①[Problemi di morfologia]. I principali tipi di verbi derivati: 1. Verbi

Transcript

①[Problemi di morfologia]. I principali tipi di verbi derivati: 1. Verbi
(La
Poesia
Erotica
di
Ovidio)
Lezione
18
Propedeutica
al
Latino
Universitario
1 [Problemi
di
morfologia].
I
principali
tipi
di
verbi
derivati:
1. Verbi
frequentativi
(chiamati
anche
verbi
iterativi/intensivi)
...esprimono
un’azione
ripetuta,
durativa
o
particolarmente
intensa.
Sono
verbi
in
–are
derivati
dal
tema
del
participio
perfetto
o
del
supino.
Hanno
la
terminazione
in
–to,
o
in
–so.
Ad
esempio
Rogĭto,
rogitare
:
chiedo
in
continuazione
[il
verbo
normale
=
rogo,
rogare,
rogavi,
rogatum]
curso,
cursare:
corro
qui
e
la’
[il
verbo
normale
=
curro,
currere,
cucurri,
cursum.
]
Altri
esempi
Pulso,
pulsare:
battere
con
forza
iactito,
iactitare:
vantarsi
di
habito:
mi
tengo
sempre
in
un
luogo,
abito
dormito:
avere
sonno,
sonnecchiare
/
sognare,
fantasticare
potito:
bere
spesso
clamito:
gridare
a
gran
voce
o
ripetutamente
latito,
are:
tenersi
nascosto
agito:
spingere
con
forza
o
ripetutamente
haesito:
rimanere
attaccato
lusito:
giocare
spesso
volito:
volare
qui
e
la’
fundito:
spargere
ripetutamente
noscito:
imparare
a
conoscere
quaerito:
chiedere
in
continuazione
cantito:
cantare
in
continuazione
dictito:
continuare
a
dire
ductito:
continuare
a
condurre
gestito:
soler
portare
quasso:
scuotere,
agitare
(azione
intensiva)
Verbi
frequentativi
che
esprimono
un’azione
che
non
giunge
a
compimento
prenso
/
capto:
cerco
di
prendere
consulto:
cerco
di
decidere,
delibero
vendito:
cerco
di
vendere,
metto
in
vendita
fugito:
cerco
di
fuggire
retento:
cerco
di
trattenere
1
Esercizio:
Tradurre
i
seguenti
verbi
frequentativi
pensito
responsito
vectito
cenito
cubito
scriptito
ventito
visito
lectito
2. Verbi
incoativi
[incoho,
incohare
=
incominciare]
....verbi
della
terza
coniugazione
(ĕre)
che
indicano
l’inizio
di
un
processo,
o
un
divenire
graduale.
Sono
caraterizzati
dal
suffisso
–sco.
Ad
esempio
Rubesco,
rubescere:
divento
rosso
(cf.
l’equivalente
verbo
di
stato,
rubeo:
sono
rosso)
Flavesco,
flavescere:
divento
giallo
(cf.
flaveo
=
sono
giallo)
Altri
esempi:
albesco:
divento
bianco
pallesco:
divento
pallido
calesco:
mi
scaldo
frigesco:
mi
raffreddo
floresco:
comincio
a
fiorire
torpesco:
perdo
vitalita’,
intorpidisco
hebesco:
divento
debole
expavesco:
mi
spavento
Anche
se
sono
rari,
esistono
alcuni
verbi
incoativi
che
derivano
da
verbi
di
stato
in
–are.
Ad
esempio
hiasco,
hiascĕre
(iniziare
ad
aprire)
si
oppone
a
hio,
hiare
(aprirsi)
labasco,
labascĕre
(iniziare
a
vacillare)
si
oppone
a
labo,
labare
(vacillare)
A
volte
l’incoativo
deriva
direttamente
da
un
sostantivo
o
un
aggettivo,
senza
l’intermediario
di
un
verbo.
Ad
esempio
irascor:
inizio
ad
arrabbiarmi,
dal
sostantivo
ira
puerasco,
da
puer
mollesco,
da
mollis
duresco,
da
durus
raresco,
da
rarus
evanesco,
da
vanus
vesperascit,
da
vesper
2
Verbi
incoativi
nel
perfetto
Notate
che
il
suffisso
–sco
e’
limitato
al
presente.
Ma
siccome
il
perfetto
normalmente
indica
un’azione
compiuta,
i
verbi
incoativi,
che
indicano
un
progressivo
cambiamento
di
stato,
non
hanno
un
perfetto
.
Ovvero,
il
perfetto
di
un
verbo
incoativo
e’
uguale
a
quello
del
verbo
di
stato
a
cui
si
oppone.
Ad
esempio
Presente
perfetto
Lucet:
e’
giorno
[verbo
di
stato]
Luxit:
si
e’
fatto
giorno
Lucescit:
si
fa
giorno
[verbo
incoativo]
Per
comunicare
l’idea
di
un
progressivo
cambiamento
di
stato
nel
perfetto,
latino
usa
un
avverbio,
ad
esempio
diu
(da
lungo
tempo)
Notate
le
seguenti
versioni
dello
stesso
verbo:
•
•
Rubeo,
rubesco,
erubesco
(essere
rosso,
arrossire,
arrossire
dappertutto/vergognarsi)
Ardeo,
ardesco,
exardesco
(bruciare,
accendersi,
prendere
fuoco
)
3. Verbi
desiderativi
...esprimono
un
desiderio
/
l’intenzione
o
il
tentativo
di
fare
qualcosa.
Hanno
due
formazioni
diverse,
una
in
‐e(s)sere,
e
una
in
–urire
(probabilmente
legato
al
suffisso
del
participio
futuro,
­urus)
Ad
esempio
esurio:
ho
la
voglia
di
mangiare,
ho
fame
capesso:
voglio
prendere
facesso:
voglio
fare/voglio
andarmene
lacesso:
cerco
di
attirare,
provoco
(ex)petesso:
voglio
ottenere
quaeso:
desidero
ottenere,
prego
viso:
voglio
vedere
cenaturio:
voglio
cenare
empturio:
voglio
comprare
parturio:
mi
preparo
a
partorire
4. Verbi
causativi
(chiamati
anche
fattitivi)
...verbi
che
‘causano’
o
‘fanno
fare’
Ad
esempio
noceo,
ēre:
faccio
danno
doceo,
ēre,
docui,
doctum:
faccio
imparare,
insegno
torreo,
ēre,
torrui,
tostum:
faccio
seccare
torqueo,
ēre,
torsi,
tortum:
faccio
girare,
torcere,
torturare
foveo,
ēre,
fovi,
fotum:
faccio
riscaldare
3
Per
rendere
il
concetto
di
‘far
fare’
in
latino,
ci
sono
varie
alternative
ai
pochi
verbi
causativi.
Eccole:
1. usare
composti
con
facio,
come
ad
esempio
calefacio
(faccio
riscaldare)
o
madefacio
(faccio
bagnare)
2. usare
un
verbo
che
ha
il
significato
di
‘far
fare
qualcosa’:
ad
es.
revoco:
faccio
tornare,
demitto:
faccio
scendere
3. usare
iubeo
+
infinito,
o
facio
+
infinito*,
o
facio
ut
+
congiuntivo
4. usare
il
verbo
curo
+
un
gerundivo,
ad
es.
Caesar
pontem
faciendum
curat:
‘Cesare
provede
a
fare
costruire
il
ponte’.
*Facio
+
l’infinito
(pp208‐10).
Questa
costruzione
e’
attestata
sin
dal
latino
arcaico
(sia
nella
lingua
poetica
sia
nella
lingua
d’uso),
in
autori
come
Ennio,
Lucilio,
Varrone,
Lucrezio,
Virgilio,
e
Ovidio.
Si
fa
sempre
piu’
frequente
nella
letteratura
imperiale.
Appare
raramente
nella
prosa
classica,
che
ha
preferito
facio
ut
+
congiuntivo,
donde
la
supposizione
(sbagliata)
che
‘facio
+
infinito’
si
tratti
di
una
volgarita’.
2 La
formazione
del
perfectum
(pp181­186)
Il
perfectum
latino
congloba
due
diverse
forme
verbali
indoeuropee:
il
perfetto
(propriamente
detto)
e
l’aoristo.
Indica
originariamente
un’azione
giunta
a
compimento.
Si
oppone
all’infectum,
che
indica
un’azione
incompiuta
o
in
via
di
svolgimento.
Il
verbo
latino
e’
costruito
su
questa
antitesi
morfologica
fra
i
temi
del
perfectum
e
dell’infectum.
Ci
sono
4
tipi
di
perfetto
1) In
–vi
/­ui
[il
piu’
tipico,
ad
es.
amavi,
domui)
2) A
raddopiamento
[ad
es.
sto,
stare,
steti,
statum,
o
cado,
cadĕre,
cecidi,
casum]
3) Ad
alternanza
vocalica
radicale
[ad
es.
ago,
agere,
ēgi,
actum,
o
video,
vidēre,
vīdi,
vīsum]
4) Sigmatico,
o
in
­si
[ad
es.
gero,
gerere,
gessi,
gestum,
o
dico,
dicere,
dixi,
dictum]
Cose
da
notare
(in
ciascuna
categoria
1,
2,
3,
4)
1) (il
perfetto
in
–vi
/
‐ui).
Perche’
domui
(ho
domato,
‘ho
conquistato’,
dal
verbo
domo,
domare)
e
non
domavi?
La
vocale
breve
(a)
si
assimila
alla
u
del
suffisso:
domavi
–
domuui
–
domui.
Notate
le
seguenti
forme
sincopate
del
perfetto
in
–vi/‐ui:
audivisti
–
audisti
audivit
–
audiit
/
audit
audivisset
–
audisset
amavisti
–
amasti
2) (il
perfetto
a
raddoppiamento).
Notate
i
seguenti
casi
in
cui
il
raddopiamento
si
perdeva
nei
verbi
composti
Cecidi
(vb
cado),
ma
incidi
(vb
incido)
4
Pepuli
(vb
pello)
ma
impuli
(vb
impello)
Tutundi
(vb
tundo)
ma
contudi
(vb
contundo)
Ci
sono
delle
eccezioni,
dove
i
raddoppiamenti
si
conservano
nei
verbi
composti.
Ad
esempio:
poposci
depoposci
La
scomparsa
del
raddoppiamento
nei
composti
ha
avuto
3
conseguenze:
a)
l’omofonia
con
alcune
forme
del
presente,
ad
es.
refellit,
suspendit.
b)
La
formazione
di
un
altro
tipo
di
perfetto
nel
composto:
ad
es.
cecini,
ma
concinui
/
peperci
ma
compersi.
c)
Il
passaggio
del
perfetto
senza
raddoppiamento
dal
verbo
composto
a
quello
semplice.
Ad
es.
per
il
verbo
parco,
un’alternativa
a
peperci
e’
parsi;
per
il
verbo
pango,
un’alternativa
a
pepigi
e’
pegi.
3) (il
perfetto
ad
alternanza
vocalica
radicale).
Notate
che
l’alternanza
puo’
essere
solo
quantitativa
(una
vocale
breve
diventa
lunga)
o
anche
qualitativa
(la
a
di
facio,
‘io
faccio’,
diventa
una
ē
nel
perfetto,
feci).
4) (il
perfetto
sigmatico).
Interessa
la
maggior
parte
dei
verbi
la
cui
radice
termina
in
consonante.
Ad
esempio
dic­o,
sparg­o
(dixi
e
sparsi
nel
perfetto)
• Però,
restano
pochissimi
verbi
che
hanno
un
perfetto
quasi
identico
al
presente.
Ad
esempio:
il
verbo
bibo,
bibĕre
bibo
=
io
bevo
bibi
=
ho
bevuto
bibit
=
beve
o
ha
bevuto
bibimus
=
beviamo
o
abbiamo
bevuto
cf.
pando,
pandi
comprehendo,
comprehendi
verto,
verti
Esercizio:
tradurre
i
seguenti
verbi
nel
perfetto/piuccheperfetto
usati
da
Ovidio
nella
sua
elegia
erotica.
Notate
a
quale
delle
4
categorie
appartengono.
Surrexit
Habuit
Lunavit
Adposui
Fuit
Vidi
Requievimus
Conposui
Clausit
Omisi
Resumpsi
Rogavi
Traxit
respexi
admissi
5
3 Verbi
anomali
(SUM,
VOLO,
FERO,
EO,
EDO,
NOLO,
MALO,
POSSUM)
(o
in
italiano:
sono,
voglio,
porto,
vado,
mangio,
non
voglio,
preferisco,
posso)
I
verbi
anomali
sono
pochi
ma
sono
molto
comuni,
e
devono
essere
imparati.
Il
capitolo
rilevante
della
propedeutica,
pp186ss.
spiega
varie
cose:
sottolinea,
per
esempio,
che
alcuni
parti
di
questi
verbi
sono
infatti
‘regolari’.
Ad
esempio,
Il
verbo
‘anomalo’
fero,
ferre,
tuli,
latum
e’
regolare
nella
prima
persona
singolare
e
plurale
del
tempo
presente
(fero,
ferimus),
e
nella
terza
persona
plurale
del
presente
(ferunt).
Tutti
questi
verbi
hanno
in
comune
un
congiuntivo
presente
in
–im
(sim,
velim,
edim),
e
questo
e’
derivato
da
un
antico
ottativo).
P187:
Spiega
le
radici
indoeuropee
di
alcune
forme
di
sum
e
possum.
Possum
rappresenta
la
combinazione
di
potis
+
sum
(sono
potente,
ho
il
potere
di,
posso).
Potis
viene
da
una
radice
indoeuropea
diffusa
sia
in
greco
che
in
latino
(vedete
ad
es.
la
parola
greca
despotes)
Per
quanto
riguardano
il
gruppo
di
verbi
volo,
nolo,
malo,
che
seguono
lo
stesso
schema,
volo
e’
il
verbo
di
base,
e
viene
caratterizato
da
l’alternanza
vocale
radicale
vol­vel.
Mentre
nel
caso
di
nolo
e
malo,
non
cambia
il
primo
vocale.
Quindi
abbiamo
il
congiuntivo
presente
velim,
da
volo,
ma
il
congiuntivo
presente
di
malo
e
nolo
sono
malim,
e
nolim.
Notate
anche
che
la
2
persona
singolare
del
presente
e’
particolare:
invece
di
vels,
abbiamo
vis.
Notate
che
per
nolo
l’equivalente
e’
non
vis,
cioe’
due
parole
separate,
ma
per
malo
e’
mavis,
una
parola
sola.
Poi
il
capitolo
spiega
come
arriviamo
storicamente
alle
forme
classiche
dei
verbi
nolo
e
malo:
La
forma
piu’
antica
di
non
vis
=
nevis
non
vult
=
nevolt
malo
=
mavolo
mavultis
=
mavoltis
malim
=
mavelim
malle
=
mavelle
E’
importante
essere
consapevole
di
questo,
perche’
tali
forme
antiche
sono
ancora
attestate
in
autori
come
Plauto,
che
scriveva
alla
fine
del
3
secolo
e
all’inizio
del
2
secolo
a.C.
Esercizio:
Tradurre
i
seguenti
verbi:
erant
erat
est
fuerant
sit
esse
tulit
fuit
fuerat
adfuit
eris
refert
possum
potest
es
iturus
ferre
potes
perfer
possunt
praeferat
nolo
edes
6
4 PRONOMI
INDEFINITI
–
uno,
qualcuno,
alcuno
Difficili
perche’
non
hanno
corrispondenze
esatte
in
italiano.
Eccoli,
dal
piu’
‘specifico’
al
piu’
‘indeterminato’:
1. quidam,
quaedam,
quiddam
=
un
certo,
un
tale
(cioe’
individua
ma
non
specifica;
si
riferisce
ad
una
persona
o
una
cosa
che
non
si
vuole
o
non
si
puo’
nominare)
2. aliquis,
aliqua,
aliquid
=
uno,
qualcuno,
qualcosa
(la
persona
o
cosa
non
e’
individuabile:
uno
purchessia)
3. quispiam,
quaepiam,
quippiam
=
qualcuno,
qualcosa
(la
persona
o
cosa
non
e’
precisata:
quispiam
e’
usato
poco
rispetto
ai
pronomi
contigui
aliquis
e
quis)
4. quis,
qua,
quid
=
qualcuno,
qualcosa
(ma
piu’
vago)
5. quisquam,
quidquam
=
qualcuno,
qualcosa,
chiunque
(pone
in
discussione
l’esistenza
della
persona
o
della
cosa.
Nec/haud...quisquam
=
nessuno).
Inglese:
‘anyone
at
all’
Esercizio:
tradurre
le
seguenti
frasi
1. Dicet
aliquis
2. Quidam
testimonium
publice
dixit
3. Innocens
est
quispiam
4. Quando
Socrates
quidquam
tale
fecit
5. Dixerit
quis
6. Aliqui
philosophi
ita
putant.
7. Habitant
hic
quaedam
mulieres
pauperculae
8. Quid
si
hoc
quispiam
voluit
deus
9. Nisi
alicui
suorum
negotium
daret.
10. Cavebat
Pompeius
omnia,
ne
aliquid
vos
timeretis
11. Iustitia
numquam
nocet
cuiquam
12. Non
sine
aliquo
metu
13. Si
quisquam,
ille
sapiens
fuit
5 L’aspetto
verbale
(pp210‐218)
La
categoria
fondamentale
del
verbo,
sia
in
latino
che
in
italiano,
e’
il
TEMPO
(passato,
presente,
futuro).
Ma
non
tutte
le
lingue
percepiscono
il
tempo
in
questo
modo.
Ad
esempio
molte
lingue
primitive
lo
percepiscono
come
un
flusso
continuo,
e
hanno
una
determinazione
del
futuro
vaga.
In
latino
stesso,
infatti,
le
formazioni
futurali
sono
concrezioni
perifrastiche
(ama­bo,
monebo,
I
e
II
coniugazioni)
o
derivano
da
antichi
congiuntivi
(regam,
audiam).
Avrete
notato
che
nelle
III
e
IV
congiugazioni,
la
prima
persona
del
futuro
semplice
(regam,
audiam)
e’
identica
alla
prima
persona
del
congiuntivo
presente.
7
Da
solo,
il
tempo
(diviso
in
passato‐presente‐futuro)
non
è
sufficiente
per
comunicare
la
nostra
esperienza
della
vita.
Se
vogliamo
enfatizzare
la
durata
di
un’azione,
ad
esempio
l’azione
di
scrivere,
diciamo
non
‘scrivo’,
ma
‘sto
scrivendo’.
La
differenza
fra
le
due
forme
del
verbo
scrivere
qua
non
e’
un
fatto
di
tempo
(trattandosi
sempre
di
presente)
ma
di
ASPETTO.
‘Sto
scrivendo’
rende
esplicito
il
valore
durativo
implicito
in
‘scrivo’.
Cioè,
possiamo
distinguere
fra
il
passato,
presente
e
futuro,
ma
anche
fra
un’azione
incompiuta
e
compiuta
(in
latino
infectum
e
perfectum),
o
fra
un’azione
durativa
e
un’azione
momentanea.
Quindi:
L’aspetto
definisce
il
processo
verbale
in
rapporto
alla
durata
Per
esprimere
l’aspetto,
dove
non
è
esplicito
(ad
es.
l’imperfetto
indica
gia’
un’azione
che
continuava
nel
passato:
amabam,
‘io
amavo’),
il
latino
ricorre
ad
avverbi
di
tempo,
come
ad
esempio
diu,
subito,
continuo,
ai
verbi
particolari
come
verbi
frequentativi
o
incoativi,
o
ai
verbi
composti
che
iniziano
con
ab­,
ad­,
de­,
dis­,
ex­,
in­,
per­,
re­,
sub­,
con‐.
Questi
‘preverbi
perfettivizzanti’
possono
aggiungere
al
verbo
l’aspetto
momentaneo
in
opposizione
al
verbo
semplice.
Ad
esempio:
Osservate
la
differenza
fra
il
verbo
clamo
(=’grido’),
e
i
verbi
composti
exclamo
e
conclamo
(=
‘lancio
un
grido’).
O
fra
il
verbo
tonat
(=’tuona’)
e
i
verbi
composti
contonat
(=’scoppia
un
tuono’)
e
detonat
(=
‘finisce
di
tuonare’),
fra
il
verbo
bello
(=‘faccio
la
guerra’)
e
il
verbo
composto
debello
(=‘pongo
fine
alla
guerra’)
6 Paratassi
e
ipotassi
Paratassi
=
‘Accostamento’
o
‘giustapposizione’.
Opposto
a
ipotassi.
Due
o
piu’
frasi
sono
giustapposte
l’una
accanto
all’altra,
come
equivalenti
(cioe’
una
non
è
subordinata
all’altra),
e
non
c’è
nessun
indizio
di
collegamento
grammaticale.
Il
rapporto
sintatico
fra
le
due
proposizioni
contigue
rimane
quindi
implicito.
Ad
esempio:
iubeo
dicas
(invece
di
iubeo
ut
dicas),
veni,
vidi,
vici
(invece
di
veni
et
vidi
et
vici).
Questo
tipo
di
organizzazione
sintattica
caratterizza
uno
stile
piu’
libero,
colloquiale,
o
poetico.
Iubeo
dicas
–
qui
la
subordinazione
è
implicita
Veni
vidi
vici
–
qui
la
coordinazione
è
implicita.
Ipotassi
=
‘Subordinazine’.
Strutturazione
sintattica
per
cui
le
proposizioni
del
periodo
sono
ordinate
ed
espresse
secondo
un
rapporto
di
dipendenza
logica
e
temporale.
L’ipotassi
è
il
procedimento
sintattico
piu’
comune
nella
prosa
di
autori
come
Cicerone.
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