Istigazione al suicidio

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Istigazione al suicidio
Anno III - Numero 11 - Martedì 14 gennaio 2014
Direttore: Francesco Storace
Roma, via Giovanni Paisiello n. 40
Attualità
Intervista
Sport
Niente soldi a Pompei:
ministro contro Letta
Myrta Merlino,
ecco la tv che piace
Milan poco... Allegri
e arriva Seedorf
Moriconi a pag. 2
Ceccarelli a pag. 4
a pag. 12
L'INCONCLUDENZA NELL'AZIONE DI GOVERNO PENALIZZA MARINO (-7) E ZINGARETTI, SCESO AL PENULTIMO POSTO
di Francesco Storace
È
un flop inaspettato, probabilmente. Ma la giornata di ieri, per Zingaretti
e Marino, deve essere
stata davvero pessima.
E credo che si siano sentite sonore
lavate di capo tra regione Lazio e
Campidoglio per i sondaggi riguardanti i capi delle due amministrazioni: meno sette punti in
sette mesi per il sindaco di Roma;
addirittura penultima posizione
per il governatore. I dati sono dell'Ipr, non di Casapound.
Vanno male perché parlano d'altro
rispetto ai temi reali. Pensate Ignazio Marino, con il caos provocato
ai piedi del Colosseo e la balzana
idea della pedonalizzazione dei
Fori. E poi, diciamola tutta: l'inconcludenza del sindaco e' sbattuta
sui giornali dal partito democratico
ogni mattina. In città - la Capitale!
- non c'è traccia di governo.
Ma la sorpresa è quella che si avverte in regione, dove da parte di
tutti c'è un riconoscimento di serietà verso Zingaretti. Meglio ancora: se quando si parla di Marino
le dita della mano corrono immediatamente a ticchettare sulla tempia, con Zingaretti no. Perché, tutto
sommato, gli si dà atto di possedere
una cultura politica capace di ragionare sui problemi del territorio.
Ma - anche se i suoi si offendono
a parlarne, come se l'opposizione
dovesse sperticarsi in applausi
persino quando i sondaggi indicano pollice verso - la realtà è
quella che è, assolutamente insufficiente ad affrontare e risolvere i
problemi esistenti. E la tiritera dell'eredità non basta a catturare consenso, perché la gente si è stufata
FLOP ROSSO
Dati disastrosi per gli amministratori della Capitale e della regione Lazio
delle colpe altrui.
Il presidente della regione si illude
se pensa che bastino i plauditores
del listino, quelli che col sombrero
in aula magnificano ogni giorno
le sue gesta, per rendere soddisfatta la popolazione del Lazio.
Lui, politico a tutto tondo, ha scelto
la strada tecnica e ci sta andando
a sbattere.
CLASS ACTION CONTRO GLI ULTIMI GOVERNI
I numeri: la maggioranza - Zingaretti compreso - ha 29 consiglieri
contro i 22 delle opposizioni. Se
aggiungiamo i dieci assessori fanno 39 in tutto. Di questi, 20 non
hanno preso un voto. Ne' i dieci
assessori - tutti esterni al consiglio
- ne', ovviamente, i dieci del listino
bloccato.
E che ne sanno, costoro, se gli chie-
dono nel territorio dove stanno le
promesse case della salute? Che
cosa possono rispondere, essi, ai
pendolari del trasporto? Come spiegheranno l'inchiesta sui rifiuti che si
abbatte principalmente sul centrosinistra di prima, quello di Marrazzo,
non più idolatrato...?
Già, è meglio discettare di matrimoni
e adozione gay e di immigrati che
devono sempre arrivare prima degli
italiani. Sociale e lavoro non fanno
più per questa sinistra. La cambiale
si paga. E non vi lamentate se il territorio non trova risposte decenti.
Accade anche perché chi dovrebbe
andarci, nei territori, non sa nemmeno da che parte cominciare...
Zingaretti aveva promesso di cambiare tutto. Che aspetta?
UN NUOVO SCANDALO MINA LA SOLIDARIETÀ A STELLE E STRISCE, DOPO QUELLO SULL’11 SETTEMBRE
L’uragano Sandy porta via altre certezze americane
di Igor Traboni
opo quello dell’11 settembre, agli
americani crolla un altro mito del
loro castello di solidarietà: quello
dell’uragano Sandy.
Nei giorni scorsi, infatti, come si ricorderà,
oltre cento tra pompieri e poliziotti americani erano stati smascherati per un
raggiro post-11 settembre. Avevano cioè
detto di aver riportato traumi invalidanti
dopo le esplosioni alle Torri gemelle,
ma poi erano stati sorpresi ad andarsene
in giro più o meno beatamente.
Ora invece nei guai finisce nuovamente
il governatore del New Jersey, Chris
Christie: funzionari federali – come riporta la Cnn - stanno indagando sull’uso
che avrebbe fatto dei fondi erogati per
i soccorsi dopo il devastante uragano
Sandy, nel novembre 2012. Gli investigatori starebbero verificando se il governatore abbia usato tutti quei dollari
in modo improprio. L’attenzione degli
investigatori sarebbe concentrata su una
campagna pubblicitaria per rilanciare
D
Istigazione
al suicidio
Colosimo a pag. 3
il turismo nel New Yersey, spot in cui
compariva anche lo stesso governatore
e la sua famiglia.
Nel corso dell’indagine, le autorità federali per la revisione dei conti esamineranno l’uso che è stato fatto di 25 milioni di dollari erogati per i soccorsi del
dopo-Sandy, ha detto il rappresentante
democratico del New Jersey Frank Pallone, lo stesso che ha espresso forti
dubbi sul metodo usato per assegnare
un contratto pubblicitario.
Nella campagna per rilanciare il turismo
sulle coste del New Jersey, la società
che si è aggiudicata il contratto ha presentato un conto di due milioni di dollari
superiore alla più diretta concorrente,
facendo notare che la proposta da 4,7
milioni di dollari comprendeva nella
campagna anche il governatore e la
sua famiglia, al contrario della società
rivale. Come se la comparsata dell’uomo
politico avesse un suo peso specifico
anche in dollari.
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Martedì 14 gennaio 2014
Attualità
Il premier chiamato pesantemente in causa da Bray sui lavori di restauro per Pompei
Letta va a rilento. Parola di ministro
“Un mese per il decreto di nomina è eccessivo”. Ora sono a rischio i 75 milioni di fondi europei
di Emma Moriconi
l ministro fa le nomine il 9 dicembre,
ma Letta firma il decreto solo il 10 gennaio: “Alcune procedure di questo paese
vanno sicuramente accelerate - si sfoga
il ministro della Cultura Bray a ‘Si può
fare’ su Radio 24, facendo il punto sul rilancio
degli scavi archeologici di Napoli - non è normale
che tutti aspettiamo così tanto tempo per avere
una risposta. Forse si poteva fare prima”.
Un atto di accusa nei confronti del premier
Letta – ora ‘tirato’ da tutte le parti, soprattutto
da quelle renziane – che potrebbe avere anche
risvolti più marcatamente politici.
Ma torniamo allo specifico dell’atto di accusa: i
75 milioni dei euro dei fondi europei stanziati
per i lavori di restauro rischiano di evaporare. Il
ministro Bray assicura che non andranno perduti,
ma sarà costretto a fare più gare d’appalto contemporaneamente: ‘non rischiamo di perderli –
ha detto – perché noi cercheremo di lavorare in
parallelo, di accorpare alcune gare d’appalto,
restauro, manutenzione, infrastrutture’. Certo,
ora i tempi sono davvero stretti e bisognerà
correre. Il ministro ha ribadito di aver provveduto
in tempo alle nomine di Giovanni Nistri, direttore
del Grande progetto Pompei, e di Fabrizio Magano, vicedirettore, che compongono la squadra
che interverrà sul sito di Pompei per rilanciare
I
l’intera area. Squadra che deve essere ultimata:
‘è subito partito – ha detto Bray a Radio 24 –
l’interpello per la nomina del Sovrintendente di
Pompei che dovrà essere scelto dal direttore
generale e tra poco partiranno anche gli interpelli
per gli altri 20 esperti che dovranno affiancare
Nistri e Magano. Verranno raccolti i curricula
dei candidati e poi verrà fatta una selezione’. Insomma, non c’è pace per Pompei. In radio il
ministro ha anche parlato del centro commerciale
costruito a soli 500 metri dai resti della città:
durante gli scavi erano stati infatti rinvenuti im-
portanti reperti archeologici, che però non
hanno bloccato i lavori
del cantiere.
‘Ogni volta che il mio
ministero fa presente
che noi stiamo costruendo sopra il patrimonio millenario di
beni culturali di questo
Paese – ha detto Bray
con amarezza – noi veniamo tacciati come
quelli che vogliono impedire la modernità.
Forse dobbiamo riconciliarci e pensare che il
futuro di questo paese
è in quei beni storico-artistici’.
Del resto l’Italia, che non brilla in termini di industria né di impresa, è bravissima a perdere le
occasioni che la storia e la geografia le hanno
procurato naturalmente. E così un Paese che
nella sua storia ha le Repubbliche Marinare fa
crollare il mercato delle navi; che ha l’artigianato
più prezioso del mondo fa morire gli artigiani;
che ha i beni storici ed archeologici più belli del
pianeta li lascia preda del tempo. Intanto i fondi
europei stanno per scadere, ma Letta se la
prende comoda.
Lo ha detto l’ex capo di gabinetto del ministro
Shalabayeva: Alfano era
parzialmente al corrente
ex prefetto e capo di gabinetto del Ministero dell’Interno, Giuseppe Procaccini, è stato sentito dal
pm di Roma Eugenio Albamonte nel corso dell’audizione sul caso Shalabayeva, la donna rimpatriata in
Kazakistan assieme alla figlia Alua, di appena sei anni,
dopo un blitz delle forze dell’ordine a Roma nel maggio
scorso.
«Alfano sapeva della necessità per i kazaki di rintracciare
Ablyazov ma non sapeva che la vicenda avrebbe potuto
coinvolgere la moglie e la figlia», avrebbe detto Procaccini
al magistrato. Procaccini, in pensione dopo le dimissioni accettate da Alfano e decise proprio a seguito del caso
Shalabayeva - è stato convocato in procura come persona
informata sui fatti.
Per quanto riguarda l’inchiesta vera e propria, il pubblico
ministero prosegue gli accertamenti e le audizioni delle
persone al corrente del fatto. A conclusione di questa
fase dell’indagine è previsto anche l’interrogatorio della
Shalabayeva che, nell’inchiesta in questione, compare sia
come parte offesa sia come indagata per falso e ricettazione,
con particolare riferimento ai documenti che aveva quando
stava in Italia.
L’
IL GURU-SOCIO DEL COMICO ACCUSATO DI GESTIRE A SUO PIACIMENTO IL BLOG
I grillini si spaccano ancora, Casaleggio nel mirino
E la consultazione sul reato di clandestinità si rivela un mezzo flop
uove e forti tensioni in casa 5
stelle, con la ‘base’ che potrebbe
divorziare dal guru Casaleggio e
quindi aprire un solco insanabile anche
con l’altro guru del Movimento, ovvero
Beppe Grillo in persona. Pesanti critiche
sono infatti arrivate da alcuni parlamentari
pentastellati per la gestione da parte
del blog della vicenda sul reato di clandestinità. Sotto accusa il preavviso sul
referendum che sarebbe arrivato a votazione già aperta, ma anche i tempi
stretti per il voto e dunque una critica
complessiva alla famosa gestione della
democrazia diretta che pure tanto appassionava i grillini.
Dopo il post di Grillo, infatti,è arrivato
N
un post su Facebook del senatore
Francesco Campanella, una tra le voci
più critiche del Movimento, che parla
del blog usato come arma e invita a
togliere "la pistola a Casaleggio. Non
è così che va gestita la democrazia diretta. La vita delle persone non è un
videogioco né una battuta da condividere sui social media. Il blog gestito
così diventa un'arma nelle mani di
qualcuno che si è convinto di poter
gestire più di 150 parlamentari con
strategie di organizzazione di rete
aziendale. Togliamo quella pistola a
Casaleggio! Il M5S è un fenomeno
troppo serio per essere gestito in
questo modo!". Campanella lamenta
di aver rcevuto la mail sul referendum
a consultazione già iniziata. ''Il blog
indìce una consultazione il cui esito è
'vincolante'. Ma senza preavviso (la
consultazione inizia alle 10 ma il messaggio arriva 'a sorpresa' quando la
consultazione è già partita)''.
Con Campanella si schiera anche Lorenzo Battista, un altro senatore. "Penso
sia giunto il momento di dire basta a
questa gestione del blog/portale/sistema
operativo (chiamatelo come vi piace)",
scrive su FB sottolineando che ''non
si può avere una finestra temporale
così ristretta e tanto meno un preavviso
a apertura votazione in corso!".
Anche il senatore Luis Alberto Orellana
è d’accordo e infatti replica in Rete il
post di Campanella, mentre per il senatore Fabrizio Bocchino ''questi temi
non possono essere liquidati con votazioni frettolose. Mi spiace ma questa
non è democrazia diretta, secondo
me. La democrazia diretta non è decidere su un tema come il reato di clandestinità con un frettoloso click dal
telefonino”.
Per la cronaca, la consultazione on
line è stata comunque un mezzo flop:
poco più di 15mila persone hanno
votato e, di queste, circa 9mila si sono
espresse per l’abolizione del reato di
clandestinità.
Igor Traboni
PUNTO E A CAPO
Questo Papa così lontano dal “carrierismo”
di Biagio Cacciola
n altro colpo di maglio alla cosiddetta
‘dogana burocratica’ è stato assestato
dal Pontefice con la nomina dei nuovi
cardinali e col battesimo di un bambino nato
da una coppia sposata, ma solo civilmente.
Papa Francesco conosce molto bene i giochi
della Curia italiana e in questi giorni sta
scompaginando ulteriormente il carrierismo
che connota i vari ‘partiti’ della Conferenza
episcopale italiana. E’ in quest’ottica che il
vescovo Crociata , da segretario della CEI , e’
stato ‘retrocesso’ a vescovo di Latina. Inoltre,
il Papa ha nominato cardinale il vescovo di
Perugia Bassetti . Il capoluogo umbro non
aveva un cardinale dai tempi del papa re, e
Bergoglio in questo modo ha negato la
U
porpora a Torino e Venezia , citta’ che nel
passato avevano i loro vescovi anche cardinali.
Un duro colpo a chi, col bilancino, aveva lavorato per ‘piazzare’ vescovi amici . Per non
parlare dell’infornata di cardinali sudamericani
e africani che nel sacro collegio sono, ora,
maggioranza qualificata .Uno dei pochi italiani
a essere nominato e’ stato il quasi centenario
braccio destro di Giovanni ventitreesimo ,
monsignor Loris Capovilla, da sempre fuori
dai giochi di potere della curia italiana. Segnali
forti che spiazzano il ‘carrierismo’ ecclesiastiaco
e che piegano la barra della barca di Pietro
sempre più verso i fedeli. E’ in questa logica
che papa Francesco ha battezzato un bimbo
di una coppia non sposata in Chiesa . Al di la’
della possibilita’ che la Chiesa prevede, è il
gesto di erogare il piu’ importante sacramento
cristiano, in un giorno solenne, direttamente
dal Papa, all’interno della cappella Sistina
che fa clamore.
Per riaffermare che la Misericordia di Dio
opera anche nei confronti di chi, per molti
preti burocrati, è ai margini della Chiesa. La
rivoluzione che il Papa venuto da lontano sta
portando avanti è tesa, infatti, ad abbattere
gli steccati che sono stati eretti da una chiesa
in difesa, ripiegata su se stessa e autoreferenziale . Una Chiesa che, se privata dell’afflato
missionario , rimane solo a contemplare la
propria struttura, la propria gerarchia con
tutti le deficienze che si sono manifestate, in
modo clamoroso, negli ultimi anni. Per questo
lo Spirito santo ha voluto un papa come
questo. Povero, misericordioso e fedele a
Cristo.
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Martedì 14 gennaio 2014
Attualità
Oltre 10mila italiani pronti a sporgere denuncia contro il governo. Scoppia la polemica
Crisi, class-action contro l’esecutivo
per “istigazione al suicidio”
Secondo alcuni avvocati, il Palazzo è colpevole di aver abbandonato molti cittadini al loro destino
di Federico Colosimo
DALLA LOMBARDIA AL LAZIO UN BOLLETTINO DI GUERRA
ltre 10mila firme in calce destinate probabilmente a raddoppiarsi entro pochi giorni.
Una vera e propria class-action
contro il governo per “istigazione al suicidio”.
In questi ultimi anni (sarà pure una casualità,
tant’è…), con il Governo Monti prima e
con quello Letta dopo, la lista dei suicidi
dovuti alla crisi è diventata sempre più
lunga. Migliaia di persone, esasperate,
adesso vogliono chiedere il conto all’esecutivo. L’iniziativa, a dir poco originale,
parte dalla creazione di una pagina evento
su facebook. Dai 200mila invitati, sono
circa 14mila le persone che già vi partecipano. Esausti, sfiniti, in ginocchio, migliaia
di italiani sono pronti a rivolgersi a “noti”
studi legali per presentare un “espostoquerela di massa”.
Imprenditori, disoccupati, cassaintegrati
e neolaureati, da ieri mattina hanno cominciato a presentarsi alle stazioni di Carabinieri e Polizia per depositare le denunce. Secondo quanto raccontato da Affariitaliani.it, sarebbero già 5 gli avvocati
che per ora hanno aderito all’iniziativa.
L’accusa verso le istituzioni è chiara: “istigazione al suicidio” in riferimento all’articolo 580 del codice penale, reato che
Senza lavoro né futuro
in tre si tolgono la vita
O
on ho più soldi, non
posso più onorare i
debiti e pagare le
bollette”. Così, lasciando questo
messaggio, un 52enne di Milano
si è ucciso nel suo negozio – un
colorificio - lasciando una lettera
in cui sosteneva di non essere
più in grado di affrontare i problemi economici.
L’uomo, Giovanni D., si è impiccato in uno stanzino di quella
attività commerciale che tanto
amava e che per tanto tempo
aveva sostenuto i suoi.. Il corpo
è stato trovato dal padre, preoccupato perché non aveva più
notizie del figlio, che era solito
recarsi la domenica in negozio
per aggiornare la contabilità. Il
padre ha poi raccontato che gli
affari del figlio negli ultimi tempi
erano calati del 40% e che i
clienti non potevano più onorare
“N
prevede la reclusione da 5 a 12 anni. Secondo i togati, che puntano il dito contro il
Palazzo, il governo sarebbe colpevole di
non aver fatto il possibile per i cittadini,
abbandonandoli dunque al tragico destino.
Per facilitare il compito a chiunque voglia
partecipare alla “rivolta”, gli avvocati hanno
già preparato un modulo (uguale per tutti)
per la denuncia. Bisognerà solo compilarlo
e presentarlo alle stazioni di Polizia.
L’azione legale, con tutta probabilità, dal
punto di vista giuridico non porterà ad al-
cuna conseguenza. I pm incaricati alle indagini difficilmente potranno attribuire la
“colpa” di un gesto così estremo e personale a due diversi governi, ma in ogni
caso migliaia di persone vogliono quantomeno provare a far valere le loro ragioni.
Sotto il profilo simbolico, l’iniziativa fa già
discutere. Travolti da difficoltà economiche
insormontabili che la crisi economica sta
creando, le famiglie italiane sono pronte a
tutto. Chiedere e promuovere azioni legali,
servirà a dare una scossa al governo?.
gli impegni presi. “Dicevano che
se pagavano i debiti non potevano
più comprare da mangiare”, ha
raccontato in lacrime il padre
del commerciante suicida.
Un uomo di 50 anni, sposato e
con due figli, ha invece deciso
di farla finita, impiccandosi ad
un albero, a Pescia Romana, vicino Montalto di Castro, nel
Lazio. Gli era scaduta da circa
un anno la copertura della cassa
integrazione e non riusciva a
trovare lavoro.
A Varese, invece, si è tolto la
vita , Gabriele, attivista dei 5
stelle, strozzandosi con un cavo
elettrico all’interno della sua utilitaria, perchè non riusciva più a
vedere un futuro. La notizia è rilanciata da Cosimo Petraroli,
amico del giovane, portavoce
M5S alla Camera e ripresa da
TeleRadioNews.
PRIMO INTERVENTO PUBBLICO, PROPRIO A DETROIT, DOPO LA FUSIONE CON CHRYSLER
Marchionne: l’auto soffrirà anche nel 2014
“Spero che la politica non ostacoli il nostro impegno industriale per l’Italia”
di Igor Traboni
n po’ di acqua sul fuoco dei facili e nuovi entusiasmi Sergio Marchionne l’ha buttata ieri, parlando dalla ‘sua’ Detroit, in una conferenza
stampa tenuta per l’apertura del salone dell’auto della
città americana, con accanto John Elkann: «Il 2014
non è il vero anno della ripresa”, ha detto infatti Marchionne parlando del mercato europeo e mostrandosi
invero più ottimista per quello americano.
Decine i giornalisti, soprattutto italiani, accorsi a
Detroit, primo appuntamento pubblico dopo l’acqui-
U
sizione da parte della Fiat del 100% del colosso con
sede ad Auburn Hills. La quotazione, la sede e la questione legale, ha annunciato a tal proposito Marchionne,
saranno discussi al consiglio di amministrazione di
Fiat, che affronterà il processo di fusione con Chrysler
il 29 gennaio. Quella della sede della nuova società,
comunque, «sarà una scelta non dettata dal regime
fiscale ma dall’accesso ai mercati e dalla loro fluidità».
Marchionne ha quindi precisato che l’Ipo è tecnicamente
possibile entro fine anno, e ribadisce il no all’aumento
di capitale.
Per quanto riguarda il nuovo nome del gruppo,
ancora non è dato sapere come si chiamerà, ma
di certo conterrà sia la parola ‘Fiat’ che quella
‘Chrysler’.
Ma dicevamo dell’incertezza che continua a predominare sul mercato europeo: “Il problema dell’economia è dovuto a molte ragioni tra cui la mancanza
di certezza sul futuro...ci vorrà molto tempo prima
che questo mercato recuperi, non credo che il 2014
sarà l’anno della ripresa, dobbiamo guardare oltre il
2014 per vedere un rilancio” ha detto Marchionne,
che ha poi parlato ovviamente anche della situazione
italiana: “Spero che il nostro impegno industriale
per il gruppo Fiat-Chrysler non venga ostacolato
dalla politica. Il nostro impegno è posizionare i
marchi italiani nel mondo e siamo convinti che possiamo fare del bene al Paese».
“Il vertice della nuova società – ha aggiunto dal canto
suo Elkann - sarà composto da Marchionne e il sottoscritto, quindi non cambiano Presidente e Ad. Il
piano di maggio va avanti per tre anni e non c’è
dubbio che sarà portato avanti da Marchionne . Il
futuro, invece, è aperto. Abbiamo molte persone
capaci in Fiat-Chrysler, le identificheremo ma non
prima della fine del piano».
SARÀ LUI A TRAGHETTARE LA COMPAGNIA DI BANDIERA VERSO LE NOZZE CON ETIHAD
Colaninno resta al vertice di Alitalia
L’
assemblea degli azionisti di Alitalia, tenutasi ieri dopo il
nuovo assetto societario successivo al recente aumento
di capitale, ha varato il nuovo consiglio di amministrazione,
con la conferma alla presidenza di Roberto Colaninno. Il nuovo
cda ha poi proceduto ad un’altra conferma, ovvero quella di
Gabriele Del Torchio nel ruolo di amministratore delegato dell’aviolinea. Il consiglio è composto di 11 membri: Roberto
Colaninno, Gabriele Del Torchio, Fabio Cane’, Davide Maccagnani,
Amedeo Nodari, Ranieri de Marchis, Pierre Francois Riolacci,
Paolo Luca Stanzani Ghedini, Mario Volpi e Alessandro Zurzolo e
Antonino Turicchi.
Colaninno resterà al timone della compagnia di bandiera italiana
con una sorta di ruolo di traghettatore, con il compito quindi di
condurre Alitalia alle nozze con Etihad. Il gruppo ieri ha comunque
specificato di non voler prendere decisioni affrettate. «La cosa
importante - ha spiegato il numero uno James Hogan - in qualsiasi
transazione è di fare una due diligence ed essere sicuri, se si
vuole investire, che ci sia un piano chiaro per tornare alla redditività.
Non prenderemo decisioni affrettate».
Secondo Hogan, inoltre, «non ci sono piani relativi a un annuncio
alla fine di gennaio» e non c’è un interesse di Etihad per l’aeroporto
di Fiumicino. Dopo aver acquisito una quota del 29% in Air Berlin,
seconda compagnia aerea tedesca dietro a Lufthansa, nel 2011,
Etihad ha ampliato il suo raggio di investimento in tutto il mondo,
con quote in Air Serbia, Aer Lingus, Darwin Airlines, Virgin
Australia, Jet Airways ed Air Seychelles, e Hogan ha confermato
che questa strategie continuerà anche per il futuro: «Una compagnia
aerea da sola non riesce ad avere capacità a livello globale»..
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Martedì 14 gennaio 2014
Attualità
IL GIORNALE D’ITALIA HA INCONTRATO MYRTHA MERLINO, CONDUTTRICE DELLA TRASMISSIONE DI LA7 CAMPIONE D’ASCOLTI CON +117% DI SHARE
“L’aria che tira” è da record
“Il segreto del successo? Grandi temi, ospiti di riguardo, approfondimenti e servizi: tutto spiegato con linguaggio chiaro”
di Francesca Ceccarelli
A distanza di un anno torna
una nuova edizione di “L’aria
che tira”: il risultato è da record con un incremento di
ascolti del 117% rispetto all’anno precedente. Qual è la
ricetta di tale successo?
La chiave del successo per noi è
una sola: fare un talk show da prima serata tutte le mattine, che
vuol dire grandi temi, grandi ospiti,
approfondimenti, schede grafiche
e servizi. Tutto come il prime time,
ma con un linguaggio chiaro, senza politichese e con la voglia di
spiegare alle persone comuni
quello che succede nei palazzi
della politica e dell'economia.
Così, ad esempio, anche quando
parliamo di legge elettorale, chiariamo subito che non siamo tanto
interessati ai tecnicismi, ma a capire se la riforma farà cadere
Letta portandoci dritti dritti verso
nuove elezioni e se, in caso, andremo a votare con un sistema in
grado di assicurare all'Italia un
Governo forte e stabile che abbia
la capacità e la forza di riformare
il Paese nell'interesse di tutti noi.
In una tv sempre più differenziata come si fidelizza lo
spettatore? A quale target mirate?
Lo spettatore si fidelizza facendogli
trovare quello che cerca, giorno
dopo giorno. Solo così si riesce a
non fargli cambiare canale: l'offerta
ormai è troppo varia per pensare
di sfruttare rendite di posizione.
Nel nostro caso, poi, occupiamo
una fascia oraria che nella storia
de La7 non era mai decollata e
abbiamo costruito un rapporto di
fiducia con i telespettatori, che
sanno di trovare da noi un'informazione precisa, rigorosa e onesta, almeno lo spero... Ci siamo
dati una linea editoriale, abbiamo
visto che il pubblico la condivide
e basta così.
Quanto è importante internet
al giorno d’oggi per una trasmissione televisiva?
Tantissimo! L’Aria che tira ha una
sua pagina web da cui si possono
rivedere sia i filmati che intere
puntate, oltre ad essere presente
sui social network con un’intensa
attività di comunicazione e informazione. Sempre i social network,
oltre ovviamente ai siti internet di
tutti i principali giornali, sono una
fonte preziosa e ormai irrinunciabile per chi voglia essere informato e per tutti quelli che fanno
il nostro mestiere: quante volte
una notizia viene divulgata prima
su Twitter o Facebook e poi sui
canali tradizioni? Pensiamo, ad
esempio, ai cinguettii di Renzi e
Letta sulla vicenda dei 150 euro
che il Governo voleva togliere
agli insegnanti... Ebbene, noi siamo un open space dell'informazione con una lunga diretta quotidiana e diamo spazio a tutti i linguaggi, web in testa.
Dall’ l’Unione Europea a La7:
una carriera d’alto livello.
Quale esperienza l’ha formata
di più come donna
e giornalista?
La mia passione per
l’economia nasce sui
banchi dell'università
e col tempo si è arricchita di molte
esperienze, tra cui
una a Bruxelles, ma
ho scoperto la bellezza di questo mestiere grazie all'incontro, molti anni fa, con
Giovanni Minoli e il
suo Mixer. Poi, il progetto con Alan Friedman di Maastricht Italia e infine il primo
programma di economia del servizio
pubblico, Economix.
Devo dire, però, che
niente è come condurre una trasmissione quotidiana, dai ritmi incalzanti al rapporto con i telespettatori è tutto veramente straordinario: molto
stress, molta adrenalina e soprattutto una
insaziabile curiosità.
Come sceglie gli ospiti delle
puntate? C’è qualcuno che in
studio l’ha delusa o qualcun
altro che invece si è rivelato
all’altezza della situazione?
La selezione degli ospiti è un lavoro accurato e non sempre facile.
In particolare, noi prestiamo sempre particolare attenzione all’esigenza di rispettare l’equilibrio tra
le diverse forze politiche e a rappresentare nello studio un vero
pluralismo. Certo, ci sono gli ospiti
più vivaci e simpatici e quelli un
po’ meno coinvolgenti, ma devo
dire che non mi vengono in mente
casi particolari. Molte volte, però,
ci hanno piacevolmente sorpreso
professori universitari, studiosi o
esperti di qualche materia sui
quali all’inizio non avevamo fatto
troppo affidamento e che invece
hanno rivelato di possedere grandi
capacità nel rendere facili e comprensibili anche gli argomenti più
complessi. Ad esempio, consideravo Giovanni Maria Flick un giurista vecchio stampo e invece nel
mio studio televisivo ho scoperto
un battutista straordinario dall'ironia tagliente. Dunque, mai dire
mai...
C’è un personaggio a cui lei
ambisce da avere in trasmissione?
Naturalmente l'uomo del giorno,
Matteo Renzi. Negli scorsi mesi
mi sono consolata con la versione
di Crozza (davvero imperdibile),
ma ora vorrei molto poter mettere
il nuovo leader del Pd a confronto
con le storie concrete e con le
persone vere che popolano lo
studio de L’Aria che tira. Inutile
dire che per il mattatore televisivo
Silvio Berlusconi le nostre porte
sono sempre aperte....
La donna e il giornalismo: un
binomio ancora ricco di pregiudizi secondo lei?
Se c'è ancora qualcuno che non
ritiene un dato acquisito il binomio
donna-giornalismo, questo è un
suo problema personale, per il
quale mi sento di consigliare l’intervento di un bravo specialista.
Per il resto, credo che le donne
abbiano arricchito questa professione con una bella dose di concretezza e quel po' di “disubbidienza” che aiuta a svelare le magagne.
Pensa alla prima serata visto
il successo della trasmissione?
La prima serata è sempre vista
come una sorta di promozione,
ma io devo dire che sono particolarmente soddisfatta non solo
de L’Aria che tira e del grande
successo che stiamo avendo, ma
soprattutto del rapporto che abbiamo costruito con il pubblico
che ci segue. Vedremo cosa riserva il futuro, ma non ho particolari ambizioni riguardo alla prima serata o ad altri appuntamenti.
Ogni occasione può essere straordinaria e quello che conta per
me è ideare e condurre un programma che mi assomigli e che
sia davvero utile alla gente.
Madre, moglie e donna in carriera: quale è il suo segreto?
Nessun segreto: quello che posso
dire è che ci vuole un fisico bestiale... Questo però non riguarda
solo me, ma tutte le donne italiane
che si dividono tra lavori impegnativi, famiglie numerose (io ho
tre figli) e i mille problemi del
quotidiano.
Quale sarebbe per lei l’intervista della vita?
Non esiste un’intervista della vita,
esiste un’intervista del momento.
Oggi mi piacerebbe poter fare
un po' di domande senza peli
sulla lingua ad Angela Merkel,
soprattutto sulla sua idea di Europa
e su quale ruolo debba avere
l'Italia.
‘LA GRANDE BELLEZZA’ RIPORTA IN AUGE IL CINEMA ITALIANO
Golden Globe,
il trionfo di Sorrentino
Ora grande attesa per l’Oscar, le candidature
saranno annunciate il 16 gennaio
i voleva Paolo Sorrentino
per riportare il cinema
italiano in auge. È ‘La
grande bellezza’ il miglior film
straniero a Hollywood. La pellicola porta a casa il Golden
Globe tra gli applausi: dopo
24 anni finalmente l’ambito
premio torna ad un film italiano. L’ultima volta era stato infatti Giuseppe Tornatore con
‘Nuovo Cinema Paradiso’ ad
ottenere il riconoscimento, nel
1989. L’Oscar si fa dunque
sempre più vicino per questo
bel film tutto italiano che ha
portato le bellezze di Roma –
e anche le stranezze, le complessità e le contraddizioni
degli italiani , di quella parte
frivola e decadente di Roma–
sul grande schermo.
“Non mi è stato anticipato niente – ha
detto il regista – è stata una grande
emozione. Agli Americani è piaciuta la
libertà con cui è stato utilizzato il mezzo
cinematografico e questa grande cavalcata dentro Roma, una certa umanità”.
Grande attesa dunque per il prossimo
16 gennaio, quando saranno annunciate
le candidature all’Oscar.
Non è solo Paolo Sorrentino a vincere,
è anche Roma e la sua ‘grande bellezza’
a trionfare, a catturare Hollywood, a
restituire all’Italia quel lustro che per
tanto, troppo tempo è mancato e che
emerge troppo di rado.
La pellicola vanta una serie di pregi innegabili: la straordinaria interpretazione
di Toni Servillo, prima di tutto, ma
C
anche la scenografia naturale che fornisce la più bella città del mondo,
Roma. E poi lo spaccato di vita che
racconta la Roma decadente, il declino
dei valori, le luci dietro alle quali c’è
solo la solitudine. Quella che Sorrentino
tira fuori è tutta l’amarezza che sta
dietro alle apparenze della vita mondana
.
‘La grande bellezza’ dunque trionfa,
battendo il lungometraggio francese
Palma d’Oro a Cannes ‘La vite di Adele’,
ma anche ‘Il sospetto’ che era tra i favoriti. Il film, definito dal New York
Times ‘una metafora del declino italiano’
(il che è lusinghiero per la pellicola, un
po’ meno per l’Italia) piace insomma
in tutto il mondo. La grande attesa,
ora, è per l’Oscar.
Emma Moriconi
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Martedì 14 gennaio 2014
Storia
Le numerose operazioni eroiche e il carisma aristocratico ne fanno uno dei personaggi più affascinanti del ’900
JunioValerio Borghese, il Principe Nero
“Una guerra si può perdere, ma con dignità e lealtà. La resa e il tradimento bollano per secoli un popolo davanti al mondo”
di Emma Moriconi
nch’io, in quei
giorni del settembre 1943, fui chiamato a una scelta.
E decisi la mia
scelta. Non me ne sono mai pentito.
Anzi, quella scelta segna nella mia
vita il punto culminante, del quale
vado più fiero. E nel momento della
scelta, ho deciso di giocare la partita
più difficile, la più dura, la più ingrata.
La partita che non mi avrebbe aperto
nessuna strada ai valori materiali, terreni, ma che mi avrebbe dato un carattere di spiritualità e di pulizia morale
al quale nessuna altra strada avrebbe
potuto portarmi. In ogni guerra, la
questione di fondo non è tanto di vincere o di perdere, di vivere o di
morire; ma di come si vince, di come
si perde, di come si vive, di come si
muore. Una guerra si può perdere
ma con dignità e lealtà. La resa e il
tradimento bollano per secoli un popolo davanti al mondo”.
Sono parole di Junio Valerio Borghese.
sommergibilista, tenente di Vascello,
comandante della storica Xa Flottiglia
Mas. Nei giorni successivi all’8 settembre Borghese fa a sua scelta,
chiara, inequivocabile: “All’8 settembre,
al comunicato di Badoglio, piansi.
Piansi e non ho mai più pianto … Perché quello che c’era da soffrire per
ciò che l’Italia avrebbe vissuto come
suo avvenire, io l’ho sofferto allora.
Quel giorno io ho visto il dramma
“A
che cominciava per questa nostra disgraziata nazione che non aveva più
amici, non aveva più alleati, non aveva
più l’onore ed era additata al disprezzo
di tutto il mondo per essere incapace
di battersi anche nella situazione avversa”.
La resa dell’8 settembre non è una
bella pagina nella storia d’Italia. Lo
stesso Dwight D. Eisenhower, comandante in capo delle Forze Alleate,
scrive nel suo Diario di guerra che
“la resa dell’Italia fu uno sporco affare.
Tutte le nazioni elencano nella loro
storia guerre vinte e guerre perse,
ma l’Italia è la sola ad avere perduto
questa guerra con disonore salvato,
solo in parte, dal sacrificio dei com-
battenti della Repubblica sociale italiana”.
E infatti è convinzione
di Borghese che il re
e Badoglio, con la firma dell’armistizio, abbiamo abdicato ogni
autorità, avendo commesso un tradimento
nei confronti del popolo italiano, rinunciando a salvaguardare la civiltà europea
dal predominio americano e sovietico.
Non solo: l’Italia ha
perso di credibilità
sia nei confronti dell’alleato che del nemico “per il disprezzo sia degli alleati traditi che dei vincitori
con cui si cerca, vilmente, di accordarsi”.
È interessante anche
un’altra affermazione
di Borghese: “non mi
sembra che tali convincimenti e sentimenti abbiano un’impronta fascista: appartengono al patrimonio ideale e morale di chiunque”.
E ancora: “fu fascista la Rsi? Per me,
la Rsi rispose ad un’esigenza morale
e nazionale; avrebbe potuto formarsi
anche senza Mussolini. Non va confusa
con il fascismo tradizionale. Alla Rsi
aderirono uomini che non erano mai
stati fascisti e si trovarono a fianco
con fascisti del Ventennio per un ideale
più alto di quello di un partito”, come
riferisce Ruggero Zangrandi nel suo
“1943: 25 luglio-8 settembre” edito
da Feltrinelli.
“… L’esperienza per me più interessante ed importante dal punto di vista
politico, formativo e dell’esistenza dice ancora il Principe Nero - è stata
quella successiva all’8 settembre. Prima era tutto piuttosto semplice. Si
trattava di compiere il proprio dovere
senza scelte personali. Non c’erano
problemi. L’8 settembre ci ha messo
di fronte a molti dilemmi, a esami di
coscienza, alle responsabilità da prendersi verso noi stessi, verso le istituzioni
alle quali appartenevamo, per me la
Marina, e verso gli uomini che da noi
dipendevano. Quindi, da quel momento, hanno cominciato a pesare
fattori di ordine spirituale e politico”.
Le sue numerose operazioni eroiche
e il tentato golpe del 1970, intorno al
quale sono fiorite le più varie ipotesi
e di cui si è a lungo favoleggiato,
fanno di lui un personaggio romanzesco e a tratti misterioso.
Cavaliere dell’Ordine Militare di Savoia,
Medaglia d’oro e di bronzo al valor
militare, Medaglia commemorativa
della Guerra di Spagna, Medaglia
d’argento al valor militare nella Rsi,
Croce di Ferro di 1a classe, Croce di
Ferro di 2a classe, Junio Valerio Borghese, il Principe Nero, è uno dei
personaggi più affascinanti della storia
del Novecento.
[email protected]
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Martedì 14 gennaio 2014
Esteri
GIORNI DI BURRASCA NEI CORRIDOI DELL’ELISEO
Scandalo Hollande: divorzio alla francese
Una love story extraconiugale tra il presidente e l’attrice Gayet: questione di privacy o di corna
di Francesca Ceccarelli
FLOP PER L’EX PREMIER DAME
ià a fine ottobre 2012
se ne vociferava:
oggi la liason tra il
presidente francese
François Hollande,
59 anni, e l’attrice Julie Gaye,
41, è diventata realtà. Uno scoop confermato dopo 14 mesi
dal settimanale Closer (edito
da Mondadori), già protagonista della vicenda Kate Middleton con delle foto in cui veniva ritratta a seno nudo.
Dunque alla base del nuovo
scandalo all’Eliseo di nuovo
la rivista che è uscita con
un’edizione speciale, copertina e sette pagine, dal titolo
“L’amore segreto del presidente”: all’interno sono state
pubblicate le immagini che
ricostruiscono gli appuntamenti di Hollande con la Gayet
al numero 20 di rue du Cirque,
appartamento al quarto piano
prestato all’attrice da una coppia di colleghi.
Una casa che casualmente dista 130 metri a piedi dall’Eliseo
e che sarebbe stato raggiunto
d Hollande bordo di uno
scooter, per potere entrare e
uscire dal portone con il casco
integrale, nella speranza di
non farsi riconoscere. Nella
sequenza fotografica mostrata
dal giornale, la sera del 30
Carlà, il concerto
non s’ha da fare
G
on è più inquilina dell’Eliseo
ma Carla Bruni
torna a far parlare di
sé, stavolta nell’antica
veste di cantante. Purtroppo per lei ancora
una volta non ci sono
buone notizie: dopo il
flop con gli elettori un
altro insuccesso per
la femme fatale che
ha visti annullate le
date del tour in Nord
America, specialmente
in Canada.
Troppi pochi biglietti,
solo un centinaio per
il concerto del 23 aprile al Casino du Lac
Leamy a Gatineau stando all'Ottawa Citizen: tra le date erano
comprese anche Québec City e
Montreal, città dove la maggior
delle persone parla francese e
dove gli organizzatori del tour si
aspettavano che la Bruni potesse
avere maggior seguito.
Carlà voleva sicuramente tornare
sotto i riflettori per la sua carriera
N
dicembre scorso, si vede arrivare prima Julie Gayet, poi
la guardia personale di Hollande che entra nella hall del
palazzo per dare il via libera;
infine, ecco lo scooter, dal sedile posteriore del quale scende il presidente.
Nell’ ultimo scatto, relativo alla
mattina successiva, quella del
31 dicembre, si vede la stessa
guardia del corpo, Michel, che
torna al 20, rue du Cirque, con
un sacchetto di croissant. Un
servizio a 360°.
Una storia che, come previsto,
ha mandato nell’oblio l’affare
Dieudonné: un altro macigno
dunque sulla presidenza già
claudicante di Hollande. Poche
ore e lo scandalo ha fatto il
giro del paese: da cittadino e
non da presidente la risposta
di Hollande che dopo l’uscita
della rivista nelle edicole ha
deplorato profondamente gli
attacchi al rispetto della vita
privata alla quale ha diritto
come qualsiasi cittadino, aggiungendo che esaminerà “il
seguito, anche giudiziario, da
dare a questa pubblicazione”.
Chi tace acconsente verrebbe
da pensare, con l’attenzione
tutta focalizzata ai problemi di
privacy piuttosto che al tradimento. Un paradosso per Hollande spesso accusatore del
suo predecessore Sarkozy rispetto al suo rapporto con i
media, per esempio durante
il divorzio da Cécilia e il ma-
trimonio con Carla Bruni.
Quale sarà l’evoluzione della
storia?Su richiesta di Julie Gayet
e dell’Eliseo, la rivista Closer
ha tolto il servizio dall’edizione
online anche se inutilmente
perché ormai tutto è stato visto,
commentato, duplicato e twittato in tutto il mondo. Intanto
colpita a sua insaputa la premier dame Valérie Trierweiler
che alla notizia del tradimento
è stata colpita da un malore.
Oggi lo scoglio più grande:
François Hollande dovrà tenere la conferenza stampa di
inizio anno alla quale parteciperanno centinaia di giornalisti francesi e stranieri. Ci
sarà ancora dribbling o pubblica ammenda?
di cantautrice e il suo ultimo album “Little French Songs” era
stato piuttosto promosso dalla
sua casa discografica. Non si
disperino i coraggiosi fan: in
Francia nei prossimi mesi più di
una dozzina di date, compresa
quella allo storico teatro Olympia
di Parigi l'11 marzo.
F.Ce.
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Martedì 14 gennaio 2014
da Roma e dal Lazio
REGIONE INGESSATA DOPO IL TERREMOTO GIUDIZIARIO PER LA VICENDA RIFIUTI
Arpa Lazio “amica” di Cerroni?
“Valutare il cambio ai vertici”
Storace interroga il presidente Zingaretti dopo le rivelazioni dell’inchiesta
di Robert Vignola
ingaretti lasciato solo davanti
al “cerronismo”? Una immagine che Francesco Storace ha tracciato, davanti
alla “insolita” circostanza del silenzio
tombale con cui gran parte del centro-sinistra sta seguendo l’evolversi
dell’inchiesta sulla gestione dei rifiuti
nel Lazio. Immagine che va però
respinta all’insegna della trasparenza:
ed è proprio per questo che il vicepresidente del Consiglio regionale
del Lazio, Francesco Storace, ha
presentato una interrogazione a risposta orale “per chiedere al presidente
della Regione Lazio, Nicola Zingaretti,
se intende revocare l’incarico al commissario straordinario Arpa Lazio”. Un
atto che, sempre che non arrivino le dimissioni del diretto interessato Corrado
Carruba, potrebbe delinearsi soprattutto
dopo le notizie apparse in questi giorni
sui quotidiani. “Nell’ambito dell’inchiesta
sui rifiuti condotta dalla Procura della
Repubblica di Roma - si legge nell’ interrogazione - è emerso che nell’autunno
2008 i carabinieri si sono recati a Malagrotta per un campionamento a sorpresa;
nell’ordinanza redatta dal gip Massimo
Battistini, che ha portato agli arresti
Z
domiciliari Cerroni ed altre sei persone,
si legge che «il campione è stato “accidentalmente” danneggiato presso gli
uffici dell’Arpa, rendendo così necessario
un nuovo campionamento, stavolta in
contraddittorio, dando tempo all’impresa
di prepararsi». Ancora "nell’estate 2008
Fabio Ermolli è diventato responsabile
del settore rifiuti di Arpa Lazio e in una
telefonata intercettata il 27 ottobre 2008
Francesco Rando, stretto collaboratore
di Cerroni, affermava testualmente:
«Meno male che adesso c’è Ermolli
che ci dà una mano in tutto!»; il gip
ha dimostrato che i rapporti tra il
gruppo “Systema Ambiente Srl” di
Cerroni ed Ermolli sono consolidati poiché
quest’ultimo ha
svolto presso
l’azienda citata
attività di consulenza percependo lauti compensi pari a 152mila
euro nel 2008 e
analoga cifra nel
2010; il ruolo ricoperto da Ermolli è stato conferito in seguito
a procedura concorsuale”.
Intanto anche il Comune di Roma si è
svegliato, e si è allineato alla presa di
posizione di Zingaretti.
“In attesa di riscontri oggettivi da parte
degli inquirenti predisposti ad accertare
i fatti e stabilire la verità”, ha reso noto
il Campidoglio, e “nel caso emergesse
un boicottaggio sistematico della raccolta
differenziata nel territorio comunale da
parte di indagati rinviati a giudizio, l'amministrazione capitolina, ritenendo l'eventuale danno e la truffa a carico del Comune tutto, si costituirà senza ombra
di dubbio parte civile nel processo a
carico dei responsabili”.
Centrodestra in crisi
Scossone a Viterbo,
Meroi si è dimesso
Niente accordo sulla giunta provinciale,
il presidente frusta i partiti della coalizione
Non si sa se tornerà al vot o se ha
nei fatti chiuso ieri i battenti. C’è persino una lontana possibilità che resti
tutto com’è. Fatto sta che la Provincia di Viterbo ha conosciuto l’ultimo atto di una
lunga crisi politica, quando ieri Marcello
Meroi ha rassegnato le sue dimissioni da
presidente. Lo ha fatto con una lettera al
presidente del consiglio Francesco Bigiotti,
nella quale ha motivato così la sua scelta.
“Ho riscontrato, da parte di alcuni componenti
della maggioranza - si legge nella nota a
firma di Meroi - la non condivisione delle
linee programmatiche da me indicate con
comunicazione del 31 dicembre 2013. Ritenendoli imprescindibili per il proseguimento
del mandato conferitomi dagli elettori, rassegno con decorrenza immediata le dimissioni da presidente della Provincia”.
Il riferimento è a una crisi politica legata
N
agli equilibri di giunta, che aveva raggiunto
nei giorni a cavallo tra l’anno vecchio e
quello nuovo il suo culmine. In sostanza, in
chiusura di 2013 Meroi aveva lanciato un
ultimatum sul programma e sulla giunta:
quest’ultima doveva essere ridotta a cinque
assessori secondo il Nuovo Centro Destra,
mentre Forza Italia e Fratelli d’Italia avrebbero
preferito un assetto a sette membri, pur
condividendo i tagli alle spese degli stessi.
Di qui la decisione di dimettersi, “ai sensi
della legge Bassanini”, ha sottolineato il
presidente: il riferimento non è casuale, in
quanto secondo la 267/2000, in caso di dimissioni del vertice dell’ente locale, si hanno
venti giorni di tempo per gli adempimenti,
durante i quali però le stesse dimissioni
possono essere revocate. E qualche spiraglio
in merito Meroi, alla conferenza stampa di
G.L.
ieri, lo ha lasciato aperto.
ACILIA
BARBERINI
PROVVEDIMENTO IN COMMISSIONE
Locale dato alle fiamme
“L’incendio è doloso”
Finisce in metro la corsa
del borseggiatore “ninja”
Edicole minimarket, il progetto
del Campidoglio va di corsa
na tecnica che
sorprendeva,
in primo luogo
le sue vittime. E una
presenza in qualche
misura aliena, nella
pur variegata “fauna”
dei borseggiatori abituali. Ma alla fine anche la sua carriera è
terminata. I Carabinieri della Stazione
Roma Via Veneto hanno arrestato il terrore
dei passeggeri della linea
A, soprannominato il “ninja
della metropolitana”. L’uomo, occhi a mandorla, fisico
asciutto, capelli rasati e freddezza degna dei guerrieri
dell’antico Giappone, compariva e svaniva senza lasciare tracce. L’unico segno
tangibile del passaggio del
ladro, un cittadino giapponese di 35 anni, erano i furti
ai danni dei passeggeri in
transito sulla linea “rossa”
della metropolitana. Dallo
scorso mese di dicembre, i
Carabinieri della Stazione
Roma via Vittorio Veneto
hanno registrato numerosi
borseggi messi in cui veniva
segnalata la presenza di quel
personaggio, tratti somatici
asiatici, che era stato notato
in compagnia di altri incalliti
in troppo facile prevedere
enormi polemiche. Fatto
sta che le edicole di Roma
presto assumeranno i connotati
di veri e propri minimarket: potranno vendere anche bibite e
generi alimentari, anche se gli
alcolici sono (per ora) esclusi.
Il progetto è contenuto nella mozione presentata dal capogruppo della lista civica Marino, Luca
Giansanti e approvata, il 29 ottobre, in Assemblea capitolina.
Il testo, che già aveva sollevato
critiche in particolare dalle associazioni di categoria, è arrivato
in commissione Commercio. Secondo le veline diffuse dal Campidoglio “rappresenta un punto
di partenza per la scrittura di
un regolamento che verrà inserito in una vera e propria delibera dopo il percorso di condivisione con le parti e l'assessore alla Roma Produttiva Marta
Leonori”.
Ma cosa prevede il progetto?
Le edicole potranno vendere
non solo giornali, ma anche prodotti alimentari non deperibili
che non necessitano di particolari trattamenti di conservazione: e quindi bevande preconfezionate e pre-imbottigliate,
però con l’esclusione tassativa
di alcolici e superalcolici, latte
e prodotti derivati.
Per quanto riguarda le botti-
acket? Puro
vandalismo?
Difficile
escludere alcuna
ipotesi. Quel che è
certo è che un terribile incendio ha
distrutto, la notte
tra domenica e lunedì, la pizzeria
con annesso negozio di videonoleggio ‘Prima fila’ al
civico 148 di via di
Macchia Saponara, ad Acilia.
Secondo le prime analisi dei
carabinieri di Ostia, intervenuti sul luogo del rogo, si
tratterebbe di un incendio
di probabile origine dolosa.
Sul posto sono infatti state
rinvenute delle bottiglie contenenti tracce di liquido infiammabile.
Ad una prima stima, i danni
sono ingenti: i tre locali, estesi
su una superficie di circa
110 metri quadri, sono stati
completamente devastati .
L’allarme alle forze dell’ordine ed ai vigili del fuoco è
scattato intorno alle due e
mezza della notte. Ma all’arrivo della squadra dei vigili
del fuoco e della pattuglia
dei carabinieri i locali che
ospitano l’esercizio commerciale erano già stati comple-
R
U
tamente avvolti dalle fiamme.
Sono occorse ore per domare il rogo, risultato devastante, e mettere in sicurezza
l'edificio. I locali tuttavia sono
stati dichiarati ormai inagibili
dai vigili del fuoco. Non si
registrano feriti o intossicati
dal fumo. Sul luogo sono intervenuti anche i militari del
Ris, Reparto investigazioni
scientifiche che hanno effettuato i rilievi e prelevato i
reperti che saranno sottoposti ad analisi di laboratorio.
I carabinieri hanno anche
ascoltato i proprietari per
sapere se avessero, in un
passato più o meno recente,
subito minacce: circostanza
comunque al momento negata dagli stessi titolari di
‘Prima linea’.
Gustavo Lidis
F
borseggiatori dell’est Europa, sulla tratta compresa tra
le fermate “Barberini” e
“Repubblica”. L’ultimo furto,
tentato dal “ninja” nel pomeriggio di domenica, gli
è stato fatale: il ladro, arrivato
in Italia subito dopo lo tsunami che ha colpito l’arcipelago giapponese nel
2011, è stato acciuffato dai
Carabinieri proprio mentre
stava tentando di sfilare un
telefono cellulare dalle tasche di un passeggero che
viaggiava su un convoglio
giunto alla fermata “Barberini”. Il 35enne è stato arrestato con l’accusa di furto
aggravato ed è stato processato con rito direttissimo.
V.B.
gliette d'acqua, si vorrebbe utilizzare l'esempio della città di
Torino dove l'amministrazione
ha consentito che le edicole
vendano un'acqua le cui bottigliette risultano essere ecosostenibili e, a differenza di quelle
tradizionali, si biodegradino in
meno di tre mesi.
"La proposta - ha sottolineato
Giansanti - non prevede la trasformazione delle edicole in ristoranti e bar né in chioschi perché orari e spazi occupati resteranno immutati". Non solo,
però: il Comune vuol farne anche “punti turistici dedicati, non
solo alla bigliettazione-trasporti,
ma anche alla diffusione e distribuzione di materiale informativo dell'amministrazione comunale”.
Infine, per aiutare quegli esercizi
in difficoltà, si pensa a impegnare
l'amministrazione, d'intesa con
le organizzazioni sindacali di
categoria, i municipi e nel caso
le sovrintendenze competenti,
affinché attivi procedure che
consentano in maniera più snella
e rapida il trasferimento di edicole attualmente in difficoltà economica in zone della città che
ne necessitano o di recente urbanizzazione, il tutto senza produrre alterazione nel numero
complessivo di edicole in città.
Valter Brogino
8
Martedì 14 gennaio 2014
Dall’Italia
RINVIATA L’UDIENZA PER IL PROCESSO CONTRO SCHETTINO, NELL’AULA UN MINUT O DI S IL E NZ IO PE R I DE CE DUT I
Giornata della memoria per le 32 vittime della Concordia
La rabbia dei testimoni: “Non fu dato l’allarme”. Il comandante imputato esprime il suo cordoglio
di Chantal Capasso
eri a Grosseto si è tenuta la
cerimonia in memoria delle
32 vittime perite nel naufragio
della Costa Concordia vicino
le coste dell’isola del Giglio.
Luogo della commemorazione è stato
il Teatro Moderno della cittadina toscana, trasformato in aula di giustizia
per ospitare un processo gigantesco,
con 700 testimoni e 250 parti civili
con rispettivi a avvocati. Nell’aula
della nuova udienza, un vero sit-in
promosso dagli avvocati di parte
civile riuniti nel pool “Giustizia per il
Concordia” con i naufraghi della tragedia, i magistrati e tutti i presenti
hanno osservato un minuto di silenzio
per le vittime. In seguito è stato annunciato il rinvio dell’udienza al prossimi 27 gennaio per lo sciopero nazionale degli avvocati penalisti, cui
aderiscono anche il legali dell’unico
imputato: Francesco Schettino. Il comandante dichiara : “ esprimo il più
profondo cordoglio e rinnovo la mia
vicinanza ai famigliari delle vittime.
Mi associo al silenzio commemorativo
in aula che rinnova un dolore indelebile per tutto noi”. Due anni fa, il
13 gennaio 2012 alle 9.42 di sera, la
Costa Concordia sbatteva, naufragando, contro lo scoglio Scole davanti
all’isola del Giglio. Il rito dell’inchino
come saluto ed omaggio agli isolani
e alla famiglia del capo maître Antonello Tievoli, è stato interrotto bruscamente dalla tragedia, portando
I
con sé dolore e un cordoglio indimenticabile per coloro che hanno
perso i propri cari fagocitati dal mare
e per i sopravvissuti. Le accuse contro
il comandante Schettino, unico imputato, sono omicidio colposo plurimo, lesioni colpose, disastro colposo,
abbandono di incapace e mancate
comunicazioni alle autorità. La rico-
struzione degli avvenimenti che hanno portato alla tragedia riemergono
da quanto raccontato dai testimoni.
Questa la storia processuale. L’ex
comandante Mario Palombo ha ricordato la telefonata avuta con Schettino, dal ponte di comando della
Concordia : “Gli dissi chiaro e tondo
“stai largo da Giglio”. Gli dissi che
TRAGICO SCHIANTO SUI BINARI
non c’era motivo di fare il passaggio
al Giglio, era inverno e sull’isola non
c’era nessuno”. Il capo maître della
nave Tievoli racconta al Presidente
della Corte Giovanni Pulliati, dell’impatto: “Vedemmo la poppa sobbalzare sugli scogli, non avvertimmo la
vibrazione ma iniziarono a suonare
gli allarmi. Era una notte buia e senza
luna e non si vedeva nulla”. Ed ancora,
Ciro Ambrosio il primo ufficiale che
ha patteggiato 1 anno e 11 mesi dichiara: “Il comandante voleva sempre
silenzio in plancia, quella sera invece
tutti chiacchieravano o parlavano al
telefonino. E anche il comandante
era distratto. Mi ero accorto che la
nave andava troppo veloce, ma è il
comandante che comanda. Io non
potevo aprire un conflitto con lui.
Non volevo certo ammutinarmi”.
Ciò che è accaduto dopo l’urto contro lo scoglio viene descritto da
Giovanni Iaccarino, il primo ufficiale
di coperta: “L’allarme della falla non
è stato dato”. L’uomo prosegue affermando che in quel momento era
in riposo coll’ufficiale cartografo
Canessa : “caddero materiali, la
sensazione era di aver preso una
secca o di aver fatto una collisione.
I magistrati diretti dal Francesco Verusio proseguono a turno con le interrogazioni dei testi. Si ascoltano
anche le registrazioni audio dove si
sentono gli inviti di Gregorio Falco
a Schettino di risalire sulla nave, ma
il comandante non lo ha fatto. Ieri
nella giornata della commemorazione per le 32 vittime è stata deposta in mare una corona di fiori.
Nella Chiesa dei Santi Lorenzo e
Mamiliano, il vescovo Guglielmo
Borghetti ha celebrato la Santa Messa, cui è seguito il concerto. Nella
sera, al “Molo Rosso” fiaccolata in
memoria di chi nella notte di due
anni fa cadde in mare.
L’INCIDENTE SULLE LINEE DEL TRASPOSTO PUBBLICO
Firenze, un operaio travolto
dal treno a S.M. Novella
Reggio Emilia, ragazzo investito
da un bus mentre andava a scuola
Guidava il locomotore, è sceso per attivare il via libera ma è stato ucciso
dalla motrice in movimento. Si indaga per omicidio colposo
L’autista non si è accorto di aver urtato il 14enne ed ha continuato
la corsa. La fermata era già stata segnalata come pericolosa
eri notte alla stazione
Santa Maria Novella di
Firenze, una motrice in
manovra è deragliata travolgendo un operaio. La vittima,
Fabrizio Fabbri, 34enne era
un dipendente delle Ferrovie,
è morta sul colpo. L’incidente
sembra sia accaduto intorno
a mezzanotte, al binario due
dove era in formazione il
convoglio. I colleghi di Fabbri, stupiti ed addolorati per
l’accaduto, descrivono il collega come “molto esperto
e prudente”. Già un altro
incidente mortale , nel 2008,
era avvenuto sempre a Firenze fra le stazioni di Rifredi
e Castello. Secondo una prima ricostruzione dei fatti
compiuta dalla polizia ferrovia, il treno era in formazione: si stavano aggiungendo altri vagoni per farlo diventare un convoglio passeggeri. L’operaio perito,
guidava il locomotore, durante il tragitto si è fermato,
è sceso per azionare il sistema di via libera, ma è
stato travolto dalla carrozza
che è poi deragliata. Il treno
sarebbe stato automatica-
I
mente deviato su un binario
morto, vista la presenza del
segnale rosso, percorrendo
ancora una ventina di metri
fino a raggiungerne la conclusione e a uscire dallo stesso binario. Sul luogo della
triste vicenda sono presenti
la polizia giudiziarie e i vigili
del fuoco per l’individuazione delle responsabilità. A
condurre gli accertamenti è
il pm Filippo Focardi, per
chiarire se il disastro è stato
provocato dal mancato innesco del freno o da un malfunzionamento del sistema
di sicurezza. Si indaga per
omicidio colposo. Dal canto
suo Trenitalia in una nota dichiara: “Inspiegabilmente risulta che il Sistema di sicurezza, che avrebbe arrestato
il movimento del treno, non
risultava inserito durante
l'operazione di trasferimento
del convoglio”. L’azienda
ferroviaria, che ha avviato
un’indagine per chiarire
quanto accaduto, esprime
un messaggio di cordoglio
per la famiglia dell’uomo.
Nel frattempo è stato disposto il sequestro del locomotore, ed il pm Focardi ha
provveduto per acquisire i
report di bordo, i dati della
manutenzione e delle centraline sugli scambi . Inoltre
sono iniziate le verifiche per
capire se la manovra fatta
dal Fabbri doveva essere
svolta con l’ausilio di un suo
collega. Per ora nessun indagato, disposta l’autopsia
sul corpo della vittima. Ch.C.
chiacciato da un autobus
davanti gli occhi impotenti
dei compagni di classe.
La tragedia è avvenuta ieri
mattina, intorno alla 7.30, a
Reggio Emilia, su viale Piave,
in corrispondenza di Porta
Santa Croce. Ad investire il
ragazzo, 14enne originario del
Ghana, è stato un autobus snodato. Secondo le prime testimonianze il conducente non
si sarebbe accorto di nulla e
non avrebbe prestato le dovute
attenzioni alla folla di ragazzi
radunati intorno alla fermata.
Sul posto sono intervenuti subito, un’ambulanza e un’auto
S
medica del 118 ma a nulla è
servito il tempestivo intervento: le condizioni del ragazzo
sono infatti apparse da subito
gravissime. Trasportato d’urgenza al Pronto Soccorso il
quattordicenne è deceduto
due ore dopo l’Santa Maria
Nuova. Inutili i tentativi di rianimazione.
Gli agenti si sono già attivati
aprendo un’indagine che possa chiarire l’esatta dinamica
dell’incidente (nella foto de ‘Il
resto del Carlino’ il luogo della
tragedia). In base a quanto è
stato ricostruito dagli inquirenti,
il 14enne è rimasto impigliato
con lo zaino alle porte dell’autobus, è caduto ed è stato
travolto. Secondo le testimonianze il ragazzino, studente
al primo anno dell’Istituto tecnico commerciale ScaruffiLevi, era salito alla fermata nel
comune di Rubiera e doveva
scendere alla fermata dove è
avvenuto l’incidente.
La fermata è molto trafficata
al mattino e sembra che l’autista non si sia accorto di nulla,
proseguendo la corsa. Le forze
dell’ordine hanno dovuto rintracciare il mezzo, ora posto
sotto sequestro nell’autorimessa di via del Chionso.
Una tragedia che forse si poteva evitare: pare infatti che la
pericolosità di quella fermata
fosse stata già segnalata più
volte in passato da parte dei
sindacati degli autisti dei bus.
Non solo: quello accaduto ieri
mattina non è neppure il primo
incidente avvenuto sulle linee
del trasporto pubblico reggiano. Un altro caso si verificò
a maggio del 2010 quando a
perdere la vita fu un 15enne,
finito sotto al mezzo a causa
della calca alla fermata.
Barbara Fruch
9
Martedì 14 gennaio 2014
Dall’Italia
TENSIONE SULLA QUESTIONE DELLA TAV
L’AQUILA – DOPO LE DIMISSIONI DEL SINDACO CIALENTE IL GESTO DEL DIRETTORE DI CONFCOMMERCIO
Post-terremoto: minaccia di darsi fuoco
In difesa dei piccoli commercianti locali
Celso Cioni annuncia l'inizio dello sciopero della fame e della sete
Poi interrompe la protesta dopo aver parlato con il prefetto
i è barricato si è barricato
nella sede di Bankitalia, all’Aquila, con due taniche di
benzina, per denunciare le difficoltà dei piccoli commercianti che si sono visti distruggere tutto
nel sisma del 2009.
Una protesta eclatante quella messa in
atto ieri mattina dal direttore di Confcommercio L’Aquila Celso Cioni, che,
armato di benzina e accendino ha minacciato di darsi fuoco se il governo
non avesse rivisto “le condizioni del sistema bancario, almeno nei paesi del
cratere e della città che è ancora militarizzata”. Poi, però, i carabinieri l’hanno
convinto a rinunciare alla protesta dopo
una mediazione durata alcune ore.
Verso mezzogiorno, Cioni, impegnato
in una riunione con altri suoi colleghi
del sindacato dei commercianti nella
sede aquilana di Bankitalia, improvvisamente ha deciso chiudersi in un bagno.
Poi ha annunciato l’inizio dello sciopero
della fame e della sete e minacciato di
darsi fuoco con la benzina e l’accendino
che aveva con sé. “Molti commercianti
– avvisa Cioni – sono esasperati e ricorrono a medici e psicologi o a psicofarmaci per sostenere questo stato di
cose di cui non hanno colpe. Come sapete ci sono casi di suicidi. Per questo
inizio sciopero della fame e della sete
e domando se qui possono applicarsi
le stesse regole di luoghi dove non è
successo nulla. Basta con questa situa-
S
zione che non meritiamo. Voglio ottenere
qualche iniziativa concreta per uscire
da questa situazione. Sono consapevole
che rischio l’arresto, ma per un motivo
giusto non ho timori. Questa è una giusta
causa per migliaia di persone”.
“Lo faccio – spiega ancora il direttore
di Bankitalia – per lanciare il grido di
dolore dei piccoli commercianti di questa
martoriata città, costretti dal terremoto
a lasciare i propri negozi senza ottenere
alcun sostegno e, facendo debiti, si sono
ricollocati alla meglio e sono disperati
e con le banche che li tengono quotidianamente sotto pressione. Il governo
deve rivedere le condizioni del sistema
bancario almeno nei paesi del cratere
e della città, che è ancora militarizzata.
Qui non possono essere applicate le
stesse regole di luoghi dove non è successo nulla. Siamo stati costretti a respingere finanziamenti di 10mila euro
per piccoli imprenditori. L’Aquila in queste condizioni non può ripartire, la ricostruzione non decollerà mai. Pretendiamo di poter esercitare il diritto al lavoro come prevede la Costituzione”.
Il direttore di Confcommercio ha poi
chiesto di incontrare il prefetto, Francesco
Alecci, che si è recato sul posto dopo
avergli parlato al telefono. Alle 14.30
circa Cioni ha aperto la porta del bagno,
lasciandosi convincere dalle parole del
collonello Savino Guarino, comandante
provinciale dei carabinieri, e del sostituto
procuratore Stefano Gallo. Un minuto
dopo il colloquio con il prefetto.
Barbara Fruch
Tre molotov sull’uscio
di casa di Esposito
Nella cassetta delle lettere del senatore del Pd,
un biglietto: “Tocca a te ritirarti o fare bum bum”
n’amara sorpresa per il Senatore Stefano
Esposito, esponente
del PD, che ha trovato
sul pianerottolo di
casa tre molotov accompagnate da un biglietto, per niente affettuoso. Sul posto è
arrivata la Digos che
ha avviato le indagini.
Si legge nel messaggio intimidatorio trovato nella buca delle
lettere: “Caselli è andato in pensione, Bersani è in rianimazione,
i tuoi amichetti sono quindi
fuori gioco. Chiamparino non
tornerà. Ora tocca a te ritirarti
o fare bum bum, la scelta è
solo tua. Torna in prefettura la
scorta non ti può proteggere
più”. Nel post scriptum, l’autore
del messaggio anonimo, scrive
: "Tu e il tuo amichetto eravate
proprio belli seduti alla panchina
ai giardinetti, vi vogliamo vedere
così”, facendo riferimento ad
un precedente incontro avutosi
tra il giornalista Massimo Numa
ed il Senatore Esposito, nei
giardinetti sotto casa di quest’ultimo. Tale gesto è stato
indirizzato a uno dei più ferventi
sostenitori della linea ad Alta
velocità Torino-Lione, ed è stato
proprio lo stesso vicepresidente
della commissione Trasporti
del Senato a trovare le tre bot-
U
tiglie incendiarie. Il Sindaco di
Sant’Antonio di Susa, Antonio
Ferrentino a sostegno di Esposito al cui fianco è sempre presente nelle battaglie pro Tav,
dichiara: “Non abbassiamo la
guardia e non minimizziamo di
fronte ad episodi cosi gravi”.
Ma quanto accaduto non ‘è un
gesto isolato. Una bomba carta
è stata fatta esplodere il 16 dicembre davanti alla sede del
Partito Democratico, a Settimo
Torinese. Mentre lo scorso 5
gennaio un’altra bottiglia incendiaria è stata trovata davanti
al circolo del Pd di Rivalta. Pe
il gesto intimidatorio contro il
Senatore non sembra ci sia alcuna rivendicazione. Gli inquirenti hanno sequestrato i filmati
delle telecamere della zona. Le
tre bottiglie incendiarie erano
davanti l’uscio di casa del Senatore, esponente del Pd dentro
un sacchetto di spazzatura.
Chantal Capasso
10
Martedì 14 gennaio 2014
LECCE – LO SCAMBIO DI CULLA AL SANTA CATERINA NOVELLA DI GALATINA
VENEZIA – ALBERGATORI CONTRO AMMINISTRATORI
La tassa di soggiorno
‘mangiata’ dal Comune
L’incasso, invece di essere destinato ai servizi turistici,
viene utilizzato anche per pagare i dipendenti
nserita per migliorare i servizi
turistici, la tanto dibattuta tassa
di soggiorno, viene in realtà utilizzata per le spese correnti comunali.
Una notizia che ha fatto infuriare
gli albergatori, i quali , in seguito
all’aumento del prezzo, hanno visto
calare considerevolmente le loro
entrate.
Il tutto è iniziato con la pubblicazione su il quotidiano locale ‘Il
Gazzettino’ della destinazione di
quei fondi raccolti dal Comune
con la tassa di soggiorno. Un ‘tesoro’ stimato, come riporta lo
stesso giornale, sui 24 milioni per
il 2013, che dovrebbe essere destinato a “migliorare la qualità dell'offerta turistica (servizi, musei,
eventi...) e a finanziare interventi
di manutenzione, fruizione e recupero dei beni culturali e architettonici”. Ma che in parte invece
è stato destinato ad altro, come i
270mila euro dati al personale del
servizio Cerimoniale del Comune.
“Dall’elenco mancano solo le caramelle per la giunta e abbiamo
chiuso il cerchio o – attacca Claudio
Scarpa, direttore dell'Ava (Associazione veneziana albergatori) –
Non siamo mai stati coinvolti dal-
I
l'amministrazione né abbiamo mai
conosciuto l'impiego dei soldi provenienti dalla tassa. Su alcune
voci di spesa ci troviamo d'accordo, su altre no, come il costo
del personale del servizio cerimoniale. Altre destinazioni ci sembrano davvero tirate per i capelli
e poco hanno a che vedere con
gli obiettivi iniziali dell'imposta e
quelli riportati nella brochure che
distribuiamo ai turisti”.
E l’intenzione della categoria ora
è proprio quella di informare i turisti. “Daremo a tutti i nostri associati delle fotocopie della pagina
del Gazzettino di sabato con la tabella – aggiunge Scarpa – perché
a loro volta le distribuiscano ai
clienti che soggiornano a Venezia.
Riteniamo opportuno che i visitatori
siano informati su come vengono
spesi i loro soldi, e a chi chiederà
maggiori informazioni a riguardo
daremo i recapiti mail dell’assessorato al Turismo”.
Insomma, ogni tassa sembra buona per far cassa nei ‘poveri’ comuni. Chissà cosa ci si inventerà
il prossimo anno, quando a peggiorare la situazione ci penserà il
fiscal compact.
Carlotta Bravo
Dall’Italia
Partorisce una bimba e porta a casa
un maschietto: denunciata la Asl
La coppia di Monteroni, che è riuscita a riprendere con sé la propria figlia,
chiede ora all’ospedale un risarcimento danni di 50mila euro
artorire una bambina e tornare a casa con un maschietto. Uno scambio di neonati,
l’incubo di tutte le madri, si
è materializzato lo scorso 10
dicembre all’Ospedale Santa Caterina
Novella di Galatina, in provincia di
Lecce, dove una donna ha dato alla
luce una bimba, ma, una volta a casa
dopo il ricovero, nel cambiare per la
prima volta il pannolino si è accorta si
avere davanti un maschietto.
Momenti di vero e proprio panico per
la famiglia di Monteroni, che dopo la
sorpresa per fortuna è velocemente
riuscita a riprendere con sé la propria
figlia, ancora in ospedale, e ridare ai
legittimi genitori il piccolo maschietto.
Tutto risolto? Di certo no. Se non vi
fosse stata una differenza così evidente
tra i due bambini, probabilmente la
storia non sarebbe finita così bene. Se
infatti i neonati si assomigliano, viene
apposto al polso di ogni bebè un braccialetto identificativo. In questo caso,
chissà perché, questo sistema non ha
però funzionato. Secondo la ricostruzione, riportata su alcuni quotidiani
locali, lo scambio sarebbe avvenuto
nel nido. Il bambino dato per errore
alla coppia di Monteroni aveva indosso
P
difatti gli abiti da femminuccia destinati
alla loro piccola.
Una vicenda sicuramente da brividi
che non mancherà di avere ripercussioni. Ora la coppia ha chiesto 50.000
euro di danni al nosocomio, sostenendo
che l’evento ha avuto un carattere traumatico per cui lei ha perso il latte.
Intanto il direttore generale dell’Asl di
Lecce, Valdo Mellone, si difende. “È
stata subito aperta un'indagine interna
– ha spiegato a TMNews – stiamo lavorando per capire dove non ha funzionato il sistema di controllo, che è
procedurizzato secondo varie fasi (dal
braccialetto doppio all’identificazione
a voce alta) proprio per garantire la sicurezza: non siamo ancora riusciti a
trovare il difetto di funzionamento, ma
probabilmente è stato favorito da un
evento casuale. Non ci sono stati scambi
di braccialetto – precisa Melloni – probabilmente c’entra anche una certa distrazione della madre: prima di tornare
a casa, lo stesso giorno delle dimissioni
la donna ha di sicuro allattato in ospedale
due volte il neonato sbagliato e non si
è accorta di niente. Poi lo ha riallattato
anche a casa. Noi dobbiamo comunque
individuare il difetto di procedura, ma
ci tengo a sottolineare che il punto nascita di Galatina ha superato indenne
la procedura regionale di valutazione
sui punti nascita. Non ci sono mai stati
precedenti del genere e spero non ci
siano ripetizioni”. Ci mancherebbe,
verrebbe da dire.
Barbara Fruch
D O P O L’ A P P R O V A Z I O N E D E L L E A G E V O L A Z I O N I A L L E C O P P I E D I F A T T O
Crocetta dà del ‘razzista’ a Musumeci. Ma cerca solo pubblicità
La scelta siciliana sui mutui a tutti e senza regole di priorità sociale è l’ennesimo esempio di anti-politica da show
asciate a casa la retorica dei
diritti civili, perché in Sicilia non
si è manifestata nel voto del
suo Parlamento (il più antico d’Europa) un’ansia a lungo repressa di
modernità (che, poi, proprio sulla
concezione di ciò che è “modernità”
dovremmo intenderci, ma è altra storia…); non c’è il superamento del
mito della sicula mascolinità, intesa
come distrazione verso le belle forme, raccontato in pellicole antiche e
recenti; non c’è neppure il guizzo di
una rivoluzione dei comportamenti
praticata nell’era del governatore più
“cool” d’Italia. Se la Sicilia, prima e
forse unica regione italiana, ha deciso
di inserire nella sua legge finanziaria
e di bilancio una misura che consente
agevolazioni per l’accesso al mutuo
per le coppie di fatto, gay compresi,
senza nessuna priorità per chi ha
famiglia e figli (come rivendicato dall’opposizione di centrodestra), la ragione è ben altra.
Ed è quella dei tempi in cui l’antipolitica ha
preso così tanto il sopravvento, da aver portato
al governo delle comunità locali personaggi
in cerca d’autore, palesemente incapaci di affrontare nodi strutturali – dai finanziamenti europei, alle politiche per il lavoro; dal crescere
delle povertà, alla crisi dei comparti produttivi;
dalla promozione delle bellezze del territorio,
alla salvaguardia delle aziende in progressiva
chiusura – ma bravi, anzi bravissimi, a fare
comunicazione, a stare sui giornali, a cercare
il conforto della bella stampa, pronta a sposare
il personaggio del momento.
La battaglia d’Aula sulla finanziaria regionale
ha visto contrapporsi in questa ultima settimana
il presidente Crocetta e il leader dell’opposizione Musumeci in un crescendo continuo di
stoccate reciproche. Una finanziaria debole e
L
con regalie (come quella ai petrolieri), doveva
nelle intenzioni del governatore (il meno amato
d’Italia, secondo un recente sondaggio) essere
bilanciata da qualche norma spot. E, quindi,
quale migliore spot che quello andato in scena
la sera di venerdì, con Crocetta in piena
crociata e l’opposizione accusata di esser un
“tribunale dell’inquisizione”?
A dispetto delle dichiarazioni del governatore
siciliano (per il quale la definizione «demoniaco» scandita da Musumeci nel corso del
dibattito sulla estensione alle unioni di fatto
delle misure per la famiglia, sarebbe chiara
manifestazione di «razzismo»), la scelta siciliana
sui mutui a tutti e senza regole di priorità
sociale è di quelle che faranno discutere (e
quindi centreranno l’unico obiettivo richiesto,
al quale – involontariamente – pure noi ci
stiamo prestando): ma, sia chiaro a tutti, non
per le implicazioni discriminatorie che non
appartengono al parlamentare di
centrodestra (che, nominato sottosegretario nel governo Berlusconi,
complice una polemica scatenata
da Klaus Davi - primo “consigliori”
di Crocetta - disse, assieme a Storace, senza mezzi termini: «chi insulta un gay è un cretino» e che,
ancora ieri, ribatteva dalla sua pagina di facebook: «l’omofobia non
appartiene alla cultura della destra»),
quanto piuttosto perché segnala la
distinzione sempre più netta tra la
politica degli annunci, quindi antipolitica, e quella degli interventi
coraggiosi, cioè la Politica di cui si
avverte, dopo la sbornia della protesta, disperato bisogno.
Ecco perché i distinguo tra Crocetta
e Musumeci non sono legati a una
posizione differente di sociologia
dei rapporti interpersonali; non c’è
da un lato chi ritiene che le coppie con figli
debbano essere oggetto di primarie attenzioni
e dall’altro chi, come il governatore, sbandiera
l’idea che la famiglia non debba essere più
quella tradizionale; e non c’è neppure la differenza tra conservatori e riformisti, tra credenti
e laici. La vera differenza è tra buongoverno e
governo degli spot (quel governo che ha fatto
meritare al suo protagonista il “nickname”
Pappagone, nel copyright di Pietrangelo Buttafuoco).
Badate: è capitato anche al governo nazionale,
in crisi di risposte convincenti e spinto nel baratro da Matteo Renzi, di ripiegare verso polemiche distrattive, dal matrimonio gay alla
legalizzazione delle droghe. Ed è questa la
scelta compiuta da Crocetta, il quale - nella
crisi di rapporti interni a una maggioranza
raccogliticcia, divenuta tale per resipiscenza
operosa di deputati eletti in altre coalizioni
(l'avesse fatto Silvio...), ed incapace di individuare una strategia di crescita per una regione
sempre piú povera e in ginocchio - ha trovato,
tra gli altri, l’articolo (di legge) giusto per ottenere l’articolo (di giornale) con il titolo ben
evidente, così da celare ciò che c’è dietro il
cerone dei diritti civili ora apparentemente
conquistati, pettinando dal suo verso il peloso
conformismo del pensiero unico tanto caro
alla sinistra della comunicazione, quindi pronto
per esser presentato a Giletti o Fazio, con
passaggi veloci da Annunziata e Gruber.
Certo, poi in questa storia c’è il mito di un
presidente che delle sue scelte sessuali sbandierate ha voluto fare un programma, ed è
per questo che i “48 voti” (segreti) raggiunti
per questa norma – sbandierati come conquista
perché numericamente mai ottenuti prima,
neppure per il voto sulla sfiducia – non sono
certo il segnale della consapevolezza tra i
parlamentari della necessità di mostrarsi antesignani nel normare i rapporti civili. Non
c’è, insomma, un’Assemblea regionale che si
fa legislatore anticipatore, apripista del superamento delle discriminazioni (che, peraltro,
nulla c’entrano non trattandosi di una norma,
prevista anche nel programma di centrodestra,
per il riconoscimento di unioni civili, che non
vuol dire matrimonio). C’è, molto più tristemente, un Parlamento siciliano che, secondo
le vecchie abitudini, manda segnali al principe.
E se il principe richiede lo spot sui temi a lui
cari, i ‘disponibili’ si manifestano nel segreto,
perché ispirati dai vecchi riti di una politica
impantanata da liturgie insopprimibili (altro
che rivoluzione...). E così l’unica unione di
fatto che si consuma nella “navata pagana”
(copyright di Tano La Terza) di Palazzo dei
Normanni è sempre quella ricorrente: è l’unione
tra chi esercita il potere e chi vuole essere
ammesso a sentirne almeno il profumo. O,
meglio, l’olezzo.
R.P.
11
Martedì 14 gennaio 2014
Teatro
IL DRAMMA DI IBSEN IN TOUR NELLE PRINCIPALI CITTÀ ITALIANE
PROTESTA CONTRO IL TAGLIO DEI FONDI
Hedda Gabler: l’eroina tormentata
da egoismo e fragilità
Manuela Mandracchia interpreta una delle figure femminili più complesse del teatro moderno
di Cristina Di Giorgi
articolarmente attento all’universo femminile nelle
sue varie sfaccettature e
colorazioni, Henrik Ibsen
in Hedda Gabler (1890)
racconta la storia di una donna gelida
e altera, forte e consapevole del potere che le deriva dal suo fascino
ma nello stesso tempo fragile, tormentata e ossessionata dal successo
e dalle sue manifestazioni, in termini
materiali e soprattutto di potere.
La giovane, figlia di un generale che,
prima di morire, le aveva garantito
un’esistenza altolocata, rimasta orfana
sposa per interesse Jorgen Tesman,
un giovane intellettuale di grandi ambizioni
che, in attesa dell’agognato successo (la promozione ad una cattedra universitaria), si fa
aiutare economicamente dalle zie per garantire
alla giovane moglie i lussi ai quali è abituata.
La donna però è comunque insofferente alla
sua nuova vita, annoiata, insoddisfatta e tormentata anche dalla scoperta di una per nulla
desiderata gravidanza. La confusione – di
Hedda e dei vari personaggi che le ruotano
attorno – aumenta quando ricompare Lovborg,
un antico amore della giovane, scrittore tutto
genio e sregolatezza ora amato e ispirato da
Thea, semplice e ingenua. Soprattutto rispetto
alle astuzie di Hedda, che le si finge amica
P
Munch e Van Gogh
si raccontano a teatro
L’urlo
del girasole
E’ andata in scena
a Milano la prima
nazionale di un’opera
molto particolare
ell’ambito delle iniziative
promosse per celebrare i
150 anni dalla nascita di
Edward Munch, il Teatro Verdi di
Milano ha ospitato la prima nazionale di “The painter. L’urlo del
girasole”.
In essa si immagina un mai avvenuto incontro tra due grandi
pittori: Van Gogh e appunto
Munch. L’idea, molto originale
anche quanto alla scenografia, è
quella di un’ipotetica trasmissione
televisiva, durante la quale i due
giganti dell’arte figurativa si scambiano reciprocamente esperienze
e commenti sulla vita e sulla loro
idea dell’arte. I protagonisti sono
rappresentati da pupazzi a grandezza naturale animati da attrici,
che poi si esibiscono anche duettando con loro.
I dialoghi, compresi in un atto
unico, mettono gli spettatori di
fronte all’idea, anche visiva, che
il genio di un artista non significa
imbellettare la realtà, ma rispondere all’esigenza di svelarla nella
sua vera natura. Ricevendo in
premio l’immortalità, unica in grado di trasmettere l’arte e il suo
messaggio attraverso i secoli.
C.D.G.
N
per carpirne le confidenze e rivaleggiare con
lei e, per pura competizione, riconquistare le
attenzioni di Lovborg. Il quale annuncia di aver
scritto un capolavoro che gli garantirà fama e
successo. E forse anche la cattedra a cui aspira
il marito di Hedda.
Ricaduto, in parte anche a causa della vicinanza
della giovane Gabler, nel vortice del vizio e
dell’ubriachezza, Lovborg perde il manoscritto,
ritrovato poi da Tesman. Hedda lo convince a
tenerlo nascosto e, spinta dall’invidia per il
modo in cui il suo antico amore e la giovane
Thea parlano del frutto delle loro fatiche, lo
brucia. Nel successivo incontro con Lovborg,
Hedda esercita tutto il suo fascino e la sua vo-
lontà di controllo del destino altrui,
arrivando ad indurre l’uomo ad uccidersi con una delle pistole del padre. Scoperta e ricattata dall’interessato giudice Brack ed esclusa
dall’entusiasmo del marito e di Thea,
tutti presi dal tentativo di ricostruzione del capolavoro perduto, Hedda
si suicida davanti al ritratto del genitore, anche lei con un colpo di pistola.
“Odio, gelosia e amore – scrive
Laura Santini su Genova Mentelocale
– si mescolano in una storia che
Hedda tesse cercando di controllare
e dominare ma che, sfuggendole
da tutte le parti, le ricorda una volta
di più la sua impotenza”. Che la
protagonista cerca di sconfiggere controllando
il destino di un uomo, unica via in grado di appagare il desiderio di vita che la tormenta.
Messo in scena dalla Compagnia Enfi Teatro
dello Stabile del Friuli Venezia Giulia e in
questi mesi in tour nei principali teatri d’Italia,
il dramma di Ibsen ha trovato in Manuela Mandracchia un’eccellente interprete, in grado di
dare all’intramontabile classico di Ibsen uno
spessore moderno ed intenso, con particolare
accento sul fascino idealista e nichillista dell’eroina di Ibsen. Accanto a lei, un cast di bravi
attori - ottimamente diretti da Antonio Calenda
- che colorano i loro ruoli con particolare capacità espressiva. .
Parigi: in auto
contro l’Eliseo
Il direttore della Comédie italienne
è attualmente agli arresti
este amare per il Attilio Maggiulli, fondatore e direttore della Comédie italienne,
storico teatro parigino (fondato nella
metà degli anni ’70) del quartiere Montparnasse e noto centro culturale specializzato nella promozione e diffusione della
tradizione tricolore. Sulle assi del suo palcoscenico sono infatti andati in scena, nel
corso degli anni, numerosi importanti lavori
di autori italiani classici e contemporanei,
recitati in lingua francese.
Il sessantasettenne regista e attore – riferisce
Le Monde – è stato fermato dalla polizia in
conseguenza dell’ultima clamorosa azione
di protesta contro il taglio dei fondi destinati
alle istituzioni culturali. Dopo aver dato
fuoco ad un arlecchino e aver lanciato volantini per la strada, Maggiulli si è schiantato
con la sua auto contro il cancello principale
dell’Eliseo, affacciato sul viale degli Champs
Elysees, tentando di sfondarlo. Rimasto
leggermente ferito nell’impatto, il direttore
è stato medicato in ospedale e poi tratto in
stato di arresto. Nessun commento da
parte del presidente Hollande, che, come
riferito dai suoi collaboratori, stava lavorando
nel suo ufficio al momento della disperata
protesta in difesa di una struttura già da
tempo in serie difficoltà economiche. In
suo sostegno era stata promossa anche
una petizione, sottoscritta da artisti ed intellettuali italiani e francesi, rimasta però
senza riscontri.
C.D.G.
F
AMBIGUITÀ E COLPI DI SCENA NELLA PIECE DI JODI GALCERAN
“Parole incatenate”
Il thriller è interpretato da Claudia Pandolfi e Francesco Montanari
giovani attori Claudia Pandolfi e Francesco Montanari (noto al grande pubblico per aver interpretato il
libanese nella serie “Romanzo
Criminale”), diretti da Luciano
Melchionna, danno vita, a teatro, ad un thriller di Jordi Galceran, autore spagnolo contemporaneo tra i più rappresentati, la cui opera è stata
tradotta e riadattata in italiano
da Pino Tierno.
Parole incatenate - questo il
titolo della piece, recentemente rappresentata al Quirino di Roma e prossimamente in scena in altri teatri
italiani – è un inquietante
giallo che, puntando sul lato
oscuro e ambiguo della personalità non solo dei protagonisti, tiene gli spettatori incuriositi fino alla fine. Due
ore di dialoghi tra i due ottimi
attori che, in un atto unico, si
scambiano a ritmo serrato il
ruolo di vittima e colpevole
in un gioco che non lascia
scampo.
La storia è ambientata in un
cinema abbandonato, tra poltrone polverose e sedie divelte. Una giovane donna, legata mani e piedi, è costretta
a guardare il filmato di un
uomo che, dal vecchio schermo strappato, confessa di
aver commesso un omicidio.
Quando si accendono le luci,
I
quell’uomo è accanto a lei e
la costringe ad un serrato
gioco di sillabe e parole da
incatenare tra loro che, tra
continui colpi di scena, rivelerà fatti e premesse
che cambiano continuamente prospettiva.
Verità e finzione,
botta e risposta senza esclusione di colpi, desideri perversi
e bugie, sogni e incubi che i due personaggi, che inizialmente sembrano
sconosciuti ma che
si scoprirà invece
essere più che intimamente legati, si
scambiano a ritmo
serrato. In un sogno/incubo che,
come precisa il regista, è “un po’
come l’amore, che
può spegnersi lentamente, inaridire,
fino a rivelarsi una
trappola mortale
per chi si abbandona alle dinamiche malate del carnefice/vittima”.
Una storia ambigua
e complessa insomma, “un duello incalzante e serrato
tra un uomo e una
donna che giocano come il
gatto con il topo. La trama –
scrive Piergiorgio Mori su
Teatroteatro.it – si dipana
come una matrioska svelando
via via verità sempre più
complesse sul rapporto tra i
due, con rivelazioni sempre
più sconvolgenti. Proprio in
questo andirivieni di verità
che si affermano e si negano
sta la forza di questo spettacolo”. Che, in un passaggio
continuo dal drammatico al
grottesco, intriga e avvince,
grazie anche alla ottima interpretazione della Pandolfi
e di Montanari. Decisamente
interessante insomma, anche
se forse il finale è un po’ eccessivo nella volontà di stupire
ad ogni costo.
C.D.G.
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Martedì 14 gennaio 2014
Sport
LA VIRTUS ESPUGNA IL PALAWHIRPOOL 78-86
In Coppa sarà
Roma-Siena
n terzo quarto da applausi
vale la decima vittoria in
campionato per l’Acea Virtus Roma, che espugna Varese
78-86 e conclude il girone andata
in 5a posizione dietro Milano e
Siena, che la precedono in classifica solamente in virtù della differenza canestri sfavorevole. Proprio lo scontro tra le due big del
campionato ha riservato alla Virtus
l’abbinamento con la Mens Sana
nel primo turno delle Final Eight
di Coppa Italia.
L’avvio non è dei migliori: pronti-via e la Cimberio, trascinata da
Clark, si porta sul 10-0. E’ Taylor
a suonare la sveglia per Roma,
che risponde ai lombardi con un
parziale di 7-0 e si porta a tre
lunghezze dai padroni di casa
con una tripla di Baron. Un altro
tiro dall’arco della guardia americana vale il -1, prima del gioco
da quattro punti trasformato da
Banks sulla sirena del primo quarto. Il sorpasso è solo rinviato:
infatti all’inizio del secondo periodo
l’Acea mette la testa avanti grazie
alle triple di Baron e Hosley. Roma
allunga ancora dall’arco con Taylor,
ma Varese replica con Scekic.
Roma risponde con Baron e Jones, ma Banks manda le squadre
al riposo sul 41-39. Al ritorno
dagli spogliatoi l’Acea trova l’affondo che vale la partita: pareggia
con Mbakwe e sorpassa con Hosley, ma soprattutto concede alla
Cimberio solo un canestro da tre
punti, prima di allungare sul +18
con Hosley. Si fa trovare pronto
anche il nuovo arrivato Szewczyk,
U
che sostituisce l’opaco Mbakwe
nel terzo quarto mettendo a referto
6 punti e un assist in 10 minuti.
Nel finale Varese tenta la rimonta:
Roma si fa prendere dalla fretta
in attacco e i lombardi piazzano
un parziale di 12-0, portandosi
sul -7. L’Acea respinge l’assalto
con Hosley e trova il +10 con
Taylor, Polonara e Sakota riducono
fino al -5 regalando qualche brivido, ma la Virtus è ormai troppo
lontana per essere ripresa.
«I miei giocatori sono stati straordinari, hanno prodotto partita
importante - ha commentato il
coach della Virtus Luca Dalmonte
- . Volevamo togliere il tiro da 3 a
Varese, consapevoli che tirando
con il 45% avrebbero vinto e
tenerli sotto il 40% avrebbe fatto
la differenza. I ragazzi hanno prodotto un terzo quarto di presenza
e qualità, che ha deciso la partita.
Devo dire che sono stati sempre
dentro la gara. Molte volte nell’arco
dell’incontro siamo andati dove
volevamo andare a livello offensivo
e abbiamo prodotto tanto. Eravamo
tutti allineati, tutti sulla stessa pagina. Quando si e' cosi si può anche sbagliare, ma la solidità prodotta deve essere un nostro marchio. Per questo faccio i complimenti ai miei ragazzi: sono sempre
stati all’interno del piano partita e
lo hanno fatto tutti insieme giocando da squadra. Sono soddisfatto dell’esordio di Szymon, è
indietro rispetto agli altri ma ci ha
dato e ci potrà dare sprazzi importanti già nell’immediato».
Fabrizio Cicciarelli
La squadra affidata momentaneamente a Tassotti. Da giovedì toccherà all’olandese
Milan, via Allegri: ecco Seedorf
L’ex numero 10 dei rossoneri sarà affiancato da Stam, Crespo
e forse Kluivert. Silvio Berlusconi lo aveva scelto già l’estate scorsa
di Federico Colosimo
assimiliano Allegri non è più l’allenatore del Milan. Il tecnico livornese,
dopo il clamoroso k.o. di Reggio
Emilia contro il Sassuolo, è stato
esonerato. Stesso destino per il suo staff. Con
aria commossa, ieri pomeriggio, l’ex allenatore
del Cagliari ha lasciato, per l’ultima volta, il
centro sportivo di Milanello. Quello che per 3
anni e mezzo è stato il suo quartier generale e
che d’ora in poi rappresenterà solo un vecchio
ricordo. La squadra è stata affidata per il momento al secondo allenatore di sempre, Mauro
Tassotti. Sarà proprio l’indimenticabile bandiera
dei rossoneri a guidare il Diavolo nel match di
Coppa Italia contro lo Spezia in programma
domani sera. Quella, potrebbe essere la prima
e ultima partita da coach di quel “vecchio” calciatore che con Maldini, Baresi e Costacurta
negli anni ’90 formava una delle difese più
forti di tutta Europa. Dopodiché, toccherà a
Clarence Seedorf prendere il timone di una
barca alla deriva.
Silvio Berlusconi, dopo aver sentito il parere di
sua figlia Barbara e di Adriano Galliani, ha
deciso. Sarà l’olandese, già da giovedì, ad accompagnare la rinascita dei rossoneri. Tassotti
non farà parte dello staff e con tutta probabilità
andrà a ricoprire un ruolo diverso all’interno
della società. Al fianco dell’ormai ex centrocampista del Botafogo, Jaap Stam, Hernan
Crespo e forse anche Patrick Kluivert. Collaboratori di tutto rispetto, giovani e preparati.
Alla prima esperienza da “allenatori”, forse.
Ma capitani e leader sul campo di gioco per
oltre 20 anni.
M
Tocca a Seedorf, adesso. Perché così ha deciso
Berlusconi. E non da ieri. Com’è stato per
Arrigo Sacchi nel 1987 o per Fabio Capello nel
1991. E ancora: per Carlo Ancelotti nel 2001 e
infine per Leonardo nel 2009. Intuizioni, prima,
certezze che hanno significato trionfi, dopo.
Infiniti, legati ad allenatori diventati tutti, o
quasi, fenomeni del calcio mondiale.
Dieci anni di Milan, dall’estate 2002 al giugno
2012. Questo, il biglietto da visita dell’olandese.
Che a Milanello conosce tutto e tutti. E’ rispettato,
da ogni singolo addetto ai lavori e riconosciuto
come un leader. Se sarà un vincente o no, lo
diranno i risultati. Certo è che la sua carriera di
calciatore, fra Ajax, Sampdoria, Real Madrid,
Inter e Milan, con 4 Champions vinte con 3
squadre diverse (l’unico al mondo a poter
vantare questo primato) non lascia spazio al
dubbio circa la sua vocazione per il successo.
Filippo Inzaghi, per concludere, resterà alla
guida della Primavera. Per la prima squadra,
c’è tempo.