Gazzetta di Parma - Fondazione Andrea Borri
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Gazzetta di Parma - Fondazione Andrea Borri
1706_GDP_Par_17062014_46.pdf - Parma - Stampato da: ceparano - 19/06/2014 17.43.59 46 MARTEDÌ 17 GIUGNO 2014 Lettere al direttore La svolta di Grillo Superficialità in ospedale Egregio direttore, forte dell’argomento che il Movimento 5 Stelle si opponeva a qualsiasi forma di dialogo, Renzi intendeva metterlo fuori gioco dando vita, in accordo con Berlusconi, alla legge elettorale nota come «Italicum». L’imprevista quanto repentina inversione di tendenza di Beppe Grillo modifica radicalmente la situazione. Renzi, che ai grillini poneva costantemente il quesito: «Accetterete di discutere le riforme o continuerete a urlare e insultare?» si trova ora di fronte a una offerta di dialogo ed al contempo a una proposta di legge elettorale uscita dal dibattito fra gli iscritti del M5s. Si tratta di una legge che, fondata sul proporzionale, è però assai diversa dall’Italicum, il quale prevedeva una maggioranza smisurata. di tipo bulgaro, per chi supera la soglia del 37 per cento. Inoltre l’Italicum - oltre che a fuori i partiti che non si presentano coalizzati, come il M5s -, continua a ignorare le preferenze. Renzi si trova di fronte al più classico dei «hic Rodhus, hic salta». Accetterà di discutere faccia faccia con i capigruppo di Camera ed Senato del M5s? E’ fuori discussione che non potrà più agitare la tesi che i continui «niet» del M5s l’hanno obbligato a trattare con Berlusconi. Sarà costretto a dire con chi dei due intende stare: o con Berlusconi o con Grillo. Tertium non datur. Signor direttore, il giorno 20/5/2014 ho contattato telefonicamente l'Azienda ospedaliera (accettazione ricoveri) in quanto la segreteria del reparto di ginecologia non rispondeva. Il motivo della mia telefonata era quello di ricevere informazioni ed indicazioni sul come prenotare una visita ginecologica per severe patologie già diagnosticate precedentemente dalla stessa Usl con biopsia. Come già anticipato dal mio medico di base trattandosi di una patologia importante sicuramente l'ospedale avrebbe optato per un intervento. In possesso di una prescrizione con urgenza differita (B) parlo con un operatore dell'azienda ospedaliera, in quell'occasione mi sono state poste una serie di domande legate all'esito dell'esame istopatologico e immediatamente mi è stato fissato dallo stesso operatore (medico) un ricovero per il giorno successivo, ovvero il 21/5/2014. Mi sono spaventata per l'urgenza richiesta, anche in funzione del fatto che sono a conoscenza che ogni intervento richiedere una preparazione specifica. Dopo aver chiesto ripetutamente conferma di quanto mi avevano detto (quindi che sarei stata operata il giorno dopo) il medico ha ribadito che tutto era già stato fissato per il 21/05/2014 alle ore 7,30 (il giorno dopo). Ho fatto notare che la mia urgenza era segnata nell'impegnativa nella seconda casella ovvero B (differibile) ed ancora una volta la risposta è stata: «non si preoccupi, si presenti domattina alle ore 7,330 per pre-ricovero e ricovero per l'intervento», la telefonata è così terminata. Il giorno 21/5/2014 mi sono recata in ospedale con il mio compagno e da lì è stata una sorpresa dopo l'altra. - Il mio nome non era presente in nessuna lista di programma Day Hospital. - Solo dopo aver parlato con diversi operatori (medici) sono riuscita a confrontarmi con il medico con il quale avevo colloquiato il giorno precedente di cui non so ancora precisamente le generalità in quanto non era provviso ne del nome sulla divisa ne del cartellino di identificazione obbligatorio (vedi vs carta dei diritti e doveri del cittadino) il quale in modo molto poco garbato ha addossato a me la colpa del disguido. Lo stesso ha riferito, a suo dire, di aver sbagliato solo nel farmi un favore nell'espletare telefonicamente la pratica anziché Sergio Caroli Parma, 16 giugno Eccellenza in Neurochirurgia Egregio direttore, scrivo questa lettera per ringraziare sentitamente e complimentarmi con una struttura della nostra città veramente al top dell’eccellenza. Ho 42 anni e diagnosticatomi improvvisamente un meningioma sfenoidale clinoide (leggi tumore delle meningi) mi sono immediatamente affidato al reparto di Neurochirurgia dell’Azienda ospedaliera di Parma che, in pochissimi giorni, ha eseguito esami, accertamenti e mi ha operato con pieno successo. Immensa riconoscenza in primis al «capitano» dottor Ermanno Giombelli che ha felicemente condotto «la nave in porto», alla dottoressa Dascola, a tutta l’équipe, allo staff infermieristico e di reparto per la cura, professionalità ed instancabile assistenza prestatami. Grazie ancora e complimenti. Agostino Marcello Parma, 15 giugno farmi andare direttamente in reparto il giorno 20/5/2014. Non finisce qui, mentre stiamo procedendo nell'espletare le formalità per il ricovero posticipato l'infermiera mi propone una data che io mi riservo di accettare dopo aver consultato l'agenda che avevo appresso. Nello sfogliare l'infermiera si accorge che tra le mie annotazioni, vi erano anche le scadenze dei cicli della pillola anticoncezionale, in quel momento la stessa, con suo stupore, mi pone la seguente domanda «Ma come, lei prende la pillola!??» Alla mia risposta affermativa ascolto esterrefatta l'esclamazione dell'infermiera che mi rimprovera di aver detto questo solo in quel momento. Quando mi era stato chiesto prima? Ho potuto parlare con il primario del reparto che all'inizio si è posta in modo non troppo garbato, modificando in seguito il proprio atteggiamento dopo aver ascoltato le mie giustificate rimostranze, fornendomi esaustivi dettagli su quello che sarebbe stato l'iter procedurale da seguire (non da me ma dai medici del suo reparto). Ho lasciato il reparto guardando una signora partoriente che dalle 7,30 del mattino (orario del nostro arrivo) fino alle 13 con il parto aperto, poiché si erano rotte le acque, restare sofferente in piedi in una sala d'aspetto con le mani che le sostenevano la pancia. Da cittadina italiana mi auguro di non dovermi più trovare di fronte ad operatori (medici-infermieri) che eseguono il proprio lavoro con così tanta superficialità e scortesia, ma di essere seguita in modo altamente professoinale come è mio diritto e loro dovere fare. Ilaria Toma Parma, 10 giugno Città sporca Gentilissimo direttore, le chiedo cortesemente di pubblicare questa mia indirizzata al sindaco di Parma. Gentilissimo sindaco, lei che ama tanto viaggiare in bicicletta, perché non si fa un bel giretto nelle strade e nelle piste ciclabili invase dai fiori dei tigli di via Sidoli, via Torelli, viale Pier Maria Rossi eccetera eccetera? Vedrà che divertimento! Oltre tutto stamattina noto alcuni operai armati di soffione che tentano una inutile pulizia in viale Mentana, inutile visto che la pioggia ormai ha fatto il suo dovere e i soliti strumenti [email protected] Gazzetta di Parma via Mantova, 68 - 43100 Parma usati non sortiscono alcun effetto. Risultato: soldi spesi e nessun beneficio. Mi domando: l’allerta meteo è stata data con un notevole anticipo. Mi sembra quindi che il fatto che la nostra città sia sporchissima non è dovuto ad un problema economico ma forse ad una mancata organizzazione sensata del lavoro. Giovanna Magnani Parma, 16 giugno Il sindaco e la movida Gentile direttore, le chiedo un piccolo spazio per esprimere il mio personale plauso e il mio più sentito apprezzamento per la nuova ordinanza comunale che dovrebbe finalmente arginare i beceri e incivili comportamenti finora frettolosamente quanto impropriamente camuffati sotto l’ambigua etichetta di «movida». Dopo anni e anni di accorate ma troppo a lungo inascoltate rimostranze di migliaia di residenti ostaggio dei teppisti della notte e, in quanto tali, arrogantemente calpestati e oltraggiati nei propri sacrosanti diritti in spregio alle più elementari norme di convivenza civile, si prende finalmente atto ufficialmente anche dei loro diritti costituzionalmente garantiti (art. 32 della Costituzione). Che, di sicuro, vengono molto prima di tutto il resto! E’ ormai improcrastinabile il ripristino della legalità in un quartiere popoloso e ad alta densità residenziale come strada D’Azeglio, vergognosamente degradata ad uno sgangherato «divertimentificio», una sordida zona franca dove ognuno fa impunemente i propri porci comodi. Anche per tutelare appieno gli esercenti – e non sono pochi – che lavorano seriamente e nel coscienzioso rispetto delle leggi, si impongono ormai regole ferme e rigorose, in grado di sceverare il grano dal loglio. Egregio signor sindaco, non badi alle critiche goffe, meschine e pretestuose di chi non vuole guardare oltre le proprie tasche e persegua con determinazione questa scelta di civiltà! «Non ti curar di lor, ma guarda e passa», scrisse un Tale tanto tempo fa. Tutti gli esercenti e i cittadini laboriosi e perbene gliene renderanno merito e questo sarà un grande punto a suo favore. Ha tutto il nostro appoggio e la nostra incondizionata approvazione. Avanti così! Massimo Ghirardi Parma, 16 giugno Sussidio di disoccupazione Gentile direttore, le rubo qualche minuto per raccontarle una vicenda diventata, oramai, paradossale. Lo scorso dicembre come sfortunatamente accaduto a molti, l'azienda per cui lavoravo ha aperto la procedura di crisi aziendale e sono stata licenziata. Con tutti i miei documenti mi sono recata alla sede del patronato di via Cairoli e lì mi hanno gentilmente aiutata a inviare all'Inps la domanda per il sussidio di disoccupazione. Salutandomi l'impiegata del patronato mi ha detto che, se non avessi ricevuto alcun bonifico nel giro di un paio di mesi, avrei potuto rivolgermi nuovamente a loro per un eventuale sollecito. Neanche a dirlo dopo un paio di mesi non ricevo nulla (normale amministrazione mi avevano avvertito che questi sono i tempi dell'Inps), mi reco nuovamente al patronato e dopo un controllo mi comunicano che c'è un primo bonifico pronto a partire, ma che è stato commesso un errore poichè l'Inps ha rifiutato la richiesta di assegnazione dell'Anspi (disoccupazione per 8 mesi calcolata sulla media delle retribuzioni degli ultimi 3 anni, quindi il massimo possibile) e che mi ha concesso solo a mini Anspi (pari importo, ma minor tempo). Questo perchè non è stato tenuto conto dei contributi versati durante il periodo di maternità che invece per legge sono a tutti gli effetti validi per l'assegnazione dell'Anspi, poichè anche se il periodo di lavoro è figurativo i contributi versati sono reali. Mi consigliano di recarmi personalmente in Inps per velocizzare i tempi visto che loro avrebbero avuto davanti tutta la settimana prima di poter sollecitare personalmente presso l'ufficio Inps di competenza. Vado quindi in viale Basetti, prendo il numero faccio quasi 4 ore di coda e finalmente allo sportello 1 parlo con un impiegato il quale, dopo aver verificato a sua volta con un collega mi conferma che effettivamente è stato commesso un errore e che mi spetterebbe la disoccupazione per l'intero periodo ammesso dalla legge, che non riesce a capire come sia stato possibile e prendendo nota del mio numero e nome mi dice che mi farà contattare da un liquidatore, perchè non è agli sportelli aperti al pubblico che si occupano di queste cose. Dopo un mese e mezzo di silenzio, chiamo l'Inps. La chiamata viene automaticamente inoltrata ad un call center, dove una signorina che risponde da chissà dove mi dice che i pagamenti risultano sospesi (ne ho ricevuto solo uno, sopra menzionato) ma che non è stato preso alcun provvedimento per risolvere l'errore perchè senza un ricorso scritto l'Inps non fa niente. Richiamo il patronato e di nuovo tramite loro inoltro un ricorso scritto. E la burocrazia riparte da capo... devo aspettare almeno due mesi perchè i tempi dell'Inps sono questi... anche se sbagliano loro! Due mesi sono ormai passati e ancora non ho avuto nemmeno una lira. Ho chiamato l'Inps 10 giorni fa e, sempre dal call center, mi hanno detto che la mia pratica non risulta nemmeno caricata a terminale. Ho richiamato il patronato e mi hanno detto che l'Inps ha avuto un ritardo nella gestione dei ricorsi e che loro potevano solo provare a sollecitare. Ho richiamato l'Inps questa mattina. Dal call center mi risponde tale Daniela alla quale educatamente e garbatamente (visto che non è certo colpa sua se l'Inps funziona o meglio non funziona in questo modo) spiego la situazione e lei per tutta risposta mi ha detto: «e perché chiama noi? Cosa vuole che facciamo? Se ha fatto il ricorso tramite il patronato chiami loro e se lo faccia dire da loro a che punto è la sua pratica»! Dopo aver spiegato altre due volte in maniera educata alla «signorina» la situazione e aver ricevuto due risposte dello stesso tenore della prima, decido che è inutile parlare con chi non meriterebbe nemmeno di averlo un lavoro a discapito di altri che hanno probabilmente più bisogno e soprattutto maggiori capacità della succitata «signorina», richiamo il patronato. La signora Silvia, che si occupa anche della mia pratica e che ringrazio per la pazienza con cui sempre si prodiga per aiutare (lei e i suo colleghi) chi come me, altrimenti sarebbe fagocitato da questo sistema che non ci considera minimamente, mi dice di aver già sollecitato la settimana scorsa direttamente l'incaricato Inps che si occupa dei ricorsi via e mail, senza avere alcuna risposta e di averlo anche cercato telefonicamente senza avere alcun successo. Ci risentiremo tra due settimane sperando che qualcosa si sia mosso. Mi domando: «ma esattamente in Inps che cosa fanno? Capisco la mole di lavoro e che ci possano volere due mesi per lavorare una pratica, ma qui di mesi ne sono passati sei e ancora nemmeno la pratica è stata visionata? C'è qualcuno in Inps in grado di spiegare a me e a chi si trova nella mia stessa situazione cosa dobbiamo fare o forse pensano, dall'alto del loro posto di lavoro che nessuno può levargli, che la disoccupazione la chiediamo per andare a fare shopping? Le politiche dell'accoglienza Gentile direttore, avendo letto la lettera della Signora Cavazzini mi sento tirato in causa essendo (non sono certo io a sostenerlo) una delle tante «anime candide» come ironicamente definisce la signora chiunque non trovi soluzioni alternative all'accoglienza nei confronti del fenomeno migratorio africano. Ebbene la signora Cavazzini chiede realismo descrivendo a suo dire un futuro prossimo dove le città italiane saranno immense baraccopoli in mano alla criminalità dilagante, insomma non ci resta che sperare in un supereroe che ci salvi dalla catastrofe. Realismo, ecco alcune cifre facilmente reperibili via internet: non solo l'Italia giustamente accoglie queste persone ma anzi altri Paesi sono molto più generosi vedi la Spagna che nel 2011 accolse all'incirca 457.600 profughi contro i 385.800 dell'Italia, Italia che come numero di profughi presenti sul suo territorio non è fra i Paesi europei più «virtuosi», infatti ad esempio in Lussemburgo, in Austria, in Lettonia, in Germania, in Svizzera, la presenza di profughi è assai più numerosa rispetto al nostro Paese. E secondo lei come mai signora Cavazzini? Non si sforzi nel trovare la risposta questa volta gliela do io. In quei Paesi ci sono meno ladri più o meno legali di soldi pubblici, c'è meno evasione fiscale e mi creda lì di soldi ce ne sono così come ce ne stanno in Italia, la differenza sta che molti di quei denari, in particolare nel nostro Paese, finiscono in tasche di pochi privilegiati spesi in buona parte per opere buone per specularci e rubarci sopra vedi gli ultimi scandali dell'Expo e del Mose, e sappia signora Cavazzini che negare tutto ciò è rendersi anche se in piccola parte complici di questi crimini verso noi contribuenti onesti come mi ritengo io, così come non ho e non avrei alcun problema nel sapere che le mie tasse finiscono per aiutare persone bisognose al di là della loro provenienza geografica. Ultima nota «realista», la percentuale di profughi rapportata alla presenza di extracomunitari regolari in Europa è solo del 4%, cifra ben al di sotto di ciò che si possa definire invasione, sapendo anche che sono sempre più i Paesi africani in via di sviluppo dove più nessuno pensa ad immigrare. Restano ahimè quei pochi ma martoriati da guerre civili e non ai quali ripeto ora come ora l'unica risposta possibile che l'Europa può dare a chi fugge da quell'orrore è, seppur temporanea, l'accoglienza. Anna Crispino Parma, 16 giugno Davide Sani Parma, 16 giugno sociazione universitaria parmense e del Festival Internazionale del Teatro. La sua eredità politico-culturale rivive, oggi, con la Fondazione Andrea Borri, fondata nel novembre 2008. La Fondazione, intende mantenere vivi e divulgare il pensiero e l'azione culturale e politica di Andrea Borri promuovendo studi, ricerche, dibattiti, seminari, convegni ed altre iniziative che vertono, in particolare, sulle tematiche che, più di altre, hanno costituito oggetto della sua attività pubblica e scientifica come la comunicazione, la cooperazione internazionale ed il diritto all'informazione che Borri testimoniò quando fu presidente della Commissione di Vigilanza della Rai. La Fondazione, data la propria vocazione europeista, pone l'accento sulla proiezione europea di Parma e del suo territorio per il cui sviluppo Andrea si battè tantissimo. Presieduta dal figlio di Borri, Bernardo, la Fondazione, esprime un consiglio composto da Maria Caterina Siliprandi (vice presidente), Maria Cavalli (segretario), Alfredo Alessandrini (tesoriere) e Lidia Spelarci mentre Paolo Maggiani, Roberto Cavazzini e Alessandro Maestri fanno parte del collegio dei revisori. Molto vicini alla Fondazione Borri anche altri noti personaggi parmigiani come il consigliere regionale Gabriele Ferrari, Albino Ivardi Ganapini, Gian Paolo Dallara, che hanno fatto parte dei precedenti consigli del sodalizio culturale. Nell’ultima assemblea generale la Fondazione Andrea Borri ha presentato il programma di attività dell’anno in corso fra cui rientrano eventi come l’ormai consueta manifestazione «Expo Taro Ceno» che si terrà il 23 e 24 agosto a Compiano, inserita nell’ambito delle iniziative miranti al riequilibrio territoriale, e la pubblicazione degli atti dei convegni organizzati dalla stessa Fondazione lo scorso novembre dedicati allo studio della personalità e dell’attività di Andrea Borri. Nelle finalità della Fondazione anche il conferimento di borse di studio per tesi riguardanti temi oggetto della sua attività. Il 24 giugno prossimo, presso il Collegio europeo di Parma, sarà presentata la tesi di Rosette Mutesi, diplomata del Collegio europeo, dal titolo «Immigrant integration during the financial crisis». v Lorenzo Sartorio Cerimonia di donazione Un quadro di Roberto Peroncini per ricordare Andrea Borri nn Un bellissimo quadro del noto pittore parmigiano Roberto Peroncini, docente del liceo artistico d'arte Paolo Toschi, da poco tempo impreziosisce la sede della Fondazione Andrea Borri di via Turchi 15. Una opera, quella creata da Peroncini, dedicata a Borri. Un dipinto che vuole rappresentare il percorso della vita attraverso una lettura filosofico-esoterica che solo un artista di alto livello come Peroncini è stato in grado di realizzare. Un'opera, non solo da osservare, ma da leggere poiché dai tratti, dalle tonalità, dai colori, dalle sfumature si percepiscono le varie fasi della vita d'un uomo con i suoi tormenti, le sue gioie, le sue ansie, le sue trepidazioni. «Ho voluto donare quest’opera alla Fondazione a lui intitolata per esprimere la mia riconoscenza nei confronti di Andrea Borri». Così Peroncini ha corredato l'atto di donazione, che vuol significare un omaggio ad Andrea Borri, a quel personaggio politico sensibile, illuminato e lungimirante che riuscì ad affascinare, con il suo stile, anche artisti e liberi pensatori come, appunto, Roberto Peroncini. Parmigiano del sasso, di antica e nobile famiglia, figlio del commendatore Francesco Borri (che fu presidente della Cassa di Risparmio di Parma, presidente dell'Ente Provinciale del Turismo nonché nume tutelare della propria città che amava profondamente tanto da guadagnarsi il titolo di «ultimo duca di Parma»), Andrea Borri, dopo avere conseguito la maturità classica al Romagnosi, si laureò in Giurisprudenza presso il nostro ateneo. Fu nominato notaio nel 1963 aprendo uno studio notarile, con il fratello Alessandro, fra i più prestigiosi Il quadro donato Roberto Peroncini con Bernardo Borri. dalla regione unitamente a quello dei notai Micheli in Parma. Sotto il profilo politico ricoprì diversi incarichi: consigliere comunale di Parma dal 1963 al 1976, deputato al Parlamento dal 1976 al 1994, presidente della Provincia dal 1999 al 2003. E' stato uno dei fautori, grazie al suo carisma ed alla sua autorevolezza, del «Sistema Parma» allo scopo di avanzare la candidatura della nostra città a sede dell'Efsa. Fu presidente dell'Istituto di Studi Verdiani e di altri importanti organismi. Negli anni Settanta fu tra i fondatori del circolo politico-culturale «il Borgo», d' area cattolico-democratica, che ebbe alla sua guida da Albino Ivardi Ganapini a Eugenio Caggiati, da Enore Guerra all'attuale Paolo Scarpa. Uomo di sport, fu campione d'Italia di rugby, presidente dell'As-