non di muri ha bisogno la Terra Santa, ma di ponti!

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non di muri ha bisogno la Terra Santa, ma di ponti!
ANNO 5 - N. 4 - LUGLIO 2004
“... non di muri ha bisogno la Terra Santa,
ma di ponti!”
Giovanni Paolo II, Angelus Domini di domenica 16 novembre 2003
CARI
SOMMARIO
Plesio (Como), dicembre 2003
Don Renzo ci scrive
Sprofondo: Occhi, cuori,
mani e braccia
AMICI...
PONTI, NON MURI!
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Il nostro "VECCHIO-GIOVANE" PAPA, Giovanni Paolo II, l'ha detto all'Angelus di
domenica 16 novembre 2003, proprio il giorno prima della visita di Sharon in Italia: “La
Palestina NON ha bisogno di MURI, MA di PONTI!".
3-4
Il PONTE DI MOSTAR, ricostruito in questi mesi, è il simbolo che "SPROFONDO" si
è scelta fin dall'inizio. E, nell'articolo 2° dello STATUTO della nostra Associazione,
costituitasi il 25 luglio 1994, si afferma:
Progetti: lo stato dell’arte5-6-7-8
"…L'Associazione Sprofondo intende promuovere la pace attraverso:
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- il riconoscimento e la tutela dei diritti umani contemplati nella Dichiarazione dei
Diritti dell'Uomo;
I “volti” della pace
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- la promozione dell'interculturalità, dell'interetnicità, della interreligiosità, considerate come risorse per la crescita individuale e sociale;
Parlando di Bosnia ed
Erzegovina
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Siamo contenti che il PAPA ci abbia COPIATO!
Accordi di pace
Testimonianze dai campi di
volontariato
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- il superamento delle frontiere e l'abbattimento dei muri tra i popoli, nei popoli e il
consolidamento, la ricostruzione e la costruzione di "ponti" tra gli uomini…".
Veramente la BIBBIA l'aveva detto… un po' prima di noi!
San Paolo, verso l'anno 61 (0061!), al capitolo secondo della sua lettera ai Cristiani di
EFESO, scrive: "…CRISTO e' la nostra PACE! Egli ha fatto dei due UN POPOLO SOLO,
abbattendo il MURO di separazione che era frammezzo, cioè l'INIMICIZIA…".
Vogliamo anche noi essere "SMURATORI" e "PONTARI", ossia smontare i muri e con
le pietre costruire ponti!
Sarajevo, città al crocevia
culturale del mondo
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Attività del gruppo responsabile
del magazzino
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Aiuto svizzero alla
pace in Bosnia
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A piccoli passi
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Comunicazioni
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Proprio sul ponte di VRBANJA, a SARAJEVO, 10 anni fa, il 3 ottobre 1993, GABRIELE MORENO LOCATELLI, un volontario comasco di CANZO, perdeva la vita, colpito da
un cecchino.
Insieme a quattro altri "COSTRUTTORI DI PACE", voleva realizzare un PONTE
MORALE CORPOREO, tra gli aggressori e gli aggrediti.
Gabriele, dopo la marcia che facemmo a Sarajevo nel dicembre 1992, era rimasto
nella capitale della Bosnia per essere fisicamente VICINO AI "PIU' ULTIMI": bambini, vecchi, ammalati. Con nelle mani ACQUA E PANE: NON FUCILE E PANE!
LA CROCE, su cui CRISTO e' stato inchiodato, forma, insieme al suo CORPO, un DOPPIO PONTE: uno VERTICALE, tra DIO E NOI, e l'altro ORIZZONTALE, tra UOMO
E UOMO.
Sempre Giovanni Paolo II, domenica 23 novembre 2003, ha invitato tutti i CAPI
RELIGIOSI a lavorare INSIEME, per costruire PONTI di DIALOGO e di SOLIDARIETA', tra fedi, etnie e culture diverse.
Quindi…ABBATTERE MURI E COSTRUIRE PONTI, INSIEME, COCCIUTAMENTE…
IMMAGINI:
Le foto pubblicate alle pagine
6, 7, 8 in basso, 12, 13, 16, 17, 19
appaiono per gentile concessione
dell’autore Christian Piana.
Incontrate Sprofondo!!!
Oggi anche in internet:
www.sprofondo.it
"SPROFONDO" sta portando avanti la maggior parte dei PROGETTI, come leggerete
di seguito, GRAZIE alla testarda generosità' di voi BENEFATTORI e al lavoro generoso dei VOLONTARI, italiani e locali, sempre più determinati e in aumento.
Abbiamo avuto la gioia di aiutare un numeroso gruppo di contadini, portando in
BOSNIA un centinaio di MACCHINE AGRICOLE dismesse dall’ERSAF, ente della
REGIONE LOMBARDIA, che ringraziamo.
Tramite i frati FRANCESCANI e alcuni SINDACI, sono state distribuite a FAMIGLIE DI TUTTE LE ETNIE, con l'obbligo di "pagarle" prestando servizi alla comunità'.
Stiamo collaborando anche con il VESCOVO SERBO-ORTODOSSO di BIHAC, KRISOSTOM JEVIC', per costituire un OSTELLO PER I GIOVANI, ANCHE CATTOLICI!...
COME HO DETTO NEL NUMERO DI DICEMBRE 2002, vogliamo aprirci, oltre che
all'EST, anche al SUD del MONDO. SONO STATI OSPITI A PLESIO il VESCOVO
AUSILIARE DI BUENOS AIRES, MONS. JOAQUIM SUCUNZA (A GENNAIO) e un
suo parroco, padre "PEPE" (IN SETTEMBRE).
QUESTA ESTATE ricambieremo la visita. OLTRE AI POPOLI colpiti dalla ferocia
della GUERRA, vogliamo "frequentare" pure i popoli impoveriti dalle MULTINAZIONALI FINANZIARIE PERVERSE!...
contatti,
news, foto,
progetti...
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INSIEME A VOI, VICINI AI "POVERI-CRISTI", ANCHE NEL 2004, il 10° ANNO
DI ATTIVITÀ' DI "SPROFONDO"…per NON SPROFONDARE.
TOGLIENDO MURI E COSTRUENDO PONTI ANCHE QUI, nella nostra vita quotidiana.
BUONA CONTINUAZIONE A TUTTI!
SPROFONDO:
OCCHI, CUORI, MANI E
L'esigenza è quella di reagire e l'intuizione di don
Renzo dà corpo, gambe e soprattutto anima a questa
volontà diffusa.
Il profondo scoramento causato dall'abbattimento del
ponte vecchio di Mostar ci porta ad eleggerlo a nostro
emblema.
Il 25 luglio 1994 è il giorno della nascita.
Fino ad allora Sarajevo era rimasta un simbolo. Nei
mesi seguenti diventa il fulcro della nostra attività:
prima con convogli quantomeno a rischio, da maggio
1995 sede stabile con presenza costante di operatori
italiani e bosniaci. Il salto di qualità è enorme: la gente
di Sarajevo si accorge presto della nostra presenza e
dello spirito puro dei nostri volontari. Ciò si traduce in
stima, in rispetto e in fiducia, a livello popolare e istituzionale. Nei durissimi 4 mesi finali della guerra,Adriano
e don Renzo sono lì. Chi è stato con
loro, senza motivo di lavoro, sotto le
bombe e i rischi quotidiani, non può
avere secondi fini.
"Mostari" è il nostro appellativo,
costruttori di ponti. Tantissimi ne vengono creati tra Italia e Bosnia, ma
quelli più ambiziosi e arditi sono quelli
in Bosnia, tra persone di ceto, di religione e di etnia diversa, quasi una
bestemmia in certi momenti storici.
Nascono anche i gruppi di collaborazione dove, con un'immane fatica, traduciamo aiuti in lavoro, dopo ore e ore
e ore di discussione democratica.
La guerra è finita, Deo gratias, ma la
devastazione è totale e il lavoro è solo
apparentemente più semplice.
E' il tempo dei grandi progetti. Le adozioni a distanza creano legami tuttora
attivi grazie all'animazione vivace di
Antonia, Annalisa e Titta. La cura di
ammalati gravi e anziani introduce un
concetto nuovo: si può "adottare" una
persona in serie difficoltà; i piloni di
questo ponte umano sono saldissimi: il
gruppo di Giuseppe, Pietro, Eugenio,
Chiara, Milena, Emilia, Alessandra,
Augusta, Teresa e tanti altri ha una
perseveranza quasi diabolica nel creare ponti tra chi ha bisogno di aiuto e chi
può darlo. Si costituisce un corrispettivo altrettanto deciso sull'altra sponda
dell'Adriatico. La segreteria e la contabilità non sono aspetti secondari,
anche se poco ripaganti, e a questo
lavorano duro Armida, Teresio,
10 ANNI
SPROFONDO
"Io sono cittadino del mondo. Là dove vado, mi sento
cittadino di quel posto".
Parole sante, Angelo, bella sensazione.
Parlare di 10 anni di Sprofondo equivale a far sgorgare un flusso ininterrotto di emozioni, di idee, di sguardi.
Sento di aver bisogno di un Angelo che con i suoi occhi
da bambino e la sua cadenza gioviale mi aiuti a raccontare e a domandarmi: perchè? Un compleanno in
fondo è sempre un incrocio di gioia e di malinconia.
Tra il 1992 e il 1993, la preistoria, il concepimento.
Siamo ad una riunione in parrocchia a Caversaccio e
manca poco alla partenza di Mir Sada. Domenica di
passione. C'è Renzo, Anna, Angelo, Matteo, Gigi,
Giuseppe, Annino, Luca, Clara, Giampietro, ul Culumb
che brontola, siamo una trentina in tutto. C'è tensione,
in tutti i sensi: ideale, ma anche emotiva e organizzativa. Si parla di 10.000 persone che vogliono andare in
Bosnia a fare interposizione non violenta. Quanta ingenuità, quanta follia, quanta saggezza secolare, forse,
condite con un po’ di protagonismo e di voyerismo. La
sensazione è quella di andare nell'ombelico del mondo
e della storia, senza presunzione.
Quella stessa sensazione ce l'abbiamo rinsaldata, fortissima, due mesi dopo, a Montemezzo, al ritorno. La
motivazione si respira nell'aria in quella riunione: i
Balcani scatenano energie diverse.
E parte la serie delle riunioni, dei confronti, prima rada
e informale, poi sempre più frequente e strutturata.
L'idea dell'associazione nasce da un motivo banale:
intestarsi un pullman. Il nome prende spunto da una
trasmissione sull'Italia che cambia: "Profondo Nord".
BRACCIA
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10 ANNI
SPROFONDO
Antonio, Arturo, Marcello e Milena.
100 ragazzi di Sarajevo vengono in Italia per un mese:
è il prodromo degli scambi tra studenti, linfa vitale della
società, sul quale l'associazione “Sarà-jevo” prima e il
“Gruppo 360Gradi” in seguito decidono di puntare. E' il
filo conduttore anche della scelta delle sedi bosniache:
prima la scuola alberghiera e poi quel "folle sogno" del
Centro Studentesco Internazionale, una scommessa
visionaria:recuperare 9.000 m² di un ex seminario francescano distrutto dalle bombe al fosforo e restituirlo ai
giovani di Sarajevo che bramano di poter restare. E'
ancora Renzo a vedere lontano, ma ci credono fortemente anche Mariella e gli amici di Zimviè, le centinaia
di volontari nei campi di volontariato, Shaboot,
Rambood e le famiglie della Banca del Lavoro.
E' il frutto di tanta passione, di incontri nei gruppi, nei
consigli, nelle assemblee, di un volantinaggio ossessivo e ostinato, di giornalini, di bancarelle, dei mercatini
e degli spettacoli di Giovanni, di un libro diffuso che è
in sè un caso editoriale, di alti e bassi, esaltazioni,
arrabbiature e orgogli. E' un concentrato di contributo
collettivo e di spinte individuali, del sostegno di miriadi
di persone vicine e lontane che spesso
non vedono, ma intuiscono lo spessore dell'opera, di enti che fiutano la
straordinaria opportunità di sostenere
una realtà così radicata tra la gente: la
Caritas, lo SFOR, la Chiesa, l'Unione
Europea, le FS e molti ancora.
I convogli non si fanno più a suon di
furgoncini, abbiamo un TIR che viaggia a cadenza mensile guidato da Ugo
e Adriano. Trasporta cibo, vestiti,
materiale d'igiene, pacchi famiglia, farmaci, fotocopiatrici e computer e tanto
altro. Le idee non si reggono sulle sole
parole.
Migliaia di ragazzi di tutto il mondo
scoprono la via di Sarajevo, alloggiano
nelle famiglie, lavorano, tornano e si
incontrano. Scaturiscono forti gruppi
territoriali che "clonano" Sprofondo
qua e là per l'Italia e non solo.
Nascono il nucleo di Imperia, quello di
Bologna e Pesaro, quello svizzero.
A Sarajevo vivono a lungo Adriano,
Matteo, Cecilia, Andrea, Jenny, Mauro
e affiancano don Renzo e il gruppo
locale con Bruno, Hajrija, Devdeta,
Dzanna, Nermina e tanti, tanti altri.
Sono gli anni del dopo-Dayton. La
guerra ha creato voragini enormi.
Quello statuto che con tanta fatica
abbiamo scritto è una prateria immensa da percorrere.
Mesi che sembrano anni: il tempo
viene percepito stranamente, a volte.
E' la fine del 1999 quando don Renzo
lascia Sarajevo, almeno fisicamente,
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per riprendere l'attività parrocchiale in Italia. Nasce un
comitato di gestione locale che 3 anni dopo diventerà
associazione. I Francescani, presenza millenaria in
Bosnia, forniscono un saldo ancoraggio.
In Italia, Caversaccio di Valmorea è stato a lungo il
nostro centro di attività grazie all'ospitalità della famiglia Graziato: lì gli incontri, gente che transita da ogni
dove, persone che lì vivono come Renato e Ilir, le
donne capitanate da Pinuccia che selezionano i vestiti.
Necessità logistiche ci hanno suggerito un trasferimento presso la famiglia Pagani ad Appiano Gentile nel
corso del 2003. Fioriscono anche le partecipazioni a
Coordinamenti: da quello per i profughi e gli immigrati,
al Coordinamento Comasco per la Pace, al CAV for
Kosovo, nostro braccio operativo nell'altro fronte balcanico. Gli ASI (Servi Inutili) e l'ARPA (Regina Protettrice
della Pace) ci supportano nel trasporto del materiale.
Partono microprogetti che vogliono dare autonomia
economica ai destinatari. Giampietro sostiene caparbiamente l'idea di un allevamento di galline ovaiole.
L'aria che tira è quella di un'esigenza di indipendenza
anche organizzativa e questo favorisce la nascita di un
soggetto autonomo a Sarajevo: Bezdan, traduzione
quasi fedele di Sprofondo, che conduce direttamente le
redini dei rapporti con volontari ed enti fino a lanciare,
nel 2004, un grande progetto per 200 disabili in collaborazione con Pane di Sant'Antonio, ANPAS e Unione
Europea.
In questa linea si situa anche il progetto agricoltura,
che trasferisce un centinaio di macchinari agricoli usati,
donati dalla Regione Lombardia, per i contadini del
nord della Bosnia, con un immane lavoro di preparazione che coinvolge molti volontari.
Siamo ormai ai giorni nostri: di storie, di persone ne
sono passate tantissime e tutte diverse. La sensazione
chiara è che nulla si è mosso senza che qualcuno di
noi lo facesse: può sembrare ovvio, ma non lo darei per
scontato. E' la vita.
Gli occhi di Angelo, insieme a quelli di Annalisa, Katia,
Gabriele, Pinuccia, Gaspare, Colombo, Natale e
Dante, ci hanno seguito e ci seguono con attenzione.
Se questo ha cambiato la Storia, sta ad altri valutarlo,
di certo ha cambiato le storie di tutti noi, un noi collettivo che coinvolge affettuosamente tutti i protagonisti.
"Perchè tutto questo?" dicevamo. Forse per assaporare quell'amaro e faticoso gusto di sentirsi cittadini del
mondo.
Lorenzo Dalle Ave
presidente dell'associazione Sprofondo
Ringraziamo tutti i soci, i volontari, amici e
sostenitori che in questi 10 anni hanno condiviso gli ideali e il lavoro di Sprofondo.
PROGETTO AGRICOLTURA
DATA INIZIO: 2002
BENEFICIARI: contadini profughi ritornati nelle loro
terre
Un centinaio di macchine agricole usate e dismesse
sono state donate dalla Regione Lombardia a
Sprofondo.
L'Associazione, grazie al lavoro di molti generosi
soci e volontari, ha provveduto alla loro sistemazione.
Con l'aiuto delle Ferrovie dello Stato, le attrezzature
agricole sono state inviate in Bosnia ed Erzegovina,
dove sono state prese in carico dall'Associazione
francescana "Pane di S. Antonio".
PUNTO DELLA SITUAZIONE
I francescani, attraverso il metodo Banca del
Lavoro, hanno destinato i macchinari a contadini
profughi ritornati nella loro terra d'origine e bisognosi di attrezzature per poter ricominciare a lavorare.
Le macchine agricole sono state inviate in sette siti,
localizzati soprattutto nel nord della Bosnia.
Ad ogni contadino che ha ricevuto attrezzatura agricola, i francescani hanno fatto firmare un contratto
in cui si stabilisce il valore dei beni donati e le ore di
lavoro che i beneficiari dovranno destinare alla
comunità per "pagare" i macchinari a loro consegnati.
OBIETTIVO
Rilanciare l'economia rurale e favorire il rientro dei
profughi nei loro paesi d'origine
AIUTIAMO CON TUTTO IL CUORE
DATA INIZIO: 1995
BENEFICIARI: anziani, ammalati, abbandonati
(A.A.A.)
Questo impegno, iniziato tanti anni
fa e che nel corso del tempo ha
avuto vari cambiamenti, è diventato
il progetto di punta di Sprofondo.
L'intervento, gestito da un’équipe
medico-sanitaria, è qualificato, accurato e garantisce l’assistenza a
40/45 persone.
PROGETTI
SPROFONDO
LO
PROGETTI:
STATO DELL ’A RTE
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PUNTO DELLA SITUAZIONE
La composizione dei beneficiari cambia con una
certa frequenza proprio perché, trattandosi di persone anziane e ammalate, spesso ci si deve confrontare con il decesso di alcune di loro e quindi si provvede a inserire nuovi casi, segnalati da enti pubblici
e privati di Sarajevo.
PROGETTI
SPROFONDO
Anche sul fronte italiano questo progetto continua a
essere 'coccolato' da un piccolo ma valente gruppo
di volontari di Sprofondo; con costanza e dedizione,
questi si impegnano nella raccolta di informazioni da
Sarajevo (anche attraverso periodiche visite, nel
corso delle quali vengono organizzati incontri con gli
operatori e, soprattutto, con i cari anziani assistiti) e
mantengono vivo il rapporto con gli adottanti che
sostengono (in alcuni casi da piu' di 8 anni!) il progetto.
Diversi gruppi gemellati (ASI e ARPA) raccolgono in
Italia e trasportano a Sarajevo pannoloni ed altro
materiale sanitario.
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I ‘sarajevisti’, giovani e meno giovani
che negli anni hanno aderito ai
campi di volontariato proposti da
Sprofondo, hanno potuto dare il loro
contributo facendo compagnia a
molti di questi anziani. In alcuni casi,
con veri e propri lavori di ‘restauro’,
hanno pulito e imbiancato le loro
case, rendendole decisamente più
gradevoli e ospitali.
OBIETTIVO
Nell’estate del 2003 l’Associazione
Bezdan di Sarajevo ha presentato
all’Unione Europea una richiesta per
ottenere finanziamenti che permettano di ampliare il progetto “Aiutiamo
con tutto il Cuore”, consentendo ad
altri anziani, ammalati, abbandonati
di avere un’assistenza qualificata. A
gennaio 2004 il progetto è stato
approvato e da allora si sta lavorando per attuarlo, assumendo nuovo
personale e individuando in
Sarajevo le persone più bisognose di
assistenza. Il progetto sarà finanziato per un anno dall’Unione Europea
e prevede che Sprofondo continui a
sostenerlo economicamente come
ha fatto fino ad ora.
ALLEVAMENTO
DI GALLINE OVAIOLE
DATA INIZIO: agosto 2001
BENEFICIARI: vedove in situazione economica precaria
Il progetto, partito dalla volontà di Sprofondo di creare attività economiche di autosussistenza, pur avendo avuto qualche difficoltà, sta ottenendo discreti
risultati.
PUNTO DELLA SITUAZIONE
All'inizio dell'autunno 2003, l’allevamento è stato trasferito da Lukavica a Tilava, un altro comune nella
parte serba di Sarajevo.
Le donne che lo gestiscono continuano ad essere 4:
una della precedente formazione e tre nuove.
Le gabbie acquistate permettono l'allevamento di
600 galline.
OBIETTIVO
Potenziamento della produzione e della rete di commercializzazione delle uova. Ampliamento del progetto attraverso l'acquisto di altre gabbie.
MANUFATTI DI MAGLIERIA
DATA INIZIO: 2001
BENEFICIARI: donne in situazione economica precaria
Un gruppo di donne profughe lavora da anni nella
preparazione di capi di maglieria (babbucce, maglie,
cappellini) e centrini all’ uncinetto, che vengono
venduti sia in loco,ai volontari che vanno a Sarajevo,
sia in Italia, in occasione delle bancarelle di
Sprofondo.
Sandra, fisioterapista di Bezdan Sarajevo,
incontra un’anziana inserita nel progetto.
Successivamente sarà necessario raccogliere fondi
per acquistare gli arredi. Per capire l’importanza di
questo Centro, è fondamentale sapere che sono
solo due le case di riposo per anziani in tutta
Sarajevo, una statale e una privata.
CENTRO STUDENTESCO
INTERNAZIONALE,
PROVINCIALATO DI
"BOSNA SREBRENA”
OBIETTIVO
Trovare canali per poter diffondere, con maggiore
continuità, questa simpatica modalità di sostegno
dell'economia familiare e dello scambio culturale.
CENTRO DI ACCOGLIENZA
PER ANZIANI AMMALATI
E NON ASSISTITI
DATA INIZIO: 1997
BENEFICIARI: anziani, ammalati e non assistiti
All’inizio sembrava una grossa sfida: ricostruire una
casa di riposo in uno dei quartieri più colpiti dall’ultimo conflitto, a pochi metri dalle prime linee. Ora
questo proposito si sta avverando. Nel quartiere di
Stup le suore di S. Vincenzo de’ Paoli stanno per
ospitare i primi anziani. Questo è stato possibile,
oltre che per il contributo economico e lavorativo
dell’Associazione Sprofondo, anche grazie all’intervento di finanziatori austriaci.
Quando le gocce d’acqua si uniscono, diventano
torrenti…!
PUNTO DELLA SITUAZIONE
La scorsa estate e alla fine del 2003, alcuni nostri
volontari sono andati a Sarajevo e hanno potuto
constatare i progressi nella ricostruzione: è stato
ultimato l’impianto di riscaldamento e sono stati
installati i servizi igienici; nel corso del 2004 si sistemerà la pavimentazione. Se i finanziamenti per
completare i lavori arriveranno puntuali, è probabile
che entro l’anno lo stabile possa essere ultimato.
L’edificio, nel corso dell’ultima guerra, ha subito
gravi danni, rimanendo quasi distrutto in un incendio. Era proprietà dei Francescani prima del 1947,
quando venne nazionalizzato dal regime comunista,
ed oggi è tornato in loro possesso. I
Francescani, con l’aiuto di Sprofondo
e di altri enti internazionali, hanno
iniziato la ristrutturazione dello stabile, con l’intento di dar vita ad un
Centro Internazionale Studentesco.
Il lavoro per sistemare l’edificio è
stato finora molto oneroso, ma ha
permesso di ripristinare gran parte
della struttura.
La realizzazione di questo progetto
sarà per Sarajevo un segno concreto
di carattere multietnico e multireligioso.
Il Centro verrà utilizzato dalla popolazione studentesca della Bosnia
Erzegovina, ma anche da studenti
dell’Europa e del mondo intero,
soprattutto studenti bisognosi e particolarmente dotati.
La collaborazione tra i frati e i giovani potrà ispirare la realizzazione di
altri progetti ed attività: collaborazione tra studenti ed Istituto per la
riconciliazione e il dialogo fra religioni e culture, iniziative di ricerca storica e scientifica, mass-media press,
attività editoriali, progetti umanitari e
caritativi.
PUNTO DELLA SITUAZIONE
Nel 2003 è stata completata la sistemazione di un’intera ala del fabbricato, ottenendo 23 stanze per ospitare
PROGETTI
SPROFONDO
Questo mercato, che permette al gruppo di lavoro di
ottenere un arrotondamento delle proprie entrate, è
altresì un veicolo culturale che diffonde le tradizioni
e i costumi di questo territorio.
DATA INIZIO: 1997
BENEFICIARI: studenti universitari
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Riunione tra il Consiglio Direttivo di Sprofondo e il
Provinciale e l’Economo dei Francescani di Sarajevo
PROGETTI
SPROFONDO
46 studenti. Alcune parti dell’edificio sono già utilizzate da diverse associazioni e gruppi locali. I Francescani contano di iniziare a ospitare i primi studenti a partire dall’anno accademico 2004/05.
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OBIETTIVO
Collaborare nella raccolta fondi per
continuare la ristrutturazione delle
parti ancora inagibili.
BORSE DI STUDIO PER
STUDENTI UNIVERSITARI
DATA INIZIO: 1997
BENEFICIARI: studenti universitari
Nel progetto vengono inseriti studenti universitari scelti secondo i criteri
della multietnicità, della multireligiosità, del rendimento scolastico e del
bisogno. Attualmente gli studenti del
progetto sono quindici e frequentano
diverse facoltà universitarie (medicina, veterinaria, informatica, giurisprudenza, economia, psicologia). In
cambio di una borsa di studio
annuale messa a loro disposizione,
essi si impegnano in attività sociali.
Assecondando le proprie attitudini, si
sono orgsnizzati in tre gruppi: uno si
occupa dell’animazione e del sostegno scolastico a favore dei bambini
in difficoltà del quartiere; un altro
gestisce il magazzino dell’associazione
Bezdan provvedendo allo stoccaggio e alla
distribuzione di beni di consumo a famiglie
bisognose e istituti di assistenza della città; il
terzo gruppo è impegnato a promuovere i
valori della pace, della solidarietà e della convivenza nell’ancora difficile situazione della
Bosnia Erzegovina. Quest’ultimo gruppo sta
organizzando, per il prossimo mese di agosto, una serie di iniziative a Sarajevo, nella
ricorrenza del decimo anniversario di vita dell’associazione Sprofondo e per diffondere i
valori della pace.
Con gli studenti operano anche alcuni giovani volontari che testimoniano la validità del
progetto.
Gli studenti delle borse di studio a loro volta
fanno volontariato, perchè restituiscono più
ore di lavoro di quelle previste.
OBIETTIVO
Arrivare a 20 borse di studio e garantire continuità a
quelle esistenti.
COME PUOI AIUTARCI
Il progetto è gestito dal gruppo 360Gradi di Figino
Serenza che si occupa di tenere i contatti con gli
adottanti e di promuovere iniziative per la raccolta
fondi. Il gruppo è formato da giovani coetanei degli
studenti di Sarajevo e in questi anni è nata tra loro
un’amicizia solida e feconda.
Un’importante iniziativa per finanziare e pubblicizzare il progetto è lo spettacolo “Accordi di Pace”,
realizzato e presentato dal gruppo 360gradi.
A C C O R D I D I PA C E
"Ci sono tanti modi per dire "Pace":
è una melodia che accompagna i nostri sogni di futuro;
è un’immagine di bambina che ci interroga con il suo sorriso;
è una canzone che già conosciamo ma che ancora ci chiede di avere coraggio;
sono delle parole che chiedono di essere riempite di significato.
E' la tua risposta alla domanda di speranza."
n queste parole è racchiuso il significato dello spettacolo con il quale il gruppo “360gradi” vuole trasmettere un messaggio di Pace e di speranza. Ideato
nel 2002, “Accordi di Pace” è stato presentato al convegno annuale del "Coordinamento Comasco per la
Pace" e in molte altre realtà della zona di Como e di
Milano. Con il linguaggio della musica, delle immagini e delle poesie, "Accordi di Pace" vuole essere un
cammino di sensibilizzazione che accompagni lo
spettatore ad aprire lo sguardo verso il mondo: non è
importante che si tratti di Sarajevo, dell'Africa,
dell'America Latina o del nostro stesso paese, l'importante è che ci si renda conto che accanto a noi
esiste qualcuno che necessita del nostro aiuto e al
quale non possiamo rispondere con indifferenza.
Un percorso che, attraverso la memoria, sfoci in un
invito al cambiamento basato sull'amore, sulla speranza in un mondo diverso dove la Pace, la non-violenza, la solidarietà rappresentino il centro attorno al
quale costruire un’umanità migliore.
Lo spettacolo non ha fini di lucro, ma è uno "strumento" per incontrare e coinvolgere persone che,
come noi, credono in questi valori e vogliono condividerli, nonché un’occasione per la promozione e il
sostegno del progetto "Borse di Studio per Studenti
Universitari di Sarajevo" promosso dall'Associazione
Sprofondo.
Il lavoro svolto nell'ambito di questo progetto ha portato a creare un “ponte” tra la nostra realtà e quella di
Sarajevo, anche tramite le numerose iniziative di
scambio avute durante i nostri viaggi nella capitale
bosniaca con gli studenti universitari beneficiari del
progetto Borse di Studio.
E' importante ricordare il viaggio effettuato in Italia,
nell'agosto 2003, dal gruppo degli studenti, nel quale
si è creato un vero momento di condivisione e di amicizia reciproca. Nel corso della loro permanenza, grazie alla partecipazione di molti, è stato possibile organizzare numerose iniziative, tra le quali la presentazione dello spettacolo "Accordi di Pace".
Da quest'ultima esperienza è nato il desiderio,
sostenuto direttamente dagli studenti, di portare lo
spettacolo a Sarajevo nella prima settimana dell'agosto 2004.
"Accordi di Pace a Sarajevo" rappresenta per noi
un’occasione molto importante per proporre il messaggio in cui crediamo, ma assume un ruolo ancora
più rilevante se riportato alla richiesta degli studenti
che, attraverso lo spettacolo, vogliono diffondere a
tutta la città di Sarajevo un messaggio di Pace, di
solidarietà, di non-violenza.
Sono ormai passati dieci anni dalla fine del conflitto
nella ex-Jugoslavia e dall'assedio della città di
Sarajevo e mai nessuna iniziativa di Pace è stata proposta apertamente a tutta la cittadinanza. Per queste ragioni noi e gli
studenti siamo uniti nel perseguire lo
stesso obiettivo: scrivere insieme una
pagina della "storia di Pace" di
Sarajevo. Altra motivazione alla base
di questa iniziativa è il decimo anniversario
della
presenza
dell'Associazione
Sprofondo
a
Sarajevo. Organizzare lo spettacolo
"Accordi di Pace" nella capitale
bosniaca rappresenterà il momento
per sottolineare questa presenza e
per radunare le varie associazioni e
organizzazioni che si sono interessate e hanno lavorato per la rinascita
della città durante e dopo gli anni
della guerra.
Ci sembra importante sottolineare
che una parte significativa nella predisposizione e nella promozione dello
spettacolo sarà svolta dagli studenti
che si occuperanno di organizzare
nella città l'evento, coinvolgendo le
istituzioni, i mezzi di informazione
locali e sensibilizzando la cittadinanza.
Gruppo 360gradi
Per ulteriori informazioni sullo spettacolo "Accordi di Pace", il nostro
indirizzo di posta elettronica è
[email protected], oppure può essere contattato Stefano Tomaselli al
numero 339 6562525.
SPROFONDO
360GRADI
I
9
I “V OLTI ”
DELLA
PACE
31 Luglio - 5 Agosto 2003: Sarajevo tra noi
Q
SPROFONDO
360GRADI
uante volte la parola Pace è entrata nelle mie
orecchie ed è rimbalzata nella mia mente alla
ricerca di una collocazione! Troppe volte forse ha detto
tanto e non è stata niente. Altre volte, invece, il volerla
dalla propria parte l'ha stracciata alle esigenze del
momento. Dunque: cosa significa Pace e quali sono i
valori che in essa si celano?
Una risposta chiara e molto concreta l'ho avuta durante il viaggio organizzato dal Gruppo 360gradi per 12
studenti universitari di Sarajevo, ospiti nel nostro paese
dal 31 luglio al 5 agosto 2003. Studenti che fanno parte
del progetto "Borse di studio", sostenuto dal Gruppo
360gradi, e che ricevono 55 € mensili in cambio del loro
aiuto a favore di bambini con gravi traumi dovuti alla
guerra. Seppure per un breve periodo, la loro presenza
tra noi ha originato innumerevoli esempi di Pace.
Primo fra tutti il fatto che questi ragazzi, che sono di etnie e religioni diverse,
hanno formato un gruppo molto compatto e affiatato e stanno "regalando
energia" all'interno del “Centro
Internazionale
Studentesco"
a
Sarajevo, soprattutto ai più piccoli.
Viene da chiedersi se l'affiatamento e
la sintonia creatisi non siano dovuti
all'unione di tanta differenza. Credo sia
l'esempio concreto di quanto la diversità porti ricchezza. Loro stessi ci dicono
quanto sia importante per i bambini
seguiti constatare che si può stare
assieme nel gioco, nello studio e nel
divertimento indipendentemente dal
credo, dalla cultura o dall'etnia.
Sono certo che questo esempio di vita
valga più di mille parole agli occhi di
quei bambini che fin dai primi anni
della loro vita hanno visto solo violenza
e negazione della Pace. Loro saranno
il futuro di un paese dove odio e rancore crescono come gramigna e l'avere
dei modelli di convivenza non può che
servire da "diserbante" per far crescere
la Pace.
Ma non voglio fermarmi a Sarajevo
perché, in occasione di quella visita,
anche all'interno del nostro paese e
della nostra comunità ci siamo fatti
"costruttori di ponti". Anche se le differenze che ci contraddistinguono non
sono così marcate, sono stati tanti i
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momenti in cui abbiamo toccato con mano cosa significa donare e ricevere con gratuità.
Le famiglie hanno aperto le loro case e ospitato i
ragazzi col calore riservato a dei figli o a dei fratelli.
L'associazione “terza età” li ha accolti preparando con
cura degli ottimi pranzi, così come si fa per i propri nipoti. L'Oratorio e la Parrocchia li hanno fatti sentire parte
della comunità, mettendo a disposizione non solo i
locali, ma persone amichevoli e disponibili in tutto. Il
Comune, ed in particolare il Sindaco, hanno collaborato attivamente per la buona riuscita del loro soggiorno
tra noi. Ognuno nel suo ambito e nella sua "diversità"
ha dato il meglio di sé per portare alta la bandiera "multicolore".
Gli stessi ragazzi prima di partire ci hanno detto:
"Quando siamo arrivati facevamo parte di due gruppi:
voi 360gradi, noi gruppo studentesco. Andiamo via che
ci sentiamo parte di uno solo".
Voglio riportare alcune parole di Gandhi che a mio
avviso sono la traduzione di ciò che abbiamo vissuto:
"Se credi che ciò che unisce gli uomini è più importante di ciò che divide, se sai preferire la speranza al dubbio, se l'ingiustizia che colpisce gli altri ti urta come
quella che tu subisci, se per te lo straniero è un fratello
che ti è dato, se sai donare gratuitamente un po’ del tuo
tempo per amore, se sai accettare che un altro ti serva,
se condividi il tuo pane e sai aggiungerci un pezzo del
tuo cuore, se credi che un perdono vada più lontano di
una vendetta, se sai cantare la felicità degli altri e ballare la loro gioia, se sai accogliere e accettare un’opinione diversa dalla tua, se la collera è per te una debolezza e non una prova di forza, se guardi dal lato del
povero e dell'oppresso senza prenderti per un eroe, se
credi che l'amore è l'unica forza di dissuasione, se credi
che la pace sia possibile, allora la Pace verrà”.
Non possiamo e non dobbiamo dimenticare questi
giorni trascorsi insieme, poiché in essi abbiamo vissuto
la Pace.
Grazie a tutti per averlo reso possibile.
Stefano T.
Gruppo 360gradi Figino Serenza
PARLANDO DI BOSNIA ED ERZEGOVINA
l primo documento scritto che parla della Bosnia è il:
De administrando Imperio (Dell’amministrazione
dell’Impero), opera letteraria dell'imperatore, nonché
scrittore bizantino, Costantino Porfirogeneta. Questo
documento risale alla metà del X secolo. E’ importante
porre l'accento sul termine Bosnia che fu usato per l'intero territorio della Bosnia ed Erzegovina per un lunghissimo periodo della sua storia.
Il termine Bosnia ed Erzegovina si radicò nel 1878,
quando la Bosnia, per mezzo del Trattato di Berlino, fu
ceduta in amministrazione temporanea all'Impero
austro-ungarico.
Dalla sua comparsa fino al 1463, la Bosnia ed
Erzegovina è stato un paese indipendente sotto il
nome di Bosnia ed è esistita in due forme legali e territoriali: come banato1 e come regno.
Ci sono numerosi documenti scritti che confermano
che la Bosnia disponeva di attributi di paese riconosciuto fin dal passato più remoto. Uno dei documenti
più importanti è la carta del bano Kulin, che fu redatta
il 29 agosto del 1189. Tramite questo documento, il
bano Kulin, che era legislatore di Bosnia, permise ai
mercanti ragusei di commerciare liberamente in tutta la
Bosnia.
Parlando del periodo medioevale, la Bosnia ebbe la
sua maggior crescita durante il regno di Tvrtko I
Kotromanic, che governò inizialmente come bano
(1353-1377) e successivamente come primo regnante
bosniaco (1377-1391). Mediante questa incoronazione
la Bosnia assurse a regno.
Con l'invasione da parte dell’Impero Ottomano del territorio bosniaco-erzegovaro e la morte dell'ultimo re
bosniaco Stjepan Tomasevic, la Bosnia perse la sua
indipendenza. Sebbene la Bosnia mantenesse una
sorta di identità politica e territoriale, non c'erano
segnali distintivi in senso proprio.
Ma il momento storico in cui la Bosnia ed Erzegovina
rinnovò tutte le tracce perdute del vero paese fu la
prima assemblea di ZAVNOBiH (il Consiglio popolare
nazionale antifascista di Bosnia e Erzegovina) che si
tenne il 25 novembre del 1943 nella cittadina di
Mrkonjic Grad (o Vrcar Vakuf). Fu proprio in quel giorno che la Bosnia divenne la Bosnia ed Erzegovina
federale. Uno dei più importanti principi affermati in
questa riunione è l’eguaglianza di tutte le maggiori
nazioni della Bosnia e l’identificazione della Bosnia ed
Erzegovina come loro madre-patria comune. Tutti i
principi e le decisioni che vennero stabiliti in questo
giorno sono pubblicati in un documento chiamato
Risoluzione della Prima assemblea di ZAVNOBiH. Il
principio dell'eguaglianza afferma che la Bosnia ed
Erzegovina non è la patria dei Serbi o dei Croati o dei
Musulmani, ma che è la patria dei Serbi, dei Croati e
dei Musulmani.
Per la storia della Bosnia ed Erzegovina è molto
importante sottolineare un’altra data: il 6 marzo 1995,
allorché, nella seduta dell'Assemblea di Bosnia ed
Erzegovina, si proclamò il 25 novembre 1943 giorno
della Repubblica di Bosnia Erzegovina.
Il 29 novembre 1943, nella seconda assemblea del
Consiglio Popolare Antifascista della Liberazione della
Jugoslavia, la Bosnia ed Erzegovina è stata inclusa
nella Federazione Democratica Jugoslava, che è esistita, con sistemi politici differenti e nomi diversi, fino al
1992.
Il 4 aprile del 1992 la Bosnia ed Erzegovina è diventata un paese indipendente che, per volontà dei suoi
abitanti, ha lasciato la Repubblica Socialista e
Federale di Jugoslavia.
Lottando contro gli spiriti maligni della
storia e resistendo a tutto ciò che ogni
periodo storico ha portato con sé, la
Bosnia ed Erzegovina è riuscita a
mantenere il suo nome e la sua identità. Ma ora esiste ben più che un territorio geo-politico con attributi di paese
indipendente.
La
Bosnia
ed
Erzegovina è ciò che è sempre stata:
un piccolo paese che, all’incrocio tra
oriente ed occidente, tra Cristianità ed
Islam, ha scritto la sua storia con il
sangue e le vite dei suoi figli, nonostante mostruose filosofie di dominio
e tentativi e sforzi di molti di dividere gli
uni dagli altri sulla base di assegnazioni nazionali e religiose, facendo cattivo
uso del nome della Bosnia ed
Erzegovina per rendere gli uni superiori e gli altri inferiori.
La Bosnia ed Erzegovina a tutt’oggi è
la libera e comune madre-patria degli
uni e degli altri.
In qualunque modo la Bosnia ed
Erzegovina riuscirà a scrivere la propria storia, rimarrà un piccolo paese
dalla forte identità e dallo spirito puro e
a pieno titolo diverrà il cuore
dell'Europa.
Ninela Eskerica
(studentessa del progetto borse di studio)
Note:
1- territorio governato da un bano, cioè colui che, nei
territori slavi, fino alla metà del XIX secolo è governatore di una provincia.
BEZDAN SARAJEVO
SPROFONDO
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TESTIMONIANZE DAI CAMPI DI VOLONTARIATO
Una settimana di vacanza e volontariato a Sarajevo
U
SPROFONDO
TESTIMONIANZE
na delle più significative cartoline di Sarajevo
riporta alcune colline della città dove le fitte
schiere di abitazioni sono spesso alternate a sterminati cimiteri bianchi. Su tutto però s'irradia l'intensa luce del tramonto, quasi a suggerire una
nuova speranza di pace. In effetti la ricostruzione e
la convivenza tra le diverse etnie e religioni della
città e della Bosnia intera sono difficili e precarie.
Così come indelebile nelle persone è il ricordo dei
terribili anni della guerra, ricordo che si materializza nelle solitudini dei cittadini, nelle loro mutilazioni
fisiche, nelle loro ferite dell'anima e nei propri cari
persi per sempre.
Perché allora fare un viaggio a Sarajevo per dare
un piccolo contributo di volontariato, se questo è
solo una goccia nel mare?
Perché “è goccia dopo goccia che
la pioggia scende a dissetare la
terra” e perché solo "onda dopo
onda il mare scolpisce le rocce".
Queste sono parole di una preghiera che ci ha accompagnato per tutto
il viaggio e che fin dall'inizio ci ha
resi consapevoli che in una settimana avremmo sfiorato la realtà di
Sarajevo. Infatti abbiamo potuto
conoscere solo pochi aspetti del
disagio della città e le attività a cui
abbiamo partecipato hanno potuto
dare una piccola mano a poche persone.
Però, se siamo riusciti a sorridere a
quelle persone, dobbiamo ritenerci
veramente soddisfatti, sia per aver
dato loro un attimo di serenità, sia
per aver ricevuto in cambio un sorriso sincero e commosso, che spesso è difficile da trovare o che non
siamo in grado di cercare nella
nostra frenetica vita di tutti i giorni,
che viene messa in discussione da
esperienze come queste.
Certo, con un sorriso non si ricostruisce una città e magari alcuni
nostri interventi saranno resi vani
dal passare del tempo. Ma forse, in
questo modo si può contribuire a
diffondere quella luce di speranza
che ci ricorda anche la cartolina,
con la convinzione che per far rivivere questa città sia necessario,
12
prima di ristrutturare gli innumerevoli palazzi bucati dalle granate, dare un briciolo di fiducia nel
domani e nel prossimo a persone che durante la
guerra sono state costrette ad aver timore di tutto e
di tutti.
Durante i nostri sette giorni passati a Sarajevo, dal
4 al 10 agosto, siamo stati ospitati per il pernottamento e per la colazione da alcune famiglie in difficoltà della città, che ci hanno accolto con grande
ospitalità e amicizia, aprendosi in alcuni casi al
doloroso racconto degli anni di guerra.
In giornata, invece, il nostro punto di riferimento è
stato la sede di Sprofondo, l'associazione comasco-sarajevese che opera in Bosnia fin dagli anni
del conflitto e alla quale ci siamo appoggiati per la
sistemazione logistica e per le attività di volontariato. Queste ultime ci hanno impegnati in due differenti progetti di intervento: l'animazione con i bambini e l’assistenza agli anziani.
Concretamente, quindi, ci siamo trasformati in
imbianchini dai pittoreschi risultati, uomini e donne
delle pulizie, accompagnatori per disabili e non
vedenti e anche instancabili animatori nei centri
giovanili che accolgono volontari italiani. Così per
alcuni giorni abbiamo portato qualche bicchiere
d'acqua a persone rassegnate dagli eventi bellici e
momenti di gioia a ragazzi che, in questi anni, stanno crescendo e diventando i cittadini del futuro di
quella regione così lacerata e sfasciata.
In tutta la settimana passata a Sarajevo è stato
molto significativo potersi confrontare con tutti e tre
i gruppi etnico-religiosi principali della città bosniaci, croati e serbi - toccando con mano il
carattere multietnico che è allo stesso tempo la
grande ricchezza e purtroppo ancora il grande problema di Sarajevo.
Quello che resta, una volta tornati in Italia, è un'e-
H
o ancora negli occhi e nel cuore lo sguardo
delle bellissime bimbe del SOS KinderDorf,
dei ragazzini un po' più grandicelli…, degli anziani
che ho potuto visitare… la dolcissima Budinka che
voleva offrirmi un pasto che un volontario le aveva
portato per pranzo. I canti musulmani che fanno
vibrare l'aria e non per ultima la fantastica famiglia
che mi ha ospitato.
Francesca Miraglia
P
enso di avere anch'io tanto da dire su questa
bellissima esperienza che ho vissuto a
Sarajevo con la vostra Associazione… fra tutto, le
tante, troppe emozioni che questa indescrivibile
città mi ha trasmesso: ogni strada, persona, luogo
aveva qualcosa da raccontare ed era impossibile
rimanere sordi.
Il calore della famiglia, l’entusiasmo, la semplicità
dei bimbi del SOS KinderDorf: ci sorridevano con
tutto il corpo appena ci vedevano arrivare.
La presenza a Sprofondo di tante bellissime persone con cui parlare e raccontarsi alla sera, al tramonto, le esperienze vissute durante la giornata.
Una delle cose che più mi ha colpito sono stati i
canti meravigliosi del Muezzin: non li avevo mai
sentiti e ogni volta mi incantavo letteralmente ad
ascoltarli.
Nicoletta Trevisi
E
ntrai nella grande sala da pranzo di Sprofondo
e notai un gruppetto di giovani che parlavano,
scherzando fra loro.
Mi avvicinai e domandai loro cosa avrebbero fatto
di bello nella giornata e una ragazza mi disse:
"Aspettiamo il pulmino per andare al Centro dei
Bambini". Detto questo, riprese a scherzare con i
suoi amici. Il termine “Centro dei Bambini” mi rimase impresso. Osservai i ragazzi: stavano in piedi,
pertanto capii che la partenza era prossima e mi
aggregai. Durante il tragitto osservavo il percorso
che stavo facendo: stavamo passando la zona che
avevo visto per la prima volta otto anni fa, quando
arrivai a Sarajevo. Allora era un disastro, tanto che
la maggior parte della popolazione che si era salvata, si era rifugiata in altri paesi. Oggi, le persone
che sono rimaste riescono a sorridere, poi però
confidano che molte notti sono piene di incubi.
Siamo arrivati al Centro. E' vicino alla zona dell'aeroporto, accanto alla più grande moschea della
città.
Il "Centro dei Bambini" è voluto dall'Austria con lo
scopo di accogliere i bambini e i
ragazzi orfani o che non hanno
sostegno parentale, senza distinzione di etnia e di religione.
Gli insegnanti sono tutti educatori
che, con pazienza e comprensione,
fanno capire ai bambini di poter
lavorare insieme. Eppure, all'inizio,
la sopravvivenza di questo Centro
era strettamente legata a un rischio:
sarebbe potuta diventare la prova
che la gente nutrisse sentimenti
d'intolleranza. Invece la popolazione ha compreso l'intenzione del
Centro ed il numero delle richieste
d’iscrizione è stato grande.
La popolazione della zona ha bisogno di tutto: sicurezza, casa, lavoro,
ma principalmente della speranza di
poter sopravvivere, di poter tornare
a lavorare, la speranza di poter
andare avanti.
D’altra parte è chiaro che la mentalità pacifica non viene inculcata dal
Centro, ma nasce spontaneamente
dallo stare insieme e dall'essere
responsabili dei laboratori di pittura,
di ceramica e di falegnameria. Il
personale inventa sempre cose
nuove per insegnare ai bambini
qualcosa che può servire anche nel
futuro, facendoli divertire e crescere, imponendo con costanza di terminare un lavoro iniziato.
Gli
adolescenti
costruiscono
SPROFONDO
TESTIMONIANZE
sperienza che pensiamo non debba rimanere solo
come il ricordo di una vacanza bella e diversa, ma
anche come un punto di partenza per aprirci all'aiuto verso gli altri e per affrontare con maggiore semplicità e minore presunzione ragionamenti e giudizi
su realtà e vicende che spesso sono molto più
complicate e sofferte di quanto appaiano a chi le
vede da lontano.
Il Gruppo "Sarajevo 2003"
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SPROFONDO
TESTIMONIANZE
pupazzetti, piccoli giochi, burattini per il teatro, per
far felici i piccoli.
Ci sono le aule per i piccoli, ma c'è anche la stanza di lettura con relative discussioni, scambi di idee
o di opinioni.
Sono del parere che il vero desiderio di stare insieme in pace nasce dall'imparare a stare insieme.
Quel giorno in cui entrai per la prima volta al
Centro con i ragazzi, vidi tutti i bambini correre
incontro ai miei amici del pulmino. Quella mattina li
seguii per vedere che cosa facevano: preparavano
i colori, poi pitturavano, altri imparavano a mimare
oppure preparavano altri giochi da fare. Sono state
giornate dense, ma ero contenta: stare con questi
bambini non mi faceva sentire la stanchezza, anzi,
mi dava energia, scoprivo che c'era fra questi
ragazzi una grande solidarietà.
Per me quest'esperienza è una prova che la gente
di Sarajevo vuole tornare a vivere insieme.
Fiorenza Magistrali
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Una partecipante alle attività di animazione che i volontari di Sprofondo
collaborano a realizzare a Sarajevo
Il direttivo di Sprofondo con Hajrija
A
desso che ho visto sorgere il sole a Sarajevo,
non sono in grado di dire quanto di me sia tornato in Italia e quanto sia rimasto là, così come
quali angolature di quella città siano atterrate in
questo istante. Forse è arrivato il momento di
lasciare che in me alcune cose muoiano, perché
altre possano nascere o riprendere a vivere con più
vigore, decidendo cosa è davvero importante.
Probabilmente già domani mattina mi alzerò presto,
scenderò nel giardino della mia esistenza e inizierò
a potare con estrema cura tutti i rami secchi. Con le
mie mani innaffierò le radici di piante assetate e
provate dal troppo caldo e con gli occhi scorgerò gli
angoli ancora incolti in cui valga la pena di vangare. Può essere che un tempo così ridotto non basti,
che debba passare questa notte e un’altra ancora,
prima che io mi senta pronta, ma credo sia inevitabile che tutto questo accada.
Fino a quando sarò capace di tenere viva la speranza, so che la notte sarà quella naturale alternanza che anticipa e immediatamente segue il giorno e che quest’ultimo semplicemente si ripara nelle
sue ombre per riprendere fiato e riaccendersi di
nuovo. E in questo manifesto gioco continueranno
a rincorrersi le stagioni, per dispiegare gli anni nella
dimensione dei secoli, via via da quel primo uomo,
senza mai perderlo di vista.
Anch'io, come un paziente giardiniere, dovrò curare il seme, perché non muoia, niente lo uccida, e
continui a seguire quel suo corso naturale che dalla
buona semina conduce all'esplosione incantevole
del germoglio.
Domani, dalle finestre della mia casa, vedrò il sole
sorgere ancora. Un'alba davvero inedita si sta forse
aprendo nel mio cuore: sarà la gioia e il peso di un
altro risveglio, della responsabilità della mia rinascita sul pulsare della vita.
Lorenza Auguadra
SARAJEVO,
CITTÀ AL CROCEVIA CULTURALE DEL MONDO
Il Sarajevo Film Festival
Alla sua nona edizione, costituisce un'iniziativa unica nella presentazione al
pubblico bosniaco di film contemporanei
indipendenti europei.
I film che hanno aperto e chiuso l’ultima
manifestazione sono stati: "The Fuse"
(film più apprezzato dal pubblico) e
"Dogville" di Lars Von Trier, il regista premiato come miglior autore europeo dell'anno.
MESS (festival internazionale del teatro
e del film)è uno dei più famosi successi
di teatri nel territorio dell'ex-Jugoslavia.
EZDAN
Dragana
(volontaria di Sarajevo)
ARAJEVO
Questa unità nella diversità è la nostra missione principale e allo stesso tempo rappresenta un contributo all'intero movimento culturale mondiale.
Aprendo questa città a tutta la gente ben intenzionata,
agli esuli, alle piccole e grandi persone del mondo, in tutti
i secoli abbiamo lanciato un messaggio chiaro.
Sarajevo non si può cancellare dalla memoria storico-culturale.
Aiutateci a far sì che la nostra preziosa esperienza e il
nostro compito si trasformino in una regola e in un esempio di come deve vivere il “mondo culturale” contemporaneo.
Sarajevo come simbolo di sofferenza e simbolo della
speranza e della fede nel futuro, rappresenta un posto
ideale nel cosmo, forse persino l'unico campo di dialogo
culturale interplanetario. Col tentativo
delle forze culturali sarajevite, con l'appoggio costante e fraterno della comunità europea e mondiale, dell'UNESCO, di
artisti, di sindaci, di direttori di musei, di
"opinion leader" grandi e piccoli, sono
nate e cresciute idee e tante si sono tradotte in progetti internazionali culturali
che sono già tradizione: ad esempio il
"Sarajevo film festival" e il festival internazionale di Sarajevo: "Sarajevska
Zima", "L'inverno di Sarajevo".
S
B
SPROFONDO
S
arajevo è la capitale della Bosnia ed Erzegovina, il
suo centro amministrativo, economico e culturale. La
sua attività culturale contemporanea in gran misura è
determinata da quanto successo nel passato.
Sarajevo ha avuto la fortuna che nei suoi sei secoli di storia si è trovata al crocevia dei corsi culturali tra Nord e Sud
e tra Est e Ovest, fonte questa di arricchimenti e sovrapposizioni intellettuali. Il suo ricco retaggio culturale e la
sua continuità, nonostante plurisecolari incendi e distruzioni, ferite fresche e tumuli, spalanca sempre e rinnova
un gran numero di interrogativi sulla vita intellettuale e culturale della città.
Chi siamo? Da dove veniamo? Dove andiamo?
A onor del vero, tutte le domande fondamentali della cultura contemporanea mondiale sono riassunte nella dolorosa e tuttavia pagata a caro prezzo esperienza di
Sarajevo. La città, unica e irripetibile, qual è Sarajevo, è in
grado di raffigurare tutta la sublime bellezza nella differenza e tutta la ricchezza spirituale nella originalità dell'altro. Vogliamo dividere questa esperienza unica con il
resto del mondo. La nostra autocoscienza, come cellula
della cultura e tradizione mondiali, è fortemente presente.
Vogliamo credere che anche l'Europa e il mondo rispettino e colgano tale punto di vista.
Sarajevo non può assicurare il suo futuro senza l'accettazione e il sostegno di altri centri culturali dell'Europa e
del mondo.
Il problema della cultura, come campo di attività che è
sottoposto continuamente a cambiamenti, in questo
momento è marginale, anche se la cultura ha avuto un
ruolo basilare per la sopravvivenza della città nel periodo
della guerra. Dato che la società si confronta con grossi
problemi politico-sociali, restano poche energie e mezzi
da dedicare alla cultura.
Il nostro settore culturale è molto complesso e per tale
motivo è impossibile dare risposte semplici.
Qualora ci si ponga la domanda se Sarajevo si è fermata nel suo cammino culturale, oppure se a causa di opportunità, avversità plurisecolari e sforzi per dimostrare i suoi
valori multiculturali e spirituali tale energia positiva e creativa sia esaurita, la risposta è nei termini seguenti.
No, Sarajevo non è stanca. Ora, quante volte rinasce dai
roghi grazie alla fede incrollabile nella convivenza dei
valori multiculturali e nella inesauribile energia vitale, nell'intreccio con valori di diverse culture, tradizioni, spiritualità e umanità di questo microcosmo che con tenerezza
chiamiamo Sarajevo!
15
ATTIVITÀ DEL GRUPPO RESPONSABILE DEL MAGAZZINO
I
EZDAN
SPROFONDO
B
S
ARAJEVO
l gruppo responsabile del magazzino di Bezdan
ha dovuto cercare una soluzione per la gestione dello stesso, in quanto la Banca del Lavoro,
che lo seguiva, ha interrotto la sua attività per
mancanza di finanziamenti.
E' stato pertanto deciso che dal primo novembre
2003 la gestione del magazzino passasse al
gruppo degli studenti universitari inseriti nel progetto Borse di Studio. Inoltre, si è deciso di valorizzare la ricaduta sociale che l’organizzazione del
magazzino offre come opportunità.
Oltre al lavoro di base per una corretta gestione
del magazzino, cioè avere l’inventario della merce
in entrata e in uscita, l’attività più delicata è individuare i destinatari della merce.
Uno dei primi compiti affrontati è
stato quello di scoprire persone e
istituzioni bisognose di aiuto, creando un elenco di fruitori.
Basandosi sui dati raccolti da una
organizzazione umanitaria non governativa, è stato creato un elenco
delle istituzioni pubbliche più bisognose.
Durante il primo periodo di attività
si è capito che la maggior parte
delle persone bisognose sono
anziani o malati, spesso abbandonati sia dai familiari che dalle competenti istituzioni statali.
L'incontro con queste persone ha
suscitato forti emozioni
negli studenti.Una su
tutte ,,quella di scoprire
che al di là dell'aiuto
materiale, la felicità per
l'anziano è data dalla
possibilità di incontrare
e parlare con dei giovani, di interrompere la
monotonia e la solitudine di tutti i giorni.
La maggior parte del
cibo e dei vestiti sono
stati donati a:
- Casa di cura di
Lukavica;
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- SOS villaggio dei bambini;
- Istituto per bambini non vedenti a Nedzarici;
- Istituto per la protezione dei bambini e adolescenti a Pazaric;
- Mensa pubblica a Kovaci;
- Mensa Sant Antonio;
- Casa dei profughi a Rakovica;
- Organizzazione "Donne per le donne".
Oltre a questo elenco di istituzioni, sono stati raggiunti anche tanti asili di Sarajevo, dando ai loro
bambini giocattoli, bambole, matite, ecc.
Durante il lavoro di consegna, gli studenti hanno
ricevuto molti ringraziamenti da parte dei responsabili delle isituzioni e dalle singole persone.
E' tuttavia evidente che il nostro/vostro lavoro
raggiunge percentualmente solo una piccola parte
di persone bisognose, infatti ancora oggi in
Bosnia le persone sprovviste di cibo e vestiti sono
tante.
Consapevoli di tutto questo, siamo felici di collaborare con gli instancabili donatori italiani che aiutano una parte di queste persone e istituzioni
bisognose.
Infine cogliamo l'occasione per ringraziare tutti i
donatori italiani che si impegnano nel portare felicità in tante case di cittadini bosniaci.
Mario Simunovic e Lucija Lukic
(studenti del progetto borse di studio)
AIUTO SVIZZERO ALLA PACE IN BOSNIA
mente. Un volontario o un maestro
spiega ai bambini sani che anche i
bambini con problemi mentali hanno
bisogno di amici. In luglio la Presidente
dell'associazione ha partecipato a una
di queste feste con bambini piccoli e ad
un'altra con bambini di circa 10 anni.
Entrambe le feste sono state un successo.
GEMELLAGGI
SPROFONDO
I
l 2003 è stato un anno molto impegnativo, sia per
la gestione dei progetti che per l'organizzazione
della visita di bambini bosniaci orfani, in luglio.
E' stata una bellissima esperienza, ma anche piuttosto costosa. I ventiquattro bambini, tutti orfani o di
un genitore o di entrambi e i sette accompagnatori
sono arrivati con il pullman per un soggiorno di due
settimane. Sono stati ospiti,a Bigorio, dei frati cappuccini, che hanno messo a disposizione una casa
di campagna in un luogo bellissimo, circondato da
boschi e con un bel panorama. Grazie alla generosità di alcune persone, i bambini hanno avuto
ogni giorno un programma molto vario di attività.
A dicembre 2003 l’Associazione ha organizzato dei
mercatini e un concerto. Questo per poter finanziare
un trasporto di aiuti con un grosso camion, alla fine
di gennaio.
Le adozioni di bambini, malati o in gravi difficoltà,
aumentano sempre e, alla fine del 2003, si è arrivati
ad aiutare 76 bambini di tutte le parti della Bosnia.
Si pagano inoltre ogni mese 200 franchi all'associazione Sprofondo a Sarajevo per il progetto "A.A.A."
(anziani, ammalati, dimenticati).
Nella capitale bosniaca, l’Associazione aiuta anche
degli studenti universitari con l'erogazione di borse
di studio, i Francescani e la mensa dei poveri ed è
in corso un progetto per aiutare alcuni handicappati
mentali. In Bosnia c'è ancora molta diffidenza di
fronte a quest’ultimo problema e vengono spediti,
ogni mese, 100 franchi per organizzare una festa tra
bambini malati e bambini sani; ad esempio, sei o
sette bambini ammalati fanno una festa di compleanno, coinvolgendo una classe di scuola normale, cosa che permette di conoscersi reciproca-
In novembre cinque soci hanno visitato
la Bosnia e sono rimasti colpiti al punto
di decidere che, anche a costo di sacrifici, si dovrà continuare l'impegno associativo.
Per esempio, un bambino inserito nel
progetto di adozioni a
distanza solo adesso
potrà essere operato perché prima
era mal nutrito, ma ora, grazie al
"padrino", il padre ha risparmiato i
soldi ricevuti per il sostentamento del
figlio e ciò gli ha permesso di comprare una mucca e di avere così il
latte fresco ogni giorno per suo figlio.
L'associazione ha ricevuto un contributo da un generoso donatore per
pagare l'operazione al cervello di un
bambino cieco. L'operazione è stata
fatta a Ljublijana, in Slovenia, ed è
costata 21.000 euro. E' stata un successo, anche se il bambino non può
ancora vedere, ma è molto vispo e ha
tanta voglia di vivere.
Tutti i soci dell'Associazione "Aiuto
svizzero per la pace in Bosnia" condividono il motto di Sprofondo Italia:
“Costruire ponti per la pace" e ritengono che, nonostante le difficoltà,
senza troppe parole ma con gesti
concreti, mostrando amore agli
anziani, agli amici e famiglie di
Bosnia, a chiunque, sia musulmano
sia cristiano, si possa aiutare a vivere
in pace, impedendo la costruzione di
muri che separano e che, una volta
innalzati, sono difficili da abbattere.
Jenny Stone-Wigg
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M
A PICCOLI PASSI
SPROFONDO
GEMELLAGGI
i trovo a bere una bibita in un bar della Spagna,
vicino a una scuola di spagnolo per stranieri, con
un messicano. "Scusa, ma tu ovviamente non sei qui
per studiare lo spagnolo". "In effetti no, sto facendo uno
studio antropologico sulle comunità del Mediterraneo
del primo secolo, per fare un paragone con le nostre
comunità di oggi, così da proporre i contenuti del
Vangelo in modo più aderente alla vita e alle necessità
delle persone della mia Diocesi". "Ah, quindi sei un
prete. Mi sembra che la tua Diocesi in questo modo
abbia scelto di fare un bell´investimento: mandare un
prete in Spagna per tre anni....". "Beh, non è l´unico
investimento, in realtà siamo un gruppo, perché vorremmo avere un approccio più integrale, che davvero
possa permettere alla nostra gente di crescere in modo
da rispettare la vera umanità e le nostre tradizioni
insieme ai valori cristiani. Poi stiamo facendo dei progetti con amici che si trovano negli Stati
Uniti: sai, tanti di noi sono emigrati lì e
ci sono tante cose da studiare e condividere in un´esperienza di migrazione
così intensa...".Comincia a scattare
una lampadina. "Mi pare di capire che
avete un sacco di idee, creatività e
voglia di fare, non solo nel campo della
teologia. Pensi che potrebbe essere
interessante per voi ricevere qualche
visita dalla mia provincia? Sai, c´è una
rete di associazioni e comuni, si chiama
Coordinamento comasco per la pace:
può capitare che ci sia qualcuno che
vorrebbe andare a conoscere il mondo
in maniera intelligente...". "Sicuramente
sì, se sono visite che abbiano lo scopo
di condividere (compartir) e non di compiangerci
o
portarci
`aiuti´.
Recentemente sono andato in
Germania a parlare a un gruppo di persone interessate alla solidarietà internazionale e quasi ci siamo scontrati,
perché alla fine di tanti discorsi la presidente diceva: ‘comunque noi siamo
quelli che metteranno i soldi e quindi
nostre saranno le regole del nostro
scambio’. Quando ho detto che non ci
servivano i loro soldi, si sono molto
offesi. Noi vorremmo condividere percorsi, amicizia, autocritica, idee...
questo sì che ci interessa. Compartir.
Se nel vostro gruppo ci sono persone a
cui piacerebbe, li aspettiamo a braccia
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aperte. Non ci interessa che siano dei credenti praticanti, se rispettano il fatto che noi lo siamo e sono disposti
a camminare un po´ con noi per `compartir´ le nostre
esperienze e le vostre".
C´è di che tenere accesa la lampadina: nelle parole del
padre Toribio c´è buona parte dello spirito con cui abbiamo fatto partire "A piccoli passi". L´idea iniziale da cui
si è partiti, dopo il convegno del 2001, era una fortissima spinta a dare al nostro territorio comasco un´opportunità in più: la nascita del Coordinamento, con tutte le
sue proposte dirette e soprattutto con l´evidenza che
l´esistenza della rete ha dato a tutte le proposte già in
atto, ci ha reso coscienti del fatto che siamo una provincia in cui le occasioni per spiluccare momenti di formazione intorno ai temi della pace, della nonviolenza, di
relazioni interpersonali e internazionali più vere, non
mancano. E non mancano neanche le persone che vorrebbero ottenere da questa formazione qualcosa di più
di un bagaglio di conoscenze umanamente arricchenti:
vorrebbero tradurre questo bagaglio in un reale potenziale di cambiamento. Ci si è chiesti, in quella fase, se
non c´era il modo per convogliare tutte queste energie
in un progetto che nessuno degli aderenti al
Coordinamento avrebbe potuto attivare da solo, ma che
nella rete potesse trovare un valore aggiunto significativo, perché dalla formazione potesse scaturire un´azione
coerente. Idea pazza e ardimentosa, ma ci siamo detti
che il Coordinamento è il luogo dove per definizione si
può osare, almeno col pensiero. Siamo partiti, allora,
provando a valutare la fattibilità di un percorso universitario che potesse sistematizzare la capacità formativa
già presente sul territorio in maniera riconosciuta a livello accademico, salvaguardando quelli che ci erano sembrati i nostri marchi di fabbrica: forte aggancio con il territorio, scelta dei diritti umani e della nonviolenza come
punti di riferimento, forte propensione per conoscenze
teoriche molto fondate su esperienze pratiche diversificate. Un annetto di circospette indagini ci ha mostrato
un panorama universitario molto attivo su questo fronte
(fioccano corsi di laurea, di specializzazione, o master
che in qualche modo impattano la nostra area), ma ben
poco duttile rispetto alla possibilità di interagire con una
rete territoriale come la nostra. In parole molto crude, in
questo settore si sta "aprendo un mercato", ma il nostro
intento non si conciliava granchè con uno stile mercantil-accademico. Abbiamo però potuto constatare che c´è
un settore del mondo universitario che si avvicina alle
realtà del Coordinamento con una richiesta precisa:
sempre più studenti delle varie facoltà (e anche delle
scuole superiori) si rivolgono alle ong per uno stage, un
tirocinio, la tesi. Pochi hanno in mente di fare questa
immagazzinato: nel Coordinamento, in un Comune, in
associazioni, nella redazione di Oltrelosguardo...
Conclusioni personali: in questo momento mi trovo in un
certo senso nella seconda tappa, a Esmeraldas, in
Ecuador, per fare un piccolo lavoro in una piccola
Università - ma molto più spesso mi sento "in missione
per i piccoli passi", perché davvero tante sono le realtà
che nella miseria materiale più nera avrebbero qualcosa
da insegnarci in termini di risposta creativa ai bisogni
umani, e che mi auguro possano essere visitate. Non so
in che termini svilupperò la mia terza tappa, "il ritorno"
ma di sicuro sento vibrante la carica raccolta dall´incontro con i dodici della prima tappa. Approfitto per
ringraziarli tutti. Come Organismo: per Ovci entrare in
questo gioco è stato un modo per dare spazio a un
modo di fare volontariato internazionale diverso da quello a cui siamo più abituati, sulla scorta di un´esperienza
che da alcuni anni facciamo nel periodo estivo in
Brasile. In questo gioco, abbiamo scelto di rinunciare in
parte a un ritorno "egoistico" direttamente a favore del
nostro Organismo, scommettendo sul
valore aggiunto di un ritorno a favore di
tutto
il
territorio
provinciale.
Onestamente dire già adesso che la
scommessa è vinta sarebbe prematuro;
chissà se un giorno da questo primo
esperimento arriveremo davvero a proporre in provincia di Como una Scuola
per la pace, capace, come avevamo
ipotizzato, di formare per la pace a un
livello superiore e potentemente operativo. Per il momento, "a piccoli passi",
abbiamo visto nascere una serie
incredibile di relazioni tra persone e tra
gruppi diversi. Per un Organismo che si
propone di valorizzare sempre la diversità, già questo incontro ha un sapore
piacevole e incantatore. P.s. il padre
Toribio ha già scritto chiedendo di
conoscere meglio il nostro progetto, ci
sta lavorando su seriamente. Anzi di
più: "Cosa dici, pensi che ci sia qualcuno dei tuoi che sarebbe interessato
ad andare a fare un´esperienza con il
gruppo che segue i nostri immigrati
negli Stati Uniti?". Accidenti a questi
indecenti individui del sud del mondo.
Sempre pronti a scardinare ogni nostro
pregiudizio, stai a vedere che potremmo imparare qualcosa in termini di
sobrietà e giustizia sociale andando a
fare uno stage negli Stati Uniti..... ma in
fondo, perché no?
Claudia Corsolini
SPROFONDO
GEMELLAGGI
esperienza per farne un lavoro, i più vorrebbero approfittare del tempo dello studio per avvicinare altri modi di
vivere la vita, convinti che così saranno persone e professionisti più completi e quindi migliori. Ci siamo detti:
partiamo da qui. Dal fatto che sul territorio c´è questa
richiesta di autoformazione che si orienta verso esperienze di impegno diretto soprattutto nel sud del mondo,
diverse dal più tradizionale "campo di lavoro"; che ci
sono ong che in vario modo tentano di dare risposta a
questa richiesta, ma non sempre riescono ad accontentare tutti quelli che sarebbe giusto orientare; che
mettendo insieme più realtà forse si può osare un percorso che produca un riscontro all´organizzazione
inviante, al "volontario", al posto in cui il "volontario" si
impegnerà e perfino al territorio di provenienza. Nel
miglior spirito folle del Coordinamento, abbiamo cioè
tentato di prendere i famosi 2 piccioni con una fava. Ai
primi dodici partecipanti abbiamo proposto un percorso
in cui la fase formativa aveva l´ambizione di dare un
assaggio della ricchezza umana e delle difficoltà materiali che un periodo di impegno nel `sud del mondo´ può
scatenare. L´assaggio serve per far venire l´appetito: il
sano appetito di conoscere di più, di approfondire, di
condividere con i compagni di tavola il gusto e la perplessità di piatti nuovi, di mettere in atto qualcosa che
smuova la tranquilla quiete di finto benessere in cui
siamo calati. E´ stato un gioco in cui tutti - `formatori´ e
`volontari´ - hanno messo sul tavolo il meglio della loro
dispensa, e come nei pic nic in cui ognuno porta qualcosa, il risultato è stato una favolosa esuberanza, con
qualche piatto doppio, alcuni spizzichi di pietanze che
avrebbero meritato dosi più massicce e qualche esperimento gastronomico che si poteva evitare... con una
generale sensazione di sorpresa, perché, senza chiamare nessun ristoratore professionale, ci si è trovati a
gustare un pranzo abbondante e sfizioso. Seconda
tappa: uno stage. Chi in Bosnia, chi in Afghanistan, chi
in Mozambico. Con l´obiettivo di condividere le proprie
conoscenze ed abilità e soprattutto imparare, tenendo a
mente il percorso fatto e soprattutto il filo che ci collega
a chi è rimasto a casa. La terza tappa consiste nel rientrare e far lievitare nella nostra zona quello che si è
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ABBIAMO
CAMBIATO
SEDE!!!!
SPROFONDO
Ass. per la promozione della pace
e dei diritti dei popoli
Via G. Mazzini, 24 - 22070 - Appiano G. (CO)
Tel/Fax. 031.934.839
Modaa litt à di a desione a i progett t i
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• Centro Anziani Ammalati non Assistiti
Sprofondo:
• Centro Internazionale per Studenti Universitari
Telefax 031/934839
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