Il Presepe, non una fiaba

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Il Presepe, non una fiaba
7/1/2015
Il Presepe, non una fiaba
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Il Presepe, non una fiaba
Giorgio Vittadini
giov edì 2 5 dicem bre 2 01 4
"Caro Gesù Bam bino com e stai? Bene o m ale? Tu hai dav v ero un aiutante che si chiam a San Nicola?
Secondo te è brav o? E cosa usate per portare i regali a tutti i bim bi buoni senza farv i v edere o senza farv i
sentire? Ti v oglio bene m a dav v ero tanto, prendo bei v oti a scuola e m i piace quando la m attina del 2 5
trov o i regali…".
Sono brani di una letterina di Natale scritta a m ano da Riccardo, un bam bino ligure che, dopo un elenco
di richieste, tra cui due spade laser, una pentola per la m am m a, una crav atta per il papà e la pace nel
m ondo, chiude con un disegno del presepe, com pleto di bue e asinello. Quel presepe che, in questo
periodo, solerti professori e presidi in più posti hanno pensato di v ietare adducendo la necessità di non
discrim inare e v antandosi di essere laici… C'è da preoccuparsi? In realtà, v ietare presepi e sim boli
cristiani non è un fatto nuov o, anzi è un super-dejav u: era una prerogativ a dei sanculotti della
riv oluzione francese e degli stalinisti di ogni dov e. E oggi è un m ust dei fondam entalisti religiosi, più
interessati a rinv erdire la m em oria di Erode, com e si è v isto ultim am ente.
Rim anendo a casa nostra, a v ietare il presepe ci av ev a prov ato più v olte il guareschiano Peppone,
im pegnato a im pedire m anifestazioni pubbliche del Natale persino a suo figlio che v olev a recitargli la
tradizionale poesia della v igilia. Peraltro, nei racconti di Guareschi il sopruso non riesce. I bam bini se ne
fregano del m inculpop form ato bassa parm ense: il figlio del portinaio della casa del popolo costruisce un
presepe clandestino e anche bello lum inoso. Il figlio di Peppone per ripicca si rifiuta di recitare la poesia
al padre pentito che, nonostante tutto, non riesce a rinunciare al Natale.
Com e dim ostra la letterina di Riccardo, tanti bam bini, ancor oggi, se m inim am ente educati da adulti e
insegnanti non totalm ente inv asati per il politically correct dilagante, riv iv ono la stessa esperienza che
per secoli ha fatto com m uov ere gente di ogni ceto, dav anti alle statuette di Gesù Bam bino appena nato,
Maria, Giuseppe, il bue, l'asinello, i pastori, la stella com eta.
Perché oggi questa scena così innocua dà tanto fastidio? Perché la norm alità conform istica, asettica e
soffocante, sem bra prendere piede? Perché tanta resistenza a considerare ciò che il presepe v uole
com unicare, Dio che si fa uom o? Com e spiegav a don Luigi Giussani, parte della fatica di essere uom ini, è
accettare che per essere noi stessi abbiam o bisogno di un altro, "occorre che v enga qualcuno dal di fuori,
dal di fuori dei nostri pensieri, della nostra capacità ridotta di v edere, dev e v enire qualcuno dal di
fuori... E' attrav erso qualcosa d'altro che v iene dal di fuori che l'uom o div enta se stesso". E m ai com e in
questa epoca l'uom o ha pensato di poter fare a m eno del trascendente.
Questa è l'esigenza insopprim ibile dell'uom o che si confronta con un fatto storico, terribilm ente carnale,
fatto di rifiuto, pov ertà, proterv ia dei re, m a anche di stupore, bellezza, com m ozione alla portata di
tutti. C'è chi crede che quel bam bino sia l'inizio di una presenza div ina che risponde al suo
insopprim ibile bisogno e continua, oggi, a far com pagnia all'uom o. C'è chi non crede a questa div inità,
m a è confortato dal fatto che alla radice della nostra civ iltà non ci sia la v iolenza consueta, m a questi
braccini spalancati del bam bino Gesù, v icino a un uom o attem pato e alla donna sim bolo della dolcezza e
della bellezza di ogni donna e ogni m adre. Per tante persone sem plici, il Natale con il suo presepe è fonte
di una consolazione v era, realista e non fittizia.
Ma gli Erodi, gli scribi, i farisei e i Caifa di ogni tem po hanno paura che il desiderio dell'uom o non si
riv olga più a loro e guardi v erso "qualcuno che v iene da fuori". E allora cosa fa il potere? Fa credere,
com e dice sagacem ente Enzo Jannacci, che Gesù bam bino sia "Babbo Natale da giov ane". O lo soppianta
direttam ente con il personaggio della storiella stile fantasy — astrazione fiabesca di un uom o reale, San
Nicola — che v ola su slitte tirate da renne com e fossero un'astronav e, così m anipolabile da cam biargli la
giacca da v erde a rossa per m otiv i pubblicitari. In questo m odo si può far credere che il desiderio di un
altro che v iene da fuori sia im possibile da com piersi, una bella illusione da concedersi in occasione di
una festa a cui è relegato il sogno. O peggio, in cui far finta di essere buoni, com e m ia nonna v olev a che
m i m ostrassi quando ogni anno cercav o di far saltare il tradizionale ed esiziale pranzo natalizio con i
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parenti.
Così si pensa di offuscare il m essaggio che av ev ano capito i pastori di allora, gli uom ini sem plici di adesso
e i bam bini com e Riccardo: che la bontà, di cui i regali natalizi sono segno, la porta un Altro che v iene da
fuori, che la pace nel m ondo la porta un Altro che v iene da fuori e gli uom ini la possono v iv ere se Lo
ascoltano arriv are di nuov o, silenzioso e pov erello, ogni anno al freddo e al gelo nella notte natalizia.
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