Gazzetta di Parma - Fondazione Andrea Borri

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Gazzetta di Parma - Fondazione Andrea Borri
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MARTEDÌ 17 GIUGNO 2014
Lettere al direttore
La svolta
di Grillo
Superficialità
in ospedale
Egregio direttore,
forte dell’argomento che il Movimento 5 Stelle si opponeva a
qualsiasi forma di dialogo, Renzi
intendeva metterlo fuori gioco
dando vita, in accordo con Berlusconi, alla legge elettorale nota
come «Italicum». L’imprevista
quanto repentina inversione di
tendenza di Beppe Grillo modifica radicalmente la situazione.
Renzi, che ai grillini poneva costantemente il quesito: «Accetterete di discutere le riforme o
continuerete a urlare e insultare?» si trova ora di fronte a una
offerta di dialogo ed al contempo a una proposta di legge elettorale uscita dal dibattito fra gli
iscritti del M5s. Si tratta di una
legge che, fondata sul proporzionale, è però assai diversa dall’Italicum, il quale prevedeva
una maggioranza smisurata. di
tipo bulgaro, per chi supera la
soglia del 37 per cento. Inoltre
l’Italicum - oltre che a fuori i
partiti che non si presentano
coalizzati, come il M5s -, continua a ignorare le preferenze.
Renzi si trova di fronte al più
classico dei «hic Rodhus, hic salta». Accetterà di discutere faccia
faccia con i capigruppo di Camera ed Senato del M5s? E’ fuori
discussione che non potrà più
agitare la tesi che i continui
«niet» del M5s l’hanno obbligato
a trattare con Berlusconi. Sarà
costretto a dire con chi dei due
intende stare: o con Berlusconi o
con Grillo. Tertium non datur.
Signor direttore,
il giorno 20/5/2014 ho contattato telefonicamente l'Azienda
ospedaliera (accettazione ricoveri) in quanto la segreteria del
reparto di ginecologia non rispondeva. Il motivo della mia
telefonata era quello di ricevere
informazioni ed indicazioni sul
come prenotare una visita ginecologica per severe patologie
già diagnosticate precedentemente dalla stessa Usl con
biopsia. Come già anticipato
dal mio medico di base trattandosi di una patologia importante sicuramente l'ospedale avrebbe optato per un intervento. In possesso di una
prescrizione con urgenza differita (B) parlo con un operatore dell'azienda ospedaliera,
in quell'occasione mi sono state poste una serie di domande
legate all'esito dell'esame istopatologico e immediatamente
mi è stato fissato dallo stesso
operatore (medico) un ricovero
per il giorno successivo, ovvero
il 21/5/2014.
Mi sono spaventata per l'urgenza richiesta, anche in funzione del fatto che sono a conoscenza che ogni intervento
richiedere una preparazione
specifica.
Dopo aver chiesto ripetutamente conferma di quanto mi
avevano detto (quindi che sarei
stata operata il giorno dopo) il
medico ha ribadito che tutto
era già stato fissato per il
21/05/2014 alle ore 7,30 (il giorno dopo). Ho fatto notare che
la mia urgenza era segnata nell'impegnativa nella seconda casella ovvero B (differibile) ed
ancora una volta la risposta è
stata: «non si preoccupi, si presenti domattina alle ore 7,330
per pre-ricovero e ricovero per
l'intervento», la telefonata è così terminata.
Il giorno 21/5/2014 mi sono recata in ospedale con il mio
compagno e da lì è stata una
sorpresa dopo l'altra.
- Il mio nome non era presente
in nessuna lista di programma
Day Hospital.
- Solo dopo aver parlato con
diversi operatori (medici) sono
riuscita a confrontarmi con il
medico con il quale avevo colloquiato il giorno precedente di
cui non so ancora precisamente le generalità in quanto non
era provviso ne del nome sulla
divisa ne del cartellino di identificazione obbligatorio (vedi vs
carta dei diritti e doveri del
cittadino) il quale in modo
molto poco garbato ha addossato a me la colpa del disguido.
Lo stesso ha riferito, a suo dire,
di aver sbagliato solo nel farmi
un favore nell'espletare telefonicamente la pratica anziché
Sergio Caroli
Parma, 16 giugno
Eccellenza
in Neurochirurgia
Egregio direttore,
scrivo questa lettera per ringraziare sentitamente e complimentarmi con una struttura della
nostra città veramente al top
dell’eccellenza. Ho 42 anni e diagnosticatomi improvvisamente
un meningioma sfenoidale clinoide (leggi tumore delle meningi) mi sono immediatamente
affidato al reparto di Neurochirurgia dell’Azienda ospedaliera
di Parma che, in pochissimi giorni, ha eseguito esami, accertamenti e mi ha operato con pieno
successo. Immensa riconoscenza
in primis al «capitano» dottor
Ermanno Giombelli che ha felicemente condotto «la nave in
porto», alla dottoressa Dascola, a
tutta l’équipe, allo staff infermieristico e di reparto per la cura,
professionalità ed instancabile
assistenza prestatami. Grazie ancora e complimenti.
Agostino Marcello
Parma, 15 giugno
farmi andare direttamente in
reparto il giorno 20/5/2014.
Non finisce qui, mentre stiamo
procedendo nell'espletare le
formalità per il ricovero posticipato l'infermiera mi propone
una data che io mi riservo di
accettare dopo aver consultato
l'agenda che avevo appresso.
Nello sfogliare l'infermiera si
accorge che tra le mie annotazioni, vi erano anche le scadenze dei cicli della pillola anticoncezionale, in quel momento la stessa, con suo stupore,
mi pone la seguente domanda
«Ma come, lei prende la pillola!??» Alla mia risposta affermativa ascolto esterrefatta
l'esclamazione dell'infermiera
che mi rimprovera di aver detto questo solo in quel momento.
Quando mi era stato chiesto
prima?
Ho potuto parlare con il primario del reparto che all'inizio
si è posta in modo non troppo
garbato, modificando in seguito il proprio atteggiamento dopo aver ascoltato le mie giustificate rimostranze, fornendomi esaustivi dettagli su quello
che sarebbe stato l'iter procedurale da seguire (non da me
ma dai medici del suo reparto).
Ho lasciato il reparto guardando una signora partoriente che
dalle 7,30 del mattino (orario
del nostro arrivo) fino alle 13
con il parto aperto, poiché si
erano rotte le acque, restare
sofferente in piedi in una sala
d'aspetto con le mani che le
sostenevano la pancia.
Da cittadina italiana mi auguro
di non dovermi più trovare di
fronte ad operatori (medici-infermieri) che eseguono il proprio lavoro con così tanta superficialità e scortesia, ma di
essere seguita in modo altamente professoinale come è
mio diritto e loro dovere fare.
Ilaria Toma
Parma, 10 giugno
Città
sporca
Gentilissimo direttore,
le chiedo cortesemente di pubblicare questa mia indirizzata
al sindaco di Parma.
Gentilissimo sindaco,
lei che ama tanto viaggiare in
bicicletta, perché non si fa un
bel giretto nelle strade e nelle
piste ciclabili invase dai fiori
dei tigli di via Sidoli, via Torelli, viale Pier Maria Rossi eccetera eccetera?
Vedrà che divertimento!
Oltre tutto stamattina noto alcuni operai armati di soffione
che tentano una inutile pulizia
in viale Mentana, inutile visto
che la pioggia ormai ha fatto il
suo dovere e i soliti strumenti
[email protected]
Gazzetta di Parma
via Mantova, 68 - 43100 Parma
usati non sortiscono alcun effetto. Risultato: soldi spesi e
nessun beneficio.
Mi domando: l’allerta meteo è
stata data con un notevole anticipo. Mi sembra quindi che il
fatto che la nostra città sia
sporchissima non è dovuto ad
un problema economico ma
forse ad una mancata organizzazione sensata del lavoro.
Giovanna Magnani
Parma, 16 giugno
Il sindaco
e la movida
Gentile direttore,
le chiedo un piccolo spazio per
esprimere il mio personale
plauso e il mio più sentito apprezzamento per la nuova ordinanza comunale che dovrebbe finalmente arginare i beceri
e incivili comportamenti finora
frettolosamente quanto impropriamente camuffati sotto l’ambigua etichetta di «movida».
Dopo anni e anni di accorate
ma troppo a lungo inascoltate
rimostranze di migliaia di residenti ostaggio dei teppisti
della notte e, in quanto tali,
arrogantemente calpestati e oltraggiati nei propri sacrosanti
diritti in spregio alle più elementari norme di convivenza
civile, si prende finalmente atto
ufficialmente anche dei loro diritti costituzionalmente garantiti (art. 32 della Costituzione).
Che, di sicuro, vengono molto
prima di tutto il resto! E’ ormai
improcrastinabile il ripristino
della legalità in un quartiere
popoloso e ad alta densità residenziale come strada D’Azeglio, vergognosamente degradata ad uno sgangherato «divertimentificio», una sordida
zona franca dove ognuno fa
impunemente i propri porci comodi. Anche per tutelare appieno gli esercenti – e non sono pochi – che lavorano seriamente e nel coscienzioso rispetto delle leggi, si impongono ormai regole ferme e rigorose, in grado di sceverare il
grano dal loglio.
Egregio signor sindaco, non
badi alle critiche goffe, meschine e pretestuose di chi non
vuole guardare oltre le proprie
tasche e persegua con determinazione questa scelta di civiltà! «Non ti curar di lor, ma
guarda e passa», scrisse un Tale tanto tempo fa. Tutti gli
esercenti e i cittadini laboriosi
e perbene gliene renderanno
merito e questo sarà un grande
punto a suo favore. Ha tutto il
nostro appoggio e la nostra incondizionata approvazione.
Avanti così!
Massimo Ghirardi
Parma, 16 giugno
Sussidio
di disoccupazione
Gentile direttore,
le rubo qualche minuto per raccontarle una vicenda diventata,
oramai, paradossale. Lo scorso
dicembre come sfortunatamente
accaduto a molti, l'azienda per
cui lavoravo ha aperto la procedura di crisi aziendale e sono
stata licenziata. Con tutti i miei
documenti mi sono recata alla
sede del patronato di via Cairoli
e lì mi hanno gentilmente aiutata a inviare all'Inps la domanda per il sussidio di disoccupazione. Salutandomi l'impiegata
del patronato mi ha detto che, se
non avessi ricevuto alcun bonifico nel giro di un paio di mesi,
avrei potuto rivolgermi nuovamente a loro per un eventuale
sollecito. Neanche a dirlo dopo
un paio di mesi non ricevo nulla
(normale amministrazione mi
avevano avvertito che questi sono i tempi dell'Inps), mi reco
nuovamente al patronato e dopo
un controllo mi comunicano che
c'è un primo bonifico pronto a
partire, ma che è stato commesso un errore poichè l'Inps ha
rifiutato la richiesta di assegnazione dell'Anspi (disoccupazione
per 8 mesi calcolata sulla media
delle retribuzioni degli ultimi 3
anni, quindi il massimo possibile) e che mi ha concesso solo a
mini Anspi (pari importo, ma
minor tempo). Questo perchè
non è stato tenuto conto dei contributi versati durante il periodo
di maternità che invece per legge
sono a tutti gli effetti validi per
l'assegnazione dell'Anspi, poichè
anche se il periodo di lavoro è
figurativo i contributi versati sono reali. Mi consigliano di recarmi personalmente in Inps per
velocizzare i tempi visto che loro
avrebbero avuto davanti tutta la
settimana prima di poter sollecitare personalmente presso l'ufficio Inps di competenza. Vado
quindi in viale Basetti, prendo il
numero faccio quasi 4 ore di
coda e finalmente allo sportello 1
parlo con un impiegato il quale,
dopo aver verificato a sua volta
con un collega mi conferma che
effettivamente è stato commesso
un errore e che mi spetterebbe la
disoccupazione per l'intero periodo ammesso dalla legge, che
non riesce a capire come sia stato possibile e prendendo nota
del mio numero e nome mi dice
che mi farà contattare da un
liquidatore, perchè non è agli
sportelli aperti al pubblico che si
occupano di queste cose. Dopo
un mese e mezzo di silenzio,
chiamo l'Inps. La chiamata viene
automaticamente inoltrata ad un
call center, dove una signorina
che risponde da chissà dove mi
dice che i pagamenti risultano
sospesi (ne ho ricevuto solo uno,
sopra menzionato) ma che non è
stato preso alcun provvedimento
per risolvere l'errore perchè senza un ricorso scritto l'Inps non fa
niente. Richiamo il patronato e
di nuovo tramite loro inoltro un
ricorso scritto. E la burocrazia
riparte da capo... devo aspettare
almeno due mesi perchè i tempi
dell'Inps sono questi... anche se
sbagliano loro! Due mesi sono
ormai passati e ancora non ho
avuto nemmeno una lira. Ho
chiamato l'Inps 10 giorni fa e,
sempre dal call center, mi hanno
detto che la mia pratica non risulta nemmeno caricata a terminale. Ho richiamato il patronato e mi hanno detto che l'Inps
ha avuto un ritardo nella gestione dei ricorsi e che loro potevano solo provare a sollecitare.
Ho richiamato l'Inps questa mattina. Dal call center mi risponde
tale Daniela alla quale educatamente e garbatamente (visto
che non è certo colpa sua se
l'Inps funziona o meglio non
funziona in questo modo) spiego
la situazione e lei per tutta risposta mi ha detto: «e perché
chiama noi? Cosa vuole che facciamo? Se ha fatto il ricorso tramite il patronato chiami loro e
se lo faccia dire da loro a che
punto è la sua pratica»! Dopo
aver spiegato altre due volte in
maniera educata alla «signorina» la situazione e aver ricevuto
due risposte dello stesso tenore
della prima, decido che è inutile
parlare con chi non meriterebbe
nemmeno di averlo un lavoro a
discapito di altri che hanno probabilmente più bisogno e soprattutto maggiori capacità della
succitata «signorina», richiamo
il patronato. La signora Silvia,
che si occupa anche della mia
pratica e che ringrazio per la
pazienza con cui sempre si prodiga per aiutare (lei e i suo colleghi) chi come me, altrimenti
sarebbe fagocitato da questo sistema che non ci considera minimamente, mi dice di aver già
sollecitato la settimana scorsa direttamente l'incaricato Inps che
si occupa dei ricorsi via e mail,
senza avere alcuna risposta e di
averlo anche cercato telefonicamente senza avere alcun successo. Ci risentiremo tra due settimane sperando che qualcosa si
sia mosso. Mi domando: «ma
esattamente in Inps che cosa
fanno? Capisco la mole di lavoro
e che ci possano volere due mesi
per lavorare una pratica, ma qui
di mesi ne sono passati sei e
ancora nemmeno la pratica è
stata visionata? C'è qualcuno in
Inps in grado di spiegare a me e
a chi si trova nella mia stessa
situazione cosa dobbiamo fare o
forse pensano, dall'alto del loro
posto di lavoro che nessuno può
levargli, che la disoccupazione la
chiediamo per andare a fare
shopping?
Le politiche
dell'accoglienza
Gentile direttore,
avendo letto la lettera della Signora Cavazzini mi sento tirato
in causa essendo (non sono certo
io a sostenerlo) una delle tante
«anime candide» come ironicamente definisce la signora chiunque non trovi soluzioni alternative all'accoglienza nei confronti
del fenomeno migratorio africano. Ebbene la signora Cavazzini
chiede realismo descrivendo a
suo dire un futuro prossimo dove
le città italiane saranno immense
baraccopoli in mano alla criminalità dilagante, insomma non ci
resta che sperare in un supereroe
che ci salvi dalla catastrofe. Realismo, ecco alcune cifre facilmente reperibili via internet: non solo
l'Italia giustamente accoglie queste persone ma anzi altri Paesi
sono molto più generosi vedi la
Spagna che nel 2011 accolse all'incirca 457.600 profughi contro
i 385.800 dell'Italia, Italia che come numero di profughi presenti
sul suo territorio non è fra i Paesi
europei più «virtuosi», infatti ad
esempio in Lussemburgo, in Austria, in Lettonia, in Germania, in
Svizzera, la presenza di profughi
è assai più numerosa rispetto al
nostro Paese. E secondo lei come
mai signora Cavazzini? Non si
sforzi nel trovare la risposta questa volta gliela do io. In quei
Paesi ci sono meno ladri più o
meno legali di soldi pubblici, c'è
meno evasione fiscale e mi creda
lì di soldi ce ne sono così come ce
ne stanno in Italia, la differenza
sta che molti di quei denari, in
particolare nel nostro Paese, finiscono in tasche di pochi privilegiati spesi in buona parte per
opere buone per specularci e rubarci sopra vedi gli ultimi scandali dell'Expo e del Mose, e sappia signora Cavazzini che negare
tutto ciò è rendersi anche se in
piccola parte complici di questi
crimini verso noi contribuenti
onesti come mi ritengo io, così
come non ho e non avrei alcun
problema nel sapere che le mie
tasse finiscono per aiutare persone bisognose al di là della loro
provenienza geografica. Ultima
nota «realista», la percentuale di
profughi rapportata alla presenza
di extracomunitari regolari in
Europa è solo del 4%, cifra ben al
di sotto di ciò che si possa definire invasione, sapendo anche
che sono sempre più i Paesi africani in via di sviluppo dove più
nessuno pensa ad immigrare. Restano ahimè quei pochi ma martoriati da guerre civili e non ai
quali ripeto ora come ora l'unica
risposta possibile che l'Europa
può dare a chi fugge da quell'orrore è, seppur temporanea,
l'accoglienza.
Anna Crispino
Parma, 16 giugno
Davide Sani
Parma, 16 giugno
sociazione universitaria parmense e del Festival Internazionale del
Teatro. La sua eredità politico-culturale rivive, oggi, con la
Fondazione Andrea Borri, fondata
nel novembre 2008. La Fondazione, intende mantenere vivi e
divulgare il pensiero e l'azione
culturale e politica di Andrea Borri
promuovendo studi, ricerche, dibattiti, seminari, convegni ed altre
iniziative che vertono, in particolare, sulle tematiche che, più di
altre, hanno costituito oggetto
della sua attività pubblica e scientifica come la comunicazione, la
cooperazione internazionale ed il
diritto all'informazione che Borri
testimoniò quando fu presidente
della Commissione di Vigilanza
della Rai. La Fondazione, data la
propria vocazione europeista, pone l'accento sulla proiezione europea di Parma e del suo territorio
per il cui sviluppo Andrea si battè
tantissimo. Presieduta dal figlio di
Borri, Bernardo, la Fondazione,
esprime un consiglio composto
da Maria Caterina Siliprandi (vice
presidente), Maria Cavalli (segretario), Alfredo Alessandrini (tesoriere) e Lidia Spelarci mentre
Paolo Maggiani, Roberto Cavazzini e Alessandro Maestri fanno
parte del collegio dei revisori.
Molto vicini alla Fondazione Borri
anche altri noti personaggi parmigiani come il consigliere regionale Gabriele Ferrari, Albino
Ivardi Ganapini, Gian Paolo Dallara, che hanno fatto parte dei
precedenti consigli del sodalizio
culturale. Nell’ultima assemblea
generale la Fondazione Andrea
Borri ha presentato il programma
di attività dell’anno in corso fra cui
rientrano eventi come l’ormai
consueta manifestazione «Expo
Taro Ceno» che si terrà il 23 e 24
agosto a Compiano, inserita nell’ambito delle iniziative miranti al
riequilibrio territoriale, e la pubblicazione degli atti dei convegni
organizzati dalla stessa Fondazione lo scorso novembre dedicati allo studio della personalità
e dell’attività di Andrea Borri.
Nelle finalità della Fondazione anche il conferimento di borse di
studio per tesi riguardanti temi
oggetto della sua attività. Il 24
giugno prossimo, presso il Collegio europeo di Parma, sarà presentata la tesi di Rosette Mutesi,
diplomata del Collegio europeo,
dal titolo «Immigrant integration
during the financial crisis». v
Lorenzo Sartorio
Cerimonia di donazione
Un quadro di Roberto Peroncini
per ricordare Andrea Borri
nn Un
bellissimo quadro del noto
pittore parmigiano Roberto Peroncini, docente del liceo artistico
d'arte Paolo Toschi, da poco tempo impreziosisce la sede della
Fondazione Andrea Borri di via
Turchi 15. Una opera, quella creata da Peroncini, dedicata a Borri.
Un dipinto che vuole rappresentare il percorso della vita attraverso una lettura filosofico-esoterica che solo un artista di alto
livello come Peroncini è stato in
grado di realizzare. Un'opera, non
solo da osservare, ma da leggere
poiché dai tratti, dalle tonalità, dai
colori, dalle sfumature si percepiscono le varie fasi della vita d'un
uomo con i suoi tormenti, le sue
gioie, le sue ansie, le sue trepidazioni. «Ho voluto donare quest’opera alla Fondazione a lui intitolata per esprimere la mia riconoscenza nei confronti di Andrea Borri». Così Peroncini ha
corredato l'atto di donazione, che
vuol significare un omaggio ad
Andrea Borri, a quel personaggio
politico sensibile, illuminato e lungimirante che riuscì ad affascinare, con il suo stile, anche artisti
e liberi pensatori come, appunto,
Roberto Peroncini.
Parmigiano del sasso, di antica e
nobile famiglia, figlio del commendatore Francesco Borri (che
fu presidente della Cassa di Risparmio di Parma, presidente dell'Ente Provinciale del Turismo
nonché nume tutelare della propria città che amava profondamente tanto da guadagnarsi il
titolo di «ultimo duca di Parma»),
Andrea Borri, dopo avere conseguito la maturità classica al
Romagnosi, si laureò in Giurisprudenza presso il nostro ateneo. Fu
nominato notaio nel 1963 aprendo
uno studio notarile, con il fratello
Alessandro, fra i più prestigiosi
Il quadro donato Roberto Peroncini con Bernardo Borri.
dalla regione unitamente a quello
dei notai Micheli in Parma. Sotto il
profilo politico ricoprì diversi incarichi: consigliere comunale di
Parma dal 1963 al 1976, deputato
al Parlamento dal 1976 al 1994,
presidente della Provincia dal
1999 al 2003. E' stato uno dei
fautori, grazie al suo carisma ed
alla sua autorevolezza, del «Sistema Parma» allo scopo di avanzare la candidatura della nostra
città a sede dell'Efsa. Fu presidente dell'Istituto di Studi Verdiani e di altri importanti organismi. Negli anni Settanta fu tra i
fondatori del circolo politico-culturale «il Borgo», d' area cattolico-democratica, che ebbe alla
sua guida da Albino Ivardi Ganapini a Eugenio Caggiati, da Enore Guerra all'attuale Paolo Scarpa.
Uomo di sport, fu campione d'Italia di rugby, presidente dell'As-