Quando il gioco si fa serious

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Una gara europea per sviluppare videogiochi educational: è JamToday, e quest'anno
punta su stili di vita e alimentazione
Pubblicati su 24 settembre 2015 da Valentina Murelli in CRONACA // 0 Commenti
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CRONACA – C’è Hansel nella gabbia, con la strega che cerca di farlo ingrassare gettandogli
cibo a più non posso. Da fuori, Gretel può spostare la gabbia in modo che parte del cibo
caschi fuori e Hansel non mangi né troppo (o troppo male), né troppo poco. Si chiama,
RNA non codificanti: da spazzatura a
bersaglio terapeutico
1 Commento
appunto, Gretel, ed è un gioco per cellulare che il 20 settembre scorso ha vinto l’edizione
torinese di JamToday, un progetto europeo dedicato allo sviluppo collaborativo, dal basso e
è stato a Milano, dove ha vinto Cook for Life, ancora un gioco per cellulare in cui l’obiettivo è
mantenere livelli adeguati di alcune proprietà di un avatar (salute, umore, concentrazione,
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in un tempo limitato, di un prototipo di videogioco educativo. L’altro appuntamento italiano
durante un’intera settimana. Tutti molto giovani i partecipanti, per lo più studenti
universitari o dell’ultimo anno delle superiori, che si sono messi alla prova in una specie di
hackathon del videogioco .
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fame), attraverso una scelta equilibrata degli alimenti nei vari momenti del giorno e
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“Le parole chiave dell’iniziativa e, in generale, del progetto europeo, sono due: Seriuos Game
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e Game Jam” spiega Matteo Uggeri della Fondazione Politecnico di Milano, partner di
JamToday, e organizzatore dell’evento milanese. “Il primo fa riferimento a tutti quei
videogiochi pensati perché l’utente, usandoli, non solo si diverta (il che rimane
imprescindibile), ma impari anche qualcosa”. Non è una novità: sono ormai molti i giochi
che vanno in questa direzione, utilizzabili a scuola, nell’ambito di campagne di educazione
pubblica o nella formazione professionale. Che si tratti di aiutare a capire come si può
combattere il virus Ebola o come si lavora sulla Stazione spaziale internazionale, oppure a
sviluppare competenze, dal decision making (anche se un po’ tutti i videogiochi lo mettono
alla prova) alle abilità relazionali, come in Façade, gioco interattivo in cui ci si ritrova a cena
con una coppia di amici che a un certo punto cominciano a litigare furiosamente.
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“Le Game Jam, invece, sono gare per lo sviluppo di un videogioco (o almeno di un prototipo
paleontologia podcast POLITICA psicologia ricerca
quasi definitivo). Può partecipare chiunque, più o meno esperto, e c’è un tempo limitato, in
riscaldamento globale
genere un weekend, ma si può arrivare a una settimana” racconta Uggeri. “L’evento clou del
settore è la Global Game Jam, che si svolge in tutto il mondo (ovunque ci sia qualcuno che
SALUTE spazio
ULISSE
ne organizzi un’edizione locale), di solito a fine gennaio. Ebbene, Jam Today mette insieme
le due cose, diventando una gara europea per sviluppare un videogioco educativo o
didattico“. Il tema di quest’anno era Healthier Life Style. In più, a Milano il patrocinio di
Expo ha contribuito a dirottare la gara verso l’ambito cibo, comunque tra i più gettonati
anche a Torino. E così, venerdì, sabato e domenica giovani e agguerriti sviluppatori o
aspiranti tali si sono messi al lavoro, per creare videogiochi educational su dieta e
alimentazione.
“È una sfida impegnativa” commenta Uggeri. “Ci vuole l’idea sul tema, ma bisogna anche
programmare, sviluppare gli aspetti grafici, pensare alla musica, alla sceneggiatura. Senza
dimenticare che servono competenze generali, come lavorare in gruppo, saper gestire le
proprie energie, sviluppare una visione a lungo termine del progetto”. Per i ragazzi, specie i
più giovani, l’esperienza è entusiasmante, anche perché sono in genere accompagnati nel
loro percorso da guru del settore, sviluppatori, grafici, designer, imprenditori. C’è chi in
queste giornate capisce che cosa vuole fare “da grande” e chi riesce a farle fruttare come
trampolino di lancio per la propria carriera (è successo a uno dei vincitori dell’edizione
torinese di JamToday 2014, che oggi lavora in una grossa company di videogiochi nel Regno
Unito).
“È un po’ più difficile valutare le ricadute sul territorio o in ambito scolastico, che pure è
uno di quelli che ci interessa di più” afferma Eleonora Pantò, esperta di tecnologie applicate
all’educazione e responsabile dei progetti didattici di Csp Torino, tra gli organizzatori di
JamToday. “I videogiochi a scuola possono essere effettivamente utili, ma sono ancora una
piccola minoranza gli insegnanti che ne fanno uso: spesso c’è indifferenza o diffidenza nei
loro confronti. Iniziative di questo tipo possono aiutare a farne conoscere le potenzialità”. Le
gare, comunque, non finiscono qui: ora i vincitori delle edizioni italiane concorrono per il
titolo europeo. L’appuntamento conclusivo è a Barcellona a fine novembre, per la JamToday
Fair.
Leggi anche: Un altro italiano nei premi IgNobel
Pubblicato con licenza Creative Commons Attribuzione-Non opere derivate 2.5 Italia.
Credit Immagine: cortesia Matteo uggeri / Jam Today Milano
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