Pericoli,unafinestraaperta sull`animadelloscrittore

Transcript

Pericoli,unafinestraaperta sull`animadelloscrittore
LA STAMPA
VENERDÌ 7 NOVEMBRE 2014
.
29
Le finestre di Orhan Pamuk che danno
sulla moschea di Cihangir, a Istanbul
Pericoli, una finestra aperta
sull’anima dello scrittore
Raccolti in volume gli scorci che cinquanta autori vedono dal loro studio
MARIO BAUDINO
C
he cosa vediamo
dalla nostra finestra? La risposta
di Matteo Pericoli
è che spesso vediamo noi stessi. La finestra
può essere uno specchio, che
soltanto in certe occasioni,
magari quando stiamo abbandonandola per sempre,
rivela tutta la sua meraviglia,
che nella quotidianità ci era
sfuggita. Non basta guardarla. Bisogna capirla. Magari
con un piccolo aiuto esterno.
Pericoli ha disegnato inseguendo il filo di questa convinzione molte finestre di
scrittori, cominciando per il
New York Times e proseguendo con la Paris Review.
Ha disegnato finestre americane e torinesi (per La
Stampa), ha alternato il microcosmo del paesaggio psichico al macrocosmo dei suoi
sterminati profili di città, rulli
panottici che abbracciano ancora una volta New York, Torino, Londra trasformando
col suo tratto continuo, preciso e sottile, la quotidianità in
eccezionalità, mettendo a fuoco il senso profondo che vi si
cela, la meraviglia, la sorpresa, il viaggio. Ora propone, in
un libro appena uscito negli
Stati Uniti da Penguin che sarà presentato domani a Torino, Windows of the World, 50
finestre di scrittori sparse per
l’intero pianeta, da Città del
Messico a Sidney, da Nadine
Gordimer a Orhan Pamuk, da
Etgar Keret a quella romana
di Taiye Selasi.
Si aprono su giardini, piazze, fitti agglomerati urbani,
tetti o cortili disadorni, mari
e foreste; sono accompagnate da una pagina di commen-
Cartesio
MARIO
BAUDINO
Brecht, la puzza
carismatica
e le pizze di Cavina
Un sapone per nemico
A
ncora una monumentale biografia su Bertolt Brecht (A Literary
Life, di Stephen Parker; 704
pagine edite da Bloomsbury
Windows of the World di
Matteo Pericoli (foto), viene
presentato domani alle 19
nello spazio 515 Creative Shop
di via Mazzini 40, a Torino, a
cura della libreria Luxemburg.
Ne discuteranno con l’autore
Gianluigi Ricuperati e Marco
Rainò. Oggi, workshop con
una classe delle elementari.
Le tavole saranno in mostra
fino al 21 novembre,
su appuntamento
(scrivere a [email protected])
to di ciascun autore, e ci raccontano più che un paesaggio
un’interazione. E’ stato un lungo lavoro, un giro del mondo,
come dice Pericoli, «virtuale».
Per farlo, si è affidato esclusivamente allo sguardo degli altri: ha lavorato, soprattutto da
Torino, su una gran quantità di
fotografie che gli venivano inviate e, spiega, «ho ricostruito
le viste come se fossi lì».
La finestra è qualcosa di ineludibile, anche se fra i 50 non
tutti ne erano convinti. Qualcuno, come Nadine Gordimer, ha
chiesto di partecipare dopo
l’inizio della serie sul New York
Times. Nel commento alla propria finestra nega il principio
che lo scrittore abbia bisogno di
una «veduta», perché è immerso nelle storie (e quindi nelle vedute) delle persone e dei personaggi. La sua finestra, su una
terrazza popolata di grandi
piante in vaso dietro le quali
l’orizzonte è chiuso d un basso
fabbricato, è una conferma.
L’israeliano Keret sembra dello
stesso parere, perché quando
scrive, dice, vede intorno a sé
solo il paesaggio della sua storia. Lo fa dunque nel posto più
scomodo del suo appartamento
di Tel Aviv, «un posto che risulta sopportabile solo a una persona molto impegnata a scrivere». La finestra guarda su una
sorta di veranda, piena di cose
anzi di «felice disordine». Proprio come le sue storie, aggiunge. Pamuk invece ha uno strepitoso affaccio sul Bosforo. Lo distrae? Neanche per sogno, anzi
una parte di lui «è sempre impegnata con una parte del paesaggio» e con il suo instancabile
movimento. Non c’è scrittore
senza finestra, sia che l’accetti
sia che la rifiuti.
In realtà, questa la convinzione di Matteo Pericoli, non
c’è essere umano senza finestra, anche quando non lo sa.
Ha ideato così, per stamattina,
un laboratorio destinato ai
bambini di terza elementare.
Farà disegnare le finestre di casa loro, perché, spiega, «sono
gli osservatori passivi di paesaggi che non hanno scelto ma
in cui si sono trovati: un punto
di vista ideale per raccontare la
città». Ma il percorso tra mondo e città ha ancora una tappa,
per l’anno prossimo, cui Pericoli sta lavorando col Comune di
Torino: una mostra con gli oltre
70 metri di «skylines» disegnati fin’ora e centinaia di disegni,
finestre torinesi, finestre di tutti i Paesi. Per far rimbalzare
«nella città che mi ha accolto»,
una domanda sempre più urgente: «con quanto poco si può
dire il massimo?»
La vista di Nadine Gordimer dal suo
studio di Johannesburg, Sud Africa
Methuen) che non risparmia
il minimo particolare. Così,
pur nella sconfinata ammirazione, traspare qua e là tra le
righe ciò che i contemporanei
non potevano certo ignorare:
lo scrittore odiava l’igiene
personale, si lavava molto
poco, puzzava, evitava spazzolino e dentifricio come fossero strumenti del demonio o dell’odiato capitalismo - e
ne subiva tutte le conseguenze. Non sociali, dato il suo
notevole carisma, ma fisiche,
dalla precoce rovina dei denti alle febbri reumatiche,
senza dimenticare l’alitosi.
Quando si dice coerenza.
Gusto Margherita
In compenso Cristiano Cavina, o almeno il suo ultimo libro, oggi in uscita per Marcos
Y Marcos, ha un profumo
buonissimo. La pizza per autodidatti è il titolo, e la pizza ne è
la protagonista assoluta, visto
che ha condiviso vent’anni di
vita adulta dell’autore. Perché
lui è stato sì finalista allo Strega, ma non ha mai smesso di
gestire insieme a un mitico zio
la pizzeria di Casola Valsenio,
il paese natale sulle colline romagnole. In questo libro, insieme a un vero, talvolta esilarante manuale per il fai-da-te,
rivendica la nobiltà del lavoro,
senza il quale non sarebbe
neppure diventato uno scrittore. E da buon pizzaiolo rivela - in modo non del tutto politicamente corretto - che
quando si trattò di assumere
qualcuno che desse una mano, i candidati fuggirono a uno
a uno perché l’orario era troppo pesante. Indovinate chi alla fine accettò? Facile, un giovane di origine albanese.