La parità di genere “conviene” Dario Braga Il mio approccio alle par

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La parità di genere “conviene” Dario Braga Il mio approccio alle par
La parità di genere “conviene” Dario Braga Il mio approccio alle pari opportunità di genere non è basato sul concetto, comunque innegabile, di ingiustizia da correggere: “non è giusto che le donne sia svantaggiate rispetto agli uomini nelle diverse situazioni di comparazione uomo-­‐donna”. Il mio punto di vista, ed è il punto di vista che ha sempre guidato le mie scelte, è fondato sulla convinzione profonda che tutto quello che allontana la donna dalla piena espressione delle sue capacità, vuoi che si tratti del livello di partecipazione ai processi decisionali, vuoi che si tratti di ricerca scientifica, o di responsabilità formativa è un “danno" sociale, quindi collettivo. Il Rettore, potendo influenzare i processi che determinano ritardi o riduzione di opportunità, ha non solo il dovere ma anche l’interesse a farlo perché la Università di Bologna – se portata in condizioni più prossime alla parità di genere -­‐ funzionerà meglio e quindi assolverà meglio i suoi compiti istituzionali. Questo è il ragionamento che guiderà le mie scelte. Al momento esiste una piramide di genere nel personale docente, con un numero molto piccolo di colleghe professore ordinario (estremamente basso in alcuni settori come l’ingegneria e la medicina). Il numero ridotto costituisce di per sé una limitazione “a monte” alla implementazione di corrette politiche di genere proprio per la impossibilità di assegnare incarichi di responsabilità politico/gestionale a colleghe laddove la stessa L240 ne limita ai professori la attribuzione. Complessivamente la popolazione docente/ricercatrice di UniBo è composta per due terzi di uomini e per un terzo di donne, a livello apicale il rapporto diventa ca. 4:1. E’ importante ricordare che tra il personale tecnico e amministrativo si osserva una distribuzione “invertita”: la maggioranza del pta è donna. E’ importante tenere a mente che la interazione tra parte docente e parte tecnica-­‐ amministrativa mette quindi in comunicazione due popolazioni molto diverse in quanto a composizione di genere. Elemento che, a mio avviso, anche influisce sulla fluidità dei rapporti e delle attribuzioni di responsabilità gestionali. Anche i dati in nostro possesso nell’ambito della ricerca scientifica devono fare riflettere. Nel contributo che ho pubblicato nel libro Eredi di Laura Bassi. Docenti e ricercatrici in Italia tra età moderna e presente ho raccolto dati di UniBo che dimostrano molto bene che all’università di Bologna – nella ricerca -­‐ lo sforzo iniziale tra donne e uomini è pari. Sono pari le opportunità nel dottorato, pari gli accessi nella fase iniziali delle carriere, pari le difficoltà iniziali. Il numero di ricercatrici e ricercatori è lo stesso (anche se si sta osservando una forte asimmetria nella assegnazione dei posti RTD che va attentamente monitorata). In generale, si parte “alla pari”, e ci si “mette in gioco” in egual misura, ma andando avanti nel percorso accademico in testa si pongono gli uomini e le donne arretrano e a volte si fermano. Questa è la manifestazione più marcata della perdita di opportunità per l’intero sistema a cui accenno in incipit. La correzione di queste traiettorie richiede interventi di sistema. I sei anni del mandato rettorale consentono di avviare i processi correttivi e di … portarli a compimento. Nel seguito, in maniera necessariamente schematica alcune proposte e progetti. Se sarò eletto Rettore, già a luglio, mi dedicherò alla composizione della squadra di governo. I prorettori e le deleghe rispetteranno rigorosamente i criteri di competenza e rappresentatività, ma il collegio dei prorettori sarà composto, possibilmente, da un ugual numero di uomini e donne. Importantissime sono le azioni a sostegno della genitorialità così come il sostegno a famigliari malati o anziani. Esse vanno viste come un investimento che non riguarda certo solo le donne. E’ diffusa la consapevolezza che questi aspetti della conciliazione casa-­‐lavoro riguardano tanto gli uomini quanto le donne. Abbiamo al nostro interno le risorse tecniche, amministrative, economiche e pedagogiche per un asilo di eccellenza. Ho già pronto il piano operativo per farlo. Il nido Unibo fatto da Unibo e per Unibo. Avere dei luoghi sicuri, vicini al posto di lavoro, con un progetto formativo per i bambini, sfruttando le competenze in UniBo (educazione, arti, comunicazione, psicologia, lingue, archeologia, storia, scienze ecc.) è un modo per consentire a donne e uomini di UniBo di lavorare meglio in qualsiasi contesto, di fare più ricerca e di insegnare meglio. Mi impegno a realizzare la rete di asili di UniBo (a partire da Filippo Re, rimuovendo i residui ostacoli burocratici, ma anche Navile, Lazzaretto e Sant’Orsola, e prevedendolo nel piano STAVECO, se e quando si dovesse realizzare). Gli asili saranno ovviamente ad accesso aperto e in convenzione con la città. Esamineremo anche le situazioni nei diversi Campus. Non si devono (più) realizzare insediamenti universitari nuovi a Bologna o in Romagna senza prevedere il supporto alla prima infanzia. Analogamente avvieremo iniziative per quanto riguarda post scuola e assistenza durante il periodo di vacanze. Tra pochi giorni migliaia di famiglie di nostri docenti e di tecnici e di amministrativi e di bibliotecari si troveranno a fronteggiare il problema della chiusura delle scuole. Noi abbiamo competenze straordinarie e luoghi molto belli. Quello che si fa al MAMBO può tranquillamente essere fatto anche sfruttando i nostri Musei e le competenze che abbiamo. Il soddisfacimento di questo tipo di esigenza fondamentale può essere occasione per generare occupazione nell’ambito della “industria culturale e creativa”. Bisogna avere la volontà e la determinazione per rimuovere gli ostacoli burocratici. Per il personale t.a. punteremo sull’utilizzo dello strumento del telelavoro per i congedi di maternità, la prima infanzia, l’assistenza ad anziani. Se sarò eletto faremo immediatamente un primo bando prendendo a modello quello dell’Università di Padova. Introdurremo buone pratiche negli orari di convocazione delle riunioni e degli incontri per facilitare la partecipazione dei genitori di bambini piccoli. Ci impegneremo a livello nazionale e in accordo con le associazioni sindacali per il riconoscimento della maternità per gli RTD (azione su governo per la modifica delle norme). In collaborazione con il CUG valuteremo tutte le possibilità per facilitare la mobilità e l’accesso alle infrastrutture di ricerca in Italia e all’estero, e implementeremo meccanismi di riduzione dei carichi didattici per il periodo della prima infanzia (questa azione rientra in una più generale azione di ridefinizione del carico “120 ore” per tutti) e linee guida per la assegnazione di incarichi di insegnamento che prevedano mobilità nel Multicampus. Come stiamo già facendo adegueremo il sistema di valutazione della Ricerca di Ateneo in modo da gestire correttamente i periodi di congedo per maternità. Al di là delle iniziative per consentire (a donne e … uomini) di meglio gestire la genitorialità rimane la necessità di essere proattivi per rimuovere ostacoli nella progressione di carriera delle donne. Studieremo meccanismi incentivanti per superare il “soffitto di cristallo senza romperlo”. Sosterremo le iniziative formative (seminari, workshop, corsi) e le iniziative culturali rivolte agli studenti e alla cittadinanza che accrescano la consapevolezza del tema “la pari opportunità conviene”. Applicheremo «bias positivo» nella composizione di genere per tutte le iniziative pubbliche di UniBo. Sono contento di avere visto la nascita di Alma Gender che raggruppa decine e decine di studiosi e studiose interessate alle ricerche sul tema della partecipazione di genere alla Ricerca sia in ambito tecnologico e scientifico sia in ambito umanistico e sociale. In conclusione la rimozione degli ostacoli alla parità opportunità di genere costituisce la spina dorsale del mio progetto per UniBo. La parità di genere nell’ambiente di lavoro, negli organi di governo, nel governo stesso è un obiettivo strategico da perseguire con azioni conseguenti e investimenti coerenti, nella convinzione che le comunità che approssimano la parità di genere nella loro composizione affrontino meglio i problemi dello sviluppo e le sfide che il mondo ci pone. E’ una convinzione che viene da lontano e che – ogni qualvolta ho avuto modo di tradurre in pratica (penso sia alla carriera scientifica, sia alle istituzioni che ho governato, come il collegio superiore e l’istituto di studi avanzati) – ha dato ottimi frutti. Da Rettore mi propongo di fare altrettanto per tutta UniBo contribuendo a creare le condizioni perché possa essere donna il prossimo Rettore dell'università che, per prima al mondo, ha avuto una donna docente. Sono a disposizione per approfondimenti e chiarimenti Dario Braga