Residenze per anziani Un affare per pochi
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Residenze per anziani Un affare per pochi
Mercato & Polizze welfare Residenze per anziani Un affare per pochi Quali sono le condizioni per far convergere capitale pubblico e privato, per risolvere un problema che sta diventando sempre più diffuso? Hanno provato a rispondere Assoprevidenza e Itinerari previdenziali con uno studio. Ed ecco che cosa è emerso Nino Mezzatesta È possibile coniugare sociale e business nelle residenze per anziani? E in che modo lo si può fare? Per rispondere a questo interrogativo e stimolare il dibattito pubblico in un paese dove gli ospiti di queste str utture devono sostenere rette troppo spesso insostenibili, a questo proposito, Assoprevidenza e Itinerari Previdenziali hanno realizzato uno studio, denominato Quaderno di approfondimento. E quindi? Quindi, «la risposta al quesito», spiega lo studio, «è af fermativa: il fabbisogno assistenziale legato all’invecchiamento della popolazione non deve essere considerato esclusivamente come fattore di costo, ma un’opportunità per il sistema economico e un terreno ideale per sperimentare forme innovative di investimento pubblico-privato, in par ticolar modo attraverso par tnership con investitori istituzionali, quali fondi pensione e casse di previdenza private». Non a caso, decisamente favorevoli a questo tipo di investimento si sono espressi Alber to Oliveti, Annamaria Trovò e Alessandro Baldi, rispettivamente presidenti di Adepp, fondo pensione Cometa e fondo di previdenza “Mario Negri”. Pensioni basse Per Sergio Corbello (nella foto), presidente di Assoprevidenza, la difficoltà maggiore è rappresentata dalle indennità Inps troppo basse per finanziare le lunghe degenze 50 l maggio 2016 Modelli diversi Il punto di partenza è la visione della vecchiaia come normale evoluzione e dell’arco di vita; in questa ottica, piuttosto che concentrarsi esclusivamente sui ser vizi rivolti alle situazioni di disabilità grave, occorre inter venire tempestivamente sui fattori di rischio. Individuando le dif ficoltà che emergono con il progr edir e dell’invecchiamento e progettando le relative soluzioni. In questo contesto occorre cambiare il modello di “residenzialità”, per proget- tare soluzioni abitative. Queste, pur coerenti con il progressivo bisogno di prestazioni assistenziali dell’età anziana, dovranno favorire una migliore qualità della vita, ridurre o ritardare la necessità di inter venire con ser vizi dedicati e privilegiare la permanenza della persona nella sua abitazione. Il Quaderno di Assoprevidenza e Itinerari previdenziali ha così puntato a spingersi oltre i fondamentali aspetti “sociali”. In altre parole, lo studio ha considerato la disciplina anche in chiave di in- Polizze dedicate Alberto Brambilla (nella foto) presidente di Itinerari Previdenziali propone la diffusione di speciali polizze assicurative dedicate agli anziani. «Occorre trovare fin da subito delle soluzioni per colmare il gap tra costo delle rette e rendite pensionistiche», aggiunge. «Magari guardando all’estero, dove in alcuni paesi long term care è già obbligatoria. Come, per esempio, in Germania». vestimento, nell’ottica - al giorno d’oggi molto di moda - delle sinergie tra pubblico e privato. Due limiti tutti italiani Il problema centrale è come reperire le risorse necessarie allo sviluppo di un “parco” abitativo coerente con i bisogni della popolazione anziana. Un problema di non facile soluzione, in par ticolare considerando l’attuale congiuntura economica. In un simile contesto, potrebbero avere un ruolo impor tante gli investitori istituzionali (fondi pensione, fondi sanitari, fondazioni). Per loro, l’investimento immobiliare che ha come target i senior è par ticolarmente interessante. E questo, sia per le sue caratteristiche di lungo periodo, sia per la sua funzione sociale. La collaborazione, secondo gli specialisti che hanno contribuito alla ricerca, non solo è possibile, ma non può neppure essere rimandata. In questo campo l’Italia ha infatti due grandi limiti. Il primo è la totale mancanza di coper ture long term care, indispensabili per gli anziani e che non possono essere soddisfatte dal Ser vizio sanitario nazionale. Il secondo sono invece gli impor ti medi delle pensioni erogate dall’Inps e dalle casse professionali: su 16,259 milioni di pensionati, 7 ricevono assegni che non superano i 1.000 euro lordi al mese, altri 4 arrivano a 1.500 (poco più di 1.000 netti) e 2,5 non superano i 2.000. Secondo lo studio, «si tratta di pensioni con cui si può vivere se in buone condizioni di salute, ma che non bastano per af frontare la non autosuf ficienza: i costi giornalieri delle strutture residenziali per anziani, sommando la quota alberghiera in capo alle famiglie a quella sanitaria pubblica, vanno dai 106 euro ai 233 euro al giorno». Anche se il sistema pubblico, prosegue lo studio, «si accolla in media il 51% della spesa, la quota che resta a carico dell’anziano va dai 1.500 ai 3.400 euro al mese. Costi impossibili da sostenere, con la sola rendita pensionistica, per la gran par te degli ospiti delle residenze». Ltc obbligatoria? E allora? Che fare? Secondo lo studio di Assoprevidenza e di Itinerari Previdenziali occorre introdurre, e con urgenza, l’obbligatorietà della long term care. Per poter raddoppiare la rendita pensionistica all’insorgere della non autosuf ficienza (prevedendo magari integrazioni intermedie secondo i livelli di bisogno). «Non capita spesso che business si combini con sociale: questa è una delle rare “congiunzioni astrali” favorevoli che varrebbe la pena di percorrere, anche a passo spedito», sostiene Alber to Brambilla, presidente del Centro studi e Ricerche Itinerari Previdenziali, il quale aggiunge che «occor re trovare fin da subito delle soluzioni per colmare il gap tra costo delle rette e rendite pensionistiche, magari guardando all’estero, dove in alcuni paesi long term care è già obbligatoria. Come, per esempio, in Germania». «Non sfugge», aggiunge Sergio Corbello, presidente di Assoprevidenza, «l’impor tanza delle sinergie che possono essere realizzate con fondi e casse sanitarie per migliorare la coper tura sociale». Questo soprattutto visto che la situazione attuale «impone di agire in un’ottica di welfare integrato», af ferma Corbello. «Lo sviluppo del compar to ha anche potenzialità innegabili sotto il profilo dell’occupazione, dato che determina la creazione di posti di lavoro che cer tamente non possono essere delocalizzati. E neppure sostituiti facilmente con la tecnologia, per quanto avanzata possa essere». Ma chi ha par tecipato al Quaderno di approfondimento? Presto detto: lo studio è stato coordinato da Laura Crescentini per Assoprevidenza e da Edoardo Zaccardi per Itinerari previdenziali. Ed è stato realizzato con vari contributi: oltre a Brambilla, Corbello, Baldi hanno par tecipato Rosemarie Serrato, Agostino Papa e Vito Bisceglie (rispettivamente senior counsel, par tner e of counsel dello studio legale Dla Piper); Alessandro Bugli e Paolo Novati (componenti del Centro studi e ricerche itinerari previdenziali); Guido Cisternino, responsabile enti, associazioni e terzo settore di Ubi Banca; Amedeo Duranti, presidente di Ribes; Fabio Toso (vicedirettore generale n della Fondazione Oic). ” Lo sviluppo di questa attività ha molte potenzialità sotto il profilo dell’occupazione: infatti, determina la creazione di posti di lavoro che non possono essere delocalizzati. E neppure sostituiti con la tecnologia, per quanto avanzata possa essere maggio 2016 l 51