descrizione della coordinatrice del corso

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descrizione della coordinatrice del corso
DESCRIZIONE DELLA COORDINATRICE DEL CORSO
Chi insegna scrittura creativa è preparato ad avere a che fare con discenti creativi. Così credevo d’esserlo
anch’io. Ma, per l’ennesima volta, i nostri ragazzi mi hanno spiazzato, che Zeus li fulmini...☺
Una provocazione fatta per rompere il ghiaccio (“Se vi imbarazza descrivere un estraneo, prendete me, su,
guardatemi bene!”), motivata, chissà?, da un egocentrismo che metterebbe in crisi Freud & Co., ha
prodotto risultati davvero eccellenti.
Pubblico tutti i lavori per punirmi, così imparo a improvvisare.
Lucia De Michieli
P.S. In realtà sono una splendida quarantenne, alta, biondissima naturale, col fisico atletico di chi ancora fa sport
estremi.....
PP.SS. E non fumo NEL cortile della scuola, ma fuori!!!
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La prof. De Michieli (o “Demi”, come preferisce chiamarsi nel linguaggio tecnologico) è una bella persona.
Non tanto dal punto di vista fisico (non è quello che conta! E comunque non sarebbe il mio tipo!), ma dai
suoi comportamenti sicuri (nonostante una stampella), e da come sa adattarsi, scherzare e far divertire con
battute originali e divertenti gli alunni. A parer mio, nonostante la mezza età, (non la si chiede mai ad una
signora!) possiede uno spirito ed un carattere sereno, vivace, allegro, sempre attento alle novità e a ciò che
la circonda.
Ci accoglie con un gran sorriso e, parlandole a quattr’occhi, quasi non ci si accorge di uno dei suoi vizi
principali: il fumo. Ogni mattina, prima che la campanella delle 8:00 suoni, la si può trovare nel cortile della
scuola, intenta con il solito pacchetto di sigarette in mano (ho avuto modo anche di notare di che marca
fossero, ma ora mi sfugge). Il grigio del fumo (e anche del cielo durante questo periodo dell’anno) si
“abbina” quasi costantemente al suo abbigliamento: la prof. è infatti solita portare degli abiti tendenti ai
colori sfumati e indefiniti come marroncino chiaro, grigio, beige. I suoi pantaloni verde scuro: mmm…
troppo monotoni, tristi! Ebbene, proprio questi toni vanno a contrastare con quella che è, direi, una delle
personalità più aperte, decise, determinate, mai rinunciatarie, piacevoli e comprensive del Liceo Franchetti.
Credo che, quando sarà la mia professoressa di classe, continuerò a trovarmi molto bene con lei (magari
anche dall’anno prossimo); per questo Le rivolgo direttamente un invito: «Prof! Non vada in pensione
proprio adesso!», perché ritengo che un’insegnante come la prof.ssa De Michieli possa ancora dare
moltissimo agli alunni di questo Liceo, proponendo loro sempre nuove opportunità e accogliendo le loro
idee con quella sicurezza e quella simpatia che la rendono originale. (Lorenzo Bigo V A)
La professoressa De Michieli è una donna alta e robusta. I suoi capelli sono molto lunghi e brizzolati, sulla
nuca sono più chiari e vanno via via scurendosi fino alle punte, sono lisci e sottili e sempre raccolti con una
coda, grazie alla quale si nota la fronte non particolarmente ampia, proporzionata ai suoi occhi neri e scuri
e non particolarmente grandi con ciglia non molto lunghe. Il suo naso è dritto senza nessuna sporgenza e
le narici non molto grandi, la bocca è piccola, le labbra poco carnose di un colore rosa molto scuro, quasi
rosse, i denti sono piccoli e giallognoli. Il collo, a causa della robusta struttura fisica, è grosso, poco lungo
con un’ampia “pappagorgia”, le spalle non sono troppo larghe, e le mani, al contrario delle braccia robuste,
sono snelle con dita sottili ed unghie piuttosto lunghe e molto curate. Il suo seno prosperoso emerge da un
ventre piuttosto ampio, la parte più robusta va dall’ombelico fino all’inguine; più in basso le gambe risultano
lunghe e grosse e terminano con due lunghi piedi di circa 40 cm, di color quasi viola con dita
sproporzionate e completamente piatte. Quando alza il piede, questo diventa color porpora e quando lo
appoggia assume un colore e una forma strani, causati forse da una scorretta postura. Il suo colore così
strano è completamente diverso dal colore giallognolo del resto della pelle del corpo, in diverse zone della
quale compaiono nei e macchioline. (Giorgia Borella V B)
Entro. Ci sono solo poche persone. Una voce profonda e allegra mi saluta con un buongiorno. Ci metto un
po' a capire da dove proviene, perché i miei occhi vengono attratti dall'arancione, simile a quello di
un'arancia profumata, di una maglietta a maniche corte, dietro alla schermo di un computer. Rispondo al
saluto con un sorriso dopo aver capito che non era stata la maglia a parlare, bensì chi la indossava. Mi
siedo, mentre un brivido mi percorre lungo la schiena. Di certo deve essere una donna calorosa quella
seduta né troppo comoda, né troppo dritta sulla sedia girevole per non sentir freddo vestita così leggera
com'è. Inoltre, ne sono più che sicura, dev'essere una persona che cerca un po' di apparire tra gli altri per
dare la conferma a se stessa di non essere una comune, una senza dubbio, solare. Appoggia le mani sulle
braccia della sedia e facendo pressione su queste si alza reggendosi sulla sua stampella. Qualcosa mi dice
che un'idea le balena per la testa e si avvicina al proiettore. Si allunga cercando di pulirne la lente, ma
mezzo braccio le manca per arrivare al suo obiettivo, servendosi della gruccia ci arriva non proprio
facilmente, prima di scoprire che è difettato. Con disinvoltura nasconde le prove dell'impresa fallita e dopo il
'clic' della porta che viene chiusa, capisce che è il momento di iniziare la lezione. Si muove, spiega, parla
decisa come se avesse studiato a memoria il discorso da fare. A tempi regolari scosta il solito ciuffo di
capelli grigi a tratti più scuri, a tratti più chiari e questo, sollevato dalla mano grande che sfiora con
l'estremità delle dita il lobo non forato dell'orecchio, ricade pesantemente sulla schiena, unendosi con gli
altri che coprono questa quasi del tutto. Sebbene faccia fatica, preferisce camminare su e giù per la stanza
gesticolando, seppur costretta a stare molto tempo seduta con una mano sul ginocchio dolorante e l'altra
sul mouse. Le unghie lunghe, giallognole verso l'alto, ma marcate in basso, tanto da lasciare un segno
nero, non sono né rotonde, né quadrate, bensì triangolari.
Continua ad alzarsi, sedersi e viceversa. Sembra che un'ossessione la perseguiti e che non la faccia
dormire la notte dalle profonde occhiaie simili a conche di carbone, sotto gli occhi piccoli e marroni che
appaiono smarriti sul grande viso ovale.
Le scarpe bianche con un po' di tacco rendono i suoi piedi graziosi e più piccoli rispetto alla grandezza
naturale. Quando sta in piedi, dritta, se ne stanno distanti, all'incirca a 90 gradi, come due bambini che
hanno appena litigato. I pantaloni beige lunghi fino alle caviglie le circondano la vita larga, per poi
congiungersi in una cerniera lampo. Potrebbero apparire stretti, poiché sulle cosce grosse compaiono
quelle fastidiose pieghette. Anche la maglietta non ricade perfettamente nei posti giusti. In realtà mette in
evidenza i tre rotolini di grasso sull'addome e la carnagione chiara non risalta con l'arancione.
Ad un tratto, una fiamma dentro di lei inizia ad ardere e un luccichio si fa sempre più vivido nei suoi occhi,
mentre ci spiega che bisogna amare le parole. Muove velocemente le labbra sottili, fermandosi ogni tanto
per sorridere a pensieri sconosciuti.
Pensa parole, aggiunge parole, parla parole e so per certo che la pensa come me, mentre la osservo.
(Nadia Fidone V D)
Martedì 11 ho iniziato il corso di scrittura creativa.
Ero titubante perché pensavo di non essere in grado di farcela.
Poi ho conosciuto la professoressa Lucia che con il suo modo di fare e le sue parole mi ha fatto cambiare
opinione.
Avevo già notato la professoressa Lucia nei corridoi della scuola per il suo passo claudicante perché a
causa di una tendinite è costretta ad utilizzare le stampelle; nulla nel suo aspetto fisico mi dava a pensare
che fosse una donna dalla personalità così prorompente.
La prima cosa che mi ha colpito quando l’ho osservata sono stati i suoi lunghissimi capelli castani con
qualche filo bianco che le conferisce saggezza e incute timore in chi la vede.
La professoressa Lucia non sembra dare alcuna importanza all’aspetto esteriore: non si trucca, non si
veste in maniera appariscente, infatti quel martedì indossava una maglietta color zucca e degli anonimi
pantaloni beige.
Le sue sopracciglia, pur avendo una linea regolare, non sembrano toccate da pinzette o correttori.
Gli occhi sono marroni, vivaci, svegli e indagatori leggono e registrano le espressioni del tuo volto come
una telecamera a cui nulla sfugge.
Nel suo viso tondo, il naso rappresenta un particolare poco rilevante; infatti, è regolare e leggermente
all’insù.
La bocca con il labbro superiore sottile e quello inferiore carnoso è la parte più importante di lei, perché da
essa esce la sua voce bella e impossibile da ignorare. (Valentina Galvan V D)
La professoressa Lucia De Michieli si alza dalla sedia di legno posta dietro la cattedra con fare goffo e
impacciato di chi potrebbe cadere da un momento all’altro, afferra la sua stampella e si posiziona poco più
in là della cattedra, in piedi. Deve mettersi bene in mostra alle studentesse davanti a lei perché la osservino
minuziosamente e prendano fugaci appunti sulla sua figura. Si tiene in piedi appoggiata alla stampella,
scaricando tutto il suo grande peso su di essa. Il volto tondo e roseo mantiene un’espressione impassibile,
permettendo alle ragazze di studiare i suoi occhi neri e vispi, la pelle segnata da alcune rughe soprattutto
nelle vicinanze della bocca, la bocca regolare e di un rosso spento e l’accentuato sottomento. I capelli,
lunghi e grigi, testimoni di un passato trascorso a essere schiariti a suon di colpi di sole, sono raccolti nella
prima parte della testa in una mezza coda fermata da una molletta nera, lasciando liberi gli altri. La
professoressa rimane immobile mettendo in mostra il suo corpo rotondo, celato in parte da una vivace
maglietta arancione, e raccomanda alle ragazze di essere dettagliate il più possibile, di non tralasciare
nulla e soprattutto di non aver paura di offendere. Nell’imponente figura della donna si nota un seno molto
abbondante e due rotoli adiposi appena sotto, due grandi e larghe spalle, due braccia voluminose attaccate
ad esse e due grandi mani sicure e decise, anche se un po’ carnose. Le dita tozze sono ben curate e
presentano qualche callo dello scrittore, tipico delle insegnanti. Sotto la vita si allungano due gambe
importanti ricoperte da un paio di pantaloni beige e nascosti da delle scarpe nere lucide si trovano i piedi.
Tutte le ragazze si sporgono dalle sedie per guardare meglio i piedi ed è in questo momento che la
professoressa si leva cautamente la scarpa destra e appoggia il piede sul freddo pavimento: è un piede…
speciale, roseo, carnoso ma leggermente diverso da tutti gli altri piedi. Reduce di un evidente incidente, Il
Piede ha un aspetto sofferente e quasi ipnotizza le allieve che non perdono tempo per segnare tutto su
carta. Ha una forma contorta, le dita sono raggomitolate su loro stesse e sul lato destro c’è una sporgenza
a forma di cipolla. Le ragazze si risiedono composte nelle loro sedie blu e ascoltano la prof, ascoltano
quella voce grossa, profonda, un po’ rauca di chi di parole ne dice tante al giorno da tanti anni ma che non
hanno mai perso quella scioltezza speciale. Con la stessa cautela di prima si mette nuovamente la scarpa
e barcollando un po’ sulla sua imponente corporatura si rimette a sedere con un sentito sospiro di sollievo.
(Elena Noventa V D)
I capelli lisci e lunghi quasi fino alla fine della schiena risultano appena più mossi alle estremità; incanutiti,
alla radice si impongono sul colore originario, mentre nelle lunghezze il colore cinerino sfuma sempre più
nel naturale marrone scuro, presentando dei ciuffi ancora più chiari, sulle punte. Ha molto del tipo
mediterraneo: sopracciglia abbastanza folte, naso aquilino, carnagione e tratti decisi.
Gli occhi – scuri anch’essi – sono vividi; quando abbassa la testa viene accentuato il doppio mento. Le
braccia sono grosse, fasciate dalla maglia fino al polso, scoperto.
Le mani (e le dita in modo particolare) sono lunghe, le nocche nodose.
Indossa una maglia color zucca con uno scollo a “V” appena accennato che cade sui fianchi larghi,
evidenziando i seni abbondanti e i rotoli di grasso.
Tutto il peso grava su piedi tanto che le dita sembrano come rattrappirsi e le falangi si puntano per terra,
illividendosi per il peso. (Giulia Olivato I A)
Quando ho visto per la prima volta la professoressa Lucia de Michieli, mi ha subito dato l’impressione di
una persona energica e determinata, forse un po’ troppo seria, ma conoscendola meglio ho scoperto che è
una donna socievole, simpatica e disponibile. Durante il corso di scrittura creativa che tiene insieme alla
professoressa Alessandra Artusi è sempre pronta ad ascoltare con scrupolosa attenzione quello che i suoi
alunni le espongono. In queste situazioni soppesa ogni parola con espressione assorta, commenta e a
volte scribacchia qualcosa su un foglietto che tiene sempre a portata di mano. Ama dialogare con i suoi
allievi e scambiare opinioni e commenti.
Quello che mi ha maggiormente colpito del suo aspetto fisico è la considerevole lunghezza dei suoi capelli;
sono più lunghi della piega del gomito, di un colore castano scuro venato d’argento. Sono quasi
perfettamente lisci e lei spesso li porta raccolti in una piccola coda che racchiude solo un ciuffo di capelli,
che scende sulla chioma sciolta, oppure in una treccia che le ricade sulle spalle. I capelli però non le
nascondono mai il viso, nessuna ciocca sfugge al suo controllo.
I suoi occhi sono di un brillante castano scuro, il naso regolare, le labbra sottili, spesso semichiuse quando
è assorta. Le sue mani sono ben proporzionate e le unghie sono curate e laccate. La professoressa ha
un’andatura regolare, né troppo lenta, né troppo frettolosa, ma non del tutto naturale, probabilmente a
causa di una tendinite che la costringe a utilizzare una stampella.
Alla prima lezione del corso ero un po’ preoccupata perché non la conoscevo e temevo che ci trattasse in
modo distaccato e autoritario, come troppo spesso fanno gli insegnanti con gli alunni, invece lei ci ha
messo subito a nostro agio, facendoci capire che sarebbe stata per noi non una critica spietata, ma una
suggeritrice. (Marta Pasqualetto V D)
Nella penombra dell’aula si stagliava la sua presenza teatrale di donna imponente e giunonica.
Gli occhi castani, a mandorla, il naso impertinente e la pelle liscia e senza rughe toglievano circa cinque
anni al suo volto, mentre le occhiaie violacee, l’eccessiva pienezza delle guance e le labbra scure e sottili
che scoprivano una dentatura corrosa dal fumo bilanciavano quei cinque anni in meno, suggerendo un
intervallo tra i cinquanta e i sessanta.
I seni così abbondanti, come due enormi coppe, che riposavano abbandonati sul ventre ampio e gonfio,
andavano a riempire una consunta maglietta a maniche corte color zucca, dalla quale si intravedeva
l’elastico dei pantaloni color fango che le cingeva la vita, dai quali spuntavano due legnosi polpacci nudi.
Molti erano i segni di trascuratezza, ma si trattava di una scelta consapevole; certo, i capelli grigi che
progressivamente si scurivano verso le lunghe punte sciupate celavano un antico tentativo di rinnovarsi,
caduto nel dimenticatoio, come il colore appariscente della maglia voleva distogliere dal pessimo stato del
tessuto, stropicciato e ormai sformato, ma le unghie lunghe, ordinate e laccate di un colore brillante sul
rosa acceso si sposavano bene con una cura molto attenta delle mani ampie e lisce.
Si muoveva con fatica e lentezza, respirando pesantemente ad ogni movimento e si aiutava appoggiandosi
a qualsiasi superficie amichevole trovasse per destreggiarsi in mezzo a quella impervia e oscura selva di
banchi. Nello spostarsi non fletteva le ginocchia e trascinava sul pavimento le scarpe.
Le scarpe sembravano ortopediche, erano color avorio, bombate e con lo strip; dovevano stringerle le
caviglie gonfie, perché la pelle sembrava costretta nella scarpa di cuoio.
Portava quelle scarpe a causa delle innumerevoli difficoltà motorie, ma nessuno avrebbe immaginato lo
stato dei suoi piedi, quando le sfilò delicatamente per mostrarci il suo piccolo supplizio quotidiano.
Non portava le calze e delle grosse e gonfie piante dei piedi appoggiavano sul pavimento cercando del
sollievo. Le dita erano tutte contorte, quasi si stessero consultando in segretezza, l’una adiacente all’altra,
senza una fessura, andando a comporre un groviglio di pelle su pelle, nuda e dolorante. (Ilaria Penzo II A)
Descrizione oggettiva.
Il soggetto interessato si presenta di statura medio - alta (170 cm ca.), con capelli brizzolati, con tinta
dismessa da tempo, che arrivano fino alla fine della schiena, raccolti sulla nuca da un fermaglio
rettangolare marrone, essi inquadrano un viso pasciuto (caratterizzato dal doppio mento) che presenta
delle orecchie i cui lobi, privi di orecchini, sono attaccati alle estremità delle guance caratterizzate da tre
nei, sopra ad esse vediamo due occhi scuri in continuo movimento; il soggetto presenta una moderata
adiposità concentrata soprattutto nella zona del tronco.
Indossa una maglia di cotone arancione a giro collo e a maniche corte e dei pantaloni beige portati con la
vita alta e rigirati due volte alle estremità, altrimenti troppo lunghe, porta inoltre un orologio dal cinturino e
dal quadrante scuri posti in contrasto con le lancette chiare, indossa delle scarpe chiare dalla forma a
ciabatta probabilmente ortopediche.
Al momento tiene le mani (sulle cui unghie porta uno smalto rosso scuro) nelle tasche ma, quando
cammina, stringe sempre in quella destra una stampella che la aiuta nella deambulazione, sostegno,
questo, che le è necessario a causa di due interventi subiti alle ginocchia; proprio a causa di questa fatica
negli spostamenti, per ottenere maggior equilibrio, tiene le dita dei piedi rannicchiate, sicché le dita
divengono tutte rosse tranne all’altezza delle nocche dove si schiariscono fino a diventare biancastre; al
contrario, se scarica il peso del corpo sulla stampella, distende le dita dei piedi che mostrano così un alluce
valgo sotto al quale si sistema il secondo dito che si presenta, quindi, piegato verso la parte interna del
piede. (Noemi Ruberti I A)
Descrizione soggettiva (durante una ipotetica chiacchierata tra amici).
La professoressa De Michieli si presenta da subito come una persona decisa nel carattere ma poco
accorta nell’abbigliamento, infatti, quella volta, ad esempio, indossava una semplicissima maglietta
arancione a giro collo di cotone e per di più a maniche corte, non so proprio come faccia di questa
stagione! Portava inoltre dei pantaloni beige, un po’ spiegazzati all’altezza delle ginocchia, ma ciò è
comprensibile, rigirati alle estremità poiché altrimenti sarebbero stati troppo lunghi, io preferirei non piegarli,
ma de gustibus non disputandum est, e poi in fondo messi così le donavano, forse, a pensarci bene, non
sono nemmeno il genere di pantaloni che possono essere portati in modo sportivo al pari di un paio di
jeans.
La sua semplicità nel modo di vestire si rispecchia bene anche nelle caratteristiche della capigliatura, si
vede infatti che ha smesso di tingere i capelli e ormai li porta del colore naturale, spesso raccolti sulla nuca
con un fermaglio rettangolare marroncino.
La cosa che forse però colpisce di più nel vederla è che gira sempre con la sua stampella blu (altri elementi
peculiari sono lo zainetto nero e la borsetta di cuoio marrone); certo, la stampella le serve di sostegno per
la deambulazione poiché ha subito degli interventi, ma un aiuto fondamentale le deriva dal fatto di tenere le
dita dei piedi sempre contratte, un po’ come si fa d’inverno quando si ha freddo o come quando si indossa
un paio di scarpe troppo grandi che altrimenti andremmo a rischio di perdere.
Una cosa però nel complesso mi colpisce: le sue mani, sono sempre molto curate, le unghie triangolari
sempre ben limate e laccate spesso con uno smalto rosso scuro.
Credo, infine, che sia una persona forte e indipendente perché non si crea problemi per i suoi piccoli difetti
dando poco peso ai canoni estetici e mettendo piuttosto in luce i lati positivi del suo carattere. (Noemi
Ruberti I A)
I capelli sulla testa sono chiari, sottili, più giù, dopo il fermaglio che li tiene fermi dietro la testa sono più
scuri, di un grigio che in alcuni punti si confonde col nero. La fronte è alta, e le sopracciglia leggermente
curve sono abbastanza sottili, sopra a degli occhi scuri non molto grandi ma nemmeno infossati, alla giusta
distanza tra loro. Il naso è dritto, le orecchie proporzionate, con i lobi vicini alla testa ma non attaccati.
Labbra sottili.
La figura è solida, nonostante la stampella tenuta saldamente con la mano destra suggerisca una qualche
debolezza alle gambe. Le dita dei piedi, nascoste dalle basse scarpe bianche, sono tenute a martello,
quasi puntellate per sostenere il peso del corpo e, anche se potrebbe sembrare che la professoressa nello
stare ferma sul posto non faccia alcuno sforzo, si vede chiaramente dal colore che le dita assumono, come
in un contrasto tra rosa pallido e magenta, che quella non sarebbe la naturale posizione delle sue dita.
La professoressa indossa una maglia a mezze maniche color arancione, come il colore delle zucche “da
halloween” ma un po’ più scuro, che minimizza i chiaroscuri, e pantaloni tre quarti beige chiari che invece li
accentuerebbero, data la loro foggia che li rende apparentemente spiegazzati, ma che non lo fanno proprio
perché sono così chiari. (Serena Voltan I C)