quei fondi raccolti dal Comune con la tassa di soggiorno. Un ‘tesoro’ stimato, come riporta lo stesso giornale, sui 24 milioni per il 2013, che dovrebbe essere destinato a “migliorare la qualità dell'offerta turistica (servizi, musei, eventi...) e a finanziare interventi di manutenzione, fruizione e recupero dei beni culturali e architettonici”. Ma che in parte invece è stato destinato ad altro, come i 270mila euro dati al personale del servizio Cerimoniale del Comune. “Dall’elenco mancano solo le caramelle per la giunta e abbiamo chiuso il cerchio o – attacca Claudio Scarpa, direttore dell'Ava (Associazione veneziana albergatori) – Non siamo mai stati coinvolti dal- I l'amministrazione né abbiamo mai conosciuto l'impiego dei soldi provenienti dalla tassa. Su alcune voci di spesa ci troviamo d'accordo, su altre no, come il costo del personale del servizio cerimoniale. Altre destinazioni ci sembrano davvero tirate per i capelli e poco hanno a che vedere con gli obiettivi iniziali dell'imposta e quelli riportati nella brochure che distribuiamo ai turisti”. E l’intenzione della categoria ora è proprio quella di informare i turisti. “Daremo a tutti i nostri associati delle fotocopie della pagina del Gazzettino di sabato con la tabella – aggiunge Scarpa – perché a loro volta le distribuiscano ai clienti che soggiornano a Venezia. Riteniamo opportuno che i visitatori siano informati su come vengono spesi i loro soldi, e a chi chiederà maggiori informazioni a riguardo daremo i recapiti mail dell’assessorato al Turismo”. Insomma, ogni tassa sembra buona per far cassa nei ‘poveri’ comuni. Chissà cosa ci si inventerà il prossimo anno, quando a peggiorare la situazione ci penserà il fiscal compact. Carlotta Bravo Dall’Italia Partorisce una bimba e porta a casa un maschietto: denunciata la Asl La coppia di Monteroni, che è riuscita a riprendere con sé la propria figlia, chiede ora all’ospedale un risarcimento danni di 50mila euro artorire una bambina e tornare a casa con un maschietto. Uno scambio di neonati, l’incubo di tutte le madri, si è materializzato lo scorso 10 dicembre all’Ospedale Santa Caterina Novella di Galatina, in provincia di Lecce, dove una donna ha dato alla luce una bimba, ma, una volta a casa dopo il ricovero, nel cambiare per la prima volta il pannolino si è accorta si avere davanti un maschietto. Momenti di vero e proprio panico per la famiglia di Monteroni, che dopo la sorpresa per fortuna è velocemente riuscita a riprendere con sé la propria figlia, ancora in ospedale, e ridare ai legittimi genitori il piccolo maschietto. Tutto risolto? Di certo no. Se non vi fosse stata una differenza così evidente tra i due bambini, probabilmente la storia non sarebbe finita così bene. Se infatti i neonati si assomigliano, viene apposto al polso di ogni bebè un braccialetto identificativo. In questo caso, chissà perché, questo sistema non ha però funzionato. Secondo la ricostruzione, riportata su alcuni quotidiani locali, lo scambio sarebbe avvenuto nel nido. Il bambino dato per errore alla coppia di Monteroni aveva indosso P difatti gli abiti da femminuccia destinati alla loro piccola. Una vicenda sicuramente da brividi che non mancherà di avere ripercussioni. Ora la coppia ha chiesto 50.000 euro di danni al nosocomio, sostenendo che l’evento ha avuto un carattere traumatico per cui lei ha perso il latte. Intanto il direttore generale dell’Asl di Lecce, Valdo Mellone, si difende. “È stata subito aperta un'indagine interna – ha spiegato a TMNews – stiamo lavorando per capire dove non ha funzionato il sistema di controllo, che è procedurizzato secondo varie fasi (dal braccialetto doppio all’identificazione a voce alta) proprio per garantire la sicurezza: non siamo ancora riusciti a trovare il difetto di funzionamento, ma probabilmente è stato favorito da un evento casuale. Non ci sono stati scambi di braccialetto – precisa Melloni – probabilmente c’entra anche una certa distrazione della madre: prima di tornare a casa, lo stesso giorno delle dimissioni la donna ha di sicuro allattato in ospedale due volte il neonato sbagliato e non si è accorta di niente. Poi lo ha riallattato anche a casa. Noi dobbiamo comunque individuare il difetto di procedura, ma ci tengo a sottolineare che il punto nascita di Galatina ha superato indenne la procedura regionale di valutazione sui punti nascita. Non ci sono mai stati precedenti del genere e spero non ci siano ripetizioni”. Ci mancherebbe, verrebbe da dire. Barbara Fruch D O P O L’ A P P R O V A Z I O N E D E L L E A G E V O L A Z I O N I A L L E C O P P I E D I F A T T O Crocetta dà del ‘razzista’ a Musumeci. Ma cerca solo pubblicità La scelta siciliana sui mutui a tutti e senza regole di priorità sociale è l’ennesimo esempio di anti-politica da show asciate a casa la retorica dei diritti civili, perché in Sicilia non si è manifestata nel voto del suo Parlamento (il più antico d’Europa) un’ansia a lungo repressa di modernità (che, poi, proprio sulla concezione di ciò che è “modernità” dovremmo intenderci, ma è altra storia…); non c’è il superamento del mito della sicula mascolinità, intesa come distrazione verso le belle forme, raccontato in pellicole antiche e recenti; non c’è neppure il guizzo di una rivoluzione dei comportamenti praticata nell’era del governatore più “cool” d’Italia. Se la Sicilia, prima e forse unica regione italiana, ha deciso di inserire nella sua legge finanziaria e di bilancio una misura che consente agevolazioni per l’accesso al mutuo per le coppie di fatto, gay compresi, senza nessuna priorità per chi ha famiglia e figli (come rivendicato dall’opposizione di centrodestra), la ragione è ben altra. Ed è quella dei tempi in cui l’antipolitica ha preso così tanto il sopravvento, da aver portato al governo delle comunità locali personaggi in cerca d’autore, palesemente incapaci di affrontare nodi strutturali – dai finanziamenti europei, alle politiche per il lavoro; dal crescere delle povertà, alla crisi dei comparti produttivi; dalla promozione delle bellezze del territorio, alla salvaguardia delle aziende in progressiva chiusura – ma bravi, anzi bravissimi, a fare comunicazione, a stare sui giornali, a cercare il conforto della bella stampa, pronta a sposare il personaggio del momento. La battaglia d’Aula sulla finanziaria regionale ha visto contrapporsi in questa ultima settimana il presidente Crocetta e il leader dell’opposizione Musumeci in un crescendo continuo di stoccate reciproche. Una finanziaria debole e L con regalie (come quella ai petrolieri), doveva nelle intenzioni del governatore (il meno amato d’Italia, secondo un recente sondaggio) essere bilanciata da qualche norma spot. E, quindi, quale migliore spot che quello andato in scena la sera di venerdì, con Crocetta in piena crociata e l’opposizione accusata di esser un “tribunale dell’inquisizione”? A dispetto delle dichiarazioni del governatore siciliano (per il quale la definizione «demoniaco» scandita da Musumeci nel corso del dibattito sulla estensione alle unioni di fatto delle misure per la famiglia, sarebbe chiara manifestazione di «razzismo»), la scelta siciliana sui mutui a tutti e senza regole di priorità sociale è di quelle che faranno discutere (e quindi centreranno l’unico obiettivo richiesto, al quale – involontariamente – pure noi ci stiamo prestando): ma, sia chiaro a tutti, non per le implicazioni discriminatorie che non appartengono al parlamentare di centrodestra (che, nominato sottosegretario nel governo Berlusconi, complice una polemica scatenata da Klaus Davi - primo “consigliori” di Crocetta - disse, assieme a Storace, senza mezzi termini: «chi insulta un gay è un cretino» e che, ancora ieri, ribatteva dalla sua pagina di facebook: «l’omofobia non appartiene alla cultura della destra»), quanto piuttosto perché segnala la distinzione sempre più netta tra la politica degli annunci, quindi antipolitica, e quella degli interventi coraggiosi, cioè la Politica di cui si avverte, dopo la sbornia della protesta, disperato bisogno. Ecco perché i distinguo tra Crocetta e Musumeci non sono legati a una posizione differente di sociologia dei rapporti interpersonali; non c’è da un lato chi ritiene che le coppie con figli debbano essere oggetto di primarie attenzioni e dall’altro chi, come il governatore, sbandiera l’idea che la famiglia non debba essere più quella tradizionale; e non c’è neppure la differenza tra conservatori e riformisti, tra credenti e laici. La vera differenza è tra buongoverno e governo degli spot (quel governo che ha fatto meritare al suo protagonista il “nickname” Pappagone, nel copyright di Pietrangelo Buttafuoco). Badate: è capitato anche al governo nazionale, in crisi di risposte convincenti e spinto nel baratro da Matteo Renzi, di ripiegare verso polemiche distrattive, dal matrimonio gay alla legalizzazione delle droghe. Ed è questa la scelta compiuta da Crocetta, il quale - nella crisi di rapporti interni a una maggioranza raccogliticcia, divenuta tale per resipiscenza operosa di deputati eletti in altre coalizioni (l'avesse fatto Silvio...), ed incapace di individuare una strategia di crescita per una regione sempre piú povera e in ginocchio - ha trovato, tra gli altri, l’articolo (di legge) giusto per ottenere l’articolo (di giornale) con il titolo ben evidente, così da celare ciò che c’è dietro il cerone dei diritti civili ora apparentemente conquistati, pettinando dal suo verso il peloso conformismo del pensiero unico tanto caro alla sinistra della comunicazione, quindi pronto per esser presentato a Giletti o Fazio, con passaggi veloci da Annunziata e Gruber. Certo, poi in questa storia c’è il mito di un presidente che delle sue scelte sessuali sbandierate ha voluto fare un programma, ed è per questo che i “48 voti” (segreti) raggiunti per questa norma – sbandierati come conquista perché numericamente mai ottenuti prima, neppure per il voto sulla sfiducia – non sono certo il segnale della consapevolezza tra i parlamentari della necessità di mostrarsi antesignani nel normare i rapporti civili. Non c’è, insomma, un’Assemblea regionale che si fa legislatore anticipatore, apripista del superamento delle discriminazioni (che, peraltro, nulla c’entrano non trattandosi di una norma, prevista anche nel programma di centrodestra, per il riconoscimento di unioni civili, che non vuol dire matrimonio). C’è, molto più tristemente, un Parlamento siciliano che, secondo le vecchie abitudini, manda segnali al principe. E se il principe richiede lo spot sui temi a lui cari, i ‘disponibili’ si manifestano nel segreto, perché ispirati dai vecchi riti di una politica impantanata da liturgie insopprimibili (altro che rivoluzione...). E così l’unica unione di fatto che si consuma nella “navata pagana” (copyright di Tano La Terza) di Palazzo dei Normanni è sempre quella ricorrente: è l’unione tra chi esercita il potere e chi vuole essere ammesso a sentirne almeno il profumo. O, meglio, l’olezzo. R.P. 11 Martedì 14 gennaio 2014 Teatro IL DRAMMA DI IBSEN IN TOUR NELLE PRINCIPALI CITTÀ ITALIANE PROTESTA CONTRO IL TAGLIO DEI FONDI Hedda Gabler: l’eroina tormentata da egoismo e fragilità Manuela Mandracchia interpreta una delle figure femminili più complesse del teatro moderno di Cristina Di Giorgi articolarmente attento all’universo femminile nelle sue varie sfaccettature e colorazioni, Henrik Ibsen in Hedda Gabler (1890) racconta la storia di una donna gelida e altera, forte e consapevole del potere che le deriva dal suo fascino ma nello stesso tempo fragile, tormentata e ossessionata dal successo e dalle sue manifestazioni, in termini materiali e soprattutto di potere. La giovane, figlia di un generale che, prima di morire, le aveva garantito un’esistenza altolocata, rimasta orfana sposa per interesse Jorgen Tesman, un giovane intellettuale di grandi ambizioni che, in attesa dell’agognato successo (la promozione ad una cattedra universitaria), si fa aiutare economicamente dalle zie per garantire alla giovane moglie i lussi ai quali è abituata. La donna però è comunque insofferente alla sua nuova vita, annoiata, insoddisfatta e tormentata anche dalla scoperta di una per nulla desiderata gravidanza. La confusione – di Hedda e dei vari personaggi che le ruotano attorno – aumenta quando ricompare Lovborg, un antico amore della giovane, scrittore tutto genio e sregolatezza ora amato e ispirato da Thea, semplice e ingenua. Soprattutto rispetto alle astuzie di Hedda, che le si finge amica P Munch e Van Gogh si raccontano a teatro L’urlo del girasole E’ andata in scena a Milano la prima nazionale di un’opera molto particolare ell’ambito delle iniziative promosse per celebrare i 150 anni dalla nascita di Edward Munch, il Teatro Verdi di Milano ha ospitato la prima nazionale di “The painter. L’urlo del girasole”. In essa si immagina un mai avvenuto incontro tra due grandi pittori: Van Gogh e appunto Munch. L’idea, molto originale anche quanto alla scenografia, è quella di un’ipotetica trasmissione televisiva, durante la quale i due giganti dell’arte figurativa si scambiano reciprocamente esperienze e commenti sulla vita e sulla loro idea dell’arte. I protagonisti sono rappresentati da pupazzi a grandezza naturale animati da attrici, che poi si esibiscono anche duettando con loro. I dialoghi, compresi in un atto unico, mettono gli spettatori di fronte all’idea, anche visiva, che il genio di un artista non significa imbellettare la realtà, ma rispondere all’esigenza di svelarla nella sua vera natura. Ricevendo in premio l’immortalità, unica in grado di trasmettere l’arte e il suo messaggio attraverso i secoli. C.D.G. N per carpirne le confidenze e rivaleggiare con lei e, per pura competizione, riconquistare le attenzioni di Lovborg. Il quale annuncia di aver scritto un capolavoro che gli garantirà fama e successo. E forse anche la cattedra a cui aspira il marito di Hedda. Ricaduto, in parte anche a causa della vicinanza della giovane Gabler, nel vortice del vizio e dell’ubriachezza, Lovborg perde il manoscritto, ritrovato poi da Tesman. Hedda lo convince a tenerlo nascosto e, spinta dall’invidia per il modo in cui il suo antico amore e la giovane Thea parlano del frutto delle loro fatiche, lo brucia. Nel successivo incontro con Lovborg, Hedda esercita tutto il suo fascino e la sua vo- lontà di controllo del destino altrui, arrivando ad indurre l’uomo ad uccidersi con una delle pistole del padre. Scoperta e ricattata dall’interessato giudice Brack ed esclusa dall’entusiasmo del marito e di Thea, tutti presi dal tentativo di ricostruzione del capolavoro perduto, Hedda si suicida davanti al ritratto del genitore, anche lei con un colpo di pistola. “Odio, gelosia e amore – scrive Laura Santini su Genova Mentelocale – si mescolano in una storia che Hedda tesse cercando di controllare e dominare ma che, sfuggendole da tutte le parti, le ricorda una volta di più la sua impotenza”. Che la protagonista cerca di sconfiggere controllando il destino di un uomo, unica via in grado di appagare il desiderio di vita che la tormenta. Messo in scena dalla Compagnia Enfi Teatro dello Stabile del Friuli Venezia Giulia e in questi mesi in tour nei principali teatri d’Italia, il dramma di Ibsen ha trovato in Manuela Mandracchia un’eccellente interprete, in grado di dare all’intramontabile classico di Ibsen uno spessore moderno ed intenso, con particolare accento sul fascino idealista e nichillista dell’eroina di Ibsen. Accanto a lei, un cast di bravi attori - ottimamente diretti da Antonio Calenda - che colorano i loro ruoli con particolare capacità espressiva. . Parigi: in auto contro l’Eliseo Il direttore della Comédie italienne è attualmente agli arresti este amare per il Attilio Maggiulli, fondatore e direttore della Comédie italienne, storico teatro parigino (fondato nella metà degli anni ’70) del quartiere Montparnasse e noto centro culturale specializzato nella promozione e diffusione della tradizione tricolore. Sulle assi del suo palcoscenico sono infatti andati in scena, nel corso degli anni, numerosi importanti lavori di autori italiani classici e contemporanei, recitati in lingua francese. Il sessantasettenne regista e attore – riferisce Le Monde – è stato fermato dalla polizia in conseguenza dell’ultima clamorosa azione di protesta contro il taglio dei fondi destinati alle istituzioni culturali. Dopo aver dato fuoco ad un arlecchino e aver lanciato volantini per la strada, Maggiulli si è schiantato con la sua auto contro il cancello principale dell’Eliseo, affacciato sul viale degli Champs Elysees, tentando di sfondarlo. Rimasto leggermente ferito nell’impatto, il direttore è stato medicato in ospedale e poi tratto in stato di arresto. Nessun commento da parte del presidente Hollande, che, come riferito dai suoi collaboratori, stava lavorando nel suo ufficio al momento della disperata protesta in difesa di una struttura già da tempo in serie difficoltà economiche. In suo sostegno era stata promossa anche una petizione, sottoscritta da artisti ed intellettuali italiani e francesi, rimasta però senza riscontri. C.D.G. F AMBIGUITÀ E COLPI DI SCENA NELLA PIECE DI JODI GALCERAN “Parole incatenate” Il thriller è interpretato da Claudia Pandolfi e Francesco Montanari giovani attori Claudia Pandolfi e Francesco Montanari (noto al grande pubblico per aver interpretato il libanese nella serie “Romanzo Criminale”), diretti da Luciano Melchionna, danno vita, a teatro, ad un thriller di Jordi Galceran, autore spagnolo contemporaneo tra i più rappresentati, la cui opera è stata tradotta e riadattata in italiano da Pino Tierno. Parole incatenate - questo il titolo della piece, recentemente rappresentata al Quirino di Roma e prossimamente in scena in altri teatri italiani – è un inquietante giallo che, puntando sul lato oscuro e ambiguo della personalità non solo dei protagonisti, tiene gli spettatori incuriositi fino alla fine. Due ore di dialoghi tra i due ottimi attori che, in un atto unico, si scambiano a ritmo serrato il ruolo di vittima e colpevole in un gioco che non lascia scampo. La storia è ambientata in un cinema abbandonato, tra poltrone polverose e sedie divelte. Una giovane donna, legata mani e piedi, è costretta a guardare il filmato di un uomo che, dal vecchio schermo strappato, confessa di aver commesso un omicidio. Quando si accendono le luci, I quell’uomo è accanto a lei e la costringe ad un serrato gioco di sillabe e parole da incatenare tra loro che, tra continui colpi di scena, rivelerà fatti e premesse che cambiano continuamente prospettiva. Verità e finzione, botta e risposta senza esclusione di colpi, desideri perversi e bugie, sogni e incubi che i due personaggi, che inizialmente sembrano sconosciuti ma che si scoprirà invece essere più che intimamente legati, si scambiano a ritmo serrato. In un sogno/incubo che, come precisa il regista, è “un po’ come l’amore, che può spegnersi lentamente, inaridire, fino a rivelarsi una trappola mortale per chi si abbandona alle dinamiche malate del carnefice/vittima”. Una storia ambigua e complessa insomma, “un duello incalzante e serrato tra un uomo e una donna che giocano come il gatto con il topo. La trama – scrive Piergiorgio Mori su Teatroteatro.it – si dipana come una matrioska svelando via via verità sempre più complesse sul rapporto tra i due, con rivelazioni sempre più sconvolgenti. Proprio in questo andirivieni di verità che si affermano e si negano sta la forza di questo spettacolo”. Che, in un passaggio continuo dal drammatico al grottesco, intriga e avvince, grazie anche alla ottima interpretazione della Pandolfi e di Montanari. Decisamente interessante insomma, anche se forse il finale è un po’ eccessivo nella volontà di stupire ad ogni costo. C.D.G. 12 Martedì 14 gennaio 2014 Sport LA VIRTUS ESPUGNA IL PALAWHIRPOOL 78-86 In Coppa sarà Roma-Siena n terzo quarto da applausi vale la decima vittoria in campionato per l’Acea Virtus Roma, che espugna Varese 78-86 e conclude il girone andata in 5a posizione dietro Milano e Siena, che la precedono in classifica solamente in virtù della differenza canestri sfavorevole. Proprio lo scontro tra le due big del campionato ha riservato alla Virtus l’abbinamento con la Mens Sana nel primo turno delle Final Eight di Coppa Italia. L’avvio non è dei migliori: pronti-via e la Cimberio, trascinata da Clark, si porta sul 10-0. E’ Taylor a suonare la sveglia per Roma, che risponde ai lombardi con un parziale di 7-0 e si porta a tre lunghezze dai padroni di casa con una tripla di Baron. Un altro tiro dall’arco della guardia americana vale il -1, prima del gioco da quattro punti trasformato da Banks sulla sirena del primo quarto. Il sorpasso è solo rinviato: infatti all’inizio del secondo periodo l’Acea mette la testa avanti grazie alle triple di Baron e Hosley. Roma allunga ancora dall’arco con Taylor, ma Varese replica con Scekic. Roma risponde con Baron e Jones, ma Banks manda le squadre al riposo sul 41-39. Al ritorno dagli spogliatoi l’Acea trova l’affondo che vale la partita: pareggia con Mbakwe e sorpassa con Hosley, ma soprattutto concede alla Cimberio solo un canestro da tre punti, prima di allungare sul +18 con Hosley. Si fa trovare pronto anche il nuovo arrivato Szewczyk, U che sostituisce l’opaco Mbakwe nel terzo quarto mettendo a referto 6 punti e un assist in 10 minuti. Nel finale Varese tenta la rimonta: Roma si fa prendere dalla fretta in attacco e i lombardi piazzano un parziale di 12-0, portandosi sul -7. L’Acea respinge l’assalto con Hosley e trova il +10 con Taylor, Polonara e Sakota riducono fino al -5 regalando qualche brivido, ma la Virtus è ormai troppo lontana per essere ripresa. «I miei giocatori sono stati straordinari, hanno prodotto partita importante - ha commentato il coach della Virtus Luca Dalmonte - . Volevamo togliere il tiro da 3 a Varese, consapevoli che tirando con il 45% avrebbero vinto e tenerli sotto il 40% avrebbe fatto la differenza. I ragazzi hanno prodotto un terzo quarto di presenza e qualità, che ha deciso la partita. Devo dire che sono stati sempre dentro la gara. Molte volte nell’arco dell’incontro siamo andati dove volevamo andare a livello offensivo e abbiamo prodotto tanto. Eravamo tutti allineati, tutti sulla stessa pagina. Quando si e' cosi si può anche sbagliare, ma la solidità prodotta deve essere un nostro marchio. Per questo faccio i complimenti ai miei ragazzi: sono sempre stati all’interno del piano partita e lo hanno fatto tutti insieme giocando da squadra. Sono soddisfatto dell’esordio di Szymon, è indietro rispetto agli altri ma ci ha dato e ci potrà dare sprazzi importanti già nell’immediato». Fabrizio Cicciarelli La squadra affidata momentaneamente a Tassotti. Da giovedì toccherà all’olandese Milan, via Allegri: ecco Seedorf L’ex numero 10 dei rossoneri sarà affiancato da Stam, Crespo e forse Kluivert. Silvio Berlusconi lo aveva scelto già l’estate scorsa di Federico Colosimo assimiliano Allegri non è più l’allenatore del Milan. Il tecnico livornese, dopo il clamoroso k.o. di Reggio Emilia contro il Sassuolo, è stato esonerato. Stesso destino per il suo staff. Con aria commossa, ieri pomeriggio, l’ex allenatore del Cagliari ha lasciato, per l’ultima volta, il centro sportivo di Milanello. Quello che per 3 anni e mezzo è stato il suo quartier generale e che d’ora in poi rappresenterà solo un vecchio ricordo. La squadra è stata affidata per il momento al secondo allenatore di sempre, Mauro Tassotti. Sarà proprio l’indimenticabile bandiera dei rossoneri a guidare il Diavolo nel match di Coppa Italia contro lo Spezia in programma domani sera. Quella, potrebbe essere la prima e ultima partita da coach di quel “vecchio” calciatore che con Maldini, Baresi e Costacurta negli anni ’90 formava una delle difese più forti di tutta Europa. Dopodiché, toccherà a Clarence Seedorf prendere il timone di una barca alla deriva. Silvio Berlusconi, dopo aver sentito il parere di sua figlia Barbara e di Adriano Galliani, ha deciso. Sarà l’olandese, già da giovedì, ad accompagnare la rinascita dei rossoneri. Tassotti non farà parte dello staff e con tutta probabilità andrà a ricoprire un ruolo diverso all’interno della società. Al fianco dell’ormai ex centrocampista del Botafogo, Jaap Stam, Hernan Crespo e forse anche Patrick Kluivert. Collaboratori di tutto rispetto, giovani e preparati. Alla prima esperienza da “allenatori”, forse. Ma capitani e leader sul campo di gioco per oltre 20 anni. M Tocca a Seedorf, adesso. Perché così ha deciso Berlusconi. E non da ieri. Com’è stato per Arrigo Sacchi nel 1987 o per Fabio Capello nel 1991. E ancora: per Carlo Ancelotti nel 2001 e infine per Leonardo nel 2009. Intuizioni, prima, certezze che hanno significato trionfi, dopo. Infiniti, legati ad allenatori diventati tutti, o quasi, fenomeni del calcio mondiale. Dieci anni di Milan, dall’estate 2002 al giugno 2012. Questo, il biglietto da visita dell’olandese. Che a Milanello conosce tutto e tutti. E’ rispettato, da ogni singolo addetto ai lavori e riconosciuto come un leader. Se sarà un vincente o no, lo diranno i risultati. Certo è che la sua carriera di calciatore, fra Ajax, Sampdoria, Real Madrid, Inter e Milan, con 4 Champions vinte con 3 squadre diverse (l’unico al mondo a poter vantare questo primato) non lascia spazio al dubbio circa la sua vocazione per il successo. Filippo Inzaghi, per concludere, resterà alla guida della Primavera. Per la prima squadra, c’è tempo.