non di muri ha bisogno la Terra Santa, ma di ponti!
Transcript
non di muri ha bisogno la Terra Santa, ma di ponti!
ANNO 5 - N. 4 - LUGLIO 2004 “... non di muri ha bisogno la Terra Santa, ma di ponti!” Giovanni Paolo II, Angelus Domini di domenica 16 novembre 2003 CARI SOMMARIO Plesio (Como), dicembre 2003 Don Renzo ci scrive Sprofondo: Occhi, cuori, mani e braccia AMICI... PONTI, NON MURI! 2 Il nostro "VECCHIO-GIOVANE" PAPA, Giovanni Paolo II, l'ha detto all'Angelus di domenica 16 novembre 2003, proprio il giorno prima della visita di Sharon in Italia: “La Palestina NON ha bisogno di MURI, MA di PONTI!". 3-4 Il PONTE DI MOSTAR, ricostruito in questi mesi, è il simbolo che "SPROFONDO" si è scelta fin dall'inizio. E, nell'articolo 2° dello STATUTO della nostra Associazione, costituitasi il 25 luglio 1994, si afferma: Progetti: lo stato dell’arte5-6-7-8 "…L'Associazione Sprofondo intende promuovere la pace attraverso: 9 - il riconoscimento e la tutela dei diritti umani contemplati nella Dichiarazione dei Diritti dell'Uomo; I “volti” della pace 10 - la promozione dell'interculturalità, dell'interetnicità, della interreligiosità, considerate come risorse per la crescita individuale e sociale; Parlando di Bosnia ed Erzegovina 11 Siamo contenti che il PAPA ci abbia COPIATO! Accordi di pace Testimonianze dai campi di volontariato 12-13-14 - il superamento delle frontiere e l'abbattimento dei muri tra i popoli, nei popoli e il consolidamento, la ricostruzione e la costruzione di "ponti" tra gli uomini…". Veramente la BIBBIA l'aveva detto… un po' prima di noi! San Paolo, verso l'anno 61 (0061!), al capitolo secondo della sua lettera ai Cristiani di EFESO, scrive: "…CRISTO e' la nostra PACE! Egli ha fatto dei due UN POPOLO SOLO, abbattendo il MURO di separazione che era frammezzo, cioè l'INIMICIZIA…". Vogliamo anche noi essere "SMURATORI" e "PONTARI", ossia smontare i muri e con le pietre costruire ponti! Sarajevo, città al crocevia culturale del mondo 15 Attività del gruppo responsabile del magazzino 16 Aiuto svizzero alla pace in Bosnia 17 A piccoli passi 18-19 Comunicazioni 20 Proprio sul ponte di VRBANJA, a SARAJEVO, 10 anni fa, il 3 ottobre 1993, GABRIELE MORENO LOCATELLI, un volontario comasco di CANZO, perdeva la vita, colpito da un cecchino. Insieme a quattro altri "COSTRUTTORI DI PACE", voleva realizzare un PONTE MORALE CORPOREO, tra gli aggressori e gli aggrediti. Gabriele, dopo la marcia che facemmo a Sarajevo nel dicembre 1992, era rimasto nella capitale della Bosnia per essere fisicamente VICINO AI "PIU' ULTIMI": bambini, vecchi, ammalati. Con nelle mani ACQUA E PANE: NON FUCILE E PANE! LA CROCE, su cui CRISTO e' stato inchiodato, forma, insieme al suo CORPO, un DOPPIO PONTE: uno VERTICALE, tra DIO E NOI, e l'altro ORIZZONTALE, tra UOMO E UOMO. Sempre Giovanni Paolo II, domenica 23 novembre 2003, ha invitato tutti i CAPI RELIGIOSI a lavorare INSIEME, per costruire PONTI di DIALOGO e di SOLIDARIETA', tra fedi, etnie e culture diverse. Quindi…ABBATTERE MURI E COSTRUIRE PONTI, INSIEME, COCCIUTAMENTE… IMMAGINI: Le foto pubblicate alle pagine 6, 7, 8 in basso, 12, 13, 16, 17, 19 appaiono per gentile concessione dell’autore Christian Piana. Incontrate Sprofondo!!! Oggi anche in internet: www.sprofondo.it "SPROFONDO" sta portando avanti la maggior parte dei PROGETTI, come leggerete di seguito, GRAZIE alla testarda generosità' di voi BENEFATTORI e al lavoro generoso dei VOLONTARI, italiani e locali, sempre più determinati e in aumento. Abbiamo avuto la gioia di aiutare un numeroso gruppo di contadini, portando in BOSNIA un centinaio di MACCHINE AGRICOLE dismesse dall’ERSAF, ente della REGIONE LOMBARDIA, che ringraziamo. Tramite i frati FRANCESCANI e alcuni SINDACI, sono state distribuite a FAMIGLIE DI TUTTE LE ETNIE, con l'obbligo di "pagarle" prestando servizi alla comunità'. Stiamo collaborando anche con il VESCOVO SERBO-ORTODOSSO di BIHAC, KRISOSTOM JEVIC', per costituire un OSTELLO PER I GIOVANI, ANCHE CATTOLICI!... COME HO DETTO NEL NUMERO DI DICEMBRE 2002, vogliamo aprirci, oltre che all'EST, anche al SUD del MONDO. SONO STATI OSPITI A PLESIO il VESCOVO AUSILIARE DI BUENOS AIRES, MONS. JOAQUIM SUCUNZA (A GENNAIO) e un suo parroco, padre "PEPE" (IN SETTEMBRE). QUESTA ESTATE ricambieremo la visita. OLTRE AI POPOLI colpiti dalla ferocia della GUERRA, vogliamo "frequentare" pure i popoli impoveriti dalle MULTINAZIONALI FINANZIARIE PERVERSE!... contatti, news, foto, progetti... 2 INSIEME A VOI, VICINI AI "POVERI-CRISTI", ANCHE NEL 2004, il 10° ANNO DI ATTIVITÀ' DI "SPROFONDO"…per NON SPROFONDARE. TOGLIENDO MURI E COSTRUENDO PONTI ANCHE QUI, nella nostra vita quotidiana. BUONA CONTINUAZIONE A TUTTI! SPROFONDO: OCCHI, CUORI, MANI E L'esigenza è quella di reagire e l'intuizione di don Renzo dà corpo, gambe e soprattutto anima a questa volontà diffusa. Il profondo scoramento causato dall'abbattimento del ponte vecchio di Mostar ci porta ad eleggerlo a nostro emblema. Il 25 luglio 1994 è il giorno della nascita. Fino ad allora Sarajevo era rimasta un simbolo. Nei mesi seguenti diventa il fulcro della nostra attività: prima con convogli quantomeno a rischio, da maggio 1995 sede stabile con presenza costante di operatori italiani e bosniaci. Il salto di qualità è enorme: la gente di Sarajevo si accorge presto della nostra presenza e dello spirito puro dei nostri volontari. Ciò si traduce in stima, in rispetto e in fiducia, a livello popolare e istituzionale. Nei durissimi 4 mesi finali della guerra,Adriano e don Renzo sono lì. Chi è stato con loro, senza motivo di lavoro, sotto le bombe e i rischi quotidiani, non può avere secondi fini. "Mostari" è il nostro appellativo, costruttori di ponti. Tantissimi ne vengono creati tra Italia e Bosnia, ma quelli più ambiziosi e arditi sono quelli in Bosnia, tra persone di ceto, di religione e di etnia diversa, quasi una bestemmia in certi momenti storici. Nascono anche i gruppi di collaborazione dove, con un'immane fatica, traduciamo aiuti in lavoro, dopo ore e ore e ore di discussione democratica. La guerra è finita, Deo gratias, ma la devastazione è totale e il lavoro è solo apparentemente più semplice. E' il tempo dei grandi progetti. Le adozioni a distanza creano legami tuttora attivi grazie all'animazione vivace di Antonia, Annalisa e Titta. La cura di ammalati gravi e anziani introduce un concetto nuovo: si può "adottare" una persona in serie difficoltà; i piloni di questo ponte umano sono saldissimi: il gruppo di Giuseppe, Pietro, Eugenio, Chiara, Milena, Emilia, Alessandra, Augusta, Teresa e tanti altri ha una perseveranza quasi diabolica nel creare ponti tra chi ha bisogno di aiuto e chi può darlo. Si costituisce un corrispettivo altrettanto deciso sull'altra sponda dell'Adriatico. La segreteria e la contabilità non sono aspetti secondari, anche se poco ripaganti, e a questo lavorano duro Armida, Teresio, 10 ANNI SPROFONDO "Io sono cittadino del mondo. Là dove vado, mi sento cittadino di quel posto". Parole sante, Angelo, bella sensazione. Parlare di 10 anni di Sprofondo equivale a far sgorgare un flusso ininterrotto di emozioni, di idee, di sguardi. Sento di aver bisogno di un Angelo che con i suoi occhi da bambino e la sua cadenza gioviale mi aiuti a raccontare e a domandarmi: perchè? Un compleanno in fondo è sempre un incrocio di gioia e di malinconia. Tra il 1992 e il 1993, la preistoria, il concepimento. Siamo ad una riunione in parrocchia a Caversaccio e manca poco alla partenza di Mir Sada. Domenica di passione. C'è Renzo, Anna, Angelo, Matteo, Gigi, Giuseppe, Annino, Luca, Clara, Giampietro, ul Culumb che brontola, siamo una trentina in tutto. C'è tensione, in tutti i sensi: ideale, ma anche emotiva e organizzativa. Si parla di 10.000 persone che vogliono andare in Bosnia a fare interposizione non violenta. Quanta ingenuità, quanta follia, quanta saggezza secolare, forse, condite con un po’ di protagonismo e di voyerismo. La sensazione è quella di andare nell'ombelico del mondo e della storia, senza presunzione. Quella stessa sensazione ce l'abbiamo rinsaldata, fortissima, due mesi dopo, a Montemezzo, al ritorno. La motivazione si respira nell'aria in quella riunione: i Balcani scatenano energie diverse. E parte la serie delle riunioni, dei confronti, prima rada e informale, poi sempre più frequente e strutturata. L'idea dell'associazione nasce da un motivo banale: intestarsi un pullman. Il nome prende spunto da una trasmissione sull'Italia che cambia: "Profondo Nord". BRACCIA 3 10 ANNI SPROFONDO Antonio, Arturo, Marcello e Milena. 100 ragazzi di Sarajevo vengono in Italia per un mese: è il prodromo degli scambi tra studenti, linfa vitale della società, sul quale l'associazione “Sarà-jevo” prima e il “Gruppo 360Gradi” in seguito decidono di puntare. E' il filo conduttore anche della scelta delle sedi bosniache: prima la scuola alberghiera e poi quel "folle sogno" del Centro Studentesco Internazionale, una scommessa visionaria:recuperare 9.000 m² di un ex seminario francescano distrutto dalle bombe al fosforo e restituirlo ai giovani di Sarajevo che bramano di poter restare. E' ancora Renzo a vedere lontano, ma ci credono fortemente anche Mariella e gli amici di Zimviè, le centinaia di volontari nei campi di volontariato, Shaboot, Rambood e le famiglie della Banca del Lavoro. E' il frutto di tanta passione, di incontri nei gruppi, nei consigli, nelle assemblee, di un volantinaggio ossessivo e ostinato, di giornalini, di bancarelle, dei mercatini e degli spettacoli di Giovanni, di un libro diffuso che è in sè un caso editoriale, di alti e bassi, esaltazioni, arrabbiature e orgogli. E' un concentrato di contributo collettivo e di spinte individuali, del sostegno di miriadi di persone vicine e lontane che spesso non vedono, ma intuiscono lo spessore dell'opera, di enti che fiutano la straordinaria opportunità di sostenere una realtà così radicata tra la gente: la Caritas, lo SFOR, la Chiesa, l'Unione Europea, le FS e molti ancora. I convogli non si fanno più a suon di furgoncini, abbiamo un TIR che viaggia a cadenza mensile guidato da Ugo e Adriano. Trasporta cibo, vestiti, materiale d'igiene, pacchi famiglia, farmaci, fotocopiatrici e computer e tanto altro. Le idee non si reggono sulle sole parole. Migliaia di ragazzi di tutto il mondo scoprono la via di Sarajevo, alloggiano nelle famiglie, lavorano, tornano e si incontrano. Scaturiscono forti gruppi territoriali che "clonano" Sprofondo qua e là per l'Italia e non solo. Nascono il nucleo di Imperia, quello di Bologna e Pesaro, quello svizzero. A Sarajevo vivono a lungo Adriano, Matteo, Cecilia, Andrea, Jenny, Mauro e affiancano don Renzo e il gruppo locale con Bruno, Hajrija, Devdeta, Dzanna, Nermina e tanti, tanti altri. Sono gli anni del dopo-Dayton. La guerra ha creato voragini enormi. Quello statuto che con tanta fatica abbiamo scritto è una prateria immensa da percorrere. Mesi che sembrano anni: il tempo viene percepito stranamente, a volte. E' la fine del 1999 quando don Renzo lascia Sarajevo, almeno fisicamente, 4 per riprendere l'attività parrocchiale in Italia. Nasce un comitato di gestione locale che 3 anni dopo diventerà associazione. I Francescani, presenza millenaria in Bosnia, forniscono un saldo ancoraggio. In Italia, Caversaccio di Valmorea è stato a lungo il nostro centro di attività grazie all'ospitalità della famiglia Graziato: lì gli incontri, gente che transita da ogni dove, persone che lì vivono come Renato e Ilir, le donne capitanate da Pinuccia che selezionano i vestiti. Necessità logistiche ci hanno suggerito un trasferimento presso la famiglia Pagani ad Appiano Gentile nel corso del 2003. Fioriscono anche le partecipazioni a Coordinamenti: da quello per i profughi e gli immigrati, al Coordinamento Comasco per la Pace, al CAV for Kosovo, nostro braccio operativo nell'altro fronte balcanico. Gli ASI (Servi Inutili) e l'ARPA (Regina Protettrice della Pace) ci supportano nel trasporto del materiale. Partono microprogetti che vogliono dare autonomia economica ai destinatari. Giampietro sostiene caparbiamente l'idea di un allevamento di galline ovaiole. L'aria che tira è quella di un'esigenza di indipendenza anche organizzativa e questo favorisce la nascita di un soggetto autonomo a Sarajevo: Bezdan, traduzione quasi fedele di Sprofondo, che conduce direttamente le redini dei rapporti con volontari ed enti fino a lanciare, nel 2004, un grande progetto per 200 disabili in collaborazione con Pane di Sant'Antonio, ANPAS e Unione Europea. In questa linea si situa anche il progetto agricoltura, che trasferisce un centinaio di macchinari agricoli usati, donati dalla Regione Lombardia, per i contadini del nord della Bosnia, con un immane lavoro di preparazione che coinvolge molti volontari. Siamo ormai ai giorni nostri: di storie, di persone ne sono passate tantissime e tutte diverse. La sensazione chiara è che nulla si è mosso senza che qualcuno di noi lo facesse: può sembrare ovvio, ma non lo darei per scontato. E' la vita. Gli occhi di Angelo, insieme a quelli di Annalisa, Katia, Gabriele, Pinuccia, Gaspare, Colombo, Natale e Dante, ci hanno seguito e ci seguono con attenzione. Se questo ha cambiato la Storia, sta ad altri valutarlo, di certo ha cambiato le storie di tutti noi, un noi collettivo che coinvolge affettuosamente tutti i protagonisti. "Perchè tutto questo?" dicevamo. Forse per assaporare quell'amaro e faticoso gusto di sentirsi cittadini del mondo. Lorenzo Dalle Ave presidente dell'associazione Sprofondo Ringraziamo tutti i soci, i volontari, amici e sostenitori che in questi 10 anni hanno condiviso gli ideali e il lavoro di Sprofondo. PROGETTO AGRICOLTURA DATA INIZIO: 2002 BENEFICIARI: contadini profughi ritornati nelle loro terre Un centinaio di macchine agricole usate e dismesse sono state donate dalla Regione Lombardia a Sprofondo. L'Associazione, grazie al lavoro di molti generosi soci e volontari, ha provveduto alla loro sistemazione. Con l'aiuto delle Ferrovie dello Stato, le attrezzature agricole sono state inviate in Bosnia ed Erzegovina, dove sono state prese in carico dall'Associazione francescana "Pane di S. Antonio". PUNTO DELLA SITUAZIONE I francescani, attraverso il metodo Banca del Lavoro, hanno destinato i macchinari a contadini profughi ritornati nella loro terra d'origine e bisognosi di attrezzature per poter ricominciare a lavorare. Le macchine agricole sono state inviate in sette siti, localizzati soprattutto nel nord della Bosnia. Ad ogni contadino che ha ricevuto attrezzatura agricola, i francescani hanno fatto firmare un contratto in cui si stabilisce il valore dei beni donati e le ore di lavoro che i beneficiari dovranno destinare alla comunità per "pagare" i macchinari a loro consegnati. OBIETTIVO Rilanciare l'economia rurale e favorire il rientro dei profughi nei loro paesi d'origine AIUTIAMO CON TUTTO IL CUORE DATA INIZIO: 1995 BENEFICIARI: anziani, ammalati, abbandonati (A.A.A.) Questo impegno, iniziato tanti anni fa e che nel corso del tempo ha avuto vari cambiamenti, è diventato il progetto di punta di Sprofondo. L'intervento, gestito da un’équipe medico-sanitaria, è qualificato, accurato e garantisce l’assistenza a 40/45 persone. PROGETTI SPROFONDO LO PROGETTI: STATO DELL ’A RTE 5 PUNTO DELLA SITUAZIONE La composizione dei beneficiari cambia con una certa frequenza proprio perché, trattandosi di persone anziane e ammalate, spesso ci si deve confrontare con il decesso di alcune di loro e quindi si provvede a inserire nuovi casi, segnalati da enti pubblici e privati di Sarajevo. PROGETTI SPROFONDO Anche sul fronte italiano questo progetto continua a essere 'coccolato' da un piccolo ma valente gruppo di volontari di Sprofondo; con costanza e dedizione, questi si impegnano nella raccolta di informazioni da Sarajevo (anche attraverso periodiche visite, nel corso delle quali vengono organizzati incontri con gli operatori e, soprattutto, con i cari anziani assistiti) e mantengono vivo il rapporto con gli adottanti che sostengono (in alcuni casi da piu' di 8 anni!) il progetto. Diversi gruppi gemellati (ASI e ARPA) raccolgono in Italia e trasportano a Sarajevo pannoloni ed altro materiale sanitario. 6 I ‘sarajevisti’, giovani e meno giovani che negli anni hanno aderito ai campi di volontariato proposti da Sprofondo, hanno potuto dare il loro contributo facendo compagnia a molti di questi anziani. In alcuni casi, con veri e propri lavori di ‘restauro’, hanno pulito e imbiancato le loro case, rendendole decisamente più gradevoli e ospitali. OBIETTIVO Nell’estate del 2003 l’Associazione Bezdan di Sarajevo ha presentato all’Unione Europea una richiesta per ottenere finanziamenti che permettano di ampliare il progetto “Aiutiamo con tutto il Cuore”, consentendo ad altri anziani, ammalati, abbandonati di avere un’assistenza qualificata. A gennaio 2004 il progetto è stato approvato e da allora si sta lavorando per attuarlo, assumendo nuovo personale e individuando in Sarajevo le persone più bisognose di assistenza. Il progetto sarà finanziato per un anno dall’Unione Europea e prevede che Sprofondo continui a sostenerlo economicamente come ha fatto fino ad ora. ALLEVAMENTO DI GALLINE OVAIOLE DATA INIZIO: agosto 2001 BENEFICIARI: vedove in situazione economica precaria Il progetto, partito dalla volontà di Sprofondo di creare attività economiche di autosussistenza, pur avendo avuto qualche difficoltà, sta ottenendo discreti risultati. PUNTO DELLA SITUAZIONE All'inizio dell'autunno 2003, l’allevamento è stato trasferito da Lukavica a Tilava, un altro comune nella parte serba di Sarajevo. Le donne che lo gestiscono continuano ad essere 4: una della precedente formazione e tre nuove. Le gabbie acquistate permettono l'allevamento di 600 galline. OBIETTIVO Potenziamento della produzione e della rete di commercializzazione delle uova. Ampliamento del progetto attraverso l'acquisto di altre gabbie. MANUFATTI DI MAGLIERIA DATA INIZIO: 2001 BENEFICIARI: donne in situazione economica precaria Un gruppo di donne profughe lavora da anni nella preparazione di capi di maglieria (babbucce, maglie, cappellini) e centrini all’ uncinetto, che vengono venduti sia in loco,ai volontari che vanno a Sarajevo, sia in Italia, in occasione delle bancarelle di Sprofondo. Sandra, fisioterapista di Bezdan Sarajevo, incontra un’anziana inserita nel progetto. Successivamente sarà necessario raccogliere fondi per acquistare gli arredi. Per capire l’importanza di questo Centro, è fondamentale sapere che sono solo due le case di riposo per anziani in tutta Sarajevo, una statale e una privata. CENTRO STUDENTESCO INTERNAZIONALE, PROVINCIALATO DI "BOSNA SREBRENA” OBIETTIVO Trovare canali per poter diffondere, con maggiore continuità, questa simpatica modalità di sostegno dell'economia familiare e dello scambio culturale. CENTRO DI ACCOGLIENZA PER ANZIANI AMMALATI E NON ASSISTITI DATA INIZIO: 1997 BENEFICIARI: anziani, ammalati e non assistiti All’inizio sembrava una grossa sfida: ricostruire una casa di riposo in uno dei quartieri più colpiti dall’ultimo conflitto, a pochi metri dalle prime linee. Ora questo proposito si sta avverando. Nel quartiere di Stup le suore di S. Vincenzo de’ Paoli stanno per ospitare i primi anziani. Questo è stato possibile, oltre che per il contributo economico e lavorativo dell’Associazione Sprofondo, anche grazie all’intervento di finanziatori austriaci. Quando le gocce d’acqua si uniscono, diventano torrenti…! PUNTO DELLA SITUAZIONE La scorsa estate e alla fine del 2003, alcuni nostri volontari sono andati a Sarajevo e hanno potuto constatare i progressi nella ricostruzione: è stato ultimato l’impianto di riscaldamento e sono stati installati i servizi igienici; nel corso del 2004 si sistemerà la pavimentazione. Se i finanziamenti per completare i lavori arriveranno puntuali, è probabile che entro l’anno lo stabile possa essere ultimato. L’edificio, nel corso dell’ultima guerra, ha subito gravi danni, rimanendo quasi distrutto in un incendio. Era proprietà dei Francescani prima del 1947, quando venne nazionalizzato dal regime comunista, ed oggi è tornato in loro possesso. I Francescani, con l’aiuto di Sprofondo e di altri enti internazionali, hanno iniziato la ristrutturazione dello stabile, con l’intento di dar vita ad un Centro Internazionale Studentesco. Il lavoro per sistemare l’edificio è stato finora molto oneroso, ma ha permesso di ripristinare gran parte della struttura. La realizzazione di questo progetto sarà per Sarajevo un segno concreto di carattere multietnico e multireligioso. Il Centro verrà utilizzato dalla popolazione studentesca della Bosnia Erzegovina, ma anche da studenti dell’Europa e del mondo intero, soprattutto studenti bisognosi e particolarmente dotati. La collaborazione tra i frati e i giovani potrà ispirare la realizzazione di altri progetti ed attività: collaborazione tra studenti ed Istituto per la riconciliazione e il dialogo fra religioni e culture, iniziative di ricerca storica e scientifica, mass-media press, attività editoriali, progetti umanitari e caritativi. PUNTO DELLA SITUAZIONE Nel 2003 è stata completata la sistemazione di un’intera ala del fabbricato, ottenendo 23 stanze per ospitare PROGETTI SPROFONDO Questo mercato, che permette al gruppo di lavoro di ottenere un arrotondamento delle proprie entrate, è altresì un veicolo culturale che diffonde le tradizioni e i costumi di questo territorio. DATA INIZIO: 1997 BENEFICIARI: studenti universitari 7 Riunione tra il Consiglio Direttivo di Sprofondo e il Provinciale e l’Economo dei Francescani di Sarajevo PROGETTI SPROFONDO 46 studenti. Alcune parti dell’edificio sono già utilizzate da diverse associazioni e gruppi locali. I Francescani contano di iniziare a ospitare i primi studenti a partire dall’anno accademico 2004/05. 8 OBIETTIVO Collaborare nella raccolta fondi per continuare la ristrutturazione delle parti ancora inagibili. BORSE DI STUDIO PER STUDENTI UNIVERSITARI DATA INIZIO: 1997 BENEFICIARI: studenti universitari Nel progetto vengono inseriti studenti universitari scelti secondo i criteri della multietnicità, della multireligiosità, del rendimento scolastico e del bisogno. Attualmente gli studenti del progetto sono quindici e frequentano diverse facoltà universitarie (medicina, veterinaria, informatica, giurisprudenza, economia, psicologia). In cambio di una borsa di studio annuale messa a loro disposizione, essi si impegnano in attività sociali. Assecondando le proprie attitudini, si sono orgsnizzati in tre gruppi: uno si occupa dell’animazione e del sostegno scolastico a favore dei bambini in difficoltà del quartiere; un altro gestisce il magazzino dell’associazione Bezdan provvedendo allo stoccaggio e alla distribuzione di beni di consumo a famiglie bisognose e istituti di assistenza della città; il terzo gruppo è impegnato a promuovere i valori della pace, della solidarietà e della convivenza nell’ancora difficile situazione della Bosnia Erzegovina. Quest’ultimo gruppo sta organizzando, per il prossimo mese di agosto, una serie di iniziative a Sarajevo, nella ricorrenza del decimo anniversario di vita dell’associazione Sprofondo e per diffondere i valori della pace. Con gli studenti operano anche alcuni giovani volontari che testimoniano la validità del progetto. Gli studenti delle borse di studio a loro volta fanno volontariato, perchè restituiscono più ore di lavoro di quelle previste. OBIETTIVO Arrivare a 20 borse di studio e garantire continuità a quelle esistenti. COME PUOI AIUTARCI Il progetto è gestito dal gruppo 360Gradi di Figino Serenza che si occupa di tenere i contatti con gli adottanti e di promuovere iniziative per la raccolta fondi. Il gruppo è formato da giovani coetanei degli studenti di Sarajevo e in questi anni è nata tra loro un’amicizia solida e feconda. Un’importante iniziativa per finanziare e pubblicizzare il progetto è lo spettacolo “Accordi di Pace”, realizzato e presentato dal gruppo 360gradi. A C C O R D I D I PA C E "Ci sono tanti modi per dire "Pace": è una melodia che accompagna i nostri sogni di futuro; è un’immagine di bambina che ci interroga con il suo sorriso; è una canzone che già conosciamo ma che ancora ci chiede di avere coraggio; sono delle parole che chiedono di essere riempite di significato. E' la tua risposta alla domanda di speranza." n queste parole è racchiuso il significato dello spettacolo con il quale il gruppo “360gradi” vuole trasmettere un messaggio di Pace e di speranza. Ideato nel 2002, “Accordi di Pace” è stato presentato al convegno annuale del "Coordinamento Comasco per la Pace" e in molte altre realtà della zona di Como e di Milano. Con il linguaggio della musica, delle immagini e delle poesie, "Accordi di Pace" vuole essere un cammino di sensibilizzazione che accompagni lo spettatore ad aprire lo sguardo verso il mondo: non è importante che si tratti di Sarajevo, dell'Africa, dell'America Latina o del nostro stesso paese, l'importante è che ci si renda conto che accanto a noi esiste qualcuno che necessita del nostro aiuto e al quale non possiamo rispondere con indifferenza. Un percorso che, attraverso la memoria, sfoci in un invito al cambiamento basato sull'amore, sulla speranza in un mondo diverso dove la Pace, la non-violenza, la solidarietà rappresentino il centro attorno al quale costruire un’umanità migliore. Lo spettacolo non ha fini di lucro, ma è uno "strumento" per incontrare e coinvolgere persone che, come noi, credono in questi valori e vogliono condividerli, nonché un’occasione per la promozione e il sostegno del progetto "Borse di Studio per Studenti Universitari di Sarajevo" promosso dall'Associazione Sprofondo. Il lavoro svolto nell'ambito di questo progetto ha portato a creare un “ponte” tra la nostra realtà e quella di Sarajevo, anche tramite le numerose iniziative di scambio avute durante i nostri viaggi nella capitale bosniaca con gli studenti universitari beneficiari del progetto Borse di Studio. E' importante ricordare il viaggio effettuato in Italia, nell'agosto 2003, dal gruppo degli studenti, nel quale si è creato un vero momento di condivisione e di amicizia reciproca. Nel corso della loro permanenza, grazie alla partecipazione di molti, è stato possibile organizzare numerose iniziative, tra le quali la presentazione dello spettacolo "Accordi di Pace". Da quest'ultima esperienza è nato il desiderio, sostenuto direttamente dagli studenti, di portare lo spettacolo a Sarajevo nella prima settimana dell'agosto 2004. "Accordi di Pace a Sarajevo" rappresenta per noi un’occasione molto importante per proporre il messaggio in cui crediamo, ma assume un ruolo ancora più rilevante se riportato alla richiesta degli studenti che, attraverso lo spettacolo, vogliono diffondere a tutta la città di Sarajevo un messaggio di Pace, di solidarietà, di non-violenza. Sono ormai passati dieci anni dalla fine del conflitto nella ex-Jugoslavia e dall'assedio della città di Sarajevo e mai nessuna iniziativa di Pace è stata proposta apertamente a tutta la cittadinanza. Per queste ragioni noi e gli studenti siamo uniti nel perseguire lo stesso obiettivo: scrivere insieme una pagina della "storia di Pace" di Sarajevo. Altra motivazione alla base di questa iniziativa è il decimo anniversario della presenza dell'Associazione Sprofondo a Sarajevo. Organizzare lo spettacolo "Accordi di Pace" nella capitale bosniaca rappresenterà il momento per sottolineare questa presenza e per radunare le varie associazioni e organizzazioni che si sono interessate e hanno lavorato per la rinascita della città durante e dopo gli anni della guerra. Ci sembra importante sottolineare che una parte significativa nella predisposizione e nella promozione dello spettacolo sarà svolta dagli studenti che si occuperanno di organizzare nella città l'evento, coinvolgendo le istituzioni, i mezzi di informazione locali e sensibilizzando la cittadinanza. Gruppo 360gradi Per ulteriori informazioni sullo spettacolo "Accordi di Pace", il nostro indirizzo di posta elettronica è [email protected], oppure può essere contattato Stefano Tomaselli al numero 339 6562525. SPROFONDO 360GRADI I 9 I “V OLTI ” DELLA PACE 31 Luglio - 5 Agosto 2003: Sarajevo tra noi Q SPROFONDO 360GRADI uante volte la parola Pace è entrata nelle mie orecchie ed è rimbalzata nella mia mente alla ricerca di una collocazione! Troppe volte forse ha detto tanto e non è stata niente. Altre volte, invece, il volerla dalla propria parte l'ha stracciata alle esigenze del momento. Dunque: cosa significa Pace e quali sono i valori che in essa si celano? Una risposta chiara e molto concreta l'ho avuta durante il viaggio organizzato dal Gruppo 360gradi per 12 studenti universitari di Sarajevo, ospiti nel nostro paese dal 31 luglio al 5 agosto 2003. Studenti che fanno parte del progetto "Borse di studio", sostenuto dal Gruppo 360gradi, e che ricevono 55 € mensili in cambio del loro aiuto a favore di bambini con gravi traumi dovuti alla guerra. Seppure per un breve periodo, la loro presenza tra noi ha originato innumerevoli esempi di Pace. Primo fra tutti il fatto che questi ragazzi, che sono di etnie e religioni diverse, hanno formato un gruppo molto compatto e affiatato e stanno "regalando energia" all'interno del “Centro Internazionale Studentesco" a Sarajevo, soprattutto ai più piccoli. Viene da chiedersi se l'affiatamento e la sintonia creatisi non siano dovuti all'unione di tanta differenza. Credo sia l'esempio concreto di quanto la diversità porti ricchezza. Loro stessi ci dicono quanto sia importante per i bambini seguiti constatare che si può stare assieme nel gioco, nello studio e nel divertimento indipendentemente dal credo, dalla cultura o dall'etnia. Sono certo che questo esempio di vita valga più di mille parole agli occhi di quei bambini che fin dai primi anni della loro vita hanno visto solo violenza e negazione della Pace. Loro saranno il futuro di un paese dove odio e rancore crescono come gramigna e l'avere dei modelli di convivenza non può che servire da "diserbante" per far crescere la Pace. Ma non voglio fermarmi a Sarajevo perché, in occasione di quella visita, anche all'interno del nostro paese e della nostra comunità ci siamo fatti "costruttori di ponti". Anche se le differenze che ci contraddistinguono non sono così marcate, sono stati tanti i 10 momenti in cui abbiamo toccato con mano cosa significa donare e ricevere con gratuità. Le famiglie hanno aperto le loro case e ospitato i ragazzi col calore riservato a dei figli o a dei fratelli. L'associazione “terza età” li ha accolti preparando con cura degli ottimi pranzi, così come si fa per i propri nipoti. L'Oratorio e la Parrocchia li hanno fatti sentire parte della comunità, mettendo a disposizione non solo i locali, ma persone amichevoli e disponibili in tutto. Il Comune, ed in particolare il Sindaco, hanno collaborato attivamente per la buona riuscita del loro soggiorno tra noi. Ognuno nel suo ambito e nella sua "diversità" ha dato il meglio di sé per portare alta la bandiera "multicolore". Gli stessi ragazzi prima di partire ci hanno detto: "Quando siamo arrivati facevamo parte di due gruppi: voi 360gradi, noi gruppo studentesco. Andiamo via che ci sentiamo parte di uno solo". Voglio riportare alcune parole di Gandhi che a mio avviso sono la traduzione di ciò che abbiamo vissuto: "Se credi che ciò che unisce gli uomini è più importante di ciò che divide, se sai preferire la speranza al dubbio, se l'ingiustizia che colpisce gli altri ti urta come quella che tu subisci, se per te lo straniero è un fratello che ti è dato, se sai donare gratuitamente un po’ del tuo tempo per amore, se sai accettare che un altro ti serva, se condividi il tuo pane e sai aggiungerci un pezzo del tuo cuore, se credi che un perdono vada più lontano di una vendetta, se sai cantare la felicità degli altri e ballare la loro gioia, se sai accogliere e accettare un’opinione diversa dalla tua, se la collera è per te una debolezza e non una prova di forza, se guardi dal lato del povero e dell'oppresso senza prenderti per un eroe, se credi che l'amore è l'unica forza di dissuasione, se credi che la pace sia possibile, allora la Pace verrà”. Non possiamo e non dobbiamo dimenticare questi giorni trascorsi insieme, poiché in essi abbiamo vissuto la Pace. Grazie a tutti per averlo reso possibile. Stefano T. Gruppo 360gradi Figino Serenza PARLANDO DI BOSNIA ED ERZEGOVINA l primo documento scritto che parla della Bosnia è il: De administrando Imperio (Dell’amministrazione dell’Impero), opera letteraria dell'imperatore, nonché scrittore bizantino, Costantino Porfirogeneta. Questo documento risale alla metà del X secolo. E’ importante porre l'accento sul termine Bosnia che fu usato per l'intero territorio della Bosnia ed Erzegovina per un lunghissimo periodo della sua storia. Il termine Bosnia ed Erzegovina si radicò nel 1878, quando la Bosnia, per mezzo del Trattato di Berlino, fu ceduta in amministrazione temporanea all'Impero austro-ungarico. Dalla sua comparsa fino al 1463, la Bosnia ed Erzegovina è stato un paese indipendente sotto il nome di Bosnia ed è esistita in due forme legali e territoriali: come banato1 e come regno. Ci sono numerosi documenti scritti che confermano che la Bosnia disponeva di attributi di paese riconosciuto fin dal passato più remoto. Uno dei documenti più importanti è la carta del bano Kulin, che fu redatta il 29 agosto del 1189. Tramite questo documento, il bano Kulin, che era legislatore di Bosnia, permise ai mercanti ragusei di commerciare liberamente in tutta la Bosnia. Parlando del periodo medioevale, la Bosnia ebbe la sua maggior crescita durante il regno di Tvrtko I Kotromanic, che governò inizialmente come bano (1353-1377) e successivamente come primo regnante bosniaco (1377-1391). Mediante questa incoronazione la Bosnia assurse a regno. Con l'invasione da parte dell’Impero Ottomano del territorio bosniaco-erzegovaro e la morte dell'ultimo re bosniaco Stjepan Tomasevic, la Bosnia perse la sua indipendenza. Sebbene la Bosnia mantenesse una sorta di identità politica e territoriale, non c'erano segnali distintivi in senso proprio. Ma il momento storico in cui la Bosnia ed Erzegovina rinnovò tutte le tracce perdute del vero paese fu la prima assemblea di ZAVNOBiH (il Consiglio popolare nazionale antifascista di Bosnia e Erzegovina) che si tenne il 25 novembre del 1943 nella cittadina di Mrkonjic Grad (o Vrcar Vakuf). Fu proprio in quel giorno che la Bosnia divenne la Bosnia ed Erzegovina federale. Uno dei più importanti principi affermati in questa riunione è l’eguaglianza di tutte le maggiori nazioni della Bosnia e l’identificazione della Bosnia ed Erzegovina come loro madre-patria comune. Tutti i principi e le decisioni che vennero stabiliti in questo giorno sono pubblicati in un documento chiamato Risoluzione della Prima assemblea di ZAVNOBiH. Il principio dell'eguaglianza afferma che la Bosnia ed Erzegovina non è la patria dei Serbi o dei Croati o dei Musulmani, ma che è la patria dei Serbi, dei Croati e dei Musulmani. Per la storia della Bosnia ed Erzegovina è molto importante sottolineare un’altra data: il 6 marzo 1995, allorché, nella seduta dell'Assemblea di Bosnia ed Erzegovina, si proclamò il 25 novembre 1943 giorno della Repubblica di Bosnia Erzegovina. Il 29 novembre 1943, nella seconda assemblea del Consiglio Popolare Antifascista della Liberazione della Jugoslavia, la Bosnia ed Erzegovina è stata inclusa nella Federazione Democratica Jugoslava, che è esistita, con sistemi politici differenti e nomi diversi, fino al 1992. Il 4 aprile del 1992 la Bosnia ed Erzegovina è diventata un paese indipendente che, per volontà dei suoi abitanti, ha lasciato la Repubblica Socialista e Federale di Jugoslavia. Lottando contro gli spiriti maligni della storia e resistendo a tutto ciò che ogni periodo storico ha portato con sé, la Bosnia ed Erzegovina è riuscita a mantenere il suo nome e la sua identità. Ma ora esiste ben più che un territorio geo-politico con attributi di paese indipendente. La Bosnia ed Erzegovina è ciò che è sempre stata: un piccolo paese che, all’incrocio tra oriente ed occidente, tra Cristianità ed Islam, ha scritto la sua storia con il sangue e le vite dei suoi figli, nonostante mostruose filosofie di dominio e tentativi e sforzi di molti di dividere gli uni dagli altri sulla base di assegnazioni nazionali e religiose, facendo cattivo uso del nome della Bosnia ed Erzegovina per rendere gli uni superiori e gli altri inferiori. La Bosnia ed Erzegovina a tutt’oggi è la libera e comune madre-patria degli uni e degli altri. In qualunque modo la Bosnia ed Erzegovina riuscirà a scrivere la propria storia, rimarrà un piccolo paese dalla forte identità e dallo spirito puro e a pieno titolo diverrà il cuore dell'Europa. Ninela Eskerica (studentessa del progetto borse di studio) Note: 1- territorio governato da un bano, cioè colui che, nei territori slavi, fino alla metà del XIX secolo è governatore di una provincia. BEZDAN SARAJEVO SPROFONDO I 11 TESTIMONIANZE DAI CAMPI DI VOLONTARIATO Una settimana di vacanza e volontariato a Sarajevo U SPROFONDO TESTIMONIANZE na delle più significative cartoline di Sarajevo riporta alcune colline della città dove le fitte schiere di abitazioni sono spesso alternate a sterminati cimiteri bianchi. Su tutto però s'irradia l'intensa luce del tramonto, quasi a suggerire una nuova speranza di pace. In effetti la ricostruzione e la convivenza tra le diverse etnie e religioni della città e della Bosnia intera sono difficili e precarie. Così come indelebile nelle persone è il ricordo dei terribili anni della guerra, ricordo che si materializza nelle solitudini dei cittadini, nelle loro mutilazioni fisiche, nelle loro ferite dell'anima e nei propri cari persi per sempre. Perché allora fare un viaggio a Sarajevo per dare un piccolo contributo di volontariato, se questo è solo una goccia nel mare? Perché “è goccia dopo goccia che la pioggia scende a dissetare la terra” e perché solo "onda dopo onda il mare scolpisce le rocce". Queste sono parole di una preghiera che ci ha accompagnato per tutto il viaggio e che fin dall'inizio ci ha resi consapevoli che in una settimana avremmo sfiorato la realtà di Sarajevo. Infatti abbiamo potuto conoscere solo pochi aspetti del disagio della città e le attività a cui abbiamo partecipato hanno potuto dare una piccola mano a poche persone. Però, se siamo riusciti a sorridere a quelle persone, dobbiamo ritenerci veramente soddisfatti, sia per aver dato loro un attimo di serenità, sia per aver ricevuto in cambio un sorriso sincero e commosso, che spesso è difficile da trovare o che non siamo in grado di cercare nella nostra frenetica vita di tutti i giorni, che viene messa in discussione da esperienze come queste. Certo, con un sorriso non si ricostruisce una città e magari alcuni nostri interventi saranno resi vani dal passare del tempo. Ma forse, in questo modo si può contribuire a diffondere quella luce di speranza che ci ricorda anche la cartolina, con la convinzione che per far rivivere questa città sia necessario, 12 prima di ristrutturare gli innumerevoli palazzi bucati dalle granate, dare un briciolo di fiducia nel domani e nel prossimo a persone che durante la guerra sono state costrette ad aver timore di tutto e di tutti. Durante i nostri sette giorni passati a Sarajevo, dal 4 al 10 agosto, siamo stati ospitati per il pernottamento e per la colazione da alcune famiglie in difficoltà della città, che ci hanno accolto con grande ospitalità e amicizia, aprendosi in alcuni casi al doloroso racconto degli anni di guerra. In giornata, invece, il nostro punto di riferimento è stato la sede di Sprofondo, l'associazione comasco-sarajevese che opera in Bosnia fin dagli anni del conflitto e alla quale ci siamo appoggiati per la sistemazione logistica e per le attività di volontariato. Queste ultime ci hanno impegnati in due differenti progetti di intervento: l'animazione con i bambini e l’assistenza agli anziani. Concretamente, quindi, ci siamo trasformati in imbianchini dai pittoreschi risultati, uomini e donne delle pulizie, accompagnatori per disabili e non vedenti e anche instancabili animatori nei centri giovanili che accolgono volontari italiani. Così per alcuni giorni abbiamo portato qualche bicchiere d'acqua a persone rassegnate dagli eventi bellici e momenti di gioia a ragazzi che, in questi anni, stanno crescendo e diventando i cittadini del futuro di quella regione così lacerata e sfasciata. In tutta la settimana passata a Sarajevo è stato molto significativo potersi confrontare con tutti e tre i gruppi etnico-religiosi principali della città bosniaci, croati e serbi - toccando con mano il carattere multietnico che è allo stesso tempo la grande ricchezza e purtroppo ancora il grande problema di Sarajevo. Quello che resta, una volta tornati in Italia, è un'e- H o ancora negli occhi e nel cuore lo sguardo delle bellissime bimbe del SOS KinderDorf, dei ragazzini un po' più grandicelli…, degli anziani che ho potuto visitare… la dolcissima Budinka che voleva offrirmi un pasto che un volontario le aveva portato per pranzo. I canti musulmani che fanno vibrare l'aria e non per ultima la fantastica famiglia che mi ha ospitato. Francesca Miraglia P enso di avere anch'io tanto da dire su questa bellissima esperienza che ho vissuto a Sarajevo con la vostra Associazione… fra tutto, le tante, troppe emozioni che questa indescrivibile città mi ha trasmesso: ogni strada, persona, luogo aveva qualcosa da raccontare ed era impossibile rimanere sordi. Il calore della famiglia, l’entusiasmo, la semplicità dei bimbi del SOS KinderDorf: ci sorridevano con tutto il corpo appena ci vedevano arrivare. La presenza a Sprofondo di tante bellissime persone con cui parlare e raccontarsi alla sera, al tramonto, le esperienze vissute durante la giornata. Una delle cose che più mi ha colpito sono stati i canti meravigliosi del Muezzin: non li avevo mai sentiti e ogni volta mi incantavo letteralmente ad ascoltarli. Nicoletta Trevisi E ntrai nella grande sala da pranzo di Sprofondo e notai un gruppetto di giovani che parlavano, scherzando fra loro. Mi avvicinai e domandai loro cosa avrebbero fatto di bello nella giornata e una ragazza mi disse: "Aspettiamo il pulmino per andare al Centro dei Bambini". Detto questo, riprese a scherzare con i suoi amici. Il termine “Centro dei Bambini” mi rimase impresso. Osservai i ragazzi: stavano in piedi, pertanto capii che la partenza era prossima e mi aggregai. Durante il tragitto osservavo il percorso che stavo facendo: stavamo passando la zona che avevo visto per la prima volta otto anni fa, quando arrivai a Sarajevo. Allora era un disastro, tanto che la maggior parte della popolazione che si era salvata, si era rifugiata in altri paesi. Oggi, le persone che sono rimaste riescono a sorridere, poi però confidano che molte notti sono piene di incubi. Siamo arrivati al Centro. E' vicino alla zona dell'aeroporto, accanto alla più grande moschea della città. Il "Centro dei Bambini" è voluto dall'Austria con lo scopo di accogliere i bambini e i ragazzi orfani o che non hanno sostegno parentale, senza distinzione di etnia e di religione. Gli insegnanti sono tutti educatori che, con pazienza e comprensione, fanno capire ai bambini di poter lavorare insieme. Eppure, all'inizio, la sopravvivenza di questo Centro era strettamente legata a un rischio: sarebbe potuta diventare la prova che la gente nutrisse sentimenti d'intolleranza. Invece la popolazione ha compreso l'intenzione del Centro ed il numero delle richieste d’iscrizione è stato grande. La popolazione della zona ha bisogno di tutto: sicurezza, casa, lavoro, ma principalmente della speranza di poter sopravvivere, di poter tornare a lavorare, la speranza di poter andare avanti. D’altra parte è chiaro che la mentalità pacifica non viene inculcata dal Centro, ma nasce spontaneamente dallo stare insieme e dall'essere responsabili dei laboratori di pittura, di ceramica e di falegnameria. Il personale inventa sempre cose nuove per insegnare ai bambini qualcosa che può servire anche nel futuro, facendoli divertire e crescere, imponendo con costanza di terminare un lavoro iniziato. Gli adolescenti costruiscono SPROFONDO TESTIMONIANZE sperienza che pensiamo non debba rimanere solo come il ricordo di una vacanza bella e diversa, ma anche come un punto di partenza per aprirci all'aiuto verso gli altri e per affrontare con maggiore semplicità e minore presunzione ragionamenti e giudizi su realtà e vicende che spesso sono molto più complicate e sofferte di quanto appaiano a chi le vede da lontano. Il Gruppo "Sarajevo 2003" 13 SPROFONDO TESTIMONIANZE pupazzetti, piccoli giochi, burattini per il teatro, per far felici i piccoli. Ci sono le aule per i piccoli, ma c'è anche la stanza di lettura con relative discussioni, scambi di idee o di opinioni. Sono del parere che il vero desiderio di stare insieme in pace nasce dall'imparare a stare insieme. Quel giorno in cui entrai per la prima volta al Centro con i ragazzi, vidi tutti i bambini correre incontro ai miei amici del pulmino. Quella mattina li seguii per vedere che cosa facevano: preparavano i colori, poi pitturavano, altri imparavano a mimare oppure preparavano altri giochi da fare. Sono state giornate dense, ma ero contenta: stare con questi bambini non mi faceva sentire la stanchezza, anzi, mi dava energia, scoprivo che c'era fra questi ragazzi una grande solidarietà. Per me quest'esperienza è una prova che la gente di Sarajevo vuole tornare a vivere insieme. Fiorenza Magistrali 14 Una partecipante alle attività di animazione che i volontari di Sprofondo collaborano a realizzare a Sarajevo Il direttivo di Sprofondo con Hajrija A desso che ho visto sorgere il sole a Sarajevo, non sono in grado di dire quanto di me sia tornato in Italia e quanto sia rimasto là, così come quali angolature di quella città siano atterrate in questo istante. Forse è arrivato il momento di lasciare che in me alcune cose muoiano, perché altre possano nascere o riprendere a vivere con più vigore, decidendo cosa è davvero importante. Probabilmente già domani mattina mi alzerò presto, scenderò nel giardino della mia esistenza e inizierò a potare con estrema cura tutti i rami secchi. Con le mie mani innaffierò le radici di piante assetate e provate dal troppo caldo e con gli occhi scorgerò gli angoli ancora incolti in cui valga la pena di vangare. Può essere che un tempo così ridotto non basti, che debba passare questa notte e un’altra ancora, prima che io mi senta pronta, ma credo sia inevitabile che tutto questo accada. Fino a quando sarò capace di tenere viva la speranza, so che la notte sarà quella naturale alternanza che anticipa e immediatamente segue il giorno e che quest’ultimo semplicemente si ripara nelle sue ombre per riprendere fiato e riaccendersi di nuovo. E in questo manifesto gioco continueranno a rincorrersi le stagioni, per dispiegare gli anni nella dimensione dei secoli, via via da quel primo uomo, senza mai perderlo di vista. Anch'io, come un paziente giardiniere, dovrò curare il seme, perché non muoia, niente lo uccida, e continui a seguire quel suo corso naturale che dalla buona semina conduce all'esplosione incantevole del germoglio. Domani, dalle finestre della mia casa, vedrò il sole sorgere ancora. Un'alba davvero inedita si sta forse aprendo nel mio cuore: sarà la gioia e il peso di un altro risveglio, della responsabilità della mia rinascita sul pulsare della vita. Lorenza Auguadra SARAJEVO, CITTÀ AL CROCEVIA CULTURALE DEL MONDO Il Sarajevo Film Festival Alla sua nona edizione, costituisce un'iniziativa unica nella presentazione al pubblico bosniaco di film contemporanei indipendenti europei. I film che hanno aperto e chiuso l’ultima manifestazione sono stati: "The Fuse" (film più apprezzato dal pubblico) e "Dogville" di Lars Von Trier, il regista premiato come miglior autore europeo dell'anno. MESS (festival internazionale del teatro e del film)è uno dei più famosi successi di teatri nel territorio dell'ex-Jugoslavia. EZDAN Dragana (volontaria di Sarajevo) ARAJEVO Questa unità nella diversità è la nostra missione principale e allo stesso tempo rappresenta un contributo all'intero movimento culturale mondiale. Aprendo questa città a tutta la gente ben intenzionata, agli esuli, alle piccole e grandi persone del mondo, in tutti i secoli abbiamo lanciato un messaggio chiaro. Sarajevo non si può cancellare dalla memoria storico-culturale. Aiutateci a far sì che la nostra preziosa esperienza e il nostro compito si trasformino in una regola e in un esempio di come deve vivere il “mondo culturale” contemporaneo. Sarajevo come simbolo di sofferenza e simbolo della speranza e della fede nel futuro, rappresenta un posto ideale nel cosmo, forse persino l'unico campo di dialogo culturale interplanetario. Col tentativo delle forze culturali sarajevite, con l'appoggio costante e fraterno della comunità europea e mondiale, dell'UNESCO, di artisti, di sindaci, di direttori di musei, di "opinion leader" grandi e piccoli, sono nate e cresciute idee e tante si sono tradotte in progetti internazionali culturali che sono già tradizione: ad esempio il "Sarajevo film festival" e il festival internazionale di Sarajevo: "Sarajevska Zima", "L'inverno di Sarajevo". S B SPROFONDO S arajevo è la capitale della Bosnia ed Erzegovina, il suo centro amministrativo, economico e culturale. La sua attività culturale contemporanea in gran misura è determinata da quanto successo nel passato. Sarajevo ha avuto la fortuna che nei suoi sei secoli di storia si è trovata al crocevia dei corsi culturali tra Nord e Sud e tra Est e Ovest, fonte questa di arricchimenti e sovrapposizioni intellettuali. Il suo ricco retaggio culturale e la sua continuità, nonostante plurisecolari incendi e distruzioni, ferite fresche e tumuli, spalanca sempre e rinnova un gran numero di interrogativi sulla vita intellettuale e culturale della città. Chi siamo? Da dove veniamo? Dove andiamo? A onor del vero, tutte le domande fondamentali della cultura contemporanea mondiale sono riassunte nella dolorosa e tuttavia pagata a caro prezzo esperienza di Sarajevo. La città, unica e irripetibile, qual è Sarajevo, è in grado di raffigurare tutta la sublime bellezza nella differenza e tutta la ricchezza spirituale nella originalità dell'altro. Vogliamo dividere questa esperienza unica con il resto del mondo. La nostra autocoscienza, come cellula della cultura e tradizione mondiali, è fortemente presente. Vogliamo credere che anche l'Europa e il mondo rispettino e colgano tale punto di vista. Sarajevo non può assicurare il suo futuro senza l'accettazione e il sostegno di altri centri culturali dell'Europa e del mondo. Il problema della cultura, come campo di attività che è sottoposto continuamente a cambiamenti, in questo momento è marginale, anche se la cultura ha avuto un ruolo basilare per la sopravvivenza della città nel periodo della guerra. Dato che la società si confronta con grossi problemi politico-sociali, restano poche energie e mezzi da dedicare alla cultura. Il nostro settore culturale è molto complesso e per tale motivo è impossibile dare risposte semplici. Qualora ci si ponga la domanda se Sarajevo si è fermata nel suo cammino culturale, oppure se a causa di opportunità, avversità plurisecolari e sforzi per dimostrare i suoi valori multiculturali e spirituali tale energia positiva e creativa sia esaurita, la risposta è nei termini seguenti. No, Sarajevo non è stanca. Ora, quante volte rinasce dai roghi grazie alla fede incrollabile nella convivenza dei valori multiculturali e nella inesauribile energia vitale, nell'intreccio con valori di diverse culture, tradizioni, spiritualità e umanità di questo microcosmo che con tenerezza chiamiamo Sarajevo! 15 ATTIVITÀ DEL GRUPPO RESPONSABILE DEL MAGAZZINO I EZDAN SPROFONDO B S ARAJEVO l gruppo responsabile del magazzino di Bezdan ha dovuto cercare una soluzione per la gestione dello stesso, in quanto la Banca del Lavoro, che lo seguiva, ha interrotto la sua attività per mancanza di finanziamenti. E' stato pertanto deciso che dal primo novembre 2003 la gestione del magazzino passasse al gruppo degli studenti universitari inseriti nel progetto Borse di Studio. Inoltre, si è deciso di valorizzare la ricaduta sociale che l’organizzazione del magazzino offre come opportunità. Oltre al lavoro di base per una corretta gestione del magazzino, cioè avere l’inventario della merce in entrata e in uscita, l’attività più delicata è individuare i destinatari della merce. Uno dei primi compiti affrontati è stato quello di scoprire persone e istituzioni bisognose di aiuto, creando un elenco di fruitori. Basandosi sui dati raccolti da una organizzazione umanitaria non governativa, è stato creato un elenco delle istituzioni pubbliche più bisognose. Durante il primo periodo di attività si è capito che la maggior parte delle persone bisognose sono anziani o malati, spesso abbandonati sia dai familiari che dalle competenti istituzioni statali. L'incontro con queste persone ha suscitato forti emozioni negli studenti.Una su tutte ,,quella di scoprire che al di là dell'aiuto materiale, la felicità per l'anziano è data dalla possibilità di incontrare e parlare con dei giovani, di interrompere la monotonia e la solitudine di tutti i giorni. La maggior parte del cibo e dei vestiti sono stati donati a: - Casa di cura di Lukavica; 16 - SOS villaggio dei bambini; - Istituto per bambini non vedenti a Nedzarici; - Istituto per la protezione dei bambini e adolescenti a Pazaric; - Mensa pubblica a Kovaci; - Mensa Sant Antonio; - Casa dei profughi a Rakovica; - Organizzazione "Donne per le donne". Oltre a questo elenco di istituzioni, sono stati raggiunti anche tanti asili di Sarajevo, dando ai loro bambini giocattoli, bambole, matite, ecc. Durante il lavoro di consegna, gli studenti hanno ricevuto molti ringraziamenti da parte dei responsabili delle isituzioni e dalle singole persone. E' tuttavia evidente che il nostro/vostro lavoro raggiunge percentualmente solo una piccola parte di persone bisognose, infatti ancora oggi in Bosnia le persone sprovviste di cibo e vestiti sono tante. Consapevoli di tutto questo, siamo felici di collaborare con gli instancabili donatori italiani che aiutano una parte di queste persone e istituzioni bisognose. Infine cogliamo l'occasione per ringraziare tutti i donatori italiani che si impegnano nel portare felicità in tante case di cittadini bosniaci. Mario Simunovic e Lucija Lukic (studenti del progetto borse di studio) AIUTO SVIZZERO ALLA PACE IN BOSNIA mente. Un volontario o un maestro spiega ai bambini sani che anche i bambini con problemi mentali hanno bisogno di amici. In luglio la Presidente dell'associazione ha partecipato a una di queste feste con bambini piccoli e ad un'altra con bambini di circa 10 anni. Entrambe le feste sono state un successo. GEMELLAGGI SPROFONDO I l 2003 è stato un anno molto impegnativo, sia per la gestione dei progetti che per l'organizzazione della visita di bambini bosniaci orfani, in luglio. E' stata una bellissima esperienza, ma anche piuttosto costosa. I ventiquattro bambini, tutti orfani o di un genitore o di entrambi e i sette accompagnatori sono arrivati con il pullman per un soggiorno di due settimane. Sono stati ospiti,a Bigorio, dei frati cappuccini, che hanno messo a disposizione una casa di campagna in un luogo bellissimo, circondato da boschi e con un bel panorama. Grazie alla generosità di alcune persone, i bambini hanno avuto ogni giorno un programma molto vario di attività. A dicembre 2003 l’Associazione ha organizzato dei mercatini e un concerto. Questo per poter finanziare un trasporto di aiuti con un grosso camion, alla fine di gennaio. Le adozioni di bambini, malati o in gravi difficoltà, aumentano sempre e, alla fine del 2003, si è arrivati ad aiutare 76 bambini di tutte le parti della Bosnia. Si pagano inoltre ogni mese 200 franchi all'associazione Sprofondo a Sarajevo per il progetto "A.A.A." (anziani, ammalati, dimenticati). Nella capitale bosniaca, l’Associazione aiuta anche degli studenti universitari con l'erogazione di borse di studio, i Francescani e la mensa dei poveri ed è in corso un progetto per aiutare alcuni handicappati mentali. In Bosnia c'è ancora molta diffidenza di fronte a quest’ultimo problema e vengono spediti, ogni mese, 100 franchi per organizzare una festa tra bambini malati e bambini sani; ad esempio, sei o sette bambini ammalati fanno una festa di compleanno, coinvolgendo una classe di scuola normale, cosa che permette di conoscersi reciproca- In novembre cinque soci hanno visitato la Bosnia e sono rimasti colpiti al punto di decidere che, anche a costo di sacrifici, si dovrà continuare l'impegno associativo. Per esempio, un bambino inserito nel progetto di adozioni a distanza solo adesso potrà essere operato perché prima era mal nutrito, ma ora, grazie al "padrino", il padre ha risparmiato i soldi ricevuti per il sostentamento del figlio e ciò gli ha permesso di comprare una mucca e di avere così il latte fresco ogni giorno per suo figlio. L'associazione ha ricevuto un contributo da un generoso donatore per pagare l'operazione al cervello di un bambino cieco. L'operazione è stata fatta a Ljublijana, in Slovenia, ed è costata 21.000 euro. E' stata un successo, anche se il bambino non può ancora vedere, ma è molto vispo e ha tanta voglia di vivere. Tutti i soci dell'Associazione "Aiuto svizzero per la pace in Bosnia" condividono il motto di Sprofondo Italia: “Costruire ponti per la pace" e ritengono che, nonostante le difficoltà, senza troppe parole ma con gesti concreti, mostrando amore agli anziani, agli amici e famiglie di Bosnia, a chiunque, sia musulmano sia cristiano, si possa aiutare a vivere in pace, impedendo la costruzione di muri che separano e che, una volta innalzati, sono difficili da abbattere. Jenny Stone-Wigg 17 M A PICCOLI PASSI SPROFONDO GEMELLAGGI i trovo a bere una bibita in un bar della Spagna, vicino a una scuola di spagnolo per stranieri, con un messicano. "Scusa, ma tu ovviamente non sei qui per studiare lo spagnolo". "In effetti no, sto facendo uno studio antropologico sulle comunità del Mediterraneo del primo secolo, per fare un paragone con le nostre comunità di oggi, così da proporre i contenuti del Vangelo in modo più aderente alla vita e alle necessità delle persone della mia Diocesi". "Ah, quindi sei un prete. Mi sembra che la tua Diocesi in questo modo abbia scelto di fare un bell´investimento: mandare un prete in Spagna per tre anni....". "Beh, non è l´unico investimento, in realtà siamo un gruppo, perché vorremmo avere un approccio più integrale, che davvero possa permettere alla nostra gente di crescere in modo da rispettare la vera umanità e le nostre tradizioni insieme ai valori cristiani. Poi stiamo facendo dei progetti con amici che si trovano negli Stati Uniti: sai, tanti di noi sono emigrati lì e ci sono tante cose da studiare e condividere in un´esperienza di migrazione così intensa...".Comincia a scattare una lampadina. "Mi pare di capire che avete un sacco di idee, creatività e voglia di fare, non solo nel campo della teologia. Pensi che potrebbe essere interessante per voi ricevere qualche visita dalla mia provincia? Sai, c´è una rete di associazioni e comuni, si chiama Coordinamento comasco per la pace: può capitare che ci sia qualcuno che vorrebbe andare a conoscere il mondo in maniera intelligente...". "Sicuramente sì, se sono visite che abbiano lo scopo di condividere (compartir) e non di compiangerci o portarci `aiuti´. Recentemente sono andato in Germania a parlare a un gruppo di persone interessate alla solidarietà internazionale e quasi ci siamo scontrati, perché alla fine di tanti discorsi la presidente diceva: ‘comunque noi siamo quelli che metteranno i soldi e quindi nostre saranno le regole del nostro scambio’. Quando ho detto che non ci servivano i loro soldi, si sono molto offesi. Noi vorremmo condividere percorsi, amicizia, autocritica, idee... questo sì che ci interessa. Compartir. Se nel vostro gruppo ci sono persone a cui piacerebbe, li aspettiamo a braccia 18 aperte. Non ci interessa che siano dei credenti praticanti, se rispettano il fatto che noi lo siamo e sono disposti a camminare un po´ con noi per `compartir´ le nostre esperienze e le vostre". C´è di che tenere accesa la lampadina: nelle parole del padre Toribio c´è buona parte dello spirito con cui abbiamo fatto partire "A piccoli passi". L´idea iniziale da cui si è partiti, dopo il convegno del 2001, era una fortissima spinta a dare al nostro territorio comasco un´opportunità in più: la nascita del Coordinamento, con tutte le sue proposte dirette e soprattutto con l´evidenza che l´esistenza della rete ha dato a tutte le proposte già in atto, ci ha reso coscienti del fatto che siamo una provincia in cui le occasioni per spiluccare momenti di formazione intorno ai temi della pace, della nonviolenza, di relazioni interpersonali e internazionali più vere, non mancano. E non mancano neanche le persone che vorrebbero ottenere da questa formazione qualcosa di più di un bagaglio di conoscenze umanamente arricchenti: vorrebbero tradurre questo bagaglio in un reale potenziale di cambiamento. Ci si è chiesti, in quella fase, se non c´era il modo per convogliare tutte queste energie in un progetto che nessuno degli aderenti al Coordinamento avrebbe potuto attivare da solo, ma che nella rete potesse trovare un valore aggiunto significativo, perché dalla formazione potesse scaturire un´azione coerente. Idea pazza e ardimentosa, ma ci siamo detti che il Coordinamento è il luogo dove per definizione si può osare, almeno col pensiero. Siamo partiti, allora, provando a valutare la fattibilità di un percorso universitario che potesse sistematizzare la capacità formativa già presente sul territorio in maniera riconosciuta a livello accademico, salvaguardando quelli che ci erano sembrati i nostri marchi di fabbrica: forte aggancio con il territorio, scelta dei diritti umani e della nonviolenza come punti di riferimento, forte propensione per conoscenze teoriche molto fondate su esperienze pratiche diversificate. Un annetto di circospette indagini ci ha mostrato un panorama universitario molto attivo su questo fronte (fioccano corsi di laurea, di specializzazione, o master che in qualche modo impattano la nostra area), ma ben poco duttile rispetto alla possibilità di interagire con una rete territoriale come la nostra. In parole molto crude, in questo settore si sta "aprendo un mercato", ma il nostro intento non si conciliava granchè con uno stile mercantil-accademico. Abbiamo però potuto constatare che c´è un settore del mondo universitario che si avvicina alle realtà del Coordinamento con una richiesta precisa: sempre più studenti delle varie facoltà (e anche delle scuole superiori) si rivolgono alle ong per uno stage, un tirocinio, la tesi. Pochi hanno in mente di fare questa immagazzinato: nel Coordinamento, in un Comune, in associazioni, nella redazione di Oltrelosguardo... Conclusioni personali: in questo momento mi trovo in un certo senso nella seconda tappa, a Esmeraldas, in Ecuador, per fare un piccolo lavoro in una piccola Università - ma molto più spesso mi sento "in missione per i piccoli passi", perché davvero tante sono le realtà che nella miseria materiale più nera avrebbero qualcosa da insegnarci in termini di risposta creativa ai bisogni umani, e che mi auguro possano essere visitate. Non so in che termini svilupperò la mia terza tappa, "il ritorno" ma di sicuro sento vibrante la carica raccolta dall´incontro con i dodici della prima tappa. Approfitto per ringraziarli tutti. Come Organismo: per Ovci entrare in questo gioco è stato un modo per dare spazio a un modo di fare volontariato internazionale diverso da quello a cui siamo più abituati, sulla scorta di un´esperienza che da alcuni anni facciamo nel periodo estivo in Brasile. In questo gioco, abbiamo scelto di rinunciare in parte a un ritorno "egoistico" direttamente a favore del nostro Organismo, scommettendo sul valore aggiunto di un ritorno a favore di tutto il territorio provinciale. Onestamente dire già adesso che la scommessa è vinta sarebbe prematuro; chissà se un giorno da questo primo esperimento arriveremo davvero a proporre in provincia di Como una Scuola per la pace, capace, come avevamo ipotizzato, di formare per la pace a un livello superiore e potentemente operativo. Per il momento, "a piccoli passi", abbiamo visto nascere una serie incredibile di relazioni tra persone e tra gruppi diversi. Per un Organismo che si propone di valorizzare sempre la diversità, già questo incontro ha un sapore piacevole e incantatore. P.s. il padre Toribio ha già scritto chiedendo di conoscere meglio il nostro progetto, ci sta lavorando su seriamente. Anzi di più: "Cosa dici, pensi che ci sia qualcuno dei tuoi che sarebbe interessato ad andare a fare un´esperienza con il gruppo che segue i nostri immigrati negli Stati Uniti?". Accidenti a questi indecenti individui del sud del mondo. Sempre pronti a scardinare ogni nostro pregiudizio, stai a vedere che potremmo imparare qualcosa in termini di sobrietà e giustizia sociale andando a fare uno stage negli Stati Uniti..... ma in fondo, perché no? Claudia Corsolini SPROFONDO GEMELLAGGI esperienza per farne un lavoro, i più vorrebbero approfittare del tempo dello studio per avvicinare altri modi di vivere la vita, convinti che così saranno persone e professionisti più completi e quindi migliori. Ci siamo detti: partiamo da qui. Dal fatto che sul territorio c´è questa richiesta di autoformazione che si orienta verso esperienze di impegno diretto soprattutto nel sud del mondo, diverse dal più tradizionale "campo di lavoro"; che ci sono ong che in vario modo tentano di dare risposta a questa richiesta, ma non sempre riescono ad accontentare tutti quelli che sarebbe giusto orientare; che mettendo insieme più realtà forse si può osare un percorso che produca un riscontro all´organizzazione inviante, al "volontario", al posto in cui il "volontario" si impegnerà e perfino al territorio di provenienza. Nel miglior spirito folle del Coordinamento, abbiamo cioè tentato di prendere i famosi 2 piccioni con una fava. Ai primi dodici partecipanti abbiamo proposto un percorso in cui la fase formativa aveva l´ambizione di dare un assaggio della ricchezza umana e delle difficoltà materiali che un periodo di impegno nel `sud del mondo´ può scatenare. L´assaggio serve per far venire l´appetito: il sano appetito di conoscere di più, di approfondire, di condividere con i compagni di tavola il gusto e la perplessità di piatti nuovi, di mettere in atto qualcosa che smuova la tranquilla quiete di finto benessere in cui siamo calati. E´ stato un gioco in cui tutti - `formatori´ e `volontari´ - hanno messo sul tavolo il meglio della loro dispensa, e come nei pic nic in cui ognuno porta qualcosa, il risultato è stato una favolosa esuberanza, con qualche piatto doppio, alcuni spizzichi di pietanze che avrebbero meritato dosi più massicce e qualche esperimento gastronomico che si poteva evitare... con una generale sensazione di sorpresa, perché, senza chiamare nessun ristoratore professionale, ci si è trovati a gustare un pranzo abbondante e sfizioso. Seconda tappa: uno stage. Chi in Bosnia, chi in Afghanistan, chi in Mozambico. Con l´obiettivo di condividere le proprie conoscenze ed abilità e soprattutto imparare, tenendo a mente il percorso fatto e soprattutto il filo che ci collega a chi è rimasto a casa. La terza tappa consiste nel rientrare e far lievitare nella nostra zona quello che si è 19 ABBIAMO CAMBIATO SEDE!!!! SPROFONDO Ass. per la promozione della pace e dei diritti dei popoli Via G. Mazzini, 24 - 22070 - Appiano G. (CO) Tel/Fax. 031.934.839 Modaa litt à di a desione a i progett t i Per ulteriori informazioni potete contattare l’associazione • Aiutiamo con tutto il cuore • Centro Anziani Ammalati non Assistiti Sprofondo: • Centro Internazionale per Studenti Universitari Telefax 031/934839 e-mail: [email protected] www.sprofondo.it Per quanto riguarda le Borse di studio per studenti universitari, contattare il Gruppo 360gradi (vedi articolo). Per dare continuità ai progetti chiediamo un impegno Ai sensi della Legge n. 675/96 (legge sulla privacy): annuale, l’impegno può essere assunto da una o più chi non volesse più ricevere materiale informativo relativo famiglie o persone, versandoci una quota mensile di 26 all’Associazione ed ai progetti in corso, può richiedere la euro con scadenza: cancellazione del proprio nominativo dal nostro indirizzario, inviando comunicazione scritta alla nostra sede di Appiano Mensile . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .€ 26 Gentile (CO). Bimestrale . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .€ 52 Trimestrale . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .€ 78 Semestrale . . . . . . . . . . . . . . . . . .€ 156 Sprofondo è ONLUS, per cui (con esclusione delle donaAnnuale . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .€ 312 zioni in contanti) le persone fisiche possono detrarre le offerte ai sensi dell’art 13bis del DPR 917/86, come introIl versamento potrà essere effettuato sul ccp n.10256220 dotto dall’art 13 del D. Lgsl 460/97; le imprese possono o sul c/c bancario n. 000000112650 c/o BANCA ETICA dedurre le offerte ai sensi dell’art. 65, comma 2, lettera cABI 05018, CAB 12100, intestati a Sprofondo, via G. sexies, DPR 917/86, come introdotto dall’art. 13, D. Lgsl Mazzini, 24 - 22070 - Appiano G. (CO), specificando la 460/97. causale del progetto/i sostenuto/i: Per ulteriori informazioni potete contattare l’associazione: SPROFONDO Via Mazzini, 24 - Appiano Gentile (Como) Tel/fax 031.934839 e-mail: [email protected] nei seguenti orari di ufficio: mercoledì e giovedì dalle ore 15.00 alle ore 17.00 e il martedì sera dalle ore 21.00