articolo adista NP e scout
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Adista 15 20 APRILE 2013 - Anno XLVII - Suppl. al n. 6180 Direzione e Amministrazione via Acciaioli, 7 - 00186 Roma - Tel. 06.6868692 - 06.68801924 - Fax 06.6865898 - www.adista.it - [email protected] Adista 15 Notizie, documenti, rassegne, dossier su mondo cattolico e realtà religiose 20 APRILE 2013 Direzione e Redazione: Giovanni Avena, Ingrid Colanicchia, Eletta Cucuzza, Ludovica Eugenio, Claudia Fanti, Valerio Gigante, Luca Kocci (responsabile a norma di legge), Giampaolo Petrucci, Marco Zerbino. Direttore editoriale: Giovanni Avena. Settimanale di informazione politica e documentazione Reg. Trib. di Roma n. 11755 del 02/10/67. Il gruppo redazionale è collegialmente responsabile della direzione e gestione di Adista. Stampa: Tipografia Primegraf Roma. Soc. Coop. Adista a.r.l. Reg. Trib. Civile n. 1710/78 e c.c.i.a.a. n. 426603. Iscritta all’Albo delle cooperative n. A112445 - La testata fruisce dei contributi statali diretti (Legge 07/08/1990 n. 250). Poste italiane spa - spedizione in a.p. D.L. 353/03 (conv. L. 46/04) art. 1 comma 1 DCB Roma. il dire e il fare Marinella Correggia T ABBONAMENTI ANNUALI ITALIA cartaceo web (Iva inclusa) cartaceo + web ESTERO (europa e extraeuropa) cartaceo web (Iva inclusa) cartaceo + web € 70 € 55 € 80 € 150 € 55 € 160 www.adista.it Primo piano PIPPI CONTRO BARBIE, E LE LIBERAZIONI re ragazze, fondatrici di un’associazione ambientalista, organizzano e fanno da relatrici a un evento pubblico per sindaci della loro area. Come si conciano quel giorno? Con lo stampino: tutte e tre gonna corta su calze spesse e stivaletti con tacco, maglia aderente, occhi guance bocca truccatissimi, capelli di parrucchiere. Genere mannequin. Una loro conoscente, cresciuta non a Barbie ma a Pippi Calzelunghe, Jo di Piccole donne, Violetta la timida di Giana Anguissola e rami di alberi (quanto è importante l’infanzia) le interpella un po’ ironicamente. Piccate rispondono: “La forma ispira professionalità”. Ah sì? Le gabbie da aprire, magari in occasione del 25 aprile Festa della Liberazione, sono tante. Alcune ce le autoimponiamo. Ad esempio l’eccesso di forma. Al di là di un minimo che si chiama decenza, diventa appunto un’autocostrizione. L’Italia ne soffre in grado estremo – del resto, non siamo sempre in testa alle classifiche dell’export di “alta moda”? – e mai un governo italiano seguirebbe il provvedimento estivo varato anni fa dal governo giapponese: stop alle cravatte e maniche corte negli uffici, così da poter tenere l’aria condizionata a gradi meno polari e risparmiare energia. Un’amica è contenta di tornare a lavorare a Cuba per poter “ciabattare”. Altra gabbia. Un ragazzo fuma, un pacchetto al giorno. Suo padre gli ha addirittura messo in stanza una foto di un polmone sano e di uno di fumatore ultimo stadio, ma niente. Pensiamo sempre che non toccherà a noi. Vale per ogni genere di Anno XLVII Suppl. al n. 6180 abitudine malsana, anche per i troppi caffè o la cioccolata (per non dire dei narcotici o dell’alcol che intaccano anche la salute mentale). La gabbia è la dipendenza fisica, ad esempio da nicotina e caffeina, che si risolve in pochi giorni, ma soprattutto quella psicologica, più difficile da vincere. Possiamo prendere un giorno, simbolico, come il 25 aprile, per iniziare la liberazione. Sarà presto fatto. Secondo Pitagora o chi per esso: “Scegliamo buone pratiche, l’abitudine ce le renderà piacevoli”. Un aiuto è il libro, che parla di sigarette ma vale per molto altro. È facile smettere di fumare se si sa come fare, di A. Carr. Da usare e regalare, per altrui liberazioni. Una volta, tantissimi anni fa, sul Reader’s Digest un consiglio suonava così: “Il signor pincopallino, pensando che il croissant la mattina non solo contribuiva a farlo ingrassare ma gli costava anche, pensò di rinunciarvi, con ottimo giovamento fisico e risparmio di denaro”. Sostituiamo la parola croissant con qualche altra dipendenza che ci fa male e ci costa, e avremo una piccola ricetta di liberazione, utile in tempi di crisi. C’è chi si è liberato dell’automobile e risparmia almeno mille euro all’anno. Certo, conviene avere consolazioni e piaceri alternativi. Magari semplici e gratuiti. Ce ne sono tantissimi. Una mèta di liberazione? “Ho bisogno di poco e, del poco di cui ho bisogno, ho bisogno poco”, è una bella indicazione, da parte di una scrittrice spagnola. Non la citiamo perché spesso vale la regola del predicare bene razzolando altrimenti (magari senza rendersene conto). l VERSAMENTI PER SAPERNE DI PIÙ • c/c postale n. 33867003 • bonifico bancario IBAN: IT 35 E 06040 03200 000000060548 (dall’estero aggiungere BPMOIT22 XXX) • bonifico poste italiane IBAN: IT 35 N 076 0103 2000 0003 3867 003 (dall’estero aggiungere BPPIITRR XXX) • assegno bancario non trasferibile int. Adista • carta di credito VISA - MASTERCARD Ufficio abbonamenti via Acciaioli, 7 - 00186 Roma Tel. 06.6868692 Fax 06.6865898 [email protected] www.adista.it PRIGIONIERI DELLA CONFUSIONE Giancarla Codrignani* 2 ABORTO. ANALISI DI UNA SCELTA Intervista a Chiara Lalli S aremo mica qui a giocare a palla prigioniera o palla avvelenata? Al contrario dei giochi da cortile, qui non si capisce più niente: un partito che ha vinto le elezioni sembra prigioniero di chi ha perso. Bersani è tallonato dalla fronda di un correttissimo Renzi, il quale non viene nominato elettore regionale del nuovo Presidente. Napolitano, il gentiluomo che chiama ministra con la desinenza in -a una donna di governo, nomina dieci saggi, ma non gli viene in mente di aver bisogno di saggezza femminile. Sempre Napolitano, che ha usato fino alla tensione estrema gli elastici costituzionali, suggerisce "larghe intese" con l'innominabile e prende a paragone il 1976 quando si trattava non di patteggiare il governo con un inquisito ormai inaccettabile, ma di astenersi o votare per un progetto di democrazia allargata. (continua a pag. 5) Legge 194 8 Celibato obbligatorio IL MARITO, IL PADRE E IL PRETE CHE VIVE IN ME Giuseppe Morotti 10 Nuova Proposta e Agesci OMOSESSUALITÀ/SCOUTISMO: UN PERCORSO POSSIBILE Luca Kocci Carmelina Chiara Canta DONNE E CHIESA. POPOLO DI DIO, GENERE FEMMINILE pag. 4 • Sergio Paronetto DON TONINO BELLO. UN’EREDITÀ CHE VIENE DAL FUTURO pag. 6 • Marina Boscaino FUORICLASSE. LA COSTITUZIONE IN CLASSE pag. 11 • Cristina Mattiello L’IMMIGRAZIONE RIFIUTATA. QUANTO È “STRANO” IL VOTO DEI ROM? pag. 13 • Mario Bandera TESTIMONI DEL XX SECOLO. PIERLUIGI MURGIONI, UN “SOVVERSIVO” DEL VANGELO pag. 14 • Marinella Correggia IL DIRE E IL FARE. PIPPI CONTRO BARBIE, E LE LIBERAZIONI pag. 16 Poste italiane s.p.a. Spedizione in abbonamento postale D.L. 353/03 (conv. L. 46/04) art. 1 comma 1 DCB Roma INCONTRI Nuova Proposta e Agesci Omosessualità e scoutismo: un percorso possibile LUCA KOCCI U na persona omosessuale può fare lo scout? E può essere un capo scout, educatore quindi di bambini e adolescenti? A partire da queste domande si è sviluppato il dialogo fra alcuni capi scout cattolici dell’Agesci e gli omosessuali credenti di Nuova Proposta, in un incontro organizzato a Roma, lo scorso 27 marzo, nella Chiesa valdese di piazza Cavour. Un incontro, spiega Andrea Rubera, presidente di Nuova Proposta, nato anche in seguito al seminario promosso nel novembre 2011 da Proposta educativa, la rivista dell’Agesci sul tema “Omosessualità: nodi da sciogliere nelle comunità capi. L’educazione fra orientamento sessuale e identità di genere” (v. Adista Notizie n. 19/12). «Le posizioni espresse in quel contesto – aggiunge – ci avevano colpito per la loro durezza e chiusura. Poi abbiamo capito che non erano, e non sono, le posizioni dell’Agesci, ma solo di quei relatori. Per cui abbiamo pensato di avviare un dialogo con gli scout, di cui questo incontro può essere l’inizio, o anche la fine». All’estero, soprattutto nel mondo anglosassone, l’argomento è molto dibattuto. Negli Stati Uniti i Boy Scouts of America escludono i gay dichiarati dai loro gruppi (v. Adista Notizie n. 29/12). In Gran Bretagna, invece, i documenti ufficiali degli scout spalancano le porte ai gay («va bene essere gay e scout», «va bene essere gay e capi scout», si legge), invitano i capi ad assumere un atteggiamento di «empatia e sensibilità» nei confronti delle ragazze e dei ragazzi che manifestano la loro omosessualità ed incoraggiano gli adole- 10 scenti a vivere con serenità e libertà il loro orientamento. In Italia, invece, se ne parla poco o niente, ma il tema è sensibile. «Ci sembra che si rischi di passare sotto silenzio un nodo importante», ovvero «quello delle ragazze e dei ragazzi che, mentre crescono in gruppi parrocchiali o scout, non sanno dare un nome ai sentimenti che iniziano a provare e non sempre trovano accoglienza nelle loro comunità», si legge nella lettera di invito di Nuova Proposta all’Agesci. «Parliamo quindi di giovani che, nel periodo adolescenziale e frequentando la comunità scout, si trovano ad affrontare con paura e solitudine estrema la scoperta di essere omosessuali e perciò diversi dalla maggior parte dei loro compagni. La nostra esperienza, anche personale, ci ha in- Adista segnato che i gruppi Agesci sono sempre stati un'eccezionale palestra di cittadinanza attiva, di rispetto per i percorsi e le scelte di ognuno, di accoglienza sincera e consapevole di ragazze e ragazzi considerati “diversi” per origine e nazionalità, per contesto familiare, per handicap fisico o mentale e, immaginiamo, per orientamento sessuale. Sappiamo, però, per il nostro vissuto, che “accoglienza” non è solo “accompagnare in silenzio”, ma anche e soprattutto dare “nome e cittadinanza” a ogni • «“Accoglienza” significa dare cittadinanza a ogni condizione umana affinché chi vive quella condizione, possa sentirsi realmente a casa propria e non “ospite tollerato”» • condizione umana per far sì che chi si trovi a vivere quella condizione, possa sentirsi realmente a casa propria e non “ospite tollerato”». 20 APRILE 2013 • N. 15 «Negli scout l’accoglienza è indiscriminata e verso tutti, quindi non serve aggiornare il Patto associativo e magari scrivere che bisogna accogliere anche i gay», dice un capo di un gruppo scout romano. Ma non sempre è così: «Non sono tornata nel mio gruppo scout dopo essermi scoperta omosessuale perché sapevo che avrei dovuto nascondermi, ma io non volevo mentire sul mio orientamento sessuale», replica una aderente a Nuova Proposta. «Perché infatti la questione non può essere limitata al non cacciare, si tratta invece di creare un contesto pienamente inclusivo, in cui è possibile manifestare in piena e totale libertà e serenità il proprio orientamento affettivo», aggiungono ancora da Nuova Proposta. «Ma il problema non è nei documenti o nella struttura, bensì nelle singole persone: alcune hanno la capacità di accogliere pienamente tutti e tutte, altre no», interviene un altro capo scout, a cui replica subito una sua compagna: «L’Agesci su queste tematiche è troppo pavida e troppo silente, l’omosessualità rimane un argomento tabù, perché è un argomento tabù per la Chiesa cattolica. Intanto però le persone ci sono, vivono e soffrono». Potrebbe aiutare la singolare esperienza – per quanto informale e non ufficiale – di un gruppo scout torinese, che si è denominato Coming scout (il coming out è l’espressione usata per indicare la decisione di dichiarare apertamente il proprio orientamento sessuale o la propria identità di genere), nato proprio per aprire un dialogo, all’interno dell’Agesci, sulle tematiche dell’omosessualità. «Facciamo Coming scout anche a Roma», propone un capo scout, «poi magari ne nascerà uno anche in Campania, poi in Toscana e poi nel resto d’Italia, e così, dal basso, si potrà cercare di provocare cambiamenti anche nei livelli dirigenti nazionali dell’Agesci». L’incontro si conclude, capi scout e omosessuali credenti si salutano, ma l’impressione è che un percorso sia stato avviato. l 20 APRILE 2013 • N. 15 Adista fuori classe rubrica a cura di Marina Boscaino LA COSTITUZIONE IN CLASSE Ho trascorso un’ora nella mia classe, un IV anno di liceo classico, a leggere il discorso di insediamento di Laura Boldrini nella funzione di presidente della Camera dei Deputati. Non perché donna; non perché esponente di Sel. Ma perché quel discorso contiene degli elementi di novità e indirizzi insperatamente originali rispetto alle strade che siamo (sono, soprattutto, i ragazzi) abituati a praticare. Come facciamo di solito, abbiamo ricordato i passaggi che precedono, all’inizio di una legislatura, la nomina dei presidenti delle Camere. Abbiamo, cioè, fatto un po’ di quell’insegnamento di “Cittadinanza e Costituzione” che, nonostante insegni Italiano e Latino, mi sembra ora più che mai un’urgenza democratica. Pensate quanto sia raro, per ragazzi dell’età dei miei studenti, diciassettenni e diciottenni, provare un sentimento di appartenenza, di identità che non transiti attraverso qualche prestazione sportiva, il made in Italy nel design o nell’abbigliamento; o i successi internazionali di Laura Pausini. E ho detto tutto. Qualche giorno fa, invece, si è presentata la possibilità (inedita, impraticata e impraticabile da anni) di fargli leggere parole che – rievocando intenzionalmente tutti i temi che uno Stato non può dimenticare e principi che la nostra Costituzione garantisce – potessero farli riflettere sul senso di essere cittadini. Sul senso che le istituzioni possono avere in un Paese che non le dia per scontate, continui a interrogarle con rispetto, ricevendo risposte altrettanto rispettose. Sul significato di un orgoglio identitario che le istituzioni di un Paese possono suscitare, soprattutto nel recupero della dimensione storica che le ha garantite, quando esse siano interpretate e trattate dalle donne e dagli uomini che le incarnano con la consapevolezza assoluta di una funzione che è servizio disinteressato al Paese stesso: l’altezza del compito, la dignità e l’adeguatezza nell’assolverlo, il rispetto per il luogo – con il suo portato di Storia, ma anche con il sacrificio di quanti si sono immolati perché quel luogo potesse diventare espressione della democrazia – sono qualcosa che non fa in alcun modo parte dell’immaginario di questi ragazzi. La presidente della Camera ha portato in quell’aula temi e un approccio a quei temi del tutto inconsueti. Gli ultimi, soprattutto. Che per pochi minuti sono diventati inattesi protagonisti: i poveri; la sofferenza sociale; le donne uccise dagli uomini; chi ha perduto lavoro e dignità; i detenuti; le vittime della crisi; le migliaia di senza nome che sono morti nel Mediterraneo, cercando nel nostro Paese “la terra promessa”. Infine: «In Parlamento sono stati scritti dei diritti costruiti fuori da qui e che hanno liberato l'Italia e gli italiani dal fascismo. Ricordiamo il sacrificio di chi è morto per le istituzioni e dei morti per la mafia». Stiamo facendo davvero di tutto perché la Costituzione e i principi che essa incarna siano preservati dall’usura di questo tempo (triste) che scorre e dall’incuria degli esseri umani? È una domanda che un docente non dovrebbe mai dimenticare. l 11