Comunicare la fede oggi - testo

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Comunicare la fede oggi - testo
COMUNICARE LA FEDE OGGI
Corso Diocesano Formazione Catechisti
Parlare di Dio o parlare con Dio?
Comunicare la fede in un mondo in continuo cambiamento sembra, da una immediata e
forse superficiale osservazione, il punto nodale dell'opera evangelizzatrice.
Spesso siamo indotti a credere che se troviamo il linguaggio giusto, il metodo efficace di
trasmissione finalmente tanti problemi e delusioni cocenti finiranno.
Ormai sta entrando nella persuasione collettiva che il problema non sono i contenuti di
fede ma la forma di mediazione.
Ma è proprio così ?
Sempre più spesso si sente parlare di primo annuncio che va rivolto ai battezzati che non
vivono però le esigenze del sacramento, o che si riavvicinano a seguito dell'iniziazione dei
loro figli o per esperienze esistenziali forti che hanno ripresentato loro profonde domande
di senso.
I ricomincianti o chi si affaccia per la prima volta alle porte della Chiesa per iniziare un
cammino.
Come avviare una alfabetizzazione con chi sente il desiderio di incontrare Dio, di crescere
nella fede in Lui o con chi pare del tutto indifferente e lontan
Come poter compiere un cammino gioioso di iniziazione senza attraversare momenti di
sconforto per la poca presa che tutto il nostro impegno sembra produrre?
Ancora una volta i momenti critici possono essere un' opportunità per riscoprire,
confermare o convertire lo stile di un impegno assunto a nome della comunità cui
apparteniamo.
Il primo passo da fare in tale riflessione è ridefinire la nostra identità .
Se sappiamo chi siamo o chi siamo chiamati ad essere potremo comprendere meglio la
missione affidataci e le sue fondamenta da cui ricostruire l'azione.
ESSERE CATECHISTA
Nuoro 26 gennaio 2015
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È rispondere ad una vocazione: quella di educare alla fede i bambini, i ragazzi, i giovani, gli adulti.
Aiutarli a conoscere e ad amare sempre di più il Signore.
Non FARE il catechista ma ESSERE catechista!
Per riuscire in questo, prima di ogni altra cosa il catechista è una persona trasformata dalla fede,
capace di rendere ragione di essa
pronto a accompagnare nella fede vissuta all'interno di una comunità. (IG73)
Illuminanti le parole stesse del Vangelo in cui si racconta la chiamata dei Dodici:
" Ne costituì dodici - che chiamò APOSTOLI
perché STESSERO CON LUI
e PER MANDARLI a PREDICARE
con il potere di SCACCIARE I DEMONI".
Mc 3, 14
Più si è fedeli alla vocazione, al mandato di Gesù tanto più si è freschi e attuali
nell'evangelizzazione.
Allora lasciamoci provocare dalle parole del Santo Padre che in occasione del Congresso
Internazionale dei Catechisti tenutosi a Roma nell'Anno della fede sembrano commentare questo
versetto e chiediamoci quanto il nostro stile di catechisti attui l'indicazione di Gesù.
STARE CON LUI
Ripartire da Cristo significa aver familiarità con Lui.
Se siamo uniti a Lui possiamo portare frutto.
È uno stare alla presenza del Signore.
Lasciarsi guardare da Lui...
Ci lasciamo guardare da Lui?
(S. Padre ai catechisti 27.9.13)
Nel nostro spenderci per i fratelli può esserci di aiuto anche quanto soleva trasmettere S. Giovanni
Bosco:
Ricordatevi che l'educazione è cosa del cuore,
e che Dio solo ne è il padrone, e noi non potremo riuscire a cosa alcuna,
se Dio non ce ne insegna l'arte, e non ce ne mette in mano le chiavi.
INVIATI
Più ti unisci a Gesù e Lui diventa il centro,
più Lui ti fa uscire da te stesso, ti apre agli altri.
Dio è il centro, ma è sempre dono, relazione,
Vita che si comunica.
Attrazione e uscita
L'amore di Cristo ci spinge
TAUMATURGHI
Ripartire da Cristo significa non aver paura di andare con Lui nelle periferie.
Lui ci dà la forza di cambiare, sanare, ridestare la vita di coloro a cui ci manda.
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Ci insegna a non aver paura di uscire dai nostri schemi per seguire Dio perché Dio va sempre oltre.
Oltre i nostri schemi. Non ha paura delle periferie. È fedele, creativo.
es. illuminante Giona
Non si capisce un catechista che non sia creativo...
Allora ci chiediamo:
come annunciare oggi la Buona Notizia ?
La prima provocazione che dobbiamo accogliere è quella di saper ascoltare e accondiscendere i
cambiamenti suggeriti dallo Spirito. La fedeltà al Vangelo passa attraverso la creatività, l'apertura a
nuove vie. Il Papa ancora ci suggerisce che "Se noi usciamo a portare il suo Vangelo con amore
con vero spirito apostolico, con parresia, Lui cammina con noi, ci precede sempre. Gesù non dice:
andate, arrangiatevi, ma Io sono con voi".
Perciò con fiducia nella Sua Grazia impariamo ad essere missionari, audaci e gioiosi annunciatori
della Bella Notizia!
Ancora il Papa:
Sogno una Chiesa capace di trasformare ogni cosa, consuetudini, stili, orari, linguaggi, strutture
ecclesiali, diventino un canale adeguato per l'evangelizzazione del mondo attuale.
Si tratta di una CONVERSIONE PASTORALE
EG27
Tali cambiamenti trovano spesso, più facilmente di quanto crediamo, delle resistenze in noi, lo
scoraggiamento, la rassegnazione a contesti culturali ostili al Vangelo, la rigidità a schemi ormai
prefissati se pur il più delle volte infruttuosi.
Si tratta di compiere atti di fede verso Colui che chiama ad un compito apostolico non facile,
certamente, ma al contempo bellissimo. Aiutare ad incontrare Gesù nella propria vita, perché per
primi si è sperimentato quanto questo incontro sia illuminante, confortante.
La nostra azione saprà essere tanto più efficace se sappiamo quali e chi sono le terre di missione
verso le quali il Signore ci invia.
Nell'esortazione apostolica EG vengono sinteticamente descritte le periferie sociali che sovente
caratterizzano il contesto nel quale operiamo.
Possiamo sommariamente elencarle in:
Diffusa indifferenza relativista: ognuno ha la sua verità
Media: il reale cede il posto all'apparenza
Nuovi movimenti religiosi: sottili e accoglienti reti con rischio di fondamentalismo
Famiglia: cellula vitale di impegno e dedizione
Cultura: per inculturare il Vangelo dobbiamo evangelizzare le culture
Ma per ciascuno di noi conoscere le nuove terre di missione significa conoscere chi sono i nostri
destinatari, le persone con le quali stabilire e custodire la relazione resa viva e vivificante dalla fede
in Dio.
Da qui l'importanza di spendere tanta cura e tempo nelle relazioni. Da questo punto dipenderà la
scelta di linguaggi adeguati, la capacità di coinvolgimento e una appropriata conduzione del
gruppo.
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Quando conosciamo i destinatari? Quando comprendiamo i bisogni che li abitano e sappiamo
aiutarli ad attualizzare la Parola nelle loro concrete situazioni di vita.
I bisogni possono essere distinti in tre tipi:
Bisogni profondi: universali, cercano il senso del vivere, delle relazioni, del mondo. In essi si gioca
la maturità di fede, sono quelli più difficili da esprimere.
Bisogni sociali: si cerca il proprio posto nel mondo in cui si vive, cercano risposte alle
sollecitazioni sociali.
Bisogni specifici: contingenti, del momento del singolo o del gruppo. Hanno minore rilevanza ma
richiedono risposta, in essi si cementa la fiducia e l'incidenza della fede nella propria storia. Spesso
nascondono bisogni più profondi.
Le difficoltà che oggettivamente si provano nell'evangelizzazione provocano anche un'altra
capacità - oltre quella di essere aperti ai cambiamenti - quella di rendere quanto più essenziale
l'annuncio.
L'obiettivo pastorale si concentra sull'essenziale, su ciò che è bello, più grande, più attraente e allo
stesso tempo necessario.
La proposta si semplifica, senza perdere per questo profondità e verità, così diventa più convincente
e radiosa.
In questo nucleo fondamentale ciò che risplende è la bellezza dell'amore salvifico di Dio
manifestato in Gesù Cristo morto e risorto.
Inoltre, per non scoraggiarci nell'opera evangelizzatrice, il Papa in EG 42 ci ricorda che:
Ad ogni modo non potremo mai rendere gli insegnamenti della Chiesa qualcosa di facilmente
apprezzato da tutti.
La fede conserva sempre un aspetto della croce,qualcosa di oscurità che non toglie fermezza alla sua
adesione.
Perciò ogni insegnamento deve situarsi nell'atteggiamento evangelizzatore che risvegli l'adesione del
cuore con la vicinanza, con l'amore e la testimonianza.
E ancora al N.45:
Dio opera misteriosamente in ogni persona.
Va al di là dei suoi difetti e delle sue cadute.
Un cuore missionario sa che egli stesso deve crescere nella comprensione del Vangelo
e nel discernimento dei sentieri dello Spirito.
E allora non rinuncia al bene possibile, benché corra il rischio di sporcarsi con il fango della strada.
Ciò che dobbiamo sempre chiederci nel ripensare il mandato ricevuto è se ancora sentiamo forte
l'appello di Gesù: Date voi stessi loro da mangiare alla vista di tanta gente che ancora non è stata
raggiunta dalla luce, dalla forza, dalla consolazione dell'amicizia con Lui; che ancora non ha fatto
esperienza di una comunità di fede accogliente e ancora non ha trovato Chi dà senso e orizzonte alla
vita.
Possiamo aiutare a scoprire questo orizzonte di senso? Come?
Innanzitutto delineando un Percorso chiaro per
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Finalità: stabilire quale tema si intende sviluppare durante l'anno, tenuto conto dei testi
magisteriali e catechistici riferiti alla fascia d'età che ci interessa, nonché dei bisogni dei
nostri destinatari.
Struttura: stabilire in quante unità spezzare il tema scelto e su quali contenuti di fede si vuole
puntare.
Obiettivi: stabilire chiaramente quali sono le mete a cui si vuol giungere nelle unità e nei
singoli incontri che compongono le unità del percorso annuale. Questo è un atto decisivo
per l'efficacia del cammino nel quale si persegue un cambiamento nelle persone che
accompagniamo.
Il cambiamento - da verificare con continuità - può essere di tre forme:
Cambiamento cognitivo: circa il 40% ; riguarda l'apprendimento di un concetto, la
conoscenza di qualcosa;
Cambiamento pratico: 10% circa, riguarda l'assunzione di un'abilità, di un'attitudine;
Cambiamento spirituale: 50% circa; riguarda lo sviluppo della dimensione interiore, la
capacità di trovare senso e valori delle storie che si apprendono per poterli applicare nella
propria vita. È il cambiamento più difficile da verificare, che richiede maggior tempo.
Inoltre ogni percorso ben descritto non può prescindere dal lavoro in rete.
La collaborazione, il confronto, lo scambio di esperienze, una pastorale integrata saranno
determinanti per la buona riuscita di un cammino.
In definitiva possiamo affermare che una comunicazione efficace di annuncio passa
attraverso:
la definizione chiara dei contenuti di fede
la scelta di giuste attività
l'assunzione di linguaggi corretti.
L'ATTIVITÀ
Perché si possa dire 'giusta' deve soddisfare alcuni criteri:
dev'essere attinente al tema e coerente con gli obiettivi del percorso
adatta ai destinatari
coinvolgente
varia
gestita con padronanza.
I LINGUAGGI
Devono attingere con continuità alla Parola di Dio e favorire l'incontro con Essa. Infatti
nella Bibbia si apprende il linguaggio di Dio e si entra in dialogo con Lui.
Devono rispettare ritmo e tempi coinvolgenti, esprimere gioia nei gesti e calore nella voce.
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Anche in questo caso, come per le attività, devono diversificarsi nel tempo, devono essere
comprensibili e trasmettere una sorta di mansuetudine che apre al confronto leale con la
propria vita.
Sempre avere come fine quello di catturare, attirare attraverso la bellezza del messaggio che
si vuole annunciare e la forma che lo media. Quindi ricercare un linguaggio positivo,
semplice, attraente, rispettoso, chiaro.
Per questo non potrà esserci percorso, unità o incontro che non venga prima preparato con
cura. Tale studio non implicherà rigidità bensì facilità di gestione anche delle difficoltà che
in corso si potranno trovare.
Nell'esortazione apostolica il Papa sottolinea questo aspetto, scrive:
L'annuncio non si improvvisa. Ci si prepara.
Un predicatore che non si prepara non è 'spirituale' , è disonesto ed irresponsabile verso i doni che ha
ricevuto.
Il Signore vuole utilizzarci come esseri vivi, liberi, creativi che si lasciano penetrare dalla Parola
prima di trasmetterla.
Sarà decisivo il collegamento del messaggio biblico alle esperienze di vita.
Ancora il Papa passa un consiglio da lui stesso ricevuto: perché l'annuncio sia efficace ha bisogno di
tre elementi:
un'IDEA cioè una Verità da proporre;
un SENTIMENTO cioè deve coinvolgere, toccare la Vita di chi ascolta
un'IMMAGINE ossia facilitare la memorizzazione con una raffigurazione che sia Via di accesso alla
verità trasmessa.
Ultimo aspetto, ma non per importanza, è compito dei catechisti, che sempre agiscono in nome
della comunità che li destina al servizio di educazione alla fede, quello di perseguire e favorire
l'appartenenza alla chiesa. L'ecclesialità è un tratto distintivo della esperienza di Cristo. In Lui
siamo resi figli dello stesso Padre e nel battesimo ci viene donata la vita divina che attraverso i
sacramenti, affidati alla Chiesa, si alimenta, cresce e si comunica con sempre maggior freschezza e
profondità.
Chiudiamo proponendo ancora alcune parole che il Santo Padre ci rivolge:
Il vero missionario,
che non smette mai di essere discepolo,
sa che Gesù cammina con Lui,
respira con Lui, lavora con Lui.
Sente Gesù vivo insieme con lui nel mezzo dell'impegno missionario.
Se uno non lo scopre ... perde presto l'entusiasmo e smette di essere sicuro di ciò che trasmette,
gli manca la forza e la passione.
E una persona che non è convinta, entusiasta, sicura, innamorata, non convince nessuno.
Così riscopriamo che Lui vuole riservirsi di noi
per arrivare sempre più vicino al suo popolo amato.
Ci prende in mezzo al popolo, ci invia al popolo,
in modo che la nostra identità non si comprende senza questa appartenenza.
EG 266
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