Femminicidio e violenza domestica
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Femminicidio e violenza domestica
Femminicidio e violenza domestica L’amore è facile, è la prima forma emotiva che sperimentiamo nella nostra vita. quando siamo ancora protetti nel ventre delle nostre madri impariamo ad amare qualcuno che ancora non conosciamo e che viceversa già ci ama pur non conoscendoci. E' quella primordiale forma di appartenenza gratuita all’altro da noi. Le connessioni emotive personali e sociali che si invischiano con l’amore lo rendono complesso, difficile, a volte morboso, quando l’amore nasce complicato solitamente finisce patologico. Le varie patologie e degenerazioni dell’amore,dalla incapacità comunicativa allo stalking ci raccontano storie di anormalità emotive, inadeguatezze comportamentali ma non di amore, ci raccontano storie di donne( più di 100 dall’inizio dell’anno, praticamente una ogni tre giorni) che restano vittime di omicidi di genere, morte perché di genere femminile, perite sotto i colpi di uomini che non sono stati in grado di gestire la loro emancipazione, la loro voglia di scrollarsi di dosso quella etichetta sociale che le voleva regine di un focolare domestico e che oggi le rende vittime di quel focolare. La violenza domestica vive, come ogni altra forma di violenza, di una sua serialità. Non esiste l’episodio sporadico, lo "schiaffo pedagogico", esiste un ciclo della violenza in cui “lo schiaffo pedagogico” diventa l’episodio d’esordio di un ciclo violento e continuo, in cui i ruoli sono rigidamente stabiliti e connessi con altre forme di violenza più sottili, subdole ma non meno violente. L’isolamento sociale ed economico solitamente sono i primi campanelli d’allarme, i primi segnali che ci dicono che questo amore non è amore, come anche negare o minimizzare l’episodio violento. I figli solitamente diventano lo strumento di ricatto, il mezzo con cui l’uomo violento tiene in scacco la propria donna, a volte anche il veicolo per comunicare. Minori esposti a pericoli emotivi e sovraccaricati di responsabilità, strumentalizzati, ai quali viene conferito un ruolo dissonante dalle loro competenze. Le conseguenze di questa patologia emotiva sono le più eterogenee, dalla disistima di sé alla depressione, passando per l’abuso di alcool e l’ideazione suicidaria. Le lesioni fisiche sono contusioni, lacerazioni, abrasioni , spesso nascoste da vestiti e occhiali occultate al mondo che giudica e crediamo non capisca, giustificate da cadute improbabili e dalla presunta distrazione dei nostri gesti quotidiani. Pertanto non chiamatelo amore, quello che mortifica l’anima e percuote il corpo, non chiamatelo amore, perche l’amore è facile !