Dossier sull`Educazione Finanziaria
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Dossier sull`Educazione Finanziaria
Dossier sull'Educazione Finanziaria Indice Il Sondaggio di Tuttoscuola e PattiChiari L'Educazione Finanziaria, un quadro d'insieme Le iniziative pubbliche Consorzio Pattichiari Intervista al Presidente di PattiChiari Filippo Cavazzuti Le proposte di legge sull'Educazione Finanziaria L'Educazione Finanziaria in Europa I programmi didattici di PattiChiari per l’anno scolastico 20092010 Il sondaggio del prof. Mannheimer: i giovani e il denaro Il Sondaggio di Tuttoscuola e PattiChiari L’educazione finanziaria è una materia sempre più importante, tanto che la sua utilità all’interno della scuola è riconosciuta dal 97% degli oltre 400 insegnanti che hanno risposto al sondaggio online pubblicato dal portale www.tuttoscuola.com in collaborazione con il Consorzio PattiChiari. Secondo Lei l'educazione finanziaria è materia utile da insegnare a scuola? 2% 1% 43% 54% Si, molto Sì, abbastanza Poco Per niente Non Risponde Un dato confermato dall’opinione, condivisa dal 93% degli insegnanti, che l’economia sia un tema concretamente presente nella nostra vita quotidiana e che l’educazione finanziaria rappresenti uno strumento utile per comprendere le dinamiche economiche (99%). Tuttavia, se da un lato emerge chiaramente l’interesse ad introdurre questa tematica all’interno dell’insegnamento, dall’altra gli stessi insegnanti dichiarano di non essere del tutto preparati ad affrontarla: solo il 46% degli intervistati, infatti, ritiene il proprio livello di preparazione adeguato rispetto alle proprie esigenze quotidiane, a fronte di un 34% che lo ritiene scarso ed un 19% addirittura insufficiente. Rispetto alle Sue esigenze quotidiane pensa che il Suo livello di educazione finanziaria sia: 19% 1% 34% 46% Adeguato Scarso Insufficiente Nonrisponde Un dato interessante rivela che secondo i docenti l’educazione finanziaria dovrebbe essere introdotta già sui banchi della scuola primaria (26%) e della secondaria di primo grado (35%), oltre che, più prevedibilmente, della secondaria di secondo grado (37%). L’87% dei partecipanti al sondaggio sarebbe favorevole ad inserire questa disciplina all’interno del proprio programma didattico e il 69% di loro ritiene che questa scelta verrebbe approvata dal Consiglio dei Docenti del proprio istituto (il 25% invece lo riterrebbe difficile). Secondo il 79% degli insegnanti, infine, gli studenti apprezzerebbero l’introduzione di questo argomento tra le materie di studio. Pensa che i suoi studenti apprezzerebbero l'insegnamento dell'educazione finanziaria? 2% 16% 3% 31% 48% Sì, molto Si, abbastanza Poco Per niente Non risponde In questo quadro si inserisce l’offerta di programmi di educazione finanziaria dell’industria bancaria che, attraverso il Consorzio PattiChiari, mette a disposizione delle scuole di ogni ordine e grado: da “Our Community” e “Io e l’economia” proposti alle scuole primarie e secondarie di primo grado in collaborazione con l’associazione Junior Achievement Italia a “PattiChiari con l’economia”, dedicato alle scuole superiori. Da quest’anno, inoltre, gli insegnanti hanno a disposizione il nuovo sito www.economiascuola.it, patrocinato da ANP (Associazione Italiana Dirigenti e Alte Professionalità della scuola), nel quale sono disponibili informazioni su questa disciplina e tutti i programmi e gli strumenti utili al suo insegnamento a scuola. Da segnalare il nuovo programma “PattiChiari con l’economia - speciale insegnanti”, sviluppato in collaborazione con Giunti Labs, che mette a disposizione dei docenti materiale di approfondimento e giochi didattici già pronti per l’uso in classe. L'Educazione Finanziaria, un quadro d'insieme Economia e finanza, queste sconosciute. O quasi. Basti pensare al fatto che nel nostro Paese il livello medio di cultura economico-finanziaria (secondo una scala da 1 a 10 messa a punto dal gruppo di lavoro The European House - Ambrosetti) è pari a 3,5 punti: contro i 5,18 della Germania, i 4,68 del Regno Unito, i 3,87 della Francia. Dunque, un livello inferiore a quello registrato negli altri grandi paesi europei. E non basta, perché molti studi mostrano una fotografia dell'Italia agli ultimi posti per alfabetizzazione finanziaria anche nel panorama mondiale. Un esempio per tutti: un'indagine su 37.000 studenti di 450 scuole medie rivela come il 21% ritiene che le azioni vengano scambiate in banca, il 18% che ogni città abbia una sua Borsa Valori, e il 14% non sa cosa sia il tasso d’interesse. Certo, l'esigenza di rafforzare in tutte le fasce della popolazione l'educazione finanziaria è sentita in diverse Nazioni, nel Belpaese però (i dati parlano chiaro) di più. Diversi studi condotti con istituti di ricerca (ISPO) hanno confermato che da noi la conoscenza del settore è generalmente bassa e poco adeguata a rispondere alle sfide che i nuovi scenari impongono ai consumatori: infatti, oltre il 70% dei risparmiatori italiani avverte un’elevata percezione di inadeguatezza sui temi relativi alle decisioni finanziarie (intesa come paura di sbagliare, senso di incompetenza, mancanza di “strumenti” per capire le notizie diffuse dai media); il 32% dei ragazzi dichiara che spesso non sa come usare al meglio il proprio denaro e il 43% afferma di non capire nulla quando sente qualcuno parlare di soldi, investimenti, risparmi; il 55% dice di non parlare di denaro in famiglia; infine, rispetto agli altri Paesi europei, siamo caratterizzati da uno fra i più alti livelli di esclusione finanziaria, con il 16% della popolazione completamente priva di servizi bancari, di risparmio e di accesso al credito. Senza dimenticare che laddove la sensibilità per questi temi si è già sviluppata da un certo numero di anni si possono contare numerose iniziative, provenienti quasi sempre dal settore pubblico. In Italia invece il problema rappresentato dall'insufficiente cultura finanziaria è stato oggetto sì di varie iniziative rivolte sia agli utenti dei prodotti finanziari che agli studenti delle scuole medie e superiori, ma tutto è stato per lo più promosso da enti privati (da segnalare il consorzio PattiChiari dell'ABI), e solo in modo sperimentale da organismi pubblici (Banca d'Italia - Ministero dell'Istruzione). Come dire, la fantasia non è mancata, ma tutte le azioni sono sempre state “poco strutturate e non sinergiche”, e quindi sono risultate alla fine spesso poco efficaci. Le iniziative pubbliche La Banca d'Italia ha dedicato specifiche iniziative al tema dell'educazione finanziaria. Ha costituito un'apposita sezione del suo sito internet con l'obbiettivo di mettere a disposizione di consumatori e risparmiatori documenti di facile comprensione, affiancati da lavori di ricerca specialistici in materie economiche, bancarie e finanziarie. Tali prodotti, opportunamente adattati, sono messi a disposizione anche del mondo della scuola, sulla base del memorandum d'intesa firmato tra ministero dell'Istruzione e la Banca d'Italia il 6 novembre 2007 per la realizzazione congiunta appunto di iniziative di educazione finanziaria rivolte ai giovani. “Il Ministro e il Governatore - si afferma nel memorandum - considerano che sia interesse del Paese provvedere a offrire alle giovani generazioni i principi fondamentali di una corretta cultura economica, finanziaria e monetaria; condividono l’esigenza di creare un ambiente quanto più possibile favorevole all’affermarsi di capacità innovative. In un contesto segnato da condizioni tecnologiche in continua evoluzione, queste dipendono in modo cruciale dalla disponibilità e qualità del capitale umano, quindi da una qualificata formazione di studenti, lavoratori e ricercatori, nella consapevolezza dello stretto legame esistente tra istruzione, innovazione e crescita economica. Per un concreto contributo, il Ministro e il Governatore concordano di avviare un progetto sperimentale in alcune scuole campione, con il coordinamento di un Comitato paritetico composto da rappresentanti delle due istituzioni coinvolte”. Ovvero, la scuola, per il suo ricco patrimonio di capacità di formazione, per la sua presenza capillare, è considerata un fondamentale soggetto attivo nella diffusione di conoscenze sull'argomento. Il memorandum è la prima iniziativa pubblica volta a introdurre la materia della financial education direttamente nei curricula degli istituti scolastici e a promuovere una corretta cultura finanziaria anche presso quelle scuole in cui le discipline economiche e giuridiche non rientrano tra le materie oggetto di studio. Gli obiettivi principali del percorso sono tre: 1) fornire agli studenti informazione in materia economica e finanziaria come complemento del curriculum di studi. Si tratta di nozioni di base utili a comprendere i meccanismi che regolano i profili economici della società oltre che per orientare meglio le scelte future; 2) offrire ai docenti contributi didattici per l'insegnamento della financial education approfondendo o aggiornando le loro conoscenze; 3) coinvolgere attivamente le famiglie. Consorzio Pattichiari Una delle prime iniziative nate per avvicinare il sistema bancario e finanziario ai consumatori è il consorzio 'PattiChiari' fondato nel 2003 per iniziativa dell'ABI, l'Associazione bancaria italiana. Si tratta di un consorzio tra le banche italiane, che ha lo scopo di sviluppare strumenti e regole per favorire le relazioni tra le banche e la clientela e di offrire ai cittadini strumenti per capire i prodotti finanziari. Il traguardo è la realizzazione di scelte consapevoli: tutto tramite gli sportelli delle banche aderenti, il sito www.pattichiari.it e il call center (Numero Verde 800.00.22.66). Sono state promosse inoltre diverse campagne sul territorio, pure in partnership con alcune associazioni di consumatori. E in alcuni casi sono state attivate partnership con associazioni di categoria quali Coldiretti, Unioncamere, Holding Famiglia per promuovere attività di formazione specifica per i soci, organizzando convegni e seminari su tutto il territorio nazionale. E' prevista pure una collaborazione con enti e istituzioni territoriali nell'attività di informazione dei cittadini, per promuovere campagne di informazione e di educazione a cui chiunque può partecipare gratuitamente. Nel mondo scolastico in particolare il consorzio 'PattiChiari' ha avviato partnership con l'associazione non profit “Junior Achievement” ed il Ministero dell'Istruzione. E tra i progetti sviluppati negli ultimi anni se ne segnalano soprattutto due: - Il programma didattico “Io e l’economia”, condotto in collaborazione con Junior Achievement Italia, che offre agli studenti degli istituti medi una gamma di strumenti per conoscere più da vicino i principi dell’economia e della finanza e, inoltre, la presenza in classe di esperti di banca, che, in qualità di volontari, svolgono le lezioni creando un collegamento tra la scuola e il mondo del lavoro. - Il programma didattico “Patti chiari con l’economia” che offre ai ragazzi delle scuole superiori una preparazione adeguata per integrarsi e partecipare attivamente alla realtà sociale, professionale ed economica che li circonda, impartendo le nozioni basilari per poter facilitare una reale conoscenza delle regole economiche. Insomma, spingersi ad affermare ad esempio che la (mancata) educazione finanziaria abbia avuto un ruolo chiave nella crisi dell’autunno 2008 è forse eccessivo: però la recente crisi del mercato statunitense dei mutui “subprime” – che ha visto molti consumatori sottoscrivere mutui che non erano alla loro portata a causa, in parte, di una scarsa comprensione delle caratteristiche del prodotto – è servita a ricordarci quale sia la portata del problema. Ora siamo di certo maggiormente consapevoli che conoscenze finanziarie più approfondite avrebbero permesso valutazioni più consapevoli. Non poco davvero, specie in un periodo di crisi. Per questo, e non solo, batte il tempo di introdurre specificamente la materia nel sistema dell'istruzione. L'Italia non può e non deve rimanere ulteriormente indietro. Aumentare il grado di educazione finanziaria porta benefici al singolo consumatore, ma ha una valenza più ampia, che investe la crescita di tutto il mercato e del Paese. Un consumatore con un adeguato livello di istruzione può contribuire a rendere più efficiente l’industria finanziaria facendo crescere la concorrenza, stimolando l’innovazione, esigendo migliore qualità e diversificazione, e a migliorare il benessere economico. Più educazione finanziaria uguale Stato più moderno: e c'è n'è tanto bisogno. Intervista al Presidente di PattiChiari Filippo Cavazzuti Presidente di PattiChiari, docente all’Università di Bologna, ex parlamentare, ex commissario della Consob: Filippo Cavazzuti ci riceve nello splendido palazzo dell’Abi nel cuore di Roma, a Piazza del Gesù, e parla di educazione finanziaria a tutto campo. Con chiarezza e decisione, come si dice in questi casi senza peli sulla lingua. Professore, cominciamo subito dalla crisi economica: l’avremmo potuta evitare con maggiori conoscenze finanziarie? “Francamente, penso di no. Nel caso specifico tutto nasce dall’errore clamoroso del governo americano quando ha deciso di lasciar fallire la Lehman Brothers. Però, l’educazione finanziaria avrebbe potuto consentire una maggiore comprensione degli strumenti finanziari, già di per sè davvero complessi. Certo è che l’educazione torna di nuovo importante nel momento in cui usciamo dalla crisi e i mercati si rimettono a funzionare così come devono: a questo punto, la conoscenza giusta non dico che eviterebbe nuove crisi ma sicuramente permetterebbe di avere comportamenti più consapevoli” I dati dicono che il nostro Paese in materia è molto in ritardo… “Dandoci un voto, non raggiungiamo nemmeno il 5+. E’ cruciale il ruolo degli insegnanti”. Cioè? “L’obbiettivo, e io spero di incontrare al più presto il ministro dell’Istruzione Mariastella Gelmini, è quello di portare l’educazione finanziaria nella scuola: esiste, come si sa, l’educazione civica, e quindi una parte dovrebbe comprendere l’educazione finanziaria”. Perché dentro l’educazione civica? “Perché aiuta il cittadino a crescere. Noi abbiamo a che fare con la finanza dal momento in cui nasciamo al momento in cui moriamo: la fattura, il conto corrente, la carta di credito… Un cittadino è consapevole anche se è consapevole della finanza. E questo, diciamo le cose come stanno, aiuta la democrazia di un Paese a crescere: la democrazia c’è quando i cittadini sono consapevoli delle loro scelte. Quindi, non solo la Costituzione, o come funziona lo Stato, ma anche l’educazione. finanziaria, che è una componente di quella civica. E non è tutto, c’è dell’altro”. Prego… “Si tratta di preparare gli insegnanti ad esercitare al meglio questa funzione: bisogna in pratica dare loro gli strumenti necessari. L’educazione finanziaria purtroppo non si apprende leggendo il Sole 24 Ore. Non è un giudizio negativo nei confronti del giornale, ma il quotidiano di Confindustria, essendo monotematico, è scritto spesso con un linguaggio specialistico, per addetti ai lavori. Prima serve la semplificazione: la finanza si apprende se qualcuno decide di insegnarla e qualcun altro di seguire le lezioni, il corso, la formazione… Cose semplici ma indispensabili per i concetti fondamentali del mercato finanziario, del rischio, di come funziona per esempio una banca. Bisogna ricordare che gli istituti bancari sono delle vere industrie, e non solo il rapporto sportello-correntista: alle spalle c’è una vera e propria catena di montaggio: raccolta dati, informazioni, database, documenti, ovvero è come la produzione di un automobile…I docenti devono avere la percezione della fortissima componente industriale dei mercati: è importante. Il mercato è un animale complicatissimo”. In questa legislatura ci sono due disegni di legge sull’argomento. “Conosco i due testi: e le confesso che vedo con preoccupazione la costituzione di un gruppo finanziato, come è previsto nel provvedimenti presenti in Parlamento. In particolare, il finanziamento del 5 per cento sul fatturato è una vera imposta, quindi non mi pare una strada percorribile quella di una tassa per l’introduzione dell’economia. Quello che invece considero importante, e di cui vorrei discutere con la Gelmini, è che ci sia un coordinamento. Attualmente, sonno diverse le iniziative sulla materia: la nostra di PattiChiari, alcune fondazioni bancarie, qualche Università, la Banca d’Italia: evitiamo dunque di dissipare tutte queste iniziative. Se ci fosse un centro di coordinamento sarebbe l’ideale. Faccio un esempio concreto: se l’Università di Bologna decide con il prof. X di fare un corso economico-finanziario, il prof. Y non deve svolgere la medesima funzione nella stessa sede bensì ovviamente in un'altra università. Per evitare doppioni. Quindi, ben venga l’attenzione della politica che era ora che se ne interessasse, ma nessuna nuova imposta: non è lo strumento adatto, in questa fase. Pertanto dico no ad una commissione con un bilancio, che decida le iniziative da fare, invece dico sì al centro di coordinamento, una struttura agevole e leggerissima”. Ma da chi dovrebbe essere composta? “Non può essere che nelle mani del ministro, è lui che deve decidere” Tuttoscuola si propone di organizzare una tavola rotonda sulla materia con tutti i principali soggetti che possono avere un ruolo e un interesse nell’introduzione dell’educazione finanziaria… “E’ un’ottima idea, e Tuttoscuola, che è così radicata e apprezzata nel mondo della scuola, mi sembra un soggetto adatto a organizzare un incontro del genere”. Lei si rivolge pure all’opposizione? “Ovvio, onestamente non mi sembra questo un terreno di scontro, di confronto fra maggioranza e opposizione: questo è un tema che interessa la collettività, che è un patrimonio nazionale, comune. Non vedo distinzioni, non c’è una finanza di sinistra e una di destra… L’optimum sarebbe un testo condiviso” Fra le associazioni dei consumatori Adusbef e Federconsumatori vi hanno spesso attaccato, definendo inefficaci le vostre iniziative… “Sì, sono le due organizzazioni che non hanno aderito al Consorzio. Scelta che rispetto ma che non condivido: per me hanno fatto male. Comunque, se le critiche sono costruttive ne terremo conto, se al contrario sono fini a se stesse, non le prenderemo in considerazione” Ma quando ritiene che sia il momento giusto per insegnare l’economia e la finanza? “Io penso che bisogna cominciare dalla scuola media: non possiamo dissipare le risorse su tutti i livelli scolastici. Poiché non possiamo immaginare di fare educazione a 60 milioni di persone. Partiamo dunque dalla scuola media. E occorre attrezzare i docenti in questo senso per farli diventare buoni insegnanti: si possono svolgere in sede accademica dei seminari ad hoc, mettendosi d’accordo con i rettori. Ma ho sempre in mente cose non pesanti, flessibili, differenziate da zona a zona del Paese: vorrei evitare il Minculpop dell’educazione finanziaria. E mi consenta di aggiungere un’annotazione” Dica… “Se prendiamo l’ultimo documento del presidente americano Obama sul piano di riforma dell’amministrazione, in materia di nuova regolamentazione, c’è un paragrafo interamente dedicato all’importanza dell’educazione finanziaria: non è che sia la panacea di tutti i mali, però un buon livello di conoscenza aiuta un Paese a crescere” Il concetto è chiaro. Allora, ci rivediamo alla tavola rotonda di Tuttoscuola… “Promesso”. Le proposte di legge sull'Educazione Finanziaria Nel corso della attuale legislatura, la numero XVI, sono stati presentati al Senato due disegni di legge (uno dalla senatrice Maria Leddi - PD: 'Norme in merito all'educazione finanziaria' S.1477, e l'altro dai senatori Salvo Fleres, Maria Ida Germontani, Mario Ferrara e Salvatore Piscitelli - PdL: 'Disposizioni in materia di educazione finanziaria' S.1288) Entrambi i testi prendono spunto dalla constatazione che nel nostro Paese vi è un basso livello di comprensione delle questioni finanziarie e dei fondamenti dell'economia. I proponenti in sostanza ritengono che una corretta capacità di comprendere e valutare i prodotti finanziari da parte del consumatore non solo sarebbe coerente con i principi del diritto all'informazione e alla tutela, ma consentirebbe anche di favorire un equilibrio nel mercato tra domanda ed offerta dei prodotti finanziari. Lo scopo pertanto è quello di istituire un sistema di coordinamento delle varie iniziative che faccia capo a soggetti qualificati, quali un apposito comitato composto da rappresentanti delle istituzioni politiche, finanziarie e dalle associazioni di consumatori, con il coinvolgimento delle società finanziarie operanti sul mercato. Per ora però non si parla di un provvedimento unico e condiviso. Ma entriamo nei dettagli con le parole delle dirette interessate. Senatrice Maria Ida Germontani, qual è il cuore della Vostra proposta? “Devo fare una premessa: la questione dell’educazione finanziaria è stata posta con forza dal governatore della Banca d’Italia Draghi ed è emersa con la crisi. C’è la necessità sempre più impellente che i cittadini abbiano le nozioni necessarie di economia. Fin dalla scuola elementare. Ma il nostro testo verrà modificato. Per ora, prevediamo un comitato, istituito con decreto del ministro dello Sviluppo economico, e composto da tre membri: un senatore o un deputato (nominato d'intesa dai Presidenti delle Camere); un rappresentante delle associazioni dei consumatori; un esperto finanziario accreditato presso la Commissione o il Parlamento europei”. E quali sono i loro compiti? “Il comitato esamina, coordina e promuove i progetti di educazione finanziaria, come recita l’articolo 2”. E i fondi? “Noi chiediamo alle società che erogano crediti al consumo di mettere a disposizione per i progetti una somma pari al 5 per cento delle spese realizzate per la pubblicizzazione delle proprie attività. Alle società finanziarie, nell'ambito della disponibilità obbligatoria, viene invece fatto carico di anticipare ai soggetti attuatori il 70 per cento del costo complessivo ed il restante 30 per cento alla conclusione del progetto. Ma stiamo già pensando a delle modifiche a questo sistema”. Senatrice Maria Leddi, anche la Vostra proposta prevede la formazione di un comitato… “Guardi, non vogliamo formare economisti, ma giovani che sappiano gli elementi base della gestione consapevole del risparmio. Cosa che oggi non accade, se non raramente. E a differenza del testo dei colleghi, contempliamo sì un comitato, istituito però con decreto del ministro dell'Economia e delle finanze, di concerto con il ministro dell'Istruzione, università e ricerca e con il ministro dello Sviluppo economico. E' composto da rappresentanti delle associazioni dei consumatori, del mondo accademico, del sistema bancario e da un esperto di educazione finanziaria accreditato presso la Commissione o il Parlamento europei. E lo consideriamo un filtro indispensabile per la neutralità dell’insegnamento”. Con quali mansioni deve agire la struttura? “Il comitato programma, promuove, coordina e valuta i progetti di educazione finanziaria e, in più, verifica l'efficacia dei progetti realizzati relazionando anche al Parlamento, come si spiega nell’articolo 2, alla lettera f. Ma la novità della nostra proposta è soprattutto un’altra”. E cioè? “Contempliamo l’inserimento dell’educazione finanziaria fra le attività didattiche della scuola primaria e secondaria, secondo le raccomandazioni comunitarie, riservando tale facoltà al ministero dell’Istruzione. E le assicuro che l’accoglienza al progetto è stata entusiastica”. L'Educazione Finanziaria in Europa Tra i Paesi europei che hanno già sviluppato una strategia nazionale per la diffusione dell’educazione finanziaria si possono citare l’Austria, i Paesi Bassi, l’Ungheria (prossima all’avvio) e due casi esemplari, il Regno Unito e la Repubblica Ceca. Il caso del Regno Unito: La Financial Service Authority è l’autorità a cui è necessario aderire per poter operare sul mercato economico-finanziario inglese. L’FSA è responsabile dell’implementazione della Strategia Nazionale per l’educazione finanziaria. Tale ruolo gli è stato attribuito dal Governo inglese. In merito alla Strategia FSA riferisce al Governo che risiede nel suo Advisory Board. Il Governo definisce gli obiettivi e FSA imposta le linee di azione per raggiungerli. Il budget a disposizione è passato da 3 mln di sterline del primo anno (2005-2006) ai 20 mln del 2008. La FSA ha attivato diversi programmi rivolti ai vari segmenti della popolazione. Da settembre 2008 la finanza personale è stata inserita nel curriculum scolastico della scuola secondaria, nell’ambito del piano Personal, Social, Health and Economic (PSHE) education. A ottobre 2008 il Governo ha annunciato la sua intenzione di estendere il piano PSHE education a tutte le scuole inglesi. Il caso della Repubblica Ceca: La Strategia di educazione finanziaria è in capo al Ministero delle Finanze. Le altre istituzioni coinvolte sono il Ministero dell’ Istruzione e il Ministero delle politiche giovanili e dello sport. Il Ministero delle Finanze ha istituito un Gruppo di lavoro per l’educazione finanziaria che assicura la cooperazione tra stakeholder pubblici e privati e definisce i Financial Education Standards. I Ministeri dell’Istruzione e delle politiche giovanili hanno inserito i programmi di educazione finanziaria rendendoli obbligatori per tre fasce scolastiche: 6-11 anni, 12-15 anni e 15-19 anni. La Strategia, avviata nel 2006 è rivolta a tutti i segmenti della popolazione con programmi mirati alle esigenze. I fondi per la diffusione dei programmi vengono stanziati dai Ministeri coinvolti. E non è tutto. Perché anche la Commissione Europea ha realizzato iniziative specifiche, tra cui: ha organizzato la conferenza "Increasing Financial Capability", il primo evento di respiro europeo sul tema ( marzo 2007); ha pubblicato una Comunicazione indicando quali sono i principi fondamentali che dovrebbero guidare nella diffusione di programmi di educazione finanziaria e invitando gli stati membri a prendersi in carico il tema ( dicembre 2007); ha costituito un Gruppo (EGFE - Expert Group on Financial Education) di esperti (esponenti di autorità pubbliche e soggetti privati) per promuovere l’educazione finanziaria, fornire consulenza alla Commissione sul tema e diffondere i migliori esempi: un Gruppo del quale PattiChiari fa parte. I programmi didattici di PattiChiari per l’anno scolastico 2009-2010 Dalle regole basilari di convivenza nella nostra comunità socio-economica alla gestione di un budget personale, allo sviluppo di un business plan imprenditoriale: sono molteplici gli approcci tematici con l’educazione finanziaria che 'PattiChiari' propone agli insegnanti per i propri allievi, partendo dalla scuola dell’obbligo fino ad arrivare agli studenti che si preparano per la maturità. Con queste iniziative in pratica si ribadiscono la necessità di formare i cittadini sulle questioni economiche il più precocemente possibile, cominciando dalla scuola, e l’interesse del Sistema Paese nell’offrire alle giovani generazioni i principi fondamentali di una corretta cultura finanziaria. Dopo aver sviluppato e veicolato nelle scuole secondarie di I e II grado i programmi didattici “Io e l’economia” e “PattiChiari con l’economia”, il Consorzio ha completato la sua offerta didattica con le lezioni di “Our Community”, in collaborazione con Junior Achievement, portando un modulo di educazione finanziaria anche nella scuola primaria. “Ourcommunity” è il percorso formativo teso a far avvicinare gli studenti al territorio locale, scoprendo le dinamiche economiche di base e i comportamenti responsabili che caratterizzano il buon funzionamento di una comunità. Con un approccio semplice, immediato, pratico e divertente gli alunni sperimentano ad esempio il meccanismo democratico del voto, imparano a conoscere i concetti di Stato e tasse e studiano la differenza tra le professionalità private e le cariche pubbliche. Il programma si sofferma anche sui temi sempre più importanti della tutela ambientale e del risparmio energetico, valutati pure dal punto di vista economico, oltre che da quello sociale. Un approfondimento è poi dedicato al ruolo della banca nell’economia locale: attraverso un’attività di “role playing”, coordinata da un esperto di banca che terrà una lezione in classe, gli alunni potranno scoprire il funzionamento della banca e i movimenti del denaro all'interno dell'economia locale. Accanto ad “Ourcommunity”, per l’anno scolastico 2009/2010 il Consorzio 'Pattichiari' riprende il programma di educazione economico-finanziaria “Io e L’Economia” rivolto agli studenti delle scuole secondarie di I grado che nelle precedenti cinque edizioni ha coinvolto oltre 60.000 studenti, 858 scuole, 2.130 classi e 200 esperti di banca. “Io e l’Economia” è un programma basato sulla presenza in classe, accanto agli insegnanti di ruolo, di esperti di banca che, in qualità di volontari, svolgono le lezioni e creano un collegamento tra il mondo del lavoro e la scuola. L’ultima edizione di “Io e l’economia” ha toccato gli istituti di 35 città, e coinvolto gli esperti di 18 banche. Alle scuole secondarie di II grado è dedicato “PattiChiari con l’economia”, il programma sviluppato con l’obiettivo di offrire agli studenti che si stanno avvicinando al diploma una preparazione adeguata per partecipare attivamente alla realtà sociale, professionale ed economica che li circonda. Nelle prime due edizioni sono stati coinvolti 150.000 studenti di 1.600 scuole che hanno presentato 200 progetti al concorso “Sviluppa la tua idea imprenditoriale”. Attraverso l’intervento formativo degli esperti delle banche, i ragazzi e i loro insegnanti partecipano ad un incontro preliminare sul tema dell’economia, del sistema bancario e dell’imprenditorialità con lo scopo di varare un vero e proprio Business Plan e di apprendere le prime nozioni necessarie per pianificare un’attività imprenditoriale. Successivamente tutte le classi iscritte al programma “PattiChiari con l’economia” hanno la possibilità di partecipare al concorso “Sviluppa la tua idea imprenditoriale” che vede gli studenti impegnati nella realizzazione di un Business Plan: come? Mediante l’utilizzo di un software guidato sviluppato appositamente per il progetto. E le novità di PattiChiari per l’anno scolastico 2009/2010 non si limitano ai programmi realizzati per gli studenti. Nella convinzione che il ruolo degli insegnati e della scuola sia sempre più fondamentale per la formazione delle nuove generazioni, ecco un nuovo portale on line (“www.economiascuola.it”) che mette a disposizione degli insegnanti informazioni di carattere generale sul tema dell’economia, strumenti per la didattica nelle scuole e un’area interattiva per lo scambio di informazioni ed esperienze. Tutto realizzato in collaborazione con il Gruppo Giunti, leader in Italia nello sviluppo di offerte formative. Il sondaggio del prof. Mannheimer: i giovani e il denaro Il sondaggio “Giovani e denaro” realizzato da ISPO è incentrato sul rapporto dei giovani (1125enni) con il denaro e sui loro bisogni di formazione finanziaria. E il risultato dice che il denaro è un argomento tabù: il 55% dei ragazzi non parla di denaro in famiglia e il 70% ritiene che la scuola dovrebbe insegnare loro l’importanza dei soldi. Nelle famiglie italiane, i giovani sembrano essere poco coinvolti nelle discussioni attinenti il denaro, più della metà degli intervistati (55%) afferma infatti di non parlare spesso di soldi in casa. Questo scarso coinvolgimento dei giovani pare dovuto da una parte ad una certa tendenza degli italiani in generale a non confrontarsi in famiglia riguardo al denaro, dall’altra dalla scarsa competenza finanziaria degli adulti, come emerge da numerose indagini. Gli 11-25enni italiani mostrano, rispetto ai loro genitori, un atteggiamento più disinvolto verso l’utilizzo del denaro. Il 19% dei giovani non cerca mai di risparmiare e spende il proprio denaro a disposizione in modo impulsivo, senza pensarci troppo. E l’atteggiamento “disinvolto” porta con sé il rischio di restare “in bolletta”: il 48% dei ragazzi dichiara che spesso rimane senza soldi. Anche tra gli adulti esiste una quota di intervistati che fa acquisti senza alcuna preoccupazione e che spesso non arriva alla fine del mese, ma le percentuali sono significativamente inferiori (i “disinvolti” sono il 5%). E a conferma dell’atteggiamento consumista dei giovani c'è la loro predisposizione agli acquisti in occasione di disponibilità o entrare finanziarie straordinarie. Il 42% degli 11-25enni sostiene che se avesse a disposizione più soldi li utilizzerebbe tutti per fare acquisti, una percentuale decisamente superiore a quella dei loro genitori, 25%.