La nuova Milano «Sì a Banchi, no a Moss e Hackett

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La nuova Milano «Sì a Banchi, no a Moss e Hackett
Proli: «Banchi
leader di Milano
No ad Hackett»
BASKET L'INTERVISTA
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Livio Proli, 48 anni, presidente EA7
La nuova Milano
«Sì a Banchi, no a
Moss e Hackett»
Il presidente: «Bravo Giachetto Melli non è
cresciuto come deve». Hairston è in uscita
VINCENZO DI SCHIAVI
Presidente Livio Proli, sarà
Luca Banchi il nuovo allenatore dell'Olimpia Milano?
«Direi di sì. Quando Siena e
Banchi hanno deciso reciprocamente di non rinnovare, abbiamo cominciato ad esplorare la possibilità di un suo arrivo. Dovremmo finalizzare il
primo luglio. Sono ottimista».
Quando è nata l'idea?
«Vedendo come ha vinto la
Coppa Italia e l'ottima Eurolega gestendo una situazione
non facile a causa di fattori
esterni, anche se non pensavamo fosse sul mercato».
Perché Banchi?
«Perché vive a 360 gradi il
progetto tecnico. Il suo basket
è fatto di ingredienti semplici
e vincenti: agonismo, efficacia, intensità e passione.
Aspetti che non sono brillati
nella scorsa gestione».
Già Scariolo...
«Profilo diverso rispetto a
Banchi. Col senno di poi avrei
dovuto dare un taglio più nazionale e meno evoluto al progetto con gente meno affermata e più affamata e vogliosa
di diventare vincente con Milano. E' stata una dura lezione».
In corsa c'erano anche Vitucci, Trinchieri e Pianigiani.
«Non prendiamo allenatori,
seppur bravi, che richiedano
un buyout o che allenino le
nazionali. L'unica alternativa
a Banchi era Messina ma è vincolato ad altri progetti».
Ha detto che avrebbe fatto
un passo indietro e invece ha
scelto l'allenatore.
«In quale progetto sportivo
l'allenatore non viene vagliato
dalla proprietà? E il presidente dell'Olimpia rappresenta la
proprietà. Ora il gm Portaluppi e il nuovo allenatore dovranno costruire la squadra al
meglio».
Capitolo mercato: si parla
tanto di Hackett e Moss.
«Non arriveranno. Sono
sotto contratto a Siena, ormai
è tardi, dovevamo prenderli
l'anno scorso e poi non vogliamo avere la fotocopia della
Mens Sana. Il budget calerà
del 25%: l'unico grande sforzo
potremmo farlo per il play».
Dei vostri giocatori in scadenza valuterete qualcuno?
«Non penso».
Hairston sembra ai saluti.
«Deciderà l'allenatore, ma
la sovrapposizione con Langford e Gentile è stata più che
evidente...».
Il bello e il brutto della squadra che doveva vincere tutto e
invece non ha vinto niente.
«Lo spirito di gruppo di Giachetti è stato encomiabile, gli
faremo una proposta di rinnovo. Melli invece aveva una
grande opportunità e non l'ha
colta. Non l'ho visto crescere
come può e dovrà fare visto il
suo grande potenziale ancora
inespresso».
Insomma stagione fallimentare.
éé In Lega serve un
~ ~ uomo che conosca
il movimento
e il marketing:
Gherardini
LIVIO PROLI
PRESIDENTE DI MILANO
«Il termine non mi piace. È
stata una sconfitta dal punto
di vista agonistico ma il club si
è rafforzato. Abbiamo 7 milioni di ricavi tra ticketing e
sponsor, una media spettatori
sopra i 5 mila, 2 scudetti giovanili in tre anni, un ampio
progetto sul territorio che vede 70 club affiliati e soprattutto una solidità progettuale:
abbiamo già reperito le risorse
per i prossimi 3 anni, non penso siano tanti i club, in Italia e
in Europa, che possano vantare una situazione del genere.
L'unico mio fallimento è stato
quello di non essere riuscito a
trasmettere alla squadra lo
spirito del signor Armani: determinazione alla vittoria, sacrificio, passione e umiltà».
Suvvia... qualche problema
lo avrete anche voi.
«Sì, due. Le strutture e i diritti tv. Il costo strutture per al-
lenamenti e partite è di 1.1 milioni. Una situazione insostenibile. I diritti tv non sono ancora una risorsa: ora in corsa
ci sono la Rai, che dà visibilità,
e Sky che dà qualità. Io opterei
per lo spacchettamento, una
formula mista».
La palla è in mano alla
Lega. A proposito che ne
pensa?
«Dopo l'ottimo lavoro fatto
con il rinnovo della convenzione, ritengo che una Lega
con un presidente senza poteri e frantumata nelle commissioni interne non sia uno schema vincente. Serve un uomo
che conosca il movimento e
abbia grandi competenze di
marketing. Un nome? Maurizio Gherardini, ha lavorato in
Nba dove chi investe nel
basket lo fa per guadagnare e
non per ripianare le perdite».
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