Scorrendo gli indici di un qualsiasi manuale di storia della filosofia
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Scorrendo gli indici di un qualsiasi manuale di storia della filosofia
Scorrendo gli indici di un qualsiasi manuale di storia della filosofia, anche recente, apprendiamo che la filosofia occidentale, dalle sue origini, è storia del pensiero maschile. Ci sono eccezioni, è possibile intravedere qualche donna pensante che occhieggia qua e là dalle pagine, ma non sono che labili tracce. Che c’è un’assenza è evidente, è cosa nota e ogni volta sorprendente. Dove sono le donne? Sempre assenti dalla Storia, eppure presenti nella storia vivente. Il ciclo di seminari “Un’altra prospettiva. Filosofe nel Novecento”, curato da Valeria Andò e organizzato dall’Istituto Gramsci Siciliano, riflette su questa assenza a partire da quattro filosofe che hanno vissuto il secolo appena trascorso: Simone Weil, María Zambrano, Hannah Arendt ed Edith Stein. Quale il denominatore comune tra le quattro filosofe? Un habitus differente, il “pensare in un’altra luce”, la capacità di aprire, con uno sguardo nuovo, prospettive diverse pronte a scardinare schematismi, ortodossie, appartenenze, confini, una a/sistematicità che svincola da categorie prescrittive e legge la realtà dischiudendola fluidamente e senza timori all’imprevisto. Un pensiero capace di contaminare tutti, non solo le donne, e dal quale lasciarsi attraversare per modificare il presente. I seminari, aperti al pubblico, si svolgono nella Sala di lettura della Biblioteca dell’Istituto Gramsci Siciliano ai Cantieri culturali alla Zisa […] (Linda Pantano, Se la filosofia è donna, in: “La Repubblica-Palermo”, 15 dicembre 2006, p. 10)