Progetto Plinius Lago di Como

Transcript

Progetto Plinius Lago di Como
PROGETTO PLINIUS - MAGGIO 2006
CENTRO DI CULTURA SCIENTIFICA
CENTRO VOLTA - COMO
Alessandro Volta - Villa Olmo
con il sostegno di
Camera di Commercio
di Como
plinius
Fondazione Provinciale
della Comunità Comasca
Provincia di Como
Assessorato Ecologia
ed Ambiente
progetto
criticità e azioni per il recupero
della qualità delle acque del lario
Provincia di Como
Assessorato Ecologia
ed Ambiente
Fondazione Provinciale
della Comunità Comasca
progetto plinius
Progetto limnologico integrato per il recupero del ramo di como
a un uso sostenibile e partecipato dell’ecosistema lariano
con il sostegno di
plinius
Camera di Commercio
di Como
CENTRO DI CULTURA SCIENTIFICA
Alessandro Volta - Villa Olmo
progetto
Promozione e coordinamento del Progetto PLINIUS
Centro di Cultura Scientifica A. Volta, Como
Margherita Canepa
Sabrina Zaffaroni
Direzione di coordinamento
Segreteria di coordinamento
Coordinamento scientifico
Gianni Tartari
Diego Copetti
Responsabile scientifico
Segreteria scientifica
Autori del Rapporto
Paola Roncoroni e Mauro Corradi
ACSM S.p.A., Como
Anna Maria Brambilla e Christian Malacrida
ARPA Lombardia, Dipartimento di Como, Como
Fabio Buzzi
ARPA Lombardia, Dipartimento di Lecco, Oggiono
Angelo Pintavalle e Bruno Comin
ASL della Provincia di Como, Dipartimento di Prevenzione Medica, Como
Margherita Canepa
Centro di Cultura Scientifica A. Volta, Como
Mauro Veronesi
Dipartimento del Territorio del Cantone Ticino, Sezione Protezione Aria/Acqua/Suolo, Ufficio Protezione e Depurazione Acque,
Bellinzona
Gianni Tartari, Diego Copetti e Franco Salerno
Istituto di Ricerca Sulle Acque-CNR, Brugherio-Milano
Rosario Mosello
Istituto per lo Studio degli Ecosistemi-CNR, Verbania-Pallanza
Roberto Canziani
Politecnico di Milano, Dipartimento di Ingegneria Idraulica, Ambientale, Infrastrutture Viarie, Rilevamento, Milano
Paola Bassoli
Servizio Acque - Provincia di Como, Como
Carlo Romanò
Servizio Caccia e Pesca – Provincia di Como, Como
Luigina Vezzoli, Roberta Bettinetti e Daniela Fanetti
Università dell’Insubria, Dipartimento di Scienze Chimiche e Ambientali, Como
Silvana Galassi
Università di Milano, Facoltà di Scienze MM.FF.NN., Dipartimento di Biologia, Milano
Documento edito dal Centro di Cultura Scientifica “A. Volta” con il contributo di:
Amministrazione Provinciale di Como, Assessorato Ecologia e Ambiente, Como
Fondazione Provinciale della Comunità Comasca, Como
Camera di Commercio Industria e Artigianato, Como
Banca Intesa, Milano
L’utilizzo o la riproduzione di parti di questo volume è consentita purché sia sempre citata la fonte generale:
Gruppo di Lavoro Lago di Como. 2006. Progetto PLINIUS. Criticità e azioni per il recupero della qualità delle acque del Lario.
Centro Volta Como. 216 pp.
oppure siano citate le specifiche fonti della Sezione 2:
Cognome1, N., N. Cognome2 … & N. Cognome3. 2006. Titolo del capitolo della Sezione 2. In: Gruppo di Lavoro Lago di Como.
2006. Progetto PLINIUS. Criticità e azioni per il recupero della qualità delle acque del Lario. Centro Volta Como. xxx–xxx.
Progetto PLINIUS
Indice
INDICE
Presentazione del documento
VI
Premessa
Riassunto esteso
1
3
SEZIONE 1. Il Progetto PLINIUS
1.1
Il Gruppo di Lavoro Lago di Como (GLLC)
1.1.1 Obiettivi
1.1.2 Metodo di lavoro
11
11
11
1.2
Presentazione del documento
1.2.1 Le finalità
1.2.2 La struttura
12
12
12
1.3
Aspetti normativi
1.3.1 La Direttiva Quadro sulla Qualità Ecologica delle Acque (Direttiva 2000/60/CE)
1.3.2 La normativa nazionale
1.3.2.1 Dal Decreto Legislativo 152/99 alla Legge Delega 308/04
1.3.2.2 Decreto del Presidente della Repubblica 470/82 Acque di balneazione
1.3.2.3 Decreto Legislativo 31/01 Acque destinate al consumo umano
1.3.3 Competenze regionali
1.3.4 Classificazione dei laghi
1.3.5 Legislazione svizzera
13
13
15
15
15
16
17
18
21
1.4
Il Lario e gli altri laghi profondi sudalpini
1.4.1 L’evoluzione limnologica dei grandi laghi sudalpini
1.4.2 Obiettivi di qualità dei grandi laghi sudalpini
21
21
24
SEZIONE 2. Le informazioni e le criticità
Elenco dei Capitoli della Sezione con i relativi Autori
27
2.1
28
28
28
28
28
29
29
31
32
32
34
34
34
34
36
38
41
42
Limnogeologia e morfometria del Lago di Como
2.1.1 Premessa
2.1.2 Inquadramento geografico e morfometria
2.1.2.1 Caratteristiche geografiche
2.1.2.2 Caratteristiche morfometriche del bacino idrografico
2.1.3 Inquadramento geologico
2.1.3.1 Costituzione geologica del substrato
2.1.3.2 Le ipotesi sull’origine del lago
2.1.3.3 Evoluzione geologica del Quaternario
2.1.3.4 Neotettonica e sismicità
2.1.4 Stato delle conoscenze sul bacino sommerso
2.1.4.1 Base dati
2.1.4.2 Il rilievo morfobatimetrico
2.1.4.3 Il rilievo sismico e i carotaggi
2.1.4.4 Morfologia e struttura del fondo lacustre
2.1.4.5 I sedimenti lacustri
2.1.5 Criticità
2.1.6 Azioni
I
Progetto PLINIUS
Indice
2.2
Clima, idrologia e idrodinamica lacustre
2.2.1 Clima
2.2.1.1 Stato delle conoscenze sul clima
2.2.2 Bilancio idrologico
2.2.2.1 Stato delle conoscenze sull’idrologia
2.2.2.2 Obiettivi
2.2.2.3 Dati utilizzati
2.2.2.4 Metodo d’analisi
2.2.2.5 Suddivisione in sottobacini
2.2.2.6 Definizione del contributo di ciascun sottobacino
2.2.2.7 Definizione del bilancio idrologico
2.2.3 L’idrodinamica lacustre
2.2.3.1 Stato delle conoscenze
2.2.3.2 Influenza dell’idrodinamica sull’ecologia lacustre
2.2.3.3 Termica e idrodinamica
2.2.4 Criticità
2.2.4.1 Clima
2.2.4.2 Idrologia
2.2.4.3 Idrodinamica lacustre
2.2.5 Azioni
2.2.5.1 Clima
2.2.5.2 Idrologia
2.2.5.3 Idrodinamica lacustre
43
43
43
45
45
46
46
46
48
48
48
51
52
53
54
56
56
57
57
48
57
58
58
2.3
Antropizzazione del territorio
2.3.1 Premessa
2.3.2 Calcolo dei carichi teorici
2.3.2.1 Dati utilizzati nell’analisi
2.3.2.2 Il metodo IRSA-CNR
2.3.3 Il carico civile
2.3.3.1 Dati relativi al collettamento alla rete fognaria
2.3.3.2 Metodi per la stima del carico civile
2.3.3.3 Valutazione del carico
2.3.4 Criticità
2.3.5 Azioni
59
59
60
60
61
65
65
66
68
68
70
2.4
Collettamento e depurazione nel Ramo Occidentale del Lario
2.4.1 Premessa
2.4.2 Stato delle conoscenze
2.4.2.1 Bacino depurativo Comodepur
2.4.2.2 Bacini depurativi minori
2.4.2.3 Impianto Comodepur
2.4.2.4 Piccoli impianti di depurazione
2.4.2.5 Stima dei carichi di fosforo derivanti da fonti antropiche
2.4.3 Osservazioni sullo scarico di sostanze pericolose
2.4.4 Criticità
2.4.4.1 Lacune informative
2.4.4.2 Lacune strutturali
2.4.5 Azioni
2.4.5.1 Azioni per ridurre le criticità ambientali
2.4.5.2 Indici di valutazione dei servizi di collettamento
2.4.5.3 Costi
71
71
71
72
74
74
74
76
76
77
77
78
78
78
79
80
2.5
Il caso di studio dei Torrenti Cosia e Breggia
2.5.1 Premessa
2.5.2 Il Torrente Cosia
2.5.3 Il Torrente Breggia
2.5.4 Valutazione dei contributi dei flussi di massa di nutrienti
82
82
82
84
85
II
Progetto PLINIUS
2.5.5
2.5.6
Indice
2.5.4.1 Fonti dei dati e criteri di elaborazione
2.5.4.2 Considerazioni sulla ripartizione dei contributi di nutrienti
Criticità
Azioni
85
86
89
90
2.6
Valutazione del carico di nutrienti dal bacino imbrifero
2.6.1 Premessa
2.6.2 Studi pregressi
2.6.3 Descrizione del metodo di calcolo dei carichi
2.6.3.1 Dati sperimentali utilizzati
2.6.3.2 Calcolo dei carichi
2.6.4 Bilancio dei nutrienti del lago
2.6.4.1 Carichi sperimentali dei principali affluenti
2.6.4.2 Carichi di fosforo che giungono al Lario nel Ramo Occidentale
2.6.5 Confronto dei risultati
2.6.6 Criticità
2.6.7 Azioni
2.7
Stato attuale ed evoluzione idrochimica e trofica del lago
2.7.1 Premessa
2.7.2 Stato delle conoscenze
2.7.2.1 Esame della bibliografia disponibile
2.7.2.2 Informazioni da ricerche sperimentali
2.7.3 Variazioni nel tempo delle concentrazioni dei nutrienti algali
2.7.3.1 Variazioni delle concentrazioni nelle stazioni di Argegno e Como
2.7.3.2 Arricchimento in azoto delle acque lacustri
2.7.4 Criticità
2.7.5 Azioni
2.7.5.1 Interventi
2.7.5.2 Studi
2.7.5.3 Monitoraggio
99
99
99
99
100
102
102
103
105
105
105
105
105
2.8
Stato attuale ed evoluzione delle biocenosi lacustri
2.8.1 Premessa
2.8.2 Stato delle conoscenze
2.8.2.1 Fitoplancton: analisi storica
2.8.2.2 Ftoplancton: situazione attuale
2.8.2.3 Zooplancton
2.8.2.4 Evoluzione recente del popolamento ittico
2.8.3 Criticità
2.8.4 Azioni
106
106
106
107
107
111
114
115
116
2.9
Microinquinanti e tossicità delle acque
2.9.1 Premessa
2.9.2 Stato delle conoscenze
2.9.2.1 Comparto acquoso
2.9.2.2 Sedimenti
2.9.3 Criticità
2.9.4 Azioni
117
117
117
118
121
124
124
2.10 Usi delle acque
2.10.1 Balneazione
2.10.1.1 Obiettivi
2.10.1.2 Aspetti sanitari
2.10.1.3 Attività di vigilanza e controllo sulle acque destinate alla balneazione
2.10.1.4 Indagini di laboratorio
2.10.1.5 Piani di miglioramento
2.10.1.6 Azioni
III
91
91
92
92
93
93
94
94
96
97
97
97
125
125
125
125
126
127
128
128
Progetto PLINIUS
Indice
2.10.2 Uso idropotabile
2.10.2.1 Approvvigionamento idropotabile nel Primo Bacino del Lago di Como
2.10.2.2 La presa d’acqua a lago a Punta Geno e il trattamento
2.10.2.3 Il controllo interno secondo il Decreto Legislativo 31/2001
2.10.2.4 La qualità dell’acqua distribuita
2.10.2.5 Criticità e azioni
2.10.3 L’attività di pesca
2.10.3.1 La pesca professionale
2.10.3.2 Criticità
2.10.3.3 Azioni
2.10.4 Uso idroelettrico e irriguo
2.10.4.1 Adda prelacuale
2.10.4.2 Adda postlacuale
2.10.4.3 Criticità
2.10.4.4 Azioni
129
129
130
131
132
132
134
134
136
136
136
136
136
137
137
SEZIONE 3. Inquadramento delle criticità e delle azioni
3.1
3.2
3.3
3.4
Le principali criticità dell’ecosistema lariano
Azioni conoscitive e di risanamento
Schede delle azioni
Dalle azioni alla formulazione dei Progetti Operativi
139
141
143
169
SEZIONE 4. Conclusioni e indirizzi operativi
4.1
4.2
4.3
La condivisione degli indirizzi operativi
Fase 2 del Progetto PLINIUS
Conclusioni
175
175
176
BIBLIOGRAFIA
ELENCO DELLE TABELLE
ELENCO DELLE FIGURE
ACRONIMI, UNITÀ DI MISURA, SIMBOLI E FORMULE USATE NEL TESTO
177
183
185
188
APPENDICE
I-Antologia bibliografica degli studi limnologici sul Lago di Como (1950-2004)
II-Elenco dei contributi inediti forniti al Progetto
192
200
Ringraziamenti
201
Membri del Gruppo di Lavoro
Esperti
End User
Stakeholder
202
IV
Progetto PLINIUS
V
Progetto PLINIUS
Presentazioni
PRESENTAZIONE DEL DOCUMENTO
PROVINCIA DI COMO
Il Lago di Como rappresenta per il nostro territorio un patrimonio storico e ambientale fondamentale
dal punto di vista sociale ed economico. La fruizione turistica e la crescita economica a essa collegata
sono imprescindibili dal risanamento e dalla valorizzazione dell’ambiente lacustre.
Il progetto PLINIUS nasce dall’esigenza di intervenire mediante un approccio interdisciplinare sulla
problematica legata all’inquinamento del Primo Bacino del Ramo Occidentale del Lago di Como al fine
da un lato di individuare le lacune conoscitive e le azioni di intervento per il risanamento delle acque e
dall’altro di attuare i progetti di fattibilità delle azioni prioritarie individuate, privilegiando il
raggiungimento dei migliori benefici a costi compatibili con una pianificazione a breve termine.
La Provincia di Como ha dato il suo appoggio all’iniziativa partecipando in modo attivo al Gruppo di
Lavoro interdisciplinare che si avvale di esperti dei vari settori preposti allo studio della qualità delle
acque provenienti dagli enti di ricerca e di esperti degli organi istituzionali deputati alla gestione del
territorio e coordinati dal Centro di Cultura Scientifica “A. Volta” di Como.
Il Gruppo di Lavoro si propone di raccogliere ed elaborare le informazioni disponibili sulla qualità delle
acque del Lago di Como e sullo stato dell’inquinamento e di produrre una proposta di progetto
concreto che consenta di avviare le azioni di risanamento e di tutela ambientale dell’ecosistema
lacustre, affrontando i problemi in un’ottica integrata lago-bacino idrografico.
Inoltre, il progetto si propone di affrontare tematiche ancora poco conosciute (portate degli immissari,
idrodinamica lacustre, microinquinanti organici, tossicità delle acque). In questa prospettiva, si pone
particolare attenzione all’individuazione delle criticità e delle azioni concretamente realizzabili per il
conseguimento dell’obiettivo di miglioramento della qualità delle acque.
Questo approccio multidisciplinare si configura come un modello di gestione integrata, condivisa e
partecipata di indirizzi e azioni, tale da poter essere applicato ad altre realtà territoriali regionali o
nazionali, operando in collaborazione con gli enti locali preposti alla programmazione, gestione e
fruizione del “sistema lago” e con tutti i soggetti a diverso titolo coinvolti in un’ottica di
razionalizzazione ed efficacia degli interventi.
Il progetto PLINIUS, infine, ha lo scopo di conseguire risultati durevoli nel tempo sia attraverso il
miglioramento delle conoscenze acquisite sia attraverso concreti interventi per la diminuzione
dell’inquinamento. Questi ultimi richiederanno il sostegno e l’impegno da parte delle istituzioni e da
parte degli enti locali. Il supporto che ne deriverà garantirà la prosecuzione delle azioni di
monitoraggio sugli interventi eseguiti e consentirà l’elaborazione di modelli previsionali, al fine di non
vanificare gli obiettivi raggiunti.
Francesco Cattaneo
Assessore Ecologia e Ambiente
Provincia di Como
VI
Progetto PLINIUS
Presentazioni
FONDAZIONE PROVINCIALE DELLA COMUNITÀ COMASCA
La Fondazione Provinciale della Comunità Comasca onlus è nata nel 1999 con l’intento di:
-
aiutare le persone a donare, rimuovendo ogni difficoltà
fare da ponte fra coloro che vogliono donare a favore di progetti di solidarietà, da realizzarsi nel
Comasco, e le Organizzazioni non profit che, con il prezioso operato dei loro volontari, possono
concretizzare questi progetti
e tutto questo al fine di migliorare la qualità della vita di coloro che abitano nella provincia di Como.
In soli sei anni la Fondazione ha:
erogato sul territorio provinciale ben 6,8 milioni di Euro finanziando oltre 650 progetti nel campo
dell’assistenza socio-sanitaria, del disagio giovanile, del sostegno agli anziani, della tutela del
patrimonio ambientale, storico e artistico della nostra provincia
raccolto donazioni per 3,5 milioni di Euro per la costituzione di Fondi patrimoniali.
Ed è proprio nella prospettiva di voler contribuire al miglioramento della qualità della vita nel nostro
territorio che la Fondazione ha deciso di finanziare il Progetto PLINIUS, mettendo a disposizione per
la sua realizzazione 38.000 Euro. Si tratta infatti di un progetto con il quale si vuole trovare una
soluzione concreta per riuscire finalmente a risanare il primo bacino del lago di Como.
La Fondazione, da sempre sensibile ai temi ambientali, vorrebbe con questo intervento portare
all’attenzione dell’opinione pubblica e degli enti competenti la necessità di ridurre il carico inquinante
del lago al fine di rendere la città di Como ancora più a misura d’uomo sia per chi vi abita sia per chi la
visita da turista.
PLINIUS ha già prodotto un primo risultato molto positivo: ha contribuito, con le donazioni pervenute
da parte di coloro che hanno creduto in questo progetto, per un totale di 7.600 Euro, all’incremento di
un Fondo patrimoniale ad oggi ammontante a 165.000 Euro e costituito presso la Fondazione per
finanziare ogni anno, con i suoi frutti, interventi per la salvaguardia dell’ambiente nelle nostre zone
così come pure per la tutela del patrimonio artistico di cui il Comasco è particolarmente ricco.
Franco Tieghi
Presidente
Fondazione Provinciale Comunità Comasca
VII
Progetto PLINIUS
Presentazioni
CAMERA DI COMMERCIO
E’ la prima volta che la Camera di Commercio si occupa di sfide ambientali e il motivo è molto
semplice. Contribuire al recupero della qualità del nostro lago è una responsabilità che l’Ente
Camerale sente, prima di tutto, come un obbligo etico. Como ha bisogno del lago, deve tornare a
sentirlo come il suo cuore pulsante e consegnarlo ai suoi figli perché in esso possano rigenerarsi.
Ma c’è un altro motivo. Ambiente significa anche sviluppo economico sostenibile e, da imprenditore,
non posso che condividere l’approccio che si è dato il Progetto PLINIUS. Come per un’impresa che si
trova in difficoltà, PLINIUS è partito dalla conoscenza chiara del problema, ha individuato le criticità e
infine ha proposto delle soluzioni, con una valutazione di fattibilità sia economica sia temporale.
Il Progetto è, in aggiunta, uno strumento indispensabile per le Istituzioni che devono essere in grado
di decidere, in ottemperanza alla legislazione e sulla base di un irrinunciabile approccio scientifico,
azioni concrete. Tutto questo è contenuto nel Progetto.
Di particolare interesse è anche l’attenzione che PLINIUS ha voluto focalizzare sul primo bacino del
ramo occidentale del lago, quello che innegabilmente soffre in maniera particolare, seguendo un
approccio ecosistemico. Mi auguro che, attraverso altri passi, il Progetto possa ampliarsi e contribuire
al recupero dell’intero Lago di Como.
La strada da percorrere è lunga, ma sono convinto che con questa iniziativa si stia imboccando la via
giusta. Lo sforzo che l’Amministrazione Provinciale sta compiendo è davvero lodevole e sono convinto
che il Progetto PLINIUS meriti di istituzionalizzarsi. Certamente la Camera di Commercio, che ha
creduto nella prima fase, è disposta a fare la sua parte per sostenere la fase successiva, ovvero la
realizzazione delle azioni. L’obiettivo di PLINIUS, la sua concretezza così come l’iniziativa
straordinaria delle Giornate Lariane per l’Ambiente della Provincia di Como e l’eccellente lavoro del
Centro Volta introducono un elemento etico che supera qualsiasi altra motivazione. La nostra città e il
nostro territorio devono riconoscersi in questa grande sfida che può essere davvero un grande
obiettivo condiviso, superando le sterili contrapposizioni politiche.
Mi auguro che si possano organizzare degli incontri annuali per trasmettere alla collettività lo stato
d’avanzamento delle azioni che PLINIUS propone e, perché no, che si possa rivedere nell’arco di un
periodo di tempo ragionevole il Lago di Como di nuovo balneabile. Como ha bisogno del suo lago e mi
piace, in chiusura della mia breve presentazione, proporre una provocazione. Perché non pensare al
Lago di Como come alla “piscina più grande d’Europa”? Si tratterebbe in definitiva di recuperare una
fruibilità che non dobbiamo ricercare nella “notte dei tempi”, ma che possiamo rintracciare
semplicemente ricordando i racconti dei nostri padri. Ecco allora la sfida. Credere in questa
provocazione e trasmettere al mondo un messaggio che potrebbe rappresentare il presupposto per un
futuro di crescita economica davvero sostenibile del nostro territorio.
Paolo De Santis
Presidente
Camera di Commercio di Como
VIII
Progetto PLINIUS
IX
Progetto PLINIUS
Premessa
PREMESSA
Da sempre l’intera comunità comasca riconosce nel Lario le proprie tradizioni e trova motore e
ispirazione per le numerose attività economiche, culturali e di svago che costituiscono una delle
peculiarità di eccellenza della Provincia di Como nel mondo e rappresentano per “la sua gente”
elementi irrinunciabili a garanzia di una buona qualità della vita.
La fruizione turistico/ricreativa e la crescita economica sono in generale il risultato di politiche di
conservazione e di valorizzazione dell’ambiente lacustre che devono mirare al raggiungimento di un
“buono stato di qualità delle acque”, come previsto dalla normativa italiana D.Lgs. 152/99 e dalla
Direttiva 60/2000/CE.
A tale scopo, il Centro di Cultura Scientifica “A. Volta” di Como, ente non profit che da oltre venti anni
promuove la ricerca e la diffusione della cultura scientifica e tecnologica a favore del territorio, sotto gli
auspici della Provincia di Como e con il sostegno della Fondazione Provinciale della Comunità
Comasca, nel mese di maggio 2005 ha dato avvio a un gruppo di lavoro interdisciplinare composto da
esperti di diversi settori riguardanti lo studio della qualità delle acque e appartenenti a vari enti di
ricerca (Istituto di Ricerca Sulle Acque-CNR di Brugherio, Istituto per lo Studio degli Ecosistemi-CNR
di Verbania Pallanza, Università dell’Insubria–Sede di Como, Università degli Studi di Milano,
Politecnico di Milano, Dipartimento del Territorio del Cantone Ticino) e a organi istituzionali deputati
alla gestione e al monitoraggio del territorio (Provincia di Como, ARPA di Como e Lecco, ASL della
Provincia di Como).
Il Gruppo di Lavoro Lago di Como (GLLC), raccogliendo ed elaborando il complesso di informazioni
funzionali al risanamento dell’intero ecosistema lacustre, è giunto a formulare una proposta
preliminare di progetto operativo, in accordo con le istituzioni competenti, per avviare le azioni di
recupero e di tutela ambientale del lago.
Il Gruppo di Lavoro ha concentrato la sua attenzione sul Bacino Occidentale del Lario e, in particolare,
sul Primo Bacino, affrontando i problemi con un approccio integrato “lago-bacino idrografico”. Tale
impegno ha dato luogo al Progetto PLINIUS (Progetto Limnologico INtegrato per Il recupero del ramo
di Como a un Uso Sostenibile e partecipato dell’ecosistema lariano)
Il Progetto PLINIUS, presentato per la prima volta in occasione della Seconda Edizione delle Giornate
Lariane per l’Ambiente tenutesi dal 3 al 5 Novembre 2005 a Villa Erba di Cernobbio, ha richiesto per la
sua realizzazione il lavoro di numerose persone che lo hanno accompagnato fiduciose lungo il
percorso. Innanzi tutto si ringraziano i componenti del Gruppo di Lavoro per la grande disponibilità, lo
spirito di confronto e la competenza. Essi hanno impegnato il loro tempo per un progetto che si
prefigge di fornire un forte impulso alla conoscenza dell’ecosistema lacustre, riavviando dopo un
quindicennio un ampio confronto sui processi, le criticità e le azioni richieste per il definitivo
risanamento.
Il lavoro degli esperti è stato agevolato dalla collaborazione ricevuta da ACSM S.p.A., Agenda 21
Como, Comodepur S.p.A., Comune di Comune, Consorzio dell’Adda, Assessorato Ecologia e
Ambiente della Province di Como e di Lecco, Assessorato Caccia e Pesca della Provincia di Como,
Punto Energia Como, dai Settori Risorse Idriche, Suolo e Risorse Naturali di ARPA Lombardia,
dall’Assessorato Reti e Servizi di Pubblica Utilità della Regione Lombardia, dal Dipartimento del
Territorio del Cantone Ticino e dall’Ufficio per la Natura e l’Ambiente del Cantone Grigioni. Il loro
contributo, infatti, si è dimostrato fondamentale per l’acquisizione di dati preziosi al fine di completare il
quadro informativo sul lago di Como.
Un particolare ringraziamento è rivolto agli Enti che hanno creduto nel Progetto PLINIUS a partire
dalla prima fase e ne hanno consentito la realizzazione tramite il proprio sostegno economico:
•
•
•
•
Assessorato Ecologia e Ambiente della Provincia di Como
Fondazione Provinciale della Comunità Comasca
Camera di Commercio di Como
Banca Intesa
1
Progetto PLINIUS
Premessa
Fortemente motivati dalla convinzione che la crescita economica del territorio non possa prescindere
dal risanamento e dalla valorizzazione del Lario, Provincia, Fondazione Comasca, Camera di
Commercio e Banca Intesa hanno rappresentato un fondamentale punto di riferimento per
raggiungimento degli obiettivi del Progetto. Costante e proficuo è stato, infatti, il confronto con il
Gruppo di Lavoro nell’intento di condividere appieno ogni passo lungo il percorso di evoluzione del
Progetto.
Un grazie sincero, pertanto, a tutti da parte del Centro Volta che, nel perseguire la propria missione di
promotore della ricerca scientifica, ha vissuto in questi mesi di lavoro occasioni di forte arricchimento
scientifico e umano.
Margherita Canepa
Responsabile Settore Ambiente
Centro di Cultura Scientifica
“A. Volta”
2
Progetto PLINIUS
Riassunto esteso
RIASSUNTO ESTESO
Il Rapporto PLINIUS nato da una raccolta aggiornata dello stato delle conoscenze riguardanti il Lago
di Como, focalizza l’attenzione sulle criticità che determinano la qualità delle acque del Primo Bacino
del Ramo Occidentale e suggerisce, in una serie di capitoli tematici, azioni che possono essere
avviate per il loro recupero in accordo con il Piano di Tutela e Uso delle Acque della Regione
Lombardia, i programmi di collettamento e depurazione delle Province, i programmi di monitoraggio
dell’ARPA Lombardia e dell’ASL e con le azioni previste dalla normativa elvetica.
Il Rapporto PLINIUS si sviluppa in un contesto interdisciplinare a scala di bacino idrografico (Fig. 1)
seguendo le linee indicate dalla Direttiva Europea sulla “Qualità Ecologica delle Acque” (Direttiva
60/2000/CE), che ha come finalità primaria il raggiungimento, entro il 2015, di un “buono” stato della
qualità di tutte le acque superficiali attraverso lo sviluppo di opportuni strumenti di indagine e
l’acquisizione di un complesso di informazioni idromorfologiche, socioeconomiche ed ecologiche
indispensabili per la definizione degli obiettivi di qualità.
Clima, idrologia e
idrodinamica lacustre
Limnogeologia
e morfometria
Antropizzazione e
uso del territorio
Evoluzione
idrochimica e trofica
Collettamento e
depurazione
Microinquinanti e
tossicità
Caso di studio
Cosia e Breggia
Evoluzione
biocenosi
Carichi di nutrienti
da bacino
Usi delle acque
Figura 1 - Esemplificazione del quadro tematico interdisciplinare considerato da PLINIUS per
l’individuazione delle azioni e dei progetti per il recupero della qualità delle acque del Lago di Como
(Si rimanda alla Figura 2.10.1 per i dettagli dell’immagine posta al centro del diagramma)
La conoscenza delle criticità
Limnogeologia, clima, idrologia e idrodinamica lacustre
Il Rapporto PLINIUS parte dall’analisi di un ampio spettro di determinanti fisiche, chimiche e strutturali
che causano le pressioni sull’ambiente e ne determinano lo stato di attuale lontananza dalle condizioni
di buona qualità, in termini biologici e sanitari. L’approfondimento interdisciplinare e integrato delle
informazioni muove dalla descrizione delle caratteristiche generali morfometriche e morfologiche del
lago e del suo bacino idrografico (Sez. 2 - Cap. 1). La costituzione geologica del substrato, i
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Progetto PLINIUS
Riassunto esteso
lineamenti di evoluzione recente, soprattutto quaternaria, e gli elementi di sismicità e neotettonica
costituiscono un patrimonio di conoscenza recentemente acquisito di rilevante valore. I primi dati
inediti sulle caratteristiche fisiche e sedimentologiche del ramo di Como, raccolti negli ultimi quattro
anni di ricerca dall’Università degli Studi dell’Insubria e comprendenti il rilievo morfobatimetrico di
dettaglio di alcune aree chiave del bacino, il rilievo sismico ad alta definizione nei rami di Como e
Lecco e 19 carote di sedimenti nel ramo di Como hanno permesso di ottenere carte batimetriche, con
curve isobate con equidistanza fino a 1 m, Modelli Digitali del Terreno (DTM) e rappresentazioni
tridimensionali prospettiche, che mostrano la topografia del fondo lacustre in estremo dettaglio. Le
prospezioni sismiche e i carotaggi forniscono, invece, una definizione molto precisa della struttura e
della composizione dei corpi sedimentari sublacustri. Ulteriori dati sulla sedimentazione lacustre sono
stati forniti dall’analisi diretta di carote di sedimento su cui sono state svolte analisi petrofisiche,
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sedimentologiche, mineralogiche, cronologiche con il metodo
Cs e con il metodo C, chimiche,
paleobotaniche e ambientali, che forniscono dati inediti e importanti sull’evoluzione recente del bacino
lacustre.
Questi studi hanno consentito la ricostruzione tridimensionale dei corpi sedimentari e della loro
struttura interna, l’ubicazione delle aree di affioramento di substrato roccioso sui versanti e dei
principali bacini di accumulo di sedimenti. Di notevole interesse è stata l’individuazione di due megatorbiditi, con spessori medi di 3 m e con volumi complessivi di 14 milioni di metri cubi, collegate a
franamenti sub-lacustri avvenuti in tempi storici, rispettivamente nel VI secolo dC e a metà del XII
secolo dC, lungo la scarpata meridionale della soglia che separa il ramo di Como dal resto del lago,
eventi la cui ricorrenza è ancora da indagare sia nella frequenza sia nella dimensione
fenomenologica.
Tra gli aspetti fisici un ruolo di riguardo ha l’interpretazione dell’idrodinamica lacustre in relazione ai
fattori meteo-climatici e idrologici (Sez. 2 - Cap. 2). L’analisi climatica è stata focalizzata sul regime
pluviometrico al fine di definire le entrate medie annuali dei principali immissari del lago. Tale dato di
grande importanza non è ancora disponibile in modo dettagliato a scala giornaliera. A oggi il grado di
strumentazione disponibile sul territorio non consente, infatti, di utilizzare un approccio diretto nello
studio delle dinamiche idrologiche del bacino. Per giungere a questo tipo di dettaglio è necessario
conoscere in modo preciso l’entità degli afflussi e disporre di dati di temperatura, radiazione solare,
velocità del vento e umidità relativa, organizzati in modo omogeneo e correttamente distribuiti sul
territorio, nonché di dati sperimentali, relativi alla portata dei principali immissari del lago, per validare
il modello utilizzato. Per ottenere un grado di conoscenza del sistema idrologico di questo tipo è
necessario l’ampliamento della strumentazione idrometrica e la calibrazione delle sezioni,
organizzando ed elaborando le informazioni climatiche, territoriali e idrologiche che vengono raccolte.
In questo rapporto, per definire l’entità dei contributi dei diversi immissari del Lago di Como per il
ventennio 1984-2004 e, in modo dettagliato, per l’ultimo quinquennio, non si è potuto procedere in
modo diretto alla stima della portata partendo dagli afflussi meteorici, dall’evapotraspirazione reale e
dalle eventuali perdite per infiltrazione o per gli apporti sotterranei, ma si è dovuto procedere in modo
indiretto ossia stimando il contributo di ciascun tributario in modo proporzionale rispetto agli afflussi
meteorici di ogni sottobacino. Quest’ultima procedura contiene ovviamente in sé una incertezza
maggiore di quella che si avvale delle misure sperimentali dirette.
L’analisi dei dati elaborati ha comunque permesso di definire gli elementi base del bilancio idrologico.
Il principale elemento è il Fiume Adda che da solo rappresenta più della metà delle entrate (54%),
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mentre il contributo complessivo del Ramo Occidentale è dell’8,4% (13,6 m s ). In ordine
3 decrescente, tra gli altri immissari del lago vanno segnalati, per la loro importanza, il Mera (21,6 m s
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), il Pioverna (6,8 m s ), il Breggia (3,8 m s ) ed il Varrone (3,6 m s ). Tutti i restanti sono da
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considerare corsi d’acqua idrologicamente minori, con portate medie inferiori a 3 m s .
Ancora più frammentaria rispetto all’idrologia è la conoscenza del regime idrodinamico delle acque
lacustri che risulta assolutamente insufficiente per descriverne i movimenti in un ambiente
morfometricamente complesso quale è il Lago di Como. La mancanza di un emissario naturale nel
Bacino Occidentale appare come la principale criticità idrodinamica del Primo Bacino del Lago di
Como, che implica tempi di residenza delle acque più elevati in questa porzione dell’ecosistema (12,7
anni) rispetto al bacino settentrionale (8,4 anni) e al bacino orientale (5,1 anni).
Un primo contributo alla conoscenza della fisica lacustre è dato dalle recenti misure condotte in
continuo attraverso un sistema in tempo reale installato nel Primo Bacino del Lago di Como (Lake
Diagnostic System, LDS). I dati raccolti consentono di descrivere in continuo l’evoluzione stagionale
della termica lacustre e di evidenziare l’estrema stabilità della colonna d’acqua del Bacino
Occidentale, che appare caratterizzata da scarso miscelamento verticale e orizzontale. La quiescenza
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Progetto PLINIUS
Riassunto esteso
e la stabilità delle acque nel Primo Bacino, che sono la causa primaria dell’accumulo di inquinanti,
hanno anche un ruolo fondamentale nella proliferazione di specie cianobatteriche potenzialmente
tossiche. Consistenti fioriture algali si verificano, ormai regolarmente, alla fine di ogni estate nelle
acque antistanti la Città di Como e trovano una spiegazione fisica diretta nella condizione sopra citata.
L’analisi effettuata mette in evidenza l’assoluta necessità di un approfondimento della conoscenza del
regime idrodinamico al fine di supportare l’interpretazione dei dati di qualità nonché la predisposizione
di modelli idrodinamici sul breve e sul lungo periodo. Solo il potenziamento di queste informazioni
permetterà, infatti, l’implementazione di un modello ecologico avanzato in grado di produrre scenari
dell’evoluzione della qualità del lago in funzione della riduzione delle sorgenti inquinanti distribuite sul
bacino idrografico. Tale strumento potrà avere anche una fondamentale importanza gestionale.
Un primo risultato dell’analisi delle condizioni idrodinamiche del Primo Bacino ha fatto emergere l’idea
che esistano le condizioni per l’applicazione di tecnologie innovative che favoriscano la riduzione del
tempo di ricambio delle acque del Primo Bacino del lago, al fine di mitigare l’eccessiva pressione
antropica gravante su questa porzione dell’ecosistema. Questo approccio, basato su un sistema di
miscelazione, è descritto tra le azioni contenute nella sezione 3 e rappresenta di per sé la prima tra le
proposte operative di PLINIUS che costituiranno l’ossatura della fase 2 del Progetto.
Antropizzazione, carichi di nutrienti da bacino, collettamento e depurazione
Il principale problema che affligge la qualità delle acque del Lago di Como è l’alterazione della trofia
(eutrofizzazione), che rappresenta anche la causa più rilevante d’alterazione dei corpi idrici in Europa.
Tale situazione è determinata dalla quantità di nutrienti che sono immessi annualmente nel lago
(carico), ma anche dalla modalità d’immissione, essendo quest’ultima distribuita in modo
disomogeneo o in relazione all’antropizzazione del territorio. L’agricoltura è tradizionalmente la
maggiore sorgente diffusa di nutrienti in Italia, ma nel caso del Lago di Como sono le aree urbane ad
avere il ruolo preponderante nella formazione del carico. Per individuare le aree responsabili
dell’eccesso di carico, nel Rapporto (Sez. 2 - Cap. 3) si conduce un’analisi utilizzando le informazioni
sull’uso del suolo e i dati socio-economici, con l’obiettivo di stimare i carichi teorici generati nel bacino
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imbrifero. Tale analisi ha portato a ottenere un carico teorico di fosforo di 274 P t a , di cui 64 P t a
nel Ramo Occidentale, un quarto del valore del carico dell’intero bacino. La pressione antropica
espressa in termini di rilascio areale di fosforo in questo Ramo si caratterizza per essere oltre 3 volte
superiore a quella del resto del bacino imbrifero. L’analisi porta a concludere che alla maggiore
pressione antropica cui è sottoposto il Ramo Occidentale dovrebbe corrispondere una struttura della
rete di collettamento dei reflui urbani più efficiente e meglio distribuita. Le indagini effettuate mostrano,
invece, una chiara inefficienza del sistema, con una capacità di collettamento che è pari circa solo alla
metà degli abitanti residenti e fluttuanti.
Un esame di dettaglio del ruolo della pressione antropica nel determinare la trofia del lago è data
dall’analisi del collettamento della città di Como. In questa analisi si è considerato lo stato delle reti
fognarie e si è valutata l’efficienza dei processi di depurazione delle acque (Sez. 2 - Cap. 4),
confermando le stime teoriche effettuate sulla base della distribuzione territoriale della popolazione. Al
dicembre 2004, la rete fognaria di Como serviva, potenzialmente, l’86,6% delle unità immobiliari,
mentre il restante 13,4% era costituito da abitazioni isolate attrezzate con fosse settiche. Le unità
immobiliari servite da fognatura separata erano il 60,5%. Il resto è risultato servito da reti miste dotate
di scolmatori di piena per la limitazione delle portate di pioggia addotte al depuratore. Il bacino
depurativo dell’impianto di depurazione della Comodepur S.p.A. serve un’area che comprende i
Comuni di Como, Lipomo, Tavernerio, Brunate, Cernobbio, Maslianico e parte del comune di
Grandate, per un totale di circa 117.000 abitanti residenti e oltre 95.000 abitanti equivalenti originati
dalle attività produttive.
L’indagine ha evidenziato che le principali criticità delle reti fognarie risiedono nei mancati
allacciamenti, peraltro non ancora ben quantificati, nel centro storico di Como. Per i Comuni con
scarichi afferenti al Bacino Occidentale del Lago di Como si stima che solo l’8% degli abitanti (circa
3.000 su 35.700) non siano ancora serviti da fognatura e circa il 43% non siano ancora serviti da
depuratori (percentuale destinata a diminuire con all’avviamento di alcuni depuratori in corso di
ultimazione).
Complessivamente la stima dei carichi di fosforo addotti a lago attraverso questa stima conduce a
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ottenere un valore di circa 51,7 P t a (di cui 15,6 P t a provenienti da scolmatori di piena e 9,5 P t a
derivanti dallo scarico dell’impianto di Comodepur).
Un ulteriore contributo alla conoscenza della distribuzione dei carichi di nutrienti che determinano la
trofia lacustre è dato dall’analisi degli apporti dei torrenti Breggia e Cosia, i principali vettori di
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Progetto PLINIUS
Riassunto esteso
inquinamento del Ramo Occidentale del Lario, scelti come casi di studio per esemplificare la
complessità nella valutazione delle pressioni sul lago (Sez. 2 - Cap. 5). Gli scarichi che maggiormente
contribuiscono al carico inquinante di questi fiumi sono quelli provenienti dagli impianti di depurazione
di Como (I), Ronago (I), e Pizzamiglio (CH). Un ruolo non indifferente è, tuttavia, rivestito anche da
piccoli e numerosi scarichi di acque reflue urbane e domestiche non collegate al servizio di
depurazione. Uno studio dell’ARPA Lombardia, Dipartimento di Como e Provincia di Como relativo al
periodo Febbraio 2004 - Gennaio 2005 ha descritto la variazione dello stato ambientale dei torrenti
lungo il loro corso e ha tracciato un quadro complessivo del contributo relativo delle varie fonti di
contaminazione, servendosi del flusso di massa per alcuni parametri ritenuti significativi (COD
“Domanda Chimica di Ossigeno”, fosforo totale, azoto totale). Per ciascuna immissione indagata, sia
che si tratti di vero e proprio scarico o di corso d’acqua contaminato, lo studio ha fornito anche una
semplice classificazione (“molto inquinato”, “mediamente inquinato”, “poco inquinato”) in base a un
giudizio critico elaborato autonomamente interpolando criteri contenuti nel D.Lgs. 152/99 e s.m.i..
Assemblando i risultati delle analisi sui punti indagati mensilmente lungo i due torrenti (5 sull’asta
principale e 16 immissioni per il Cosia; 2 sull’asta principale e 8 immissioni sul Breggia) con quelli
forniti dalle autorità elvetiche, è stato possibile stabilire un bilancio sommario tra flussi di massa rilevati
alla foce dei due torrenti e flussi di massa parziali derivanti dalle varie immissioni. Alla luce dei risultati
ottenuti e delle informazioni raccolte sono state individuate le principali criticità riguardanti Cosia e
Breggia, tra le quali la difficoltà di monitorare alcuni punti di significativa importanza per una stima
completa dei carichi apportati al Primo Bacino del Lago di Como, nonché la difficoltà di misurare la
portata dovuta a problemi di accessibilità dei due torrenti.
Come diretta conseguenza delle criticità riscontrate, le azioni da svolgere, comprendono sia
l’intensificazione del monitoraggio per implementare le conoscenze quali-quantitative finora raccolte
sia l’installazione di idrometrografi per la misurazione della portata alla foce dei due torrenti. La misura
della portata costituisce, infatti, un dato indispensabile per garantire una esaustiva informazione sui
carichi di inquinamenti.
La stima dei carichi di nutrienti (specificatamente i composti del fosforo e dell’azoto) che pervengono
al Lago di Como dal bacino imbrifero ha rappresentato un punto fondamentale per il Progetto
PLINIUS, poiché tale stima (Sez. 2 - Cap. 6) costituisce un riferimento per la pianificazione gestionale
e per la valutazione dell’evoluzione dello stato trofico delle acque. Il Gruppo di Lavoro ha condotto il
calcolo teorico dei carichi su due livelli: a scala di intero bacino e a scala più ridotta focalizzando sul
Ramo Occidentale e dando ampio spazio all’analisi delle sorgenti puntiformi. A questa analisi si
affianca quella del calcolo sperimentale realizzato utilizzando le misure effettuate nell’ultimo
quinquennio (2000-05) dall’ARPA Lombardia, Dipartimento di Como, su 11 immissari e dal
Dipartimento di Lecco sull’emissario del lago. I carichi degli affluenti sono stati ottenuti utilizzando sia i
dati delle portate istantanee direttamente misurate dall’ARPA al momento del prelievo, sia quelli
ricavati attraverso la valutazione teorica del bilancio idrologico del lago, effettuata tramite la stima dei
deflussi degli affluenti e delle fasce perilacuali. I risultati ottenuti, confrontati con quelli pregressi degli
ultimi 15 anni e con quelli riportati nella Relazione Generale del Piano di Tutela e Uso delle Acque
della Regione Lombardia hanno fornito una stima sufficientemente esaustiva del carico totale che
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annualmente è risultato ammontare a 265 t a per il fosforo (P) e di 7871 t a per l’azoto (N), con una
ritenzione a lago del 74% e del 33%, rispettivamente.
I carichi ottenuti mostrano comunque ancora incertezze importanti dovute a carenze strutturali, quali la
mancanza di una diffusa rete di rilevamento dei livelli idrometrici nei principali affluenti del lago, che
costringe al ricorso di modellizzazioni idrologiche in grado di indurre approssimazioni sia nelle
relazioni concentrazioni-portate sia nel bilancio di massa. Esiste, inoltre, una mancanza conoscitiva
dei carichi in condizioni di portata estrema. Tale lacuna può, a sua volta, influire notevolmente sul
bilancio di massa complessivo.
Va, infine, sottolineato che proprio nel Bacino Occidentale, area nella quale l’antropizzazione è la più
elevata del territorio lariano, l’entità assoluta dei carichi appare molto più incerta che in altre aree, con
una conseguenza significativa nei confronti delle misure da attivare per il recupero delle acque del
Primo Bacino antistante la città di Como.
Stato chimico, biologico ed ecotossicologico delle acque lacustri
Completata la descrizione quantitativa delle pressioni derivanti dal bacino idrografico, l’attenzione del
Rapporto si è spostata verso la valutazione dello stato chimico e biologico delle acque pelagiche (Sez.
2 - Cap. 7).
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Progetto PLINIUS
Riassunto esteso
Lo stato trofico del lago, descritto sulla base delle concentrazioni di nutrienti algali, porta a una
classificazione generale di mesotrofia, mentre sensibile appare l’inquinamento nel Primo Bacino del
Ramo Occidentale, che risente degli scarichi derivanti dalle attività produttive della città di Como e
delle sfavorevoli condizioni idrologiche accennate in precedenza. L’evoluzione nel tempo delle
concentrazioni di fosforo evidenzia che il lago ha subito, a partire dagli anni ’60, un progressivo
peggioramento della qualità delle acque in relazione al fenomeno di eutrofizzazione che ha raggiunto
condizioni di netta eutrofia nella seconda metà degli anni ’70. Successivamente le condizioni sono
migliorate giungendo alla attuale situazione di mesotrofia e anche le differenze fra il livello di
inquinamento delle stazioni di Como e Argegno si sono attenuate a partire dagli anni ’80, ma
persistono tuttora in termini di fosforo totale, clorofilla, trasparenza ecc..
Lo stato chimico delle acque lacustri è esaminato anche da altri punti di vista, tra i quali meritano un
cenno particolare le concentrazioni dei nitrati. Esse risentono in misura notevole degli apporti
atmosferici che nel periodo 1960-2005 hanno presentato un forte aumento, analogamente a quanto
riscontrato nei vicini laghi Maggiore e di Iseo.
Strettamente collegata allo stato chimico è l’analisi dello stato biologico che si effettua attraverso la
valutazione del numero (le abbondanze) e delle composizioni della popolazione di fitoplancton, di
zooplancton e dei pesci (Sez. 2 - Cap. 8). I popolamenti fitoplanctonici, fortemente condizionati dalle
condizioni trofiche del corpo lacustre, hanno subito cambiamenti a livello di composizione in specie e
di dominanza relativa in risposta al peggioramento dello stato di trofia del lago. A cavallo tra gli anni
’70 e ’80, al culmine del processo di degrado, specie di cianobatteri potenzialmente tossiche, quali
Planktothrix rubescens e Microcystis aeruginosa, hanno avuto un peso notevole nella comunità algale
e hanno dato luogo a significativi fenomeni di fioritura. In particolare si è assistito, soprattutto nella
baia di Como, a fioriture cicliche del cianobatterio Microcystis aeruginosa visibili anche a occhio nudo
perché concentrate negli strati superficiali. Tuttavia, tali fioriture si sono presentate anche in altri punti
del bacino lariano.
Il lento miglioramento dello stato chimico del lago e, in particolare, la diminuzione delle concentrazioni
di fosforo totale hanno comportato una diminuzione dei valori di produzione algale, ma non ha
provocato variazioni significative dal punto di vista della composizione in specie della comunità. La
comprensione dei fattori scatenanti e della distribuzione del popolamento algale è evidentemente
legata al regime idrodinamico del lago che determina la disponibilità da parte di queste specie dei
nutrienti e della luce. E’ necessario, pertanto, conoscere le forzanti idrodinamiche incrementando le
misure, durante i periodi di massima produttività, con l’ausilio di strumenti in continuo che permettano
di seguire la dinamica delle fioriture. Va, infatti, rilevato che le concentrazioni elevate di specie
potenzialmente tossiche costituiscono la più importante criticità per l’utilizzo a scopo balneare e
potabile delle acque del Lario.
L’analisi dei dati relativi ai popolamenti zooplanctonici ha evidenziato la diminuzione nell’ultimo
decennio delle specie legate a stati di trofia più elevati, quali il cladocero Daphnia hyalina, con un
aumento di quelle tipiche di ambienti caratterizzati da basse concentrazioni di nutrienti, come il
copepode Eudiaptomus padanus. Anche i popolamenti zooplanctonici testimoniano, comunque, che
esiste un gradiente trofico tra il sottobacino occidentale e quello orientale.
Per completare lo stato delle conoscenze della qualità delle acque lacustri non poteva mancare la
valutazione della contaminazione da microinquinanti organici e da metalli (Sez. 2 - Cap. 9), anche se
gli ultimi dati disponibili risalgono al periodo compreso tra la fine degli anni ’80 e l’inizio degli anni ’90.
Per quanto riguarda il comparto acquatico queste ricerche avevano evidenziato la presenza di
sostanze potenzialmente pericolose sia per la salute umana sia per la vita acquatica, soprattutto nel
Primo Bacino del Ramo Occidentale dove si concentrano le principali fonti inquinanti. Le analisi dei
sedimenti hanno, inoltre, dimostrato la presenza di composti persistenti e bioaccumulabili di cui
dovrebbe essere valutata la pericolosità attraverso lo svolgimento di appropriati test di ecotossicità e
che dovrebbero essere monitorati anche nel comparto ittico.
Appare, quindi, evidente la necessità di aggiornare e approfondire le indagini sui microinquinanti
tenendo conto dell’uso multiplo delle acque cui è sottoposto il Ramo di Como e delle potenzialità
tossiche di queste sostanze.
Usi delle acque lacustri
L’analisi degli usi cui sono destinate le acque del Lago di Como completa la sezione del Rapporto
dedicata all’identificazione dello stato e delle criticità (Sez. 2 - Cap. 10), mettendo in relazione ogni
possibile utilizzo con quantità e qualità della risorsa disponibile. Un miglioramento della qualità delle
acque ha inevitabilmente ricadute positive sugli usi.
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Progetto PLINIUS
Riassunto esteso
In particolare, il tema della balneazione delle acque rappresenta un elemento irrinunciabile per la
crescita economica del territorio lariano. Dal 1 aprile al 30 settembre di ogni anno, l’ASL della
Provincia di Como effettua misure e preleva campioni d’acqua in diversi punti dei laghi del territorio e li
sottopone a una serie di analisi per verificarne la balneabilità. Di norma sono eseguiti due prelievi al
mese per ciascun punto. I parametri da indagare e i requisiti delle acque di balneazione sono fissati
dalla normativa vigente. Particolarmente importante è la valutazione dei parametri microbiologici che
consiste nella ricerca di microrganismi come i batteri (coliformi e streptococchi), la cui presenza è
indice di contaminazione delle acque da parte di scarichi fognari e, quindi, segno di pericolosità per la
salute umana. Durante la stagione balneare, l’ASL esegue altresì mensilmente controlli specifici sulla
tipologia e sullo stato del popolamento algale in rapporto a un possibile rischio sanitario, con
particolare attenzione ad alcune Cianoficee che producono tossine potenzialmente pericolose per
l’uomo. Un punto del lago è dichiarato “balneabile” se le analisi hanno dato esito favorevole per tutti i
parametri microbiologici, fisici e chimici previsti dalla legge; al contrario è considerato “non balneabile”
se i prelievi hanno dato esito sfavorevole anche per un solo parametro considerato. I risultati possono
modificarsi nel corso della stagione balneare: il giudizio di “non balneabile” cambia temporaneamente
in “balneabile” quando due campionamenti consecutivi danno esito favorevole.
Nel Rapporto sono riportati i risultati dei campionamenti effettuati nell’anno 2005 che appaiono in linea
di massima analoghi a quelli del 2004. Sono altresì riportati i risultati di 12 punti, da Argegno a Sorico,
campionati a livello conoscitivo per la reintroduzione per l’anno 2006, segnalando che buona parte di
essi (80% circa) ha dato un esito analitico favorevole. Da ciò ne consegue la proposta per l’anno 2006
di ripristino della valutazione della balneabilità del Primo Bacino del Lago di Como, sospesa da circa
10 anni a causa di esiti costantemente sfavorevoli, e, nel contempo, di ripristino del monitoraggio
algale.
Tra gli usi delle acque in diversi comuni rivieraschi del Lago di Como un ruolo preminente ha il
prelievo delle acque a scopo idropotabile. Nel Rapporto, in conseguenza dello stato di qualità delle
acque del Primo Bacino del Ramo Occidentale del Lago di Como, una particolare enfasi è data ai
prelievi dell’acquedotto del Comune di Como, gestito dall’Azienda ACSM S.p.A., le cui fonti di
approvvigionamento consistono in acque di falda (pozzi) e acqua del lago. La presa d’acqua a lago è
situata al largo di punta Geno a una profondità di 45 m e a una distanza di 130 m dalla riva. L’impianto
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di trattamento per la potabilizzazione “Baradello” ha una potenzialità di 600 L s . Il controllo della
qualità dell’acqua potabile distribuita è effettuato mediante l’analisi dei parametri chimico-fisici e
microbiologici previsti dal decreto legislativo 31/2001. Nel corso del 2006 nel protocollo di analisi sarà
inserita anche la ricerca del parametro “clorofilla a” e, in caso di campioni positivi, la ricerca
immunoenzimatica di “microcistina”. Le analisi saranno effettuate su campioni settimanali in ingresso
e in uscita dall’impianto di trattamento.
La pesca, professionale e dilettantistica, rappresenta una significativa risorsa economica e turistica del
Lago di Como. I dati relativi all’andamento della pesca professionale nell’ultimo decennio delineano un
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quadro sostanzialmente positivo. Il pescato globale del Lago di Como oscilla tra le 145 e le 199 t a
ed è in gran parte composto da specie pelagiche (Coregoni e Agone) di notevole pregio commerciale.
Gli operatori del settore operanti nel ramo di Como sono 21, pari a poco meno di un terzo del totale
(65 unità) che opera sul Lario.
I pescatori dilettanti che frequentano il Bacino Occidentale non possono, invece, essere quantificati
con precisione, ma assommano senz’altro a diverse migliaia. Il Ramo Occidentale del Lago di Como
riveste, inoltre, un ruolo di particolare importanza per la pesca sportiva. Rappresenta, infatti, la
porzione di lago che si raggiunge più facilmente dalle aree a maggiore densità di popolazione (Como
città, Brianza e Nord milanese).
Escludendo le criticità specifiche del settore, la cui soluzione dipende esclusivamente dalle politiche di
gestione della pesca, il Rapporto evidenzia una problematica la cui soluzione coinvolge anche altri
utilizzatori della risorsa acqua e riferisce dei fattori che minacciano il buon esito della riproduzione
naturale delle specie ittiche a riproduzione litorale litofila (Coregone lavarello, Alborella, Cavedano).
Nello specifico, i danni da moto ondoso e la predazione delle uova da parte degli uccelli acquatici
semi-addomesticati sono le criticità che meritano di essere approfondite attraverso una specifica
azione conoscitiva.
Tra gli usi quantitativamente rilevanti delle acque del Lago di Como non può essere tralasciato
l’utilizzo a scopo idroelettrico. Si preleva acqua nel bacino dell’Adda a monte del lago per mezzo della
creazione di serbatoi artificiali e a valle attraverso la regolazione della diga di Olginate (LC), a scopo
principalmente irriguo durante l’estate e idroelettrico durante l’inverno. La regolazione dei serbatoi
alpini esercita un effetto sensibile sui deflussi: a livello mensile il 6,2% del deflusso naturale annuo è
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Progetto PLINIUS
Riassunto esteso
immagazzinato in estate e rilasciato in inverno, a beneficio degli impianti idroelettrici alpini, riducendo
in questo modo le portate di piena e aumentando le portate di magra dell’Adda, mentre la regolazione
del Lago di Como a Olginate si sovrappone a quella dei serbatoi alpini, in buona parte
compensandone gli effetti. Il Consorzio dell'
Adda, attraverso la concessione di una fascia di
3
regolazione del livello della diga di 170 cm, è in grado, quindi, di immagazzinare 246,5 milioni di m .
Tale volume accumulabile è circa un ventesimo dell’acqua che transita dal Lago di Como in un anno
ed è ormai ridotto a causa del fenomeno di subsidenza della città di Como.
La regolazione dei livelli del lago incide in modo ridotto sul tempo di ricambio delle acque, essendo il
volume utile alla massima regolazione di due ordini di grandezza inferiore rispetto al volume medio del
lago, e di conseguenza non è in grado di influire in maniera determinante sullo stato di qualità delle
acque. Le criticità maggiori emergono, invece, in relazione al rischio di inondazione in quanto il limite
superiore di regolazione (+120 cm) è prossimo al livello di rischio, perlomeno per alcune zone
particolarmente depresse come Piazza Cavour a Como. E’ evidente che un intervento strutturale,
mirato alla salvaguardia di questa realtà potrebbe risolvere in maniera radicale il problema delle piene.
Alle regolazioni dei livelli, infine, si riallacciano i problemi connessi alla salvaguardia della schiusa
delle uova di alcune specie ittiche, che necessiterebbero un livello del lago costante in alcuni periodi
dell’anno. Di fondamentale importanza è, inoltre, garantire il deflusso minimo vitale dell’Adda
sublacuale in modo tale che siano conservati i quantitativi d’acqua necessari sia per vita biologica del
fiume sia per le richieste idriche per la produzione di energia elettrica e scopi irrigui.
Le azioni
Il Progetto PLINIUS partendo dalle criticità dell’ecosistema lariano, sottolineate nei diversi capitoli
tematici del Rapporto, ha sviluppato 21 azioni indirizzate prevalentemente a colmare lacune
conoscitive pregiudiziali nella corretta valutazione di importanti fenomeni ambientali (instabilità dei
sedimenti, idrologia, idrodinamica lacustre, fioriture di alghe tossiche, presenza di microinquinanti
ecc.) e di risanamento, perché indirizzate alla pianificazione di interventi volti al recupero della qualità
delle acque. Ogni azione, sia essa di carattere conoscitivo sia essa d’intervento, è corredata da una
sintetica scheda tecnico-descrittiva con una valutazione dei costi e dei benefici attesi per l’ecosistema
lacustre. Le azioni, condivise sia all’interno del GLLC sia insieme a end user e stakeholder, si
propongono di dare risposte in raccordo con le strategie di risanamento Istituzionali, quali quelle
previste dal Piano di Tutela e Uso delle Acque della Regione Lombardia, sviluppando aspetti che non
trovano un’adeguata attenzione e/o sono poco considerati.
Le azioni sono aggregate in quattro campi tematici (fisica, infrastrutture, qualità, sanità/usi) cui fanno
capo le pressioni fisico-chimiche e antropiche, le azioni di risanamento, lo stato chimico ed ecologico
del lago e l’utilizzo delle acque. Ciascuna azione, per il carattere interdisciplinare proprio del progetto,
trova motivazione in più capitoli tematici in un intreccio che rende comprensibile come esista la
necessità di affrontare i problemi della qualità delle acque del Lario a scala ecosistemica, come
previsto dalla Direttiva 60/2000/CE.
I progetti
Le diverse azioni sono organizzate in 9 Progetti Operativi che saranno attivati nella Fase 2 del
Progetto PLINIUS. L’aggregazione delle azioni in progetti ha consentito di formulare proposte
concrete per la soluzione delle criticità evidenziate dal Gruppo di Lavoro.
Ciascun progetto nasce dalla aggregazione delle azioni specifiche per rispondere a una determita
criticità. Inoltre, in ogni progetto si sono evidenziate le relazioni tra le azioni specifiche e altre azioni,
non strettamente legate in termini di contenuti operativi, ma che potrebbero indirettamente beneficiare
dei risultati ottenuti. Alcuni Progetti hanno una valenza conoscitiva, altri una valenza più operativa
finalizzata al risanamento delle acque. In questa sede, i Progetti Operativi saranno presentati
sinteticamente, poiché la loro stesura di dettaglio è prevista nella Fase 2 di PLINIUS.
9
Progetto PLINIUS
10
Progetto PLINIUS
SEZIONE 1. Il Progetto Plinius
SEZIONE 1. Il Progetto PLINIUS1
Il Progetto PLINIUS si inserisce tra le iniziative per la tutela ambientale dell’Assessorato Ecologia e
Ambiente della Provincia di Como e ha ottenuto l’importante cofinanziamento della Fondazione
Provinciale della Comunità Comasca. A Provincia e Fondazione si sono unite Camera di Commercio
di Como e Banca Intesa che hanno condiviso la necessità di avviare uno studio sulla situazione
ambientale del Primo Bacino del Ramo Occidentale del Lago di Como. Il Gruppo di Lavoro costituito
dal Centro Volta si è avvalso, altresì, della collaborazione di utenti finali (end user) e dei gestori
istituzionali (stakeholder) per mettere in luce le criticità che determinano lo stato di limitata qualità
delle acque del lago. Su tale base, l’obiettivo primario del Progetto PLINIUS è consistito
nell’individuare le azioni da intraprendere per il raggiungimento di un buono stato ecologico delle
acque, con l’obiettivo finale di ridare alla popolazione comasca la piena fruibilità ambientale ed
economica del lago.
1.1
IL GRUPPO DI LAVORO LAGO DI COMO (GLLC)
1.1.1
OBIETTIVI
L’analisi svolta dal Gruppo di Lavoro Lago di Como (GLLC) ha fatto riferimento ad attività già in corso
ma scarsamente coordinate, che sembravano destinate ad attuarsi con tempi diversi rispetto alle
richieste del territorio. In tale ottica, il GLLC ha raccolto l’insieme delle conoscenze sui fattori di
pressione naturale e antropica che agiscono sul lago integrandoli secondo un approccio ecosistemico.
Ciò ha consentito di evidenziare le lacune conoscitive e le azioni primarie di risanamento richieste per
il raggiungimento di un “buono stato di qualità delle acque” del Lario.
ll Progetto PLINIUS ha rivolto in particolare la propria attenzione al risanamento del Primo Bacino del
Ramo Occidentale del Lago di Como, partendo da una visione d’insieme basata su dati e informazioni
complessive raccolte a scala di bacino, affrontando tematiche poco note e cercando di fornire
contributi mirati per colmare alcune lacune conoscitive. La focalizzazione al Primo Bacino del Ramo
Occidentale nasce dal fatto che le acque del Bacino Comasco, nonostante una generale tendenza al
miglioramento dello stato trofico del Lario, per la peculiare idromorfologia del lago e per l’asimmetrica
distribuzione delle pressioni antropiche, restano la sede dei maggiori processi eutrofici nonché la
maggiore sede di accumulo degli inquinanti, presenti in quantità tale da influenzare l’intero sistema
pelagico. PLINIUS si configura, quindi, come un modello di gestione integrata, condivisa e partecipata
di indirizzi e azioni proiettate a scala di intero bacino idrografico, tale da poter essere applicato ad altre
realtà territoriali regionali o nazionali.
Il Progetto PLINIUS si articola in 2 fasi, ciascuna delle quali si pone i seguenti obiettivi:
FASE 1: individuare le lacune conoscitive e le azioni prioritarie di intervento in grado di incidere sul
recupero delle situazioni critiche legate alla circolazione dei nutrienti e dei microinquinanti
nelle acque, ponendo particolare attenzione ai costi di massima ai benefici.
FASE 2: attuare “progetti dettagliati di fattibilità” che aggreghino e diano concreta attuazione alle
azioni individuate nella Fase 1, privilegiando il raggiungimento dei migliori benefici a costi
compatibili con una pianificazione a breve/medio termine.
1.1.2
METODO DI LAVORO
Il Gruppo di Lavoro, analizzando criticamente i dati editi e inediti sullo stato di qualità delle acque
fluviali e lacustri, ha messo in luce le lacune conoscitive e le criticità esistenti sia sul piano conoscitivo
sia su quello strutturale. Sulla base di questa analisi sono state individuate le azioni prioritarie e
indispensabili per accelerare il processo di recupero del Lago di Como. Tali azioni sono presentate in
1
L’acronimo PLINIUS è stato scelto pensando all’illustre figura del letterato romano Plinio il Vecchio nato a Como nel 23 dC e
autore della Naturalis Historia, un’opera enciclopedica in cui egli cercò di dare sistematicità al sapere del proprio tempo,
concentrando l’attenzione soprattutto sulle informazioni di tipo scientifico e pseudoscientifico.
11
Progetto PLINIUS
SEZIONE 1. Il Progetto Plinius
forma di Schede Tecniche in cui sono sinteticamente indicate: la tipologia, il luogo, le modalità, i costi
di massima e le risposte attese, nonché la durata.
A garanzia della continuità e della realizzazione effettiva del progetto nelle sue fasi, fin dall’inizio si
sono condivisi indirizzi e obiettivi con un Gruppo di Supporto costituito dai principali attori locali
(ACSM, Agenda 21, Comodepur, Consorzio dell’Adda) e dalle Istituzioni preposte alla
programmazione, gestione e fruizione del “sistema lago” (Comune di Como, Provincia di Como e
ATO, ARPA Lombardia, Regione Lombardia).
Il Progetto PLINIUS si inserisce, inoltre, in una prospettiva di valorizzazione della vocazione turistica
dell’intero territorio lariano, cui l’Amministrazione Provinciale di Como, unitamente alle Province di
Lecco e Sondrio, rivolgono la massima attenzione.
Lo sviluppo ideale del lavoro condotto ha portato a identificare la necessità di una seconda fase nella
quale potranno essere individuati tutti gli strumenti operativi adatti ad allineare le azioni agli indirizzi
istituzionali tracciati nel recente Piano di Tutela e Uso delle Acque della Regione Lombardia (Regione
Lombardia 2004). Contestualmente, come suggerito dalla Regione stessa, si ritiene possibile in
questa prospettiva dare avvio alla proposta di inquadrare il progetto nello strumento istituzionale
“Contratto di lago” (L.R. 12 dicembre 2003, n. 26; Art. 45. Comma 9), forma di intervento condiviso per
una gestione integrata delle acque.
1.2
PRESENTAZIONE DEL DOCUMENTO
1.2.1
LE FINALITÀ
1.2.2
LA STRUTTURA
Questo documento ha la finalità di raccogliere la sintesi delle informazioni interdisciplinari considerate
dal GLLC e spazia dagli aspetti fisici, morfometrici e idrologici a quelli della qualità chimica e biologica,
agli aspetti strutturali di contenimento degli impatti antropici e, infine, a quelli della qualità idropotabile
e della balneazione delle acque.
L’analisi è sviluppata seguendo come linea ideale il modello "Determinanti - Pressioni - Stato Impatti - Risposte" (DPSIR), concepito dall'
Agenzia Europea dell'
Ambiente per la redazione del
Primo Rapporto sullo Stato dell'
Ambiente (EEA 1992). In tale modello l'
informazione ambientale è
acquisita attraverso i fattori sottesi e connessi al trend di sviluppo che influenzano le condizioni
ambientali (Determinanti, D), utili per individuare le relazioni esistenti tra i fattori responsabili delle
pressioni e le pressioni stesse, per aiutare i decisori nell'
identificare le fonti di esternalità negative su
cui intervenire per ridurre le problematiche ambientali; le variabili direttamente responsabili del
degrado ambientale (Pressioni, P), che servono per individuare e quantificare le cause che
comportano cambiamenti nello stato ambientale; gli indicatori che delineano le condizioni in cui versa
l'
ambiente all'
istante considerato (Stato, S) e permettono di valutare il grado di compromissione; le
relazioni causa-effetto tra pressioni e stato (Impatti, I) ed infine gli sforzi operativi (Risposte, R) che la
società (politici, decisori, pianificatori ecc.) deve compiere per migliorare la qualità della vita e
dell'
ambiente.
La finalità principale del documento è, quindi, quella di descrivere le criticità ambientali individuate
dal GLLC, quale sintesi dell’analisi dello stato delle acque lacustri e dei fattori che determinano le
attuali pressioni e di presentare le azioni necessarie per rimuovere gli impatti individuando
progettualità operative, inquadrate nel contesto generale delle risposte pianificatorie dei decisori,
che si possono realizzare per contribuire ad accelerare il risanamento delle acque del Lago di Como.
In questa sede si sottolinea che il Progetto PLINIUS da un lato persegue una finalità di supporto e di
eventuale integrazione delle azioni pianificate dagli enti regionali (Piano di Tutela e Uso delle Acque,
Regione Lombardia 2004) e locali (ATO; Agenda 21 ecc.) e dall’altro svolge anche una autonoma e
innovativa azione di collegamento tra la ricerca scientifica e le necessità di recupero della qualità
dell’ecosistema lacustre. In tale ottica il GLLC, raccogliendo in sé le principali strutture scientifiche e di
controllo ambientale che operano sul lago e avvalendosi del coinvolgimento esterno di end-user e
stakeholder, ha fornito il proprio indispensabile supporto di indirizzo per la focalizzazione a livello
locale dei temi affrontati, favorendo la riduzione delle sovrapposizione operative di indirizzo.
In sintesi si può concludere che l’azione di PLINIUS va intesa in una direzione “dal basso verso l’alto”
sinergica a quella “dall’alto verso il basso” dei piani istituzionali, nell’intento di offrire un raccordo
ideale tra le diverse azioni.
12
Progetto PLINIUS
SEZIONE 1. Il Progetto Plinius
La struttura del documento persegue le finalità operative descritte in precedenza attraverso una
articolazione in sezioni, capitoli e allegati, tra loro strettamente interconnessi.
Il Rapporto si articola in quattro Sezioni:
1. Il Progetto PLINIUS
2. Le informazioni e le criticità
3. Inquadramento delle criticità e delle azioni
4. Conclusioni
che si distinguono non tanto per i contenuti, bensì per il diverso taglio strutturale. Alla prima Sezione,
che ha uno scopo di descrizione generale del Progetto, fa seguito il corpo centrale del Rapporto nel
quale, in dieci capitoli tematici, si sintetizza lo stato delle conoscenze, si effettua l’analisi delle criticità
e si suggeriscono le azioni che si ritiene debbano essere avviate.
L’elenco dettagliato delle azioni è presentato in forma di scheda nella terza Sezione ed è
accompagnato da una sintesi che inquadra le medesime azioni nel contesto delle criticità e ne
evidenzia, in particolare, l’interconnessione e l’interdipendenza degli effetti. Ciò trova riscontro
nell’approccio integrato a scala di bacino che ha caratterizzato tutta l’analisi condotta dal GLLC, nella
consapevolezza che ciascuna criticità non possa trovare soluzioni risolutive univoche senza il
concorso delle altre in una logica di funzionamento ecosistemico.
La quarta e ultima Sezione presenta conclusioni e indirizzi operativi cui il Gruppo di lavoro è giunto.
1.3
ASPETTI NORMATIVI
Il Progetto PLINIUS si pone l’obiettivo di affrontare i problemi di qualità delle acque del Lago di Como.
Per tale motivo appare importante introdurre una serie di elementi utili a inquadrare il significato
normativo del termine “qualità delle acque”, che risponde a criteri disciplinati in vario modo a livello
comunitario e nazionale, ma la cui conoscenza è fondamentale per comprendere le azioni necessarie
al raggiungimento degli obiettivi di risanamento definiti in senso gestionale. Esistono, infatti, linee di
indirizzo non sempre completamente sovrapponibili tra l’approccio al risanamento considerato in
termini gestionali e quello considerato in termini puramente limnologici. L’uno e l’altro possono
indicare obiettivi finali tra loro differenti a seconda della fattibilità delle strategie e degli usi delle acque.
Le principali normative cui si farà cenno nel seguito sono: la Direttiva Quadro sulla Qualità Ecologica
delle Acque (Direttiva 2000/60/CE); il Decreto Legislativo 152/99 e s.m.i. (sue modifiche e
integrazioni), le Disposizioni sulla tutela delle acque dall’inquinamento; il Decreto del Presidente della
Repubblica 470/82, che attua la Direttiva 76/160/CE per le acque destinate alla balneazione, e il
Decreto Legislativo 31/01, riguardante l’attuazione della Direttiva 98/83/CE sulla qualità delle acque
destinate al consumo umano.
La trattazione che segue ha uno scopo puramente di informazione e di indirizzo utile per agevolare
l’inquadramento complessivo degli aspetti legislativi richiamati nel testo del Rapporto, senza alcuna
pretesa di completezza giuridica.
1.3.1
LA DIRETTIVA QUADRO SULLA QUALITÀ ECOLOGICA DELLE ACQUE (DIRETTIVA
2000/60/CE)
“L’acqua non è un prodotto commerciale al pari degli altri, bensì un patrimonio che va protetto, difeso
e trattato come tale” (Direttiva 2000/60/CE).
La Direttiva 2000/60/CE (Water Framework Directive, WFD), varata nell’ottobre 2000, rappresenta
uno strumento chiave per la gestione e protezione delle risorse idriche continentali e ha come finalità
primaria la definizione di un quadro di riferimento da utilizzare per il raggiungimento, entro il 2015, di
uno stato “buono” della qualità di tutte le acque superficiali interne (laghi e fiumi), delle acque di
transizione, delle acque costiere e sotterranee, includendo anche i corpi idrici artificiali o fortemente
modificati a seguito dell’attività umana.
13
Progetto PLINIUS
SEZIONE 1. Il Progetto Plinius
Il raggiungimento dell’obiettivo della WFD dipende dallo sviluppo di opportuni strumenti di indagine e
dall’acquisizione del maggior numero di informazioni idromorfologiche ed ecologiche che richiedono
specifici strumenti, molti dei quali tecnologicamente e scientificamente innovativi. Le azioni avviate
attraverso la Direttiva (Art. 1) sono infatti rivolte a:
•
impedire un ulteriore deterioramento delle risorse idriche, proteggere e migliorare lo stato
degli ecosistemi acquatici e degli altri ecosistemi da essi direttamente dipendenti;
•
promuovere un utilizzo idrico sostenibile fondato sulla protezione a lungo termine delle risorse
idriche disponibili;
•
mirare a una più concreta protezione e al miglioramento dell’ambiente acquatico, attraverso
specifiche misure per la riduzione progressiva, l’arresto e la graduale eliminazione degli
scarichi, delle emissioni e delle perdite di sostanze pericolose prioritarie;
•
assicurare la graduale riduzione dell’inquinamento delle acque sotterranee, nonché
prevenirne e impedirne l’aumento;
•
mitigare gli effetti delle inondazioni e della siccità.
La Direttiva sancisce il dovere di proteggere le risorse idriche attraverso la riduzione delle fonti
inquinanti presenti nel bacino idrografico dei corpi idrici, in un’ottica di tutela dell’intero ecosistema,
con una particolare considerazione rivolta alle biocenosi che lo popolano.
Per l’ottenimento degli scopi prefissati, la WFD stabilisce che ciascuno Stato Membro della Comunità
Europea debba programmare, entro termini stabiliti, una serie di “azioni-chiave (Wallin et al. 2002),
alcune delle quali temporalmente già scadute, ma che sono ugualmente citate perché costituiscono
parte integrante della strategia applicativa:
•
individuazione dei singoli bacini idrografici presenti in ciascun territorio nazionale (entro il
2003) da assegnare a singoli distretti idrografici, ognuno dei quali rappresenta “un’area di
terra e di mare, costituita da uno o più bacini idrografici limitrofi e dalle rispettive acque
sotterranee e costiere” (Art. 2). All’interno di ciascun distretto devono essere individuate le
autorità competenti per l’applicazione delle norme previste dalla direttiva (Art. 3);
•
analisi (entro il 2004) delle caratteristiche principali di ciascun distretto idrografico, con
particolare attenzione ai fattori di pressione e all’impatto delle attività umane sullo stato delle
acque, nonché all’utilizzo idrico in termini economici (Art. 5). Istituzione, per ciascun distretto
idrografico, di un registro delle aree sottoposte a particolare protezione, al fine di preservarne
dall’inquinamento le acque superficiali e sotterranee, e di conservarne gli habitat e le specie
direttamente dipendenti dall’ambiente acquatico (Art. 6). Infine individuazione dei corpi idrici
che incorrono nel rischio di non conseguire, entro i termini stabiliti, gli obiettivi di qualità
ambientale (Allegato II, punto 1.4);
•
entro il 2006, avvio operativo dei programmi di monitoraggio dello stato delle acque, elaborati
da ciascuno Stato Membro (Art. 8);
•
entro il 2009, elaborazione di un “programma di misure” (da rendere operativo entro il 2012),
per la realizzazione degli obiettivi ambientali della Direttiva (Art. 11). Per ciascun distretto
idrografico, predisposizione di un piano di gestione che includa anche i corpi idrici artificiali o
fortemente modificati (Art. 13);
•
entro il 2010, attuazione di una politica dei costi delle risorse idriche affinché ne venga
incentivato un uso sostenibile ed equilibrato da parte degli utenti (Art. 9);
•
entro il 2015, attuazione dei programmi di misure e conseguimento degli obiettivi ambientali
richiesti dalla Direttiva, intesi come raggiungimento dello stato di qualità “buono”.
Una scelta strategica della WFD è il concetto di integrazione a tutti i livelli e tra tutte le discipline di
studio, da quelle scientifiche a quelle politico-economiche. La Direttiva rileva la necessità di integrare
la protezione e la gestione sostenibile delle acque in altre politiche comunitarie, come la politica
energetica, dei trasporti, agricola, della pesca e del turismo.
Un secondo aspetto strategico è il porre al centro del giudizio di qualità la componente biologica,
ponendo in subordinazione gli aspetti chimico-fisici. L’analisi dello stato delle biocenosi diviene
strumento di valutazione e di caratterizzazione orientato al recupero della qualità ecologica degli
ambienti acquatici. In tal modo gli obiettivi ambientali da perseguire riguardano ogni singolo aspetto
dell’intero ecosistema. Infatti, tutti gli aspetti sono considerati estremamente importanti per la
definizione dello stato ecologico.
Nel momento in cui questo documento è redatto va, comunque, segnalato che l’Italia non ha ancora
recepito le norme introdotte WFD, sebbene nella XIV Legislatura sia stato dato avvio, con la Legge 15
14
Progetto PLINIUS
SEZIONE 1. Il Progetto Plinius
dicembre 2004, n. 308 “Delega al Governo per il riordino, il coordinamento e l’integrazione della
legislazione in materia ambientale e misure di diretta applicazione”, alla riforma dell’intera normativa
ambientale espressa nel decreto "Norme in materia ambientale”, che si poneva l’obiettivo di riordinare,
unificando le disposizioni legislative in materia di tutela delle acque (D.Lgs. 152/99), di difesa del suolo
(L. 183/89) e di gestione dei servizi idrici (L. 36/94). Tale riforma, tuttavia, non ha concluso il suo iter
parlamentare prima della chiusura della legislatura.
1.3.2
LA NORMATIVA NAZIONALE
1.3.2.1
DAL DECRETO LEGISLATIVO 152/99 ALLA LEGGE DELEGA 308/04
La prima legge organica nazionale in tema di tutela delle acque fu promulgata il 10 maggio 1976
(Legge n. 319. Norme per la tutela delle acque dall’inquinamento) cui seguirono una serie di leggi
(D.P.R. 515/1982 e D.Lgs. 130/1992) che, attraverso la tutela delle acque superficiali destinate
all’utilizzo umano e alla valutazione qualitativa dei corsi d’acqua per l’idoneità della vita dei pesci,
miravano a sviluppare specifici controlli per le acque interne superficiali.
Nel 1999 fu promulgato il Decreto Legislativo 152 (D.Lgs. 152/1999) che con le sue successive
modifiche e integrazioni, disciplina la tutela delle acque superficiali, marine e sotterranee, allo scopo
di: prevenire e ridurre l’inquinamento; attuare il risanamento e il miglioramento dello stato delle acque;
perseguire
l’uso
sostenibile
della
risorsa
idrica.
Il
decreto
(http://www.parlamento.it/parlam/leggi/deleghe/99152dl.htm) definisce gli obiettivi di qualità
ambientale per i corpi idrici significativi basandosi su analisi effettuate sulla matrice acquosa che
riguardano variabili di base e variabili addizionali: le prime utilizzate per la classificazione delle acque
e per fornire informazioni di supporto all’interpretazione dei fenomeni di alterazione, le seconde
relative ai microinquinanti organici e inorganici.
La qualità delle acque di un corpo idrico superficiale è, quindi, definita dallo:
Stato ecologico: che definisce la natura fisica e chimica delle acque e dei sedimenti. Per la definizione
dello stato ecologico dei laghi sono utilizzati i parametri chimico-fisici di base relativi allo stato trofico.
Stato chimico: che stabilisce la presenza di sostanze chimiche pericolose in base al confronto con
opportuni valori soglia. La selezione dei parametri da ricercare è effettuata in base alle criticità
presenti sul territorio.
Stato ambientale: che stabilisce, attraverso la comparazione dei risultati relativi allo stato chimico ed
ecologico, lo scostamento tra lo stato del corpo idrico in esame e quello di un ipotetico corpo idrico di
riferimento teoricamente immune da impatto antropico. Per lo stato ambientale di un corpo idrico
superficiale sono definite cinque classi di qualità, riportate nella tabella 1.3.1 che raccoglie la
descrizione della qualità richiesta dagli elementi considerati nel giudizio.
Queste definizioni sono state largamente utilizzate nell’ambito del Progetto PLINIUS e, in particolare,
in questo rapporto che ne rappresenta i risultati.
1.3.2.2
DECRETO DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA 470/82 ACQUE DI BALNEAZIONE
La qualità delle acque destinate alla balneazione e le competenze specifiche di ciascun Ente
istituzionale sono regolate dal D.P.R. 8 giugno 1982 n. 470; dal D.Lgs. 17/6/1988, dal D.Lgs. 11
maggio 1999 n. 152, dalla Legge 29 dicembre 2000 n. 422, e, a livello regionale, dalla Nota della
Direzione Generale Sanità (DGS) della Regione Lombardia del 5/3/2001 e dal Decreto della DGS
della Regione Lombardia n. 1593 del 7 febbraio 2005. Esistono inoltre una serie di modifiche agli
allegati
per
la
cui
consultazione
si
rimanda
a:
http://www.arpalazio.it/normativa/Acqua/1982/DPR8giugno1982n470.htm.
Il decreto 470/82, che ha per oggetto i requisiti chimici, fisici e microbiologici delle acque di
balneazione, considera come "acque di balneazione" le acque dolci, correnti o di lago e le acque
marine nelle quali la balneazione è espressamente autorizzata. Il decreto individua come "zona di
balneazione" il luogo in cui si trovano le acque di balneazione e per "stagione balneare" il periodo
compreso tra il 1 maggio ed il 30 settembre, con il campionamento fissato da un mese prima della
stagione balneare alla fine della stessa.
Le competenze del controllo competono a diversi livelli. Allo Stato competono le funzioni di indirizzo,
promozione, consulenza e coordinamento, l'
aggiornamento dei valori di riferimento e delle norme
tecniche effettuato in base a nuove acquisizioni tecniche e scientifiche, nonché le deroghe. Alle
15
Progetto PLINIUS
SEZIONE 1. Il Progetto Plinius
Regioni competono la redazione della mappa degli scarichi, dei corsi d'
acqua e dei punti in cui sono
effettuati i campionamenti e le analisi nonché l'
individuazione delle zone idonee alla balneazione,
delineate sulla base dei risultati ottenuti durante il periodo di campionamento relativo all'
anno
precedente. Tale individuazione è portata a conoscenza del Ministero della Sanità e del Ministero
dell'
Ambiente entro il 31 dicembre dell'
anno al quale si riferiscono i risultati delle analisi, nonché delle
amministrazioni comunali interessate, almeno un mese prima dell'
inizio della stagione balneare. Ai
Comuni competono la delimitazione, prima dell'
inizio della stagione balneare, delle zone non idonee
alla balneazione ricadenti nel proprio territorio; la delimitazione delle zone temporaneamente non
idonee alla balneazione e, infine, la revoca in caso di mancanza dei requisiti.
Le acque si considerano idonee alla balneazione quando per il periodo di campionamento relativo
all'
anno precedente le analisi dei campioni prelevati indicano che i parametri sono conformi (Allegato
1) per almeno il 90% dei casi e quando nei casi di non conformità i valori dei parametri numerici non si
discostino più del 50% dai corrispondenti valori.
Tabella 1.3.1 - Requisiti di qualità delle acque di balneazione (Allegato 1 al D.P.R. n. 470/1982 e
s.m.i.).
Parametri
Unità
Valore limite
Coliformi totali
ufc 100 mL-1
2000
Coliformi fecali
ufc 100 mL-1
100
Streptococchi fecali
ufc 100 mL-1
100
Salmonelle
ufc 1L-1
pH
0
6÷9
Assenza di variazione
anormale del colore
1
Colorazione
Trasparenza
m
Oli minerali
mg L-1
Assenza di pellicola visibile alla
superficie dell'
acqua e assenza
di odore < o = 0.5
Sostanze tensioattive che
reagiscono al blu di metilene
mg L-1
Assenza di schiuma
persistente < o = 0.5
Fenoli
mg L-1
Nessun odore specifico < o = 0.05
Ossigeno disciolto
% Sat.
70 ÷ 120
Per i parametri "coliformi totali", "coliformi fecali" e "streptococchi fecali" la percentuale dei campioni
conformi è ridotta all'
80%. Qualora per i parametri "coliformi totali" e "coliformi fecali" siano superati,
rispettivamente, i valori di 10000/100 mL e 2000/100 mL, la percentuale dei campioni conformi per
detti parametri è aumentata al 95%.
Le zone considerate non idonee alla balneazione possono essere dichiarate nuovamente idonee, con
provvedimento della Regione, nel caso si verifichi che due campioni prelevati, iniziando dal mese
precedente l'
inizio della stagione balneare immediatamente successiva a quella cui si riferisce il
giudizio di non idoneità, risultino favorevoli per tutti i parametri previsti (Allegato 1). Nelle zone
dichiarate nuovamente idonee alla balneazione devono essere effettuati campionamenti e analisi ogni
dieci giorni per tutto il periodo di massimo affollamento, procedendo immediatamente alla revoca del
provvedimento di idoneità alla balneazione qualora siano rilevati almeno due campioni con esito
favorevole anche per uno solo dei parametri previsti.
1.3.2.3
DECRETO LEGISLATIVO 31/01 ACQUE DESTINATE AL CONSUMO UMANO
Il D.Lgs. 31/01 (http://www.parlamento.it/parlam/leggi/deleghe/01031dl.htm) recepisce la Direttiva
98/83/CE relativa alla qualità delle acque destinate al consumo umano. Per acque destinate al
16
Progetto PLINIUS
SEZIONE 1. Il Progetto Plinius
consumo umano si intendono le acque trattate o non trattate a uso potabile, per la preparazione di cibi
e bevande, o per altri usi domestici, a prescindere dalla loro origine, siano esse fornite tramite una
rete di distribuzione, mediante cisterne, in bottiglie o in contenitori; le acque utilizzate in un'
impresa
alimentare per la fabbricazione, il trattamento, la conservazione o l'
immissione sul mercato di prodotti
o di sostanze destinate al consumo umano.
Le acque destinate al consumo umano devono essere salubri e pulite e non devono contenere
microrganismi e parassiti, né altre sostanze, in quantità o concentrazioni tali da rappresentare un
potenziale pericolo per la salute umana.
Le analisi programmate, che si eseguono sull’acqua grezza, sull’acqua trattata e su quella distribuita,
riguardano una serie di parametri chimici e batteriologici e rivolgono una particolare attenzione alla
verifica dell’efficienza del trattamento prima della immissione in rete. I controlli interni ed esterni sono
effettuati ai punti di prelievo delle acque superficiali e sotterranee utilizzate a scopi potabili; agli
impianti di adduzione, di accumulo e di potabilizzazione; alle reti di distribuzione ecc..
I controlli interni sono effettuati dal gestore del servizio idrico integrato, i controlli esterni sono quelli
svolti dall'
Azienda Sanitaria Locale territorialmente competente, per verificare che le acque destinate
al consumo umano soddisfino i requisiti della norma, sulla base di programmi elaborati secondo criteri
generali dettati dalle regioni intesi a garantire il significativo mantenimento della qualità durante tutto
l'
anno.
1.3.3
COMPETENZE REGIONALI
Nella definizione delle competenze, il D.Lgs. 152/1999 stabilisce che alle Regioni spetta
l’organizzazione di un Centro di Documentazione, individuato per ogni bacino idrografico, avente la
funzione di occuparsi dell’accatastamento dei dati e della relativa elaborazione, gestione e diffusione
(Art. 3; All. 3). La Regione Lombardia ha dato attuazione alle indicazioni della norma approvando il
Decreto “Monitoraggio dei corpi idrici. Programma per la conoscenza e la verifica dello stato
qualitativo delle acque superficiali” (DG Tutela Ambientale n. 12745, 19 maggio 2000) e
successivamente con il “Programma per la conoscenza e la verifica dello stato quantitativo e
qualitativo delle acque sotterranee” (DG Risorse Idriche e Servizi di Pubblica Utilità n. 4872, 6 marzo
2001).
Con l’approvazione dei due Decreti ha avuto, di fatto, inizio la fase di indagine regionale sulle acque
sia superficiali sia sotterranee, culminata con le campagne di monitoraggio dell’Agenzia Regionale per
l’Ambiente della Lombardia (ARPA Lombardia), i cui risultati forniscono le basi per la definizione
ufficiale dello stato di qualità delle acque. A scopo orientativo nella Tabella 1.3.2 è riportata la
descrizione letteraria dello stato ambientale di un corpo idrico superficiale come stabilito dal D.Lgs.
152/99. Tale descrizione è espressa numericamente dal valore dell’indice SAL (Stato Ambientale del
Lago) i cui criteri di definizione saranno indicati nel successivo paragrafo (1.3.4 Classificazione dei
laghi).
A partire dal 2001 il lavoro di monitoraggio effettuato dall’ARPA Lombardia sui principali laghi della
regione ha iniziato a dare i suoi frutti. I principali risultati ottenuti sono regolarmente presentati in modo
sintetico
nel
Rapporto
sullo
Stato
dell’Ambiente
(2001,
2002,
2003,
2004;
http://www.arpalombardia.it/new/live/ambiente/rapporto/2001.html;
…/2002.html;
…/2003.html;
…/2004.html, di cui sarà prossimamente disponibile anche il , …/2005.html, la cui sintesi è stata
presentata ufficialmente lo scorso 13 marzo 2006), ma sono anche reperibili in una forma più
dettagliata nell’Osservatorio dei Laghi Lombardi, disponibile nel sito web regionale all’indirizzo:
(http://www.ors.regione.lombardia.it/publish_bin/C_2_ContenutoInformativo_1035_ListaAllegati_Alleg
ato_3_All_Allegato.pdf).
La Regione Lombardia ha definito gli obiettivi di qualità per il fosforo totale nei laghi a partire dal
confronto tra la concentrazione attuale di fosforo con quella naturale, mediante l’impiego dell’indice
MEI (indice morfoedafico), un modello empirico ideato per rispondere alla necessità di una
metodologia, relativamente semplice e applicabile su vasta scala, che consenta di stimare con
sufficiente precisione il livello trofico naturale di ogni singolo ambiente lacustre, espresso in termini di
concentrazione media di fosforo totale dovuta al solo carico geochimico e distinguibile dagli apporti
dovuti alle attività antropiche (Vighi & Chiaudani 1985). Con tale approccio, già ampiamente utilizzato
nei PRRA (Piano Regionale di Risanamento delle Acque; Consiglio Regionale, 2002), dato lo
17
Progetto PLINIUS
SEZIONE 1. Il Progetto Plinius
scostamento medio osservato tra il valore attuale e quello naturale, è stato proposto in Regione
Lombardia un obiettivo finale per il 2016 coincidente con il raggiungimento della concentrazione
naturale di fosforo di ogni corpo idrico interessato, incrementata del 25%. Parimenti si è fissato un
obiettivo intermedio al 2008 che rappresenta una concentrazione di fosforo del 50% dell’obiettivo.
Sono stati così formulati i piani di tutela (PTUA, Piano di Tutela e Uso delle Acque, L.R. 12 dicembre
2003, n. 26, art. 45, comma 3) volti a individuare situazioni prossime al livello di fosforo naturale come
obiettivo massimo raggiungibile (obiettivo ecologico) e un obiettivo intermedio (obiettivo gestionale)
definito come quella concentrazione di fosforo nell’acqua che ne consenta un uso sociale. I Piani di
Tutela contengono, in particolare, i risultati dell’attività conoscitiva volta a descrivere le caratteristiche
dei bacini idrografici e dei corpi idrici, la sintesi delle pressioni e degli impatti derivanti dall’attività
antropica, la rappresentazione cartografica, la mappa delle reti di monitoraggio, l’individuazione degli
obiettivi di qualità ambientale e la sintesi dei programmi di misura. Va, inoltre, sottolineato il fatto che
l’utilizzo degli obiettivi ecologici basati sulle condizioni di riferimento, sia un requisito fondamentale
della nuova Direttiva Quadro Europea sulle acque, in fase di recepimento in Italia, e da ciò si
percepisce chiaramente l’intenzione dei Piani di tutela di anticiparne gli indirizzi.
Questo tipo di approccio consente di esprimere la capacità recettiva propria di ciascun lago,
superando il concetto generico di “carico pericoloso” e di “carico accettabile”. Infatti, quello che
potrebbe essere accettabile per un determinato uso in un’area, potrebbe non esserlo in un’altra area o
ecoregione (Chiaudani & Premazzi 1993). Con riferimento all’eutrofizzazione, l’approccio per
ecoregione permetterebbe di soddisfare l’obiettivo di ridurre l’arricchimento in nutrienti, in rapporto ai
loro livelli naturali, in ciascuna ecoregione e di concentrare gli sforzi su quelle situazioni che eccedono
i livelli naturali. Così, ad esempio, l’oligotrofia non deve essere considerata in assoluto l’obiettivo da
perseguire e da raggiungere in tutti gli ambienti lacustri; l’eutrofia non è necessariamente
conseguenza di contaminazione antropica, in quanto un lago può presentare elevati livelli trofici anche
per cause naturali. Da ciò si evince la fondamentale importanza della definizione degli obiettivi di
qualità attraverso la valutazione dei livelli naturali dei nutrienti nei singoli bacini e la necessità di
differenziare gli interventi secondo l’approccio per ecoregione indicato dalla WFD.
1.3.4
CLASSIFICAZIONE DEI LAGHI
Il D.Lgs. 152/99 e s.m.i. (e, in particolare, le modifiche introdotte con il D.Lgs. 258:
http://www.parlamento.it/parlam/leggi/deleghe/00258dl.htm) prevede per i laghi una classificazione
basata su quattro variabili che caratterizzano lo stato ecologico: fosforo totale (valore massimo
annuale), l’ossigeno ipolimnico (valore minimo alla massima stratificazione), la clorofilla a (valore
massimo annuale) e la trasparenza (valore minimo annuale). Per ovviare agli inconvenienti di un
sistema apparso subito rigido e troppo schematico, la classificazione prevista dal D.Lgs. 152/99 e
s.m.i. è stata successivamente modificata, sulla base di un sistema di classificazione prodotto
dall’Istituto di Ricerca sulle Acque del C.N.R. (Copetti et al. 2001), dal Decreto del Ministero
dell’Ambiente e della Tutela del Territorio del 29 dicembre 2003, n. 391 (GU n. 39 del 17 febbraio
2004), che apporta alcune modifiche tecniche al metodo dei precedenti decreti rendendolo più duttile
e in grado di distinguere tra i diversi livelli trofici dei laghi. Il nuovo sistema, pur considerando le stesse
variabili dei D.Lgs. 152/1999 e s.m.i., propone l’introduzione degli effetti della stratificazione termica,
basata sui seguenti presupposti:
•
discriminare al massimo le variabilità insite nella ripartizione tra masse d’acqua epilimniche e
ipolimniche;
•
mantenere invariate le soglie di concentrazione della normativa;
•
introdurre nella normativa il minore numero di modifiche strutturali per consentire una più
semplice integrazione.
18
Progetto PLINIUS
SEZIONE 1. Il Progetto Plinius
Tabella 1.3.2 - Classi per lo stato ambientale dei corpi idrici superficiali (D.Lgs. 152/1999).
STATO
AMBIENTALE
DESCRIZIONE
ELEVATO
Non si rilevano alterazioni dei valori di qualità degli elementi chimico-fisici ed idromorfologici per quel
dato tipo di corpo idrico in dipendenza degli impianti antropici, o sono minime rispetto ai valori
normalmente associati allo stesso ecotipo in condizioni indisturbate. La qualità biologica sarà
caratterizzata da una composizione e un’abbondanza di specie corrispondente totalmente o quasi alle
condizioni normalmente associate allo stesso ecotipo. La presenza di microinquinanti, di sintesi e non
di sintesi, è paragonabile alle concentrazioni di fondo rilevabili nei corpi idrici non influenzati da alcuna
pressione antropica.
BUONO
I valori degli elementi della qualità biologica per quel tipo di corpo idrico mostrano bassi livelli di
alterazione derivanti dall’attività umana e si discostano solo leggermente da quelli normalmente
associati allo stesso ecotipo in condizioni non disturbate. La presenza di microinquinanti, di sintesi e
non di sintesi, è in concentrazioni da non comportare effetti a breve e lungo termine sulle comunità
biologiche associate al corpo idrico di riferimento.
SUFFICIENTE
I valori degli elementi della qualità biologica per quel tipo di corpo idrico si discostano moderatamente
da quelli di norma associati allo stesso ecotipo in condizioni non disturbate. I valori mostrano segni di
alterazione derivanti dall’attività umana e sono sensibilmente più disturbati che nella condizione di
"buono stato". La presenza di microinquinanti, di sintesi e non di sintesi, è in concentrazioni da non
comportare effetti a breve e lungo termine sulle comunità biologiche associate al corpo idrico di
riferimento.
SCADENTE
Si rilevano alterazioni considerevoli dei valori degli elementi di qualità biologica del tipo di corpo idrico
superficiale, e le comunità biologiche interessate si discostano sostanzialmente da quelle di norma
associate al tipo di corpo idrico superficiale inalterato. La presenza di microinquinanti, di sintesi e non
di sintesi, è in concentrazioni da comportare effetti a medio e lungo termine sulle comunità biologiche
associate al corpo idrico di riferimento.
PESSIMO
I valori degli elementi di qualità biologica del tipo di corpo idrico superficiale presentano alterazioni
gravi e mancano ampie porzioni delle comunità biologiche di norma associate al tipo di corpo idrico
superficiale inalterato. La presenza di microinquinanti, di sintesi e non di sintesi, è in concentrazioni tali
da causare gravi effetti a breve e lungo termine sulle comunità biologiche associate al corpo idrico di
riferimento.
Le modifiche apportate tengono conto delle differenti informazioni fornite dai quattro indicatori trofici, in
relazione ai due periodi significativi del ciclo annuale delle acque già considerati nella normativa
(massima circolazione e massima stratificazione).
Nella modifica, al fine di considerare le sinergie che legano le quattro variabili al ciclo biogeochimico
del fosforo, considerato universalmente il principale elemento essenziale limitante la crescita algale e
causa prima dei fenomeni di eutrofizzazione, è stato introdotto il concetto di valutazione integrata
ottenuta attraverso la normalizzazione dei singoli punteggi, considerando l’intercorrelazione
limnologica tra i quattro descrittori guida.
Al fine di una prima classificazione dello stato ecologico dei laghi è valutato lo stato trofico utilizzando
la Tabella 1.3.3 per l'
individuazione del livello da attribuire alla trasparenza e alla clorofilla a.
L'
attribuzione del livello per l'
ossigeno disciolto e il fosforo totale è, invece, effettuata rispettivamente
attraverso le Tabelle a doppia entrata 1.3.4 e 1.3.5.
Tabella 1.3.3 - Criteri classificatori per la definizione dello stato ecologico dei laghi (Tab. 11a, D.Lgs.
391/03)
PARAMETRO
Trasparenza (m)
(valore minimo)
Clorofilla a (µg L-1)
(valore massimo)
CLASSE
1
CLASSE
2
CLASSE
3
CLASSE
4
CLASSE
5
>5
<5
<2
< 1,5
<1
<3
<6
< 10
< 25
> 25
19
Progetto PLINIUS
SEZIONE 1. Il Progetto Plinius
Lo stato ecologico e'ottenuto sommando i livelli dei singoli parametri, deducendo la classe finale dagli
intervalli definiti dalla Tabella 1.3.6 e, dal punto di vista procedurale, calcolando separatamente le
singole classi per i parametri trasparenza e clorofilla, come indicato nella normativa, e definendo le
classi per l’ossigeno e il fosforo con l’ausilio delle due tabelle a doppia entrata.
La classe di stato ecologico definitiva, è ottenuta normalizzando i risultati delle singole classi
attraverso la Tabella 1.3.6. Questa procedura consente di giungere a una classificazione che tiene
conto dell’ampia molteplicità di situazioni ecologiche cui vanno incontro gli ambienti lacustri.
Le tabelle sono state volutamente riportate in modo completo, come riportato nella norma in vigore,
per fornire un metro di valutazione dei dati e dei giudizi riportati nel testo di questo Rapporto nella
convinzione che solo una esaustiva informazione sugli strumenti utilizzati dagli esperti del GLLC può
consentire di comprendere il significato reale degli indirizzi gestionali e delle azioni indicate.
Tabella 1.3.4 - Classificazione a doppia entrata per l’ossigeno (% sat) (Tab. 11b, D.Lgs. 391/03).
VALORE A 0 m NEL PERIODO DI MASSIMA
CIRCOLAZIONE
VALORE MINIMO IPOLIMNICO NEL
PERIODO DI MASSIMA
STRATIFICAZIONE
> 80
1
80
2
60
3
40
4
> 80
1
1
80
2
2
2
60
3
2
3
3
40
4
3
3
4
4
20
5
3
4
4
5
20
5
5
Tabella 1.3.5 - Classificazione a doppia entrata per il fosforo totale (µg L-1) (Tab. 11c, D.Lgs. 391/03).
VALORE A 0 m NEL PERIODO DI MASSIMA
CIRCOLAZIONE
VALORE MASSIMO RISCONTRATO
NEI DUE CAMPIONAMENTI
< 10
1
25
2
50
3
100
4
< 10
1
1
25
2
2
2
50
3
2
3
3
100
4
3
3
4
4
> 100
5
3
4
4
5
20
> 100
5
5
Progetto PLINIUS
SEZIONE 1. Il Progetto Plinius
Tabella 1.3.6 - Attribuzione della classe dello stato ecologico sulla base della normalizzazione dei
punteggi delle classi ottenute per i singoli parametri (Tab. 11d, D.Lgs. 391/03).
Somma dei singoli punteggi
4
5-8
9-12
13-16
17-20
1.3.5
Classe
1
2
3
4
5
LEGISLAZIONE SVIZZERA
Per quanto concerne le normative svizzere, gli strumenti legislativi a tutela delle acque superficiali e
sotterranee sono la “Legge federale del 24 gennaio 1991 sulla protezione delle acque” (LPAc) e
l’“Ordinanza del 28 ottobre 1998 sulla protezione delle acque” (OPAc).
Scopo della LPAc è di proteggere le acque, sia sotterranee sia superficiali, da effetti pregiudizievoli
(Barbieri 2005) e, in particolare, di:
•
preservare la salute dell’uomo, degli animali e delle piante;
•
garantire l’approvvigionamento e promuovere un uso parsimonioso dell’acqua potabile e
industriale;
•
conservare i biotopi naturali per la fauna e la flora indigene;
•
conservare le acque ittiche;
•
salvaguardare le acque come elementi del paesaggio;
•
garantire l’irrigazione agricola;
•
permettere l’uso delle acque a scopo di svago e di ristoro;
•
garantire la funzione naturale del ciclo idrologico.
La LPAc è strutturata in tre capitoli principali: salvaguardia della qualità delle acque, mantenimento di
adeguati deflussi residuali e prevenzione di altri effetti pregiudizievoli alle acque (a esempio, copertura
ed estrazione di materiali dai corsi d’acqua, spurghi bacini d’accumulazione, protezione falde freatiche
ecc.). L’OPAc costituisce l’ordinanza d’applicazione della LPAc ed entra nel merito delle esigenze
qualitative all’immissione (acque di scarico) e nel ricettore. Le normative si applicano a tutti i corpi
idrici indipendentemente dal loro stato attuale e senza classificazioni all’uso.
L’Ufficio Federale dell’Ambiente ha pubblicato a partire dal 1998 delle direttive concernenti le modalità
di rilevamento e di valutazione dello stato dei corsi d’acqua nell’ambito dei settori idrologia,
ecomorfologia, biologia, idrochimica ed ecotossicologia. Per i settori ecomorfologia e idrochimica sono
state istituite cinque classi di qualità corrispondenti allo stato di degrado del corso d’acqua o di una
sua tratta.
1.4
IL LARIO E GLI ALTRI LAGHI PROFONDI SUDALPINI2
1.4.1
L’EVOLUZIONE LIMNOLOGICA DEI GRANDI LAGHI SUDALPINI
I laghi profondi sudalpini (laghi Maggiore, Lugano, Como, Iseo e Garda), con un volume complessivo
6
3
di 122,7 10 m , costituiscono circa l’82% della riserva di acqua dolce totale in Italia. Le loro
caratteristiche morfometriche, fra le quali prevale l’elevata profondità massima (compresa fra i 245 m
del Lago d’Iseo e i 425 m del Lago di Como), influenzano in maniera determinante anche le
caratteristiche idrologiche e le modalità di rimescolamento tardo invernale delle acque, variabili
importanti nel determinare la sensibilità agli inquinanti. La collocazione dei laghi in aree con elevata
2
Le informazioni e i dati presentati in questo paragrafo derivano dal contributo di più ricercatori e sono stati presentati nelle
Giornate Lariane per l’Ambiente: Mosello, R., R. de Bernardi, G. Morabito, M. Rogora, L. Garibaldi, N. Salmaso, A, Barbieri, M.
Veronesi e M. Simona. 2005. La qualità delle acque dei laghi profondi subalpini italiani. Atti “Giornate Lariane per l’Ambiente”,
Cernobbio-Como, 3-5 Novembre 2005. 63-66.
21
Progetto PLINIUS
SEZIONE 1. Il Progetto Plinius
densità di popolazione e di attività produttive, rende le loro acque particolarmente preziose, ma anche
soggette a molteplici rischi di alterazione. Per tale motivo sono state oggetto di numerosi studi, a
partire dalla seconda metà del XIX secolo e una sintesi dei principali lavori prodotti negli ultimi
decenni, sul Lago di Como in particolare, è riportata nella Tabella 1.4.1, che indica anche i temi
prevalenti considerati da ciascun lavoro.
Tabella 1.4.1 - Sintesi dei principali lavori limnologici che considerano il Lago di Como singolarmente
o insieme agli altri laghi profondi sudalpini.
Autori
Anno
Guzzella et al.
Buzzi
Mosello et al.
Guzzella et al.
Buzzi et al.
Bettinetti et al.
Mosello et al.
Guzzella & Sora
Binelli et al.
Provini et al.
Marchetto & Bettinetti
Mosello et al.
Galassi et al.
Barbanti et al.
Baudo et al.
Salmaso et al.
Premazzi et al.
Ambrosetti & Barbanti
Camusso et al.
Salmaso
Mosello et al.
Morabito et al.
Mosello & Giussani
Bertoni & Callieri
de Bernardi et al.
Ambrosetti et al.
Galassi
Ambrosetti et al.
Ambrosetti & Barbanti
Ruggiu & Mosello
Guilizzoni et al.
2002
2002
2001
2000
2000
2000
1999
1997
1997
1995
1995
1991
1989
1986
1985
2003
2003
2002
2001
2000
2000
2000
1997
1997
1996
1996
1992
1992
1992
1984
1983
Lago
Laghi
di Como profondi Tema
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
Attività mutagenica, chimica
Plancton, evoluzione trofica
Chimica, evoluzione trofica
Attività mutagenica
Review
Plancton, evoluzione trofica
Plancton, evoluzione trofica
Attività mutagenica
Evoluzione trofica
Chimica, evoluzione trofica
Sedimenti, evoluzione trofica
Chimica, evoluzione trofica
Attività mutagenica
Review
Chimica sedimenti
Plancton, evoluzione trofica
Evoluzione trofica
Limnologia fisica
Chimica
Plancton, evoluzione trofica
Chimica, evoluzione trofica
Chimica, evoluzione trofica
Chimica, evoluzione trofica
Microbiologia
Chimica, evoluzione trofica
Limnologia fisica
Chimica, evoluzione trofica
Limnologia fisica
Limnologia fisica
Chimica, evoluzione trofica
Sedimenti, evoluzione trofica
La forma di degrado più diffusa per queste acque, al pari di quelle di gran parte degli altri laghi italiani,
è costituita dall’eutrofizzazione, determinata da un apporto eccessivo di fosforo dal bacino imbrifero.
Questo elemento deriva da liquami domestici e industriali, non adeguatamente trattati, dall’uso di
fertilizzanti e, in passato, dai detersivi. Le conseguenze principali dell’eutrofizzazione sono una
proliferazione delle alghe microscopiche (fitoplancton) con effetti a livello fisico (trasparenza e
colorazione delle acque), chimico (formazione di gradienti chimici fra le acque epilimniche e quelle
profonde per pH, ossigeno, composti del fosforo, dell’azoto e della silice) e biologico (variazioni nella
tipologia e nella densità dei popolamenti algali, comparsa di fioriture di cianoficee che, in particolari
condizioni, possono risultare tossiche, alterazione dei diversi livelli della catena trofica, sino alla
22
Progetto PLINIUS
SEZIONE 1. Il Progetto Plinius
sostituzione di specie ittiche sensibili e pregiate con altre più tolleranti). Per quantificare il livello di
eutrofizzazione si utilizzano spesso indici quali la trasparenza delle acque, la clorofilla (entrambi indici
legati alla densità del fitoplancton) e le concentrazioni medie di fosforo. Ai fini di questa sintesi
saranno considerate le concentrazioni medie di fosforo totale, misurate al termine dell’inverno
limnologico (marzo-aprile), quando le acque raggiungono il massimo grado di omeotermia, che solo
occasionalmente si trasforma in una vera e propria circolazione completa delle acque, con
omogeneizzazione delle caratteristiche chimiche.
Sulla base delle concentrazioni di fosforo i laghi sono in genere classificati in oligotrofi (a basso livello
-1
di sostanze nutritive, concentrazioni inferiori a 10 µg P L ) o eutrofi (livello elevato di alterazione per
-1
eccesso di sostanze nutritive, concentrazioni superiori a 20 µg P L ), con una fascia intermedia,
-1
definita mesotrofa (concentrazioni fra 10 e 20 µg P L ). La condizione originaria dei laghi sudalpini era
l’oligotrofia, come ampiamente dimostrato sia dalle prime misure eseguite sia da evidenze ricavabili
dallo studio dei sedimenti.
L’evoluzione nel tempo delle concentrazioni medie del fosforo (Figura 1.4.1) deriva dagli studi eseguiti
dal Istituto per lo Studio degli Ecosistemi del CNR sino agli anni Novanta, quando sui diversi laghi si
sono progressivamente sviluppate ricerche di maggior dettaglio a cura di altri enti di ricerca e di
controllo ambientale, tuttora attive. Nel caso del Lago di Lugano si è preferito non fare uso della sola
concentrazione media relativa all’intera massa lacustre, ma considerare separatamente i primi cento
metri d’acqua dalla sottostante porzione di lago (Figura 1.4.1), a causa della persistente separazione
chimica di questi due strati, interrottasi, dopo decenni, nell’inverno 2004-05, che ha presentato
condizioni meteorologiche particolari.
L’esame dei grafici evidenzia come solo i laghi Maggiore e Garda sono attualmente collocati in una
fascia di oligo-meso trofia, mentre gli altri sono da definirsi mesotrofi (Como) o eutrofi (Iseo e Lugano
bacino Nord). Per quanto riguarda l’evoluzione del fenomeno, questa è in miglioramento per i laghi
Maggiore, Como e Lugano, in peggioramento per i laghi Garda ed Iseo. Per alcuni di questi laghi
manca addirittura uno studio di dettaglio sulle più importanti sorgenti di fosforo e una valutazione del
bilancio in entrata e uscita di questo elemento, strumenti importanti per l’ottimizzazione degli
interventi.
Le indicazioni sul livello trofico fornite dalle variabili chimiche sono confermate dagli studi biologici. La
diminuzione dei nutrienti algali nel Lago Maggiore dalla fine degli anni ’80 è stata seguita da un
graduale aumento della biodiversità fitoplanctonica, da una riduzione progressiva della biomassa
algale e dalla completa assenza di fioriture. Al contrario, il significativo aumento delle concentrazioni di
nutrienti algali nel Lago di Garda ha favorito – nonostante condizioni complessive che ricadono ancora
nell’oligo-mesotrofia – lo sviluppo occasionale di elevate quantità di biomasse algali e la formazione di
estese fioriture di cianobatteri (Anabaena lemmermannii) sull’intero specchio lacustre. Nonostante la
recente tendenza al miglioramento, le condizioni trofiche del Lago di Como risultano ancora non
soddisfacenti, e in grado, occasionalmente, di determinare lo sviluppo di elevate biomasse algali sotto
forma anche di fioriture di cianobatteri (Microcystis aeruginosa).
Una conseguenza dell’eutrofizzazione unita alla modesta tendenza alla completa circolazione delle
acque è costituita dalle concentrazioni di ossigeno negli strati profondi. Le concentrazioni medie nello
strato d’acqua al di sotto dei 200 m di profondità (Figura 1.4.2) evidenziano il progressivo
depauperamento di ossigeno negli anni di non completa circolazione, interrotti da fenomeni di
riossigenazione in coincidenza di inverni particolarmente freddi e ventosi. I valori variano fra 6 e 10 mg
-1
L per i laghi Maggiore, Como e Garda, mentre il Lago di Iseo, che a lungo ha mostrato un
comportamento analogo agli altri tre laghi, dal 1985 ha sviluppato una stratificazione chimica stabile,
che ha comportato, in un arco di circa 10 anni, il raggiungimento dell’anossia e un forte accumulo di
nutrienti, soprattutto fosforo, nelle acque profonde (Figura 1.4.2). Tale situazione si è interrotta solo
durante l’inverno 2004-05, del quale si è detto sopra, che ha visto anche la parziale ossigenazione
delle acque del Lago di Lugano, dopo anni di anossia.
In questo contesto l’esame delle condizioni dei laghi è stato limitato al solo fenomeno
dell’eutrofizzazione; in realtà, tra i fattori che hanno contribuito ad alterare la qualità delle acque, è da
considerare anche l’arricchimento di azoto, dovuto prevalentemente agli apporti dalle deposizioni
atmosferiche, a loro volta determinati dalle eccessive emissioni in atmosfera di ossidi di azoto e di
ammoniaca. Infine, non è ancora stata validamente affrontata la problematica dei microinquinanti
organici che, come è stato evidenziato dal caso del DDT nelle acque del Lago Maggiore, costituisce
un pericolo da non trascurare.
23
Progetto PLINIUS
1.4.2
SEZIONE 1. Il Progetto Plinius
OBIETTIVI DI QUALITÀ DEI GRANDI LAGHI SUDALPINI
L’utilizzo delle acque deve tenere conto delle esigenze di usi diversi, da quello potabile, maggiormente
esigente in termini di qualità, alle utenze turistiche, alla pesca e alla navigazione. Da non trascurare è
anche la valenza naturalistica di questi ambienti, in termini di biodiversità dei popolamenti lacustri e
delle zone riparie.
I laghi profondi sudalpini erano originalmente caratterizzati da condizioni di ultra oligotrofia, come
testimoniato dai primi studi limnologici eseguiti (Monti 1925 a, 1925b, Monti 1929, Baldi 1949). Anche
gli studi paleolimnologici sui pigmenti algali presenti nei diversi strati dei sedimenti (Guilizzoni et al.
1982, 1983, Marchetto & Bettinetti 1995) indicano che l’eutrofizzazione di questi laghi costituisce un
fatto relativamente recente, successivo alla fine della Seconda Guerra Mondiale e certamente da
mettere in relazione con lo sviluppo economico e demografico iniziato negli anni ’60. La costruzione di
fognature canalizzate convoglianti ai corsi d’acqua e ai laghi, i liquami domestici e industriali, in larga
parte senza alcuna depurazione, hanno costituito un fattore amplificante l’effetto degli scarichi
nell’accelerare l’eutrofizzazione.
L. Garda
Laghi subalpini (alla circolazione)
Lago di Lugano, bacino Nord
L. Iseo
80
400
L. Como
0-100 m
100-200 m
-1
60
Fosforo totale µg l
-1
Fosforo totale (µg l )
L. Maggiore
40
20
0
1970
1980
1990
2000
300
200-280 m
200
100
0
1970
2010
1980
1990
2000
2010
Figura 1.4.1 - Evoluzione delle concentrazioni di fosforo totale nelle acque dei laghi profondi. Le
concentrazioni originarie erano inferiori a 10 µg P L-1.
400
100
Fosforo totale µg L-1
% saturazione
80
60
40
20
0
1955
Garda
Iseo
Como
Maggiore
1965
1975
1985
1995
300
200
100
0
1970
2005
Garda
Iseo
Como
Lugano
Maggiore
1980
1990
2000
2010
Figura 1.4.2 - Evoluzione delle concentrazioni di ossigeno disciolto e di fosforo totale nello strato
d’acqua al di sotto dei 200 m di profondità
La riduzione del carico eutrofizzante, manifestatasi nei laghi Maggiore, Como e Lugano (bacino N) a
partire dagli anni ’80, è stata determinata da una riduzione degli apporti di fosforo al lago, dovuta a un
maggior controllo degli scarichi industriali, alla costruzione di impianti di depurazione e alla
eliminazione di questo elemento dai detersivi a uso domestico (si veda l’evoluzione delle
concentrazioni di fosforo nella Figura 1.4.1). Si è, invece, visto nel paragrafo precedente che la
riduzione degli apporti di fosforo non è ancora stata sufficiente a ottenere un’inversione di tendenza
per i laghi di Garda e Iseo.
24
Progetto PLINIUS
SEZIONE 1. Il Progetto Plinius
Alla luce di queste considerazioni, l’obiettivo di qualità che deve essere perseguito con i programmi di
risanamento deve mirare al raggiungimento di condizioni di oligotrofia e a un livello di stato ecologico
elevato, secondo la definizione del D.Lgs. 152/1999 (Tab. 1.3.1). In particolare per quanto riguarda le
concentrazioni di fosforo, che costituisce la variabile a più elevato significato limnologico quale
indicatrice dell’alterazione delle acque per eutrofizzazione, l’obiettivo di qualità deve prevedere valori
-1
al di sotto o prossimi ai 10 µg P L sull’intera colonna d’acqua; attualmente tali valori sono raggiunti
solo nel caso del Lago Maggiore. Conseguente alla diminuzione delle concentrazioni di fosforo,
elemento limitante la produzione algale, vi sarà una diminuzione della biomassa del fitoplancton, un
aumento della trasparenza delle acque e una migliore ossigenazione delle acque profonde.
A conclusione di questo paragrafo può essere utile richiamare gli obiettivi di qualità che la Regione
Lombardia si è data per i grandi laghi sudalpini, così come riportato nel Piano di Tutela e Uso delle
Acque (Regione Lombardia 2004) alla Tabella 3.4 dell’Allegato 16, Stato di qualità ed evoluzione
trofica dei laghi. L’obiettivo di qualità, secondo i diversi scenari previsti dalla Regione Lombardia e
raggiungibili all’equilibrio all’orizzonte del 2016 vedono per i quattro laghi lombardi maggiori (Como,
-1
Garda, Iseo e Maggiore) valori di fosforo totale oscillanti tra 10 e 18 µg P L , condizioni relative a uno
stato di bassa mesotrofia. In questa valutazione il Lago di Como è previsto che possa assestarsi tra
-1
14 e 16 µg P L . Questi valori sono leggermente superiori a quelli indicati in precedenza come quelli
ritenuti naturali in origine, ma possono essere condivisi, salvo tenere sotto controllo la risposta
biologica, non sempre direttamente in linea con le variazioni di concentrazioni dei nutrienti.
25
Progetto PLINIUS
26
Progetto PLINIUS
SEZIONE 2. Le informazioni e le criticità
SEZIONE 2. Le informazioni e le criticità
Elenco dei Capitoli della Sezione con i relativi Autori
2.1
Limnogeologia e morfometria del Lago di Como
Luigina Vezzoli, Daniela Fanetti
Università dell’Insubria. Dipartimento di Scienze Chimiche e Ambientali, Como
2.2
Clima, idrologia e idrodinamica lacustre
Diego Copetti, Franco Salerno
Istituto di Ricerca Sulle Acque, CNR, Brugherio-Milano
2.3
Antropizzazione del territorio
Franco Salerno, Elisa Buraschi
Istituto di Ricerca Sulle Acque, CNR, Brugherio-Milano
2.4
Collettamento e depurazione nel Ramo Occidentale del Lario*
1
2
Roberto Canziani , Mauro Veronesi , Paola Bassoli
3
1
Politecnico di Milano, Dipartimento di Ing. Idraulica, Ambientale, Infrastrutture Viarie, Rilevamento, Milano
Dipartimento del Territorio del Cantone Ticino, Sezione Protezione Aria, Acqua e Suolo, Ufficio Protezione e
Depurazione Acque, Bellinzona
3
Amministrazione Provinciale di Como, Servizio Acque, Como
2
2.5
Il caso di studio dei Torrenti Cosia e Breggia
1
1
1
Anna Brambilla , Christian Malacrida , Alessandro Dal Mas , Mauro Veronesi
2
1
ARPA Lombardia, Dipartimento di Como, Como
2
Dipartimento del Territorio del Cantone Ticino, Sezione Protezione Aria, Acqua e Suolo, Ufficio Protezione e
Depurazione Acque, Bellinzona
2.6
Valutazione del carico di nutrienti dal bacino imbrifero
1
1
2
3
Gianni Tartari , Franco Salerno , Rosario Mosello , Anna Brambilla
1
Istituto di Ricerca Sulle Acque, CNR, Brugherio, Milano
2
Istituto per lo Studio degli Ecosistemi, CNR, Verbania-Pallanza
3
ARPA Lombardia, Dipartimento di Como, Como
2.7
Stato attuale ed evoluzione idrochimica e trofica del lago
1
2
1
Fabio Buzzi , Rosario Mosello , Diego Ricci , Francesco Nastasi
1
1
ARPA Lombardia, Dipartimento di Lecco, Oggiono
2
Istituto per lo Studio degli Ecosistemi, CNR, Verbania-Pallanza
2.8
Stato attuale ed evoluzione delle biocenosi lacustri
1
2
1
1
1
Fabio Buzzi , Carlo Romanò , Maurizio Maierna , Elisa Carena , Chiara Agostinelli
1
ARPA Lombardia, Dipartimento di Lecco, Oggiono
Amministrazione Provinciale di Como, Servizio Pesca, Como
2
2.9
Microinquinanti e tossicità delle acque
1
Silvana Galassi , Roberta Bettinetti
2
1
Università di Milano, Facoltà di Scienze MM.FF.NN., Dipartimento di Biologia, Milano
2
Università dell’Insubria, Dipartimento di Scienze Chimiche e Ambientali, Como
2.10
Usi delle acque
1
1
1
1
2
Camillo Rossi , Biancamaria Sesana , Bruno Comin , Angelo Pintavalle , Carlo Romanò , Paola
3
3
4
4
Roncoroni , Mauro Corradi , Franco Salerno , Gianni Tartari
1
ASL della Provincia di Como, Dipartimento di Prevenzione Medica, Como
Amministrazione Provinciale di Como, Servizio Pesca, Como
ACSM S.p.A, Como
4
Istituto di Ricerca Sulle Acque, CNR, Brugherio-Milano
2
3
________________________
Si ringraziano per la collaborazione gli ingegneri Barbara Amadeo e Massimo Panzeri
*
27
Progetto PLINIUS
2.1
SEZIONE 2. Le informazioni e le criticità
2.1 Limnogeologia e morfometria del Lago di Como
LIMNOGEOLOGIA E MORFOMETRIA DEL LAGO DI COMO
SOMMARIO
In questo capitolo è raccolto il quadro dei dati disponibili sulle caratteristiche geologiche del bacino sommerso che
comprendono: batimetria, morfologia, struttura, genesi e storia evolutiva del fondo lacustre, nonché la litologia,
struttura, genesi, età e storia evolutiva dei sedimenti lacustri. Tra le caratteristiche geologiche del bacino
idrografico sono considerate solo quelle che direttamente influenzano la dinamica e la composizione della massa
d’acqua e dei sedimenti. Il punto dello stato delle conoscenze qui presentato si propone di focalizzare quali siano
le lacune e le criticità riguardo alla situazione geologica e geomorfologica del bacino lacustre.
2.1.1
PREMESSA
2.1.2
INQUADRAMENTO GEOGRAFICO E MORFOMETRIA
2.1.2.1
CARATTERISTICHE GEOGRAFICHE
2.1.2.2
CARATTERISTICHE MORFOMETRICHE DEL BACINO IDROGRAFICO
La gestione e la programmazione dello sviluppo sostenibile di una risorsa idrica superficiale
importante come il Lago di Como non può prescindere dalla conoscenza di base delle sue
caratteristiche geofisiche, idrogeologiche, geologiche e geomorfologiche, dei meccanismi che le
governano, dell’interazione del bacino lacustre con il territorio circostante e dell’evoluzione naturale
che essi hanno subito. Nonostante ciò, queste conoscenze di base del bacino lacustre del Lago di
Como sono molto frammentarie e incomplete e si rivelano decisamente insufficienti a garantire
programmi di intervento e di gestione strategici.
Per sopperire a queste deficienze di conoscenza, a partire dal 2001, ricercatori del Dipartimento di
Scienze Chimiche e Ambientali dell’Università degli Studi dell’Insubria di Como hanno varato un
programma di ricerca multidisciplinare sul Lago di Como con l’obiettivo di acquisire in modo
sistematico e dettagliato conoscenze sulle caratteristiche geologiche, fisiche, chimiche e ambientali
della parte sommersa del bacino lacustre. Queste ricerche sono state svolte in collaborazione e con il
contributo scientifico e finanziario di numerosi enti nazionali e internazionali: Istituto Nazionale per la
Montagna-IMONT; Agenzia per la Protezione Ambientale e i servizi Tecnologici-APAT; Regione
Lombardia DG Territorio e Urbanistica; Amministrazione Provinciale di Como Ass. Caccia e Pesca;
Comunità Montana Alto Lario Occidentale; Camera di Commercio di Como; Univercomo; Fondazione
CARIPLO; Geological Institute ETH Zurich (CH); Swiss Federal Institute for Environmental Science
and Technology-EAWAG Dübendorf (CH). I dati finora raccolti all’interno di questo progetto
riguardano soprattutto la geomorfologia, la struttura e le caratteristiche sedimentarie del bacino
lacustre e dei sedimenti di fondo. I risultati acquisiti ed elaborati permettono di fornire delle indicazioni
importanti, anche se preliminari, per la conoscenza della parte sommersa del Lago di Como.
Il Lago di Como possiede delle caratteristiche geologiche e fisiografiche peculiari che lo privilegiano
rispetto agli altri laghi alpini. Esso è, infatti, il più profondo lago alpino in Europa: il fondo lacustre
raggiunge i 425 m di profondità (Tab. 2.1.1) presso Argegno e per ampi tratti è situato a quote inferiori
2
al livello attuale del mare; inoltre, è il terzo più grande lago italiano, con un’estensione di circa 145 km
3
2
e un volume intorno ai 23 km . Il suo bacino imbrifero ha una estensione di circa 4500 km e
comprende due delle principali valli alpine, la Valtellina e la Valchiavenna.
Nella Figura 2.1.1 è rappresentato il bacino idrografico del Lago di Como alla chiusura di Lecco e alla
chiusura di Lavello, che include anche i laghi di Garlate e Olginate. In Figura 2.2.1 sono, inoltre,
rappresentati i principali sottobacini considerati e le aree glacializzate che alimentano attualmente il
lago.
Il Lago di Como è caratterizzato da un elevato sviluppo longitudinale in direzione Nord-Sud che
attraversa la catena montuosa delle Alpi dal suo asse principale alla Pianura Padana. Dal punto di
vista geomorfologico, il bacino lacustre è un fiordo profondamente incassato tra i versanti montuosi
circostanti. Ha, inoltre, una singolare forma a lambda, ed è suddivisibile in tre bacini distinti: l’Alto Lago
o bacino settentrionale, il ramo di Lecco o bacino orientale e il ramo di Como o bacino occidentale. Gli
28
Progetto PLINIUS
SEZIONE 2. Le informazioni e le criticità
2.1 Limnogeologia e morfometria del Lago di Como
immissari principali del Lago di Como sono il Fiume Adda (Valtellina) e il Fiume Mera (Valchiavenna),
l’emissario è di nuovo il Fiume Adda che esce dal ramo di Lecco. L’origine del Lago di Como è
presumibilmente quella di una più antica e profonda valle fluviale rimodellata dai ghiacciai negli ultimi
2 milioni di anni e la sua formazione è dovuta allo sbarramento tettonico e glaciale del ramo di Como e
alla conseguente incisione del ramo di Lecco (Felber et al. 1991, 1994). Nella Tabella 2.1.1 sono
riassunte le principali caratteristiche morfometriche, idrografiche e idrogeologiche del Lago di Como e
del suo bacino di alimentazione.
Tabella 2.1.1 - Caratteristiche morfometriche del Lago di Como.
Bacino idrografico
Superficie
Quota massima
Portata media annua Adda immissario (1982-2000)
Portata media annua Adda emissario (1970-2002)
Lago
Superficie
Rapporto area bacino/area lago
Perimetro
Indice di sinuosità
Profondità massima
Profondità media
Quota media
Volume
Tempo teorico di ricambio
Stratificazione termica
Tasso di sedimentazione
4524
4050
90,2
161,3
145,5
31,1
170
3,98
425
156
198
22500
4,4
Olo-oligomittico
1,3
km2
m s.l.m.
m3 s-1
m3 s-1
km2
–
km
–
m
m
m s.l.m.
106 m3
a
cm a-1
In questo studio è preso in considerazione in modo particolare il ramo di Como che si sviluppa dal
transetto Menaggio-Bellagio alla città di Como. Esso è molto articolato dal punto di vista planimetrico
e batimetrico e perciò suddivisibile in sottobacini. Gli immissari del ramo di Como sono il Fiume Cosia,
il Fiume Breggia (Val di Muggio) e il Fiume Telo (Valle Intelvi); decisamente subordinati sono gli altri
tributari che scendono dalle sponde molto acclivi. Il ramo di Como non ha un emissario; questa
particolarità idrografica ne condiziona idrologia e sedimentazione.
2.1.3
INQUADRAMENTO GEOLOGICO
2.1.3.1
COSTITUZIONE GEOLOGICA DEL SUBSTRATO
Le caratteristiche geologiche del bacino idrografico di un lago, in particolare la litologia e i lineamenti
tettonici, condizionano:
•
il tipo e il tasso di erodibilità del substrato e, quindi, la quantità di sedimenti che giungono al
lago;
•
la composizione dei sedimenti;
•
l’apporto per reazione chimica e dilavamento di elementi all’acqua del lago.
Dati sulla geologia del bacino del Lago di Como si possono trovare in forma generale nei Fogli
geologici a scala 1:100.000 del Servizio Geologico Nazionale e in Montrasio (1990). Il bacino del Lago
di Como è geologicamente ubicato nelle Alpi Centrali; in tutta la sua estensione attraversa due
importanti unità strutturali della catena alpina: le Alpi s.s. formate da rocce metamorfiche e ignee
intrusive, e le Alpi Meridionali costituite da rocce metamorfiche e sedimentarie. Le due unità strutturali
sono separate da un importante lineamento tettonico con direzione Est-Ovest denominato Linea
Insubrica (Heitzmann 1991), che percorre in senso longitudinale tutta la Valtellina e che attraversa il
Lago di Como tra Colico e le valli dei Torrenti Livo e Liro (Figura 2.2.2).
29
Figura 2.1.1 - Rappresentazione del bacino idrografico del Lago di Como con indicazione dei singoli sottobacini considerati in questo Rapporto. (Dati Corine
Land Cover (CLC) 2000 (Bossard et al. 2000).
RAMO
OCCIDENTALE
Progetto PLINIUS
SEZIONE 2. Le informazioni e le criticità
2.1 Limnogeologia e morfometria del Lago di Como
30
Progetto PLINIUS
SEZIONE 2. Le informazioni e le criticità
2.1 Limnogeologia e morfometria del Lago di Como
Nelle Alpi Meridionali, il limite tra il basamento metamorfico e la copertura sedimentaria si situa a nord
di Menaggio (Valle di Porlezza) sul versante occidentale e a sud di Dervio (Val Grande) sul versante
orientale del lago (Bertotti 1991, Bertotti et al. 1993). Il basamento cristallino consiste di paragneiss e
subordinati ortogneiss e anfiboliti di età Varisica (Siletto et al. 1990, Bocchio et al. 1993, Spalla et al.
2002). La successione sedimentaria comprende rocce prevalentemente carbonatiche di età dal
Carbonifero (circa 300 milioni di anni fa) al Miocene (circa 20 milioni di anni fa).
I versanti che circondano il ramo di Como hanno una costituzione geologica abbastanza monotona in
quanto il substrato roccioso è costituito quasi interamente da due formazioni sedimentarie delle Alpi
Meridionali: il Calcare di Moltrasio (Rossi et al. 1991) e la Gonfolite.
Il CALCARE DI MOLTRASIO affiora estesamente su tutto il territorio costituendo gran parte del Triangolo
Lariano e della sponda occidentale del lago dal rilievo di Monte Olimpino alla Tremezzina. Esso è
costituito da calcari e calcari marnosi con noduli di selce, ricchi di sostanza organica, di colore grigio
scuro. L’unità è ben stratificata, con strati dello spessore di 10-30 cm. Frequentemente sono presenti
interstrati di marne e argilliti nerastre dello spessore di 1-10 cm. Sono anche comuni strati contorti e
ripiegati da fenomeni di frane (slumping) sottomarine, cioè da scivolamenti del sedimento poco
consolidato, ma già sufficientemente plastico, avvenuti poco dopo la deposizione del sedimento
stesso. Il Calcare di Moltrasio è di età Giurassico inferiore, rappresenta la sedimentazione in un
bacino marino profondo e ha attualmente uno spessore nell’area di Como di circa 1000 m.
Il GRUPPO DELLA GONFOLITE è un’unità geologica costituita da conglomerati e arenarie e forma i rilievi
della Spina Verde e del Monte Tre Croci, alla terminazione meridionale del ramo di Como. I
conglomerati sono in banchi metrici, con granulometria anche molto grossolana, costituiti da clasti
poligenici in un cemento prevalentemente siliceo. I clasti sono di rocce metamorfiche e ignee che
formano l’area alpina corrispondente alle attuali Valchiavenna e Valtellina (Gelati et al. 1988, Bernoulli
et al. 1993). La Gonfolite è di età Oligocene-Miocene. Tra la Gonfolite e il Calcare di Moltrasio esiste
una lacuna temporale di circa 170 milioni di anni. La Gonfolite rappresenta i prodotti di erosione delle
Alpi in sollevamento, ed è costituita dai sedimenti deposti nei delta dei corsi d’acqua che già
incidevano la catena alpina 30 milioni di anni fa e che sfociavano in un bacino marino che occupava
l’area dell’attuale Pianura Padana e arrivava fino a Como (Corselli et al. 1985).
Dal punto di vista strutturale, l’elemento più significativo del ramo di Como è il contatto tettonico, lungo
una faglia di retroscorrimento, tra le due formazioni rocciose, visibile a Ponte Chiasso (Bernoulli et al.
1989). Questa stessa faglia con direzione NO-SE probabilmente corrisponde anche al contatto sotto
la convalle di Como tra il Calcare di Moltrasio, che affiora nel rilievo di Brunate, e la Gonfolite, che
forma la dorsale della Spina Verde. L’erosione che ha portato alla formazione della convalle si è
impostata nell’area di debolezza meccanica rappresentata da questo contatto, ora coperto da depositi
glaciali, lacustri e alluvionali.
Nell’area orientale, una piega anticlinale borda tutto il margine prealpino e coinvolge in superficie il
Calcare di Moltrasio. La piega procede da ovest interessando i Monti Rai, Cornizzolo, Bolettone e
Boletto fino a costituire la struttura del rilievo di Brunate e a terminare in corrispondenza della Punta di
Geno.
2.1.3.2
LE IPOTESI SULL’ORIGINE DEL LAGO
La storia geologica del bacino lariano negli ultimi 5 milioni di anni è molto complessa e strettamente
correlata all’evoluzione dell’area alpina e mediterranea. Le ipotesi scientifiche sull’origine del Lago di
Como sono diverse e ancora non risolte, soprattutto a causa della scarsità di dati geologici disponibili
finora sul bacino lacustre. Il Lago di Como è stato da una parte considerato un lago di origine glaciale
(Nangeroni, 1956, 1965, 1970) e dall’altra legato alla profonda erosione fluviale conseguente
all’abbassamento del livello di base di tutta l’area alpina, avvenuto nel Messiniano (circa 5 Milioni di
anni fa) per la crisi eustatica e il disseccamento del Mar Mediterraneo. Infine Finck (1978) ipotizza per
il Lago di Como una azione combinata di erosione fluviale e glaciale. Con i dati a disposizione è
possibile, comunque, delineare per il Lago di Como la presenza di tre stadi evolutivi:
•
l’abbassamento del livello del Mar Mediterraneo nel Messiniano ha innescato l’erosione di una
precoce rete idrografica, sviluppata nella catena alpina in sollevamento e impostata lungo
importanti lineamenti tettonici, e la formazione di un profondo canyon, successivamente
inondato dal mare pliocenico circa 3 milioni di anni fa;
•
la successione di fasi glaciali e interglaciali che hanno caratterizzato i cambiamenti climatici
degli ultimi 2 milioni di anni (Quaternario) ha provocato l’alternanza di eventi erosivi e
deposizionali fluviali e glaciali i quali, probabilmente congiuntamente a deformazioni
31
Progetto PLINIUS
•
SEZIONE 2. Le informazioni e le criticità
2.1 Limnogeologia e morfometria del Lago di Como
neotettoniche dell’area sudalpina, hanno modellato la pre-esistente depressione valliva e
soprattutto modificato la rete idrografica del paleo-Adda e la chiusura del ramo di Como;
la deglaciazione durante le fasi terminali e di completo ritiro dell’ultima fase glaciale tra 14000 e
10000 anni fa ha originato l’attuale bacino lacustre del Lago di Como, con dimensioni e livelli
che si sono evoluti nel tempo fino all’attuale conformazione.
2.1.3.3
EVOLUZIONE GEOLOGICA DEL QUATERNARIO
2.1.3.4
NEOTETTONICA E SISMICITÀ
Il territorio in esame ha subito nel Quaternario, cioè negli ultimi due milioni di anni, le intense azioni
erosive e di accumulo dell’alternarsi delle fasi glaciali e interglaciali che si sono succedute in almeno
13 cicli in tutta l’area alpina e prealpina (Bini et al. 2001). Possiamo, quindi, riconoscere in particolare
sui versanti del ramo di Como depositi e forme di origine glaciale, lacustre, fluviale e gravitativa
(Nangeroni 1965, 1970, 1974, Castelletti & Orombelli 1986).
I DEPOSITI GLACIALI sono tipicamente costituiti da abbondante matrice sabbiosa o sabbioso-argillosa
con sparsi ciottoli e blocchi, in una tessitura caotica, senza selezione granulometrica. Spesso sono
presenti massi erratici costituiti da rocce alpine quali graniti, granodioriti, anfiboliti, serpentiniti e
micascisti. All’azione glaciale sono da imputare il modellamento dei versanti che formano il bacino
lacustre e la formazione dei terrazzi orografici che gradinano i versanti, come, a esempio, nell’area di
Torno e Brunate.
I DEPOSITI LACUSTRI sono presenti nel sottosuolo della città di Como e in piccoli lembi a varie quote
lungo i versanti. Essi rappresentano i sedimenti di bacini lacustri legati alla dinamica frontale e laterale
del ghiacciaio, soprattutto durante l’ultima glaciazione e le sue fasi di deglaciazione, e sono costituiti
da limi e argille sottilmente stratificati.
I DEPOSITI FLUVIALI sono costituiti dalle conoidi alluvionali dei torrenti Cosia e Valduce che hanno
parzialmente riempito la convalle di Como, dal materasso alluvionale dell’ampio fondovalle della Valle
del Fiume Breggia e dal conoide-delta del Fiume Telo ad Argegno. Sono rappresentati da sabbie,
ghiaie e conglomerati, scarsamente coerenti, con intercalazioni lenticolari limoso-argillose.
I DEPOSITI GRAVITATIVI sono rappresentati dai detriti di falda accumulati alla base dei versanti, sono
costituiti da clasti con granulometria dal ciottolo al blocco, in genere incoerenti, con quantità variabile
di matrice sabbioso-argillosa. I detriti di falda del versante orientale sono costituiti in maggioranza da
clasti spigolosi di Calcare di Moltrasio, con subordinato materiale poligenico derivante dallo
smantellamento dei lembi di depositi glaciali presenti sul versante. I detriti di falda del versante della
dorsale della Spina Verde sono, invece, costituiti in gran parte dalla rielaborazione dei clasti dei
conglomerati della Gonfolite e, quindi, ne ricalcano la composizione. Fenomeni di instabilità gravitativi
sulle sponde del lago sono frequenti e legati alle variazioni del livello del lago stesso (Cancelli 1986).
Infine, un importante fattore geomorfologico del territorio è da attribuire al fenomeno carsico, legato
alla presenza di rocce carbonatiche solubili e fessurate, quali il Calcare di Moltrasio. Cavità e
morfologie carsiche sono molto abbondanti sul rilievo del Monte Bisbino e nell’area del Triangolo
Lariano, mentre sono meno frequenti sul rilievo di Brunate (Bini & Tognini 2003).
Sulla base dei dati disponibili nei cataloghi storici e strumentali, il settore lariano è stato caratterizzato
da sismicità moderata, con tempi di ritorno piuttosto lunghi se confrontati con i settori contermini del
margine prealpino piemontese e veneto. Gli eventi sismici più importanti risentiti nella zona di Como
sono i due forti terremoti medievali del 1117 e del 1222, entrambi con epicentro situato al bordo
meridionale del bacino del Lago di Garda (Postpischl 1985, Boschi et al. 1995). Durante l’evento del
1117 sono segnalati danni nell’area urbana di Como. Il livello del risentimento sismico documentato
storicamente è, quindi, significativo e deve essere tenuto in considerazione in quanto a esso
corrisponde la possibilità di effetti co-sismici sul terreno. A esempio, le scale di intensità macrosismica
indicano che a partire da un’intensità pari al VII grado, che è del tutto ragionevole attendersi nell’area
comasca, si possano avere effetti significativi sulle acque, come variazioni delle proprietà chimicofisiche e della portata nelle sorgenti, e sui sedimenti sia dei versanti emersi sia di quelli sommersi,
come eventi franosi e di flusso di detriti (debris flow).
Attività tettonica recente, cioè negli ultimi 2 milioni di anni, è testimoniata da evidenze
geomorfologiche e da dislocazioni per faglia di depositi glaciali e carsici nell’area pedemontana
(Orombelli 1976, Zanchi et al. 1995, 1997).
32
Progetto PLINIUS
SEZIONE 2. Le informazioni e le criticità
2.1 Limnogeologia e morfometria del Lago di Como
Figura 2.1.2 - Schema geologico dell’area comprendente il Lago di Como con indicata in modo
generale la distribuzione delle tre tipologie di unità litologiche che costituiscono il territorio: unità
sedimentarie carbonatiche, unità sedimentarie terrigene silico-clastiche, unità metamorfiche e ignee.
33
Progetto PLINIUS
SEZIONE 2. Le informazioni e le criticità
2.1 Limnogeologia e morfometria del Lago di Como
2.1.4
STATO DELLE CONOSCENZE SUL BACINO SOMMERSO
2.1.4.1
BASE DATI
2.1.4.2
IL RILIEVO MORFOBATIMETRICO
2.1.4.3
IL RILIEVO SISMICO E I CAROTAGGI
La conoscenza fisica e geologica di base del bacino lacustre del Lago di Como è stata finora limitata a
rilievi batimetrici con ecoscandaglio effettuati alla fine del XIX secolo (carta a isobate presente nelle
tavolette 1:25.000 dell’IGM) e negli anni ’60 (carta a punti quotati della Soc. Vassena) e ad alcuni
profili sismici eseguiti negli anni ’70 (Finckh 1978, Finckh et al. 1984). Scarsissimi dati sui sedimenti
sublacustri sono riportati in Bugini et al. (1981) e in Chiaudani & Premazzi (1993).
Lo studio effettuato nel 2001-2004 dall’Università degli Studi dell’Insubria fornisce dati (Figura 2.1.3)
che riguardano il rilievo morfobatimetrico di dettaglio di alcune aree chiave del bacino, il rilievo sismico
ad alta definizione nei rami di Como e Lecco, 19 carote di sedimenti nel ramo di Como (Fanetti 2004).
Inoltre, sono state eseguite ricerche sulla composizione ed evoluzione del sottosuolo e sulle
deformazioni verticali del suolo storiche e attuali della convalle di Como (Comerci 2004). In questo
contesto sono in fase di attuazione due carotaggi profondi nella città di Como per analizzare le
caratteristiche geologiche e geotecniche del sottosuolo e monitorare le deformazioni in atto. Infine, la
costituzione geologica dei versanti subaerei del ramo di Como sono oggetto di rilevamento e analisi
nell’ambito della realizzazione del progetto di Cartografia Geologica a scala 1:50000 (CARG) del
Servizio Geologico Nazionale, che ha affidato la realizzazione del foglio Como all’Università degli
Studi dell’Insubria.
Alla fine del 2004 è stato eseguito dall’Istituto Idrografico della Marina Militare un rilievo batimetrico di
tutto il bacino lacustre, attualmente in fase di elaborazione.
Nel dicembre 2001 è stato effettuato, come prima realizzazione in Europa, il rilievo batimetrico del
Lago di Como con una strumentazione multibeam che da pochi anni è accessibile al mondo della
ricerca scientifica. Lo strumento geofisico utilizzato è il Multibeam Echo Sounder Kongsberg Simrad
EM-3000, che consente di definire la morfologia e la batimetria del fondo con una precisione
centimetrica, fino a una profondità massima di 250 m, grazie allo studio della propagazione di onde
acustiche emesse nel corpo acqueo. Lo strumento è stato installato sul M/fo Rondine, noleggiato
presso la Gestione Navigazione Laghi di Como.
Con questo rilievo, per ogni punto del fondo lacustre si è ottenuto un dato di posizione nello spazio
con coordinate note rispetto a un sistema di riferimento geografico e di profondità. L’insieme dei dati
consente, rispetto alla batimetria tradizionale operante per interpolazione di punti o di profili, di
ricostruire in continuo, come in una fotografia digitale, l’andamento batimetrico e morfologico del
fondo. I dati di profondità registrati sono dati digitali che possono essere elaborati con opportuni
programmi da un calcolatore elettronico per costruire diversi tipi di mappe del fondo lacustre. Si
possono ottenere carte batimetriche tradizionali, con curve isobate con equidistanza fino a 1 m, che
mostrano la topografia del fondo. Si possono costruire dei Modelli Digitali del Terreno (DTM) in cui le
forme del fondo sono evidenziate dall’ombreggiatura del rilievo. Infine, l’elaborazione dei dati
batimetrici consente una rappresentazione tridimensionale prospettica del fondo lacustre.
L’interpretazione di questi elaborati morfobatimetrici fornisce informazioni sulla costituzione,
morfologia e dinamica del bacino lacustre e sulla sua storia evolutiva. Il primo rilievo morfobatimetrico
del Lago di Como si è concentrato in tre aree chiave del bacino lacustre: l’Alto Lario, l’innesto del
ramo di Como tra Bellagio-Menaggio-Tremezzo, e il bacino meridionale del ramo di Como, tra
Moltrasio e Como (Figura 2.1.3A).
Nell’ottobre-novembre 2002 e nel settembre 2003 si sono svolti i rilievi sismici del fondo lacustre dei
rami di Como e Lecco e il carotaggio dei sedimenti lacustri del ramo di Como.
Il rilievo sismico ha utilizzato una strumentazione a canale singolo con un pinger (emettitore di segnali
acustici) da 3,5 kHz, montata su un apposito catamarano, agganciato a un natante.
Sono state registrate per i rami di Como e di Lecco una linea sismica longitudinale e numerose linee
sismiche trasversali, per un totale di circa 170 km di rilievi ad alta risoluzione (Figura 2.1.3B). Questi
profili sismici permettono di penetrare per circa 20 m all’interno dei sedimenti che costituiscono il
fondo lacustre e ci danno indicazioni sulla loro struttura e composizione.
34
Progetto PLINIUS
SEZIONE 2. Le informazioni e le criticità
2.1 Limnogeologia e morfometria del Lago di Como
Figura 2.1.3 - Mappe con la distribuzione della base di dati dei A) rilievo batimetrico, B) rilievo sismico,
C) carotaggi.
Sono state eseguite 19 carote nei sedimenti del fondo lacustre, la cui localizzazione è stata
selezionata in base ai dati sismici precedenti (Figura 2.1.3C). Le carote lunghe da 1 a 1,7 m, sono
state prelevate con un carotiere a gravità montato su un battello e hanno consentito di raccogliere
sedimenti anche nelle aree profonde più di 400 m tra Argegno e Torriggia. Sui sedimenti prelevati con
le carote sono state svolte analisi petrofisiche, sedimentologiche, mineralogiche, cronologiche,
chimiche, paleobotaniche e ambientali che forniscono dati inediti e importanti sull’evoluzione recente
del bacino lacustre. Tutte le carote estratte, prima di essere aperte, sono state sottoposte ad analisi
petrofisica non invasiva per determinare la velocità e l’ampiezza delle onde sismiche P, la densità dei
sedimenti e la loro suscettività magnetica. Dopo l’apertura, le carote sono state fotografate, descritte
dal punto di vista litostratigrafico e sedimentologico. Sono state eseguite analisi granulometriche di
35
Progetto PLINIUS
SEZIONE 2. Le informazioni e le criticità
2.1 Limnogeologia e morfometria del Lago di Como
livelli di sedimento significativi, e analisi di Carbonio Organico Totale (TOC) su una carota. Tre carote
137
sono state campionate per le analisi geocronologiche con il metodo Cs, svolte presso l’EAWAG di
14
Dübendorf (CH), e con il metodo C, svolte presso la Beta Analytic di Miami, USA. Le datazioni
radiometriche ottenute danno informazioni sul tasso di sedimentazione lacustre e consentono di
ricostruire la storia sedimentaria degli ultimi 200-300 anni del ramo di Como.
2.1.4.4
MORFOLOGIA E STRUTTURA DEL FONDO LACUSTRE
Il ramo settentrionale del lago (Alto Lario) ha una direzione N-S, è lungo 23 km e largo pochi km, la
sua profondità massima è di 250 m tra Dervio e Bellagio; la morfologia del fondo è notevolmente
influenzata dall’accumulo di sedimenti in corrispondenza dei delta degli immissari, primo fra tutti il
Fiume Adda, ma anche dei torrenti Livo, Liro, Albano e Senagra sul versante occidentale, Marrone,
Pioverna e Esino su quello orientale (Fig. 2.1.4 e 2.1.6). Il ramo di Lecco è il meno profondo e con una
batimetria regolare che gradatamente risale dai 250 m di profondità presso Bellagio, verso la città di
Lecco (Fig. 2.1.4 e 2.1.6). Il ramo di Como è il bacino più profondo, più articolato e stretto. In esso si
possono distinguere tre sottobacini. Una soglia sublacustre di sedimenti, che si eleva a una profondità
di soli 140 m, tra Menaggio e Bellagio, lo separa dal resto del lago. A sud di questa, si estende per
circa 12 km il bacino di Argegno, profondo più di 400 m, fino a Laglio. Da qui il fondo si eleva
bruscamente con un gradino fino alla profondità di circa 200 m, da cui il fondo gradatamente risale
fino alla città di Como (Fig. 2.1.4, 5, 6).
Come esempio della tipologia di dati disponibili e delle loro potenzialità nell’interpretazione geologica
del fondo lacustre, sono qui presentate alcune caratteristiche del Primo Bacino del ramo di Como. La
Figura 2.1.7 mostra la carta batimetrica con equidistanza di 10 m associata alla carta topografica dei
versanti subaerei (Carta Tecnica Regionale, Regione Lombardia). La rappresentazione
tridimensionale prospettica della parte sommersa del Primo Bacino del ramo di Como, tra la città di
Como, in basso a destra, fino al transetto tra Moltrasio e Torno, in alto è mostrata in Figura 2.1.8.
L’illuminazione obliqua enfatizza i rilievi e le variazioni di morfologia presenti. Le gradazioni di grigio
indicano gradualmente le diverse profondità del fondo lacustre, fino alla profondità massima raggiunta
di -257 m presso Torno. Le aree nere corrispondono alla parte sub-aerea del territorio, che in questa
figura non è rappresentata. L’analisi di questa immagine mostra che la parte sommersa del bacino è
articolata e presenta forme di sponda e di fondo diverse tra loro. Nella parte meridionale del Primo
Bacino, di fronte alla città di Como, è visibile un’estesa area sommersa pianeggiante con profondità
fino a -50 m, che sulla figura è indicata come altofondo di Como. Essa è costituita da un accumulo di
sedimenti poco coerenti a giacitura sub-orizzontale, che derivano in maggior misura dalla deposizione
nel lago pro-glaciale formatosi dopo l’inizio del ritiro del ghiacciaio del ramo di Como; ma anche
dall’apporto del Torrente Cosia che si immette nel Lago di Como in corrispondenza della parte
occidentale della città. Il fondo principale del bacino lacustre appare piatto, con una profondità media
di circa -200 m, che degrada regolarmente verso nord-est fino alla profondità di -257 m in
corrispondenza di Torno. Sono visibili anche singoli massi rocciosi franati dagli acclivi versanti
sovrastanti il lago, e accumuli di blocchi derivati da frane sub-lacustri. Il versante occidentale del
bacino è interessato da un grosso promontorio in corrispondenza dell’abitato di Cernobbio, dove ora
sfocia il Torrente Greggio. E’ un delta fluviale probabilmente legato a un antico percorso del Fiume
Breggia che ha cambiato il punto di sbocco al lago e che attualmente sta costruendo un nuovo piccolo
delta in un’area più meridionale. La costa orientale è molto ripida e articolata in vallette e pinnacoli,
legati probabilmente al modellamento carsico e glaciale del territorio.
36
Progetto PLINIUS
Figura 2.1.4 - Mappa con la batimetria generale
del lago, equidistanza delle isobate 50 m,
ricavata dall’interpolazione digitalizzata della
carta a punti quotati della Società Vassena.
SEZIONE 2. Le informazioni e le criticità
2.1 Limnogeologia e morfometria del Lago di Como
Figura 2.1.5- Mappa con la batimetria del
ramo di Como, equidistanza delle isobate 25
m, ricavata dall’interpolazione digitalizzata
della carta a punti quotati della Società
Vassena.
Figura 2.1.6 - Profili batimetrici longitudinali del ramo di Como e dell’Alto Lago-Ramo di Lecco. Nella
mappa: in tratteggio i profili desunti dal rilievo sismico; in linea continua quello derivato dalla batimetria
della Società Vassena.
37
Progetto PLINIUS
Figura 2.1.7 - Mappa con la batimetria del
Primo Bacino del ramo di Como, tra Moltrasio
e Como, equidistanza delle isobate 10 m,
associata per la parte subaerea alla carta
topografica CTR scala 1:10000, elaborata dai
rilievi batimetrici originali con strumentazione
multibeam.
SEZIONE 2. Le informazioni e le criticità
2.1 Limnogeologia e morfometria del Lago di Como
Figura 2.1.8 - Rappresentazione tridimensionale
DTM del Primo Bacino del ramo di Como, tra
Moltrasio e Como, elaborata dai rilievi batimetrici
originali con strumentazione multibeam, che
mostra i principali elementi morfologici e strutturali
del fondo lacustre.
La Figura 2.1.9 mostra la potenzialità di dettaglio che si può ottenere dai dati morfobatimetrici con la
carta batimetria di dettaglio con equidistanza delle isobate di 1 m e le rappresentazioni tridimensionali
del versante orientale sub-lacustre del ramo di Como presso Torno e Blevio. Essa evidenzia le
tipologie delle sponde che si elevano dal fondo piatto sia in forme accidentate, dove affiora la roccia
(B), sia con coni e fasce di detrito (A).
2.1.4.5
I SEDIMENTI LACUSTRI
Le prospezioni sismiche e i carotaggi sul ramo di Como hanno permesso di ottenere l’analisi e la
definizione della struttura e della composizione dei corpi sedimentari sublacustri. In Figura 2.1.10 è
mostrato un esempio di profili sismici. Lo studio dei profili sismici ha consentito la ricostruzione
tridimensionale del corpo sedimentario; l’ubicazione delle aree di affioramento di substrato roccioso
sui versanti e dei principali bacini di accumulo di sedimenti; l’individuazione dei rapporti geometrici tra
depositi sedimentari e substrato roccioso dei versanti; l’individuazione della struttura interna dei corpi
sedimentari, tra cui si riconoscono sedimenti di fondo, di delta e rilievi di origine glaciale; il
riconoscimento degli apporti ai corpi sedimentari da parte di correnti di fondo, da apporti laterali dai
versanti o dai delta; l’identificazione di alcuni livelli guida e correlazione tra profili sismici; la
ricostruzione tridimensionale di spessori ed estensioni laterali di alcuni dei livelli guida identificati, con
possibile calcolo dei loro volumi.
38
Progetto PLINIUS
SEZIONE 2. Le informazioni e le criticità
2.1 Limnogeologia e morfometria del Lago di Como
Figura 2.1.9- Esempi di mappe batimetriche e rappresentazioni DTM di dettaglio, con equidistanza
delle isobate 1 m: a) versante costiero in roccia sul lato occidentale del ramo di Como; b) versante
costiero ricoperto da sedimenti sul lato occidentale del ramo di Como.
Ulteriori dati sulla sedimentazione lacustre sono stati forniti dall’analisi diretta delle carote di
sedimento. In Figura 2.1.11 è mostrato un esempio di studio completo di una carota di sedimento, con
i risultati della analisi petrofisiche, granulometriche, chimiche e geocronologiche.
L’interpretazione dei dati geofisici e geologici ottenuti sui sedimenti di fondo hanno permesso di
caratterizzare la tipologia della sedimentazione lacustre nel tempo e nello spazio e, quindi, di
suddividere il ramo di Como in cinque sottobacini con morfologia, sedimentazione e circolazione idrica
diverse. La sedimentazione lacustre regolare laminata di silt e argilla è alternata a orizzonti che
rappresentano una sedimentazione per movimento in massa (torbiditi) legata a eventi catastrofici
naturali di varia dimensione ed estensione. Di notevole interesse è stata l’individuazione di due megatorbiditi, con spessori medi di 3 m e con volumi complessivi di 14 milioni di metri cubi, collegate a
franamenti sub-lacustri avvenuti lungo la scarpata meridionale della soglia che separa il ramo di Como
dal resto del lago, in tempi storici, rispettivamente nel VI secolo dC e a metà del XII secolo dC. I
possibili meccanismi innescanti di questi eventi catastrofici sono una combinazione di elementi
morfologici (scarpate molto ripide), sedimentologici (sovraccarico di sedimenti) e tettonici (scosse
sismiche). Non è da escludere che questi eventi abbiano scatenato onde anomale nel bacino lacustre
e, in particolare, verso la città di Como dove il fondo lacustre è poco profondo.
Un’altra particolarità dei sedimenti del ramo di Como è l’elevato contenuto nell’isotopo radioattivo
137
Cs in seguito all’incidente di Chernobil. Infatti, sono presenti sia una elevata contaminazione
-1
radioattiva dei sedimenti subaerei, sia valori fino a 4000 Bq kg nelle nostre carote (Figura 2.1.11),
-1
quando il valore di fondo dell’area alpina è di 300 Bq kg .
39
Progetto PLINIUS
SEZIONE 2. Le informazioni e le criticità
2.1 Limnogeologia e morfometria del Lago di Como
Figura 2.1.10- Esempio di linee sismiche rilevate nel Primo Bacino del Lago di Como: inserto) mappa
di localizzazione delle linee sismiche con evidenziata l’area in cui è stata individuata la presenza
diffusa di gas metano nei sedimenti del fondo lacustre; alto) sezione sismica trasversale n. 12b
all’altezza di Laglio con indicati i principali elementi morfostrutturali del fondo lacustre; medio)
particolare della sezione sismica precedente dove sono visibili in dettaglio le caratteristiche geologiche
e sedimentarie dei sedimenti di fondo; basso) sezione sismica longitudinale n. 2 nella porzione che
incrocia la sezione sismica trasversale precedente.
40
Progetto PLINIUS
SEZIONE 2. Le informazioni e le criticità
2.1 Limnogeologia e morfometria del Lago di Como
Figura 2.1.11 - Esempio di carota (CO14) di sedimenti del fondo lacustre e dei dati delle analisi
effettuate (da sinistra a destra): log litostratigrafico della carota, fotografia della carota, velocità delle
onde P, densità, suscettività magnetica, TOC, granulometria, isotopi Cs.
2.1.5
CRITICITÀ
I sedimenti sono importanti archivi di informazioni per l’intero sistema lacustre. La distribuzione dei
sedimenti influenza le caratteristiche idrogeologiche e geotecniche dei sedimenti stessi, con importanti
interessi anche nel campo della geologia applicata e nella progettazione dei centri urbani limitrofi alle
sponde del lago. Le caratteristiche tipologiche dei depositi forniscono informazioni sugli agenti e sui
processi deposizionali che hanno guidato la loro sedimentazione, rappresentano un supporto ai dati
relativi all’idrodinamica del lago e consentono di interpretare la sua recente evoluzione. Non da ultimo
lo studio dei sedimenti permette di identificare l’evoluzione dei parametri ambientali del lago e di tutta
la zona limitrofa.
41
Progetto PLINIUS
SEZIONE 2. Le informazioni e le criticità
2.1 Limnogeologia e morfometria del Lago di Como
Le criticità che riguardano i sedimenti lacustri e le caratteristiche limnogeologiche del bacino lacustre
del Lago di Como sono numerose, in quanto il sistema fisico-geologico del Lago di Como è complesso
e le conoscenze molto lacunose. I dati raccolti con la ricerca presentata sono di alto dettaglio ma
limitati ad aree specifiche del lago e quindi parziali. Pertanto le criticità riguardano sia la
determinazione della tipologia e distribuzione nel tempo e nello spazio degli apporti sedimentari al
lago, che le dinamiche post-sedimentarie che intervengono su di essi.
Le criticità che si ritiene di più immediato impatto sulla qualità dell’acqua del Lago di Como sono le
seguenti:
•
La quantificazione e la caratterizzazione dell’apporto solido dai tributari.
•
La dinamica dell’apporto solido sia dai tributari sia nel corpo idrico lacustre.
•
I processi di sedimentazione e le loro variazioni nel tempo e nello spazio.
•
L’interazione tra sedimentazione e dinamica lacustre.
•
L’interazione tra sedimentazione e caratteristiche idrochimiche.
•
Le perturbazioni sulla sedimentazione e, di conseguenza, sull’idrodinamica causate da eventi
catastrofici.
•
La definizione di dettaglio della batimetria dell’intero lago.
•
I rapporti tra idrodinamica e morfologia del fondo lacustre.
•
La definizione delle caratteristiche geologiche e sedimentologiche dei sedimenti storici (ultimi
30-50 m) dell’Alto Lago.
•
La definizione di spessore, struttura interna, sedimentologia, parametri fisici e geotecnici e
distribuzione dell’intero materasso di sedimenti di fondo.
•
La definizione della profondità del substrato roccioso sepolto sotto la coltre di sedimenti sciolti e
la sua composizione e struttura geologica.
•
Il ruolo della circolazione profonda dovuta a fratturazione tettonica o a carsismo
nell’alimentazione del lago e sua influenza sul bilancio idrologico.
•
La definizione delle caratteristiche geotecniche e geologiche dei sedimenti lacustri in aree
sottolacustri potenzialmente instabili.
•
L’idrogeologia della convalle di Como e dei suoi rapporti con il lago nel momento attuale e nel
passato.
2.1.6
AZIONI
Le azioni che sono proposte per colmare le lacune conoscitive nell’ambito limnogeologico del Lago di
Como, e in particolare del Ramo Occidentale, sono quelle desunte dalle criticità sovraesposte che
maggiormente influenzerebbero la qualità dell’acqua del bacino. In particolare, i fenomeni che
meritano una particolare attenzione sono le perturbazioni sulla sedimentazione causate da eventi
catastrofici, come quelli registrati dalle due megatorbiditi di 1400 e 800 anni fa. Tali eventi si
ripercuotono anche sull’idrodinamica lacustre in quanto portano in sospensione dei sedimenti
precedentemente deposti, che vanno a compromettere il delicato equilibrio della colonna d’acqua.
Inoltre l’instabilità dei pendii sottolacustri metterebbe in circolo grandi quantità di sedimenti e di
inquinanti in essi accumulati quali metalli pesanti e microinquinanti organici (Chiaudani & Premazzi
137
1993) nonché elementi radioattivi ( Cs). Le due azioni che vengono proposte sono perciò rivolte a
definire a) i parametri geotecnici della scarpata del plateau sottolacustre di Bellagio, con prove in situ
e su carote lunghe di sedimenti; b) il volume dei sedimenti coinvolti nell’instabilità, la cronologia e,
quindi, i tempi di ritorno di grossi eventi di instabilità, la ricostruzione della potenziale superficie di
instabilità con rilievi sismici profondi che attraversino l’intero cuneo sedimentario.
42
Progetto PLINIUS
2.2
SEZIONE 2. Le informazioni e le criticità
2.2 Clima, idrologia e idrodinamica lacustre
CLIMA, IDROLOGIA E IDRODINAMICA LACUSTRE
SOMMARIO
Clima, idrologia e idrodinamica sono tre aspetti strettamente interrelati nello studio della dinamica degli
ecosistemi lacustri. I primi due rappresentano, infatti, i driver dei movimenti che avvengono nel lago distribuendo
massa, calore ed energia nella cuvetta lacustre. Attraverso la rete idrologica giungono, inoltre, al lago i nutrienti,
che sostengono la produzione primaria e gli inquinanti prodotti nel bacino imbrifero. Le sostanze afferenti al lago
sono successivamente distribuite attraverso una moltitudine di movimenti che determinano una distribuzione
eterogenea delle sostanze sospese e disciolte. La comprensione di queste distribuzioni necessita lo studio delle
interrelazioni tra i fenomeni climatici, idrologici e idrodinamici.
In questo capitolo si è cercato di sviluppare sinteticamente le informazioni disponibili riguardanti queste tre
discipline per il Lago di Como e il suo bacino idrografico. Il materiale elaborato riguarda in parte dati storici raccolti
da diverse strutture territoriali in parte dati inediti relativi a progetti recentemente attivati. Nell’insieme si ritiene che
questo contribuito consenta di delineare un quadro esaustivo delle informazioni disponibili e di evidenziare il
lavoro ancora da svolgere al fine di colmare le lacune conoscitive tuttora esistenti. Alcune di esse riguardano
aspetti fondamentali dei meccanismi di funzionamento del sistema integrato lago-bacino imbrifero e limitano la
capacità di intervenire sull’ambiente lariano al fine di programmare adeguati interventi di risanamento.
2.2.1
CLIMA
2.2.1.1
STATO DELLE CONOSCENZE SUL CLIMA
In questo lavoro si è cercato di delineare, sulla base degli studi più recenti, un quadro delle
caratteristiche climatiche del bacino idrografico del Lago di Como al fine di fornire un supporto alla
definizione degli afflussi superficiali in termini sia di portata, sia di carico inquinante (§ 2.2.2 Bilancio
idrologico).
Il bilancio idrologico del Lago di Como è stato calcolato con un primo livello di dettaglio sia per il
ventennio 1984-2004 sia per l’ultimo quinquennio. In termini generali, questo lavoro costituisce un
quadro riassuntivo della ripartizione degli afflussi superficiali al lago. Il metodo di stima adottato
dovrebbe garantire un buon grado di approssimazione della portata dei vari tributari e assolvere alle
necessità di calcolo dei carichi annuali di nutrienti che sono veicolati al lago (§ 2.6 Valutazione del
carico di nutrienti dal bacino imbrifero). Il principale elemento del bilancio idrologico è il Fiume
Adda, che da solo rappresenta più della metà del totale delle entrate (54%), mentre il contributo
3 -1
complessivo del Ramo Occidentale è dell’8,4% (13,6 m s ). In ordine decrescente, tra gli altri
3 -1
3 -1
immissari del lago vanno segnalati, per la loro importanza, il Mera (21,6 m s ), il Pioverna (6,8 m s ),
3 -1
3 -1
il Breggia (3,8 m s ) ed il Varrone (3,6 m s ). Tutti i restanti sono da considerare corsi d’acqua
3 -1
idrologicamente minori, con portate medie inferiori a 3 m s , ovvero ciascuna almeno 30 volte
inferiore a quella dell’Adda immissario. Sono inoltre messe in evidenza le lacune informative e sono
proposte azioni volte a migliorare la conoscenza dell’ecosistema.
Il clima condiziona l’efficacia di molte attività umane e, in questo senso, è una chiave di lettura
importante per comprendere la realtà sociale, economica e ambientale di un territorio e per
interpretarne le linee evolutive. In questo lavoro, sulla base degli studi più recenti, si è cercato di
delineare un quadro delle caratteristiche climatiche del bacino idrografico del Lago di Como che
permettesse di fornire un supporto alla definizione degli afflussi superficiali in termini sia di portata sia
di carico inquinante. Non potendo compiere un’analisi idrologica completa per tutti i processi di
formazione degli afflussi (evaporazione, infiltrazione ecc.) che richiederebbe tempi più lunghi (§ 2.2.2
Bilancio idrologico), ci si è limitati a un inquadramento climatico generale cui segue un’analisi di
maggiore dettaglio sul regime pluviometrico nel bacino idrologico. A questo scopo, il PTUA (Regione
Lombardia 2004) e lo Studio Climatologico realizzato della Provincia di Como (Mi et al. 2004) hanno
fornito entrambi le informazioni necessarie a definire lo stato attuale delle conoscenze sulla
distribuzione delle precipitazioni, nel primo caso a livello regionale e nel secondo a livello provinciale.
Per un inquadramento climatico generale, si può fare riferimento alle considerazioni suggerite e tratte
dal programma regionale di previsione e prevenzione del Servizio di Protezione Civile della Regione
Lombardia (Mariani et al. 1997). La porzione settentrionale del bacino è caratterizzata da un
mesoclima di tipo alpino in cui si verificano importanti escursioni termiche diurne e precipitazioni
-1
abbondanti (ben superiori ai 1000 mm a ). Le temperature estive non sono troppo elevate, mentre in
43
Progetto PLINIUS
SEZIONE 2. Le informazioni e le criticità
2.2 Clima, idrologia e idrodinamica lacustre
inverno si raggiungono valori estremamente bassi. La parte rimanente del territorio, come del resto
tutta la fascia prealpina, al confine tra pianura e Alpi, presenta un clima intermedio tra quello padano e
quello alpino. Le precipitazioni sono più abbondanti rispetto alle zone di pianura, ma inferiori a quelle
alpine. In estate, le temperature rimangono leggermente più basse di quelle rilevate in pianura
principalmente per due motivi. Il primo è l’altitudine, leggermente superiore, il secondo è la leggera
presenza di brezze causate dalla vicinanza delle Alpi che creano correnti ascensionali muovendo le
masse d’aria limitrofe. Il bacino del Lago di Como, inoltre, presenta un microclima generato dalla
conca lacustre. Nelle aree limitrofe si trova, infatti, un mesoclima differente sia sotto l’aspetto
pluviometrico sia sotto quello termico. L’inerzia termica offerta dal lago e il riparo causato dalle prealpi
generano un incremento della temperatura media invernale. Durante l’estate, invece, si generano
correnti d’aria dovute ai versanti montuosi che si affacciano sul lago, le quali limitano l’innalzarsi della
temperatura. Come diretta conseguenza, l’escursione termica giornaliera delle zone limitrofe al lago è
inferiore di qualche grado rispetto a quelle tipiche degli altri due mesoclimi. In particolare, per quanto
riguarda i caratteri stagionali di precipitazione possiamo fare riferimento alle numerose informazioni
contenute nel Piano Regionale di Qualità dell’Aria (PRQA) (Tebaldi et al. 2001). Per le precipitazioni,
su tutto il bacino prevale il tipico andamento delle zone alpine con due massimi corrispondenti il primo
al periodo primaverile (aprile-maggio-giugno) e il secondo, spesso più elevato, al periodo autunnale
(settembre-ottobre-novembre). Anche nei confronti della temperatura, il bacino imbrifero presenta
situazioni diverse a seconda che si considerino le zone appartenenti alla fascia meridionale, centrale
(area del lago e territori limitrofi) oppure zone situate a media altitudine (500-1500 m) o ancora zone
d’alta montagna (> 2000 m). Nelle prime si può notare un ciclo termico a quattro stagioni: frescacalda-torrida-calda con clima "temperato sub-continentale" (Pinna 1977); nella fascia di media
montagna prevale, invece, un ciclo a due stagioni: fresca-calda, con clima "temperato fresco". Alcune
zone d’alta montagna, infine, presentano un ciclo termico particolare con alternanza di stagione fredda
e fresca e con un clima che può essere inquadrato nel tipo "temperato freddo".
La Struttura Rischi Idrogeologici e Sismici della Regione Lombardia ha, invece, pubblicato nel 2000 le
carte delle precipitazioni medie, massime e minime annue del territorio alpino lombardo (Ceriani &
Carelli 2000). La pubblicazione comprende tre carte tematiche a scala 1:250000. I dati utilizzati per
l’elaborazione delle carte sono stati ricavati dagli “Annali Idrologici - parte prima” del Servizio
Idrografico del Po, dal 1913 al 1983, elaborati utilizzando un modello kriging di tipo lineare con griglia
di 250 m. Nell’ambito delle elaborazioni idrologiche del PTUA è stata predisposta una nuova carta
delle precipitazioni medie annue della Lombardia integrando la carta di (Ceriani & Carelli 2000) con i
dati raccolti per l’ultimo decennio. Ai fini di questo lavoro, come si può notare in Figura 2.2.1, si è
provveduto a realizzare la carta delle precipitazioni medie e ad analizzare l’andamento delle
precipitazioni per il bacino lariano, provvedendo inoltre a calcolare, come sarà evidenziato in dettaglio
nella Tabella 2.2.1, per ogni sottobacino, il quantitativo di precipitazione corrispondente.
Partendo da una valutazione d’insieme si può notare che le precipitazioni medie annue tendono
progressivamente ad aumentare passando da Sud a Nord, cioè passando dalla pianura ai rilievi
-1
prealpini e alpini, raggiungendo valori elevati compresi fra i 1400 e i 1600 mm a con un andamento
sempre sinuoso, ma molto più articolato rispetto alla pianura per l’influenza dell’orografia. Lungo
questa prima fascia prealpina ci troviamo in presenza anche delle precipitazioni più elevate di tutta la
-1
regione, riscontrando valori superiori ai 2000 mm a nel Triangolo Lariano e nella Val d’Intelvi. Un
discorso a parte merita la provincia di Sondrio che proprio per la situazione orografica complessa
-1
presenta un’estrema variabilità dei valori di precipitazione: dagli 800 mm a sul fondovalle della
-1
Valtellina agli oltre 1600 mm a sulle Alpi Orobie. In questa provincia, le aree di maggiore
-1
precipitazione (valori medi compresi tra i 1600 e 2000 mm a ), si concentrano a ridosso dello
spartiacque fra la Val Brembana e il versante orobico della Valtellina e sul lato occidentale della
Valchiavenna. Le zone a minore precipitazione, in questo caso di tutta la Lombardia alpina, con valori
-1
medi compresi fra 800 e 900 mm a , corrispondono infine all’alta Valtellina (Bormio) e all’area di
Livigno.
44
Progetto PLINIUS
SEZIONE 2. Le informazioni e le criticità
2.2 Clima, idrologia e idrodinamica lacustre
25 km
Figura 2.2.1 - Distribuzione delle precipitazioni medie annue nel bacino idrografico del Lago di Como
(modificata da: Ceriani & Carelli 2000).
2.2.2
BILANCIO IDROLOGICO
2.2.2.1
STATO DELLE CONOSCENZE SULL’IDROLOGIA
Nel corso degli anni ’80 numerosi sono stati gli studi del Politecnico di Milano relativi alla gestione del
Lago di Como (Guariso et al. 1981a). In particolare, furono affrontati i problemi connessi a una
possibile riduzione dell’invaso (Guariso et al. 1981b) e le possibili ripercussioni sui fenomeni
alluvionali che interessano la città di Como, in particolare in relazione al problema della subsidenza
(Guariso et al. 1982). Dalla seconda metà degli anni ’80 sono incominciate, inoltre, le ricerche per la
creazione di un Decisional Support System (DSS) per il Lago di Como (Guariso et al. 1986) che si
sono concretizzate con la creazione di un prototipo per ottimizzare le politiche di gestione della risorsa
idrica nel 1991 (Soncini-Sessa 1991). Scopo di questo DSS è quello di fornire un supporto alla
pianificazione territoriale della risorsa idrica attraverso la modellizzazione delle strategie politiche di
lungo periodo, nonché quello di semplificarne l’uso in modo che le amministrazioni pubbliche
dispongano di uno strumento che faciliti le scelte di breve periodo.
Nessuno di questi studi ha, tuttavia, fornito un’indicazione della ripartizione degli afflussi tra i tributari
del Lago di Como che permettesse di caratterizzarne lo stato di qualità. Come sarà discusso nel
Capitolo 2.6 (Valutazione del carico di nutrienti dal bacino imbrifero), ai fini di questo lavoro, si
rende indispensabile una quantificazione degli apporti idrici di ciascun affluente in modo da
determinare il carico di inquinanti che giunge al lago e identificare le aree del bacino che apportano il
maggiore contributo.
Il PTUA si limita a definire che, oltre dal bacino dell'
Adda prelacuale (poco più del 50% degli afflussi
totali), un sensibile apporto d’acqua perviene al lago dal fiume Mera (circa il 20% del totale), che reca i
contributi della Val Chiavenna, della Val Bregaglia e della Valle dello Spluga, mentre l'
insieme dei
sottobacini e delle aree costiere costituenti le sponde laterali del lago costituiscono circa il 30% degli
afflussi totali.
Nell’ambito dello studio condotto in collaborazione tra l’Università degli Studi di Milano e il Centro
Comune di Ricerca di Ispra (JRC) è stata condotta una campagna di monitoraggio della qualità delle
acque dei tributari del Lago di Como tra il 1991 e il 1992 per definire il carico esterno di nutrienti
(Chiaudani & Premazzi 1993). Per queste analisi si è provveduto a misurare le sezioni dell’asta
fluviale nei punti di campionamento e a effettuare alcune prove di velocità della corrente (5 prove per
45
Progetto PLINIUS
SEZIONE 2. Le informazioni e le criticità
2.2 Clima, idrologia e idrodinamica lacustre
ogni affluente campionato). Queste analisi hanno permesso di giungere a una stima delle portate dei
principali immissari del Lago di Como, anche se la mancata disponibilità di misure idrometriche in
continuo, non ha permesso di giungere a una ripartizione degli afflussi al lago che possa essere
considerata sufficientemente rappresentativa dei reali apporti dei tributari minori. Inoltre l’ARPA nel
corso degli anni 2000-2002 ha effettuato delle misure di velocità che hanno permesso di stimare la
portata dei Fiumi Albano, Breggia, Cosia e Senagra. Anche in questo caso le misure effettuate
possono essere considerate significative esclusivamente di una condizione istantanea e poco utili per
una visione media di lungo periodo dei rispettivi contributi. Attualmente, pertanto, non si dispone di
uno studio che possa essere considerato esaustivo nel caratterizzare gli apporti idrici superficiali al
Lago di Como. Si ricorda, infine, che il Consorzio dell’Adda utilizza dal 1997 un DSS (EFFORT, Todini
1997) per la gestione ottimale del Lago di Como e per la previsione delle piene.
2.2.2.2
OBIETTIVI
La valutazione del bilancio idrologico del Lago di Como condotta in questo lavoro ha l’obiettivo
specifico di dare supporto al calcolo dei carichi di sostanze inquinanti veicolati al lago dai principali
tributari (§ 2.6 Valutazione del carico di nutrienti dal bacino imbrifero). In termini più generali,
questo lavoro costituisce un quadro riassuntivo della ripartizione degli afflussi superficiali al lago. In
futuro ulteriori studi potranno approfondire, con maggior dettaglio, le dinamiche idrologiche del bacino.
Il miglioramento delle conoscenze idrologiche del lago costituirà un elemento essenziale per:
•
avere una conoscenza, di maggior dettaglio, dei carichi inquinanti che giungono al lago e,
quindi, per progettare politiche di risanamento delle acque;
•
studiare aspetti ecologici e d’idrodinamica lacustre;
•
supportare la gestione della regolazione del livello del lago.
In questo capitolo saranno messe in evidenza le lacune conoscitive e saranno suggerite azioni che
potranno contribuire a una migliore conoscenza del sistema idrologico nel suo complesso.
2.2.2.3
DATI UTILIZZATI
Per definire il bilancio idrologico del Lago di Como si è provveduto a integrare i seguenti dati
idrometrici, di precipitazione e di portata.
Per le precipitazioni:
•
si è utilizzata la carta in formato shape file realizzata dalla Regione Lombardia nell’ambito della
redazione del PTUA (Regione Lombardia 2004). Questa carta è stata realizzata integrando le
informazioni raccolte da Ceriani & Carelli (2000) per il periodo 1891-1990 con i dati di
precipitazioni dell’ultimo decennio;
•
per gli anno 2000-2004 si sono utilizzati i dati di precipitazione annuale delle seguenti stazioni
pluviometriche gestite dall’ARPA LOMBARDIA: Colico, Varenna, Como, Lecco.
Al fine di definire gli afflussi meteorici, si è reputato che il grado d’attendibilità fornito dalla carta della
Regione Lombardia potesse essere sufficiente in un’analisi idrologica preliminare. Per la redazione di
tale carta, si è utilizzato, infatti, un adeguato numero di stazioni pluviometriche, che dispongono di una
serie prolungata di dati. Nel frattempo si è provveduto, in ogni modo, a integrare i dati relativi
all’ubicazione delle stazioni pluviometriche gestite dai diversi Enti (ARPA Lombardia, Consorzio
dell’Adda e Provincia di Como), al fine di procedere, in un prossimo futuro, alla realizzazione di una
carta di maggiore dettaglio.
Per le portate e i livelli idrometrici si sono utilizzati:
•
i dati di portata giornalieri per la sezione di entrata al lago sul Fiume Adda a Fuentes (dal 1984
al 2004) forniti dal Consorzio dell’Adda;
•
i dati di portata giornalieri per la sezione di uscita dal lago sul Fiume Adda a Lavello (dal 1975 al
2004) forniti dal Consorzio dell’Adda;
•
il livello idrometrico giornaliero del lago a Malgrate (dal 1975 al 2004) forniti dal Consorzio
dell’Adda;
•
i dati di portata giornalieri per il Torrente Mera a Samolaco (dal 1992 al 1999) forniti dal
Consorzio dell’Adda;
•
le misurazioni di portata effettuate su alcuni immissari in concomitanza dei campionamenti della
qualità delle acque (ARPA Lombardia-Milano).
46
Progetto PLINIUS
2.2.2.4
SEZIONE 2. Le informazioni e le criticità
2.2 Clima, idrologia e idrodinamica lacustre
METODO D’ANALISI
In quest’analisi per definire l’entità degli afflussi dei diversi immissari del Lago di Como non si è
proceduto con il metodo classico che stima la portata del corso d’acqua partendo dagli afflussi
meteorici, calcolando successivamente l’evapotraspirazione reale e le eventuali perdite per
infiltrazione o gli apporti sotterranei. Il grado attuale di conoscenza del territorio, infatti, a oggi, non
consente di utilizzare un approccio di questo tipo. Per giungere a un tale livello di dettaglio, si ha la
necessità, oltre di conoscere in modo preciso gli afflussi, di disporre di dati di temperatura, radiazione
solare, velocità del vento e umidità relativa, organizzati in modo omogeneo e correttamente distribuiti
sul territorio, nonché di dati sperimentali per validare il modello utilizzato. Per ottenere un grado di
conoscenza del sistema idrologico di questo tipo, sono necessari almeno un paio d’anni, in modo da
organizzare un’attività di ricerca che inizi con l'
installazione di nuova strumentazione, che prosegua
con la calibrazione delle principali sezioni e che si concluda organizzando ed elaborando le
informazioni climatiche, territoriali ed idrologiche raccolte.
Tenendo ben presenti tutte queste lacune conoscitive, in questo lavoro si è proceduto a definire le
portate degli immissari in modo indiretto, ossia realizzando il bilancio del lago utilizzando tutti i dati a
oggi disponibili e stimando il contributo di ciascun tributario semplicemente per differenza.
L’equazione di seguito riportata evidenzia il modello utilizzato:
(1)
dove:
S=
I=
P=
E=
V=
D=
S = I + P − E ±V − D
Somma delle portate degli emissari il cui contributo non è conosciuto;
Somma delle portate degli emissari il cui contributo è noto;
Precipitazioni sul lago;
Evaporazione dal lago;
Variazioni di livello del lago;
Deflusso dal lago.
Quest’approccio ha permesso di stimare un valore di portata annuo, mediato per il ventennio 19842004, per il quale si disponesse dei dati di portata in entrata e in uscita del Fiume Adda e dei dati di
livello del Lago di Como. Gli anni 1986 e 1987 sono stati scartati per incompletezza generale delle
informazioni.
Per ciascuno degli anni, dal 2000 al 2004, oltre ai dati di portata del Fiume Adda e dei livelli del lago,
sono stati utilizzati i dati di precipitazione e di temperatura delle stazioni indicate nel paragrafo 2.2.2.3
(Dati utilizzati). Il calcolo dell’evaporazione potenziale dal lago è stato effettuato con il metodo di
Hargreaves-Samana considerato dalla FAO (Allen 1998) come il metodo più attendibile per il calcolo
dell’evaporazione, nel caso si abbia a disposizione esclusivamente la temperatura dell’aria. Per
conoscere l’evaporazione reale dal lago si è incrementato il dato potenziale di un coefficiente
correttivo di 1,3 in accordo con Allen (1998), ottenendo valori di evaporazione media annuale da 5,7 a
6,2 m3 s-1.
E’ necessario specificare che per “emissari il cui contributo è noto” si intendono il Fiume Adda alla
sezione di Fuentes e il Fiume Mera per il quale, tuttavia, risultano necessarie le seguenti osservazioni:
•
essendo le misure di portata per il Fiume Mera, effettuate dal Consorzio d’Adda, valide
esclusivamente per gli anni dal 1992 al 1999, è stato necessario attualizzarne i valori utilizzando
quelle del Fiume Adda, per il quale si dispone della serie completa di dati dal 1984 al 2004. Le
due serie di portate giornaliere sono, infatti, tra loro correlate con coefficiente di correlazione di
r = 0,85. Ciò ha permesso di stimare, utilizzando l’equazione di regressione, le portate del Mera
con un buon grado d’approssimazione ottenendo una portata annua per il ventennio 1984 -2004
3 -1
3 -1
di 15,3 m s e di 17,1 m s per gli anni 2000-2004;
•
i dati di portata per il Fiume Mera si riferiscono alla sezione di Samolaco posta a valle del Lago
di Mezzola a circa 12 km dall’immissione nel Lago di Como (in località Sorico). Per il tratto
compreso tra queste due sezioni la portata è stata calcolata in modo analogo agli altri
sottobacini, come specificato nel paragrafo 2.2.2.6 (Definizione del contributo di ciascun
sottobacino).
•
a completamento del quadro delle informazioni bisogna, infine, considerare che i deflussi del
Lago di Como sono registrati dal Consorzio dell’Adda alla diga di Olginate (LC). Tuttavia, questa
sezione non è adatta come chiusura del bacino idrologico del Lago di Como per le esigenze
dettate dal bilancio di massa delle specie inquinanti nel lago, in quanto non è corretto includere
47
Progetto PLINIUS
SEZIONE 2. Le informazioni e le criticità
2.2 Clima, idrologia e idrodinamica lacustre
nel bilancio anche i laghi di Garlate e di Olginate. Pertanto, il bacino del Lario è stato chiuso alla
2
sezione di Lecco, per un’area totale di 4524 km , scorporando il sottobacino compreso tra Lecco
e la diga di Olginate, in modo analogo agli altri sottobacini, come specificato nel paragrafo
2.2.2.6 (Definizione del contributo di ciascun sottobacino).
2.2.2.5
SUDDIVISIONE IN SOTTOBACINI
2.2.2.6
DEFINIZIONE DEL CONTRIBUTO DI CIASCUN SOTTOBACINO
2.2.2.7
DEFINIZIONE DEL BILANCIO IDROLOGICO
La definizione dei sottobacini, condotta sulla Carta Tecnica Regionale (CTR) della Regione Lombardia
a scala 1:10000, ha portato alla individuazione di 17 immissari principali, oltre al Fiume Mera e
all’Adda per i quali le portate già sono note. In Tabella 2.2.1 si riporta, per ogni sottobacino, l’area e le
precipitazioni medie ricavate dall’intersezione della carta della Regione Lombardia e la suddivisione in
bacini descritta in Figura 2.1.1 del Capitolo 2.1 (Limnogeologia e Morfometria del Lago di Como)
nella quale oltre ai sottobacini sono individuate le fasce perilacuali ovvero quelle superfici che drenano
le acque direttamente nel lago senza formare dei corsi d’acqua.
I sottobacini individuati sono gli stessi utilizzati per la definizione dei contributi idrici, per il calcolo dei
carichi teorici (§ 2.3 Antropizzazione e uso del territorio) per definire le caratteristiche del
collettamento del Ramo Occidentale (§ 2.4 Collettamento e depurazione nel Ramo Occidentale del
Lario) e nel calcolo dei carichi sperimentali (§ 2.6 Valutazione del carico di nutrienti dal bacino
imbrifero).
E’ importante precisare che il GLLC ha definito i confini del Ramo Occidentale includendo a NordOvest il Comune di Griante e, lungo le sponde del Triangolo Lariano, il Comune di Bellagio.
Per il contributo di ciascun sottobacino, definita la somma degli immissari il cui contributo non è noto
(termine S dell’equazione (1)), si è proceduto alla sua ripartizione tra ogni sottobacino, stimandolo
sulla base delle precipitazioni medie annuali d’ogni sottobacino e della relativa estensione. In questo
modo la portata è stata ripartita sulla base degli afflussi medi, considerando uguale per tutti
l’evapotraspirazione e le caratteristiche del territorio (infiltrazione e apporti sotterranei) che, come già
evidenziato, attualmente non è possibile conoscere a tale dettaglio. Si può affermare, in ogni modo,
che il grado di semplificazione adottato dovrebbe garantire un buon grado di approssimazione delle
stime di portata dei vari tributari e assolvere alle necessità di calcolo dei carichi annuali di nutrienti che
sono veicolati al lago.
In Tabella 2.2.2 sono indicati i risultati della ripartizione dei deflussi superficiali al Lago di Como per il
periodo 1984-2004. Questi valori sono da considerare come media annuale calcolata negli ultimi venti
anni, mentre per il periodo 2000-2004 sono anche riportati i singoli deflussi annui.
Il principale elemento del bilancio idrologico è il Fiume Adda, che da solo rappresenta più della metà
del totale delle entrate (54%), mentre il contributo complessivo del Ramo Occidentale è dell’8,4%
3 -1
(13,6 m s ). In ordine decrescente, tra gli altri immissari del lago vanno segnalati, per la loro
3 -1
3 -1
3 -1
3 -1
importanza, il Mera (21,6 m s ), il Pioverna (6,8 m s ), il Breggia (3,8 m s ) e il Varrone (3,6 m s ).
Tutti i restanti sono da considerare corsi d’acqua idrologicamente minori, con portate medie inferiori a
3 -1
3 m s , ovvero ciascuna almeno 30 volte inferiore a quella dell’Adda immissario. Tale ripartizione non
trova sempre conferma in termini di carico, dipendendo quest’ultimo dal livello di pressione antropica
del bacino drenante.
48
Progetto PLINIUS
SEZIONE 2. Le informazioni e le criticità
2.2 Clima, idrologia e idrodinamica lacustre
Tabella 2.2.1 - Ripartizione del bilancio idrologico del Lago di Como nei suoi principali sottobacini.
AREA
(km2)
Precipitazioni
(mm a-1)
Breggia
Cosia
Nosè
Perlo
Telo
Perilacuale Ovest Interna
Perilacuale Ovest Meridionale
89,6
32,8
27,1
11,6
34,3
53,3
67,4
1666
1582
1853
1828
1818
1731
1601
RAMO OCCIDENTALE
316
Nome sottobacino
Adda
Mera a Samolaco
Mera tra Samolaco e Sorico
2595
557,5
182,1
1330
1564
1358
Mera a Sorico
Pioverna
Varrone
Liro
Val di Livo
Albano
Rio Torto
Caldone
Sanagra
Meria
Esino
Gerenzone
Zerbo
Perilacuale Ovest Settentrionale
Perilacuale Est
Perilacuale Est Interno
Lago di Como a Lecco
740
156,8
83,9
60,0
47,6
47,2
41,7
28,4
23,2
22,3
20,7
9,4
8,4
72,7
78,2
27,3
145,5
1711
1720
1729
1618
1808
1536
1590
1712
1677
1609
1591
1672
1670
1570
1689
1660
RESTO DEL BACINO
873
TOTALE BACINO IDROGRAFICO
4524
49
1451
Progetto PLINIUS
SEZIONE 2. Le informazioni e le criticità
2.2 Clima, idrologia e idrodinamica lacustre
Tabella 2.2.2 - Ripartizione degli apporti superficiali al Lago di Como.
ENTRATE
3 -1
(m s )
1984
2004
2000
2004
2000
2001
2002
2003
2004
Breggia
Cosia
Val Nosè
Perlo
Telo
Perilacuale Ovest Interna
Perilacuale Ovest Meridionale
3,8
1,3
1,3
0,5
1,6
2,3
2,9
3,9
1,3
1,3
0,5
1,6
2,4
2,9
5,0
1,7
1,7
0,7
2,1
3,1
3,8
3,2
1,1
1,1
0,5
1,3
2,0
2,4
4,3
1,5
1,4
0,6
1,8
2,7
3,3
3,1
1,1
1,0
0,4
1,3
1,9
2,3
4,2
1,5
1,4
0,6
1,7
2,6
3,2
RAMO OCCIDENTALE
13,6
14,0
18,1
11,6
15,6
11,1
15,1
Adda a Fuentes
Mera a Sorico
Pioverna
Varrone
Liro
Val di Livo
Albano
Rio Torto
Caldone
Sanagra
Meria
Esino
Gerenzone
Zerbo
Perilacuale Ovest Settentrionale
Perilacuale Est
Perilacuale Est Interno
87,6
21,6
6,8
3,6
2,6
1,9
2,1
1,6
1,1
1,0
0,9
0,8
0,4
0,4
2,9
3,1
1,2
95,2
23,5
6,9
3,7
2,7
2,0
2,2
1,7
1,2
1,0
1,0
0,9
0,4
0,4
3,0
3,2
1,2
118,0 136,1
30,3 31,5
9,0
5,8
4,8
3,1
3,5
2,2
2,6
1,7
2,9
1,8
2,1
1,4
1,5
1,0
1,3
0,9
1,3
0,8
1,1
0,7
0,5
0,3
0,5
0,3
3,9
2,5
4,1
2,6
1,5
1,0
93,6
22,8
7,7
4,2
3,0
2,2
2,5
1,8
1,3
1,1
1,1
1,0
0,4
0,4
3,4
3,5
1,3
65,5
13,2
5,5
3,0
2,1
1,6
1,8
1,3
0,9
0,8
0,8
0,7
0,3
0,3
2,4
2,5
0,9
63,0
14,4
7,5
4,0
2,9
2,2
2,4
1,8
1,3
1,1
1,0
0,9
0,4
0,4
3,3
3,4
1,3
RESTO DEL BACINO
140
150
189
194
151
104
111
Pioggia sul lago
7,9
6,3
7,9
5,5
9,1
4,5
4,6
Totale entrate
161
170
215
211
176
119
131
Variazioni di volume
0,2
0,0
3,7
-5,4
4,8
-2,6
-0,7
1984
2004
2000
2004
2000
2001
2002
2003
2004
Evaporazione dal lago
6,0
6,0
6,2
5,9
5,7
6,2
6,0
Adda a Lecco
155
164
205
210
166
116
126
Totale uscite a Lavello
161
170
211
216
171
122
132
A PAREGGIO
161
170
211
216
171
122
132
USCITE
(m3 s-1)
50
Progetto PLINIUS
2.2.3
SEZIONE 2. Le informazioni e le criticità
2.2 Clima, idrologia e idrodinamica lacustre
L’IDRODINAMICA LACUSTRE
La definizione del regime idrodinamico del Lago di Como è effettuata partendo dai dati storici
disponibili in circa 30 pubblicazioni (relative alle ultime 3 decadi) raccolte nell’ambito del progetto
Osservatorio dei Laghi Lombardi. Tra queste pubblicazioni solo 3 si riferiscono a studi specifici
sull’ecosistema lariano. Basandosi sui dati relativi alla recente installazione della stazione limnologica
Lake Diagnostic System (LDS), è, inoltre, definito il ciclo stagionale recente di circolazione e di
stratificazione delle acque. Da un punto di vista dell’evoluzione stagionale della struttura termica il
Lago di Como può essere definito oligomittico, in quanto raggiunge la completa omogeneizzazione
termica delle acque solo in concomitanza di inverni particolari rigidi e ventosi. Tra un evento di
completa circolazione e il successivo, il rimescolamento delle acque riguarda una porzione limitata
della colonna d’acqua (mixolimnio) che solitamente non supera i 150 m di profondità. Durante la
massima circolazione tardo invernale (gennaio-febbraio) le acque del Lario circolano in genere a
temperature prossime ai 6,5° C. Alla massima omogeneizzazione termica segue un periodo di debole
stratificazione delle acque (primavera) che raggiunge la sua massima intensità nei mesi di luglioagosto quando le temperature superficiali possono superare i 25° C. Gli strati più profondi sono
soggetti a una minore escursione termica e rimangono su valori compresi tra i 6,5 e i 7° C. Al periodo
di massima stratificazione delle acque segue la destratificazione autunnale-invernale dove si assiste a
un’erosione del salto termico che tende a spostarsi a profondità progressivamente maggiori fino a
raggiungere la sua massima profondità nel tardo inverno. Sebbene non siano disponibili studi
sperimentali sulla dinamica dei diversi bacini, valutazioni teoriche hanno stimato un maggiore tempo di
residenza delle acque nel Bacino Occidentale rispetto al transetto Nord-Est. I dati forniti dalla stazione
LDS indicano, inoltre, una elevata stabilità delle acque della porzione meridionale del Primo Bacino
del Lago di Como, che determina condizioni favorevoli alla proliferazione di alcune specie di
cianobatteri potenzialmente tossici. L’elevata quiescenza e stabilità delle acque del Primo Bacino
sono state identificate come la principale criticità idrodinamica del lago. Per questo motivo, oltre a una
scheda relativa allo studio del regime idrodinamico dell’ecosistema lariano (Azione 4), in questo
volume sono presentate anche due schede relative a un intervento di risanamento diretto sul Primo
Bacino volto alla riduzione del tempo di ricambio delle acque superficiali (Azioni 16 e 17).
Per regime idrodinamico di un lago si intende l’insieme dei moti che avvengono nella cuvetta lacustre.
Essi sono strettamente influenzati dalle cosiddette driving force rappresentate sia dall’azione degli
agenti meteorologici sia dal regime delle entrate e delle uscite al lago (Imberger 1994).
Un primo aspetto che definisce l’idrodinamica di un lago è il ciclo stagionale di rimescolamento e di
stratificazione delle acque, influenzato in primo luogo dalla posizione geografica dell’ambiente
(latitudine, quota ecc.) e dalle caratteristiche morfometriche (Wetzel 1983, Imberger 1994). A seconda
della frequenza degli eventi di circolazione, i laghi sono classificati in diverse categorie (Wetzel 1983).
Il Lago di Como, così come gli altri grandi laghi sudalpini italiani, è classificato come oligomittico
(letteralmente “che circola poco”) in quanto raggiunge la piena omogeneizzazione termica solo in
concomitanza di inverni particolarmente rigidi e ventosi (Chiaudani & Premazzi 1993).
Nella regione temperata i laghi raggiungono in genere il periodo di massima circolazione nel tardo
inverno (tra gennaio e febbraio), quando la diminuzione della radiazione solare incidente e il
conseguente abbassamento della temperatura atmosferica determinano una perdita di calore dalla
superficie del lago, riducendo il gradiente termico lungo la colonna e consentendo al lavoro impartito
dall’azione del vento di rimescolare le acque del lago. In primavera le acque superficiali vanno
incontro a un progressivo riscaldamento che porta il lago a una debole stratificazione termica che
sfocia in una stabile stratificazione estiva. Durante questo periodo le acque superficiali più calde e
leggere (epilimnio) si separano da quelle più fredde e pesanti (ipolimnio). Il comparto superficiale e
quello profondo sono nettamente separati da una regione di gradiente termico denominata metalimnio
che limita fortemente gli scambi tra il comparto superficiale e quello profondo. In autunno, con il
raffreddamento della temperatura atmosferica, si assiste a una perdita di calore dalla superficie del
lago e a un’erosione del termoclinio (profondità alla quale si verifica il massimo salto termico) che si
sposta a profondità sempre maggiori fino a quando, nel tardo inverno, il ciclo si chiude con la massima
circolazione invernale (Wetzel 1983).
La descrizione del regime idrodinamico di un lago lungo il solo asse verticale risulta accettabile per
ambienti di piccole e medie dimensioni, mentre in ambienti grandi e profondi non possono essere
trascurati anche i moti lungo l’asse orizzontale (Imberger 1994). Tra questi si ricordano le correnti
superficiali e profonde, le onde superficiali e interne. Nei laghi a elevata superficie le traiettorie di
questi moti sono influenzate dalla rotazione terrestre (Imberger 1994). Onde interne e correnti
rivestono un ruolo fondamentale nella distribuzione dell’energia cinetica impartita dal vento e nella
51
Progetto PLINIUS
SEZIONE 2. Le informazioni e le criticità
2.2 Clima, idrologia e idrodinamica lacustre
dispersione delle sostanze disciolte e sospese nella colonna d’acqua (McIntyre et al. 1999, Ostrovsky
et al. 1996, Nishri et al. 2000) e, quindi, anche degli inquinanti. Esse influenzano in modo marcato la
formazione di aggregati algali (Spiegel & Imberger 1987) e, di conseguenza, anche la distribuzione
degli altri organismi della catena trofica pelagica (a esempio, zooplancton e pesci).
Fin dalla seconda metà degli anni Settanta, nella modellistica applicata ai laghi, si è assistito al
tentativo di legare le concentrazioni medie delle specie chimiche nel lago con il carico di nutrienti
afferente e con parametri idrodinamici semplici, quali il tempo teorico di ricambio delle acque. Un
tipico esempio in questo senso è l’approccio stocastico sviluppato da Vollenweider (1975) per la
valutazione dei carichi critici di nutrienti afferenti al lago. In anni recenti lo sviluppo della modellistica
ambientale e la maggiore accessibilità a computer con elevata capacità di calcolo hanno permesso di
unire modelli idrodinamici ed ecologici complessi, ampliando enormemente lo spettro di applicazione
della modellistica lacustre.
2.2.3.1
STATO DELLE CONOSCENZE
La raccolta bibliografica effettuata nell’ambito dell’Osservatorio dei Laghi Lombardi (su cui si basa
questo paragrafo) comprende le principali pubblicazioni prodotte sugli ambienti lacustri lombardi negli
ultimi 30 anni e segnala una ventina di pubblicazioni che affrontano aspetti concernenti l’idrodinamica
dell’ecosistema lariano (Regione Lombardia, ARPA, FLA 2005). Tra queste solo tre pubblicazioni
sono focalizzate sul Lago di Como (Chiaudani & Premazzi 1993, Buzzi et al. 1997, Salvadè & Gerosa
1997), le altre sono studi comparativi tra i grandi ambienti sudalpini.
Il Lago di Como, come gli altri laghi sudalpini, è un lago oligomittico che raggiunge la completa
circolazione in particolari condizioni atmosferiche. Negli anni compresi tra gli eventi di miscelamento
completo la cuvetta lacustre va incontro a circolazione parziale che investe, generalmente, gli strati
compresi tra i primi 100 e 150 m (mixolimnio). La massima circolazione delle acque avviene a
temperature variabili di anno in anno, secondo le condizioni meteorologiche. L’unica campagna
stagionale recente sulla termica lacustre, disponibile in letteratura, è quella svolta all’inizio degli anni
90’ da Chiaudani & Premazzi (1993) relativa al biennio 1991-1992, quando sono stati svolti 7
campionamenti stagionali compresi tra il settembre 1991 e il settembre 1992 nelle stazioni di Como,
Argegno, Menaggio, Colico, Lierna e Lecco.
Nella stazione di Argegno nel gennaio 1992 la colonna d’acqua risultava completamente rimescolata
per i primi 50 m, con temperature comprese tra 7,2 e 7,3 °C; a 100 m la temperatura scendeva a 7,0
°C (indicando la presenza di un lieve gradiente termico), mentre in prossimità del fondo (400 m) la
temperatura era assestata intorno a 6,5 °C con un gradiente superficie fondo di 0,7-0,8 °C. La
massima temperatura superficiale, pari a 21,3 °C, è stata misurata nel settembre 1991. Nello stesso
campionamento la temperatura sul fondo risultava pari a 6,6 °C con un gradiente superficie-fondo di
14,7 °C. Da segnalarsi anche la costanza della temperatura degli strati profondi che, nel corso della
campagna di campionamento, è oscillata tra 6,5 (gennaio 1991) e 6,7 °C (settembre 1992).
Sebbene non sia disponibile una serie storica continua della termica lacustre del Lario, studi
comparativi sul trend pluriennale del ciclo di circolazione-stratificazione hanno evidenziato
comportamenti simili tra i grandi laghi sudalpini (Ambrosetti & Barbanti 2003). Questo aspetto è
evidentemente spiegabile tenendo conto che essi sono collocati in una regione climaticamente
omogenea (la regione sudalpina) e che presentano caratteristiche morfometriche comparabili. Sulla
base di queste assunzioni è possibile tracciare un quadro dell’evoluzione della termica lacustre del
distretto sudalpino nelle ultime 5 decadi, basato fondamentalmente sui risultati ottenuti dall’Istituto per
lo Studio degli Ecosistemi-CNR (già Istituto Italiano di Idrobiologia) di Verbania-Pallanza. Dai primi
anni ’50 fino alla prima metà degli anni ’70, i laghi sudalpini sembrano avere seguito un ciclo di
circolazione completa con un periodo di 7 anni. Il Lago Maggiore è, infatti, circolato nel tardo inverno
del 1956, del 1963 e del 1970. Tra il 1970 e il 1999 i grandi laghi sono, invece, andati incontro a un
lungo periodo di stasi (28 anni) in cui non sono noti eventi di piena circolazione. Questa situazione ha
portato a un accumulo di calore negli strati profondi, misurato attraverso un incremento della
temperatura ipolimnica (Ambrosetti & Barbanti 1999). Nel 2005, a distanza di 6 anni dall’ultimo evento,
si è assistito a una nuova cospicua omogeneizzazione termica che, almeno nel Como, ha riguardato
tutta la colonna d’acqua con temperature prossime ai 6,5 °C (Buzzi, comunicazione personale). Da un
punto di vista del metabolismo dell’ecosistema, gli eventi di circolazione rappresentano un punto
cruciale poiché consentono da una parte la riossigenazione degli strati più profondi e dall’altra il ritorno
in circolo delle sostanze accumulate sul fondo. La frequenza di questi eventi potrebbe mutare in
risposta ai cambiamenti climatici globali, influenzando in maniera marcata il metabolismo degli
ecosistemi lacustri.
52
Progetto PLINIUS
SEZIONE 2. Le informazioni e le criticità
2.2 Clima, idrologia e idrodinamica lacustre
Il quadro dell’informazione disponibile in letteratura sull’idrodinamica del Lario, è completato dalla
caratterizzazione dello spettro delle onde gravitazionali esterne (Salvadè & Gerosa 1997). L’interesse
verso una migliore conoscenza del regime idrodinamico del Lago di Como è evidenziato anche da
studi di carattere teorico che hanno portato alla modellizzazione dello spettro delle onde interne e
all’impostazione di un modello tridimensionale dell’idrodinamica del Lario (Buzzi et al. 1997), svolti
sempre verso la fine degli anni Novanta. Questi studi di carattere teorico non sono stati affiancati,
negli anni seguenti, da adeguate campagne di verifica sperimentale che avrebbero potuto magnificare
lo sforzo interpretativo iniziale.
2.2.3.2
INFLUENZA DELL’IDRODINAMICA SULL’ECOLOGIA LACUSTRE
Come accennato in precedenza, i processi di miscelamento e di trasporto (orizzontale e verticale)
influenzano in maniera marcata i processi chimici e biologici che avvengono nella cuvetta lacustre. Un
primo parametro idrodinamico d'
interesse per l’interpretazione dei processi chimico-biologici è
rappresentato dal tempo teorico di ricambio delle acque, definito dal rapporto tra il volume del lago e
la portata media del principale emissario. Per il Lago di Como il tempo teorico di ricambio delle acque
è stimato intorno a 4,5 anni (Ambrosetti & Barbanti 2003) un valore prossimo a quello del Lago
Maggiore (4 a) e molto più basso di quello del Lago di Garda (26 a). Secondo questo parametro una
molecola di acqua in entrata al lago impiegherebbe 4,5 anni prima di uscire dalla cuvetta lacustre
attraverso il suo emissario. In realtà il tempo teorico di ricambio delle acque si avvicina al tempo di
ricambio effettivo solo in condizioni particolari, quali una struttura morfometrica simile a un tratto di
fluviale e l’assenza di stratificazione delle acque. Il Lago di Como (come del resto la maggior parte dei
laghi) mal si presta a questa approssimazione sia perché caratterizzato da una struttura complessa (§
2.1 Limnogeologia e Morfometria del Lago di Como) sia perché durante la stagione estiva va
incontro a una marcata stratificazione termica. In modo particolare, l’assenza di un emissario naturale
nel Ramo Occidentale fa sì che questo risulti parzialmente isolato dall’asse N-E interessata dal
passaggio del principale immissario-emissario, aumentandone il tempo di ricambio delle acque. La
comunicazione di questo ramo con il resto del lago è, inoltre, influenzata da un parziale sbarramento
naturale collocato in prossimità di Bellagio che si alza da circa 280 a 140 m (§ 2.1 Limnogeologia e
Morfometria del Lago di Como) di profondità. La stratificazione delle acque tende, invece, a isolare
lo strato profondo del volume della cuvetta lacustre dalla parte superficiale (Ambrosetti & Barbanti
2003) diminuendo il volume di acqua che può essere ricambiato. Essendo il Lago di Como un
ambiente oligomittico, la separazione delle acque profonde persiste per diversi anni aumentando
ulteriormente il tempo effettivo di ricambio delle acque.
Una valutazione più attinente alla realtà è stata svolta in Chiaudani & Premazzi (1993) dove sono stati
calcolati i tempi effettivi di residenza delle acque (TMR-A) per il lago intero e per i diversi sottobacini.
Questa stima tiene conto della profondità media mensile dell’epilimnio (considerato lo strato recettore
delle acque del principale immissario e lo strato da cui sono sottratte le acque dall’immissario), della
portata media mensile del principale immissario e dell’oligomissi del lago (fissando la profondità del
mixolimnio pari a 150 m in anni di parziale circolazione delle acque). È stato, infine, assunto che il
50% dell’acqua proveniente dal principale immissario transiti per il Bacino Occidentale prima di uscire
dall’emissario. I calcoli sono stati svolti per due scenari che assumono un evento di piena circolazione
delle acque rispettivamente ogni 5 e 10 anni. I dati riportati in Tabella 2.2.1 si riferiscono a una media
dei due scenari. Per maggiori dettagli sulla metodologia di calcolo si rimanda a Chiaudani & Premazzi
(1993). Come si può notare, il tempo effettivo di residenza della acqua per l’intero lago è circa due
volte e mezzo il tempo teorico di ricambio delle acque (11,6 contro 4,5 a). Anche i tempi di residenza
relativi ai diversi sottobacini sono sempre maggiori della stima teorica e nel caso del ramo chiuso di
Como la residenza effettiva è addirittura pari a quasi tre volte la stima teorica.
In Tabella 2.2.3 sono riportati anche i valori del tempo medio di permanenza del fosforo (TMP-F)
calcolato tenendo conto sia del tempo di permanenza effettivo dell’acqua sia della rata di
sedimentazione del fosforo (si veda anche in questo caso Chiaudani & Premazzi 1993 per maggiori
dettagli sulla metodologia di calcolo). I valori di questo parametro sottolineano per il Bacino
Occidentale tempi di permanenza prossimi ai due anni contro gli 1,2 anni del lago intero. Queste
valutazioni rendono conto dell’inerzia di questo ramo al miglioramento della qualità ambientale e del
gradiente di concentrazione delle specie del fosforo esistenti tra questo ramo e la restante parte del
lago descritto nel § 2.7 (Stato attuale ed evoluzione idrochimica e trofica del lago).
53
Progetto PLINIUS
SEZIONE 2. Le informazioni e le criticità
2.2 Clima, idrologia e idrodinamica lacustre
Tabella 2.2.3 - Dati relativi al Tempo Medio di Residenza, in anni, delle Acque (TMR-A) e di
Permanenza del Fosforo (TMP-F) relativi al lago intero e ai diversi sottobacini (fonte Chiaudani &
Premazzi 1993).
Lago Intero
Bacino Nord
Bacino Est
Bacino Ovest
TMR-A (anni)
11,6
8,4
5,1
12,7
TMP-F (anni)
1,2
1,2
1,56
1,98
2.2.3.3
TERMICA E IDRODINAMICA
Nel 2003 è stato attivato un progetto di ricerca, denominato SimuLake, che vede collaborare l’Istituto
di Ricerca Sulle Acque (IRSA-CNR), l’Istituto Nazionale della Montagna (IMONT) e il Centre for Water
Research (CWR) della University of Western Australia. Il Progetto SimuLake è inserito nel progetto
internazionale “Maximizing reservoir water quality security through the use of a Lake Diagnostic
System (LDS) and a Controlled Lagrangian Drogue (CLD)”. Tale progetto mira alla realizzazione di un
nuovo strumento di misurazione in continuo: il Controlled Lagrangian Drogue (CLD). Il CLD è una
deriva, la cui profondità di movimento può essere controllata in remoto, in grado di misurare parametri
idrodinamici e di qualità a intervalli di tempo programmato durante la risalita in superficie.
Nel novembre del 2004, SimuLake ha portato all’installazione di una stazione meteorologica flottante
Lake Diagnostic System (LDS) per la misurazione dei principali parametri meteorologici (radiazione
solare incidente e netta, temperatura atmosferica, umidità relativa, intensità e direzione del vento) e
del profilo termico in tempo reale (25 sensori distribuiti lungo la colonna). LDS è stata installata nel
Ramo Occidentale del Lago di Como nelle acque del comune di Blevio dove il lago raggiunge una
profondità di 161 m.
La stazione è strutturata per allocare anche sensori per la misura in continuo di parametri di qualità
quali, a esempio, le concentrazioni dell'
ossigeno disciolto e della clorofilla. Essa rappresenta, quindi,
un punto strategico per la misura di parametri chimico-biologici di interesse per la qualità delle acque.
LDS invia in remoto i dati raccolti al centro di elaborazione dove questi ultimi sono messi a
disposizione della comunità al sito internet http://rtm.cwr.uwa.edu.au/olaris/index.php. I dati sono
aggiornati con frequenza subgiornaliera e visualizzati attraverso un software interattivo che consente
di visualizzare i dati passando dalla frequenza di misurazione (una misura ogni 20 secondi) alla scala
stagionale. Le elaborazioni riportate sotto sono esempi del tipo di output ottenibile navigando nel sito.
La Figura 2.2.2 riporta l’andamento delle isoterme (curve ottenute attraverso l’interpolazione di punti
aventi la stessa temperatura) lungo tutta la colonna d’acqua per il periodo compreso dall’installazione
della stazione LDS (24 novembre 2004) fino al maggio 2005.
11,3
9,7
8,3
8,0
7,0
6,5
6,7
Figura 2.2.2 - Rappresentazione dell’evoluzione della struttura termica dal periodo compreso tra la
sua installazione (fine novembre 2004) al maggio 2005.
54
Progetto PLINIUS
SEZIONE 2. Le informazioni e le criticità
2.2 Clima, idrologia e idrodinamica lacustre
Come si può notare, al momento dell’installazione la colonna d’acqua manteneva un certo gradiente
termico con temperature degli strati superficiali intorno agli 11,3 °C e temperature sul fondo intorno ai
di 6,7 °C. Con l’avvicinarsi della stagione invernale la temperatura in superficie è andata incontro a un
processo di raffreddamento con relativo abbassamento del salto termico. Tale processo è terminato
nel mese di gennaio quando nella stazione di Blevio il lago è circolato completamente a una
temperatura di circa 7 °C. Successivamente, la temperatura della colonna d’acqua si è abbassata a
circa 6,5 °C. Le temperature tardo invernali particolarmente rigide hanno fatto sì che nel 2005 il
processo di rimescolamento si sia esteso fino a marzo inoltrato. Un campionamento svolto dal
Dipartimento dall’ARPA di Lecco nella stazione di Argegno ha evidenziato che a inizio marzo il lago
era completamente rimescolato anche nel punto di massima profondità fino a 400 m, con una
temperatura della colonna d’acqua di circa 6,5 °C.
La Figura 2.2.3 rappresenta, invece, una tipica situazione estiva (7-9 giugno) con elevato gradiente
termico tra la superficie e il fondo. Nel pannello inferiore è mostrato anche l’andamento della velocità
-1
del vento. Come si può notare, sebbene si siano riscontrate velocità prossime a 8 m s , la colonna
d’acqua mostra una notevole stabilità andando incontro solo a una lieve perturbazione della profondità
dal termoclinio e a un leggero rimescolamento verticale. L’analisi dei dati raccolti in più di un anno di
misurazioni consente di stabilire che questa è la situazione tipica delle acque antistanti la città di
Como, che possono essere, quindi, classificate come estremamente stabili e quiescenti. Queste
caratteristiche svolgono un ruolo nel favorire la proliferazione di alcune specie di cianobatteri, come
sottolineato nel capitolo dedicato ai popolamenti biologici (§ 2.9 Stato attuale ed evoluzione delle
biocenosi lacustri).
La Figura 2.2.4 rappresenta, invece, la risposta della colonna d’acqua a una raffica di vento di
-1
maggiore intensità (superiore ai 10 m s ). Si può notare che la colonna d’acqua reagisce in maniera
molto vigorosa con un notevole abbassamento del salto termico da profondità prossime ai 16 m fino a
profondità superiori ai 30 m. L’abbassamento del salto termico è dovuto alla formazione di onde
interne a scala di bacino la cui struttura dipende non solo dall’input di energia cinetica locale, ma
anche dalla distribuzione complessiva del vento sull’intero specchio lacustre.
Figura 2.2.3 - Risposta della colonna d'
acqua (pannello superiore) a una intensa raffica di vento
(pannello inferiore) che denota una notevole stabilità termica della cuvetta lacustre nel Primo Bacino
del Lago di Como durante il periodo estivo.
55
Progetto PLINIUS
SEZIONE 2. Le informazioni e le criticità
2.2 Clima, idrologia e idrodinamica lacustre
Figura 2.2.4 - Risposta della colonna d'
acqua (pannello superiore) a una raffica di vento di intensità
superiore (pannello inferiore) che denota la formazione di onde interne a scala di bacino la cui
struttura dipende dalla distribuzione del vento sull'
intero specchio lacustre.
Il dataset della stazione LDS, che ormai supera l’anno di attività, ha consentito di stabilire che questi
eventi di elevata attività idrodinamica sono decisamente poco frequenti. Essi rivestono, comunque,
una certa importanza nell’intera dinamica dell’ecosistema poiché spostano le popolazioni
fitoplanctoniche a profondità caratterizzate da un diverso livello di irraggiamento e poiché gli eventi
turbolenti a essi associati determinano il miscelamento di porzioni di fluido con caratteristiche
chimiche diverse (a esempio, un diverso contenuto di nutrienti) e modificano, quindi, l'
ambiente in cui
cresce il fitoplancton.
Le
elaborazioni
presentate
in
Figura
2.2.2
derivano
dal
sito
internet
http://rtm.cwr.uwa.edu.au/olaris/index.php che riporta i dati misurati in continuo dalla stazione LDS.
Nel medesimo sito sono anche disponibili le prime simulazioni del modello idrodinamico ELCOM
riguardanti sia la struttura termica sia la velocità delle correnti nell’intero lago. Gli scenari modellistici
ottenuti per le acque antistanti il Comune di Blevio sono confrontati con i dati prodotti dalla stazione
LDS. Sebbene ancora in fase di sviluppo, il modello idrodinamico fornisce fin da ora risultati
“confortanti”, cogliendo i principali processi che avvengono nella cuvetta lacustre. Scostamenti dalle
misurazioni della stazione LDS riguardano soprattutto la struttura delle onde interne, che, come sopra
accennato, dipende dalla distribuzione dei driver idrodinamici sull’intero specchio lacustre. Risultati più
attendibili potranno essere ottenuti attraverso una migliore descrizione della loro distribuzione
spaziale.
In definitiva, si può affermare che SimuLake rappresenta un importante passo nella comprensione del
regime idrodinamico del Lago di Como, in quanto consente il monitoraggio in continuo della struttura
termica e dei suoi principali driver idrodinamici. La stazione LDS rappresenta, inoltre, un punto
strategico fondamentale poiché può costituire in prospettiva uno strumento di misura in continuo
anche di parametri di qualità a supporto delle campagne di monitoraggio tradizionali. Infine, il sistema
di distribuzione dei dati via web appare come un potente strumento di accesso alle informazioni che,
in seguito, potrebbe allocare anche altri dati provenienti da sensori in continuo dislocati in altre parti
del lago o della fascia perilacuale.
2.2.4
CRITICITÀ
2.2.4.1
CLIMA
L’inquadramento climatico è stato concluso con un‘indagine preliminare delle stazioni meteorologiche
attualmente in funzione nel bacino imbrifero allo scopo di evidenziare eventuali carenze nella
strumentazione esistente. Quest’analisi ha rilevato la presenza di un numero di strumenti adeguato e
56
Progetto PLINIUS
SEZIONE 2. Le informazioni e le criticità
2.2 Clima, idrologia e idrodinamica lacustre
con un sufficiente grado di distribuzione sul territorio. Gli aspetti critici sono stati riscontrati, invece,
nella gestione delle informazioni (strumentazione e dati) tra i vari enti (Regione; Province, ARPA) che
è risultata poco organica e molto frammentaria, con una conseguente ripercussione sulla possibilità
d’accesso ai dati in modo rapido ed efficiente sia per gli stessi enti gestori sia per altri utenti (enti di
ricerca, università ecc.).
2.2.4.2
IDROLOGIA
2.2.4.3
IDRODINAMICA LACUSTRE
2.2.5
AZIONI
2.2.5.1
CLIMA
Uno degli obiettivi di questo lavoro è di definire le lacune conoscitive in campo idrologico, che restano
ancora da completare, al fine di pianificare le azione necessarie per l'
ottenimento di una migliore
conoscenza del sistema idro-ecologico nel suo complesso.
A causa della ripartizione operata tra i diversi immissari del lago, non si è potuto procedere con il
metodo classico partendo dagli afflussi meteorici, calcolando in seguito l’evapotraspirazione reale e le
eventuali perdite per infiltrazione o gli apporti sotterranei. Il grado attuale di conoscenza del territorio,
infatti, non consente di utilizzare un approccio di questo tipo. Per giungere a tale dettaglio, si ha la
necessità non solo di raccogliere in modo omogeneo i dati climatici, ma, in particolare, di disporre di
nuovi dati sperimentali per validare il modello utilizzato. Per ottenere tale grado di conoscenza del
sistema idrologico è necessario almeno un biennio per organizzare l’attività di ricerca.
Si dovrebbe iniziare con la taratura delle sezioni in cui sono già installati degli idrometri e provvedere
successivamente all’installazione di nuova strumentazione idrometrica sui corsi d’acqua principali,
nonché alla realizzazione delle rispettive curve livelli/portate.
Come già evidenziato, l’installazione della nuova strumentazione proposta avrà un benefico effetto a
catena sull’avanzamento delle conoscenze sia in ambito ecologico sia nel campo della protezione
civile.
La prima criticità che emerge chiaramente dall’analisi delle informazioni di letteratura sull’idrodinamica
del Lago di Como è la scarsità e la frammentarietà dei dati disponibili. La maggior parte di queste
informazioni riguardano, infatti, il rapporto tra caratteristiche morfometriche del lago (profondità,
volume, superficie ecc.) e risposte medie del lago a scala stagionale (bilancio del calore, profondità
del termoclinio ecc.) e sono, in genere, inserite in studi comparativi sui grandi laghi subalpini. Non è
mai stata svolta, invece, una campagna di misure specifica per lo studio della dinamica a scala di
intero lago o di sottobacini. Ciò impedisce, a esempio, la conoscenza approfondita delle dinamiche di
scambio tra Bacino Occidentale del Lario e resto del lago. In ogni caso, ipotesi formulate in studi
pregressi (Chiaudani & Premazzi 1993) indicano nello scarso ricambio della porzione meridionale del
Primo Bacino la principale criticità idrodinamica di questa porzione del lago che porta a consistenti
ripercussioni sulla qualità delle sue acque, quali: concentrazioni più elevate di nutrienti (§ 2.7 Stato
attuale ed evoluzione idrochimica e trofica del lago), di microinquinanti di sintesi (§2.9
Microinquinanti e tossicità delle acque) e una maggiore carica microbica (§ 2.10 Usi delle acque)
di origine antropica. I dati forniti dalla stazione LDS indicano, inoltre, uno scarso rimescolamento sia
orizzontale sia verticale che favorisce l’instaurarsi di fioriture di cianobatteri (§ 2.8 Stato attuale ed
evoluzione delle biocenosi lacustri) potenzialmente tossici (concentrate soprattutto nella tarda
estate).
Si suggerisce di proseguire lo sforzo, già iniziato dall’ARPA Lombardia, di rendere organica la
gestione dei dati meteorologici nel territorio, promuovendo, in particolare, la realizzazione di un
progetto che preveda l’organizzazione e la condivisione delle informazioni tra tutti gli enti gestori e che
abbia i seguenti obiettivi:
•
realizzazione di carte, in aggiornamento continuo, relative all’ubicazione di tutte le stazioni
presenti sul territorio;
•
creazione di un database che contenga in modo omogeneo i dati meteorologici e tutte le
informazioni connesse alle singole stazioni;
•
digitalizzazione dei dati storici archiviati su supporti cartacei;
57
Progetto PLINIUS
•
•
SEZIONE 2. Le informazioni e le criticità
2.2 Clima, idrologia e idrodinamica lacustre
predisposizione delle stazioni che registrino i dati con una maggiore risoluzione temporale
(dell’ordine dei minuti) in modo da fornire un supporto adeguato agli studi climatici e idrologici
che richiedono ormai una maggiore definizione dei parametri meteorologici.
mettere le stazioni a norma OMM così da poter disporre di dati controllati, certificati e
riconosciuti anche a livello internazionale;
2.2.5.2
IDROLOGIA
2.2.5.3
IDRODINAMICA LACUSTRE
Le azioni d’intervento proposte di seguito saranno indicate partendo da quelle che con il minimo
sforzo economico porteranno ai maggiori risultati:
•
taratura delle sezioni per le quali il Consorzio dell’Adda e l’ARPA Lombardia gestiscono, già da
qualche anno, i livelli idrometrici: a) Fiume Mera, b) Torrente Pioverna, c) Torrente Senagra;
•
Installazione di un nuovo idrometro e taratura della sezione per ciascuno dei seguenti immissari,
scelti seguendo come priorità sia l’entità dell’apporto idrico sia quello di sostanze inquinanti: d)
Torrente Breggia, e) Torrente Cosia;
•
Installazione di un nuovo idrometro e taratura della sezione per: f) Torrente della Val Nosè, per il
quale in letteratura si suppone vi sia una cospicua alimentazione sotterranea.
Dopo un anno dall’installazione e dalla taratura della strumentazione, sarà necessaria un’attività di
ricerca volta a raccogliere e organizzare i dati climatici e ad analizzare quelli idrologici di nuova
acquisizione.
Le azioni previste relative all'
idrodinamica in senso stretto sono:
•
installazione di una nuova stazione LDS nel ramo settentrionale, indicativamente nelle acque
del comune di Bellano, a una profondità analoga (160 m) al punto di installazione della stazione
attualmente collocata nel Primo Bacino del Lago di Como (Comune di Blevio);
•
campagna sperimentale per la caratterizzazione del regime idrodinamico del lago con
particolare riferimento agli scambi tra il Bacino Occidentale e la restante parte del lago;
•
completamento della modellizzazione idrodinamica del lago (mono e tridimensionale) per
scenari a breve, medio e lungo termine; connessione dei modelli idrodinamici con modelli
ecologici.
Le azioni sopra riportate sono riassunte nelle schede 3 e 4 di questo volume. Da un punto di vista
idrodinamico, si segnala, inoltre, l’importanza di installare misuratori di portata in continuo sui principali
affluenti del ramo di Como (e, in particolare, nei punti di immissione dei torrenti Breggia e Cosia).
Inoltre, risulta fondamentale dotare questi misuratori di sensori della temperatura, al fine di stabilire la
profondità di entrata nel lago delle acque degli immissari e il meccanismo di entrata in circolo dei
nutrienti veicolati dalle acque in entrata nella cuvetta lacustre. Come evidenziato in altri studi, inoltre,
l’entrata di acqua fredda trasportata al lago dalle rete degli immissari sembra svolgere un importante
ruolo nel processo di rimescolamento tardo invernale dei grandi laghi sudalpini (Ambrosetti & Barbanti
2003). Le nuove stazioni idrometriche dovrebbero essere dotate di un sistema di trasmissione in
remoto. In questo modo i dati idrologici potrebbero essere facilmente utilizzati come input per il
modello idrodinamico in continuo.
Al fine di mitigare l’effetto dell’eccessivo carico inquinante gravante sul Primo Bacino del Lago di
Como, nell’ambito delle attività del Progetto PLINIUS, è stata, inoltre, predisposta un’azione di
risanamento volta alla riduzione del tempo di ricambio delle acque superficiali. In sintesi, l'
azione si
basa sull'
installazione di una serie di miscelatori che favoriscano il ricambio delle acque nella porzione
meridionale del Primo Bacino. Le attività di ricerca necessarie per la messa a punto dell’intervento e
per una prima descrizione del sistema operativo sono presentati rispettivamente nella schede 16 e 17.
La scheda 16 contiene la descrizione di un esperimento pilota e di una serie di attività di ricerca per la
validazione del sistema, che porteranno a colmare le lacune conoscitive sull'
idrodinamica
dell'
ecosistema lariano (con particolare riferimento al Primo Bacino), rendendo superflua la
realizzazione della scheda 4.
58
Progetto PLINIUS
2.3
SEZIONE 2. Le informazioni e le criticità
2.3 Antropizzazione del territorio
ANTROPIZZAZIONE DEL TERRITORIO
SOMMARIO
Questo capitolo analizza le pressioni antropiche che gravano sul bacino del Lago di Como nel suo complesso e,
in dettaglio, sul Ramo Occidentale. La stima del carico teorico di fosforo ha evidenziato che, in media, al lago
-1
-1
sono veicolate 274 P t a , rispetto alle 64 P t a del Ramo Occidentale. La pressione antropica, espressa in
termini di capacità di rilascio di fosforo, per il Ramo Occidentale, è risultata essere oltre 3 volte superiore a quella
del resto del bacino imbrifero. Tuttavia, a fronte di questa maggiore pressione, il Ramo Occidentale non ha una
struttura della rete fognaria in grado di asportare il surplus di fosforo generato rispetto al resto del bacino. Inoltre,
nel capitolo, sono evidenziate le carenze informative necessarie per giungere a una più adeguata conoscenza
della struttura della rete fognaria.
2.3.1
PREMESSA
L’alterazione trofica delle acque superficiali è la più diffusa causa di alterazione dei corpi idrici in
Europa (UNEP 2004). L’impatto sull’ambiente è determinato non solo dalla quantità di nutrienti che vi
sono immessi, ma anche dalla modalità di immissione.
In generale, la distinzione tra sorgenti puntiformi (point) e diffuse (non-point) consente una grossolana
classificazione della maggiore o minore capacità di contenimento e trattamento; questa classificazione
implicitamente fornisce anche una distinzione tra maggiore o minore capacità di stimare e misurare i
carichi inquinanti. L’agricoltura è tradizionalmente la maggiore sorgente diffusa di inquinanti in Italia
(ANPA 2001); tuttavia, recentemente, anche le grandi aree urbane stanno progressivamente
perdendo il loro ruolo di sorgente puntiforme e assumendo una caratteristica di sorgente diffusa, a
causa della crescente porzione di territorio occupato con superfici impermeabili, non facilmente
identificabili e controllabili sia tecnicamente sia attraverso precise normative.
In particolare, in presenza di un collettamento delle acque reflue con un sistema misto, come quello
che caratterizza in modo predominante la situazione del bacino idrografico del Lago di Como, le fonti
di inquinamento civile e industriale diventano di difficile quantificazione. Infatti, in questa tipologia di
fognatura, durante gli eventi meteorici, si verifica la trasformazione del deflusso superficiale urbano in
sorgente puntiforme, poiché avviene un mescolamento con i reflui che convergono agli impianti di
trattamento. In contrapposizione, i collettori dotati di scolmatori di piena, per alleggerire la rete durante
gli eventi meteorici, portano a una ridistribuzione spaziale degli apporti inquinanti, determinando una
riclassificazione delle sorgenti urbane e assoggettando di fatto questo tipo di pressione alla categoria
dell’inquinamento diffuso. In conseguenza di ciò, gli apporti inquinanti degli scolmatori di piena
assumono caratteristiche molto simili a quelle dell’inquinamento diffuso, quali la discontinuità, e, in
particolare, la complessa quantificazione del carico di inquinanti che è riversato nel corpo recettore. Il
problema descritto rappresenta attualmente una delle più complesse e vaste cause di
compromissione delle acque superficiali (Harremoes 1998, US-EPA 2002) in grado di spiegare buona
parte del carico di nutrienti che è veicolato dai corsi d’acqua.
La Direttiva Europea sulle Acque (Water Framework Directive; WFD, 60/2000/CE), nello stabilire il
raggiungimento degli obiettivi di qualità dell’ecosistema acquatico, pone in primo piano la riduzione
delle fonti inquinanti presenti nel bacino idrografico. La WFD non fornisce di per sé specifiche linee
guida per il trattamento delle acque di deflusso urbano, eccetto che per l’annotazione dell’Appendice 1
dove agli Stati Membri è semplicemente chiesto di adottare misure che limitino il runoff urbano e
l’effetto degli scolmatori di piena. La regolamentazione introdotta dalla Direttiva 271/1991/CE pone
degli standard e degli obiettivi temporali per il raggiungimento di un adeguato collettamento e
trattamento delle acque reflue, che dipendono dalla densità di popolazione e dalla sensibilità delle
acque in cui gli scarichi trattati sono immessi. Allo stato attuale resta, quindi, ancora poco definito
l’approccio al problema del contenimento dell’impatto delle acque di dilavamento e di quelle derivanti
dagli scaricatori di piena.
Per poter affrontare il problema, risulta necessario innanzi tutto definire la quantità di nutrienti che è
veicolata al corpo recettore e identificare le aree e le fonti che maggiormente contribuiscono alla
formazione del carico.
Il problema di fatto può essere affrontato a livello sperimentale (carichi sperimentali), come sarà
illustrato nel Capitolo 2.6 (Valutazione del carico di nutrienti dal bacino imbrifero), mediante
59
Progetto PLINIUS
SEZIONE 2. Le informazioni e le criticità
2.3 Antropizzazione del territorio
metodi diretti volti a definire il carico di nutrienti veicolato al Lago di Como, utilizzando le
concentrazioni dei tributari in ingresso in rapporto ai corrispettivi valori di portata. Questo metodo
presenta il vantaggio di fornire una valutazione accurata dei carichi inquinanti, ma rivela anche la
difficoltà di distinguere il contributo delle diverse sorgenti inquinanti alla formazione dei carichi. Per
questo motivo, uno strumento utile a esprimere un giudizio sulle cause che determinano le condizioni
di un corso d’acqua, è costituito dalla stima dei “carichi teorici” che si generano nel bacino imbrifero e
che successivamente sono effettivamente sversati nel lago. Attraverso l’impiego di opportuni
coefficienti, le unità di riferimento delle diverse fonti d’inquinamento (civile, industriale, zootecnia,
agricoltura) sono trasformate in quantità di carico o indici del carico medesimo.
In questo capitolo saranno calcolati i carichi teorici per tutto il bacino del Lago di Como attraverso due
approcci: uno più generico (metodo IRSA) che garantisce un’affidabilità nella stima del carico a un
livello gerarchico territoriale elevato (a livello di bacino e non oltre l’ambito provinciale), ma che non
entra nel dettaglio delle dinamiche specifiche della generazione del carico civile, e un secondo che
tiene in considerazione la reale struttura del sistema fognario.
2.3.2
CALCOLO DEI CARICHI TEORICI
2.3.2.1
DATI UTILIZZATI NELL’ANALISI
In considerazione della scala spaziale su cui si sta lavorando e, come sarà messo in evidenza in
seguito, in relazione all’affidabilità dei dati attualmente a disposizione, i carichi non saranno suddivisi
in diffusi e puntuali. La ripartizione sarà effettuata in carico civile, industriale, zootecnico, agricolo e
naturale. I carichi derivanti dalle ultime quattro attività saranno calcolati con il metodo IRSA, mentre
per il carico civile si cercherà di entrare maggiormente nello specifico presentando, oltre a una stima
di prima approssimazione, un tentativo di maggiore definizione che tenga conto della reale struttura
del sistema fognario.
La stima dei carichi teorici necessita di una vasta base di dati territoriali, recentemente disponibile
anche in formati georeferenziati, che consenta di conoscere:
•
•
•
•
la rete idrografica principale;
il bacino idrologico e i sottobacini che drenano direttamente nel lago;
l’uso del suolo;
i profili nazionali, provinciali e comunali.
Per quanto riguarda gli aspetti morfometrici e idrografici, nel Capitolo 2.1 (Limnogeologia e
morfometria del Lago di Como), si è discusso di come il bacino idrologico del Lago di Como sia
ripartito in sottobacini e, nel calcolo dei carichi, si è utilizzato lo stesso livello di disaggregazione del
territorio.
La base territoriale utilizzata per caratterizzare l’uso del suolo della porzione italiana del bacino, è
stata completata avvalendosi di Corine Land Cover (CLC) 2000 (Bossard et al. 2000), realizzato
dall’Agenzia Europea dell’Ambiente (EEA) alla scala 1:100000 e che costituisce il rilevamento
standardizzato della copertura del suolo in Europa per l’anno 2000.
Per il territorio elvetico si è utilizzato, invece, Geostat realizzato tra il 1992 e il 1997 dall’Ufficio
Federale di Statistica, con una risoluzione 100x100 m, per tutto il territorio svizzero provvedendo, in
questo caso, ad aggregare e ripartire le classi d’uso del suolo in modo omogeneo a quelle di Corine
Land Cover (www.bfs.admin.ch/bfs/portal/de/index/dienstleistungen/servicestelle_geostat.html). I
profili comunali utilizzati per il territorio italiano, sono quelli realizzati nel 1995 dall’ISTAT (ISTAT
1995), mentre, per il territorio elvetico, sono stati forniti dai Centri Sistemi Informatici cantonali (CSI).
TM
Con queste informazioni e attraverso il supporto di ArcView 3.x (ESRI), si è provveduto a creare le
intersezioni tra tutti i tematismi elencati in modo da ripartire le informazioni sull’uso del suolo (classe e
area) a livello nazionale, provinciale, comunale e a livello di sottobacino, nonché per il Ramo
Occidentale (da Bellagio a Griante compresi), oggetto di studio di dettaglio in questo rapporto. Per
quanto riguarda la popolazione e la zootecnia, l’IRSA ha acquisito e organizzato i dati elaborati
dall’ISTAT e pubblicati nel Censimento Generale della Popolazione, dell’Industria e del Commercio
dell’anno 2001 (ISTAT 2004a, ISTAT 2004b), e dell’Agricoltura dell’anno 2000 (ISTAT 2002). I dati
relativi alla porzione svizzera del bacino sono, invece, stati forniti dai Centri Sistemi Informativi (CSI)
dei Cantone Ticino e del Cantone Grigioni.
60
Progetto PLINIUS
SEZIONE 2. Le informazioni e le criticità
2.3 Antropizzazione del territorio
Nella Figura 2.3.2 è mostrata la base informatica territoriale utilizzata per definire l’uso del suolo del
bacino del Lago di Como, mentre la Tabella 2.3.1 evidenzia, per ogni sottobacino e per ciascuna
classe di uso del suolo, la rispettiva area. Un’immagine riassuntiva delle caratteristiche del bacino
emerso del Lago di Como può essere riassunta con i grafici a torta della Figura 2.3.1.
BACINO DEL LAGO DI COMO
RAMO OCCIDENTALE
68%
10%
7%
2%
14%
8%
1% 2%
Urbano
7%
Industria
Agricolo
Pascoli
Boschi
70%
11%
0%
Corsi d'
acqua e ghiacciai
Figura 2.3.1 - Confronto tra le classi di uso del suolo dell’intero bacino idrografico del Lago di Como e
del Ramo Occidentale.
Si può notare che il bacino del Lago di Como ha una matrice prevalentemente forestata (68%) in un
contesto semi-naturale, di media e alta quota, caratterizzato, oltre che da boschi, da superfici a
pascolo, laghi e ghiacciai per il 91% del bacino emerso. Il confronto con la distribuzione delle classi
d’uso del suolo per il Ramo Occidentale mette in evidenza la maggiore pressione antropica cui è
sottoposto quest’ultimo: il territorio occupato dal suolo industriale e urbano (13%) è oltre 4 volte
superiore rispetto all’intero bacino idrografico (3%). Dalla Tabella 2.3.1possiamo notare che i
sottobacini, che mostrano una maggiore densità di territorio urbanizzato, sono in ordine: il Cosia, il
Breggia e la fascia perilacuale occidentale-meridionale. Nell’intero bacino gravitano tra residenti e
fluttuanti 524904 abitanti e di questi il 29% nel Ramo Occidentale (152046).
L’evidenza della maggior pressione cui è sottoposto il Ramo Occidentale può essere anche dedotta
-2
dalla densità di abitanti che gravitano in quest’area (480 ab km ) che è 4 volte superiore alla media
-2
dell’intero bacino (116 ab km ). La densità a scala locale è, comunque, anche più elevata: a esempio,
-2
nel bacino del Cosia la densità abitativa supera i 1000 ab km .
Gli abitanti fluttuanti che gravitano nel bacino sono stati stimati dall’ISTAT in 57191 e costituiscono
circa il 10% della popolazione totale. Anche in questo caso la densità per il Ramo Occidentale (44 ab
-2
-2
km ) è quasi 4 volte superiore a quella dell’intero bacino (13 ab km ). Come è logico aspettarsi, le
-2
fasce perilacuali presentano le medie di densità più elevate (circa 80 ab km ).
2.3.2.2
IL METODO IRSA-CNR
L’Istituto di Ricerca sulle Acque (IRSA-CNR) conduce da tempo studi sui metodi di stima dei carichi,
verificandone l’applicabilità e le caratteristiche d’affidabilità nelle diverse situazioni (Barbiero et al.
1991). L’impiego di tali metodi presuppone l’utilizzo di dati che consentano di ottenere valutazioni nelle
molteplici tipologie d’aggregazione territoriale.
61
62
Figura 2.3.2 - Carta dell’uso del suolo del bacino idrografico del Lago di Como.
SEZIONE 2. Le informazioni e le criticità
2.3 Antropizzazione del territorio
25 km
Progetto PLINIUS
Progetto PLINIUS
SEZIONE 2. Le informazioni e le criticità
2.3 Antropizzazione del territorio
I dati riguardanti i quantitativi di fosforo applicati sui terreni coltivati come fertilizzanti sono stati ricavati
dall’Annuario di Statistica Agraria in cui sono riportate per le diverse regioni le quantità di fosforo
contenute nei concimi chimici distribuiti per uso agricolo. A partire da questa informazione, sulla base
della superficie agricola, è stato determinato il quantitativo di fosforo da attribuire ai diversi sottobacini.
Il bacino del Lago di Como è stato suddiviso in unità geografiche di riferimento, individuate in
sottobacini, al fine di ottenere valutazioni disaggregate e raccogliere utili informazioni sulla
localizzazione delle fonti d’inquinamento. Per ciascun sottobacino, oggetto di studio sono stati
considerati i Comuni compresi nell’unità geografica di riferimento. Nel caso in cui il territorio di un
Comune insista solo parzialmente su un determinato sottobacino, per le diverse elaborazioni, i dati
sono stati considerati in modo proporzionale alle aree incluse. Di seguito, si riportano sinteticamente i
valori dei coefficienti utilizzati per la stima dei carichi usando il metodo IRSA, rinviando a Pagnotta &
Barbiero (2003) per il dettaglio dei metodi utilizzati.
Per la determinazione dei carichi teorici di fosforo (TP) sono stati seguiti i criteri di seguito indicati:
•
•
•
•
•
•
per la popolazione è stato utilizzato un coefficiente espresso in g di P per persona al giorno pari
-1 -1
-1 -1
a 1,6 g P ab d (pari a 0,58 kg P ab a ). Il carico effettivamente rilasciato corrisponde al 50%
di quello generato.
per le attività industriali, il carico di fosforo è stato valutato pari al 10% del carico complessivo
prodotto dalla popolazione.
per quanto concerne la zootecnia, sono stati impiegati i seguenti coefficienti che esprimono il
carico prodotto in kg per capo di bestiame per anno: bovini 7,4; equini 8,7; ovini e caprini 0,8;
-1
-1
suini 3,8; pollame 0,17 kg capo a . Il carico effettivamente rilasciato corrisponde al 5% di
quello generato.
per il suolo coltivato, i carichi di fosforo si ottengono sommando le quantità di fertilizzanti di
sintesi con la quantità di concime naturale. Per i primi si utilizza un coefficiente proporzionale
alla superficie agricola, specifico per ogni provincia. Per il concime naturale, invece, si ripartisce
lo 0,81% del carico derivante dalla zootecnica per le superfici agricole. Il carico effettivamente
rilasciato corrisponde al 3% di quello generato. Per il territorio elvetico, non disponendo del
coefficiente per i fertilizzanti di sintesi, si è applicato un metodo più generico che utilizza un
-2 -1
coefficiente di 59 kg km a .
per il suolo non coltivato, i carichi di fosforo si ottengono applicando il coefficiente di 10 kg P
2 -1
km a di superficie naturale.
per quanto concerne i sottobacini che hanno un lago al loro interno (il sottobacino del Mera e del
Rio Torto), si è tenuto conto di una riduzione dell’85% del carico di fosforo generato nella
porzione di territorio a monte della cuvetta lacustre.
Determinati i carichi generati, applicando i coefficienti di riduzione citati, si è ottenuto il carico effettivo
che annualmente è veicolato al lago. I risultati del calcolo sono riportati in Tabella 2.3.1. Per l’intero
-1
bacino del Lago di Como è stato stimato un valore di 274 t P a , superiore di circa il 20% al valore
stimato nel Programma di Tutela e Uso delle Acque (Regione Lombardia 2004) per l’anno 2003, pari a
-1
229 t P a . Tale differenza è essenzialmente imputabile alle differenti metodologie di valutazione. Il
risultato ottenuto, trovando un riscontro nel PTUA, permette, quindi, di considerare attendibile, con un
buon grado di approssimazione, anche la ripartizione del carico nei rispettivi sottobacini, evidenziata in
Figura 2.3.3. Nella figura i carichi sono indicati come “carico di fosforo unitario” che consente di
mettere a confronto la pressione cui è sottoposto ciascun bacino. Per il Ramo Occidentale il carico
-1
risulta di 64 t P a (Tabella 2.3.1) pari al 23% di quello dell’intero bacino.
Il grafico di Figura 2.3.3 evidenzia come la pressione antropica espressa in termini di pressione di
fosforo che grava sul Ramo Occidentale rispetto all’intero bacino sia molto elevata. Infatti, il Ramo
-2 -1
Occidentale ha un carico di fosforo unitario medio di 0,20 t P km a rispetto a quello dell’intero bacino
-2 -1
che è di 0,06 t P km a .
Ripartendo, infine, il carico di fosforo totale nelle sue componenti (Figura 2.3.4), si può osservare che
quasi il 60% è determinato da fonti civili e industriali, mentre il 19% è imputabile ai fertilizzanti utilizzati
in agricoltura. Decisamente inferiore risulta essere il contributo della zootecnia.
63
Progetto PLINIUS
SEZIONE 2. Le informazioni e le criticità
2.3 Antropizzazione del territorio
Tabella 2.3.1 - Ripartizione delle Classi di uso del suolo tra i sottobacini e carichi teorici effettivi che
essi sversano nel Lago di Como.
Sottobacino
Area
Urbano
Breggia
Cosia
Val Nosè
Perilacuale Ovest Meridionale
Perilacuale Ovest Interno
Perlo
Telo
89,6
32,9
27,1
68,3
53,3
11,6
34,3
12,5
7,2
0,5
8,5
4,1
0,2
2,9
RAMO OCCIDENTALE
Adda
Albano
Caldone
Esino
Gererzone
Liro
Mera
Meria
Perilacuale Est
Perilacuale Est Interno
Perilacuale Ovest Settentrionale
Pioverna
Rio Torto
Sanagra
Val di Livo
Varrone
Zerbo
CLASSI DI USO DEL SUOLO (km2)
InduAgricolo Pascoli Boschi
striale
4,6
0,5
0,0
0,0
0,0
0,0
0,0
6,8
0,7
2,7
4,8
0,0
0,8
5,9
11,8
1,6
5,7
6,8
1,7
0,7
1,9
53,9
22,8
18,2
47,8
46,7
9,9
23,6
ABITANTI (n)
Corsi
d'
acqua
Residenti Fluttuanti
Totali
Civile
18,8
11,7
0,6
10,8
6,2
0,1
2,8
0,0
0,0
0,0
0,5
0,7
0,0
0,0
55447
33647
762
27091
15850
198
5151
763
1236
947
5076
2658
91
3128
56209
34884
1709
32167
18508
289
8280
CARICO DI FOSFORO EFFETTIVO (t a-1)
InduZooAgricolo Naturale
striale
tecnia
1,9
1,1
0,0
0,9
0,5
0,0
0,2
0,5
0,1
0,1
0,2
0,0
0,1
0,2
1
0
1
1
0
0
1
0,6
0,2
0,2
0,5
0,5
0,1
0,3
Totale
22,8
13,4
1,5
13,4
7,3
0,6
4,6
317
36
5
22
30
223
1
138146
13900
152046
51
5
1
4
3
64
2594,8
47,2
28,4
20,7
9,4
60,0
739,6
22,3
78,2
27,3
71,8
156,8
41,7
23,2
47,5
83,9
8,4
19,8
0,4
2,8
0,7
1,7
0,2
6,9
0,7
13,5
6,0
4,2
6,0
4,9
1,1
0,1
0,7
0,0
10,8
0,2
0,1
0,0
0,0
0,0
1,3
0,0
1,3
1,7
0,0
0,0
1,5
0,0
0,0
0,0
0,0
224,8
0,9
1,7
1,0
0,4
2,1
44,7
0,5
12,1
2,6
12,2
17,1
12,0
0,4
0,6
0,5
0,1
340,4
18,4
3,2
1,4
0,7
21,4
115,2
0,8
12,1
4,3
11,3
18,1
6,7
4,0
11,4
12,3
1,4
1840,5
26,9
20,6
17,6
6,7
36,3
467,1
20,3
27,0
8,5
42,8
115,7
10,4
17,7
35,4
70,4
6,9
158,5
0,3
0,0
0,0
0,0
0,0
104,4
0,0
12,1
4,3
1,4
0,0
6,3
0,0
0,0
0,0
0,0
129645
2217
15615
1466
10412
1103
25776
3575
56533
23262
14829
13063
26219
1844
623
3251
134
16933
355
1207
609
443
181
5889
96
3760
2240
4589
4591
496
691
415
789
7
146579
2572
16823
2074
10855
1284
31664
3671
60293
25502
19417
17654
26715
2534
1038
4041
141
49,1
0,9
5,6
0,7
3,6
0,4
3,3
1,2
8,7
3,9
6,5
5,9
4,8
0,8
0,3
1,4
0,0
4,3
0,1
0,5
0,0
0,3
0,0
0,3
0,1
0,8
0,3
0,5
0,4
0,5
0,1
0,0
0,1
0,0
10,9
0,2
0,1
0,1
0,1
0,2
1,5
0,0
0,5
0,1
0,4
0,9
0,1
0,1
0,1
0,1
0,0
35
2
0
0
0
1
1,0
0
1
0
3
2
0,1
0
1
0
0
22,7
0,4
0,2
0,2
0,1
0,6
6,3
0,2
7,8
0,1
0,5
1,3
0,2
0,2
0,5
0,8
0,1
121,9
3,4
6,8
1,2
4,2
2,1
12,4
1,6
18,3
4,7
10,8
11,1
5,6
1,4
1,6
2,7
0,2
RESTO DEL BACINO
4061
70
17
334
583
2771
287
329567
43291
372858
97
9
15
47
42
210
TOTALE BACINO EMERSO
4524
105
22
355
613
2994
288
467712
57191
524904
148
13
17
51
45
274
Lago di Como
145,5
TOTALE BACINO
4669
-1
2
TP ( t a km )
0.00
0.05
0.10
0.15
0.20
0.25
0.30
0.35
0.40
0.45
0.50
B re ggia
C o s ia
N o sè
P e rila c ua le O v e s t M e ridio na le
P e rila c ua le O v e s t int e rno
P e rlo
T e lo
R A M O O C C ID E N T A LE
A dda
A lba no
C a ldo ne
E s ino
G he rzo ne
Liro
M e ra
M e ria
P e rila c ua le E s t
P e rila c ua le E s t Int e rno
P e rila c ua le O v e s t S e t t e nt rio na le
P io v e rna
R io T o rt o
S a na gra
V a l di Liv o
Va rro ne
Z e rbo
T O T A LE B A C IN O E M E R SO
-1
-2
Figura 2.3.3 - Carichi teorici per unità di area (t a P km ) dei sottobacini, dell’intero bacino imbrifero e
del Ramo Occidentale del Lago di Como. Per le ripartizioni in sottobacini si veda la Figura 2.1.1 (§ 2.1
Limnogeologia e Morfometria del Lago di Como).
64
Progetto PLINIUS
SEZIONE 2. Le informazioni e le criticità
2.3 Antropizzazione del territorio
5%
6%
54%
19%
16%
Civile
Industriale
Zootecnico
Agricolo
Naturale
Figura 2.3.4 - Ripartizione del contributo di fosforo rispetto alle diverse fonti di generazione.
2.3.3
IL CARICO CIVILE
2.3.3.1
DATI RELATIVI AL COLLETTAMENTO ALLA RETE FOGNARIA
Per indagare sulle cause che determinano l’entità del carico civile, oltre ai dati territoriali e a quelli
relativi agli abitanti residenti e fluttuanti, già utilizzati col metodo IRSA, è stato necessario acquisire il
maggiore dettaglio possibile relativo al collettamento della popolazione alla rete fognaria (§ 2.4
Collettamento e depurazione nel Ramo Occidentale del Lario).
La Figura 2.3.5 illustra la distribuzione territoriale degli impianti di depurazione esistenti nel territorio
del bacino idrografico del Lago di Como, da cui appare evidente una certa omogeneità territoriale, ma
anche il numero elevato di piccole strutture (5-1000 Abitanti Equivalenti), che richiederebbero un
elevato controllo operativo volendo ottenere la massima efficienza depurativa. In realtà, la valutazione
diretta del carico civile, allo stato attuale delle conoscenze, non è possibile, non essendo disponibili i
dati sui carichi in ingresso e in uscita da tutti gli impianti di depurazione e, specificatamente, il carico
veicolato dagli scaricatori di piena.
Per i calcoli qui riportati, si sono, pertanto, utilizzate esclusivamente le informazioni fornite dalla
Provincia di Lecco e dalla Provincia di Como, relative alle dichiarazioni rilasciate dai Comuni nella
”Denunzia d’autorizzazione allo scarico”. Per la porzione del sottobacino del torrente Breggia in
territorio elvetico, le informazioni sul collettamento sono state fornite dal Centro Cantonale Sistemi
Informativi.
Per quanto riguarda i dati relativi al collettamento forniti dalla Provincia di Lecco sono necessarie le
seguenti precisazioni:
•
per molti comuni i dati si riferiscono all’impianto di depurazione consortile. Pertanto, non si
conosce la percentuale di abitanti collettati a livello di singolo comune.
•
le informazioni sono suddivise in abitanti “senza trattamento di depurazione” e “con trattamento
di depurazione”. Degli abitanti che non sono collettati a un impianto di depurazione, non si
conosce la percentuale di quanti siano, comunque, serviti da rete fognaria.
Per quanto riguarda i dati della Provincia di Como:
•
le informazioni sono suddivise in abitanti “serviti da rete fognaria” e “non serviti da rete fognaria”;
degli abitanti serviti da rete fognaria, non si conosce quanti siano effettivamente collettati a un
impianto di depurazione;
•
solo il 60% dei Comuni ha fornito alla Provincia informazioni relative agli abitanti serviti da rete
fognaria.
Per il territorio elvetico del sottobacino del Torrente Breggia, le informazioni sono riferite a livello
comunale e gli abitanti sono ripartiti in “senza trattamento di depurazione” e “con trattamento di
depurazione”. Degli abitanti che non sono collettati a un impianto di depurazione, non si conosce la
percentuale di quanti siano comunque serviti da rete fognaria.
65
Progetto PLINIUS
2.3.3.2
SEZIONE 2. Le informazioni e le criticità
2.3 Antropizzazione del territorio
METODI PER LA STIMA DEL CARICO CIVILE
L’assenza di dati accurati sullo stato e sull’efficienza del sistema di collettamento e depurazione dei
Comuni porta a stime molto approssimative del carico di fosforo rilasciato da fonti civili.
La stima ha preso in considerazione gli apporti derivanti da popolazione residente e fluttuante:
•
servita da fognatura e impianto di depurazione: “Serviti e Depurati”;
•
servita da fognatura, ma non da impianto di depurazione:”Serviti e non depurati”;
•
non servita né da fognatura né da impianto di depurazione: “Non serviti e non depurati”.
Di seguito si specificano le relazioni reciproche tra queste ripartizioni in modo da facilitare la lettura del
testo (Tabella 2.3.2).
Figura 2.3.5 - Distribuzione territoriale degli impianti di depurazione esistenti nel territorio del bacino
idrografico
del
Lago
di
Como
al
2003
(Immagini
modificate
da:
http://www.ors.regione.lombardia.it/publish_bin/C_2_ContenutoInformativo_1162_ListaAllegati_Allegat
o_17_All_Allegato.htm).
66
Progetto PLINIUS
SEZIONE 2. Le informazioni e le criticità
2.3 Antropizzazione del territorio
Tabella 2.3.2 - Tipologie di collettamento considerate.
Abitanti residenti e fluttuanti
=
Serviti e Depurati
+
Serviti e non depurati
Serviti
=
Serviti e Depurati
+
Serviti e non depurati
Non Depurati
=
Serviti e non depurati
+
+
Non serviti e non depurati
Non serviti e non depurati
L’analisi ha interessato solo i sottobacini della Provincia di Como e di Lecco e il territorio elvetico del
sottobacino del Torrente Breggia. Il carico civile per il bacino dell’Adda e del Torrente Mera, che
ricadono prevalentemente nella Provincia di Sondrio, è stato calcolato con il metodo IRSA, non
avendo per il momento ancora i dati relativi al collettamento.
Prima di procedere alla stima del carico civile è stato necessario completare e rendere omogenei i dati
della Provincia di Lecco e di Como, essendo entrambi lacunosi:
•
gli abitanti “Serviti” della Provincia di Como, per i Comuni di cui si dispone delle informazioni,
sono l’84% del totale degli abitanti residenti e fluttuanti dichiarati dagli stessi Comuni. Si è,
pertanto, estesa questa informazione al rimanente 40% di Comuni che, a oggi, non hanno
fornito informazioni alla Provincia;
•
per ripartire gli abitanti “Serviti” da rete fognaria, tra “Serviti e Depurati” e ”Serviti e non
depurati”, si sono utilizzate le ripartizioni descritte in Tabella 2.4.3 del Capitolo 2.4
(Collettamento e depurazione nel Ramo Occidentale del Lario), nella quale si mette in
evidenza che, per i comuni rivieraschi, tale ripartizione è del 54% per i primi e del 46% per i
secondi. Seppure nel Capitolo 2.4 sia specificato che i dati non permettono di conoscere con
precisione questa ripartizione per i comuni non rivieraschi, per poter procedere nella stima dei
carichi civili, si è dovuto, in prima approssimazione, considerare le ripartizioni note come
rappresentative di tutto il territorio provinciale. Come sarà messo in evidenza nello stesso
capitolo, questa mancanza di informazione costituisce la prima criticità conoscitiva del sistema
fognario;
•
per la Provincia di Lecco, si conoscono, invece, gli abitanti “Serviti e Depurati”, ma non quelli
”Serviti e non depurati”. Per poter procedere nel calcolo si è utilizzata, in prima
approssimazione, una stima congruente con quella della Provincia di Como. Pertanto, sulla
base dei rapporti reciproci tra le quattro tipologie di collettamento per i comuni rivieraschi esposti
in Tabella 2.4.3 del Capitolo 2.4 (Collettamento e depurazione nel Ramo Occidentale del
Lario), si è supposto che gli abitanti ”Serviti e non depurati” fossero l’88% di quelli “Non
depurati”.
Sulla base di queste considerazioni in Tabella 2.3.3 si mettono in evidenza le ripartizioni degli abitanti
residenti e fluttuanti nelle 3 tipologie prese in considerazione:
Tabella 2.3.3 - Ripartizione degli abitanti residenti e fluttuanti, per la Provincia di Lecco e di Como,
nelle 3 tipologie di allacciamento considerate (dati parzialmente integrati con stime teoriche).
Abitanti
residenti e
fluttuanti
Provincia di Lecco
Provincia di Como
117081
163472
Serviti e Depurati
56875
80563
49%
49%
Serviti e non Depurati
49461
57403
42%
35%
Non Serviti e non
Depurati
10745
25505
9%
16%
Senza approfondire le considerazioni, viste le premesse nella stima, si può notare la maggiore
pressione, in termini d’abitanti, della Provincia di Como rispetto a quella di Lecco. Il numero di abitanti
serviti da impianto di depurazione pare essere uguale per le due province, mentre sembra differire il
rapporto tra abitanti “Serviti e non depurati” e “Non serviti e non depurati”, mostrando un maggiore
numero di utenti serviti per la Provincia di Lecco.
67
Progetto PLINIUS
SEZIONE 2. Le informazioni e le criticità
2.3 Antropizzazione del territorio
Per semplificare il calcolo dei carichi, sono state introdotte le seguenti ipotesi in conformità con il
metodo utilizzato nel Capitolo 2.4 (Collettamento e depurazione nel Ramo Occidentale del Lario)
per il Ramo occidentale del Lario:
•
l’abbattimento medio di fosforo dei piccoli impianti di depurazione è considerato pari a circa il
60%;
-1 -1
•
l’apporto pro-capite di fosforo è posto pari a 1,6 g ab d ;
•
Solo il 15% degli abitanti non serviti da fognatura scaricano direttamente a lago. Il rimanente
85% si disperde nel terreno (fosse settiche + pozzo perdente).
Inoltre, si è tenuto conto:
•
•
•
di un abbattimento del 20% per i Comuni non rivieraschi;
il contributo degli scolmatori di piena è stimato essere il 4% di quello convogliato a depurazione
in conformità con il PTUA.
per quanto concerne i sottobacini che hanno un lago al loro interno (il sottobacino del Rio Torto
e del Fiume Mera) si è tenuto conto di una riduzione dell’85% del carico di fosforo civile
generato nella porzione di territorio a monte della cuvetta lacustre.
2.3.3.3
VALUTAZIONE DEL CARICO
2.3.4
CRITICITÀ
Le elaborazioni condotte hanno portato alla stima del carico civile, suddiviso per i vari sottobacini,
riportata in Tabella 2.3.4. Si può notare che per tutti i sottobacini solo il carico civile è stato ricalcolato,
mentre il carico industriale, il carico derivante dalle attività zootecniche e agricole e quello naturale,
sono stati calcolati con il metodo IRSA e sono riassunti in tabella sotto la voce “altri carichi”. Per il
Torrente Mera e per il Fiume Adda, anche lo stesso carico civile è stato calcolato con il metodo IRSA.
-1
-1
Possiamo notare che la nuova stima definisce un carico totale di 341 t P a , contro 274 t P a
calcolato con il metodo IRSA tradizionale. La differenza riscontrata, come si può osservare dal
confronto delle tabelle 2.3.4 e 2.3.1 è imputabile al metodo di calcolo del carico civile che è risultato di
-1
-1
216 t P a rispetto alle 148 t P a stimate in precedenza. Questo semplice confronto non permette di
stabilire quale dei due scenari aderisca meglio alla situazione reale del bacino, motivo per cui è,
inoltre, necessario effettuare un confronto con il carico sperimentale calcolato nel Capitolo 2.6
-1
(Valutazione del carico di nutrienti dal bacino imbrifero) che è risultato essere di 265 t P a .
Possiamo notare una maggiore congruenza del carico teorico calcolato con il metodo IRSA rispetto a
-1
-1
quello sperimentale (274 t P a rispetto a 265 t P a ): congruenza che trova anche un buon accordo
-1
nel confronto tra il carico teorico civile di 51 t P a ottenuto con il metodo IRSA rispetto a quello
calcolato nel Capitolo 2.4 (Collettamento e depurazione nel Ramo Occidentale del Lario) di 52 t P
-1
a .
Una così scarsa congruenza tra il carico sperimentale e un metodo di stima teorico che trova le sue
modalità di calcolo nel grado di conoscenza del sistema di collettamento, porta ad affermare che,
senza alcun dubbio, qualsiasi attività rivolta al risanamento delle acque del lago non può prescindere
da una preventiva azione volta a definire, con maggiore dettaglio e precisione, l’organizzazione della
rete fognaria del bacino del lago. Un ulteriore esempio a questo proposito è dato dal Torrente Cosia
-1
-1
per il quale la stima teorica del carico civile è di 37 P t a , per un carico totale di 38 P t a , che si
discosta notevolmente da quello calcolato sperimentalmente nel Capitolo 2.6 (Valutazione del carico
-1
di nutrienti dal bacino imbrifero) di 20 t P a , a testimonianza che, in particolare, per la città di
Como le conoscenze sullo stato di collettamento risultano del tutto insufficienti.
L’analisi condotta ha evidenziato che:
•
nel Ramo Occidentale del bacino del Lago di Como, la porzione di territorio impermeabilizzata
da attività antropiche (13%) è oltre 4 volte superiore rispetto all’intero bacino idrografico (3%). I
sottobacini che mostrano una maggiore densità di territorio urbanizzato sono in ordine il Cosia, il
Breggia e la fascia perilacuale occidentale-meridionale;
-2
•
la densità di abitanti che gravitano sul Ramo Occidentale è di 480 ab km e, anche in questo
-2
caso, è oltre 4 volte superiore a quella dell’intero bacino (116 ab km ). Nel bacino del Cosia la
-2
densità abitativa supera i 1000 ab km ;
68
Progetto PLINIUS
SEZIONE 2. Le informazioni e le criticità
2.3 Antropizzazione del territorio
Tabella 2.3.4 - Ripartizione dei carichi civili teorici di fosforo tra i sottobacini del Lago di Como.
SOTTOBACINO
Breggia
Cosia
Val Nosè
Perilacuale Ovest Meridionale
Perilacuale Ovest Interno
Perlo
Telo
RAMO OCCIDENTALE
•
•
•
Civile
Altro
Carico
18,8
11,7
0,6
10,8
6,2
0,1
2,8
4
2
1
3
1
0
2
50,9
Totale
22,8
13,4
1,5
13,4
7,3
0,6
4,6
13
Serviti e
depurati
11,8
13,5
0,8
4,2
3,0
0,6
0,8
64
49,1
0,9
5,6
0,7
3,6
0,4
3,3
1,2
8,7
3,9
6,5
5,9
4,8
0,8
0,3
1,4
0,0
73
3
1
1
1
2
9
0
10
1
4
5
1
1
1
1
0
121,9
3,4
6,8
1,2
4,2
2,1
12,4
1,6
18,3
4,7
10,8
11,1
5,6
1,4
1,6
2,7
0,2
RESTO DEL BACINO
97
113
TOTALE BACINO EMERSO
148
125
Adda
Albano
Caldone
Esino
Gerenzone
Liro
Mera
Meria
Perilacuale Est
Perilacuale Est Interno
Perilacuale Ovest Settentrionale
Pioverna
Rio Torto
Sanagra
Val di Livo
Varrone
Zerbo
•
CARICO DI FOSFORO EFFETTIVO CALCOLANDO IL CARICO CIVILE SULLA
BASE DEI DATI DI COLLETTAMENTO DELLA POPOLAZIONE ALLA RETE
FOGNARIA E GLI ALTRI CARICHI CON IL METODO IRSA (t a-1)
CARICO TEORICO DI
FOSFORO CON IL
METODO IRSA (t a-1)
Serviti e non Non serviti e
depurati non depurati
8,6
21,8
1,3
6,8
4,8
0,9
1,3
35
0,6
1,4
0,1
0,7
0,4
0,1
0,1
46
Civile
Altro
Carico
21,0
36,7
2,1
11,7
8,2
1,6
2,1
4
2
1
3
1
0
2
3
83,3
Totale
25,0
38,4
3,1
14,4
9,2
2,0
3,9
13
96
0,1
0,7
0,1
0,5
0,2
0,0
0,1
0,0
0,1
0,0
49,1
1,7
6,7
1,2
3,2
1,9
3,3
4,8
30,5
2,5
9,6
6,7
2,5
2,2
1,0
4,3
1,7
73
3
1
1
1
2
9
0
10
1
4
5
1
1
1
1
0
121,9
4,2
7,8
1,7
3,7
3,6
12,4
5,1
40,0
3,3
13,9
11,8
8,1
2,7
2,3
5,7
1,9
49
3
133
113
245
95
6
216
125
341
0,6
2,4
0,5
1,2
0,7
1,0
4,1
0,7
2,0
1,1
0,1
0,2
0,0
0,1
0,1
1,2
10,2
0,9
3,5
2,1
2,5
0,8
0,4
1,3
0,5
3,5
19,6
1,5
5,6
4,3
0,0
1,3
0,6
2,8
1,2
210
29
274
63
-1
per l’intero bacino del Lago di Como, il carico effettivo di fosforo è stato stimato in 274 P t a ,
-1
mentre per il Ramo occidentale è di 64 P t a ossia il 23% di quello dell’intero bacino.
Riassumendo la pressione antropica in termini di capacità di rilascio di fosforo (carico di fosforo
unitario), si può affermare che il Ramo occidentale ha una capacità, nel determinare l’attuale
livello trofico del lago, oltre 3 volte superiore a quella del resto del bacino imbrifero (Figura
2.3.3), rendendosi così responsabile del diverso grado di trofia nei vari rami del lago (§ 2.7
Stato attuale ed evoluzione idrochimica e trofica del lago).
alla maggiore pressione antropica cui è sottoposto il Ramo Occidentale, dovrebbe corrispondere
una struttura della sua rete fognaria in grado di asportare il surplus di fosforo generato, rispetto
al resto del bacino. Le indagini condotte, mostrano, invece, l’inefficienza del sistema: la capacità
di asportazione del carico di fosforo, nel Ramo Occidentale, è solo del 50%, insufficiente se
paragonata a quella del resto del bacino, che, pur avendo un minor numero di abitanti e
godendo di una migliore condizione trofica delle acque, risulta avere uguale efficienza di
asportazione del carico inquinante;
l’attuale grado di conoscenze delle diverse modalità di allacciamento della popolazione alla rete
fognaria, è molto lacunoso e non consente di definire, con un adeguato grado di dettaglio,
l’effettivo carico di nutrienti veicolato al lago. Pertanto, questa mancanza conoscitiva non
consente a oggi di entrare con una ragionevole approssimazione nel dettaglio delle modifiche
necessarie alla struttura fognaria nei diversi sottobacini;
risulta, comunque, evidente e prioritaria la necessità d’intervento sulle reti fognarie che non
sono allacciate a un impianto di depurazione. Queste hanno una capacità d’abbattimento del
carico molto basso (dallo 0% al 20%) e costituiscono i canali preferenziali attraverso i quali sono
veicolati i nutrienti al lago.
69
Progetto PLINIUS
2.3.5
SEZIONE 2. Le informazioni e le criticità
2.3 Antropizzazione del territorio
AZIONI
Per le azioni d’intervento volte a ridurre il carico di fosforo del Ramo Occidentale, si rimanda al
Capitolo 2.4 (Collettamento e depurazione nel Ramo Occidentale del Lario), così come per le
lacune informative incontrate nel presente studio, che possono considerarsi comuni a quelle
evidenziate nello stesso capitolo. Inoltre, per l’intero bacino è essenziale conoscere in dettaglio:
•
i carichi degli inquinanti in ingresso e in uscita dagli impianti di depurazione, formulati in modo
omogeneo, completo e confrontabile;
•
il numero di abitanti, per ciascun comune, serviti da rete fognaria;
•
il numero di abitanti, per ciascun comune, serviti da impianto di depurazione;
•
una più affidabile stima degli abitanti fluttuanti. La stima attuale realizzata, infatti, tra i dati ISTAT
e quelli forniti dai Comuni mostra discrepanze di oltre il 100%.
70
Progetto PLINIUS
2.4
SEZIONE 2. Le informazioni e le criticità
2.4 Collettamento e depurazione nel Ramo Occidentale del Lario
COLLETTAMENTO E DEPURAZIONE NEL RAMO OCCIDENTALE DEL LARIO
SOMMARIO
Il capitolo riassume lo stato delle conoscenze sul servizio di fognatura (rete e collettori) e di depurazione del
Bacino Occidentale del Lario. Dopo aver effettuato una stima approssimativa del carico di fosforo residuo
-1
scaricato dalle fonti antropiche puntuali (circa 51,7 t a ), si elencano le carenze informative necessarie sia per
giungere a una quantificazione più precisa sia per garantire il monitoraggio periodico. Gli interventi necessari per
ridurre tale carico sono stati stimati tra 114 e 200 milioni di Euro, a seconda della soluzione adottata per la
ricollocazione dell’impianto centralizzato di Como e a causa dell’incertezza della stima. E’ da sottolineare che gli
interventi presentati per il ridurre il carico inquinante a lago comprendono alcune azioni infrastrutturali, come lo
spostamento del depuratore di Comodepur, già previste dal Piano di Tutela e Uso delle Acque della Regione
Lombardia. Tuttavia, allo scopo di fornire un quadro esaustivo dello stato del collettamento e della depurazione
delle acque nel ramo occidentale del Lario, si è ritenuto opportuno sintetizzarne i contenuti.
2.4.1
PREMESSA
2.4.2
STATO DELLE CONOSCENZE
Storicamente, la fognatura soddisfaceva la semplice esigenza di allontanamento delle acque
meteoriche dalle superfici urbanizzate. La raccolta dei reflui organici dalle abitazioni era effettuata
mediante dispersione nel sottosuolo tramite fosse settiche (meglio se di tipo Imhoff) e pozzi perdenti.
Con la progressiva diffusione del servizio di acquedotto presso le abitazioni private e l’aumento di un
ordine di grandezza del consumo idrico pro capite, l’aumento della portata conduceva a cercare
recapiti diversi dal sottosuolo. Per questo motivo, nella rete fognaria pubblica, inizialmente destinata
alle acque meteoriche, si sono riversate anche le acque di rifiuto, dapprima domestico e
successivamente anche di origine industriale, caratterizzate da elevate concentrazioni di inquinanti.
Con il tempo, il forte incremento della pressione antropica ha reso necessaria l'
adozione di un sistema
di depurazione che consentisse di ridurre gli inquinanti scaricati nelle rogge, nei torrenti e nei laghi.
Nel bacino lariano occidentale i depuratori hanno cominciato a diffondersi in modo significativo alla
fine degli anni '
70, a cominciare dalla città di Como. La corretta conduzione dei processi di
depurazione biologici presuppone che le portate a essi affluenti siano limitate a una frazione di quelle
convogliate dalle fognature “miste” o “unitarie” (nelle quali sono commiste sia le acque meteoriche sia
i reflui domestici) durante gli eventi meteorici di grande intensità, quali, per esempio, forti temporali.
Anche se la città di Como ha provveduto a separare parte delle reti, costruendo ex novo una rete per
la raccolta delle sole acque di rifiuto, tuttavia, parte della rete della città e il maggior numero delle reti
dei Comuni del bacino lariano occidentale sono ancora di tipo misto. A fronte di questa situazione, per
contenere gli afflussi meteorici al depuratore centralizzato sono presenti scolmatori di piena posti a
presidio degli impianti e in corrispondenza delle immissioni delle reti nei collettori. In caso di punte di
portata, gli scolmatori sversano direttamente a lago (o in corsi d’acqua a esso affluenti) parte del
carico inquinante che non può essere accolto dalle reti fognarie stesse o dai depuratori, con un
impatto non trascurabile sull'
ambiente e sul lago in particolare, dove le acque risiedono per tempi
maggiori rispetto ai corsi d’acqua a regime torrentizio o fluviale.
Nei prosieguo, saranno riportate le informazioni disponibili relative ai sistemi di fognatura e agli
impianti di depurazione che scaricano nel Ramo Occidentale del Lago di Como. Per maggior
chiarezza espositiva, è stato deciso di realizzare una sezione dedicata esclusivamente all’impianto
Comodepur e al corrispondente bacino d’utenza.
La Figura 2.4.1 riporta l’ubicazione degli impianti di depurazione con recapito nel Ramo Occidentale
del Lago di Como.
71
Progetto PLINIUS
2.4.2.1
SEZIONE 2. Le informazioni e le criticità
2.4 Collettamento e depurazione nel Ramo Occidentale del Lario
BACINO DEPURATIVO COMODEPUR
Il bacino depurativo Comodepur serve un’area che comprende i Comuni di Como, Lipomo,
Tavernerio, Brunate, Cernobbio, Maslianico e parte del comune di Grandate, per un totale di circa
117000 abitanti residenti.
Figura 2.4.1 - Situazione attuale (2004) degli impianti di depurazione e indicazione dei confini
comunali (Fonti: Provincia di Como e Ufficio Protezione e Depurazione Acque, Sezione Protezione
Aria/Acqua/Suolo (SPAAS)-Divisione dell'
Ambiente (DA)-Dipartimento del Territorio (DT) del Cantone
Ticino 2005).
La rete fognaria della città di Como (al 31/12/2004) è costituita da:
•
rete fognaria separativa con sviluppo di 142 km, costituita da una rete bianca per le acque
piovane da recapitare direttamente nei corpi idrici superficiali e da una rete nera per inviare le
acque reflue e quelle di prima pioggia all’impianto di depurazione;
•
rete fognaria di tipo unitario dello sviluppo di 13 km.
La rete fognaria della città di Como permette di servire, potenzialmente, l’86,6% delle unità
immobiliari, mentre il restante 13,4% è costituito da abitazioni isolate attrezzate con fosse settiche
(Tab. 2.4.1). Le unità immobiliari servite da fognatura separata sono il 60,5%, mentre il 26,1% risulta
ancora costituito da fognatura unitaria (zona Rebbio – Breggia) per la quale l’Amministrazione
Comunale prevede la sostituzione con una rete separata. La separazione è effettuata derivando il
condotto principale fino all’unità abitativa da servire: spetta al privato completare l’allacciamento. Per
questo motivo sono molto probabili (anche sulla rete separata esistente) ritardi negli allacciamenti o
errori nella realizzazione, che compromettono la corretta separazione delle acque.
Le abitazioni isolate sono costituite per lo più da edifici situati in zone montane, difficilmente allacciabili
alla rete e con scarico nel sottosuolo, e da un modesto numero di edifici rivieraschi ubicati a Nord di
Punta Geno che scaricano direttamente a lago o in rogge con recapito a lago, con un impatto rilevante
sulla qualità microbiologica del corpo idrico e, quindi, sulla balneabilità.
72
Progetto PLINIUS
SEZIONE 2. Le informazioni e le criticità
2.4 Collettamento e depurazione nel Ramo Occidentale del Lario
In assenza di un censimento dettagliato non è possibile valutare con precisione gli abitanti che
effettivamente contribuiscono a generare il carico inquinante in fognatura. In base alla superficie
urbanizzata servita da fognatura si è stimato che gli abitanti serviti al 31/12/2004 sono circa l’87%, ma
che potrebbero essere anche più numerosi, in quanto le aree periferiche, non ancora raggiunte dal
sistema di fognatura, sono caratterizzate da una densità abitativa decisamente più bassa rispetto alle
zone centrali della città.
Nel territorio comasco quasi tutte le attività produttive scaricano direttamente nella rete fognaria
pubblica. La Tabella 2.4.2riporta gli abitanti equivalenti corrispondenti al carico inquinante generato
dalle attività produttive allacciate alla fognatura sottesa dall’impianto Comodepur.
Tabella 2.4.1 - Percentuale e tipologia degli allacciamenti in termini di unità immobiliari e abitanti
serviti del comune di Como (Fonte: Comune di Como, Settore acque e tutela idrogeologica).
Unità immobiliari
Tipologia di fognatura
Abitanti
%
Tipologia di fognatura
%
Separata
60,5
Separata
60,9
Mista
26,1
Mista
26,1
Non servite
13,4
Non servite
13
Tabella 2.4.2 - Stima degli abitanti equivalenti dovuti alla presenza di attività produttive: il valore è
-1 -1
stato ottenuto ipotizzando 230 giorni di scarico all’anno e un apporto specifico di 120 g COD ab d
(Fonte: Comodepur S.p.A. 2005).
Anno
Portata
3
COD
-1
-1
Abitanti
equivalenti
m a
ta
n
2003
2,642,044
2,626
95,145
2004
2,615,705
2,623
95,032
Attualmente la rete fognaria del Comune di Como risulta costituita da tratti di recente realizzazione e
da tratti più obsoleti. Mentre gli interventi di manutenzione ordinaria (come, a esempio, lo spurgo dei
collettori) programmati annualmente dall’Amministrazione Comunale, riguardano l’intera rete fognaria,
per i tratti meno recenti, originariamente concepiti per utilizzo misto, sono previsti interventi di
manutenzione straordinaria per garantire la funzionalità dell’intera rete. La gestione di parte degli
scolmatori e delle centrali di sollevamento è, invece, affidata alla Comodepur S.p.A..
Durante le piogge, l’eccesso di acqua che non può trovare recapito al depuratore è deviato
direttamente a lago tramite gli scolmatori di piena, determinando un notevole carico inquinante in
ingresso al lago stesso. In mancanza di misure certe e sulla base di studi reperibili in letteratura (a
esempio: Bonomo 1990, Mignosa & Paoletti 1990) si può in prima approssimazione ipotizzare che il
carico inquinante su base annua, dovuto alla presenza degli scolmatori, sia almeno dello stesso
ordine di grandezza del carico inquinante residuo in uscita dall’impianto di depurazione.
Vista l’incidenza quantitativa sui carichi, la stima dovrà essere notevolmente affinata con ulteriori
indagini e studi che prevedano la misura delle portate scaricate da questi manufatti, nonché la
frequenza e la durata dello scarico e le sue caratteristiche. La ristrutturazione degli scolmatori
costituisce un passo importante, ma temporaneo per ridurre l’entità del carico addotto a lago. Tale
carico potrà essere ridotto fin quasi a zero completando la separazione delle reti, riducendo il carico
inquinante veicolato dal dilavamento delle superfici urbane mediante il convogliamento di tutte le
acque di prima pioggia al depuratore, attivando tutti gli allacciamenti privati alla fognatura nera e
73
Progetto PLINIUS
SEZIONE 2. Le informazioni e le criticità
2.4 Collettamento e depurazione nel Ramo Occidentale del Lario
correggendo gli allacciamenti alla rete bianca di acque nere eseguiti erroneamente (per errori di
individuazione della tubazione nel sottosuolo) o eseguiti abusivamente. Inoltre, si dovrà cercare, dove
possibile, di evitare che corsi d’acqua, in passato utilizzati come canali di scolo, continuino a scorrere
nelle tubazioni della rete fognaria destinata alle sole acque meteoriche urbane.
2.4.2.2
BACINI DEPURATIVI MINORI
Dai dati forniti dalla Provincia di Como, basati sull’autorizzazione allo scarico in fognatura presentata
dai singoli Comuni, è possibile effettuare una stima approssimativa del livello di allacciamento alla rete
fognaria anche per i Comuni diversi da Como. I risultati sono riportati in Tabella 2.4.3. Tenendo conto
che i fenomeni di autodepurazione degli scarichi fognari sono tanto più marcati quanto maggiore è la
distanza tra lo scarico e il ricettore finale (Lago di Como), i vari Comuni sono stati suddivisi in
rivieraschi e non rivieraschi. Con il termine rivierasco si intendono, in questa sede, tutti i Comuni il cui
territorio amministrativo comprenda anche la sponda lacustre.
Tabella 2.4.3 - Stima dello stato di allacciamento dei Comuni i cui scarichi fognari recapitano nel
Bacino Occidentale del Lago di Como. Tra i Comuni rivieraschi non è stato considerato il Comune di
Como (Fonte: Provincia di Como, Autorizzazioni allo scarico in fognatura 2004).
Tipo di comune
Rivierasco
Residenti serviti da
fognatura
Non rivierasco
18.150
14.619
Totale
32.769
77%
94%
Residenti non serviti da
fognatura
2.066
896
23%
6%
2.962
Residenti serviti da
fognatura e depuratore
14.185
7.828
22.013
78%
54%
Residenti serviti da
fognatura ma non da
depuratore
8.585
6.791
47%
46%
15.376
I dati riportati in Tabella 2.4.3 dovrebbero soddisfare la relazione:
Abitanti serviti da fognatura =
(abitanti serviti da fognatura e depuratore) + (abitanti serviti da fognatura ma non da
depuratore)
In realtà, questa relazione è rispettata solo per i Comuni definiti non rivieraschi: questo fatto pone dei
dubbi circa l’attendibilità dei dati disponibili presso la Provincia di Como e a essa comunicati dalle
Amministrazioni comunali. Per i Comuni minori rivieraschi gravanti nel Bacino Occidentale del Lario si
segnala, quindi, una lacuna informativa che non permette di disporre di un’adeguata conoscenza
dell’effettivo stato del sistema di collettamento e depurazione.
2.4.2.3
IMPIANTO COMODEPUR
2.4.2.4
PICCOLI IMPIANTI DI DEPURAZIONE
L’impianto di depurazione Comodepur, situato all’interno della Città di Como, serve una popolazione di
212000 abitanti equivalenti (AE), inclusi gli apporti industriali, ed è in grado di trattare una portata
3 -1
3 -1
media giornaliera di 55000 m d , corrispondente a circa 2300 m h . Il refluo in arrivo è di tipo civile e
industriale (soprattutto tessile) nella misura rispettivamente dell’80% e del 20% e ha le caratteristiche
riportate in Tabella 2.4.4.
Le acque depurate sono immesse direttamente nel torrente Cosia, per poi raggiungere il Lago di
Como. L’impianto Comodepur, realizzato nel 1977, è stato oggetto di una serie di opere di
adeguamento che hanno permesso di adattare il depuratore alle nuove richieste legislative in termini
di abbattimento di fosforo e azoto. Le fasi di trattamento della linea acque sono riassunte in Tabella
2.4.5. La Tabella 2.4.6 riassume i carichi residui nell’effluente e i rendimenti di abbattimento.
Gli impianti che scaricano nel Ramo Occidentale, a eccezione di Comodepur, sono tutti piccoli
impianti su bacino depurativo comunale, generalmente con potenzialità inferiore a 20000 AE, situati in
zone a bassa industrializzazione. Gli impianti in questione sono elencati nella Tabella 2.4.7 che
riassume i rendimenti di rimozione e i carichi residui in uscita dagli impianti relativi alla sostanza
74
Progetto PLINIUS
SEZIONE 2. Le informazioni e le criticità
2.4 Collettamento e depurazione nel Ramo Occidentale del Lario
organica, l’azoto nitrico e il fosforo, ricavati dai dati di controllo forniti dalla Provincia di Como. I
Comuni non serviti da impianto e con scarico diretto a lago sono: Torno e Blevio, Laglio, Brienno,
Argegno, Colonno, Sala Comacina e Ossuccio: per molti di essi gli interventi sono in fase di
progettazione e/o realizzazione con allacciamento all’impianto di Como o all’impianto di Colonno in
fase di costruzione. Per parte dei territori dei Comuni di Lenno, Mezzegra, Tremezzo e Griante sono,
invece, in corso i lavori di collettamento all'
impianto consortile di Menaggio.
I principali motivi di fermo impianto sono legati a (Fonte: archivio ARPA 2005):
•
manutenzioni programmate;
•
eventi meteorici eccezionali (a esempio, novembre 2002, impianti allagati);
•
scatto termico quadro generale impianto per temporali;
•
blocco stazioni di sollevamento per intasamento pompe;
•
guasti di singoli settori degli impianti (a esempio, avaria del mixer di denitrificazione, guasti agli
aeratori delle vasche di ossidazione, guasti alla griglia con pulizia automatica, esaurimento dei
reagenti, avaria delle pompe).
Tabella 2.4.4 - Caratteristiche medie del refluo in ingresso all’impianto Comodepur in tonnellate annue
(Fonte: Comodepur S.p.A., Rapporti annuali sui risultati di depurazione 2003, 2004).
COD
Qmedia
3
-1
BOD5
-1
-1
SST
TKN
-1
-1
P
t a-1
Anno
m d
2003
45133
6886
2817
2323
733
64
2004
47684
6544
2837
2245
710
71
ta
ta
ta
ta
Tabella 2.4.5 - Fasi di trattamento della linea acque dell’impianto di depurazione Comodepur (Fonte:
Comodepur S.p.A.).
Trattamenti
Operazioni
Preliminari
grigliatura fine, sollevamento, dissabbiatura
Primari
coagulazione/flocculazione, sedimentazione su pacchi lamellari
Biologici a biomassa
sospesa
ossidazione del carbonio organico, rimozione biologica dell’azoto,
sedimentazione secondaria
Biologici a biomassa adesa
ossidazione, nitrificazione e post-denitrificazione
Terziari
coagulazione/flocculazione, sedimentazione su pacchi lamellari,
filtrazione su sabbia, disinfezione a raggi UV
Tabella 2.4.6 - Carichi residui e rendimenti medi percentuali di depurazione dell’impianto Comodepur
(Fonte: Comodepur S.p.A., Rapporto annuale sui risultati di depurazione 2003, 2004).
COD
Anno
-1
ta
2003
2004
SST
TKN
-1
P
%
-1
-1
ta
%
ta
%
ta
%
830
85
224
88
77
88
10
85
940
86
278
88
92
89
9
88
La statistica dei fermi impianto dei singoli depuratori non è disponibile e le informazioni non sono in
formato digitale. Ne consegue che, oltre a un più nutrito programma di campionamento della qualità
75
Progetto PLINIUS
SEZIONE 2. Le informazioni e le criticità
2.4 Collettamento e depurazione nel Ramo Occidentale del Lario
delle acque, dovrà essere programmata la sistematica catalogazione digitale delle informazioni per
favorirne l’accessibilità e la stima dell’entità dei carichi scaricati in tali evenienze.
2.4.2.5
STIMA DEI CARICHI DI FOSFORO DERIVANTI DA FONTI ANTROPICHE
L’assenza di dati completi relativi allo stato e all’efficienza del sistema di collettamento e depurazione
dei Comuni del Ramo Occidentale del Lago di Como consente solo stime molto approssimative del
carico di fosforo antropico da fonti puntuali. In particolar modo, il monitoraggio dei piccoli impianti di
depurazione è risultato piuttosto carente: i dati disponibili sono, infatti, sporadici (pochi campioni
all’anno) e non sono rappresentativi della media annuale. Per questo motivo, è stato deciso di seguire
un metodo di stima indiretto del carico di fosforo: tale stima potrà essere affinata successivamente,
quando saranno disponibili dati sufficienti per ottenere un quadro più esauriente.
La stima ha preso in considerazione gli apporti derivanti da popolazione residente:
•
servita da fognatura e impianto di depurazione;
•
servita da fognatura, ma non da impianto di depurazione;
•
non servita né da fognatura né da impianto di depurazione;
Sono state introdotte le seguenti ipotesi semplificative:
•
l’abbattimento medio di fosforo dei piccoli impianti di depurazione sia di circa il 60%;
-1 -1
•
l’apporto pro-capite di fosforo sia di 1,6 g ab d ;
•
solo il 15% degli abitanti non serviti da fognatura scarichino direttamente a lago. Il rimanente
85% disperda nel terreno (fosse settiche + pozzo perdente).
I carichi di fosforo ottenuti sulla base di queste ipotesi sono riportati in Tabella 2.4.8. A questi valori
devono essere aggiunti:
-1
•
Il carico residuo di Comodepur che può essere stimato in circa 9,5 t a di fosforo (Fonte:
Comodepur S.p.A.).
•
Il carico residuo dell’impianto Pizzamiglio (situato in territorio svizzero) che può essere stimato
-1
in circa 1 t a di fosforo (Fonte: Ufficio Protezione e Depurazione Acque, Sezione Protezione
Aria/Acqua/Suolo (SPAAS)-Divisione dell'
Ambiente (DA)-Dipartimento del Territorio (DT) del
Cantone Ticino 2005).
•
I carichi derivanti dalla presenza di scolmatori di piena che possono in prima approssimazione
essere ritenuti pari al carico residuo degli impianti di depurazione (Bonomo 1990, Mignosa &
Paoletti 1990), pari, quindi, a:
-1
Carichi da scolmatori = 3,3+1,8+1+9,5=15,6 (t a )
Il carico totale residuo (LR) scaricato nel Ramo Occidentale si ottiene dalla somma di tutti i precedenti
elementi, riassunti per comodità nella Tabella 2.4.9.
2.4.3
OSSERVAZIONI SULLO SCARICO DI SOSTANZE PERICOLOSE
La normativa italiana ha per ora solo parzialmente recepito le norme europee (Direttiva 60/2000/CE e
decisione del Consiglio 2455/2001/CE).
Per quanto riguarda le sostanze pericolose, a partire dal mese di settembre 2005, è stato avviato un
progetto ARPA/Regione per la determinazione diretta nelle acque superficiali e sotterranee di alcune
sostanze pericolose. E’ da segnalare l'
approccio indicato da Galassi et al. (1989) e da Guzzella et al.
(1989, 2000) per il monitoraggio delle caratteristiche genotossiche e di tossicità cronica (o di lungo
periodo), utilizzando colture di organismi indicatori, da associare alla ricerca analitica di alcune
sostanze pericolose. Lo scopo è quello di verificare l’eventuale presenza di effetti tossici cronici o di
effetti genotossici dovuti anche a sostanze diverse da quelle monitorate e di ridurre così l’impegno e la
complessità delle analisi conseguenti all’individuazione e alla quantificazione di singoli composti. Tale
argomento sarà trattato diffusamente nel Capitolo 2.9 (Microinquinanti e tossicità delle acque), cui
si rimanda per maggiori informazioni.
Per quanto riguarda le sostanze mutagene e pericolose, lo spostamento dello scarico dell’impianto
Comodepur, in modo che non recapiti più a lago, comporterebbe una decisa diminuzione dei carichi a
lago.
76
Progetto PLINIUS
SEZIONE 2. Le informazioni e le criticità
2.4 Collettamento e depurazione nel Ramo Occidentale del Lario
Tabella 2.4.7 - Carichi residui e rendimenti medi percentuali di depurazione degli impianti minori del
Ramo Occidentale del Lario. La significatività del dato dipende dal numero di campioni analizzati
(Fonte: Provincia di Como 2003, 2004, 2005, Servizio Tutela Acque del Cantone Ticino 2005).
COD
t a-1
COD
%
N
t a-1
N
%
P
t a-1
P
%
n
2003
Blessagno
Faggeto L.
Menaggio
2,2
6,4
6,6
55,6
78
95
1,3
3,4
63
67
0,03
0,16
0,4
24
48
70
3
4
7
2004
Carate Urio
Faggeto L.
Lezzeno
Moltrasio
Nesso
Nesso C.
Pizzamiglio (CH)
Pognana L.
7,8
1,5
2,4
22
0,7
4,7
121
2,9
78
58
72
95
96
89
79
1,7
0,3
0,2
5,1
1
4,1
86,9
0,8
63
79
61
63
55
1
43
0,16
0,04
0,006
0,35
0,11
0,51
1,04
0,08
48
43
70
82
94
59
5
2
1
1
10
12
55
5
2005
Carate Urio
Lezzeno
Pognana L.
11,4
2
0,1
68
97
1,6
0,2
0,04
79
74
0,17
0,05
0,001
11
2
1
1
-1
Tabella 2.4.8 - Stima del carico di fosforo (t a ) prodotto da fonti antropiche puntuali esclusi gli
impianti di Comodepur e Pizzamiglio e gli apporti degli scolmatori di piena.
A
B
Tipo di
comune
Serviti da fognatura e
depuratore
(carico residuo)
Serviti da fognatura ma
non da depuratore
Rivierasco
Non rivierasco
3,3
1,8
6,4
4
2.4.4
CRITICITÀ
2.4.4.1
LACUNE INFORMATIVE
C
Non serviti né da
fognatura né da
depuratore con scarico
diretto a lago
1,4
Non applicabile
D
Non serviti né da
fognatura né da
depuratore con scarico
indiretto a lago
8,2
0,5
Le lacune informative incontrate nel presente studio possono essere così riassunte:
•
carenza di informazioni sul reale stato di conservazione della rete fognaria;
•
frammentarietà e scarsa attendibilità dei dati riguardanti l’efficienza depurativa degli impianti di
depurazione di piccola potenzialità;
•
mancanza di una conoscenza attendibile della percentuale effettiva di abitanti allacciati alla rete
fognaria;
•
percentuale di allacciamenti privati impropri alla rete nera;
•
stima e incidenza effettiva degli abitanti fluttuanti (turisti e pendolari);
•
i dati riguardanti i carichi degli inquinanti in ingresso e in uscita dagli impianti di depurazione
minori, sono formulati in modo non omogeneo, completo e confrontabile.
77
Progetto PLINIUS
SEZIONE 2. Le informazioni e le criticità
2.4 Collettamento e depurazione nel Ramo Occidentale del Lario
-1
Tabella 2.4.9 - Stima del carico di fosforo (t a ) totale residuo scaricato nel Ramo Occidentale del
Lago di Como.
Rivierasco
Non
rivierasco
TOTALE
Serviti da fognatura e depuratore (carico residuo)
3,3
1,8
5,1
Serviti da fognatura ma non da depuratore
6,4
4,0
10,4
Tipo
Non serviti né da fognatura né da depuratore con scarico diretto
a lago
Non serviti né da fognatura né da depuratore con scarico
indiretto a lago
1,4
8,2
Impianto Pizzamiglio (carico residuo)
1,4
0,5
8,7
1,0
1,0
Impianto Comodepur (carico residuo)
9,5
9,5
Scolmatori
15,6
15,6
51,7
2.4.4.2
LACUNE STRUTTURALI
2.4.5
AZIONI
2.4.5.1
AZIONI PER RIDURRE LE CRITICITÀ AMBIENTALI
Le principali lacune strutturali emerse dal presente studio sono, invece:
•
completa assenza di apparati di misurazione della portata scaricata dagli scolmatori di piena e
di campionamento delle acque da essi convogliate;
•
assenza di opere per la ritenzione degli apporti di sedimenti dilavati dalla rete fognaria e
scaricati dagli scolmatori nei corpi idrici recettori in concomitanza alle prime acque di pioggia
(fenomeno denominato first flush);
•
assenza di programmi di monitoraggio e di controllo periodico e sistematico dello stato della rete
fognaria e degli allacciamenti alla rete nera;
•
assenza di programmi di monitoraggio e di controllo periodico, sistematico e automatico (a
esempio: mediante telecontrollo) dello stato di funzionamento e dell’efficienza degli impianti di
depurazione.
In base ai dati attualmente disponibili, le azioni principali sia finalizzate al completamento del quadro
conoscitivo sia riconducibili a interventi strutturali per ridurre gli apporti di inquinanti a lago, sono in
sintesi:
•
sistemazione del collettore n. 2 a servizio delle zone sud-orientali della Città di Como (Fiume
Aperto e adiacenze) con vasca pioggia e sistemazione di 4 scolmatori di piena;
•
acquisizione della situazione reale degli allacciamenti (scarichi di acque nere in fognature
bianche e viceversa; scarichi impropri o abusivi ecc.) mediante ispezione televisiva delle
condotte e censimento delle utenze non allacciate alla fognatura;
•
spostamento dell’impianto Comodepur secondo quanto già definito dal piano regionale di
risanamento, per eliminare il carico inquinante residuo.
Circa gli altri “bacini depurativi”, resta fondamentale il controllo delle acque scolmate dalle reti fognarie
in tempo di pioggia e il monitoraggio degli impianti (anche i più piccoli). A tale scopo il telecontrollo
centralizzato può costituire una soluzione molto significativa per ottimizzare gli interventi di
manutenzione e consentire il controllo in tempo reale. Il sistema di telecontrollo deve essere
inquadrato in un più ampio disegno di unificazione della gestione dei depuratori almeno di ciascun
bacino depurativo. L’unificazione della gestione, da affidare a un unico soggetto (pubblico, privato o
misto), non garantisce, infatti, da sola, la gestione razionale ed efficiente dei piccoli depuratori sparsi
78
Progetto PLINIUS
SEZIONE 2. Le informazioni e le criticità
2.4 Collettamento e depurazione nel Ramo Occidentale del Lario
sul territorio. Un contributo essenziale a questo scopo può essere fornito solo dal telecontrollo, che
permette di centralizzare la gestione tecnica degli impianti di depurazione, consentendo il rilevamento
in tempo reale:
•
dello stato di funzionamento delle macchine (con rilevazione dei guasti);
•
dei valori di portata rilevati dai misuratori in ingresso e in uscita dagli impianti, oltre che sugli
scolmatori di piena ubicati in corrispondenza delle immissioni delle reti fognarie nei collettori
principali;
•
dei livelli delle vasche (di particolare importanza il livello del letto di fanghi nei sedimentatori);
•
altri dati ottenibili on line su diversi parametri impiantistici (pH, Temperatura, potenziale redox,
Ossigeno disciolto).
Un esempio già realizzato da oltre quindici anni è quello della provincia di Trento (http://www.heidi.it/),
cui si rimanda per ogni approfondimento.
2.4.5.2
INDICI DI VALUTAZIONE DEI SERVIZI DI COLLETTAMENTO
La necessità di interventi sulla fognatura e sui collettori è documentata dalle recenti (2004) indagini
ARPA Lombardia, Dipartimento di Como, i cui risultati sono presentati nel Capitolo 2.5 (Il caso di
studio dei torrenti Cosia e Breggia), cui si rimanda per una descrizione più approfondita.
Tra le azioni che si suggeriscono risulta importante sottolineare l’avvio di una azione incisiva per
l’implementazione del “monitoraggio” dei servizi di collettamento e depurazione.
Ciò può essere condotto introducendo un sistema di indici conoscitivi da applicare a ciascuno dei
bacini depurativi che riversano i propri scarichi nel Lario, da aggiornare con frequenza annuale.
Il primo è l’indice di copertura del servizio di collettamento (Ic), pari al rapporto percentuale tra abitanti
allacciabili alla fognatura e abitanti residenti in zone urbanizzate, che fornisce il grado di estensione
della rete fognaria e dei collettori.
Il secondo è l’indice di efficacia del servizio di collettamento (Isc), pari al rapporto percentuale tra
abitanti allacciati effettivamente alla fognatura e abitanti residenti, che consente di verificare lo stato di
utilizzo effettivo della fognatura.
Il terzo e il quarto indice riguardano, invece, il servizio di depurazione: l’indice di copertura del servizio
di depurazione (Id), pari al rapporto percentuale tra gli abitanti equivalenti allacciati al depuratore e gli
abitanti equivalenti presenti nel bacino depurativo, che dà la misura della popolazione effettivamente
servita dal depuratore.
Poiché l’Id non fornisce informazioni sulla qualità del servizio, a esso si propone di affiancare l’indice di
qualità del servizio di depurazione (Isd; Perotto et al. 2005) che è calcolato considerando la differenza
tra il rapporto percentuale di abitanti equivalenti (AE) allacciati al depuratore rispetto al totale di AE
serviti da fognatura e il rapporto percentuale di AE serviti da impianti non efficaci (NE) rispetto al totale
di AE serviti da depuratori:
Isd =
tot AE depurati
AE depurati impianti NE
−
⋅ 100
tot AE serviti da rete
tot AE depurati
Per impianti “Non efficaci” possono essere considerati quelli che non raggiungono con affidabilità e
continuità il risultato di depurazione prescritto in sede di autorizzazione allo scarico (a esempio:
sanzionati dall’Autorità di controllo per il non rispetto del limite consentito allo scarico di uno o più
parametri), anche se si tratta di una semplificazione grossolana. Non è, infatti, infrequente il caso di
impianti che non rispettano alcuni limiti allo scarico a causa di apporti “anomali” (e cioè non conformi
alle prescrizioni della Provincia o dell’Ente gestore contenute nelle autorizzazioni per lo scarico in
fognatura) o a causa di sversamenti illeciti in fognatura (a esempio: lo scarico abusivo di idrocarburi di
risulta dallo spurgo di caldaie effettuato da autobotti nelle caditoie o nelle camerette delle fognature
urbane). In tal caso non è l’impianto a essere fuori norma, ma lo scarico a esso affluente. L’Isd
consente, comunque, di dare una misura dell’efficacia del servizio di depurazione e permette anche
confronti tra l’efficacia del servizio nei vari bacini depurativi.
79
Progetto PLINIUS
2.4.5.3
SEZIONE 2. Le informazioni e le criticità
2.4 Collettamento e depurazione nel Ramo Occidentale del Lario
COSTI
Gli interventi individuati sono riassunti di seguito (Tabella 2.4.10) con l’indicazione dei costi, esclusa
l’IVA:
Sistemazione della rete fognaria
Per quanto riguarda il Comune di Como la stima di massima dei costi di adeguamento della rete
fognaria è stata effettuata sulla base dei dati forniti dall’Amministrazione Comunale (settore acque e
tutela idrogeologica).
Al 31/12/2004 la rete fognaria esistente ha uno sviluppo complessivo di 142 km mentre 64 km sono da
realizzare entro il 2007. Ipotizzando di dover intervenire su circa il 10% della rete esistente, i costi
sono stati valutati su un totale di 78 km di rete fognaria (64 km + 10% di 142 km). Per quanto riguarda
gli altri Comuni, non essendo disponibile il dato relativo ai kilometri di fognatura, è stata effettuata una
-1
stima di 78 km, ipotizzando uno sviluppo fognario specifico di 2,0 m ab (medio per la città di Como),
di cui la metà necessita di interventi di ristrutturazione.
Una stima dei costi più precisa si avrebbe disponendo di informazioni dettagliate sullo sviluppo
effettivo della rete fognaria, sulla frazione di rete che necessita di interventi e di sistemazioni e
acquisendo differenti dettagli tecnici (infiltrazioni, scolmatori, pozzetti, diametri effettivi, allacciamenti
ecc.). Sarebbe, inoltre, utile un censimento per determinare l’effettivo allacciamento delle utenze alla
rete fognaria.
La stima del costo complessivo di adeguamento del sistema di collettamento dei Comuni che
gravitano sul Ramo Occidentale del Lario è di circa 75000000 € (± 30%).
Misuratori della portata scaricata dagli scolmatori di piena e campionamento
Per poter eliminare la lacuna conoscitiva relativa all’effettivo carico inquinante inviato a lago dal
sistema di scolmatori di piena, è necessario dotare ogni scolmatore di un misuratore di portata
(costituito da un misuratore di livello e uno stramazzo tarato).
Tenendo conto che nel solo Comune di Como sono presenti ventiquattro scolmatori di piena si stima
una spesa complessiva di 340000 € (± 30%). Per il monitoraggio qualitativo dell’effluente è sufficiente
disporre di un paio di campionatori refrigerati da posizionare a turno sui due scolmatori più importanti.
Ciascun campionatore ha un costo indicativo medio di circa 12000 € (± 30%).
Sistemazione stazione Vaj e di quattro scolmatori di piena ubicati lungo i collettori
La stazione di sollevamento Vaj è necessaria per sollevare i liquami del collettore n. 2 (zona “Fiume
Aperto”) e conferirli all’impianto di depurazione. L’assetto definitivo è quello riportato nel progetto
“IMPIANTO COMOSUD ALTERNATIVA B” (Fonte: Comodepur S.p.A.) e il costo complessivo previsto
è di circa 4500000 € (± 10%)
Progetto Como Sud
Il progetto prevede lo spostamento dell’impianto Comodepur in località Bassone. Esistono due
alternative relative alla realizzazione del nuovo impianto:
•
Alternativa A: l’impianto Comosud è dimensionato per accogliere tutte le acque reflue
attualmente trattate da Comodepur (costo stimato 83000000 € (± 15%).
•
Alternativa B: parte del liquame attualmente trattato da Comodepur è inviato all’impianto Alto
Seveso utilizzando la potenzialità depurativa residua del trattamento terziario e ampliando solo i
trattamenti biologici (costo stimato 67000000 € (± 15%).
Una terza proposta recente prende in considerazione la possibilità di realizzare il nuovo impianto in
caverna, nella montagna della Spina Verde, sempre spostando il recapito dell’effluente dal Lago al
bacino del fiume Seveso. Non sono ancora disponibili stime (nemmeno di larga massima) del costo di
questa soluzione alternativa.
Quale che sia l’alternativa prevista, lo spostamento dell’impianto Comodepur comporterebbe dei
benefici così riassumibili:
•
eliminazione del carico inquinante residuo a lago;
•
soluzione al problema degli odori nella zona abitata;
•
disponibilità di aree ad alto valore commerciale;
•
possibilità di realizzare (utilizzando una frazione dell’impianto dismesso) delle vasche pioggia
per l’accumulo delle acque di prima pioggia (inquinamento da first flush derivante dal lavaggio
delle tubazioni della fognatura).
80
Progetto PLINIUS
SEZIONE 2. Le informazioni e le criticità
2.4 Collettamento e depurazione nel Ramo Occidentale del Lario
Telecontrollo:
L’installazione prevede la realizzazione di una stazione centralizzata di ricezione ed elaborazione dati
e di “n” stazioni di acquisizione dei dati elementari e loro trasmissione, dove “n” è il numero di
installazioni oggetto di monitoraggio, in questa sede stimato in circa 24 (una stazione per ciascun
depuratore, altrettante per le stazioni di sollevamento e sei tra scolmatori e punti di misura delle
portate). Il costo stimabile è dell’ordine di 600.000 €, di cui la metà per opere elettromeccaniche.
I costi per gli interventi brevemente richiamati sopra sono riportati nella seguente tabella riassuntiva
da cui si può osservare che le stime sono comprese tra 127 e 200.000.000 € per la soluzione A e tra
114 e 181.000.000 € per la soluzione B.
Tabella 2.4.10 - Stime dei costi per gli interventi prioritari (esclusa IVA).
Interventi
Stima (Milioni di Euro)
Rete fognaria
75,0 ± 30%
Sistemazione stazione Vaj e scolmatori
4,5 ± 10%
Comosud (ipotesi A÷ipotesi B)
83,0 ± 15%÷67,0 ± 15%
Telecontrollo degli impianti, stazioni di sollevamento e scolmatori
0,6 ± 30%
Misuratori di portata e campionatori
0,4 ± 30%
Totale (ipotesi A)
163,5 ± 22%
Totale (ipotesi B)
147,5 ± 23%
81
Progetto PLINIUS
2.5
SEZIONE 2. Le informazioni e le criticità
2.5 Il caso di studio dei Torrenti Cosia e Breggia
IL CASO DI STUDIO DEI TORRENTI COSIA E BREGGIA
SOMMARIO
I torrenti Cosia e Breggia sono i principali tributari del Primo Bacino del Lago di Como. Lungo il loro corso
ricevono numerosi scarichi; i più significativi, oltre a una serie piccoli e numerosi scarichi di acque reflue urbane e
domestiche non correttamente collegate al servizio di depurazione, sono quelli provenienti dagli impianti di
depurazione di Como (I), Ronago (I), e Pizzamiglio (CH).
Uno studio ARPA Lombardia, Dipartimento di Como e Provincia di Como relativo al periodo Febbraio 2004 Gennaio 2005 descrive la variazione dello Stato Ambientale dei torrenti lungo il loro corso (all.1 D.Lgs. 152/99) e,
per ciascuna immissione indagata, fornisce anche una semplice classificazione (molto inquinato, mediamente
inquinato, poco inquinato) in base a un giudizio critico elaborato autonomamente interpolando criteri contenuti nel
D.Lgs. 152/99 e s.m.i.; si traccia, inoltre, un quadro complessivo del contributo relativo delle varie fonti di
contaminazione che i due torrenti apportano al Lago di Como, servendosi del flusso di massa per alcuni parametri
ritenuti significativi (COD “Domanda Chimica di Ossigeno”, fosforo totale, azoto totale). Assemblando i dati dello
studio ARPA con quelli forniti dalle autorità elvetiche, si è disegnato un sommario bilancio tra flussi di massa
rilevati alla foce dei due torrenti e flussi di massa parziali derivanti dalle varie immissioni.
2.5.1
PREMESSA
2.5.2
IL TORRENTE COSIA
I torrenti Breggia e Cosia sono i principali tributari del Primo Bacino del Lago di Como. La porzione di
lago parzialmente racchiusa dalla punta di Torno e priva di emissari, costituisce, infatti, la parte del
Ramo Occidentale del Lario più lontana dal promontorio di Bellagio. Pur attraversando aree
densamente urbanizzate e industrializzate, i due torrenti hanno portate relativamente modeste
3 -1
(dell’ordine di 1 o 2 m s in regime di magra). Gli unici punti individuati dalla Regione Lombardia ai
sensi dell’Allegato 1 al D.Lgs. 152/99 e s.m.i. coincidono pertanto con i punti di foce. I tributari sono
interessati, lungo il loro corso, da numerosi immissari caratterizzati da vari gradi di contaminazione.
Alcuni di essi sono costituiti quasi esclusivamente da acque reflue urbane o coincidono con scarichi di
fognature non depurate.
Nel periodo Febbraio 2004-Gennaio 2005 uno studio condotto da ARPA Lombardia, Dipartimento di
Como (2005), in collaborazione con la Provincia di Como, concepito prioritariamente come supporto
alle amministrazioni locali, analizza nel dettaglio la provenienza e il grado di contaminazione di
ciascun tributario, descrive la variazione dello stato ambientale dei torrenti lungo il loro corso e, infine,
traccia un quadro complessivo del contributo relativo delle varie fonti di contaminazione, servendosi
del flusso di massa per alcuni parametri ritenuti significativi (COD, fosforo totale, azoto totale). Nello
studio ARPA sono state definite “immissioni” sia gli affluenti minori dei torrenti Breggia e Cosia sia gli
scarichi di acque reflue urbane non depurate. Per ciascuna di esse, lo studio fornisce anche una
semplice classificazione (molto inquinato, mediamente inquinato, poco inquinato) in base a un giudizio
critico elaborato autonomamente interpolando criteri contenuti nel D.Lgs. 152/99 e s.m.i. (Livello di
inquinamento da macrodescrittori, presenza di sostanze pericolose, conformità alla tabella 3, Allegato
5). Di seguito si fornisce un quadro d’insieme ottenuto assemblando alcuni risultati dello studio citato
con dati forniti dalla Sezione Protezione Aria, Acqua e Suolo del Cantone Ticino (SPAAS-CH) relativi
alla parte di bacino del Breggia ricadente in territorio elvetico.
Il Torrente Cosia (superficie del bacino idrografico 33 km²) nasce nel Comune di Tavernerio, lambisce
il territorio comunale di Lipomo ed entra, quindi, in Como nei pressi dell’ITIS P. Carcano. In via
Castelnuovo, inizia il tratto coperto che si snoda sotto le vie: Giulio Cesare, F.D. Roosevelt e
Innocenzo XI, per poi sfociare a lago nella zona dei giardini. Nel tratto coperto il Cosia riceve le acque
di piena del Fiume Aperto (viale G. Cesare) e lo scarico dell’impianto di depurazione Comodepur
(Viale Innocenzo XI). Poco a valle, nel Cosia si immette anche lo scarico dello sfioratore di piena
interno a Comodepur. Tale scarico si attiva solo in occasione di situazioni particolari (a esempio,
precipitazioni significative o guasti all’impianto).
Uno studio dell’ARPA Lombardia, Dipartimento di Como (2004) ha evidenziato il graduale
peggioramento dello stato ambientale del torrente nel tratto scoperto, mettendo, tuttavia, in evidenza
che il deterioramento più importante avviene nel tratto coperto. In Figura 2.5.1, si nota come il giudizio
di qualità ambientale (Allegato 1, D.Lgs. 152/99 e s.m.i.) passi da buono a sufficiente nel tratto
scoperto, mentre scada a pessimo al termine del tratto coperto.
82
Progetto PLINIUS
SEZIONE 2. Le informazioni e le criticità
2.5 Il caso di studio dei Torrenti Cosia e Breggia
1 km
Figura 2.5.1 - Torrente Cosia: variazione dello stato di qualità ambientale lungo il suo corso e
classificazione delle immissioni indagate nello studio ARPA.
Figura 2.5.2 - Fiume Aperto: opera di presa in
corrispondenza di P.le Monte Santo. Attivazione
dello sfioro in tempo di pioggia
83
Figura 2.5.3 - Il torrente Cosia durante un
episodio di inquinamento acuto
Progetto PLINIUS
SEZIONE 2. Le informazioni e le criticità
2.5 Il caso di studio dei Torrenti Cosia e Breggia
Nella Figura 2.5.1 sono riportati anche i punti di prelievo (generalmente le foci degli affluenti minori del
Cosia e/o scarichi fognari) delle immissioni indagate dallo studio ARPA, corredati dalla classificazione
elaborata. Molti di essi sono risultati caratterizzati dalla presenza di sostanze pericolose (solventi
aromatici e clorurati, metalli pesanti).
Un’immissione decisamente anomala nel Cosia è il Fiume Aperto. In origine questo corso d’acqua
rappresentava il principale tributario del Cosia, mentre attualmente, al pari di altre immissioni, lo
alimenta solo in condizioni di piena o in occasione di ostruzione delle opere di presa. In condizioni di
magra, essendo recapito di numerosi scarichi civili e industriali, il Fiume aperto è, invece, imbrigliato e
convogliato alla rete fognaria mista in corrispondenza di due successive opere di presa. Nel corso del
2005, l’allacciamento di alcuni scarichi industriali alla rete fognaria nera sembrerebbe aver
determinato una certa riduzione del contributo all’inquinamento di questa immissione. I sopralluoghi
effettuati nel tratto coperto del Cosia, nel maggio 2004, hanno, tuttavia, rivelato l’esistenza di altre
immissioni minori anche nel tratto coperto, ma la loro caratterizzazione estensiva non è stata possibile
per motivi di sicurezza e accessibilità dei punti di prelievo. Le informazioni raccolte in merito sono,
comunque, disponibili in una relazione fornita da ARPA alla Provincia di Como nel luglio 2004.
Data la particolare vocazione urbana e industriale del territorio che attraversa, il Cosia è
frequentemente oggetto di episodi di inquinamento acuto dovuti a scarichi anomali derivanti in genere
dalle pubbliche fognature e, più raramente, da insediamenti industriali. In occasione di alcuni di tali
episodi la colorazione alla foce del Cosia è tale da interessare significativamente anche il lago.
Il torrente Cosia è, insieme al Torrente Breggia, uno dei tributari che apportano i maggiori contributi
all’inquinamento del Primo Bacino del Lago di Como. Secondo i dati dello studio dell’ARPA-Como,
-1
-1
-1
contribuisce con 13,9 t a di fosforo, 241 t a di azoto e 1789 t a di COD, valori di fosforo che sono in
accordo con quanto riportato nel successivo Capitolo 2.6 (Valutazione del carico di nutrienti dal
bacino imbrifero), mentre il valore dell’azoto totale appare sottostimato.
2.5.3
IL TORRENTE BREGGIA
Il ramo principale del Torrente Breggia nasce nella zona del Monte d’Orimento (Italia) a un’altitudine di
1300 m s.l.m. ed entra dopo circa 2,5 km in territorio svizzero (Valle di Muggio). Riceve le acque
scolanti da un bacino imbrifero (90 km²) circa 3 volte più esteso di quello del Cosia e caratterizzato a
monte da attività agricole e di allevamento. Più a valle il torrente attraversa il denso abitato di Chiasso
e le sue frazioni (sempre in territorio svizzero). Nell’area doganale di Ponte Chiasso, al confine italo–
elvetico, il Breggia riceve in riva destra il suo principale affluente, il Torrente Faloppia. Circa 350 m più
a valle, il Breggia riceve in riva sinistra i reflui del depuratore di Pizzamiglio (CH) e, quindi, torna in
territorio italiano. Nel segnare il confine tra i comuni italiani di Maslianico e di Cernobbio da un lato e il
Comune di Como dall’altro, il torrente riceve ulteriori immissioni di corsi d’acqua minori e di fognature
non depurate (Figura 2.5.4).
Il principale affluente del Breggia, il torrente Faloppia, nasce in territorio italiano, indi, varca il confine
italo-svizzero, subito dopo aver ricevuto i reflui del depuratore italiano di Ronago. Dopo aver percorso
alcuni kilometri in territorio elvetico, attraversa l’intero abitato di Chiasso e, poco a monte della sua
foce nel Breggia, riceve la Roggia Molinara di Ponte Chiasso, che segna il confine nella zona
doganale Como - Chiasso.
La complessa situazione transfrontaliera del bacino descritto ha costituito una rilevante difficoltà nello
svolgimento dello studio ARPA condotto nel 2004 - 2005 (ARPA Lombardia, Dipartimento di Como
2005). Dei due impianti di depurazione recapitanti nel bacino del Breggia, quello di Ronago (I) è stato
oggetto di un importante intervento di adeguamento nel settore sedimentazione nella primavera estate 2005, a studio ARPA terminato. Nell’immediato futuro si prevedono altri interventi, quali la
realizzazione di un settore terziario e una seconda linea di trattamento acque.
Anche per l’impianto di Pizzamiglio (CH) sono previsti importanti lavori di ampliamento e di
potenziamento nel corso dei prossimi anni: in una prima tappa sarà migliorato il trattamento
meccanico in entrata all’impianto e il trattamento fanghi; in seguito, sarà potenziata la fase biologica.
In territorio elvetico, nel corso del 2004, il Breggia e i suoi tributari Faloppia e Roncaglia sono stati
monitorati dalla SPAAS (CH) dal punto di vista chimico e biologico (macroinvertebrati).
Sia i parametri abiotici sia quelli biotici convergono nell’indicare una situazione insoddisfacente della
qualità delle acque sul Faloppia in entrata dall’Italia e sul Breggia prima dell’uscita dalla Svizzera e a
monte dello scarico dell’impianto di Pizzamiglio. Dal punto di vista chimico, nel Breggia le situazioni di
non conformità sono da ricondursi all’immissione del Faloppia, in quanto, a monte di questa entrata
(Morbio Inferiore), la qualità delle acque è definibile da buona a molto buona.
84
Progetto PLINIUS
SEZIONE 2. Le informazioni e le criticità
2.5 Il caso di studio dei Torrenti Cosia e Breggia
I due punti di campionamento sull’asta del Torrente Breggia in territorio italiano (foce e dogana) nel
2004 sono stati caratterizzati da uno stato di qualità ambientale sufficiente.
Il giudizio sul punto di foce è nettamente migliorato sia rispetto a quello per il 2003 (pessimo) sia
rispetto a quello per gli anni precedenti (scadente).
Secondo dati contenuti nello studio ARPA Lombardia, Dipartimento di Como (2005) il Torrente
-1
-1
Breggia contribuisce all’inquinamento del Primo Bacino con 7,4 t a di fosforo, 198 t a di azoto e 415
-1
t a di COD. Questi risultati, al contrario di quelli del Cosia, appaiono molto diversi da quanto ottenuto
sperimentalmente nel Capitolo 2.6 (Valutazione del carico di nutrienti dal bacino imbrifero), e
dalle stime teoriche del Capitolo 2.3 (Antropizzazione del territorio).
Le ragioni di queste discrepanze sono probabilmente imputabili alla sottostima delle portate medie
annue, poiché le misure sono solitamente condotte in regime di magra o di morbida. Il regime
torrentizio di questo corso d’acqua richiederebbe, invece, un’attenzione particolare in condizioni di
piena, quando, con l’attivazione degli scolmatori, vi sono convogliati grandi carichi di nutrienti.
2.5.4
VALUTAZIONE DEI CONTRIBUTI DEI FLUSSI DI MASSA DI NUTRIENTI
2.5.4.1
FONTI DEI DATI E CRITERI DI ELABORAZIONE
Una valutazione delle fonti che contribuiscono alla formazione dei carichi di nutrienti che dal Cosia e
dal Breggia pervengono al bacino del Ramo Occidentale del Lago di Como è stata possibile
assemblando informazioni raccolte nello studio ARPA Lombardia, Dipartimento di Como (2005) e dati
forniti dallo SPAAS (CH).
Il contributo di ciascun apporto è stato ottenuto calcolando, per ogni immissione significativa, i flussi di
massa relativi a tre parametri: COD, fosforo totale, azoto totale. Nelle Figure 2.5.5, 2.5.6 e 2.5.7, i dati
ottenuti sono integrati con quelli forniti dalla SPAAS del Cantone Ticino al fine di stimare il contributo
del Torrente Breggia posto a monte della confluenza con il Torrente Faloppia e il contributo del
depuratore di Pizzamiglio. I carichi rilevati alla foce dei due torrenti (la cui somma è rappresentata
nella colonna all’estrema destra del grafico) sono confrontati con i contributi relativi alle varie
immissioni. Per comodità, i contributi derivanti dalle piccole immissioni corrispondenti a tronchi fognari
non depurati o ad affluenti contaminati, indicati nelle mappe con piccoli cerchi, a eccezione del Fiume
Aperto, sono stati assemblati nella colonna all’estrema sinistra del grafico. Con colonne a sé stanti
sono, invece, rappresentati i contributi più importanti, quali quello relativo al bacino del Breggia a
monte del punto di campionamento di Morbio Inferiore e quelli relativi agli impianti di depurazione
gravanti sui due bacini del Cosia e del Breggia ovvero lo scarico terminale di Comodepur (Como), il
relativo sfioratore intermedio, lo scarico terminale del depuratore di Pizzamiglio (CH) e l’insieme dello
scarico terminale del depuratore Faloppia (Ronago) e del relativo sfioratore di testa (roggia depuratore
di Ronago).
Tutti i dati utilizzati per le valutazioni riportate nelle Figura 2.5.5, 2.5.6 e 2.5.7 sono riferiti al periodo
febbraio 2004–gennaio 2005. I flussi di massa utilizzati corrispondono a medie ponderate sulla portata
per i parametri di interesse.
Nelle elaborazioni sono stati utilizzati i seguenti criteri e approssimazioni:
•
per le immissioni non depurate recapitanti nei torrenti Breggia e Cosia sono stati utilizzati i dati
dello studio ARPA (2004, 2005) (1 campionamento di parametri di qualità con misura di portata
al mese per 12 mesi);
•
per lo sfioratore Comodepur sono stati utilizzati dati d’archivio ARPA forniti dalla stessa
Comodepur in regime di autocontrollo (23 campioni istantanei con misura di portata giornaliera
nell’arco dell’anno). I flussi di massa medi ponderati sulla portata sui 23 giorni considerati sono
stati moltiplicati per il numero di giorni di sfioro nell’anno di interesse (127 giorni totali). Il dato
relativo al “Total Kijeldahl Nitrogen” (azoto organico e ammoniacale) è stato ritenuto
rappresentativo del dato di azoto totale; il dato relativo al fosforo totale è stato stimato
ipotizzando un rapporto 1:100 con le concentrazioni di COD;
•
per lo scarico terminale Comodepur sono stati utilizzati dati d’archivio ARPA, forniti dalla stessa
Comodepur in regime di autocontrollo (24 campioni sulle 24 ore con misura di portata nell’arco
dell’anno);
•
per il depuratore di Ronago e relativo sfioratore sono stati utilizzati i dati dello studio ARPA
(2004, 2005) relativi ai 12 campioni effettuati sulla Roggia di via Fornace formata
essenzialmente dallo scarico dell’impianto;
85
Progetto PLINIUS
SEZIONE 2. Le informazioni e le criticità
2.5 Il caso di studio dei Torrenti Cosia e Breggia
1 km
Figura 2.5.4 - Torrente Breggia: variazione dello stato di qualità ambientale lungo il suo corso e
classificazione delle immissioni indagate nello studio ARPA-impianti di depurazione gravanti sul
bacino.
•
•
per il depuratore di Pizzamiglio i dati sono stati prodotti dal Consorzio depurazione acque
Chiasso e dintorni e centralizzati presso la SPAAS (CH). Il valore di azoto totale è stato
calcolato sommando le tre componenti azotate disciolte (ammonio, nitrito e nitrato), per cui non
è considerata la frazione organica;
infine per il Breggia svizzero i dati sul chimismo provengono dall’indagine effettuata dalla
SPAAS (CH) nel 2004 (4 campionamenti annui), mentre quelli di portata sono stati forniti
dall’Ufficio federale acqua e geologia (www.bwg.admin.ch).
2.5.4.2
CONSIDERAZIONI SULLA RIPARTIZIONE DEI CONTRIBUTI DI NUTRIENTI
Nel calcolare il bilancio si è scelto di inserire una stima del contributo medio annuo dello sfioratore di
Comodepur, poiché l’immissione è attiva solo in tempo di pioggia o in occasione di particolari
disfunzioni dell’impianto. Non si è ritenuto, invece, proponibile eseguire un’analoga operazione sul
Fiume Aperto a causa dell’assenza di informazioni documentate sui volumi sfiorati e sulla frequenza
dello sfioro. Si rileva, tuttavia, che l’unica misura di flusso di massa disponibile sullo sfioro del Fiume
Aperto in tempo di pioggia (eseguita in data 19 aprile 2004) fa presumere che nel periodo di studio il
contributo in tali condizioni sia decisamente elevato. Il dato giornaliero stimato in base al regime
pluviometrico della giornata è, infatti, oscillato tra il 154% (per il COD) e il 312% (per l’azoto) del carico
medio giornaliero alla foce del Cosia. Ciò rende conto dell’urgenza di un approfondimento del ruolo di
questa immissione.
86
SEZIONE 2. Le informazioni e le criticità
2.5 Il caso di studio dei Torrenti Cosia e Breggia
t COD a -1
Progetto PLINIUS
t N a-1
Figura 2.5.5 - Carichi di COD addotti al Lago di Como dai Torrenti Cosia e Breggia.
Figura 2.5.6 - Carichi di azoto totale addotti al Lago di Como dai Torrenti Cosia e Breggia.
87
Progetto PLINIUS
SEZIONE 2. Le informazioni e le criticità
2.5 Il caso di studio dei Torrenti Cosia e Breggia
t P a-1
Cosia
Figura 2.5.7 - Carichi di fosforo totale addotti al Lago di Como dai Torrenti Cosia e Breggia.
Altri contributi omessi nel bilancio, in quanto non quantificabili, sono: varie immissioni difficilmente
accessibili (a esempio, tratto coperto del Cosia e zona doganale prospiciente il Breggia), porzione
svizzera del bacino del Faloppia e porzione svizzera del bacino del Breggia, compresa tra il punto di
campionamento di Morbio e il confine italiano.
Dalla comparazione dei tre grafici è possibile trarre alcune considerazioni riguardo il “peso” di
ciascuna fonte di inquinamento dei due torrenti in esame (sommariamente valutato in termini di
incidenza percentuale dei vari carichi sulla somma di quelli trovati alle foci dei due torrenti):
•
i carichi apportati dallo scarico terminale di Comodepur sono pari al 37% per l’azoto totale, 43%
per il fosforo totale e il 47% per il COD;
•
i carichi apportati dalla roggia di via Fornace di Ronago (scarico impianto e relativo sfioratore)
sono pari al 7% per il COD, al 16% per l’azoto totale e al 31% per il fosforo totale;
•
il contributo relativo del ramo svizzero del Torrente Breggia è pari a circa il 12% del totale in
termini di azoto (percentuale relativamente elevata e probabilmente correlabile con il ruolo delle
deposizioni atmosferiche), mentre è assolutamente trascurabile in termini di fosforo totale. Il
dato relativo al COD non è normalmente rilevato, ma è presumibilmente proporzionale a quello
del fosforo totale;
•
il contributo relativo del depuratore di Pizzamiglio è pari al 5% sia per il fosforo totale sia per il
COD, mentre raggiunge il 20% per l’azoto totale. Tale contributo è relativamente elevato in
quanto l’impianto non è dotato di un sistema di denitrificazione;
•
infine, il contributo relativo dello sfioratore interno a Comodepur è, invece, in generale minore
del 5% per le tre variabili.
Sulla base di queste considerazioni si può affermare che:
•
al bilancio del COD manca circa il 25% del totale rilevato alle due foci;
•
il bilancio dell’azoto è sostanzialmente in pareggio;
88
Progetto PLINIUS
SEZIONE 2. Le informazioni e le criticità
2.5 Il caso di studio dei Torrenti Cosia e Breggia
•
per il fosforo la somma degli apporti eccede di circa il 9% il totale rilevato alle foci.
Nel considerare tali bilanci si tenga, comunque, presente che:
•
l’approccio utilizzato non tiene conto dei fenomeni autodepurativi (con velocità di
biodegradazione superiori per il COD rispetto all’azoto), né dei fenomeni di sedimentazione e
risospensione del fosforo, il che comporta probabilmente una sovrastima del peso reale delle
immissioni indagate;
•
vi è, d’altronde, una sottostima del contributo relativo delle immissioni e dell’apporto dei bacini
imbriferi per quanto riguarda tutto ciò che non è stato possibile quantificare;
•
i dati rilevati alle foci non comprendono generalmente misure effettuate durante piene
eccezionali, il che comporta necessariamente una sottostima dei carichi annui.
Nonostante tali approssimazioni si ritiene di poter affermare che gli apporti indagati appaiono avere un
ruolo nettamente predominante rispetto a quelli non indagati.
2.5.5
•
•
•
•
•
•
•
•
CRITICITÀ
Fognature non depurate recapitanti nel bacino del Breggia e provenienti dal territorio italiano:
rimangono da indagare i contributi e la provenienza di due immissioni ubicate nella zona
doganale di Ponte Chiasso. Tale approfondimento è oggetto del progetto Breggia e Cosia per il
2005-2006 (Convenzione ARPA–Provincia), anche se la frequenza di campionamento
stagionale, anziché mensile, non consentirà lo stesso livello di conoscenza ottenuto nello studio
2004-2005.
Fognature non depurate recapitanti nel bacino del Cosia: le immissioni significative non ancora
indagate ricadono prevalentemente nel tratto coperto. Considerate le difficoltà di ispezione e
campionamento, una stima del contributo relativo di tali immissioni potrebbe essere ricavato da
un confronto tra i risultati dei rilievi sul campo e i dati forniti dal Comune di Como alla Provincia
di Como nell’ambito della richiesta di autorizzazione allo scarico per le reti fognarie non
depurate.
Depuratore di Pizzamiglio: non si hanno al momento informazioni relative all’eventuale
contributo all’inquinamento dovuto agli sfioratori di piena presenti sulla rete fognaria e
sull’impianto
Apporti derivanti al Breggia dal bacino a monte dello scarico dell’impianto di Pizzamiglio: una
più completa conoscenza degli apporti derivanti dal bacino potrebbe essere ottenuta qualora i
dati analitici ottenuti nel punto di campionamento cantonale ubicato a Chiasso fossero integrati
con misure di portata.
Apporti derivanti al Faloppia dalla parte di bacino ricadente in territorio svizzero: non esistono
punti di monitoraggio sul Faloppia in territorio svizzero posti in prossimità della confluenza con il
Breggia a Chiasso. Qualora si ritenga opportuno approfondire tale aspetto, sarà necessario
concordare con le competenti autorità elvetiche le modalità di esecuzione di un monitoraggio in
un punto opportunamente scelto.
Apporti derivanti al Cosia dal bacino del Fiume Aperto: per poter ottenere dati significativi in
termini di carichi medi annui, la soluzione ideale sarebbe l’installazione di una stazione fissa e
telecontrollata per la misura della portata addotta al Cosia a valle della briglia, in zona Piazzale
Monte Santo. Ciò permetterebbe di ottenere dati certi sui volumi complessivamente sfiorati e
anche di avere informazioni in tempo reale sull’attivazione dello sfioro. Per i dettagli si rimanda
alla scheda azioni relativa al monitoraggio degli scolmatori (§ 2.4 Collettamento e
depurazione nel Ramo Occidentale del Lario).
Apporti derivanti al Lago di Como da Breggia e Cosia in condizioni di piena e, in particolare, in
occasione di eventi meteorici che determinino l’attivazione di immissioni significative (a
esempio, sfioratori a servizio degli impianti di depurazione e delle reti fognarie, Fiume Aperto
ecc.). A tal fine sarebbe necessario intensificare il monitoraggio, come indicato nell’ex Allegato
1 del D.Lgs. 152/99, introducendo campionamenti e misure di portata mirati in tempo di pioggia;
si rende a tal fine necessaria l’installazione di stazioni fisse per la misura della portata in
corrispondenza delle rispettive foci (alternativamente la misura della portata diventa
problematica in condizioni di piena).
Migliore conoscenza dello scarico dello sfioratore interno a Comodepur attraverso la
determinazione di azoto totale e fosforo totale; qualora si desiderasse la conoscenza delle
89
Progetto PLINIUS
•
2.5.6
SEZIONE 2. Le informazioni e le criticità
2.5 Il caso di studio dei Torrenti Cosia e Breggia
concentrazioni medie anziché di quelle istantanee sarebbe opportuno richiedere anche
l’installazione di un campionatore automatico.
Una migliore conoscenza dello scarico del depuratore di Ronago sarà sicuramente ottenuta a
partire dal gennaio 2006, data entro la quale dovranno essere attivati i controlli per il rispetto dei
limiti delle tabelle 1 e 2 riportate nell’Allegato 5 D.Lgs. 152/99 e s.m.i.; sarà, tuttavia, necessario
anche acquisire ulteriori informazioni sull’attivazione dello sfioratore di monte attraverso
l’installazione di un misuratore di portata.
AZIONI
Si rimanda al paragrafo 2.4.5 e alle relative schede delle azioni .
90
Progetto PLINIUS
2.6
SEZIONE 2. Le informazioni e le criticità
2.6 Valutazione del carico di nutrienti dal bacino imbrifero
VALUTAZIONE DEL CARICO DI NUTRIENTI DAL BACINO IMBRIFERO
SOMMARIO
In questo capitolo si effettua la stima del carico di nutrienti, utilizzando i risultati medi aritmetici delle
concentrazioni dei corsi d’acqua rilevati nelle campagne di misura effettuate dal 2000 al 2004 dall’ARPA
Lombardia, Dipartimento di Lecco. I carichi, calcolati come prodotto delle concentrazioni per le portate stimate dal
bilancio idrologico, sono stati confrontati con analoghe campagne precedenti, nonché con le stime teoriche
ottenute in questo lavoro e con quelle del PTUA della Regione Lombardia.
-1
Complessivamente il carico che è pervenuto annualmente al Lago di Como è di 265 t a per il fosforo e di 7871 t
-1
a per l’azoto, con una ritenzione a lago del 74 e 33%, rispettivamente.
2.6.1
PREMESSA
Lo stato chimico delle acque lacustri è definito in base alla deviazione del contenuto di sostanze in
fase disciolta o particolata di origine naturale o antropica rispetto a condizioni originarie indisturbate,
anche se nel corso della vita di un lago queste tendono a modificarsi gradualmente nel tempo. Le
pressioni generate dalle sostanze in eccesso innescano processi che interagiscono strettamente con
le biocenosi che, come nel caso dei nutrienti (carbonio, azoto, fosforo, silice), sono causa della
crescita anomala di produttività delle acque e determinano il fenomeno conosciuto come
“eutrofizzazione”. Gli studi sull’eutrofizzazione hanno portato all’introduzione del concetto di “carico
critico”, inteso come l’apporto sostenibile da un corpo lacustre, senza che se ne possano apprezzare
deviazioni sensibili dallo stato naturale (condizioni che sono giudicate di elevata qualità) o come
l’apporto che non determina gravi deviazioni della struttura biologica naturale dell’ecosistema
(condizioni che portano a un giudizio di buona qualità). Questo concetto, utilizzato anche in molti altri
settori come strumento guida per la gestione ambientale, è incluso nella recente normativa italiana, il
D.Lgs. 152/99 e s.m.i., e rappresenta lo strumento guida di riferimento su cui si basa la Direttiva
60/2000/CE sulla protezione della qualità ecologica delle acque, il cui obiettivo è di conseguire entro il
2015 uno “stato di buono” per tutte le acque comunitarie.
Le sorgenti di nutrienti si distinguono in due tipi: puntiformi e diffuse. La valutazione sperimentale dei
flussi di nutrienti (nel seguito indicati genericamente come “carichi di nutrienti”) rappresenta lo
strumento fondamentale per interpretare lo stato attuale dei corpi lacustri. La misura dei carichi
veicolati dai maggiori corsi d’acqua che alimentano i laghi non sono, tuttavia, sufficienti per individuare
le sorgenti di generazione, poiché il monitoraggio alle sezioni di chiusura dei bacini scolanti fornisce il
valore integrato degli apporti. Per comprendere le azioni necessarie per il recupero degli ambienti
lacustri, occorre, pertanto, affiancare alle misure dirette dei carichi la definizione della distribuzione
geografica dei “carichi generati” utilizzando, a esempio, modelli matematici basati su sistemi
informatici georeferenziati. Solo l’uso combinato di questi strumenti consente, infatti, di conoscere
congiuntamente l’entità e l’origine dei carichi e, nel contempo, di calibrare i modelli di generazione per
ottenere valutazioni indirette maggiormente affidabili dei carichi effettivi, utili per lo sviluppo di scenari
gestionali.
In questo senso, il Gruppo di Lavoro ha condotto la valutazione teorica dei carichi su due livelli: a
scala dell’intero bacino (§ 2.3 Antropizzazione e uso del territorio) e alla scala più ridotta del Ramo
Occidentale del Lago di Como (§ 2.4 Collettamento e depurazione nel Ramo Occidentale del
Lario), nella quale è stato dato ampio spazio all’analisi delle sorgenti puntiformi. A questa analisi si
affianca quella del calcolo sperimentale, riportata in questo capitolo, il cui obiettivo è quello di
presentare il bilancio di nutrienti del Lago di Como. Tale bilancio è stato calcolato utilizzando le misure
effettuate nell’ultimo quinquennio (2000-05) dall’ARPA, Dipartimento di Como, sugli 11 principali
immissari e dal Dipartimento di Lecco sull’emissario. I carichi degli affluenti sono stati ottenuti
utilizzando sia i dati delle portate direttamente misurate dall’ARPA al momento del prelievo sia quelli
ricavati attraverso la valutazione teorica del bilancio idrologico del lago, effettuata tramite la stima dei
deflussi degli affluenti e delle fasce perilacuali (§ 2.2 Clima, idrologia e idrodinamica lacustre). I
risultati ottenuti sono stati, infine, confrontati con quelli pregressi degli ultimi 15 anni e con quelli
riportati nel recente “Stato di qualità ed evoluzione trofica dei laghi” Allegato 16 alla Relazione
Generale del Piano di Tutela e Uso delle Acque, pubblicato dalla Regione Lombardia (2004) in
ottemperanza alle disposizioni della L.R. 12 dicembre 2003, n. 26 e al D.Lgs. 11 maggio 1999, n. 152
e s.m.i..
91
Progetto PLINIUS
SEZIONE 2. Le informazioni e le criticità
2.6 Valutazione del carico di nutrienti dal bacino imbrifero
2.6.2
STUDI PREGRESSI
2.6.3
DESCRIZIONE DEL METODO DI CALCOLO DEI CARICHI
Il Lago di Como, come tutti i grandi laghi della regione insubrica, ha visto crescere l’attenzione dei
limnologi a partire dalla metà del secolo scorso. Tuttavia, solo nell’ultimo ventennio il Lario è stato
oggetto di studi più approfonditi. Nella Appendice di questo rapporto si può, infatti, rilevare che a
partire dal 1950, su circa 230 pubblicazioni che trattano in generale della qualità delle acque (aspetti
fisici, chimici e biologici), solo una decina sono state edite nei primi 20 anni, un centinaio nel
successivo biennio, mentre sono già 120 quelle pubblicate tra il 1990 e il 2003. Naturalmente questo
dato ha un significato solo indicativo, ma è sicuramente segno di una minore attenzione dedicata al
Lago di Como rispetto ad altri ambienti. Ciò si conferma nella constatazione che il primo lavoro
d’insieme dedicato al lago e al bacino imbrifero (Chiaudani & Premazzi 1993) è stato realizzato solo
all’inizio degli anni Novanta.
Il lavoro di Chiaudani & Premazzi (1993) rappresenta una pietra miliare per la conoscenza del lago. A
questo studio si è fatto riferimento nel corso degli anni successivi e, ancora oggi, nonostante la netta
evoluzione registrata nella qualità delle acque (§ 2.7 Stato attuale ed evoluzione idrochimica e
trofica del lago), rappresenta un riferimento per l’approccio integrato alle informazioni.
Tra gli studi pregressi sul Lago di Como, non si possono dimenticare i numerosi lavori pubblicati per
oltre mezzo secolo dall’Istituto per lo Studio degli Ecosistemi di Verbania-Pallanza (già Istituto Italiano
di Idrobiologia) del Consiglio Nazionale delle Ricerche, cui sarà dato ampio riscontro nei capitoli (2.7
Stato attuale ed evoluzione idrochimica e trofica del lago e 2.8 Stato attuale ed evoluzione delle
biocenosi lacustri). La numerosa letteratura prodotta ha, tuttavia, riguardato soprattutto l’ambiente
pelagico e solo recentemente nel 1998-99 (Mosello et al. 2001a), in collaborazione con l’Università di
Milano Bicocca, Dipartimento di Scienze dell’Ambiente e del Territorio, è stato dato un importante
contributo alla conoscenza della qualità delle acque tributarie.
Per le ragioni esposte, in questo capitolo le valutazioni dei carichi calcolati saranno confrontate con i
valori determinati nel 1991-92, riportati nello studio di Chiaudani & Premazzi (1993), e con quelli
stimati dalle concentrazioni medie misurate nel 1998-99 da Mosello et al. (2001a), unico lavoro
condotto successivamente alla indagine del 1991-92.
Questo paragrafo si può concludere con un cenno all’Allegato 16 della Relazione Generale del Piano
di Tutela e Uso delle Acque “Stato di qualità ed evoluzione trofica dei laghi”. Il documento che a tutti
gli effetti può considerarsi uno studio a sé stante per ciascuno dei 24 laghi lombardi significativi ai
sensi dell’Allegato 1 e dell’Allegato 6 del D. Lgs. 152/99 e s.m.i., anche per il Lago di Como riporta un
quadro delle informazioni pregresse, lo stato al 2003, le stime teoriche dei carichi e i loro scenari agli
orizzonti 2008 e 2016, indicati come obiettivi dalla normativa nazionale. Su tali basi sono state
successivamente valutate, mediante modellizzazione matematica, le evoluzioni della qualità delle
acque lacustri agli stessi orizzonti. Il lavoro svolto costituisce un ulteriore punto di riferimento che
fornisce una solida conferma ad alcune chiavi di lettura dello stato di qualità delle acque del Lario,
lasciando ben evidenti le attuali criticità, riassunte al termine del capitolo.
In questo paragrafo sono descritti i dati sperimentali utilizzati e i metodi di calcolo dei carichi.
Volutamente non sono riportate informazioni sui metodi di misura delle portate e sui metodi analitici
utilizzati. Per questi ultimi, trattandosi di misure condotte dai Dipartimenti di Como e Lecco dell’ARPA
Lombardia, si rimanda al manuale APAT & IRSA (2003). In tutti i casi, prima di utilizzare i dati, sono
state effettuate le seguenti valutazioni di qualità:
•
numero di misure e consistenza incrociata dei singoli valori in caso di speciazione (forme di
azoto e di fosforo);
•
confronto tra valori medi aritmetici e mediane, per una stima della normalità della distribuzione;
•
confronto delle misure con dati pregressi;
•
analisi delle correlazioni lineari tra carichi istantanei e portate istantanee. Con questa procedura
sono stati individuati valori palesemente diversi dagli altri e, 11 casi su circa 650, non sono stati
considerati nelle elaborazioni successive.
La mancanza, infine, di alcuni dei principali macrocostituenti (a esempio, l’alcalinità, i cationi alcalini e
alcalino terrosi) non ha permesso di effettuare il classico controllo interno di qualità basato sul bilancio
ionico.
92
Progetto PLINIUS
2.6.3.1
DATI SPERIMENTALI UTILIZZATI
2.6.3.2
CALCOLO DEI CARICHI
SEZIONE 2. Le informazioni e le criticità
2.6 Valutazione del carico di nutrienti dal bacino imbrifero
I dati utilizzati si riferiscono a campionamenti mensili, effettuati nel periodo Gennaio 2000-Dicembre
2004 (Tab. 2.6.1), nel punto più prossimo all’immissione delle acque nel lago. I corsi d’acqua
campionati sono il Fiume Adda immissario e il Fiume Mera a valle del Lago di Mezzola, nonché i
torrenti Albano, Senagra, Breggia, Cosia, Varrone, Pioverna, Gerenzone, Caldone e Rio Torto, la cui
collocazione geografica è indicata in Figura 2.6.1. A ogni prelievo sono state effettuate, con regolarità,
anche misure di portata. La stima delle concentrazioni delle acque in uscita dal lago a Lecco è stata
dedotta dalle misure effettuate sulle acque lacustri di superficie in prossimità dell’incile del lago. In
questo caso il numero di misure è circa la metà (26) di quelle di ciascun singolo fiume.
In questo capitolo non sono considerate tutte le variabili misurate dall’ARPA, essendo l’attenzione
rivolta principalmente al bilancio dei nutrienti (fosforo e azoto). In ogni caso, nella Tabella 2.6.1, sono
riportati i valori mediani e medi aritmetici di portata, conducibilità, ossigeno, azoto ammoniacale,
nitrico e totale, fosforo reattivo e totale, che consentono di individuare i corsi d’acqua soggetti a
maggiore pressione antropica.
In generale, le mediane sono di poco inferiori dalle medie aritmetiche, anche se non sono infrequenti
situazioni di forte differenza che indicano distribuzioni lontane dalla normalità. In prima
approssimazione, si è trascurato questo comportamento dei dati per le elaborazioni dei carichi,
assumendo la media aritmetica come indice di posizione accettabile per la popolazione dei dati. Nel
caso della portata, a esempio (Fig. 2.6.2), la scelta della media trova una migliore relazione rispetto
alle mediane con i valori medi annui della portata teorica calcolata dal bilancio idrologico (§ 2.2 Clima,
Idrologia e Idrodinamica lacustre) per i sottobacini considerati nell’indagine. Anche le regressioni tra
portata media giornaliera e carico (Fig. 2.6.2), ottenuto dal prodotto con la concentrazione istantanea,
forniscono in generale buone correlazioni, come nel caso dell’Adda immissario alla sezione
idrometrica di Fuentes (CO), riportata in Figura 2.6.2, anche se occorrerebbe un approfondimento su
queste relazioni. Ciò, tuttavia, esula da questo contesto e si rimanda, quindi, per un approfondimento
a Mosello & De Giuli (1982).
Tutti i corsi d’acqua appaiono soggetti a una certa pressione antropica, con valori di fosforo totale che
-3
superano i 40 mg P m , eccetto il Mera misurato in uscita dal Mezzola e l’Adda emissario, in uscita
dal Lario. In quattro casi: Cosia, Rio Torto, Varrone e Breggia, in ordine decrescente di importanza, si
-3
-3
hanno valori di azoto e fosforo totali rispettivamente superiori a 3,0 mg N m e 0,100 mg P m , con
alti contenuti di azoto e fosforo organico tipici dell’influenza di reflui urbani. Il Cosia si conferma, in
accordo con le misure pregresse (Chiaudani & Premazzi 1993, Mosello et al. 2001a, Comune di
Como 2003), come il corso d’acqua più alterato perché soggetto, come indicato nei precedenti capitoli
2.4 (Collettamento e depurazione nel Ramo Occidentale del Lario) e 2.5 (Il caso di studio dei
Torrenti Cosia e Breggia), sia all’apporto di reflui non depurati sia alle emissioni delle acque
provenienti dall’impianto di depurazione Comodepur.
Il calcolo dei carichi medi annui è stato condotto considerando tre diverse procedure:
• il prodotto delle concentrazioni medie pluriennali con le portate medie stimate teoricamente dal
bilancio idrologico considerato a pareggio alla chiusura dell’incile di Lecco;
• il prodotto delle concentrazioni medie per le portate medie istantanee misurate nel corso dei
prelievi dell’ARPA;
• e, infine, dal carico istantaneo ottenuto dalle correlazioni con la portata istantanea utilizzando
come valore medio annuo quello stimato dal bilancio idrologico.
Nei casi di lacune dei dati per certe stime si è approssimato il valore a quello ottenuto con il primo
metodo nel caso si sia voluto valutare, dove possibile, una stima del carico totale.
I valori dei carichi di fosforo totale ottenuti sono riportati in tabella 2.6.2, unitamente ai valori di portata
media annua ottenuta da bilancio idrologico, dalle misure in campo nella campagna ARPA e, per
confronto, con le portate medie istantanee della campagna 1991-92. Di tutte le campagne sono anche
date le frequenze di misura, per una valutazione generale della rappresentatività dei risultati.
I carichi sono anche stati stimati per la campagna 1998-99, utilizzando come portate i valori attuali
dedotti dal bilancio, che fanno riferimento al quinquennio 2000-2004 (§ 2.2 Clima, idrologia e
idrodinamica lacustre). Per il 1991-92 sono state utilizzate, invece, le portate indicate da Chiaudani
& Premazzi (1993), estese a tutto il bacino, insieme ai valori della fascia rivierasca calcolati in questo
lavoro. In questa sede vale la pena di rilevare che la copertura dei punti di campionamento ARPA
fornisce un quadro esaustivo dell’intero bacino, nonostante una superficie perilacuale residua di 660
km², pari al 15% del territorio.
93
Progetto PLINIUS
SEZIONE 2. Le informazioni e le criticità
2.6 Valutazione del carico di nutrienti dal bacino imbrifero
Si sottolinea, infine, che, nel corso delle elaborazioni, tutte le superfici dei sottobacini sono state
ricalcolate partendo dalla superficie complessiva di 4508 km², ottenuta nella digitalizzazione dei laghi
italiani effettuata nel Progetto LIMNO (Tartari et al. 2004), giungendo a un valore non molto discosto
dai 4522 km² indicati in Chiaudani & Premazzi (1993) e da 4524 km² indicati nel § 2.2.
Figura 2.6.1 - Distribuzione geografica dei bacini tributari del Lago di Como. Per comodità non sono
completamente rappresentate le superfici dei bacini dell’Adda e del Mera, mentre a tratteggio è
segnalata la superficie scolante perilacuale. Si noti che dei 19 tributari rappresentati, 11 sono stati
oggetto di campionamento delle acque da parte dell’ARPA nel periodo 2000-04.
2.6.4
BILANCIO DEI NUTRIENTI DEL LAGO
2.6.4.1
CARICHI SPERIMENTALI DEI PRINCIPALI AFFLUENTI
La prima valutazione nell’esaminare un bilancio di massa di un lago è la verifica della consistenza
delle portate degli affluenti e del bilancio idrologico tra entrate e uscite, basato su misure indipendenti.
Nell’osservare i risultati della Tabella 2.6.2 non si deve, quindi, dimenticare che il bilancio idrologico
qui presentato è stato ottenuto su base teorica a pareggio tra entrate e uscite (§ 2.2 Clima, idrologia
3 -1
3 -1
e idrodinamica lacustre). I risultati (141 m s ) sono in linea con quanto ottenuto (131 m s ) da
Chiaudani & Premazzi (1993).
-1
Il carico di fosforo che giunge al lago dai tributari campionati ammonta a 236 t P a (Tab. 2.6.2). Il
contributo della fascia rivierasca è stato ricavato considerando come concentrazione media delle
-3
acque il valore di 0,040 mg P m . Tale valore è stato calcolato a partire dai valori medi di tutti i corsi
-1
d’acqua, esclusi il Cosia e il Breggia, per un carico complessivo di 20 t P a . Quest’ultimo valore,
-1
assegnato anche alle stime di carico per il periodo 1991-92, porta a 265 t P a il carico totale che
perviene al lago dal bacino imbrifero del Lario.
-1
Dall’emissario a Lecco escono, invece, 70 t P a , con una ritenzione di fosforo nelle acque lacustri del
74%. Tale percentuale risulta del tutto analoga a quella stimata (0,71) nel 1991-92 a fronte, invece, di
-1
un bilancio tra entrate e uscite caratterizzato da un carico in entrata superiore del 44% (382 t P a ).
Ciò testimonia che l’efficienza di ritenzione del lago non è mutata nel tempo.
94
Progetto PLINIUS
SEZIONE 2. Le informazioni e le criticità
2.6 Valutazione del carico di nutrienti dal bacino imbrifero
Tabella 2.6.1 - Caratteristiche chimiche dei tributari del Lago di Como campionati nel periodo 2000-04
dall’ARPA Lombardia.
Corso d'acqua-Comune prelievo
Provincia
Portata
Conducibilità
O2sat.
N-NH4
3
µS cm 20 °C
-1
%
gNm
-1
m s
N-NO3
-3
gNm
F. Adda-Gera Lario
SO
Numero dati
Mediana
Media
57
80,0
108,3
58
129
132
58
95
95
24
0,115
0,148
58
0,60
0,62
F. Mera-Sorico
CO
Numero dati
Mediana
Media
13
59
153
155
59
89
91
49
0,040
0,074
59
0,60
0,62
T. Albano-Dongo
CO
Numero dati
Mediana
Media
55
0,4
2,5
59
128
118
59
94
92
56
0,054
0,113
59
1,00
1,09
T. Senagra-Menaggio
CO
Numero dati
Mediana
Media
57
0,5
0,9
59
213
227
59
94
94
54
0,120
0,294
59
1,30
1,32
T. Breggia-Cernobbio/Como
CO
Numero dati
Mediana
Media
56
1,2
1,8
58
481
508
58
92
93
57
1,500
2,653
58
3,65
4,38
T. Cosia-Como
CO
Numero dati
Mediana
Media
56
0,8
0,7
57
920
1113
57
82
68
57
1,600
4,900
57
3,60
3,30
T. Varrone-Dervio
LC
Numero dati
Mediana
Media
57
0,2
0,6
60
73
77
60
99
94
40
0,031
0,049
60
1,25
1,26
T. Pioverna-Bellano
LC
Numero dati
Mediana
Media
57
2,6
3,8
60
298
303
60
95
94
49
0,050
0,063
60
1,50
1,53
T. Gerenzone-Lecco
LC
Numero dati
Mediana
Media
57
0,5
0,7
59
329
337
59
96
94
54
0,081
0,111
58
1,85
1,87
T. Caldone-Lecco
LC
Numero dati
Mediana
Media
57
0,2
0,3
60
337
344
60
87
86
59
0,320
0,574
60
2,30
2,52
T. Rio Torto-Valmadrera
LC
Numero dati
Mediana
Media
55
0,7
1,0
59
461
520
59
90
88
59
0,680
1,757
59
1,08
1,15
Numero dati
Mediana
Media
26
80,0
126,8
26
129
154
25
95
100
16
0,115
0,045
26
0,60
0,64
Lago di Como - Lecco
LC
TIN
gNm
P-PO4
TN
-3
-3
gNm
gPm
-3
TP
gPm
-3
0,77
58
0,87
0,90
58
0,017
0,019
58
0,028
0,030
0,70
59
2,00
1,85
31
0,009
0,018
58
0,024
0,043
1,20
59
2,00
2,17
48
0,031
0,036
58
0,051
0,087
1,61
59
2,60
2,90
56
0,022
0,036
59
0,043
0,077
7,03
57
7,00
7,85
57
0,170
0,197
57
0,270
0,348
8,20
57
9,00
12,00
56
0,097
0,069
57
0,380
0,360
1,31
60
1,60
1,84
23
0,012
0,017
35
0,037
0,086
1,59
60
2,00
2,23
26
0,010
0,018
43
0,040
0,053
1,98
59
2,10
2,76
22
0,010
0,012
38
0,037
0,042
3,10
60
3,50
4,83
57
0,100
0,119
59
0,200
0,205
2,90
59
3,20
5,83
47
0,050
0,093
57
0,180
0,263
0,68
22
0,87
1,01
11
0,008
0,010
25
0,028
0,014
20
1000
y = 0.0258x + 0.183
R2 = 0.6437
Mediana
Media
16
100
y = 0.5377x
Fiume Adda Immisssario
1.0846
2
R = 0.9675
L (g s -1)
Portate medie e mediane ARPA (m3 s-1 )
-3
10
y = 0.3492x1.1284
R2 = 0.8472
1
12
8
4
TP
0
0
0
1
10
100
3
1000
0
100
200
300
400
500
Q (m 3 s -1)
-1
Portate a bilancio (m s )
Figura 2.6.2 - Verifica di consistenza dei dati: a sinistra, confronto tra portate stimate dal bilancio
idrologico e portate medie e mediane misurate nei campionamenti ARPA (2000-04), mentre a destra è
riportata la regressione tra portata media giornaliera dell’Adda immissario alla sezione idrometrica di
Fuentes (CO) e il valore del carico ottenuto dal prodotto con la concentrazione istantanea.
95
Progetto PLINIUS
SEZIONE 2. Le informazioni e le criticità
2.6 Valutazione del carico di nutrienti dal bacino imbrifero
Nell’esaminare i risultati si rileva come le attuali misure si basino su una frequenza di prelievo 5 volte
superiore rispetto alla campagna 1991-92. L’attuale frequenza è analoga a quella della campagna
1998-99 nel corso della quale, tuttavia, i corsi d’acqua campionati in comune, con un carico
-1
complessivo di 249 t P a , inferiore del 7% da quello attuale, sono solo 6 su 11. Si evidenzia, infine,
che le altre stime indicate in Tabella 2.6.2, ottenute attraverso le portate e le concentrazioni
istantanee, nonché i valori ottenuti dalle correlazioni tra carichi istantanei e portate istantanee, sono
da considerare solo indicative di una convergenza dei valori attorno a un carico medio di circa 240 t P
-1
a .
In Tabella 2.6.3, analogamente a quanto fatto per il fosforo, sono riportati i calcoli relativi al bilancio
dell’azoto totale. Senza entrare in valutazioni dettagliate, dato che il fosforo è l’elemento limitante la
produttività primaria del Lario, dalla Tabella 2.6.3 si può osservare come anche per l’azoto totale i
risultati complessivi siano coerenti con quelli ottenuti dalle precedenti campagne. In questo caso è
stato sufficiente estendere il confronto dei carichi al bilancio del 1991-92, poiché si è ritenuto
interessante valutare se vi fossero variazioni importanti del carico stesso. L’azoto, come discusso nel
Capitolo 2.7 (Stato attuale ed evoluzione idrochimica e trofica del lago), a differenza del fosforo,
mostra valori strettamente dipendenti dagli apporti atmosferici, che sono tendenzialmente costanti
nell’ultimo decennio (Mosello et al. 2001b). Era, quindi, interessante cercare una conferma di questo
comportamento anche nel bilancio dell’azoto totale del Lario e i risultati mostrati in Tabella 2.6.3
confermano l’ipotesi avanzata.
Infine, anche in questo caso i valori di ritenzione stimati con i dati attuali e quelli pregressi sono
concordanti (0,33 contro 0,31) a conferma della confrontabilità delle misure, in relazione allo stesso
processo ambientale.
2.6.4.2
CARICHI DI FOSFORO CHE GIUNGONO AL LARIO NEL RAMO OCCIDENTALE
Il Ramo Occidentale del Lago di Como ha una superficie lacustre di 44,5 km², pari al 32.2% dell’intero
3
lago, e un volume di 9,4 km (40,2% del totale), mentre la superficie del bacino versante è di 316 km²,
solo il 7,0% dell’intero bacino idrografico lariano (§ 2.1 Limnogeologia e morfometria del Lago di
Como). In questo territorio risiedono oltre 150400 abitanti, con una densità che raggiunge i 476 ab
-2
-2
km , contro una densità media per l’intero bacino di 116 ab km .
Nel Ramo Occidentale del Lago di Como il deflusso idrologico stimato dal bilancio assegna una
3 -1
portata complessiva ai due maggiori affluenti, i torrenti Cosia e Breggia, di 5,2 m s , mentre alla
3
-1
restante parte del bacino competono 14,0 m s . Da questi valori di portata e dalle misure
sperimentali delle concentrazioni sul Cosia e Breggia, nonché dalla stima di un valore medio generale
della concentrazione di fosforo totale per tutti i corsi d’acqua, già precedentemente descritta, si ottiene
-1
-1
un carico complessivo di fosforo, per il periodo di misura 2000-04, di 74 t P a , di cui 63 t P a (85%)
sono imputabili ai soli Cosia e Breggia. Il Bacino Occidentale del Lario contribuisce, quindi, al carico
per il 28%, apparentemente poco e in linea con la rappresentatività del volume d’acqua lacustre
compreso tra Bellagio e Como. Questa analisi assume però contorni ben differenti se si confronta
-2
l’apporto areale di fosforo totale in questo territorio (0,23 t P km ) con quello ben 5 volte inferiore del
-2
restante bacino idrografico (0,046 t P km ).
Considerando che il tempo di residenza effettivo delle acque del lago nel Bacino Occidentale
raggiunge i 12,7 anni, si possono comprendere le ragioni della forte vulnerabilità di questo ramo del
Lario, andato incontro nei decenni scorsi a un forte aumento dello stato trofico (§ 2.7 Stato attuale ed
evoluzione idrochimica e trofica del lago).
-1
Il risultato ottenuto per il carico sperimentale è in sufficiente accordo con quello (64 t P a ) ricavato
per lo stesso Ramo Occidentale del Lago di Como nel Capitolo 2.4 (Collettamento e depurazione
nel Ramo Occidentale del Lario) utilizzando una metodologia di calcolo completamente differente,
se ai valori riportati si aggiunge anche il carico determinato dalle sorgenti naturali diffuse (§ 2.3
Antropizzazione e uso del territorio),
Si può, quindi, confermare che l’analisi dei carichi pone come criticità di assoluto rilievo gli eccessivi
apporti che giungono al Lago di Como dal Cosia e dal Breggia. Per riportare, infatti, a valori
comparabili i carichi areali di fosforo di questi due corsi d’acqua, occorre avviare una drastica
riduzione dei valori attuali. Solo in tal modo si può pensare di poter raggiungere una pressione di
nutrienti sulle acque del Primo Bacino antistante la Città di Como che sia accettabile per consentire un
ripristino generale, in linea con la vocazione d’uso di queste acque. Queste considerazioni trovano
una conferma nelle conclusioni del Capitolo 2.5 (Il caso di studio dei Torrenti Cosia e Breggia).
Dall’analisi delle medesime conclusioni si possono derivare anche le incertezze riguardo la stima
attuale dei carichi dovute, in particolare, alla scarsa rappresentatività delle misure di portata più
96
Progetto PLINIUS
SEZIONE 2. Le informazioni e le criticità
2.6 Valutazione del carico di nutrienti dal bacino imbrifero
elevata. Tali misure sono, infatti, difficili da quantificare idrologicamente ed estremamente complesse
da monitorare chimicamente. In entrambi i casi, tali misure necessitano dell’ausilio di sistemi
automatici di misura e di prelievo, che potrebbero portare a valori complessivi di carico ancora
superiori a quelli qui calcolati.
2.6.5
CONFRONTO DEI RISULTATI
2.6.6
CRITICITÀ
2.6.7
AZIONI
I carichi ottenuti in questo lavoro sono confrontati con i risultati ottenuti dallo studio che accompagna il
Programma di Tutela e Uso delle Acque (Regione Lombardia 2004). L’approccio seguito in tale studio
-1
-1
ha portato come risultato a una stima di 229 t P a , di cui 139 t P a imputabili a sorgenti puntiformi,
-1
-1
22 t P a alle sorgenti diffuse di origine antropica e 68 t P a al diffuso naturale. Questi valori sono in
accordo con quelli qui calcolati e, nel complesso, conducono ad affermare che il carico attuale
-1
complessivo per il Lago di Como corrisponde a un valore di 265 t P a calcolato sperimentalmente,
considerato che è stato ottenuto da oltre 50 campionamenti rappresentativi di circa l’85% del bacino
scolante. Le differenze con altre stime sperimentali e con quelle teoriche trovano rispondenza in
alcune criticità illustrate nel seguito.
Parlando di stima dei carichi di nutrienti che giungono al Lago di Como sono diversi i livelli di criticità
che si possono individuare. Al fine di una semplice razionalizzazione, si possono individuare due livelli
principali di criticità che riguardano:
•
le lacune nel supporto tecnico e scientifico per un’accurata definizione dei carichi, con
particolare riguardo alla conoscenza della reale entità degli apporti antropici diffusi;
•
la mancanza di sufficienti interventi per migliorare il contenimento degli apporti dalle sorgenti
puntiformi.
Nel primo caso le criticità si possono far risalire essenzialmente a:
•
carenze strutturali, quali la mancanza di una diffusa rete di rilevamento dei livelli idrometrici nei
principali affluenti del lago. Ciò costringe al ricorso a modellizzazioni idrologiche che riducono
l’efficacia delle stime e introducono approssimazioni sia nella descrizione dei meccanismi
descrittivi delle relazioni concentrazioni portate sia nel bilancio di massa. Esiste, inoltre, una
mancanza conoscitiva dei carichi in condizioni estreme di elevata portata che può influire
notevolmente sul bilancio di massa complessivo;
•
limitata conoscenza della situazione reale del collettamento dei reflui. La maggior parte dei corsi
d’acqua presenta, infatti, valori di nutrienti al di sopra di quelli considerati naturali. Esiste, quindi,
un ampio problema di collettamento efficace dei reflui, ma prima ancora esiste la necessità di
conoscere in modo puntuale, a esempio attraverso metodi georeferenziati, la distribuzione
territoriale delle reti. Il controllo della loro efficienza deve, infine, prevedere, dove il problema è
più rilevante, un sistema di rilevazione telecontrollato
Va, infine, sottolineato che l’entità dei carichi residua nel Bacino Occidentale e l’elevata
antropizzazione del territorio, inducono a ritenere quest’area attualmente la più critica del Lario.
Il cacolo accurato del carico di nutrienti che pervengono al Lago di Como dal suo bacino imbrifero è il
problema centrale della azione di gestione per il governo della qualità delle acque lacustri. Un calcolo
accurato è, infatti, l’unico strumento che possa dare base certa a evoluzioni pluriennali che
rispecchino effettivamente le azioni intraprese per la riduzione dei carichi, in un’ottica di costi-benefici.
L’azione che si propone assume, quindi, un significato non transitorio, nel senso temporale, e non
limitato a un solo ambito spaziale (il Ramo Occidentale, a esempio) e non può apparire come
svincolata dal contesto istituzionale.
Si propone, quindi, di avviare un’azione di collegamento tra enti che operano a diversi livelli nel campo
dei controlli ambientali, perché si dia avvio a una stabile struttura di misura idrometrica e di
monitoraggio dei principali affluenti al lago. In tale azione si potrebbe individuare una prima fase
biennale di organizzazione e di avvio che potrebbe vedere coinvolti anche Enti di ricerca, per
coadiuvare gli Enti di monitoraggio a implementare un protocollo operativo e a verificarlo in campo.
97
Progetto PLINIUS
SEZIONE 2. Le informazioni e le criticità
2.6 Valutazione del carico di nutrienti dal bacino imbrifero
Tabella 2.6.2 - Bilancio del fosforo totale del Lario. In tabella sono anche riportati i valori delle portate
e le concentrazioni medie utilizzate per il calcolo dei carichi.
Bilancio di massa
Corso d'
acqua
Comune prelievo
Fosforo totale
Portate
Provincia
F. Adda-Gera Lario
F. Mera-Sorico
T. Albano-Dongo
T. Senagra-Menaggio
T. Breggia-Cernobbio/Como
T. Cosia-Como
T. Varrone-Dervio
T. Pioverna-Bellano
T. Gerenzone-Lecco
T. Caldone-Lecco
T. Rio Torto-Valmadrera
ARPA
Superficie
Bilancio
(2000-04)
bacino(§)
S
Q
Q
km2
n
m3 s-1
m3 s-1
SO
CO
CO
CO
CO
CO
LC
LC
LC
LC
LC
Entrate
Totale fiumi considerati
Resto bacino scolante
Totale entrate a Lecco
Uscite
F. Adda/Lario-Lecco(*)
LC
57
13
49
57
53
55
33
40
37
56
51
108,3
Q
m3 s-1
2595
740
47
23
90
33
84
157
9
28
42
95,2
23,5
2,2
1,0
3,9
1,3
3,7
6,9
0,4
1,2
1,7
3848
660
141,0
23,1
164,1
131
20
4508
164,5
151,1
2,5
0,9
1,8
1,2
0,6
3,8
0,7
0,3
1,0
ARPA (2000-04)
Q Bilancio
CCR
(1991-92)
80,8
24,5
7,7
1,4
3,4
1,3
1,5
7,1
0,8
Q ARPA
Correlazioni
LTP = f(Q)
[TP]
g P m-3
LTP
t P a-1
LTP
t P a-1
r
n
58
58
58
59
57
57
35
43
38
59
57
0,030
0,043
0,087
0,077
0,348
0,481
0,086
0,053
0,042
0,205
0,263
89
32
6
2
43
20
10
11
1
8
14
101
0,80
0,78
0,80
0,90
0,69
0,43
0,89
0,50
0,64
0,89
0,64
0,053
0,040
236
29
265
167
168
229
201
25
0,014
Ritenzione
(*) La leggera differenza tra entrate ed uscite a Leco è dovuta all'
incertezza nella valutazione della evaporazione dal lago
7
2
20
18
2
6
1
2
8
LTP
t P a-1
83
2
2
18
16
4
8
1
4
7
70
CCR
(1991-92)
ISE/UNI-Bicocca
(1998-99)
n
[TP]
g P m-3
n
[TP]
g P m-3
LTP
t P a-1
12
12
5
5
12
12
4
12
0,073
0,026
0,053
0,084
0,416
1,459
0,035
0,032
186
20
13
4
45
60
2
7
5
0,403
10
LTP
t P a-1
52
52
0,035
0,015
105
11
52
52
52
52
0,192
0,401
0,025
0,045
24
16
3
10
211
38
249
354
383
12
0,017
0,74
[TP]: concentrazioni di fosforo totale LTP: carichi di fosforo totale
0,023
109,6
0,71
n: numero dati
(§) Le superfici indicate sono state ricalcolate con un sistema informatico georeferenziato
Tabella 2.6.3 - Bilancio dell’azoto totale del Lario. In tabella sono anche riportati i valori concentrazioni
medie utilizzate per il calcolo dei carichi.
Azoto totale
Bilancio di massa
Corso d'
acqua
Comune prelievo
ARPA (2000-04)
Q Bilancio
[TN]
LTN
Provincia
F. Adda-Gera Lario
F. Mera-Sorico
T. Albano-Dongo
T. Senagra-Menaggio
T. Breggia-Cernobbio/Como
T. Cosia-Como
T. Varrone-Dervio
T. Pioverna-Bellano
T. Gerenzone-Lecco
T. Caldone-Lecco
T. Rio Torto-Valmadrera
SO
CO
CO
CO
CO
CO
LC
LC
LC
LC
LC
-3
n
gNm
58
59
59
59
57
57
60
60
59
60
59
0,90
1,85
2,17
2,90
7,85
9,57
1,84
2,23
2,76
4,83
5,83
Entrate
Totale fiumi considerati
Resto bacino scolante
Totale entrate a Lecco
Uscite
F. Adda/Lario-Lecco
Ritenzione
[TN]: concentrazioni di azoto totale
ISE/UNI
(1998-99)
-1
[TN]
-3
gNm
tNa
n
2697
1374
151
91
966
392
214
486
35
183
313
52
52
0,89
0,71
52
52
52
52
6,70
9,61
1,49
1,75
CCR
(1991-92)
n
[TN]
-3
gNm
12
12
5
5
12
12
4
12
1,28
1,08
1,33
1,97
6,77
22,04
1,37
1,69
3253
831
322
87
725
904
65
378
5
8,371
211
6901
970
7871
LC
22
1,01
5235
0,33
LTN: carichi di azoto totale
98
LTN
-1
tNa
6993
983
7976
0,960
12
1,076
5128
0,36
Progetto PLINIUS
2.7
SEZIONE 2. Le informazioni e le criticità
2.7 Stato attuale ed evoluzione idrochimica e trofica del lago
STATO ATTUALE ED EVOLUZIONE IDROCHIMICA E TROFICA DEL LAGO
Sommario
In questo capitolo sono considerate le caratteristiche chimiche attuali in quattro stazioni del lago e, limitatamente
alle stazioni di Argegno e Como è considerata l’evoluzione nel tempo. Sulla base delle concentrazioni di nutrienti
algali e secondo la classificazione “ecologica” del D.M. 391/2003, il lago può essere classificato come mesotrofo.
Un sensibile accentuarsi dell’inquinamento è stato verificato per la stazione di Como, che ha maggiormente
risentito in passato, e ancora risente, di scarichi derivanti dalle attività produttive. L’evoluzione nel tempo delle
concentrazioni di fosforo evidenzia un miglioramento complessivo del lago a partire dalla seconda metà degli anni
Settanta, quando aveva raggiunto condizioni di eutrofia. Le concentrazioni dei nitrati, che risentono in misura
notevole degli apporti atmosferici, hanno presentato un forte aumento nel periodo di osservazione 1960-2005,
analogamente a quanto riscontrato nei vicini laghi Maggiore e di Iseo.
2.7.1
PREMESSA
2.7.2
STATO DELLE CONOSCENZE
2.7.2.1
ESAME DELLA BIBLIOGRAFIA DISPONIBILE
Le caratteristiche morfometriche dei laghi insubrici, unite a quelle idrologiche, determinano tre aspetti
fondamentali che influenzano significativamente la qualità delle acque. Il primo aspetto riguarda la
elevata inerzia ai cambiamenti: il deterioramento impiegherà decenni per essere avvertibile, almeno
nella gran parte della massa d’acqua, d’altra parte tempi altrettanto o addirittura più lunghi saranno
necessari per il recupero della qualità delle acque. Un secondo aspetto riguarda la grande quantità di
sostanze, in particolare di nutrienti algali, conservati negli strati profondi, a fronte di fenomeni biologici
che avvengono in misura maggiore negli strati più superficiali (0-20 m). Il terzo aspetto concerne la
complessità dei processi fisici che interessano la massa d’acqua, quali, a esempio, le variazioni di
temperatura degli strati profondi e i processi di rimescolamento delle acque, in grado di riportare
nutrienti algali dalle acque profonde agli strati superficiali. Queste peculiarità sottolineano la necessità
di studi tesi a seguire per tempi lunghi, con regolarità e rigore metodologico, la qualità delle acque,
perché solo in questa maniera si possono ottenere informazioni attendibili sulle tendenze in corso ed è
possibile valutare l’efficacia di interventi di risanamento intrapresi.
Una ulteriore riflessione di carattere metodologico impone l’uso di tecniche per le misure fisiche,
chimiche e biologiche di grande affidamento e precisione, in quanto le variabili più indicative della
qualità delle acque sono spesso caratterizzate da concentrazioni molto basse e da variazioni
stagionali o pluriannuali molto modeste. Nel caso di più operatori istituzionali che eseguano le stesse
misure sul corpo d’acqua, un confronto sulle metodiche di misura diventa indispensabile.
La qualità delle acque lacustri dipende in misura preponderante dagli apporti di sostanze che sono
immesse dal bacino imbrifero. In quest’ottica, un aspetto irrinunciabile è lo studio degli apporti di
nutrienti algali, di sostanze tossiche e di composti derivanti dal bacino imbrifero convogliati al lago dai
principali tributari e da quelli che lasciano il lago con le acque emissarie, che vanno a definire nel
complesso il bilancio chimico del lago.
Fra i lavori pionieristici sono da ricordare quelli di Pavesi (1877, 1883), che eseguì raccolte di plancton
nelle acque del Lago di Como e di altri laghi italiani. Di respiro e importanza ben maggiore è lo studio
di Rina Monti (1925), che prese in esame diversi aspetti fisici, idrologici, chimici e biologici del Lago di
Como, producendo uno studio monografico unico, per quei tempi e per molti anni a venire, per i laghi
italiani. La finalità dello studio era la valutazione delle potenzialità di pesca delle acque lacustri, ma le
tecniche usate e gli approfondimenti sui diversi aspetti considerati ne fanno uno studio limnologico di
significato ben più ampio. A partire dagli anni ‘50 del XX secolo hanno avuto avvio gli studi intensivi
dell’Istituto Italiano di Idrobiologia, recentemente diventato Istituto per lo Studio degli Ecosistemi del
Consiglio Nazionale delle Ricerche. Le prime ricerche furono svolte dal Baldi, dai coniugi Tonolli e
successivamente da Vollenweider (1964, 1965) che, nei primi anni ‘60, ha posto le basi per lo studio
idrochimico dei laghi insubrici. Dopo un periodo di pausa, i prelievi sono ricominciati nel 1973 e da
allora non si sono interrotti. Questo ha dato la possibilità di produrre numerosi studi che hanno seguito
99
Progetto PLINIUS
SEZIONE 2. Le informazioni e le criticità
2.7 Stato attuale ed evoluzione idrochimica e trofica del lago
l’evoluzione nel tempo delle caratteristiche del Lago di Como, benché prevalentemente limitati agli
aspetti chimici (Mosello & Giussani 1997, Mosello et al. 1991, 2000). A partire dagli anni ’80 sui laghi
Maggiore e di Lugano iniziavano indagini sistematiche e continue nel tempo, anche a cura della
Commissione per la protezione delle acque Italo-svizzere e dagli anni ’90 monitoraggi sistematici sono
iniziati sul Lago di Iseo a cura dell’Università di Milano Bicocca e sul Lago di Garda a cura
dell’Università di Padova e dell’ARPA Veneto. Anche sul Lago di Como vi sono stati numerosi studi,
ma raramente di durata superiore all’anno. Fra questi sono da ricordare le ricerche svolte
congiuntamente dall’Università di Milano e dal Centro Comune di Ricerca di Ispra (Chiaudani &
Premazzi 1993) e quelle a cura dell’Amministrazione Provinciale di Como svolte da un gruppo di
lavoro costituto dall’Istituto per lo Studio degli Ecosistemi-CNR, dall’Università di Milano Bicocca, e
dalle ARPA Lombardia di Como, Lecco e Sondrio (Mosello et al. 1999, 2001). L’ARPA Lombardia ha
iniziato a operare con maggiore continuità nel monitoraggio limnologico a partire dal 2000, nelle
stazioni di Abbadia Lariana e Dervio, per l’attuazione del “Piano di monitoraggio algale” di terzo livello
previsto dal D.M. 17/06/88. Nel 2003 ha esteso il monitoraggio mensile anche alle stazioni di Argegno
e Como grazie al progetto di approfondimento delle conoscenze dei laghi, finanziato dalla Regione
Lombardia, che si è concluso nell’anno 2005.
2.7.2.2
INFORMAZIONI DA RICERCHE SPERIMENTALI
I dati sperimentali in questa analisi derivano da studi svolti dall’ISE-CNR nel periodo 1960-2005 e
dall’ARPA Lombardia, Dipartimento di Lecco (periodo Giugno 2003-Dicembre 2005). Le stazioni
considerate dall’ISE-CNR sono state quelle di Argegno (425 m) e di Como (85 m), mentre le stazioni
di Bellano e Lierna sono state campionate limitatamente al periodo 1976-1986 (Fig. 2.7.1). I prelievi
sono stati sempre effettuati nel momento della massima omogeneità verticale della colonna d’acqua
(Marzo-Aprile), in alcuni casi sono stati ripetuti nel periodo autunnale (Ottobre-Novembre).
I prelievi eseguiti dall’ARPA Lombardia, Dipartimento di Lecco, sono iniziati nel Giugno 2003 e hanno
considerato le seguenti stazioni:
•
Como, in prossimità di Villa Geno, profondità del lago circa 100 m;
•
Argegno, in coincidenza con la platea di massima profondità (410 m);
•
Dervio, nella parte settentrionale del lago, con una profondità di 260 m;
•
Lecco, in prossimità dell’emissario, con una profondità di 70 m.
I valori utilizzati per l’elaborazione sono concentrazioni medie ponderate sui volumi dello strato
d’acqua corrispondente a ciascuna profondità. In particolare, sono stati considerati due strati delle
acque lacustri, quello da 0 a 15 m, denominato epilimnio, dove avvengono prevalentemente i
fenomeni di produzione algale, e quello da 15 m al fondo (ipolimnio), dove prevale la demolizione
della sostanza organica.
Le concentrazioni ioniche rilevate al mescolamento primaverile nelle stazioni di Como e Argegno
(Tab. 2.7.2) evidenziano concentrazioni molto simili. Gli ioni principali sono il calcio, il bicarbonato, i
solfati e i cloruri, che costituiscono oltre il 90% del contenuto ionico globale. Le differenze più sensibili
riguardano le concentrazioni di sodio e di cloruri, entrambi ioni derivanti da scarichi di acque reflue
urbane, che presentano valori più elevati rispettivamente del 16,5 e 10,0% nella stazione di Como
rispetto a quella di Argegno. Le stazioni di Dervio e Lecco presentano concentrazioni di soluti
prossime a quelle di Argegno.
-1
-1
Tabella 2.7.1 - Concentrazioni ioniche (µeq L ) e conducibilità (µS cm
Como e Argegno.
Stazioni
-
--
-
HCO3
SO4
Como
1238
498
86
Argegno
1214
502
74
Cl
-
NO3
++
++
+
+
a 20 °C) nelle stazioni di
Na
K
anioni
cationi
456
150
36
1884
1931
3815
171
456
136
36
1850
1887
3737
168
Ca
Mg
62
1287
61
1259
ioni
Cond.
Le variazioni stagionali di pH e ossigeno disciolto presentano minimi invernali e massimi estivi, in
relazione alle attività di fotosintesi del fitoplancton, che influenza fortemente la chimica delle acque
lacustri. Il confronto fra le concentrazioni misurate nelle quattro stazioni, limitata allo strato epilimnico
dove avvengono i fenomeni di produzione algale, non evidenzia differenze significative (Fig. 2.7.2). Al
contrario le concentrazioni di nitrati e fosforo totale presentano valori sensibilmente più elevati nella
100
Progetto PLINIUS
SEZIONE 2. Le informazioni e le criticità
2.7 Stato attuale ed evoluzione idrochimica e trofica del lago
stazione di Como rispetto alle altre tre stazioni, evidenziando un maggior impatto di scarichi antropici.
Anche queste variabili presentano variazioni stagionali, con minimi in estate determinati dall’utilizzo da
parte del fitoplancton. Le differenze sono ancora più accentuate nel caso delle concentrazioni del
sodio, che presenta mediamente valori del 50% più alti rispetto alle altre stazioni, determinando così
valori di conducibilità più elevati (Fig. 2.7.2).
Complessivamente il giudizio sulla qualità delle acque che emerge dagli studi limnologici, sulla base
delle concentrazioni di nutrienti e del fitoplancton, è quello di un lago mesotrofo (Salmaso et al. 2003).
Alle stesse indicazioni si arriva con la metodologia riportata dal D.M. 391/2003, che permette
l’effettuazione di una classificazione “ecologica” dei laghi i cui risultati sono riassunti nella Tabella
2.7.2.
. Bellano
. Lierna
Figura 2.7.1 - Localizzazione delle stazioni di prelievo per le indagini sulla qualità delle acque del Lago
di Como.
Tabella 2.7.2 - Valutazione della qualità delle acque delle diverse stazioni del Lago di Como secondo
il D.M. 391/2003.
Stazione
Massima
circolazione
Masssima
stratificazione
Trasparenza
Clorofilla
Ossigeno
ipolimnico
Fosforo
totale
SEL
SAL
Abbadia Lariana
Argegno
Como
Dervio
Lecco
Marzo
Marzo
Marzo
Marzo
Marzo
Settembre
Settembre
Settembre
Settembre
Settembre
2
2
3
2
2
2
2
2
2
2
2
2
2
1
1
3
4
4
3
3
3
3
3
2
2
Sufficiente
Sufficiente
Sufficiente
Buono
Buono
101
Progetto PLINIUS
160
SEZIONE 2. Le informazioni e le criticità
2.7 Stato attuale ed evoluzione idrochimica e trofica del lago
10,0
Como
Argegno
Dervio
Lecco
140
Ossigeno % saturazione
Como
Argegno
Dervio
Lecco
pH
9,5
9,0
120
8,5
100
8,0
80
7,5
7,0
60
mar-03
giu-03
ott-03
1,2
Nitrati mg N L
1,0
gen-04
apr-04
ago-04
nov-04
mar-03
feb-05
40
-1
30
0,8
0,6
0,2
gen-04
Como
Argegno
Dervio
Lecco
apr-04
ago-04
nov-04
Fosforo totale µg P L
feb-05
-1
10
0
0,0
mar-03
giu-03
ott-03
200
190
ott-03
20
Como
Argegno
Dervio
Lecco
0,4
giu-03
gen-04
apr-04
ago-04
nov-04
mar-03
feb-05
giu-03
ott-03
apr-04
ago-04
nov-04
feb-05
ago-04
nov-04
feb-05
7
-1
Conducibilità µS cm a 20 °C
6
5
180
Sodio mg L
-1
4
170
3
160
Como
Argegno
Dervio
Lecco
2
Como
Argegno
150
1
Dervio
Lecco
0
140
mar-03
gen-04
giu-03
ott-03
gen-04
apr-04
ago-04
nov-04
feb-05
mar-03
giu-03
ott-03
gen-04
apr-04
Figura 2.7.2 - Concentrazioni medie di alcune variabili chimiche nelle acque epilimniche di quattro
stazioni del Lago di Como.
2.7.3
VARIAZIONI NEL TEMPO DELLE CONCENTRAZIONI DEI NUTRIENTI ALGALI
2.7.3.1
VARIAZIONI DELLE CONCENTRAZIONI NELLE STAZIONI DI ARGEGNO E COMO
Il diverso disturbo antropico subito dalla parte di lago prossima alla città di Como rispetto alla
rimanente parte del lago è bene evidenziata dal trend delle caratteristiche chimiche.
Il confronto fra i valori di conducibilità (Fig. 2.7.2) evidenzia valori sistematicamente più elevati nella
-1
-1
stazione di Como, con differenze dell’ordine di 5-10 µS cm a 20 °C, con massimi di oltre 20 µS cm
in alcuni anni. Tali valori evidenziano l’influenza di cospicui scarichi nelle acque lacustri di composti
inorganici. L’esame di maggiore dettaglio degli ioni in soluzione conferma differenze massime nel
caso del sodio, già evidenziate nel paragrafo precedente relativo ai dati recenti, che in alcuni casi
assume nell’epilimnio concentrazioni quasi doppie nella stazione di Como rispetto quella di Argegno.
Tali valori fanno pensare che gli scarichi non siano solo di natura civile, ma abbiano o abbiano avuto
anche una componente industriale. D’altronde l’attività industriale prevalente nel comprensorio
comasco è quella tessile, dove sono impiegate notevoli quantità di sali sodici e i volumi scaricati sono
ingenti. La figura riporta, inoltre, i valori medi epilimnici del pH e dell’ossigeno, che non evidenziano
differenze sensibili fra le due stazioni. Si deve, tuttavia, rilevare che i prelievi, eseguiti una volta
all’anno e al termine dell’inverno limnologico (Marzo-Aprile), non sono necessariamente
102
Progetto PLINIUS
SEZIONE 2. Le informazioni e le criticità
2.7 Stato attuale ed evoluzione idrochimica e trofica del lago
rappresentativi dei fenomeni di produzione algale nelle acque, che si manifestano con intensità anche
nei mesi estivi.
L’incidenza di scarichi di effluenti urbani è evidente anche dal confronto fra i composti dell’azoto e del
fosforo (Fig. 2.7.3). In particolare, l’ammonio presenta spesso picchi di concentrazione con valori
-1
superiori ai 200 µg N L . Le differenze di concentrazione sono, tuttavia, diminuite a partire dal 1995.
Le concentrazioni dei nitrati e dell’azoto totale (comprensivo questo ultimo della frazione organica)
presentano sistematicamente valori più elevati nella stazione di Como. Particolarmente indicative
risultano le concentrazioni di fosforo totale (Fig. 2.7.3). I valori erano molto più elevati nella stazione di
Como nella seconda metà degli anni ‘70, quindi le differenze diminuiscono progressivamente, così
come differiscono i valori assoluti delle concentrazioni. I valori attuali, per entrambe le stazioni, sono
-1
compresi fra i 20 e i 30 µg P L , evidenziando, comunque, una elevata potenzialità trofica.
In conclusione, i dati indicano un progressivo miglioramento della qualità delle acque lacustri per
quanto riguarda i parametri chimici, miglioramento più accentuato per la stazione di Como, che in
passato è stata oggetto di importanti immissioni di inquinanti, a giudicare dagli effetti nelle acque
lacustri. Tuttavia, come dimostrato anche nel paragrafo precedente, permangono differenze fra le
concentrazioni della stazione di Como rispetto alle rimanenti, certamente a causa di un più elevato
impatto antropico su questa stazione. Resta da verificare quali composti, non considerati nelle analisi,
possano essere stati associati a tali scarichi; queste indagini dovrebbero essere condotte sulla base
della tipologia delle attività produttive presenti nel bacino imbrifero. Inoltre, è indispensabile appurare
quali di questi composti si trovino ancora nelle acque o nei sedimenti, con possibilità di essere rimessi
in circolazione, anche alla luce dei tempi di degradazione di alcuni microinquinanti organici.
2.7.3.2
ARRICCHIMENTO IN AZOTO DELLE ACQUE LACUSTRI
A partire dalla seconda metà del secolo scorso, grandi quantità di azoto, nelle forme ioniche di
ammonio e nitrato, utilizzate come fertilizzanti per l’agricoltura, sono state immesse nell’ambiente.
Questi composti sono parzialmente dilavati dalle acque superficiali e possono percolare nel
sottosuolo. Altre fonti importanti di azoto sono costituite dalle emissioni di ossidi di azoto in atmosfera,
a opera dei processi di combustione a elevata temperatura, e dall’emissione di composti
dell’ammoniaca da liquami derivanti da attività zootecniche (allevamenti di suini, bovini ecc.), svolte a
livello intensivo. Le ultime due sorgenti interessano direttamente l’atmosfera, dove i composti
dell’azoto possono essere trasportati per notevoli distanze, prima di essere depositati nuovamente al
suolo con le piogge o come deposizione secca.
La deposizione di azoto interessa dapprima i suoli, provocando un aumento della produttività
vegetale, con potenziali scompensi nel caso di sistemi naturali (Aber et al. 1989), successivamente le
acque superficiali e sotterranee, che dilavano la parte di questi composti non metabolizzata dai
microrganismi del suolo o dalla vegetazione. Il dilavamento diventa più intenso al crescere del
contenuto di azoto dei suoli, sino a giungere a valori massimi quando i suoli raggiungono la
saturazione e i successivi apporti dall’atmosfera non possono più essere trattenuti (Stoddard 1994,
Stoddard & Traaen 1995).
Le acque di torrenti e fiumi nell’area sudalpina convogliano l’azoto ai principali laghi, dove è in parte
utilizzato dal fitoplancton e in parte va ad aumentare le concentrazioni di nitrati nelle acque. La serie
storica di dati disponibile per i laghi sudalpini testimonia tale processo, con particolare evidenza nel
caso del Lago Maggiore, grazie alla più lunga serie di dati disponibile (1955-2005, Mosello et al.
2001b), ma in modo chiaro anche nel caso dei laghi di Como (Fig. 2.7.4) e Iseo (1972-2005, Garibaldi
et al. 1995, Brizzio et al. 1999).
Nella stazione di Argegno le concentrazioni di nitrati sono praticamente raddoppiate nell’arco di circa
30 anni (1955-1985, Fig. 2.7.4), dopodiché l’incremento si è ridotto, probabilmente perché le
concentrazioni a lago si avvicinano al livello di equilibrio rispetto agli apporti esterni. E’ da sottolineare
l’analogia delle concentrazioni di nitrati con quella rilevata nei laghi Maggiore e di Iseo, nonostante le
differenze esistenti nei rispettivi bacini imbriferi, indicante una causa comune delle variazioni, costituita
dalle deposizioni di azoto dall’atmosfera, tendenze già evidenziate in precedenti lavori (Barbanti et al.
1986, Ambrosetti et al. 1992, Mosello et al. 1991, 2001a).
103
Progetto PLINIUS
SEZIONE 2. Le informazioni e le criticità
2.7 Stato attuale ed evoluzione idrochimica e trofica del lago
150
1100
-1
Ammonio (µg N L )
Como
900
Argegno
800
1975
2000
1990
1985
Como
140
1,3
-1
Azoto totale (mg N L )
Fosforo totale (µg P L-1)
120
1,2
2005
500
2000
0
Argegno
1995
600
2005
25
1995
700
1980
50
1990
75
1985
100
1975
-1
Nitrato (µg N L )
1000
1980
125
100
1,1
80
1,0
60
40
Argegno
Argegno
Conducibilità (µS cm-1 20°C)
2005
2000
1995
Sodio (mg L-1)
4,0
180
1985
1975
4,5
190
1990
0
2005
1995
1990
1985
1980
1975
2000
Como
0,8
Como
20
1980
0,9
3,5
3,0
170
2,5
2,0
Como
Argegno
2005
2000
1995
1990
1985
1975
2005
2000
1995
1990
1985
1980
Como
1,0
150
1975
Argegno
1,5
1980
160
Figura 2.7.3 - Variazioni nel tempo delle concentrazioni di alcune variabili chimiche nelle acque
epilimniche delle stazioni di Argegno e Como. Prelievi eseguiti a marzo-aprile.
1100
-1
Nitrati (µg N L )
1000
900
800
700
Como
600
Argegno
500
gen-60
gen-68
gen-76
gen-84
gen-92
gen-00
Figura 2.7.4 - Trend dei nitrati nelle acque in due stazioni del Lago di Como.
104
gen-08
Progetto PLINIUS
2.7.4
CRITICITÀ
2.7.5
AZIONI
2.7.5.1
INTERVENTI
SEZIONE 2. Le informazioni e le criticità
2.7 Stato attuale ed evoluzione idrochimica e trofica del lago
Le criticità che emergono sono almeno di tre tipi. La prima riguarda il fenomeno di eutrofizzazione che
a volte determina consistenti fioriture algali di specie potenzialmente tossiche, aspetti considerati in
dettaglio nel Capitolo 8 (Stato attuale ed evoluzione delle biocenosi lacustri). Questo fenomeno è
comune a gran parte delle acque italiane ed è determinato prevalentemente dagli apporti di fosforo
derivanti dal bacino imbrifero. A tale riguardo, si deve rilevare che, se pure uno studio annuale sulla
qualità dei tributari è stata eseguita (Mosello et al. 2001), lo studio più completo sugli apporti di fosforo
dal bacino imbrifero risale all’inizio degli anni ’90 (Chiaudani & Premazzi 1993). Tale approccio
costituisce uno strumento conoscitivo di base per la programmazione di interventi e per identificare le
sorgenti di inquinamento più importanti e necessita, pertanto, un aggiornamento.
Una seconda criticità riguarda gli scarichi di reflui urbani e industriali che per decenni hanno
interessato in maggiore misura proprio la parte del lago più vulnerabile, a causa del modesto ricambio
d’acqua. Tali apporti, documentati negli effetti sulle acque superficiali del bacino di Como per alcuni
composti (fosforo, ammonio, sodio), non sono ancora stati studiati per altri composti chimici usati nei
processi industriali, quali, a esempio, i coloranti delle industrie tessili. Questi aspetti, considerati in
dettaglio nel Capitolo 9 (Microinquinanti e tossicità delle acque), danno una misura del rischio alla
salute e renderebbero opportuno anche un esame dei sedimenti, ove alcuni degli inquinanti si
conservano.
Attenzione va anche prestata al depuratore di Como (§ 2.4 Collettamento e depurazione nel Ramo
Occidentale del Lario) che tratta sia reflui domestici sia industriali, scaricando le acque trattate nello
stesso bacino di Como. Questi studi sono di rilevanza fondamentale alla luce del fatto che l’acqua del
lago è usata anche a fini potabili (§ 2.10 Usi delle acque).
•
•
Riduzione degli apporti di fosforo dal bacino imbrifero, individuando e trattando le più importanti
fonti domestiche e industriali ancora esistenti;
censimento degli scarichi industriali residui, con particolare attenzione al bacino di Como.
2.7.5.2
•
•
•
•
Valutazione degli apporti di fosforo, azoto e altri composti derivanti dal bacino imbrifero, con
individuazioni delle fonti più importanti per ciascun composto, con particolare attenzione al
fosforo, causa dell’eutrofizzazione. Valutazione delle uscite di questi composti dall’emissario e
delle principali interazioni con il plancton lacustre;
valutazione dell’importanza delle deposizioni atmosferiche come fonte di azoto e di altri
composti sul bacino imbrifero ed effetti sulle acque lacustri;
studio dei composti tossici immessi nelle acque lacustri con scarichi civili e industriali e dei
relativi effetti sulla catena trofica del lago;
stima degli effetti del riscaldamento dell’atmosfera sulla dinamica di mescolamento delle acque
lacustri e relativi effetti biologici.
2.7.5.3
•
•
•
STUDI
MONITORAGGIO
Prelievi sistematici, almeno mensili, per valutare l’evoluzione fisica, chimica e biologica in
diverse stazioni del lago;
monitoraggio dei deflussi dei principali tributari non ancora controllati in maniera continua;
monitoraggio della climatologia del bacino imbrifero, potenziando la rete di stazioni
meteorologiche attualmente esistente.
105
Progetto PLINIUS
2.8
SEZIONE 2. Le informazioni e le criticità
2.8 Stato attuale ed evoluzione delle biocenosi lacustri
STATO ATTUALE ED EVOLUZIONE DELLE BIOCENOSI LACUSTRI
SOMMARIO
Il Lago di Como è stato interessato da un peggioramento delle condizioni trofiche fino alla fine degli anni ’70.
Successivamente si è assistito a un miglioramento della sua situazione trofica, che è tuttora in corso. I
popolamenti fitoplanctonici e zooplanctonici hanno risposto a queste variazioni con l’aumento, dapprima, e la
diminuzione, successivamente, dei taxa meno sensibili all’inquinamento. Dallo studio dell’evoluzione di queste
biocenosi sono emerse alcune criticità legate soprattutto ai fenomeni di fioriture di specie di cianobatteri
potenzialmente tossiche. Differenze si sono evidenziate, inoltre, tra i diversi sottobacini del Lario. Il Primo Bacino,
a causa della sua maggiore vulnerabilità, è quello caratterizzato da un più lento miglioramento ed è perciò
interessato da fioriture più consistenti che pongono delle problematiche per l’utilizzo delle sue acque.
2.8.1
PREMESSA
2.8.2
STATO DELLE CONOSCENZE
2.8.2.1
FITOPLANCTON: ANALISI STORICA
La definizione dello stato di salute di un lago richiede la caratterizzazione delle comunità biologiche
che ne costituiscono l’ecosistema. La Direttiva CE 60/2000/CE, in fase di recepimento da parte
dell’Italia, ha riconosciuto l’importanza dello studio delle comunità biologiche e ha stabilito un sistema
di classificazione dei corpi idrici basato sul grado di scostamento dalle condizioni di riferimento
(prossime alle condizioni di naturalità) stabilite per ogni tipologia lacustre. Le componenti biologiche
più importanti delle comunità acquatiche sono quelle che costituiscono la catena alimentare pelagica
che, partendo dal fitoplancton, attraverso lo zooplancton, arriva sino al vertice della piramide
alimentare costituito dai pesci. I meccanismi che determinano le relazioni e i rapporti quantitativi tra
queste componenti sono molto complessi e sono oggetto di studio da parte di diversi ricercatori. Il
fitoplancton effettua la produzione primaria, come le piante terrestri, e, quindi, è di fondamentale
importanza per il sostentamento dell’intero ecosistema lacustre. La composizione in specie e la
biomassa dei popolamenti fitoplanctonici sono in stretta relazione con la condizione trofica del lago e
ne condizionano l’utilizzo balneare e quello idro-potabile. Gli zooplanctonti sono i consumatori primari
più importanti e rappresentano l’anello di congiunzione con una parte significativa della comunità
ittica. Quest’ultima costituisce una risorsa molto importante per il mantenimento di una delle attività
economiche più antiche legate al Lago di Como, la pesca professionale (§ 2.10.2 L’attività di pesca).
Le informazioni relative allo stato di salute delle comunità fitoplanctonica, zooplanctonica e ittica sono
più numerose e recenti rispetto a quelle relative alle comunità macrobentonica (organismi che vivono
sul fondo) e macrofitica (piante acquatiche macroscopiche) che sono, invece, molto scarse e datate.
In questo capitolo saranno descritte le caratteristiche dei popolamenti fitoplanctonici e zooplanctonici.
Anche il popolamento ittico è influenzato dalle condizioni della qualità delle acque. I salmonidi, come
le due forme di coregone (bondella e lavarello) e la trota sono le specie che traggono il maggiore
giovamento dal processo di risanamento della qualità delle acque, al contrario le specie appartenenti
alla famiglia dei ciprinidi, come l’alborella, specie di grande importanza faunistica per il Lago di Como,
tendono a diminuire. Nel popolamento ittico recente di tutti i laghi della Lombardia emerge, tuttavia,
una tendenza evolutiva negativa legata al progressivo aumento del numero di specie ittiche esotiche,
di provenienza ignota e illegale. Non v’è dubbio che la comparsa e l’espansione di nuove specie sia il
rischio più grave che minaccia il futuro del popolamento ittico lariano.
Le prime informazioni relative ai popolamenti fitoplanctonici del Lario sono state raccolte da Rina
Monti nei primi del ‘900 (Monti 1925, Monti 1929), la quale ha segnalato alcuni episodi di fioriture di
Microcystis aeruginosa e Anabaena flos-aquae che hanno interessato tutti i sottobacini. Una
campagna limnologica successiva effettuata circa venti anni dopo nel bacino di Como (Baldi et al.
1947) ha individuato uno spettro di composizione in specie, tra cui le più importanti erano Fragilaria
crotonensis e Ceratium hirundinella, caratteristico di ambienti oligotrofi. E’ bene precisare che le
indagini citate in precedenza si sono basate su valutazioni di tipo qualitativo che hanno indicato la
106
Progetto PLINIUS
SEZIONE 2. Le informazioni e le criticità
2.8 Stato attuale ed evoluzione delle biocenosi lacustri
composizione in specie della comunità algale, ma non le abbondanze relative dei diversi taxa.
All’inizio degli anni ‘70 un lavoro di tesi (Braga 1972) ha indicato Planktothrix rubescens come la
specie più importante della comunità algale, a testimonianza del peggioramento delle condizioni
trofiche del lago. Negli anni a cavallo tra il 1970 e il 1980 un’indagine dell’Istituto per lo Studio degli
Ecosistemi (ISE-CNR) di Verbania-Pallanza (Ambrosetti et al. 1992), che ha interessato tutti i
sottobacini, sottolinea il peso avuto nella comunità fitoplanctonica da parte di Fragilaria crotonensis e
Planktothrix rubescens. Un altro studio effettuato nel 1983-84 (Mosello et al. 1991) ha confermato i
valori elevati di densità di Planktothrix rubescens e descritto una fioritura di Microcystis aeruginosa nel
bacino di Como. Negli anni 1988-89 e 1991-92 due campagne limnologiche (Casati et al. 1990,
Chiaudani & Premazzi 1993) hanno indicato un miglioramento delle condizioni trofiche del Lario e una
corrispondente diminuzione dei valori medi dei biovolumi algali. In questo studio la struttura dei
popolamenti algali non ha subito variazioni di rilievo rispetto agli anni precedenti tranne che per la
comparsa di Mougeotia sp. e Lyngbia limnetica.
L’unica indagine paleolimnologica nel Lario è stata condotta nel 1994 (Marchetto et al. 1995) nella
baia di Como. I risultati di questa ricerca hanno permesso di ricostruire l’evoluzione trofica del bacino
comasco e di individuare le specie di Diatomee dominanti. Nel 1997 un lavoro di Bettinetti et al. (2000)
ha messo in relazione le condizioni trofiche del Primo Bacino con la recente colonizzazione del bivalve
Dreissena polimorpha. In questo periodo Planktothrix rubescens ha raggiunto i picchi più elevati di
-1
concentrazione di 50000 cell mL a Cernobbio. Dal Settembre 1997 all’Agosto 1999 una
collaborazione tra le Amministrazioni Provinciali di Como, Lecco e Sondrio e i PMIP dei relativi
territori, l’ISE-CNR di Pallanza e l’Università di Milano Bicocca ha consentito lo svolgimento di un
monitoraggio dei bacini occidentale e orientale del Lario. Dai risultati di questa campagna sono state
ricavate una serie di pubblicazioni riguardo gli aspetti chimico-fisici e biologici del Lario ed è stata
effettuata anche una valutazione dei carichi insistenti sul lago. Il fitoplancton è risultato essere
caratterizzato (Mosello et al. 1999, 2001a, Buzzi 2002, Salmaso et al. 2003) da una forte presenza dei
-1
Cianobatteri con Planktothrix rubescens che ha raggiunto 33000 cell mL nella stazione di Como nel
1997.
2.8.2.2
FITOPLANCTON: SITUAZIONE ATTUALE
I dati più recenti relativi ai popolamenti fitoplanctonici del Lario sono stati prodotti da ARPA Lombardia
Dipartimenti di Lecco e Como nella caratterizzazione degli episodi di fioritura algale e nell’attuazione
di un progetto di approfondimento delle conoscenze sui laghi finanziato dalla Regione Lombardia,
tuttora in corso di svolgimento. Nel mese di Agosto del 2000 si è verificato un episodio di fioritura da
parte di Microcystis aeruginosa, una cianoficea potenzialmente tossica, che si è manifestata con
colonie a forma di fiocchi delle dimensioni massime di un centimetro, sospese in uno strato d’acqua di
circa un metro di spessore. Il fenomeno ha interessato in maniera estesa tutto il ramo di Como e una
zona limitata del sottobacino settentrionale nei pressi di Gera Lario. Lo strato d’acqua superficiale
della baia di Como sino all’altezza di Villa Geno è stato caratterizzato da valori molto elevati di densità
-1
3
-3
cellulare e biovolume di Microcystis aeruginosa, rispettivamente 330000 cell mL e 28710 mm m ,
associati a scarsa trasparenza (2 metri). Da questo punto, procedendo verso Nord, la presenza della
-1
3
specie indicata è diminuita sino a raggiungere, all’altezza di Torno, valori di 1400 cell mL e 122 mm
-3
m . L’analisi dei dati (Tab. 2.8.1) evidenzia come la densità di Microcystis aeruginosa sia
notevolmente più bassa nei campioni prelevati lungo la colonna d’acqua e nel campione integrato,
contrariamente a Planktothrix rubescens che raggiunge le concentrazioni più elevate in prossimità del
metalimnio, distribuzione che riflette le differenti caratteristiche ecologiche delle due specie. In queste
indagini in tutti i punti di campionamento si è registrata un’elevata densità di Planktothrix rubescens e
bassi valori di trasparenza soprattutto laddove si è registrato un calo di Microcystis aeruginosa. I test
tossicologici dei campioni di acqua superficiale effettuati con Daphnia magna, Oryza sativa e Vibrio
fischeri hanno, comunque, dato esito negativo.
Nel corso degli anni 2001 e 2002 il Dipartimento di Lecco dell’ARPA ha effettuato un monitoraggio dei
popolamenti fitoplanctonici dei sottobacini settentrionale e orientale del Lario. I risultati di questa
indagine non hanno evidenziato alcun picco di densità da parte dei Cianobatteri potenzialmente
tossici.
Un nuovo episodio di bloom da parte di Microcystis aeruginosa si è, invece, verificato nel corso
dell’estate 2003. Il fenomeno ha interessato in maniera diffusa il Primo Bacino da Como sino
-1
approssimativamente a Cernobbio con concentrazioni in superficie pari a 300000 cell mL ad Agosto
-1
e 200000 cell mL a Settembre. Nel campione di Settembre il test ELISA ha evidenziato la presenza
-1
di 2,7 µg L di microcistina. Nei sottobacini settentrionale e orientale la fioritura ha interessato solo
107
Progetto PLINIUS
SEZIONE 2. Le informazioni e le criticità
2.8 Stato attuale ed evoluzione delle biocenosi lacustri
alcune zone, come, a esempio, l’insenatura di Piona in prossimità di Colico, dove la densità di M.
-1
aeruginosa ha raggiunto le 100000 cell mL e la concentrazione di microcistina misurata con il test
-1
ELISA è stata di 1,3 µg L .
Tabella 2.8.1 - Densità e biovolume delle Cianoficee potenzialmente tossiche nell’Agosto 2000.
Profondità
m
0
2
5
10
25
0-20
0
Microcystis
aeruginosa
Densità
Biovolume
-1
Cell mL
mm3 m-3
330000
503
1524
2226
nr
212
1400
28710
43
131
191
nr
1
122
Planktothrix
rubescens
Densità
Biovolume
-1
Cell mL
mm3 m-3
Como
23970
1752
11850
876
25752
1879
46000
3320
3547
256
10854
792
Torno-Faggeto
19810
1445
Snowella
lacustris
Densità
Biovolume
-1
Cell mL
mm3 m-3
3731
1006
2960
1869
195
1408
74
20
59
37
4
30
2450
52
La recente campagna limnologica 2003 e 2004, effettuata da ARPA Lombardia, ha consentito per la
prima volta la raccolta contemporanea di dati chimico-fisici e biologici in 5 stazioni dei diversi
sottobacini con una frequenza mensile. La dinamica dei popolamenti fitoplanctonici è stata studiata
nello strato integrato 0-20 metri in tutti i sottobacini. La classe algale più rappresentata in termini di
numero di taxa è stata quella delle clorophyceae seguita da quella dei cianobatteri. Il confronto dei
risultati ottenuti per i diversi siti ha evidenziato la stazione di Como come la più produttiva in termini di
biovolumi fitoplanctonici, confermando la tendenza registrata negli studi effettuati in passato. I rapporti
di dominanza all’interno delle comunità algali sono valutati, dal punto di vista ecologico, in termini di
biovolume delle singole specie. Nel bacino di Como le specie più significative nel periodo primaverile
sono state le diatomee Stephanodiscus minutulus, Fragilaria crotonensis, Asterionella formosa e
Aulacoseira islandica. Il periodo estivo è stato caratterizzato dal dominio delle clorophyceae,
coniugatophyceae e dinoficee (Fig. 2.8.1); Coelastrum polychordum, Sphaerocystis schroeterii,
Oedogonium sp,. Staurastrum paradoxum e Ceratium hirundinella sono, infatti, state le specie più
importanti.
Il periodo invernale ha visto una significativa presenza di Rhodomonas minuta associata a Ceratium
hirundinella e Staurastrum paradoxum. Il peso dei cianobatteri dal punto di vista del biovolume è
evidente, nella Figura 2.8.1, solo nei periodi estivi e autunnali del 2004 mentre si può osservare in
Figura 2.8.2 come dal punto di vista della densità cellulare diventino molto più importanti anche in altri
periodi; Aphanothece nidulans, Snowella lacustris e Microcystis aeruginosa, quest’ultima a dicembre
2004, sono state le specie di cianobatteri che hanno raggiunto le densità più elevate. Il confronto tra i
valori di concentrazione nello strato integrato e in quello superficiale evidenzia come nella fioritura del
2003 Microcystis aeruginosa sia stata presente esclusivamente nello strato superficiale e che, a
differenza di quella del 2000, non fosse associata a Planktothrix rubescens.
108
Progetto PLINIUS
SEZIONE 2. Le informazioni e le criticità
2.8 Stato attuale ed evoluzione delle biocenosi lacustri
800
1419
1242
2268
1048
700
600
3
mm m
-3
500
400
300
200
100
0
set-03
ott-03
nov-03 dic-03 gen-04 feb-04 mar-04 apr-04 mag-04 giu-04
Cloroficee
Crisoficee
Coniugatoficee
Criptoficee
lug-04 ago-04 set-04
Cianobatteri
Diatomee
ott-04
nov-04 dic-04
Dinoficee
Figura 2.8.1 - Biovolumi dei gruppi algali nella stazione di Como nel 2003-2004.
8000000
10421680
7000000
6000000
13380138
Cell L
-1
5000000
4000000
3000000
2000000
1000000
0
set-03
ott-03
nov-03 dic-03 gen-04 feb-04 mar-04 apr-04 mag-04 giu-04
Cloroficee
Crisoficee
Coniugatoficee
Criptoficee
lug-04 ago-04 set-04
Cianobatteri
Diatomee
ott-04
nov-04 dic-04
Dinoficee
Figura 2.8.2 - Densità algali nella stazione di Como nel 2003-2004.
La densità cellulare di quest’ultima specie, inoltre, si è ridotta notevolmente negli ultimi anni, passando
4
-1
3
-1
da un picco di 3,3 10 cell mL del Settembre 1997 a uno di 4,3 10 cell mL nell’Ottobre 2004,
diminuzione confermata in tutti i sottobacini del Lario.
Il confronto tra le stazioni monitorate nel corso del biennio 2003-2004 ha evidenziato sensibili
differenze nella produzione algale tra Como e Lecco. Mentre la composizione in specie è
sostanzialmente omogenea in tutto il Lario, sia i rapporti di dominanza all’interno delle comunità algali
sia il biovolume medio annuale sono differenti.
109
Progetto PLINIUS
SEZIONE 2. Le informazioni e le criticità
2.8 Stato attuale ed evoluzione delle biocenosi lacustri
4500000
4000000
3500000
Cell L
-1
3000000
2500000
2000000
1500000
1000000
500000
0
set-03
ott-03
nov-03 dic-03 gen-04 feb-04 mar-04 apr-04 mag-04 giu-04
Aphanizomenon flos-aquae
Microcystis aeruginosa
lug-04 ago-04 set-04
Planktothrix rubescens
ott-04
nov-04 dic-04
Snowella lacustris
Figura 2.8.3 - Densità dei Cianobatteri potenzialmente tossici nella stazione di Como nel 2003-2004.
Nel bacino di Como è evidente l’importanza di alcune specie associate a un elevato stato di trofia
quali Coelastrum polychordum e Sphaerocystis schroeteri, clorophyceae appartenenti all’ordine delle
Chlorococcales rispetto al bacino orientale.
La densità dei cianobatteri potenzialmente tossici (Figura 2.8.3 e 2.8.4), è inferiore nel bacino
orientale rispetto a quello occidentale dove Microcystis aeruginosa, ha raggiunto una concentrazione
3
-1
di 3 10 cell mL nel mese di Ottobre. E’ da rilevare che le densità di queste specie potenzialmente
-1
-1
tossiche sono risultate tutte inferiori alla soglia di 5000 cell mL corrispondente a 0,84 µg L
microcistine, dose ingeribile senza effetti acuti o cronici, come indicato dal Ministero della Salute nella
nota IX.400.4/13.1/3 relativa ai criteri per la definizione del programma di sorveglianza algale previsti
dal D.M. 17/06/88.
La differente produzione algale dei diversi sottobacini è legata al loro stato di trofia. Ciò è esplicitato
nella Tabella 2.8.2 dove sono riportati i valori medi annuali di biovolume algale, trasparenza, clorofilla
a e concentrazione media di fosforo totale di tutta la colonna d’acqua alla circolazione primaverile, per
l’anno 2004. La maggiore vulnerabilità del Primo Bacino é sottolineata dal gradiente di biovolume
algale, fosforo totale, e, in misura minore, dalla concentrazione di clorofilla a che si delinea
procedendo da Como in direzione degli altri due bacini.
Dall’analisi dei dati degli ultimi cinque anni è emerso che la comunità fitoplanctonica del Lario ha
subito alcuni cambiamenti sia a livello quantitativo, con una riduzione del biovolume medio annuale,
sia qualitativo. Tra le specie più importanti vi è stata una riduzione della densità di Planktothrix
rubescens, specie adattata a basse temperature e a basse intensità luminose e che ha popolato la
zona metalimnica dei grandi laghi subalpini. Microcystis aeruginosa ha, invece, incrementato la sua
presenza soprattutto negli strati superficiali con una serie di episodi di fioriture di differente intensità.
Vi è stato, inoltre, un incremento di densità a carico di alcune specie appartenente all’ordine delle
Chloroccales durante i periodi estivi.
110
Progetto PLINIUS
SEZIONE 2. Le informazioni e le criticità
2.8 Stato attuale ed evoluzione delle biocenosi lacustri
3000000
2500000
1500000
Cell L
-1
2000000
1000000
500000
0
set-03
ott-03
nov-03 dic-03 gen-04 feb-04 mar-04 apr-04 mag-04 giu-04
Aphanizomenon flos-aquae
Microcystis aeruginosa
lug-04 ago-04 set-04
Planktothrix rubescens
ott-04
nov-04 dic-04
Snowella lacustris
Figura 2.8.4 - Densità dei Cianobatteri potenzialmente tossici nella stazione di Lecco nel 2003-2004
Tabella 2.8.2 - Situazione del Lario relativa al 2004: valori medi annuali di biovolume fitoplanctonico;
concentrazione di fosforo totale alla circolazione invernale; trasparenza e clorofilla-a media annuale.
Stazioni
Como
Argegno
Abbadia
Dervio
Lecco
Biovolume
Trasparenza
m
Clorofila-a
mm m
Fosforo
-1
totale
µ
gL
950
684
680
570
504
34
30
27
27
24
6,1
8,0
8,0
7,1
9,0
4,1
4,0
3,1
3,1
3,0
3
-3
2.8.2.3 ZOOPLANCTON
Analisi storica
µg L-1
Le informazioni relative a questa componente biologica sono rare e frammentarie e non consentono di
ricostruire in maniera esaustiva l’evoluzione dei popolamenti zooplanctonici. Le prime informazioni
risalgono a Rina Monti (Monti 1924, 1925a, 1925b) e a Baldi, Pirocchi e Tonolli (Baldi et al. 1947).
Occorre, però, arrivare a due studi effettuati agli inizi degli anni ’80 (Parise & Riva 1982, Negri 1984)
per rilevare un aumento delle densità dei Cladoceri, in maniera particolare Eubosmina coregoni,
probabilmente da mettere in relazione all’incremento dell’eutrofizzazione delle acque. Le campagne
del 1988-1989 e 1991-1992 (Casati et al. 1990, Chiaudani & Premazzi 1993) hanno evidenziato il
dominio di Eudiaptomus padanus nelle comunità zooplanctoniche di tutti i sottobacini del Lario. Mentre
la composizione in specie delle comunità è identica in tutto il Lario, dal punto di vista quantitativo il
Ramo Occidentale del lago ha fatto registrare valori di densità più elevati e anche una maggiore
presenza di Cladoceri, a testimonianza di condizioni di trofia più elevate, con Eubosmina coregoni che
-3
ha raggiunto la densità di 10590 ind m . In questi studi, tra i Rotiferi le specie più numerose sono
state Conochilus unicornis e Keratella cochlearis.
111
Progetto PLINIUS
SEZIONE 2. Le informazioni e le criticità
2.8 Stato attuale ed evoluzione delle biocenosi lacustri
Situazione attuale
Lo studio più vasto sui popolamenti zooplanctonici è stato condotto nel 2003 e 2004, contestualmente
a quello relativo ai parametri chimico-fisici e al fitoplancton. I campioni sono stati raccolti con un retino
lungo la verticale dello strato 0-50 m. Nelle campagne sono state identificate 5 specie di Cladoceri, 3
di Copepodi e 26 di Rotiferi.
La composizione in specie della comunità zooplanctonica è stata pressoché identica in tutto il Lario,
mentre i valori di densità dei taxa mostra differenze soprattutto tra i bacini occidentale e quello
orientale. Nella stazione di Lecco i valori di densità dei Copepodi, sia medi sia di picco, sono stati più
elevati, mentre il valore medio annuale di densità dei Cladoceri è risultato superiore a Como (Figure
2.8.4 e 2.8.5) sono riportati gli andamenti dei valori densità dei tre principali gruppi di organismi
zooplanctonici nelle stazioni di Como e di Lecco.
70000
60000
Ind m
-3
50000
40000
30000
20000
10000
0
gen-04
feb-04
mar-04
apr-04
mag-04
Cladoceri
giu-04
Copepodi
lug-04
ago-04
set-04
ott-04
nov-04
dic-04
Rotiferi
Figura 2.8.5 - Successione dei popolamenti zooplanctonici nella stazione di Como nel 2004.
La successione stagionale dei popolamenti zooplanctonici a Como nel 2004 è iniziata nel mese di
Gennaio con una presenza significativa di copepoditi di Eudiaptomus padanus e di rotiferi
appartenenti alla specie Polyarthra euryptera. Il resto dell’inverno è stato caratterizzato da bassi valori
per tutti i gruppi. Tra i copepodi ciclopoidi, in questo periodo Cyclops abissorum è stata l’unica specie
presente. Ad Aprile inizia lo sviluppo primaverile che porta al picco di densità dei copepodi nel mese di
-3
Maggio con Eudiaptomus padanus che raggiunge una concentrazione di adulti pari 3130 ind m . Tra i
Rotiferi Keratella cochlearis e Kellicotia longispina raggiunge i picchi di concentrazione nel mese di
-3
Giugno così come il cladocero appartenente al gruppo Daphnia hyalina/galeata con 6380 ind m . Nel
periodo estivo e tardo estivo tra i cladoceri fanno la loro comparsa Diaphanosoma brachiurum e i
grossi predatori Bytotrephes longimanus e Leptodora kindtii. Tra i copepodi Mesocyclops leuckartii,
una specie stenoterma calda, fa la sua apparizione nella comunità. Nel mese di luglio, come è bene
evidente nel grafico in Figura 2.8.6, si ha una vera e propria esplosione demografica del rotifero
-3
Conochilus hippocrepis che raggiunge una densità pari a 50800 ind m . A tarda estate e inizio
autunno Eubosmina coregoni è stato il cladocero dominante. Proprio nel periodo autunnale ha inizio il
declino dei popolamenti zooplanctonici che culmina con i valori minimi di densità nella stagione
invernale. Questi bassi valori di concentrazione di zooplancton condizionano lo sviluppo demografico
di alcune specie ittiche zooplanctofaghe presenti nel lago.
112
Progetto PLINIUS
SEZIONE 2. Le informazioni e le criticità
2.8 Stato attuale ed evoluzione delle biocenosi lacustri
60000
50000
Ind m
-3
40000
30000
20000
10000
0
gen-04
feb-04
mar-04
apr-04
mag-04
Cladoceri
lug-04
Copepodi
set-04
ott-04
nov-04
dic-04
Rotiferi
Figura 2.8.6 - Successione dei popolamenti zooplanctonici nella stazione di Lecco nel 2004.
La successione stagionale nella stazione di Lecco ha seguito lo stesso andamento di Como con
alcune differenze nei valori assoluti di densità dei differenti gruppi. Nella Tabella 2.8.3 è evidente la
maggior concentrazione di copepodi e la minore densità di cladoceri presenti nella stazione di Lecco.
E’ noto dalla letteratura scientifica (Reynolds 1997) che alcuni copepodi calanoidi come Eudiaptomus
padanus sono molto sensibili ai fenomeni di eutrofizzazione e, quindi, la loro abbondanza diminuisce
con l’aumentare delle condizioni di trofia. I cladoceri per contro dominano in ambienti con un elevato
grado di trofia, mentre diminuiscono in quelli che tendono all’oligotrofia.
Tabella 2.8.3 - Confronto tra i valori medi e massimi dello zooplancton nei bacini occidentale e
orientale.
2004
-3
Lecco
Como
Max
Media
Max
Media
Cladoceri
5720
1691
7620
2780
Copepodi
41500
10137
17130
7724
Rotiferi
57590
13991
63600
10917
Ind m
Per ciò che riguarda l’evoluzione dei popolamenti zooplanctonici, l’unico confronto possibile dei dati
attuali con i dati pregressi tra Como e Lecco è relativo alle campagne 1989-90 e 1991-1992. Dal punto
di vista della composizione in specie, non sono state trovate differenze rilevanti a livello dei crostacei.
Rispetto a questi anni, nel 2004 si è registrata una diminuzione ulteriore dei valori dei cladoceri in tutte
-3
le stazioni. A Como si è passati da una media di cladoceri di 11360 ind m nel 1991-92 a una di 2780
-3
-3
-3
ind m ; a Lecco, invece, si è passati da 5740 ind m di cladoceri nel 1991-92 a 1691 ind m nel 2004.
-3
Anche i valori di picco di densità di Daphnia hyalina sono passati da 15440 a 7620 ind m .
Contemporaneamente le differenze tra le densità dei cladoceri tra le differenti stazioni è diminuita. La
113
Progetto PLINIUS
SEZIONE 2. Le informazioni e le criticità
2.8 Stato attuale ed evoluzione delle biocenosi lacustri
diminuzione dei cladoceri, gli erbivori più efficienti negli ambienti caratterizzati da biomasse algali
maggiori, costituisce un segnale positivo e sottolinea il progressivo miglioramento dello stato di trofia
avvenuto in questo ultimo decennio .
2.8.2.4
EVOLUZIONE RECENTE DEL POPOLAMENTO ITTICO
La Tabella 2.8.4 riporta il quadro attuale della popolazione ittica del Lago di Como distinguendo
ciascuna delle 33 specie presenti in base alla abbondanza: occasionale (9 specie su 33), rara (10),
comune (8) e molto comune (6).
Dalle modificazioni intervenute nel popolamento ittico del Lario negli ultimi trent’anni, si possono,
invece, raggruppare le diverse informazioni che provengono dal mondo della pesca e dell’ittiologia, in
due distinte “tendenze evolutive”.
La prima, che ha una valenza senz’altro positiva, riguarda il progressivo aumento delle specie sensibili
a condizioni di qualità ambientale ridotta. Si fa riferimento soprattutto ad alcune specie che
appartengono alla famiglia dei Salmonidi, (Coregone lavarello, coregone bondella, Trota) la cui
presenza si è a tal punto consolidata da costituire il perno attorno cui ruota il mondo della pesca
professionale lariana. All’aumento dei Salmonidi è corrisposta, tuttavia, una visibile e speculare
diminuzione di un altro importante gruppo faunistico, i Ciprinidi, caratterizzato da spiccate doti di
“resistenza” all’inquinamento.
L’instaurazione di una comunità ittica più diversificata e dominata da specie “esigenti” dal punto di
vista ambientale è un fattore positivo, senz’altro ascrivibile al processo di risanamento della qualità
delle acque che si è verificato negli ultimi decenni. In questo contesto, l’unico segnale negativo di una
certa rilevanza è rappresentato dal forte regresso della popolazione di alborella, specie ittica di
notevole importanza faunistica ed ecologica. Esplosa verso la metà degli anni Novanta, la crisi
dell’alborella è stata affrontata con forti misure di protezione e di tutela che sembrano aver portato
risultati positivi. Oggi la situazione dell’alborella è senz’altro meno preoccupante rispetto a dieci anni
fa, ma la specie continua a essere oggetto di particolari misure di protezione.
La seconda “tendenza evolutiva” che possiamo individuare consiste nel progressivo aumento delle
specie ittiche presenti nel lago per la continua comparsa di specie esotiche, di provenienza ignota e
illegale. L’ultima introduzione di una nuova specie che ha avuto l’avallo del mondo scientifico e degli
Enti addetti alla gestione della fauna ittica si è verificata intorno al 1970 e ha avuto come oggetto la
bondella, specie molto simile al lavarello (allora già presente nel lago) e introdotta per offrire nuove
opportunità di sviluppo alla pesca di mestiere. Dopo allora, sono comparse almeno quattro nuove
specie, tre delle quali (gardon rodeo amaro, pseudorasbora) appartengono alla famiglia dei Ciprinidi e
una alla famiglia dei Percidi (lucioperca). Per ora la presenza di queste nuove specie è confinata in
alcune zone abbastanza circoscritte del Lago, ma non v’è dubbio che la comparsa e l’espansione di
nuove specie sia il rischio più grave che minaccia il futuro del popolamento ittico lariano. Attualmente,
infatti, nel Lario sono presenti 33 specie, di cui 14 delle quali (oltre il 40%) sono già di provenienza
esotica.
In questo contesto, la porzione di lago su cui si concentra l’interesse del progetto PLINIUS presenta
alcune interessanti peculiarità. Da un lato può essere doveroso sottolineare come l’espansione dei
Salmonidi abbia interessato visibilmente anche lo specchio d’acqua prospiciente la città di Como,
nonostante si tratti dell’area che presenta tuttora le maggiori criticità ambientali. In secondo luogo, e
questo è un fatto ancora più interessante, il Primo Bacino del Lago è la zona dove la colonizzazione di
due specie esotiche (gardon e lucioperca) si è spinta più avanti. La loro presenza a Como è senz’altro
consistente e sembra essere ancora in fase di netta crescita. Pur essendo impensabile ipotizzare un
intervento che possa contrastare un’eventuale ulteriore espansione di queste due specie, il
monitoraggio della presenza di gardon e lucioperca a Como e zone limitrofe sarà una misura da
intensificare per facilitare la comprensione dei processi evolutivi in atto.
114
Progetto PLINIUS
SEZIONE 2. Le informazioni e le criticità
2.8 Stato attuale ed evoluzione delle biocenosi lacustri
Tabella 2.8.4 - Quadro attuale della popolazione ittica del Lago di Como (* presenza occasionale; **
specie rara; *** specie comune; **** specie molto comune). In corsivo sono evidenziate le specie di
origine esotica
Famiglia
Specie
Nome Comune
Cyprinidae
Alburnus alburnus alborella
Alborella
Centrarchidae
Barbus barbus plebejus
Carassius auratus
Carassius carassius
Chondrostoma soetta
Cyprinus carpio
Leuciscus cephalus cabeda
Leuciscus souffia muticellus
Pseudorasbora parva
Rodeus sericeus
Rutilus pigus
Rutilus rubilio
Rutilus rutilus
Scardinius erhythrophtalmus
Tinca tinca
Coregonus macrophtalmus
Coregonus morpha hybrida
Oncorhynchus mykiss
Salmo trutta
Salvelinus alpinus
Thymallus thymallus
Perca fluviatilis
Stizostedion lucioperca
Lepomis gibbosus
Barbo
Carassio dorato
Carassio
Savetta
Carpa
Cavedano
Vairone
Pseudorasbora
Rodeo amaro
Pigo
Triotto
Gardon
Scardola
Tinca
Coregone bondella
Coregone lavarello
Trota iridea
Trota lacustre
Salmerino alpino
Temolo
Pesce persico
Lucioperca
Persico sole
***
**
*
**
**
**
****
**
*
*
***
***
**
***
***
****
****
*
***
**
*
****
**
***
Anguillidae
Gadidae
Gobiidae
Acipenseridae
Esocidae
Clupeidae
Cobitidae
Ictaluridae
Micropterus salmoides
Anguilla anguilla
Lota lota
Padogobius martensi
Acipenser naccarii
Esox lucius
Alosa fallax lacustris
Cobitis taenia
Ictalurus melas
Persico trota
Anguilla
Bottatrice
Ghiozzo padano
Storione del naccari
Luccio
Agone
Cobite
Pesce gatto
*
**
****
***
*
**
****
*
*
Salmonidae
Percidae
2.8.3
CRITICITÀ
Abbondanza
Le problematiche emerse dall’analisi delle componenti biologiche del Primo Bacino riguardano
principalmente le fioriture di specie fitoplanctoniche potenzialmente tossiche. Le elevate densità
cellulari raggiunte da Microcystis aeruginosa, negli episodi citati nel paragrafo 7.2.2, hanno creato una
serie di problemi all’utilizzo delle acque del Lario, per il consumo umano e per quello balneare. Le
informazioni presenti in letteratura rispetto all’esposizione ai Cianobatteri e alla loro tossicità sono
state ricavate per la maggior parte da studi effettuati in Australia. Sulla base di alcune di queste
pubblicazioni (Falconer 1994, Pilotto et al. 1997) sono stati ricavati limiti di concentrazione delle
115
Progetto PLINIUS
SEZIONE 2. Le informazioni e le criticità
2.8 Stato attuale ed evoluzione delle biocenosi lacustri
microcistine per le acque a differente destinazione. Il Ministero della Salute nella nota IX.400.4/13.1/3
relativa ai criteri per la definizione del programma di sorveglianza algale previsti dal D.M. 17/06/88,
-1
-1
indica in 5000 cell mL ed 1 µg L la soglia oltre la quale il rischio per la balneazione non è
-1
considerato accettabile. L’OMS utilizza la concentrazione di 1 µg L di microcistina come limite per le
acque potabili (WHO 1998) mentre per le acque di balneazione indica una serie di soglie (WHO
-1
2003); quella legata a un rischio sanitario medio-basso è pari a 20000 cell mL di Cianobatteri. Il limite
-1
di 1 µg L riguarda la tossicità acuta, mentre per il rischio cronico da assunzione per lunghi periodi di
-1
acque provenienti da laghi contaminati, riportato dalla letteratura internazionale, è di 0,01 µg L di
microcistine (Ueno et al. 1996).
L’esperienza fin qui maturata nella caratterizzazione degli episodi di bloom algale verificatisi nel Lario
ha messo in luce la carenza di informazioni relative ad alcuni aspetti che sono riportati di seguito. I
primi due aspetti sono relativi alla realtà del Lario, mentre il terzo riguarda l’intera comunità scientifica:
•
l’identificazione delle tossine e la loro concentrazione. A eccezione di alcune indagini biotossicologiche effettuate presso il Dipartimento ARPA di Lecco per le ASL rivierasche, non è
presente, nell’ambito del bacino lariano, una struttura in grado di effettuare delle analisi
chimiche e biologiche complete, sia per le acque di lago sia per quelle sottoposte a processi di
potabilizzazione.
•
lacune conoscitive. Non esiste una rete di monitoraggio in continuo dei principali parametri
meteo-climatici e di quelli fisici della colonna d’acqua. Queste informazioni sono necessarie,
supportate da modelli previsionali, per la comprensione dei meccanismi che determinano le
fioriture.
•
problematiche oggetto di studio. La prima riguarda la tassonomia e la biodiversità dei
Cianobatteri. L’altra si occupa della determinazione dei fattori ambientali che determinano i
rapporti di dominanza tra i ceppi che producono e quelli che non producono le tossine all’interno
delle popolazioni di Cianobatteri appartenenti alla stessa specie.
Le maggiori criticità relative alla fauna ittica riguardano la diminuzione dei ciprinidi, ma soprattutto
l’aumento vertiginoso della presenza di specie ittiche esotiche, la cui presenza minaccia gli habitat
tradizionali della fauna indigena. Il problema, molto diffuso anche a scala regionale, appare in
continua ascesa e rappresenta un’importante pressione sulla struttura della popolazione ittica.
2.8.4
AZIONI
Per porre rimedio alle criticità sopra evidenziate si dovranno effettuare due tipi di azioni. Il primo tipo
prevede degli interventi, mentre il secondo è relativo all’approfondimento delle conoscenze di alcuni
aspetti:
•
le specie di Cianobatteri responsabili di fioriture nel Lario sono indicatrici di mesotrofia ed
eutrofia. L’intervento principale per contrastare questi episodi e per contenerne lo sviluppo in
termini di biomassa è la riduzione dei carichi di nutrienti, soprattutto del fosforo;
•
si dovrà individuare un laboratorio di riferimento che sarà adeguatamente attrezzato per le
analisi bio-tossicologiche e chimiche delle tossine algali. Sarà necessario, inoltre, mettere a
punto alcuni test di tossicità con l’utilizzo di organismi acquatici per la verifica degli effetti di
alcune tossine non ancora identificate.
•
in accordo con il Piano di Tutela e Uso delle Acque della Regione Lombardia e parallelamente
alle azioni di risanamento del Primo Bacino previste in questo lavoro, è di vitale importanza la
prosecuzione del monitoraggio e dello studio dei popolamenti fitoplanctonici con continuità,
estendendo l’indagine anche al picoplancton e al ruolo del microbial loop. Le serie storiche dei
dati sono estremamente importanti per comprendere l’evoluzione delle comunità algali e l’effetto
delle azioni di risanamento.
•
si dovranno predisporre boe dotate di sistemi di rilevamento dei parametri meteo e di alcuni
parametri fisici lungo la colonna d’acqua necessari per l’utilizzo di strumenti modellistici per la
comprensione e l’eventuale previsione delle fioriture algali (§ 2.2 Clima, idrologia e
idrodinamica lacustre).
•
Dal punto di vista ittico, si dovrà proseguire nella azione di sostegno delle popolazioni di
Ciprinidi, ma soprattutto dovrà essere mantenuto elevato il controllo della diffusione delle specie
esotiche in maggiore espansione (gardon e lucioperca) a Como e nelle zone limitrofe.
116
Progetto PLINIUS
2.9
SEZIONE 2. Le informazioni e le criticità
2.9 Microinquinanti e tossicità delle acque
MICROINQUINANTI E TOSSICITÀ DELLE ACQUE
SOMMARIO
L’inquinamento delle acque si è evoluto negli anni più recenti nella direzione di una maggiore complessità: nella
maggior parte dei casi sono stati attenuati gli effetti negativi dovuti ai “macroinquinanti”, ma è aumentato il
numero dei microinquinanti che possono nuocere all’ecosistema e alla salute umana, anche se presenti a
bassissime concentrazioni. Si rende, quindi, quanto mai attuale la necessità di utilizzare metodologie biologiche
per rilevare il rischio chimico potenziale per gli ecosistemi acquatici. Questo principio è stato in parte recepito
dalla normativa vigente e in quella europea che dovrà essere implementata in Italia. In questo capitolo, saranno
presentate le conoscenze esistenti sullo stato di contaminazione da microinquinanti del Lario, con particolare
riferimento al sotto-bacino comasco, e saranno discusse le potenzialità delle metodologie ecotossicologiche che
devono essere considerate soprattutto come procedure di screening discriminanti ai fini dell’esecuzione delle
complesse e costose caratterizzazioni analitiche necessarie per la quantificazione di questa categoria di
inquinanti.
2.9.1
PREMESSA
2.9.2
STATO DELLE CONOSCENZE
Per microinquinanti si intende una vasta categoria di composti che comprende sia specie inorganiche
sia molecole organiche di derivazione antropica e naturale in grado di determinare effetti negativi sugli
esseri viventi, anche se presenti nell’ambiente a concentrazioni molto basse, a volte al di sotto delle
soglie attuali di rilevabilità analitica.
Nel caso dei composti inorganici, essi sono normalmente presenti negli ambienti acquatici e sono da
considerare inquinanti solo nel caso in cui superino significativamente i valori di fondo. Le molecole di
sintesi di origine antropica che differiscono dalle molecole biologiche dovrebbero essere considerate
inquinanti a qualunque concentrazione, ma, data la loro diffusione ormai ubiquitaria, sono state
stabilite soglie di sicurezza anche in questo caso. Tali concentrazioni che nella normativa sono dette
criteri o standard di qualità o obiettivi di qualità, sono definite in base alla tossicità ed ecotossicità dei
diversi composti o, per i composti ritenuti più pericolosi, in base ai limiti di rilevabilità analitica. Le
tossine prodotte da organismi acquatici, soprattutto da cianobatteri, potrebbero essere considerate
microinquinanti organici perché sono identificabili e quantificabili con le stesse metodologie analitiche.
Tuttavia, la loro presenza è generalmente monitorata congiuntamente a quella degli organismi da cui
derivano e il problema delle tossine batteriche o algali rientra negli effetti correlati ai fenomeni distrofici
degli ecosistemi acquatici. Un’altra categoria di potenziali microinquinanti è rappresentata dai
metaboliti dei composti primari riversati nell’ambiente. Generalmente i processi metabolici riducono la
pericolosità dei composti originari, ma esistono importanti eccezioni, come nel caso del mercurio e del
pp’DDE (metabolita del DDT), in cui i processi metabolici generano composti più pericolosi dei
composti di partenza.
Dato il numero elevatissimo di potenziali microinquinanti che potrebbero essere simultaneamente
presenti nelle acque, è impossibile arrivare a una caratterizzazione analitica completa. I piani di
monitoraggio prevedono generalmente la determinazione analitica di un limitato numero di metalli e
microinquinanti organici selezionati a priori. Per ovviare allo scarso grado di copertura delle indagini
analitiche mirate, si possono utilizzare metodi di screening biologici, che fanno impiego di organismi
acquatici per rivelare la presenza di agenti tossici nei campioni prelevati da acque superficiali e
potabili. Per i composti persistenti e bioaccumulabili, i cui effetti sugli organismi potrebbero
manifestarsi solo a lungo termine e non essere rilevati dai comuni saggi ecotossicologici, sono
utilizzati organismi acquatici bioaccumulatori e sono condotte analisi dei sedimenti che, soprattutto nel
caso dei laghi, possono consentire di ricostruire anche l’andamento temporale della contaminazione.
L’abbinamento di saggi ecotossicologici e di metodiche analitiche è considerata la strategia più
appropriata per mettere a punto protocolli analitici che consentano di monitorare i composti che
maggiormente possono rappresentare un rischio per la vita acquatica e per la salute umana.
Attenendosi a quando enunciato nella premessa, saranno considerati sia i dati disponibili in letteratura
relativi alla presenza di singoli microinquinanti o di classi di composti nelle acque e nei sedimenti del
Lago di Como, sia i dati ottenuti dal biomonitoraggio, nonché i risultati di saggi biologici eseguiti su
estratti acquosi. Non risulta che esistano al momento dati relativi alla tossicità dei sedimenti.
117
Progetto PLINIUS
SEZIONE 2. Le informazioni e le criticità
2.9 Microinquinanti e tossicità delle acque
2.9.2.1 COMPARTO ACQUOSO
Determinazioni analitiche
Poiché i fenomeni di deterioramento più vistosi causati dalle attività antropiche hanno riguardato
principalmente l’eutrofizzazione culturale, maggiore attenzione è stata dedicata finora alla misura dei
nutrienti e di altri parametri globalmente definibili come macrodescrittori.
Il rischio sanitario ed ecologico derivante dalla presenza di microinquinanti nelle acque superficiali,
specialmente quelle lacustri, è stato a lungo trascurato in Italia.
Del resto, le normative riguardanti la salvaguardia delle acque per gli usi più esigenti (D.P.R. n. 512/82
per le acque destinate alla potabilizzazione e D.Lgs. 130/1992 per la protezione della vita acquatica)
prevedevano solo il controllo degli antiparassitari nel primo caso e di alcuni metalli (As, Cd, Cr, Hg, Ni,
Pb, Cu, Zn) e due classi di microinquinanti organici (composti fenolici e idrocarburi di origine
petrolifera) nel secondo caso.
Nel D.Lgs. 152/99 i microinquinanti sono stati presi in considerazione per la definizione della qualità
dei corpi idrici (Tabella 1 dell’Allegato 1), ma l’elenco è molto esiguo e non sono date indicazioni delle
concentrazioni da considerare pericolose. Per contribuire a formulare un giudizio elevato della qualità
del corpo idrico i microinquinanti, di sintesi e non di sintesi, dovrebbero essere presenti a
concentrazioni paragonabili a quelle di fondo, ma non è facile stabilire quali possano essere
considerate concentrazioni di fondo per i composti di origine antropica.
Il D.Lgs. 152/99 prevede anche che per una ”valutazione completa dello stato chimico dovranno
essere messi a punto da parte dell’ANPA metodi per la rilevazione e la valutazione della qualità dei
sedimenti, nonché per la valutazione degli effetti sulle componenti biologiche degli ecosistemi”. I
protocolli per la misura della tossicità e della bioaccumulabilità sono ora disponibili (APAT 2002).
Il successivo decreto n. 367 del Ministero dell’Ambiente del 6 Novembre 2003 integra il precedente
soprattutto per quanto riguarda il complesso problema dei microinquinanti e sostituisce la Tabella 1
con un nuovo elenco (Tabella 1 dell’allegato A) comprendente metalli, organometalli, idrocarburi
policiclici aromatici, composti organici volatili (VOC), nitroaromatici, alofenoli, aniline e derivati,
pesticidi, composti organici semivolatili e altri composti. Nella Tabella 1 di tale decreto sono indicate le
concentrazioni soglia (standard di qualità) che dovrebbero essere rispettate a partire dal 2008 (B) ed
entro il 2015 (A). Queste sostanze e composti sono stati individuati a livello comunitario (Decisione n.
2455/2001/CE del Parlamento Europeo e del Consiglio del 20 Novembre 2001) in base ai quantitativi
prodotti e dispersi nell’ambiente, alla loro tossicità ed ecotossicità e al loro ritrovamento nelle acque
superficiali europee.
Fino a quando i controlli previsti da questa normativa non entreranno in vigore, si presume che i
controlli eseguiti dai laboratori pubblici sulle acque del lago abbiano riguardato solo i parametri previsti
dal D.P.R. 512/1982, dal 130/1992 e, più recentemente, dal D.Lgs. 152/99.
In particolare alcuni metalli (Cu, Zn, Cd, Cr) sono stati monitorati nel corso del 2004 in diverse località
del lago ai fini della classificazione delle acque per la compatibilità con la vita dei pesci. Le acque del
Lario sono risultate per questi parametri come salmonicole, in quanto i livelli misurati nelle acque
-1
-1
-1
erano risultati < 5 µg L per i primi due metalli, <0,5 µg L per Cd e < 2,5 µg L per Cr.
Le analisi eseguite alle prese d’acqua di alcuni comuni (Como, Pognana, Blevio, Griante) che
utilizzano le acque del Lario per la produzione di acqua potabile sono risultate nel corso del 2004
accettabili per il parametro idrocarburi policiclici aromatici e antiparassitari totali che risultavano al di
-1
sotto di 0,1 µg L .
Oltre ai risultati che emergono dai piani di monitoraggio predisposti per legge, per il Lago di Como
esistono informazioni reperibili dall’analisi della letteratura scientifica. Per i microinquinanti organici
esiste una segnalazione della presenza di tris-2-cloroetilfosfato (TCEP) e di trismonocloroisopropilfosfato (TCPP) nelle acque potabili derivate dalle acque lacustri prelevate nel
sottobacino comasco nel periodo 1986/87 (Galassi et al. 1989) e uno studio successivo (Monarca et
al. 1996) effettuato utilizzando la gascromatografia abbinata alla spettrometria di massa in cui sono
stati identificati una serie di acidi grassi a lunga catena e la benzenesolfonamide in campioni prelevati
in corrispondenza di Villa Olmo. Dopo lo spostamento della presa a lago in corrispondenza di Villa
Geno, ultimato nel 1996, sono stati analizzati campioni prelevati sia nei pressi di Villa Olmo (“Hangar”)
sia a Villa Geno (Guzzella et al. 2000). Alcuni composti clorurati (α e γ esaclorocicloesano e
esaclorobenzene, omologhi del DDT e PCB) sono stati determinati quantitativamente mentre altri
sono stati identificati, ma non quantificati (Tabella 2.9.1). I due isomeri dell’esaclorocicloesano erano
presenti entrambi a concentrazioni inferiori agli standard di qualità riportati nel decreto n. 367 del
-1
2003, mentre l’esaclorobenzene superava il valore dello standard (0,3 ng L ) nelle acque del lago, ma
118
Progetto PLINIUS
SEZIONE 2. Le informazioni e le criticità
2.9 Microinquinanti e tossicità delle acque
non in quelle potabilizzate. I policlorodifenili e gli omologhi del DDT sono risultati al di sotto della
-1
sensibilità del metodo (0,1 ng L ) che è inferiore, a sua volta, alle concentrazioni stabilite come
standard di qualità.
Tabella 2.9.1 - Composti individuati nelle acque del Lario nel 1997 (Guzzella et al. 2000).
Como “Hangar”
Villa Geno
Acido benzen carbossilico
Acridina
Antracene
Bezofenone
Crisene
Dimetiltritiolano
Dietilftalato*
Dimetossietilftalato
Eicosene
Fluorantene
Fluorododecano
Metilnaftalene
Pirene
Acido benzenil carbonilico
Acido fluoro ottanoico
Antracene
Benzofenone
Dietilftalato*
Diisobutilftalato*
Dimetossietilftalato
Metolachlor
Ninidrina
Silano
Terbucarb
*Composti presenti anche nel bianco
Gli Autori sottolineano la costante presenza di Benzofenone, rilevato anche in indagini precedenti
(Guzzella & Sora 1998), composto cancerogeno utilizzato per la produzione di profumi, saponi e
insetticidi.composti Il benzofenone non risultava, però, essere presente nell’acqua di rete, essendo
probabilmente stato rimosso insieme ad altri microinquinanti durante il trattamento con carboni attivi
(Monarca et al. 1996).
Va rilevato che, dei composti identificati nelle acque del Lago di Como negli studi citati, solo gli
aromatici polinucleati (evidenziati in grassetto nella Tabella 2.9.1.) e i pesticidi clorurati sono
contemplati negli elenchi del D.Lgs. 367/03, mentre il benzofenone, i cloroetilfosfati e la
benzenesolfonamide, che potrebbero rappresentare un rischio reale, dovrebbero essere aggiunti
all’elenco.
Saggi di tossicità e di ecotossicità
Il D.Lgs. 152/99 per le acque prevede che siano eseguiti, a giudizio dell’autorità che effettua il
monitoraggio, saggi biologici finalizzati a evidenziare effetti a breve o lungo termine e, in aggiunta,
determinazioni di accumulo su tessuti di specie ittiche residenti o su organismi macrobentonici. Nel
testo di legge è indicato l’uso preferenziale del test acuto su Daphnia magna e del saggio di riduzione
di bioluminescenza del batterio Vibrio fischeri, dei test di mutagenicità e teratogenesi, previa
preconcentrazione del campione acquoso, e del test di crescita algale. Tuttavia, poiché la
standardizzazione delle procedure di esecuzione dei saggi sono tuttora in corso presso i laboratori di
controllo, alcuni dei quali ancora sprovvisti delle competenze necessarie per avviare questo tipo di
analisi, non risulta che siano stati eseguiti saggi seguendo procedure ufficiali (APAT 2002) su acque e
sedimenti del Lario.
Saggi di ecotossicità sono stati eseguiti in passato solo con Vibrio fischeri (Guzzella et al. 2000); da
questi saggi la tossicità di estratti di acque di lago è risultata molto bassa, mentre è risultata notevole
quella del torrente Cosia, affluente del lago.
Diversi studi di genotossicità sono stati effettuati, invece, in corrispondenza della presa d’acqua
dell’acquedotto di Como situata presso Villa Olmo fino agli anni ’80 e successivamente spostata
presso Villa Geno. Il primo studio di mutagenesi (Galassi et al. 1989) è stato eseguito sia sull’acqua di
119
Progetto PLINIUS
SEZIONE 2. Le informazioni e le criticità
2.9 Microinquinanti e tossicità delle acque
lago filtrata sia su quella distribuita al consumo e ha esaminato campioni prelevati a lago nel 1986-87
presso la presa dell’acquedotto e campioni prelevati a una fontana pubblica situata a pochi metri
dall’impianto stesso. I campioni, filtrati nel caso dell’acqua di lago, sono stati preconcentrati su resine
XAD-2 e XAD-7, in grado di trattenere i microinquinanti organici e questi ultimi sono stati recuperati
dalle resine con un solvente organico per l’esecuzione dei saggi biologici.
Il saggio di mutagenesi è stato eseguito mediante il test di Ames (Ames et al. 1975), aggiungendo i
microinquinanti estratti dai campioni acquosi al terreno di crescita dell’organismo test (Salmonella
typhimurium) a dosi che sono espresse come “litri equivalenti per piastra”. Al fine di dare un’idea, la
dose di 2 litri equivalenti per piastra dovrebbe corrispondere all’assunzione giornaliera, dal momento
che l’OMS considera il consumo d’acqua umano pari a 2 litri al giorno.
Il principio del saggio è quello di contare la crescita di colonie di Salmonella nel controllo senza
aggiunta di microinquinanti e con dosi crescenti di microinquinanti. Trattandosi di un ceppo mutato,
incapace di crescere nel terreno con il quale sono allestite le piastre, la crescita (numero di colonie) è
molto bassa nel controllo e corrisponde ai “reverenti” spontanei, cioè a quei Batteri che per effetto
delle retromutazioni casuali riacquistano la capacità di crescere nel terreno di coltura. L’effetto
mutageno è considerato significativo quando la crescita delle colonie è almeno doppia di quella del
controllo.
Poiché molte sostanze diventano mutagene solo dopo essere state metabolizzate dall’organismo che
le ha assunte e dato che la sede primaria dei processi metabolici nei mammiferi è il fegato, il saggio
può essere eseguito previa attivazione metabolica con estratti epatici. I risultati di questo studio sono
sintetizzati nella Tabella 2.9.2.
Tabella 2.9.2 - Colonie reverenti al test di Ames et al. (1975) con ceppo di Salmonella typhimurium TA
98 (Galassi et al. 1989).
Dose
Attività mutagena
Attività mutagena
con attivazione
diretta
-1
(L eq piastra )
metabolica
Controllo settembre 1986
Acqua di lago, settembre 1986
Acqua potabile, settembre 1986
Controllo novembre 1986
Acqua potabile, novembre 1986
Controllo febbraio 1987
Acqua potabile, febbraio 1987
0
2
2
0
5
0
5
34,5
51
51
26,5
58
27
53,5
42
89,5
80
50
108
44,5
78,5
Come si può osservare, la frequenza dei mutanti si avvicinava o superava il raddoppio rispetto al
controllo, anche senza attivazione metabolica, indicando la presenza di mutageni diretti sia nelle
acque del lago sia in quelle distribuite al consumo.
Dai risultati di studi successivi (Monarca et al. 1996, Guzzella & Sora 1998, Guzzella et al. 2000), le
acque potabili hanno dimostrato un netto miglioramento, mentre quelle di lago prelevate sia a Villa
Olmo (Monarca et al. 1996, Guzzella et al. 2000) sia a Villa Geno risultavano ancora mutagene alla
-1
dose di 2 L eq piastra (Guzzella et al. 2000).
Bioaccumulo
I molluschi bivalvi sono considerati ottimi organismi sentinella per il monitoraggio dei microinquinanti
persistenti e bioaccumulabili. Essendo sessili allo stadio adulto ed essendo in grado di accumulare sia
i composti disciolti nel mezzo acquoso mediante le branchie sia quelli associati al particolato sospeso
di cui si nutrono, questi organismi consentono di valutare il pericolo potenziale per gli altri organismi
che si collocano ai livelli successivi delle reti trofiche lacustri (Galassi et al. 1997, Galassi & Cassi
2001).
La diffusione di Dreissena polymorpha osservata in molti corpi idrici italiani negli ultimi decenni del
secolo scorso ha consentito di utilizzare questo organismo come specie bioaccumulatrice per
120
Progetto PLINIUS
SEZIONE 2. Le informazioni e le criticità
2.9 Microinquinanti e tossicità delle acque
monitorare la contaminazione da microinquinanti persistenti e metalli. L’andamento della
contaminazione da policlorodifenili (PCB) nel sottobacino comasco (Galassi & Provini 2000) nel 1996
mostrava una graduale diminuzione della contaminazione da PCB dalla stazione prospiciente la città
di Como (Villa Olmo) a Menaggio. Questo andamento è stato giustificato con la presenza di sorgenti
localizzate nel sottobacino comasco e con gli apporti di sostanza organica e particolato che possono
aumentare il flusso di inquinanti dall’atmosfera all’acqua. In seguito alla scoperta avvenuta negli anni
’90 di un grave caso di contaminazione da pp’DDT nel Lago Maggiore, è stato eseguito un prelievo di
campioni di Dreissena polymorpha nei maggiori laghi dell’Italia settentrionale per eseguire il confronto
dei livelli degli isomeri del DDT e dei loro metaboliti. Nel 1996 i livelli di DDT totali nei tessuti dei
campioni di dreissena prelevati nella baia di Pallanza erano 16 volte più elevati di quelli del Lago di
Como che, a loro volta avevano concentrazioni doppie delle dreissene del Garda. Quest’ultimo è
risultato essere il lago meno contaminato per questa classe di composti (Binelli & Provini 2003). Sugli
stessi campioni sono stati determinati anche i principali metalli (Camusso et al. 2001), confermando
anche per questi inquinanti che il Lago di Como si situa in una situazione intermedia tra il Maggiore,
che raggiunge i livelli più alti di contaminazione da Cd, Co, Cr, Hg, Pb e Zn e il Garda che è il meno
contaminato.
2.9.2.2
SEDIMENTI
I sedimenti sono il principale sito di accumulo dei contaminanti persistenti e dei loro metaboliti che
provengono dalla colonna d'
acqua sovrastante; essi rappresentano in tal modo la memoria storica di
un corpo d’acqua, potendo, inoltre, fungere da fonte secondaria di contaminazione per la loro
risospensione operata dalle correnti, dalla bioturbazione o da eventi eccezionali quali le piene.
Gli studi relativi ai microinquinanti organici e ai metalli nei sedimenti del Lago di Como sono pochi e
sporadici, ma sufficienti per fornire un quadro piuttosto completo dello stato di contaminazione
dall’inizio del secolo scorso fino al 1991 - 1992 per il bacino di Como; per quanto riguarda il ramo
dell’Alto Lago e il bacino di Lecco le informazioni pregresse risalgono agli anni ’70 e si fermano anche
in questo caso al 1992.
La Tabella 2.9.3 riassume schematicamente gli studi condotti sui sedimenti del Lago di Como passati
in rassegna in questo paragrafo.
Tabella 2.9.3 - Studi condotti sui sedimenti del Lago di Como.
Punto di
prelievo
Como
Impianto di
potabilizzazione
Tipo di
campione
Intervallo
temporale
Sedimento
superficiale
1991
Inquinanti analizzati
Autori
PCB (18 congeneri), HCB,
α HCH, β HCH, γ HCH,
pp’DDE, pp’DDD, pp’DDT
Galassi et al . 1993
Como
Carota di
sedimento (A)
1977-1991
PCB (18 congeneri)
Provini et al . 1995
Punta Geno
Carota di
sedimento
1910-1992
PCB (8 congeneri), pp’DDE,
Pb, Zn, Cu, Hg e Cd
Sciarretta 1995
Como
Carota di
sedimento (B)
1974-1992
PCB (6 congeneri), DDT tot,
Pb, Zn, Cr, Cu e Cd
Chiaudani & Premazzi 1993
Lecco
Carota di
sedimento
1953-1992
PCB (6 congeneri), DDT tot,
Pb, Zn, Cr, Cu e Cd
Chiaudani & Premazzi 1993
Alto Lago
Carota di
sedimento
1970-1992
PCB (6 congeneri), DDT tot,
Pb, Zn, Cr, Cu e Cd
Chiaudani & Premazzi 1993
121
Progetto PLINIUS
SEZIONE 2. Le informazioni e le criticità
2.9 Microinquinanti e tossicità delle acque
Microinquinanti organici
L’analisi dei principali microinquinanti organici (Tabella 2.9.4.) nei sedimenti superficiali prelevati nel
1991 vicino al punto di prelievo dell’impianto di potabilizzazione di Como a circa 40 m di profondità
(Galassi et al. 1993, Provini et al. 1995) ha mostrato un grado di contaminazione abbastanza elevato
per i PCB rispetto ai laghi di Garda e Maggiore. Ciò è stato attribuito al forte impatto antropico della
città di Como e al limitato rinnovo delle acque che si ha in questa zona per l’assenza di un emissario
(§ 2.2 Clima, idrologia e idrodinamica lacustre).
-1
Tabella 2.9.4 - Microinquinanti organici (ng g p.s.) misurati nel sedimento superficiale prelevato nel
1991 in prossimità del punto di prelievo dell’impianto di potabilizzazione di Como (Galassi et al. 1993).
Microinquinanti
PCB
α HCH
β HCH
γ HCH
-1
ng g p.s. Microinquinanti
145,8
<0,5
3,3
0,8
HCB
pp’DDE
pp’DDD
pp’DDT
-1
ng g p.s.
2,6
11,3
2,4
1,3
Le concentrazioni di PCB del periodo 1990-1992 analizzate nei sedimenti superficiali di una carota
-1
prelevata al largo di Punta Geno è inferiore (pari a 62,4 ng g p.s.), probabilmente per la minore
influenza esercitata dalla città di Como a questa distanza. È necessario precisare che i valori di PCB,
cui si fa riferimento nel lavoro di Sciarretta (1995), sono espressi come somma di 8 congeneri e non
come PCB totali, il che può significare una sottostima del reale grado di contaminazione del sito.
Galassi et al. (1993) e Provini et al. (1995) hanno, invece, determinato i PCB totali come somma di 18
congeneri.
Per quanto riguarda i PCB presenti nel bacino di Como, la situazione registrata a Punta Geno è
confermata dalle analisi condotte su una carota di sedimento prelevata in prossimità della città di
Como nel 1992 (Carota B) per quanto riguarda i sedimenti superficiali (Chiaudani & Premazzi 1993),
tenendo conto che in tale lavoro sono stati determinati solo 6 congeneri di PCB.
La carota di Punta Geno, che copre il periodo di tempo più lungo, presenta un brusco incremento delle
concentrazioni di PCB all’inizio degli anni ’60, periodo di maggior uso e diffusione di tali sostanze (con
-1
un picco intorno a 240 ng g p.s. nel 1967). Le concentrazioni misurate prima del 1960 risultano
-1
ancora molto basse o inferiori a 0,01 ng g p.s. (Sciarretta 1995). In questa carota non c’è traccia dei
-1
-1
picchi di 800 ng g p.s. della metà degli anni ‘70 e di circa 200 ng g p.s dell’inizio degli anni ’80,
rispettivamente registrati nei sedimenti delle carote A e B (Tabella 2.9.1) prelevate in prossimità della
città di Como (Provini et al. 1995, Chiaudani & Premazzi 1993).
Per quanto riguarda gli altri contaminanti organici presenti nel bacino di Como, sono a disposizione i
profili di contaminazione del DDT totale dal 1974 al 1992 (Chiaudani & Premazzi 1993, Galassi et al.
1995) e del pp’DDE dall’inizio del secolo scorso al 1992 (Sciarretta 1995).
Un picco di concentrazione di DDT nei sedimenti del bacino di Como si è osservato a metà degli anni
’70 in corrispondenza ai massimi usi del DDT in agricoltura. Un picco molto più alto e netto è stato
osservato nello strato di sedimento corrispondente al 1987 ed è stato messo in relazione con
l’alluvione dell’Adda, avvenuta in luglio 1987, che trasportò a lago un’enorme quantità di detriti
provenienti anche dalle zone agricole della Valtellina (Galassi et al. 1995).
Nella carota prelevata a Punta Geno le massime concentrazioni di pp’DDE sono state registrate dalla
-1
metà degli anni ’60 fino all’inizio degli anni ’70, raggiungendo la concentrazione di quasi 35 ng g p.s.,
-1
mentre la concentrazione di pp’DDE rilevata nel 1992 era pari a 9,8 ng g p.s. (Sciarretta 1995).
Per quanto riguarda gli altri bacini del lago, si possono ottenere informazioni dettagliate della
contaminazione pregressa dal lavoro di Chiaudani & Premazzi (1993).
-1
I PCB totali nel bacino di Lecco nel 1992 hanno raggiunto la concentrazione di circa 80 ng g ,
concentrazione superiore a quella misurata nella stessa campagna di campionamento in prossimità di
Como (Carota B, Chiaudani & Premazzi 1993) ma inferiore al valore misurato in prossimità del punto
122
Progetto PLINIUS
SEZIONE 2. Le informazioni e le criticità
2.9 Microinquinanti e tossicità delle acque
di prelievo delle acque per l’impianto di potabilizzazione della città di Como (Carota A, Galassi et al.
-1
1993). Il picco di contaminazione di PCB si rileva intorno alla metà degli anni ’80 con circa 250 ng g
-1
p.s. Per quanto riguarda il DDT totale la concentrazione nel 1992 era intorno a 20 ng g p.s. mentre le
-1
concentrazioni più alte sono state misurate intorno al 1970, con valori poco maggiori di 50 ng g p.s.
(Chiaudani & Premazzi 1993)
Il bacino dell’Alto Lago risulta quello meno contaminato, con valori di PCB che hanno raggiunto nel
-1
1992 una concentrazione di circa 11 ng g p.s., valore che si avvicina alla concentrazione massima
raggiunta intorno alla prima metà degli anni ’80, mentre il DDT totale nel periodo 1970-1992 è sempre
-1
stato inferiore a 5 ng g p.s. (Chiaudani & Premazzi 1993).
Metalli
Le concentrazioni di piombo, zinco, cromo, rame e cadmio nelle carote di sedimento prelevate nelle
tre stazioni del Lago di Como sono riportate in Tabella 2.9.5 (Chiaudani & Premazzi 1993).
Le concentrazioni in passato erano più alte rispetto al 1992, a eccezione di rame, cromo e piombo nel
bacino di Como che non presentano variazioni significative nel tempo. Un confronto con le
concentrazioni di fondo (background) (Tabella 2.9.6) per i diversi bacini del lago evidenzia una scarsa
contaminazione dell’Alto Lago fino al 1992 per quanto riguarda rame, cadmio e piombo. Per il bacino
di Como questo è vero solo per il cadmio, mentre nel bacino di Lecco appare particolarmente
contaminato.
Il calcolo dei fattori di arricchimento conferma uno stato di contaminazione notevole a Como (dovuto
principalmente al rame e zinco) e molto alto a Lecco (dovuto soprattutto a Pb e Cd) nel 1992. I dati
riportati da Sciarretta (1995) mostrano chiaramente un notevole incremento delle concentrazioni dei
metalli pesanti, soprattutto piombo, zinco, rame, mercurio e cadmio nei sedimenti prelevati a Punta
Geno. Le concentrazioni misurate in questa carota di sedimento sono paragonabili a quelle misurate
nella carota B (Chiaudani & Premazzi 1993).
-1
Tabella 2.9.5 - Concentrazioni di metalli pesanti (µg g p.s.) misurati nella carota di sedimento
prelevata nel 1992 in prossimità della città di Como (Carota B) (Chiaudani & Premazzi 1993).
Stazione
Como
Alto Lago
Profondità
(cm)
Cu
Zn
Pb
Cr
Cd
Anno
Stazione
1
2
3
4
5
6
7
8
9
10
11
12
13
14
1
2
3
4
5
6
7
8
9
10
281
252
249
267
259
265
258
294
259
205
184
166
152
113
64
68
66
69
69
71
76
82
75
71
633
540
551
590
610
640
625
683
713
559
482
490
468
378
221
274
264
262
259
318
403
454
369
301
290
295
249
262
241
298
263
309
296
275
259
232
220
302
92
93
89
93
90
104
118
132
113
109
138
125
124
121
115
117
113
123
130
105
102
99
100
91
208
214
219
222
205
210
218
220
198
188
0,6
0,71
0,51
0,56
0,5
0,68
0,6
0,8
0,88
0,73
0,6
0,65
0,57
0,69
0,42
0,53
0,5
0,52
0,49
0,6
0,85
1,02
0,86
0,89
1992
Lecco
1986
1980
1992
Profondità
(cm)
Cu
Zn
Pb
Cr
Cd
Anno
1
2
3
4
5
6
7
8
9
10
11
12
13
14
15
16
17
292
313
251
277
279
344
320
366
362
458
420
570
578
560
546
522
576
1051
993
993
1048
1081
1249
1373
1707
1652
1851
1623
2137
1911
1748
2541
2405
4194
430
401
355
443
449
495
534
678
734
770
805
725
688
588
835
817
1248
79
82
92
89
86
111
118
129
113
130
134
177
167
151
207
186
319
10,7
9,5
11,2
13,2
13,7
22,2
26,5
36,2
40,4
42,4
38
33,4
25,4
24,1
33,8
34,6
32,6
1992
1986
1980
1970
1986
-1
Tabella 2.9.6 - Concentrazioni preindustriali di metalli pesanti (µg g p.s.) nel bacino di Como (1900) e
nel bacino di Lecco (1840) (Chiaudani & Premazzi 1993)
Bacino di Como
Bacino di Lecco
Cu
Zn
Pb
Cr
Cd
61
69
142
232
89
80
88
52
2,3
3,9
123
Progetto PLINIUS
2.9.3
CRITICITÀ
2.9.4
AZIONI
SEZIONE 2. Le informazioni e le criticità
2.9 Microinquinanti e tossicità delle acque
Dai dati sin qui riportati si evince che il quadro delle conoscenze relative alla presenza dei
microinquinanti nel Lago di Como e al rischio che ne deriva per la vita acquatica e l’uso idropotabile è
molto frammentario. Del resto, anche nel Rapporto sullo Stato dell’Ambiente in Lombardia (Regione
Lombardia 2000) si rileva che: “Mentre la caratterizzazione limnologica dei laghi si può ritenere
soddisfacente, restano da approfondire alcuni aspetti di rilievo; tra questi, la distribuzione dei metalli e
di altri microinquinanti organici nei diversi comparti acquatici e il livello di inquinamento dei sedimenti
lacustri.”
Alcune criticità per il sottobacino comasco sono state, comunque, individuate nel carico potenziale dei
reflui dell’impianto di depurazione e del torrente Cosia, in cui è stata rilevata la presenza di sostanze
organiche tossiche (Guzzella et al. 2000). La qualità “pessima” delle acque del Cosia riguarda anche i
macrodescrittori come risulta da quanto riportato nel Rapporto sullo Stato dell’Ambiente in Lombardia
2003, che colloca nella classe di qualità scadente anche il torrente Breggia che si immette nello
stesso ramo del lago (§ 2.5 Il caso di studio dei Torrenti Cosia e Breggia). Si deve osservare,
inoltre, che il miglioramento in atto dei fenomeni distrofici potrebbe influire negativamente sugli effetti
derivanti dalla presenza di sostanze e composti potenzialmente pericolosi, la cui biodisponibilità
aumenta quando diminuisce il carbonio organico e il particolato sospeso (Dachs et al. 2000). Se la
biodisponibilità in acqua di metalli e sostanze lipofile, come i policlorodifenili, dovesse aumentare per
effetto della riduzione del livello trofico, si potrebbe verificare un aumento della bioconcentrazione nei
pesci con conseguenze negative sulle specie più sensibili e sulla pesca, dal momento che alcuni
composti tossici potrebbero superare le concentrazioni limite imposte per il consumo umano.
Infine, un elemento di criticità riguarda le acque di falda dove dal 1998 è stata riscontrata una
contaminazione diffusa da Bromacil (diserbante totale). Della Provincia di Como gravitanti sul lago
sono coinvolti i comuni di Grandate, Fino Mornasco e Lomazzo con concentrazioni comprese tra 0,13
-1
e 0,37 µg L (Regione Lombardia 2000), la cui presenza a concentrazioni superiori al limite stabilito
-1
per legge (0,1 µg L ) ne stabilisce la non idoneità per il consumo umano.
Si ritiene che per colmare le gravi lacune relative alla presenza di microinquinanti nelle acque lacustri,
di falda e potabili e al rischio che ne potrebbe derivare per l’ecosistema e la salute pubblica sarebbe
necessario avviare uno studio approfondito che preveda la collaborazione di Enti e Laboratori presso i
quali esistano le competenze e le attrezzature necessarie sia in campo analitico (GC, HPLC, GC-MS,
HPLC-MS, AA, CPMS, sistemi di estrazione e preconcentrazione) sia in campo tossicologico ed
ecotossicologico (test di tossicità su Daphnia e Vibrio, test di mutagenesi, test su organismi bentonici,
uso di organismi bioaccumulatori).
La caratterizzazione del potenziale tossico e la conseguente individuazione dei composti
potenzialmente pericolosi dovrebbe essere condotta sia sulle sorgenti puntiformi d’inquinamento
(Cosia e Breggia) sia nel corpo idrico recettore. Nel sottobacino comasco il prelievo di campioni
acquosi e di sedimenti dovrebbe essere effettuato in corrispondenza della presa a lago
dell’acquedotto, ma sarebbe necessario eseguire i prelievi anche in una stazione di riferimento
possibilmente in Alto Lario. I prelievi d’acqua dovrebbero essere eseguiti almeno due volte l’anno in
corrispondenza della massima stratificazione e del massimo rimescolamento, mentre per i sedimenti
dovrebbe bastare un unico campionamento. I campioni degli immissari e delle acque di lago
dovrebbero essere caratterizzati per la determinazione delle concentrazioni di metalli nell’acqua, nel
particolato sospeso e nel sedimento (per i campioni lacustri) e preconcentrati per la caratterizzazione
del rischio derivante dalla presenza di composti tossici e genotossici mediante i saggi di ecotossicità e
di mutagenesi. Potrebbero anche rendersi necessarie procedure di frazionamento per facilitare
l’individuazione delle componenti tossiche (Galassi & Benfenati 2000).
Se l’obiettivo finale del monitoraggio integrato (biologico e chimico) è l’individuazione dei fattori di
rischio e la loro localizzazione, l’esecuzione dei saggi permetterà di raggiungere anche un obiettivo
immediato, cioè quello della definizione del grado di rischio associato alla presenza di metalli e
microinquinanti organici. In base al rapporto di concentrazione necessario per produrre effetti negativi,
è possibile, infatti, dare un giudizio immediato di qualità (Galassi et al. 2004) e disporre di un dato di
confronto per il futuro. Questo dato rappresenterebbe un parametro di riferimento per eventuali
interventi di risanamento.
Un’altra utilità di questi studi sarebbe quella di aiutare le strutture deputate al controllo dello stato di
qualità del lago a predisporre un protocolli di analisi chimica ed ecotossicologica appropriati alla
sorveglianza dei corpi idrici appartenenti al proprio territorio di competenza.
124
Progetto PLINIUS
2.10
SEZIONE 2. Le informazioni e le criticità
2.10 Usi delle acque
USI DELLE ACQUE
SOMMARIO
Le acque destinate alla balneazione sono sottoposte a controlli di laboratorio sulla base del D.P.R. 470/82 per
tutelare la salute pubblica. Gli scopi principali della rete di monitoraggio sono: la tutela della salute degli utenti,
l’individuazione di situazioni anomale di contaminazione e la valutazione della necessità di interventi di
mitigazione delle fonti di inquinamento.
Nel capitolo è descritta l’attività dell’ASL della Provincia di Como, sono indicate le località attualmente sottoposte
a controllo e quelle del Primo Bacino del Lago di Como che potrebbero essere sottoposte a verifica della
balneabilità. In questo tratto di lago, infatti, da circa un decennio le misure non sono più effettuate per effetto della
norma che stabilisce la sospensione a seguito di ricorrenti misure sfavorevoli. Il miglioramento recente della
qualità ambientale delle acque del Lago di Como induce, invece, a rivalutare lo stato della balneabilità, anche in
relazione alla accresciuta domanda di un uso del lago a scopi ricreativi che è avanzata da molte parti.
Le acque del Lago di Como sono destinate in modo significativo a scopi idropotabili per la città di Como. La presa
d’acqua a lago è situata al largo di Punta Geno, mentre il Laboratorio di analisi, collocato nell’impianto di
trattamento “Baradello”, effettua il controllo della qualità dell’acqua potabile distribuita nella città di Como e nei
comuni direttamente gestiti da ACSM S.p.A. mediante l’analisi dei parametri chimico fisici e microbiologici
secondo il decreto legislativo 31/2001, che disciplina la qualità delle acque destinate al consumo umano.
Oltre ai protocolli di legge, che coprono oltre 40 variabili chimico-fisiche e una quindicina di variabili
microbiologiche, nel corso del 2006 sarà avviata la misura della “clorofilla a”, per l’eventuale presenza di alghe e,
in caso di campioni positivi, la ricerca immunoenzimatica di “microcistina” per l’individuazione di tossine algali, sia
a valle dell’impianto di trattamento sia lungo la rete di distribuzione.
Per quanto riguarda la pesca professionale, i dati relativi all’andamento del pescato complessivo nell’ultimo
decennio delineano un quadro sostanzialmente positivo. L’unica nota “dolente” è rappresentata dall’alborella,
specie di notevole importanza ecologica e faunistica, il cui prelievo negli ultimi anni è stato del tutto trascurabile,
ma che negli ultimi anni ha fortunatamente mostrato importanti segni di ripresa, anche grazie all’applicazione di
un regolamento di pesca particolarmente severo. Oltre che per la pesca professionale, il ramo di Como riveste un
ruolo di particolare importanza per la pesca sportiva.
Nel capitolo è, infine, dedicato un cenno all’uso idroelettrico delle acque. Nel bacino idrografico del Lago di Como
i maggiori quantitativi d’acqua destinati a scopi idroelettrici sono prelevati nel bacino dell’Adda, a monte del lago
(prelacuale), per mezzo della creazione di serbatoi artificiali, e a valle, per scopi irrigui, attraverso la regolazione
della diga di Olginate (LC) affidata al Consorzio dell'
Adda. La regolazione dei livelli del lago, che incide in modo
critico sulle esondazioni, incide, invece, in modo ridotto sul tempo di ricambio delle acque, essendo il volume utile
alla massima regolazione di due ordini di grandezza inferiore rispetto al volume medio del lago. La regolazione
dei livelli non è, quindi, in grado di influire in maniera significativa sullo stato di qualità delle acque.
2.10.1
BALNEAZIONE
2.10.1.1 OBIETTIVI
L’ASL (Azienda Sanitaria Locale) della Provincia di Como effettua il monitoraggio delle acque di
balneazione previsto dal D.P.R. 470 del 1982 con campionamenti d’acqua e misurazioni sul campo al
fine di prevenire situazioni di rischio per la salute pubblica dovute ad agenti infettivi e/o chimici nei
cittadini che utilizzano le acque del lago a scopo ricreativo.
Gli obiettivi di queste campagne sono:
•
verificare la qualità delle acque di balneazione in riferimento al loro uso ricreativo per mezzo
degli indicatori previsti dalla normativa nazionale in materia (D.P.R. 470/82);
•
mantenere il livello qualitativo e aumentare il livello quantitativo delle prestazioni analitiche;
•
impostare efficaci e coerenti strategie di informazione e comunicazione;
•
concorrere alla pianificazione delle attività di prevenzione per assicurare una più completa
valutazione della qualità delle acque di balneazione;
•
proporre e collaborare alla progettazione di indagini finalizzate alla migliore conoscenza
dell'
ambiente balneare.
2.10.1.2 ASPETTI SANITARI
Le acque superficiali utilizzate a scopo ricreativo possono avere un impatto sulla salute della
collettività nei casi di gravi condizioni di inquinamento. Si possono, infatti, verificare patologie a carico
di diversi soggetti con la possibilità di trasmissione soprattutto a carattere gastroenterico e
125
Progetto PLINIUS
SEZIONE 2. Le informazioni e le criticità
2.10 Usi delle acque
nell’eventualità di inquinamento della rete acquedottistica, nei casi in cui i comuni usufruiscono delle
acque lacustri per l’approvvigionamento idropotabile.
I rischi per la salute umana sono riferiti alla presenza di batteri patogeni nelle acque di balneazione,
batteri patogeni lungo il litorale dove soggiornano i bagnanti, biotossine generate da fenomeni di
eutrofizzazione e, infine, inquinanti chimici.
Le sostanze chimiche nelle acque lacustri sono, invece, presenti a concentrazioni molto basse e,
quindi, è improbabile che possano rappresentare un rischio sanitario apprezzabile per i bagnanti.
La patologia infettiva conseguente all’immersione in acque contaminate da effluenti urbani interessa
principalmente l’apparato gastroenterico, l’occhio, l’orecchio e la cute.
La suscettibilità a contrarre malattie infettive è, comunque, individuale ed è associata alla eventuale
presenza nei singoli di altre patologie che ne favoriscano l’attecchimento. Tra queste si ricordano le
malattie croniche debilitanti, le patologie a carico dell’apparato cardio-circolatorio e ogni situazione
che diminuisca le difese immunitarie. Di maggiore rilevanza in questo contesto sono i fenomeni di
fioriture di cianoficee tossiche che possono verificarsi nelle acque lacustri e risultare pericolose per la
salute umana e, soprattutto, per quella dei soggetti più vulnerabili come i bambini.
Casi di fioriture algali potenzialmente tossiche verificatesi nel Lago di Como nell’ultimo decennio
richiedono, quindi, una particolare attenzione da parte dell’ASL. L’esposizione, infatti, a fioriture di tale
tipo e alle tossine prodotte, è stata associata ad alcuni sintomi, quali reazioni allergiche, malattie
respiratorie, emicrania, nausea, irritazioni oculari, otiti, dermatiti, dolori muscolari, sindromi
gastrointestinali ecc..
2.10.1.3 ATTIVITÀ DI VIGILANZA E CONTROLLO SULLE ACQUE DESTINATE ALLA BALNEAZIONE
Nel corso degli ultimi anni la situazione delle acque destinate alla balneazione dei laghi del territorio
comasco è rimasta nel complesso stazionaria per quel che riguarda le indagini microbiologiche e
chimiche. I punti di campionamento, a partire dal 2002, sono diminuiti per soddisfare una disposizione
introdotta dalla Direttiva comunitaria recepita con la Legge 422/2000 che inibisce la balneazione, con
la sospensione dell’attività di monitoraggio in quei punti dove le analisi per più di un terzo sono
risultate non conformi oppure in quei punti dove, per due anni consecutivi, è stato espresso un
giudizio di non balneabilità. Il campionamento si svolge da Aprile a Settembre con frequenza minima
di due volte al mese per ciascun punto di balneazione. Le località utilizzate per la balneazione sono
individuate dalla Regione Lombardia tramite segnalazione da parte dell’ ASL della Provincia di Como.
Per l’anno 2005, le località sottoposte a controlli sono state 29, mentre ogni anno l’ASL, previi accordi
con le amministrazioni comunali, segnala eventuali nuove località da inserire nel programma di
controllo oppure eventuali località per le quali sospendere i controlli, dopo aver verificato se siano
garantiti i requisiti di fruibilità in condizioni di sicurezza. In Tabella 2.10.1 sono riportati i punti di
prelievo relativi al Lago di Como per la stagione balneare 2005.
Tabella 2.10.1 - Località sottoposte a controllo della balneazione.
Codice Località
91
92
195
185
87
79
133
60
61
62
Bellagio
Bellagio
Bellagio
Nesso
Faggeto Lario
Carate Urio
Valbrona
Menaggio
Menaggio
Menaggio
Punto
Codice Località
Punta Spartivento
Lido Comunale
Rivetto
Rosina
Lido Riva
Spiaggia di Urio
Camping Juanzito
S. Michele
Fronte Lido
Nobiallo
95
71
77
47
48
49
50
52
45
197
126
Griante
Lenno
Argegno
Gravedona
Consiglio di Rumo
Dongo
Musso
Cremia
Gera Lario
Sorico
Punto
Ponte Roncoroni
Frazione Campo
Fronte Lido
Serenella
Camping Ideal
Sciatera
S. Biagio
S. Vito
Pontile
Località La Punta
Progetto PLINIUS
SEZIONE 2. Le informazioni e le criticità
2.10 Usi delle acque
Nel 2005 l’ASL ha avviato i monitoraggi conoscitivi su 27 nuovi punti proposti dalle amministrazioni
comunali e provvisti dei requisiti di utilizzo in condizioni di sicurezza per la balneabilità del prossimo
anno. Per questi punti si eseguono gli accertamenti analitici per i parametri previsti dalla legge,
effettuati con la stessa frequenza prevista per i punti già in utilizzo, senza che essi siano utilizzati per
la balneazione.
L’ASL effettua, inoltre, un monitoraggio dello stato di fioritura delle alghe, per identificare la presenza
di alghe tossiche (alcune specie di Cianobatteri e/o delle tossine da esse prodotte). Tale attività è
svolta sul versante comasco del Lago di Como (Tabella 2.10.2) con cadenza mensile da Gennaio a
Dicembre e bimensile da Aprile a Settembre.
Tabella 2.10.2 - Punti di campionamento nei quali si effettua il monitoraggio algale ai fini del controllo
delle acque di balneazione.
N
Località
Punto
1
2
3
4
5
6
7
8
9
10
Como
Brunate
Nesso
Bellagio
Domaso
Dongo
Pianello del Lario
Menaggio
Argegno
Carate Urio
Villa Geno
Crotto del Nino
Località Rosina
Lido
Campeggi
Sciatera
Campeggi
Lido
Lido
Spiaggia
Il monitoraggio algale prevede il riconoscimento e il conteggio dei Cianobatteri tossici al microscopio
ottico e, nel caso di individuazione, la misura della tossicità sia con metodiche immunoenzimatiche
(ELISA) sia con metodo biologico (inibizione bioluminescenza con Vibrio Fischeri).
2.10.1.4 INDAGINI DI LABORATORIO
Normalmente le indagini microbiologiche di laboratorio riguardano i coliformi totali, fecali, gli
streptococchi fecali e, su richiesta, la ricerca di salmonella. Tali parametri sono considerati indicatori di
inquinamento fecale e non rappresentano un reale pericolo per la salute umana, se rientrano nei limiti
di legge. Dal punto di vista laboratoristico, l’indagine di tali parametri è più semplice, immediata e
attuabile da tutti i laboratori deputati a tale scopo. Più complessa e meno immediata sarebbe la ricerca
di sicuri agenti patogeni come virus dell’epatite, vibrione del colera e leptospira. L’esecuzione di tali
analisi richiederebbe tempi più lunghi e, quindi, perderebbe validità per la non immediatezza della
risposta. È necessario, infatti, poter disporre delle informazioni riguardo la qualità delle acque di
balneazione in tempo reale o, comunque, nel tempo più breve possibile. Pertanto, è fondamentale
fare il punto su tutto ciò che concorre a determinare la qualità delle acque e la variabilità di detti fattori,
valutando interventi atti a prevenire e preservare la qualità delle acque e a ridurre al minimo l’impatto
delle attività antropiche che risultano essere le maggiori indiziate nel processo di inquinamento.
Le regioni possono adottare limiti più restrittivi, anche se i valori espressi dal D.P.R. 470/82 sono già
più contenuti rispetto alla normativa europea, in relazione a informazioni e situazioni locali in cui si
individui un rischio più elevato di trasmissione di malattie infettive. È possibile, inoltre, ridurre di un
fattore due la frequenza dell’attività di campionamento per determinati punti che per due anni
consecutivi hanno avuto un giudizio regionale di idoneità alla balneazione: eventuali modifiche
regionali vanno in ogni caso comunicate al Ministero della Salute.
I risultati dei campionamenti (12 per ogni punto prelievo) effettuati per tutta la durata della stagione
balneare, sono comunicati alla Regione Lombardia, al Ministero della Salute e successivamente
127
Progetto PLINIUS
SEZIONE 2. Le informazioni e le criticità
2.10 Usi delle acque
elaborati dalla Regione Lombardia per l’emissione del giudizio di idoneità alla balneazione valido per
la stagione balneare successiva e, infine, pubblicati con Decreto della Direzione Generale Sanità.
Per la stagione balneare 2005, il giudizio è stato emesso con il Decreto 1593 del 7/2/05 dal titolo
“Giudizio di idoneità alla balneazione sulle località della Regione Lombardia controllate nel corso della
stagione balneare 2004”. Tale documento è trasmesso dall’ASL ai Sindaci con la raccomandazione di
emettere, nei casi di non balneabilità, relativa ordinanza e idonea segnaletica di divieto di
balneazione. Per le località non balneabili, al fine di adottare gli interventi di miglioramento della
qualità delle acque, gli organismi interessati (Comuni in collaborazione con le Amministrazioni
Provinciali), avendo a disposizione gli esiti analitici dei campionamenti, devono adoperarsi per
individuare le possibili cause degli esiti sfavorevoli.
I risultati dei campionamenti bimensili, secondo quanto previsto dalla normativa, sono utilizzati da
parte dell’ASL per l’espressione e per l’immediata comunicazione ai sindaci di un giudizio temporaneo
di idoneità o di non idoneità alla balneazione, in merito a ciascun punto di prelievo ufficiale.
La maggior parte degli esiti sfavorevoli riguarda le indagini microbiologiche. Su queste variabili una
grande influenza hanno la presenza o meno di efficienti impianti di depurazione delle acque e il
collettamento a essi della rete fognaria. Entrambi rappresentano punti di forza per la soluzione del
problema della balneazione delle acque lacustri. Un ulteriore fattore che influenza la balneazione sono
le situazioni meteorologiche spesso avverse nelle regioni dei laghi. Ciò a volte pregiudica la qualità
delle acque con conseguente alternarsi di giudizi di idoneità e non idoneità temporanea alla
balneazione.
2.10.1.5 PIANI DI MIGLIORAMENTO
I sindaci, avendo a disposizione gli esiti analitici dei campionamenti, devono adoperarsi per
individuare le possibili cause degli esiti sfavorevoli, per le località non balneabili, al fine di adottare gli
interventi di miglioramento della qualità delle acque. Dato che, comunque, pur con le necessarie
differenziazioni, ogni ingresso di acque fognarie nel corpo recettore (corso d’acqua o lago) è da
considerare come condizione di rischio, è necessario conoscere dettagliatamente la carta degli
scarichi fognari e il trattamento subito dagli stessi. Queste condizioni sono da individuare con
l’applicazione della legge sulla tutela delle acque dall’inquinamento e i piani di miglioramento devono
derivare da un’attenta analisi delle caratteristiche peculiari del corpo idrico (portate, immissari,
emissari, tempi di ricambio) e degli usi cui il medesimo deve essere destinato.
Le norme attualmente in vigore hanno punti di forza e punti critici, anche alla luce dei progressi
scientifici e tecnici in questo settore. I criteri di qualità sono chiaramente punti di forza, ma la
sorveglianza della qualità delle acque deve essere integrata con l’attività di sorveglianza sulle fonti
d’inquinamento che, benché possano essere molteplici e di pericolosità inusitata se lasciate a sé,
sono suscettibili di riduzione al minimo del loro potenziale impatto ambientale e sanitario con l’utilizzo
della tecnologia attualmente disponibile.
2.10.1.6 AZIONI
Nel Primo Bacino del Lago di Como la principale lacuna conoscitiva da colmare si riferisce alla
valutazione della balneabilità, essendo quest’ultima sospesa da circa 10 anni a causa di esiti analitici
costantemente sfavorevoli (Fig. 2.10.1). Alla luce della realizzazione di nuovi impianti di
depurazione/fognature e con il miglioramento della qualità ambientale delle acque, si suggerisce di
reinserire i campionamenti conoscitivi per la stagione balneare anno 2006–2007 nelle seguenti
stazioni:
•
Como Villa Geno
zona lido
•
Moltrasio
Lido
•
Como Villa Olmo
zona lido
•
Laglio
Spiaggia
•
Cernobbio
zona lido
•
Careno
Lido
•
Torno
•
Blevio
Canottieri
In questi punti di campionamento dovrà inoltre essere ripristinato anche il monitoraggio algale, con le
determinazioni di pH, ossigeno, clorofilla a, azoto e fosforo.
128
Progetto PLINIUS
SEZIONE 2. Le informazioni e le criticità
2.10 Usi delle acque
RAMO OCCIDENTALE
Figura 2.10.1 - Distribuzione dei giudizi di idoneità alla balneazione nel Lago di Como (Ministero della
Salute).
2.10.2
USO IDROPOTABILE
2.10.2.1 APPROVVIGIONAMENTO IDROPOTABILE NEL PRIMO BACINO DEL LAGO DI COMO
Il Lago di Como costituisce una riserva idropotabile di grande importanza strategica, sempre più
utilizzata negli ultimi anni in conseguenza del miglioramento della qualità ecologica delle acque
lacustri. Il prelievo di acqua del Lago di Como, infatti, è raddoppiato dal 1998 al 2005 (Tabella 2.10.3)
raggiungendo il 90% dell’intero ammontare dei volumi civili e industriali prelevati dall’ACSM S.p.A.
3 -1
-1
(circa 14 milioni di m a , corrispondenti a circa 450 L s ). Accanto all’uso potabile, nell’area comasca
le acque del lago sono prelevate anche a scopi industriali con una potenza di pompaggio di tutto
3 -1
rispetto (1000 m s ) (http://www.unindustria.co.it/sistemaUnione/acquedotto.xml#6) che attualmente
non è pienamente sfruttata per la stagnazione economica. Oltre alle grandi derivazioni per la città di
Como, di cui si parla diffusamente nei paragrafi seguenti, vanno segnalate altre piccole derivazioni di
acqua potabile dal Lago di Como da parte dei Comuni del Ramo Occidentale. In particolare, risultano
essere attivi i seguenti prelievi a scopo idropotabile (Tabella 2.10.4).
L’impiego dell’acqua del Primo Bacino del Lago di Como per la produzione di acqua potabile destinata
alla città di Como ha avuto inizio nel 1983. La prima soluzione impiantistica prevedeva il prelievo
mediante una presa localizzata nei pressi del Tempio Voltiano a una profondità di circa 45 m e a una
distanza di circa 200 m dalla riva. L’acqua così prelevata veniva inviata al trattamento presso gli
impianti ubicati nell’area ex-Ticosa.
Nel 1996 la presa è stata spostata nell’attuale ubicazione, successivamente potenziata allo scopo di
garantire un corretto afflusso di acqua da trattare presso l’impianto di potabilizzazione “Baradello”
entrato in funzione nell’Agosto 2001.
129
Progetto PLINIUS
SEZIONE 2. Le informazioni e le criticità
2.10 Usi delle acque
Tabella 2.10.3 - Prelievi di acqua (m3 a-1) per uso civile e industriale effettuate dal Lago di Como e
dai pozzi da parte dell’ACSM.
Anno
1998
1999
2000
2001
2002
2003
2004
2005
Media (2002-05)
Civile
LAGO
Industriale
10 587 499
11 144 092
11 345 157
11 888 370
11 241 280
1 346 982
1 352 990
1 232 211
1 140 667
1 268 213
Totale
6 912 601
5 883 217
7 048 708
9 573 414
11 934 481
12 497 082
12 577 368
13 029 037
12 509 492
Civile
1 325 153
1 498 428
1 325 719
1 000 388
1 287 422
POZZI
Industriale
181 180
188 534
479 623
322 762
293 025
Totale
9 947 402
8 102 669
6 844 596
5 639 792
1 506 333
1 686 962
1 805 342
1 323 150
1 580 447
Volumi totali
16 860 003
13 985 886
13 893 304
15 213 206
13 440 814
14 184 044
14 382 710
14 352 187
14 089 939
Tabella 2.10.4 - Piccole derivazioni di acqua dal Lago di Como per uso idropotabile effettuate da parte
di Comuni del Ramo Occidentale.
Comune
Faggeto Lario
Blevio
Pognana Lario
Portata totale media emunta
-1
(L s )
5
14
15
Stato della
captazione
ATTIVA
ATTIVA
ATTIVA
2.10.2.2 LA PRESA D’ACQUA A LAGO A PUNTA GENO E IL TRATTAMENTO
L’acqua del lago destinata al trattamento di potabilizzazione e di distribuzione dell’acqua destinata al
consumo umano, è pescata a una profondità di circa 45 m mediante una presa situata al largo di
Punta Geno (Figura 2.10.2) alla distanza di circa 130 m dalla riva.
-1
Il processo di trattamento è effettuato in caverna nell’impianto della potenzialità di 600 L s situato in
Via Castel Baradello e prevede le seguenti fasi:
•
vasche di arrivo e accumulo dell’acqua di lago, dalle quali si alimentano le linee di trattamento e
l'
acquedotto industriale della città;
•
misura e regolazione della portata da inviare al trattamento di potabilizzazione;
•
preossidazione con ozono in due vasche (tempo di contatto a portata nominale: 3 minuti);
•
coagulazione in due vasche dotate di agitatore veloce (tempo di contatto a portata nominale: 2
minuti) con dosaggio di policloruro di alluminio;
•
filtrazione su doppio strato (sabbia + pomice) in 6 filtri;
•
pompe di sollevamento intermedio con regolazione della portata da inviare alle fasi successive;
•
ossidazione con ozono in due vasche di contatto (tempo di contatto a portata nominale: 10
minuti), in grado di assicurare la disinfezione delle acque da trattare. L'
ozono per il fabbisogno
del processo è prodotto in sito a partire da aria atmosferica opportunamente essiccata in due
generatori (uno di riserva);
•
filtrazione su carbone attivo granulare in 6 filtri (tempo di contatto a portata nominale: 15 minuti);
•
disinfezione finale con biossido di cloro prodotto a partire da acido cloridrico e clorito di sodio in
due generatori automatici (uno di riserva). La disinfezione è effettuata in due vasche della
3
capacità unitaria di 200 m (tempo di contatto a portata nominale: 10 minuti)
•
correzione del pH con soda caustica dosata a valle delle vasche di disinfezione per ridurre
l'
aggressività dell'
acqua;
•
ripompaggio alle reti acquedotto: Centro Città, Doss, Refrecc.
Il trattamento effettuato riguarda l’insieme delle acque prelevate dai pozzi e dal lago, che sono
miscelate e distribuite congiuntamente.
130
Progetto PLINIUS
SEZIONE 2. Le informazioni e le criticità
2.10 Usi delle acque
Figura 2.10.2 - Rappresentazione schematica del sistema di approvvigionamento e distribuzione (nel
riquadro) dell’acqua potabile della città di Como gestito dalla ACSM S.p.A..
2.10.2.3 IL CONTROLLO INTERNO SECONDO IL DECRETO LEGISLATIVO 31/2001
Il Decreto Legislativo n. 31/2001 e s.m.i. prevede l’effettuazione, da parte del gestore dei servizi idrici,
di controlli interni per la verifica della qualità dell’acqua destinata al consumo umano eseguiti presso
laboratori di analisi interni, ovvero stipulando apposita convenzione con altri gestori di servizi idrici.
Il Laboratorio ACSM S.p.A. è stato costituito nel 1988 per il controllo interno delle fasi che
costituiscono il ciclo dell’acqua potabile (captazione, trattamento, distribuzione). Negli anni successivi
il Laboratorio è stato sottoposto a un continuo potenziamento e adeguamento in termini qualitativi e
quantitativi, allo scopo di garantire all’utente un sempre più puntiforme ed efficace controllo, in
adempimento alle normative vigenti ed estendendo il servizio anche ad altri soggetti gestori di
acquedotti, con cui ACSM ha stipulato apposite convenzioni per l’esecuzione dei “controlli interni” ai
sensi dell’Art. 7 del Decreto Legislativo 31/2001.
Attualmente il Laboratorio effettua:
•
il controllo della qualità dell’acqua potabile distribuita direttamente da ACSM nella città di Como,
mediante l’analisi dei parametri chimico-fisici e microbiologici;
•
il controllo descritto al punto precedente, effettuato per conto di Aziende, Consorzi e Comuni;
•
il controllo dei prodotti impiegati per il processo di potabilizzazione dell’acqua.
ll Laboratorio opera in un sistema di qualità che si avvale di personale esperto e qualificato con
strumentazioni sottoposte a periodiche manutenzioni e tarature, mentre tutti i parametri previsti dal
Decreto Legislativo 31/2001 sono determinati con metodi ufficiali e idonei agli intervalli di misura
richiesti per la matrice analizzata. Il Laboratorio ACSM partecipa, inoltre, a circuiti interlaboratorio per i
parametri sia chimici sia batteriologici, allo scopo di valutare l’efficienza dei controlli di qualità eseguiti.
131
Progetto PLINIUS
SEZIONE 2. Le informazioni e le criticità
2.10 Usi delle acque
I punti di prelievo dei controlli di qualità
I controlli interni sono effettuati su campioni prelevati presso le seguenti tipologie di punti di prelievo:
pozzi (n. 4 punti di prelievo), acqua di lago non trattata (n. 1 punto di prelievo), uscite degli impianti di
trattamento (n. 4 punti di prelievo), serbatoi (n. 15 punti di prelievo) e punti rete (n. 83 punti di
prelievo).
Il protocollo analisi
Il protocollo di analisi è valido per ogni acquedotto gestito, mentre cambiano le frequenze di
campionamento secondo quanto di seguito riportato:
•
analisi settimanale degli impianti di Como (acqua grezza lago, uscita vasca Baradello, uscita
pompe Baradello, uscita impianti Doss, centrale Breggia);
•
analisi trimestrale in tutti gli altri punti degli acquedotti di Como, Cernobbio e Brunate.
Complessivamente le analisi trimestrali prevedono la determinazione di cinque variabili fisiche, una
trentina di specie chimiche e circa 15 variabili microbiologiche. Un elenco dettagliato pressoché
completo delle misure effettuate è riportato in Tabella 2.10.5.
Nel corso del 2006 il lavoro di potenziamento del laboratorio porterà alla messa a punto dei metodi per
la determinazione di antiparassitari, idrocarburi policiclici aromatici (IPA), policlorobifenili (PCB),
clorofilla a, tossine algali e Legionelle, ampliando, quindi, lo spettro analitico a una serie di potenziali
sostanze tossiche non regolarmente controllate.
2.10.2.4 LA QUALITÀ DELL’ACQUA DISTRIBUITA
Nella Tabella 2.10.5 sono riportati i valori medi dei risultati delle analisi delle variabili più significative
effettuate sull’acqua grezza in ingresso all’impianto di potabilizzazione del Baradello e sull’acqua
potabile all’uscita dello stesso impianto. I risultati coprono un periodo molto significativo (2001-2005) e
fanno generalmente riferimento a medie di decine e centinaia di determinazioni, dall’esame della cui
variabilità relativa (CV%) si possono trarre importanti indicazioni sulla qualità dell’acqua prelevata e
distribuita.
In particolare, si evidenzia come il trattamento sia necessario per l’eliminazione dell’inquinamento
batteriologico; infatti, dal punto di vista chimico, l’acqua risulta idonea e necessita unicamente di
correzione del carattere aggressivo (indice di aggressività, indice di Langelier) mediante l’aggiunta di
sodio idrossido. Ciò non toglie che si abbiano, comunque, anche dei miglioramenti dal punto di vista
chimico: abbattimento di torbidità, precipitazione di metalli (a esempio, ferro). Inoltre, il tipo di
disinfettanti utilizzati (ozono e biossido di cloro) evitano la formazione di trialometani nell’acqua
distribuita. Un’ulteriore barriera nell’impianto di trattamento è costituita dai filtri a carbone attivo che
garantiscono l’eliminazione di eventuali microinquinanti organici.
Una più immediata valutazione della qualità delle acque in entrata e in uscita dall’impianto di
potabilizzazione si può ottenere esaminando la Figura 2.10.3, che riporta in ordine crescente di
variabilità relativa (CV %) e di valore della media del singolo parametro, già riportato nella Tabella
2.10.5, espressi in scala logaritmica. Dalla figura si possono individuare variabilità molto elevate per le
grandezze microbiologiche in ingresso, mentre la mancanza delle barre relative a valori in uscita
indica non tanto la mancata misura, ma l’assenza della contaminazione. Alcune variabilità elevate di
parametri chimici (ammoniaca, ferro, alluminio ecc.) sono tipiche di concentrazioni molto ridotte,
mentre variabilità di specie chimiche inferiori al 10% sono legate alle incertezze stesse delle
metodiche analitiche. Naturalmente le variabilità più interessanti sono quelle associate alle acque
distribuite, che appaiono, comunque, abbastanza contenute e in linea con quelle in entrata.
2.10.2.5 CRITICITÀ E AZIONI
Le maggiori criticità relative all’utilizzo di acque lacustri a scopi idropotabili risiedono nella necessità di
introdurre, nell’ambito dei “controlli interni” eseguiti presso il laboratorio analisi ACSM S.p.A., indagini
sulla eventuale presenza di alghe e di tossine algali (a esempio, microcistina) per verificarne la
presenza e/o assenza sia a valle degli impianti di trattamento dell’acqua del lago sia lungo la rete di
distribuzione, per valutare eventuali ricrescite.
Le azioni che saranno intraprese nel corso del 2006 prevedono la ricerca del parametro clorofilla a e,
nel caso di campioni positivi, la ricerca immunoenzimatica di microcistina. La determinazione delle
tossine algali sarà, inoltre, effettuata sui campioni settimanali prelevati all’ingresso dell’impianto di
potabilizzazione e alle uscite degli impianti di trattamento.
132
Progetto PLINIUS
SEZIONE 2. Le informazioni e le criticità
2.10 Usi delle acque
Tabella 2.10.5 - Analisi dell’acqua in ingresso e in uscita dall’impianto di potabilizzazione (Periodo
2001-2005).
Variabile
Unità
-1
Acqua grezza
in ingresso
Media
CV%
Alcalinità
mg CaCO3 L
Alluminio
Ammoniaca
µg Al L
-1
µg NH3 L
Argento
Biossido di cloro
µg Ag L
-1
mg ClO2 L
Bromati
µg BrO3 L
-1
0
Bromuri
Cadmio
Calcio
Clorati
µg Br L
-1
µg Cd L
-1
mg Ca L
-1
µg ClO3 L
0
0,4
26,0
Cloriti
µg ClO2 L
-1
-1
-1
20
227
79,9
11
398
18,5
22
145
143
43
130
18,6
8
50
326
87
61
0,2
74
12
130
0,5
0,2
78
39
23
130
(1)
61
0
122
10
42
36
77
42
0
0,5
25,8
58,0
61
13
82
91
50
129
350
41
126
48
354
0,1
50
487
63
11
-1
mg Cl2 L
Cloro residuo totale
mg Cl2 L
Cloruri
Composti organoalogenati totali
Conducibilità elettrica
Cromo totale
Durezza totale
Ferro
Fluoruri
Formiati
Idrogeno solforato
Indice di aggressività
Magnesio
Manganese
Nitrati
pH
Piombo
Potassio
Rame
Residuo fisso
Sodio
Solfati
Temperatura
Torbidità
Trialometani totali
Tricloroetilene e tetracloroetilene
mg Cl L
-1
µg L
-1
µS cm
-1
µg Cr L
°F
-1
µg Fe L
-1
mg F L
-1
µg L
-1
µg S L
mg Mg L
-1
µg Mn L
-1
mg NO3 L
Unità
-1
µg Pb L
-1
mg K L
-1
µg Cu L
-1
mg L
-1
mg Na L
-1
mg SO4 L
°C
NTU
-1
µg L
-1
µg L
Aeromonas spp
Batteri coliformi a 37°C
Coliformi fecali
Coliformi totali
Conta batterica su agar a 22°C
Conta batterica su agar a 36°C
Enterobatteri patogeni
(salmonelle e shigelle)
Enterococchi
Escherichia coli
Pseudomonas aeruginosa
Spore di clostridi solfitoriduttori
Stafilococchi patogeni
Streptococchi fecali
Streptococchi totali
UFC 100 mL
-1
MPN 100 mL
UFC 100 mL-1
UFC 100 mL-1
UFC 1 mL-1
UFC 1 mL-1
presenza/assenza
1000 mL
MPN 100 mL-1
-1
MPN 100 mL
-1
UFC 250 mL
-1
UFC 100 mL
UFC 250 mL-1
UFC 100 mL-1
UFC 100 mL-1
-1
-1
3,0
0,2
173
3
8,5
30
0,1
0,1
0
11,3
5,3
2
4,1
7,6
3,6
1,5
5
101
3,6
22,3
9,5
0,5
0
0
-1
-1
N
Valori di
riferimento
D.lgs 31/2001
82,2
-1
Cloro residuo libero
52
224
55
9
139
25
3
13
38
4
53
26
55
16
18
10
13
149
107
120
159
98
3
243
280
1
0
14
56
2
18
624
43
40
221
218
111
478
0,3
693
290
(1)
(5)
(2)
(6)
Valore minimo consigliato
800 fino al 25/12/2006
(3)
DPR 236/88
(4)
Valori consigliati
N
Acqua uscita
impianto
Media
CV%
176
50
263
2
227
232
176
78
73
77
1
176
261
60
77
14
174
77
176
261
261
46
46
85
87
177
178
47
50
173
77
149
87
174
176
5
200 (2)
(1)
0,1
36
487
(1)
3,5
0
184
1
11,7
12
0,1
0
45
356
48
620
4
398
329
356
305
250
(3)
30
2500
50
(4)
15-50
200
1,5
10
6
79
22
11,9
5,6
3
34
129
129
4,2
8,2
2,9
1,5
4
108
7,6
22,2
9,7
0,2
0
0
24
5
38
18
104
16
13
9
14
75
356
519
98
129
7
340
129
356
615
407
90
90
0
0
0
0
20
17
625
729
0
0
0
0
0
0
0
0
25 fino al 2013
Valore massimo consigliato
(7)
Acque provenienti da impianto di trattamento
(8)
Senza variazioni anomale
133
200
500
145
172
452
454
491
395
93
98
503
116
260
150
451
451
50
50
6,5-9,5
(5)
10
1000
1500 (6)
200
250
(7)
1
30
10
0
0 (3)
0
(8)
0
0
0
0
0
0
0
0 (3)
0 (3)
Progetto PLINIUS
SEZIONE 2. Le informazioni e le criticità
2.10 Usi delle acque
M edia (Per le unità vedere Tabella 2.10.4 )
Variabilità re lativ a (CV%)
Stafilococchi patogeni
Streptococchi fecali
Spore di clostridi solfitoriduttori
Coliform i fecali
Streptococchi totali
Batteri coliform i a 37°C
Com posti organoalogenati totali
Conducibilità elettrica
Enterococchi
Residuo fisso
Escherichia coli
Alcalinità
Coliform i fecali
Escherichia coli
Torbidità
Streptococchi fecali
Allum inio
Streptococchi totali
Am m oniaca
Ferro
Ferro
Calcio
Batteri coliform i a 37°C
Solfati
Pseudom onas aeruginosa
Am m oniaca
Aerom onas spp
Allum inio
Coliform i totali
Spore di clostridi solfitoriduttori
Argento
Enterococchi
Cadm io
Indice di aggressività
Conducibilità elettrica
Tem peratura
Ram e
Durezza totale
Piom bo
pH
Cloruri
Magnesio
Nitrati
Ram e
Potassio
Nitrati
Fluoruri
Sodio
Alcalinità
Piom bo
Sodio
Aerom onas spp
Residuo fisso
Cloruri
Magnesio
Pseudom onas aeruginosa
Tem peratura
Potassio
Calcio
Coliform i totali
Solfati
Torbidità
Durezza totale
Cadm io
pH
Argento
Acqua in uscita
Indice di aggressività
Acqua in uscita
Com posti organoalogenati totali
Acqua in ingre sso
Stafilococchi patogeni
Acqua in ingresso
Fluoruri
0
1
10
100
1000
0,0
0,1
1,0
10,0
100,0
1000,0
Figura 2.10.3 - Confronto tra i valori medi (a destra) e variabilità relativa di alcuni parametri misurati
nell’acqua in ingresso e in uscita dall’impianto di potabilizzazione della città di Como.
2.10.3
L’ATTIVITÀ DI PESCA
2.10.3.1 LA PESCA PROFESSIONALE
Nella porzione sud-occidentale del Lario, il cosiddetto “Ramo di Como” che si estende da Bellagio a
Como, operano attualmente 21 pescatori di professione. Si tratta di operatori economici che traggono
la maggior parte del proprio reddito dall’attività di pesca, esercitata quasi esclusivamente con reti
passive “branchiali” (gill nets nella letteratura scientifica). La regolamentazione degli attrezzi di pesca
professionale avviene sulla base di solide basi scientifiche, acquisite in gran parte nell’ultimo decennio
(Negri 1993a, 1993b, 1995, Negri & Aldrigo 2000).
-1
ll pescato complessivo oscilla tra le 145 e le 199 t a (Tabella 2.10.6), corrispondenti a una produttività
compresa tra i 1,0 e i 1,4 t km ², cui va aggiunto il prelievo non quantificabile, ma senz’altro non
trascurabile della pesca sportiva, una produttività che sembra essere adeguata alle caratteristiche
mesotrofiche delle acque.
La produttività del Bacino Occidentale non si discosta significativamente da quella calcolata sull’intero
bacino lacustre, considerato che lo sforzo di pesca tende a distribuirsi in modo piuttosto uniforme
sull’intero lago, anche se si nota una crescente concentrazione dell’attività di pesca nella porzione
centrale del lago, soprattutto per quel che riguarda la cattura dei coregoni. Si ritiene che l’attuale
prodotto della pesca professionale nel Lago di Como debba essere valutato positivamente, sia per
quel che riguarda gli aspetti strettamente quantitativi sia per quel che riguarda la sua composizione in
specie.
134
Progetto PLINIUS
SEZIONE 2. Le informazioni e le criticità
2.10 Usi delle acque
Osservando la composizione del pescato, balza subito all’occhio la netta dominanza dei coregoni
(Tabella 2.10.6) che nell’intero periodo considerato (escluso il primo anno di rilevamento) superano il
50% del pescato totale. Le specie pelagiche (coregone, agone, trota) rappresentano nel loro insieme
circa il 75% del pescato totale, mentre, di converso, le specie a prevalente distribuzione litorale (tutte
le altre) rappresentano il rimanente 25%.
-1
Tabella 2.10.6 - Andamento del prelievo (kg a ) della pesca professionale nel Lario nell’ultimo
decennio.
Anno
Coregone
2004
2003
2002
2001
2000
1999
1998
1997
1996
113 785
122 073
124 351
100 160
99 991
107 600
116 268
115 411
59 770
Agone
47 899
31 751
21 940
25 677
33 250
33 300
28 036
19 621
39 338
Persico
17 239
18 965
8 577
13 274
25 315
13 300
13 420
9 738
13 082
Bottatrice
6 671
7 285
6 184
8 846
6 165
7 978
5 627
3 944
4 587
Cavedano
5 727
8 616
6 625
13 180
10 004
9 752
12 052
9 148
7 214
Pigo
1 582
2 128
1 745
963
449
1 300
1 526
1 947
1 815
Trota
1 163
1 058
1 032
897
1 207
1 103
637
393
453
Alborella
1 120
870
387
0
0
0
5 205
6 093
17 853
Tinca
1 104
1 733
1 601
2 321
2 081
2 808
1 941
1 686
1 129
Luccio
632
1 686
684
1 287
1 396
932
334
263
21
Anguilla
232
412
426
387
737
363
330
457
361
Salmerino
204
308
115
95
188
378
152
165
151
197 358
196 057
173 325
167 474
180 783
178 814
185 528
168 866
145 774
Totale
Per quel che riguarda la composizione del pescato, occorre evidenziare che l’abbondanza dei
coregoni è un fattore estremamente positivo, sia per quel che riguarda gli aspetti commerciali (sono
specie che si prestano molto bene al consumo alimentare) sia per quel che riguarda gli aspetti
ecologici (sono buoni indicatori della qualità delle acque, in quanto richiedono un’abbondante
ossigenazione delle acque profonde).
In un quadro sostanzialmente positivo, l’unica nota “dolente” è rappresentata dall’alborella, specie di
notevole importanza ecologica e faunistica, il cui prelievo negli ultimi anni è stato del tutto trascurabile.
Se è vero che le catture di alborella sono limitate da un regolamento di pesca particolarmente severo
(tra il 1999 e il 2001 la specie è stata protetta addirittura con il divieto assoluto di pesca), è altrettanto
vero che tali norme restrittive sono state adottate in seguito all’evidente declino che questa specie ha
subito tra la seconda metà degli anni ‘80 e la fine degli anni ’90. Negli ultimi anni la specie ha
fortunatamente mostrato importanti segni di ripresa e la sua tutela resta l’obiettivo prioritario delle
politiche di gestione della fauna ittica lacustre.
La pesca per diletto (la cosiddetta pesca sportiva) è praticata in provincia di Como da circa 10000
residenti, ai quali bisogna aggiungere un numero nient’affatto trascurabile di appassionati che
provengono dai territori limitrofi, in special modo dalla provincia di Milano.
Il Lario rappresenta, senza dubbio, l’ambiente acquatico provinciale più frequentato dai pescatori. In
un recente sondaggio condotto dal servizio pesca provinciale in collaborazione con la principale
associazione di pescatori dilettanti (APS COMO-FIPSAS), circa l’80% dei pescatori ha come meta
privilegiata il Lago di Como. In questo contesto, il Bacino Occidentale riveste un ruolo di particolare
importanza, soprattutto perché è la porzione di lago che si raggiunge più facilmente dalle aree a
maggiore densità di popolazione (Como città, Brianza e Nord milanese). Il Bacino Occidentale del
Lario è anche l’area di maggiore presenza dell’Alborella, specie ittica di notevolissima importanza per
la pesca sportiva (secondo il già citato sondaggio, è ricercata attivamente dal 30% dei pescatori).
Considerato che gli sforzi del Progetto PLINIUS sono concentrati soprattutto sul cosiddetto “Primo
Bacino”, cioè alla porzione di lago compresa tra gli abitati di Como, Cernobbio e Blevio, occorre,
135
Progetto PLINIUS
SEZIONE 2. Le informazioni e le criticità
2.10 Usi delle acque
infine, segnalare che quest’area è storicamente riservata alla sola pesca dilettantistica ed è in gran
parte soggetta a un Diritto Esclusivo di pesca di proprietà dell’Azienda Ospedaliera S. Anna, che ne
affida la conduzione a un’associazione di pescatori dilettanti (APS Como – FIPSAS).
2.10.3.2 CRITICITÀ
Escludendo le criticità specifiche del settore, la cui soluzione dipende esclusivamente dalle politiche di
gestione della pesca, si evidenzia in questa sede una problematica la cui soluzione coinvolge altri
utilizzatori della risorsa lacustre. Ci si riferisce ai fattori che minacciano il buon esito della riproduzione
naturale delle specie ittiche a riproduzione litorale litofila (Coregone lavarello, Alborella, Cavedano),
alcune delle quali rivestono grande importanza anche ai fini della pesca sportiva e professionale. Tali
criticità possono essere così schematicamente riassunte:
•
riduzione delle aree naturali di frega a causa della crescente artificializzazione delle rive;
•
riduzione delle aree naturali di frega a causa della imponente deposizione di materiale limoso in
seguito all’aumento del trasporto solido dei principali affluenti (fiumi Adda e Mera);
•
messa in asciutta delle uova deposte a causa delle oscillazioni del livello del lago;
•
spiaggiamento e rottura delle uova deposte a causa del moto ondoso provocato dalle
navigazione a motore;
•
predazione delle uova deposte a opera degli uccelli acquatici semi-addomesticati, il cui numero
negli ultimi anni è enormemente cresciuto;
2.10.3.3 AZIONI
Un intervento ordinariamente effettuato dalla Provincia di Como per contrastare la perdita delle aree
naturali di frega è la costruzione dei cosiddetti “letti artificiali” di ghiaia. Tale attività è svolta sulla base
delle indicazioni fornite da approfondite sperimentazioni effettuate tra il 1996 e il 1997 (Negri 1996,
1997).
La costruzione dei letti artificiali di frega non rappresenta, tuttavia, una soluzione definitiva in grado di
superare tutte le criticità elencate al punto precedente e nell’intero bacino lacustre. Non v’è dubbio che
la buona efficacia della riproduzione ittica dipenda tuttora soprattutto dall’utilizzo dei substrati naturali.
Va anche detto che alcune delle criticità elencate al punto precedente, come il moto ondoso e la
predazione degli uccelli oofagi, agiscono tanto sui substrati naturali quanto sui substrati artificiali.
I danni da moto ondoso e la predazione delle uova da parte degli uccelli acquatici semi-addomesticati
sono anche le criticità che meritano, a giudizio dell’autore, di essere approfondite attraverso una
specifica azione conoscitiva, tenuto conto che sinora non sono mai state oggetto di alcun
approfondimento scientifico.
2.10.4
USO IDROELETTRICO E IRRIGUO
Il Lario rappresenta una importante risorsa idrologica sia come corpo lacustre sia per l’insieme della
sua rete idrografica montana, caratteristiche che lo rendono una fondamentale risorsa socioeconomica.
2.10.4.1 ADDA PRELACUALE
I deflussi del bacino dell’Adda prelacuale sono regolati da numerosi serbatoi di proprietà dell’AEM
(Azienda Municipale di Milano), dell’Edison, del gruppo ENEL, dell’Edipower e altri in territorio
svizzero. Venti di questi serbatoi sono stagionali e per volume e tipo di gestione esercitano
un’influenza più o meno grande, ma, comunque, sensibile sul regime dei deflussi del fiume. I due
3
serbatoi più grandi sono quello di San Giacomo di Fraele (64 milioni di m ) e di Cancano (123 milioni
3
3
di m ). Per un totale di 515 milioni di m (Barbero & Bertoli 1998a).
La regolazione dei serbatoi alpini esercita un effetto sensibile sui deflussi: a livello mensile il 6,2% del
deflusso naturale annuo è immagazzinato in estate e rilasciato in inverno, a beneficio degli impianti
idroelettrici alpini, riducendo in questo modo le portate di piena e aumentando le portate di magra
dell’Adda (Malusardi & Moisello 2003).
2.10.4.2 ADDA POSTLACUALE
La regolazione del Lago di Como a Olginate (Adda postlacuale), affidata al Consorzio dell'
Adda, si
sovrappone a quella dei serbatoi alpini, in buona parte compensandone gli effetti.
136
Progetto PLINIUS
SEZIONE 2. Le informazioni e le criticità
2.10 Usi delle acque
La regolazione del lago per mezzo della diga d’Olginate iniziò nel 1946. Durante la costruzione della
diga, si è allargato l’alveo dell’Adda in più punti per aumentare il deflusso del lago e diminuire il rischio
di allagamenti. La fascia di regolazione del Lago di Como indicata nel disciplinare di concessione del
12 gennaio 1942 è di 170 cm (+1,20 e -0,50 m rispetto allo zero idrometrico), capace, quindi, di
3
immagazzinare 246,5 milioni di m con fini principalmente irrigui in estate e idroelettrici in inverno
(Bertoli 1996). Il volume accumulabile è circa un ventesimo dell’acqua che transita dal Lago di Como
in un anno ed è ormai ridotto a causa dei fenomeni di subsidenza della città di Como.
Le modalità di esercizio prevedono normalmente i seguenti invasi: quello primaverile, da utilizzare
durante la stagione estiva, per l'
irrigazione di un’ampia fascia di pianura Padana a ridosso del fiume
Adda e per l'
alimentazione delle 8 centrali idroelettriche; quello autunnale per soddisfare i fabbisogni
energetici invernali delle stesse centrali idroelettriche. La potenza installata delle otto centrali
idroelettriche a valle è di 91838 kW con un salto totale di 71,45 m, mentre la superficie irrigua è di
2
2
oltre 1240 km di comprensorio diretto con almeno altri 600 km di comprensorio indiretto delle
province di Bergamo, Cremona, Lodi e Milano (Barbero & Bertoli 1998b). L’attività del Consorzio
dell’Adda consiste fondamentalmente nel trattenere acqua durante le piene ed erogarla per scopi
irrigui e idroelettrici nei periodi di magra. L’acqua trattenuta e messa a disposizione degli utenti è
chiamata nuova poiché, prima della regolazione, non si poteva ottenere. In questa operazione si
ottiene, pertanto, anche un effetto di laminazione delle piene, utile ai rivieraschi del lago. Il Consorzio,
infine, controlla e disciplina gli usi dell’acqua derivata dall’Adda da parte degli utenti.
Nel decennio 1985-1995 la portata media derivata dagli utenti irrigui nel mese d’Agosto è stata pari a
3 -1
3 -1
175 m s di cui 20 m s di acqua nuova, pari ossia a ben l’11,3% del fabbisogno.
2.10.4.3 CRITICITÀ
Le principali criticità connesse all’utilizzo delle acque a scopi idroelettrici e irrigui, emerse dagli studi di
seguito riportati, sono essenzialmente tre:
•
•
•
Il limite superiore di regolazione (+120 cm al Fortilizio) è prossimo al livello di rischio di
inondazione, perlomeno per alcune zone particolarmente depresse come Piazza Cavour a
Como. Durante la costruzione della traversa di Olginate furono effettuati imponenti lavori di
allargamento dell’incile. Secondo gli studi di Citrini del 1978, grazie a questo intervento i colmi
di livello sono stati sensibilmente attenuati con abbassamenti che a volte superano i 50 cm, ma
l’abbassamento dei livelli, a seguito della concomitante subsidenza di Piazza Cavour, fa sì che
non possano essere più considerati tali. E’ evidente che un intervento strutturale, mirato alla
salvaguardia di questa realtà potrebbe risolvere in maniera radicale il problema delle piene
(Bertoli 1996).
la salvaguardia della schiusa delle uova di alcune specie ittiche necessiterebbe che il livello del
lago fosse mantenuto costante in alcuni periodi dell’anno (Bertoli 1996).
non direttamente connessi alle problematiche affrontate da PLINIUS, ma di rilevante importanza
ambientale sono, infine, i problemi connessi al deflusso minimo vitale dell’Adda sublacuale,
ossia alla necessità del Consorzio dell’Adda di garantire il quantitativo d’acqua necessario alla
vita biologica del fiume considerando, allo stesso tempo, le richieste idriche per la produzione di
energia elettrica e a scopi irrigui (Barbero & Bertoli 1998b).
2.10.4.4 AZIONI
La regolazione dei livelli del lago, attraverso la diga d’Olginate e indirettamente attraverso i serbatoi
alpini, non è in grado di influire in maniera determinante sullo stato di qualità delle acque, essendo il
3
volume utile alla massima regolazione (246,5 milioni di m ) di due ordini di grandezza inferiore rispetto
3
il volume medio del lago (22500 milioni di m ). Se tale volume è espresso in termini di portata, risulta
3 -1
3 -1
essere circa 8 m s rispetto ai 155 m s che defluiscono mediamente dal lago attraverso il Fiume
Adda. La regolazione del lago incide, quindi, in modo ridotto sul tempo di ricambio delle acque e
pertanto, non avendo influenze rilevanti nel determinarne lo stato di qualità, non si suggeriscono
azioni volte a definire una nuova regolamentazione dei livelli del lago, rimandando tale discussione
alle sedi più appropriate.
137
Progetto PLINIUS
138
Progetto PLINIUS
SEZIONE 3. Inquadramento delle criticità e azioni
Schede delle azioni
SEZIONE 3. Inquadramento delle criticità e delle azioni
3.1
LE PRINCIPALI CRITICITÀ DELL’ECOSISTEMA LARIANO
La sintesi riportata in questa sezione segue la struttura dei capitoli tecnici della Sezione 2, delineando
le principali criticità conoscitive e, laddove possibile, anche quelle che limitano la qualità dell’ambiente
seguendo la relazione pressione-stato delineata nel modello DPSIR (Determinanti – Pressione – Stato
– Impatto – Risposte).
La lettura della Sezione 2 evidenzia, in termini generali, una prima criticità trasversale a tutti i capitoli,
costituita dalla frammentarietà delle conoscenze scientifiche relative all’ambiente lariano. Con ciò non
si intende affermare che questo ambiente lacustre sia stato dimenticato dal mondo scientifico, ma
piuttosto che l’attenzione a esso dedicata sia stata discontinua e, talvolta, sporadica, specialmente in
relazione ad alcuni aspetti direttamente legati a una corretta gestione ambientale. Studi di grande
rilievo sono, infatti, intervallati da periodi in cui mancano campagne di misura continue. Questa
situazione trova sicuramente una spiegazione nella mancanza (storica) di una struttura di ricerca di
riferimento per il Lago di Como, che avrebbe potuto indirizzare le attività di ricerca e di monitoraggio.
In Italia, comunque, questa situazione rappresenta più la regola che l’eccezione. Tra i grandi laghi
sudalpini, infatti, l’unico ambiente studiato con continuità da un istituto di ricerca collocato sulle sue
rive è il Lago Maggiore. L’attività pluridecennale dell’Istituto per lo Studio degli Ecosistemi-CNR (già
Istituto Italiano di Idrobiologia), iniziata con la sua fondazione nel 1938, ha condotto a una conoscenza
del Verbano che può essere considerata esemplare dal punto di vista limnologico, e pari a pochi altri
ambienti nel mondo.
Gli studi eseguiti sul Lago di Como dall’Istituto per lo Studio degli Ecosistemi permettono di delineare,
sulla base di analisi annuali, l’evoluzione idrochimica e trofica delle acque del lago nell’arco di quasi
50 anni. Tali studi, tuttavia, non miravano a descrivere le complesse variazioni stagionali delle diverse
stazioni lacustri, con particolare riferimento alle fioriture algali che per decenni si sono presentate
come manifestazione dell’elevato stato di eutrofizzazione del lago.
La situazione della conoscenza dell’ambiente limnico lariano è migliorata in anni recenti con l’avvento
dell’Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente (ARPA) della Lombardia, che opera con i
Dipartimenti di Como e Lecco. L’ARPA ha, infatti, dato avvio a una intensiva campagna chimica e
biologica di campionamento pluriennale a cadenza mensile delle acque pelagiche nei punti più
significativi del lago, che ha colmato una serie importante di lacune, quali, a esempio, la distinzione tra
stato di qualità delle acque del Ramo Occidentale e gli altri due sottobacini (Settentrionale e
Orientale). Il lavoro realizzato dall’ARPA negli ultimi anni ha dato una svolta fondamentale alla
descrizione delle dinamiche che avvengono nei diversi sottobacini, fornendo per la prima volta un
quadro che potrà portare a comprendere meglio l’evoluzione trofica lacustre. Più recentemente, infine,
nuove importanti attività di ricerca sono state avviate dall’Università degli Studi dell’Insubria, Sede di
Como, specificatamente nel campo della limnogeologia, un settore caratterizzato dall’assoluta
mancanza di conoscenze sulla struttura della cuvetta e dei sedimenti.
Nonostante la recente vivacità degli studi, attualmente la descrizione dell’ecosistema lacustre deve
ancora far fronte alla frammentarietà delle campagne di misura degli ultimi tre decenni. Questa
situazione conoscitiva unita alla frequente carenza di informazioni di base sulle strutture di
collettamento e depurazione, che risiedono e gravano nel territorio del Lario, ha limitato fortemente la
capacità di comprendere a fondo lo stato di qualità delle acque e la sua evoluzione, con evidenti
ripercussioni di carattere gestionale.
I risultati dell’indagine conoscitiva effettuata dal GLLC, presentata in questo Rapporto, consentono di
determinare le seguenti principali criticità di natura sia conoscitiva sia strutturale:
•
la necessità di definire l’apporto solido dai tributari, poiché la quantità e la tipologia dei sedimenti
all’interno della massa d’acqua lacustre influenzano anche la sua qualità;
•
la necessità di definire la dinamica della sedimentazione nella cuvetta lacustre in termini di
meccanismi di trasporto e di deposizione e di parametri fisico-tecnici dei sedimenti che hanno
un ruolo fondamentale nella definizione dei fenomeni di instabilità sublacustre;
•
il regime idrodinamico e in primis delle correnti, che rivestono un ruolo fondamentale nell’intero
metabolismo del lago poiché interagiscono con l’idrochimica di base (nutrienti macrocostituenti)
e con le dinamiche biologiche (ciclo dei silicati e fioriture di diatomee). La definizione
139
Progetto PLINIUS
•
•
•
•
•
•
•
•
•
•
•
•
SEZIONE 3. Inquadramento delle criticità e azioni
Schede delle azioni
dell’idrodinamica e della sedimentazione non possono prescindere da una conoscenza
dettagliata della morfobatimetria del fondo lacustre e delle relazioni idrogeologiche tra il lago e le
circolazioni idriche profonde dovute sia alla configurazione carsica del territorio sia alla presenza
di fratture crostali di importanza regionale;
la definizione del bacino idrogeologico del lago, essendo il Lago di Como e, in particolare la
porzione sud-occidentale, influenzati da fenomeni di carsismo. Gli studi finora condotti si sono,
infatti, concentrati solo sulle entrate e sulle uscite superficiali dell’acqua, tralasciando gli apporti
ipogei, apparentemente non trascurabili;
l’ottenimento di un bilancio idrologico sperimentalmente validato, quale base conoscitiva
essenziale e trasversale alla maggior parte degli interventi per il risanamento del lago;
lo studio dell’idrodinamica lacustre nei diversi bacini. Valutazioni di carattere teorico consentono,
infatti, di individuare nell’elevato tempo di residenza delle acque del Primo Bacino, dovuto
all’assenza di un emissario naturale, un fattore di stress che amplifica gli effetti dell’eccessivo
carico di inquinanti gravante su questa porzione di ecosistema. L’analisi di dati di recente
produzione, forniti dalla stazione Lake Diagnostic System (LDS) collocata nella porzione più
meridionale del Primo Bacino del Lago di Como, ha evidenziato, inoltre, come le acque
antistanti la città di Como siano caratterizzate da una elevata stabilità e da scarso
rimescolamento verticale e orizzontale, condizioni che favoriscono la proliferazione, durante il
periodo estivo, di alcune specie di cianobatteri potenzialmente tossici;
l’impostazione di modelli previsionali di evoluzione della qualità delle acque per la descrizione
dinamica e previsionale dei problemi ambientali dell’intero corpo lacustre e, in particolare, del
Primo Bacino del Ramo Occidentale;
il potenziamento e completamento delle informazioni conoscitive di base sullo stato delle
strutture del collettamento che gravano sull’ecosistema lariano. Non è, infatti, noto il reale stato
di conservazione e di efficienza della rete, nonché quale sia l’effettiva percentuale degli abitanti
allacciati e la percentuale di abitanti non ancora allacciati alla rete delle acque nere. Diverse
indicazioni fanno, infatti, supporre che entrambe le percentuali potrebbero essere elevate;
la misura, relativamente al Primo Bacino del Ramo Occidentale, dei carichi scaricati dagli
scolmatori di piena ubicati sui collettori fognari nel territorio comunale di Como, che sembrano
essere i principali responsabili del carico residuo di nutrienti che gravitano sul lago;
la quantificazione dell’efficienza degli impianti di depurazione di piccola potenzialità, che appare
estremamente frammentaria, poiché i dati sono forniti dai gestori in modo diversificato e
difficilmente confrontabile;
la stima dei reali apporti di sostanze inquinanti dai due principali immissari del Ramo
Occidentale (Cosia e Breggia) rappresentano la principale criticità per il Primo Bacino del Ramo
Occidentale del Lario, dovuta alla mancanza di misurazioni di portata in continuo. Questa lacuna
limita fortemente la valutazione dei carichi effettivi durante gli eventi di piena che, raccogliendo
gli scarichi degli scolmatori, rappresentano, con ogni probabilità, gli eventi caratterizzati dai
maggiori flussi di massa. Emerge, inoltre, la necessità di indirizzare maggiormente i
campionamenti della qualità delle acque dei due immissari, in modo da ottenere una descrizione
dell’andamento delle concentrazioni a diversi regimi di portata (magra, morbida e piena) al fine
di costruire una curva concentrazione-portata statisticamente rappresentativa;
l’estensione della stima dei carichi di nutrienti (e più in generale di sostanze inquinanti) gravanti
sull’ecosistema lariano, per tutti gli immissari al lago. L’ottenimento di questo obiettivo non può
prescindere dall’acquisizione di maggiori informazioni sul regime idrologico dei principali
tributari. La stima dei carichi risente, infatti, della mancanza di una rete di misurazione delle
portate dei principali immissari e della carenza di campionamenti della qualità delle acque al fine
di ottenere curve concentrazione-portata significative;
l’acquisizione di informazioni sul ruolo svolto dal runoff urbano, cioè dagli apporti dovuti al
dilavamento delle superfici (strade, abitazioni ecc.);
le indagini sull’idrochimica del lago, fondamentali per comprendere l’evoluzione del gradiente
trofico esistente tra il Ramo Occidentale e il tratto nord-orientale;
lo studio dell’incremento delle concentrazioni dell’azoto, in controtendenza rispetto a una
generale riduzione delle specie di fosforo, spiegabile attraverso la diversa origine dei due
nutrienti: “locale” per il fosforo e “globale” per l’azoto, in quanto quest’ultimo viene
principalmente trasportato dalle deposizioni atmosferiche;
140
Progetto PLINIUS
SEZIONE 3. Inquadramento delle criticità e azioni
Schede delle azioni
•
lo studio delle risposte dell’ecosistema ai cambiamenti globali quali l’aumento della temperatura
atmosferica;
•
le indagini sulle biocenosi, che riguardano il persistere di fioriture di cianobatteri potenzialmente
tossici, come la specie Microcystis aeruginosa che ha recentemente determinato diversi
problemi sull’utilizzo della risorsa idrica, soprattutto nel Primo Bacino del Ramo Occidentale
(Villa Geno) dove, durante massive fioriture di questo cianobatterio, si sono riscontrati biovolumi
fino a tre ordini di grandezza più elevati rispetto a quelli misurati a Torno;
•
la mancanza di capacità di indagine analitica a scala locale che rende difficoltoso stimare il
rischio legato alla produzione di cianotossine, molecole prodotte dai cianobatteri come difesa
dalla predazione dello zooplancton, presenti in concentrazioni molto basse, misurabili solo con
adeguati strumenti di misura;
•
la limitata conoscenza sulla contaminazione da microinquinanti organici e metalli, i cui ultimi dati
disponibili risalgono alla fine degli anni’80-inizio anni ’90, anche in relazione alla presenza nelle
acque di sostanze potenzialmente pericolose sia per la salute umana sia per la vita acquatica,
soprattutto nella baia di Como. Presenza confermata dalle analisi svolte sui sedimenti che
hanno, inoltre, dimostrato la permanenza di composti persistenti e bioaccumulabili di cui
dovrebbe essere valutata la pericolosità attraverso lo svolgimento di appropriati test di
ecotossicità e che dovrebbero essere monitorati anche nel comparto ittico;
•
in periodi di forte siccità l’abbassamento dei livelli del lago influenza negativamente la schiusa
delle uova di alcune specie ittiche.
La sintesi delle criticità vede in conclusione emergere la generale frammentarietà delle conoscenze
ambientali-limnologiche che riguardano il Lago di Como nel suo complesso. Tale lacuna può essere
superata con l’attivazione di un coordinamento scientifico sulle diverse attività di ricerca e sul
monitoraggio che si svolgono sull’ecosistema lariano. A questo proposito deve essere sottolineato che
la complessità dei problemi ambientali, cui si dovrà rispondere nel prossimo futuro (che vedono nella
crescente pressione antropica unita agli effetti dei cambiamenti climatici a scala globale i due aspetti
guida) difficilmente potranno trovare un’adeguata risposta a livello di singolo ambiente e di singola
istituzione. Le sfide ambientali del prossimo futuro impongono, quindi, di affrontare i problemi
attraverso l’organizzazione di reti di strutture di ricerca, di monitoraggio e di gestione che condividano
competenze, esperienze e servizi. Poiché molti dei problemi delineati in questo Rapporto sono comuni
all’insieme dei laghi sudalpini si suggerisce, infine, di attivare un percorso che porti a istituzionalizzare
le esperienze maturate dalle diverse strutture che operano sui grandi laghi del Nord Italia.
3.2
AZIONI CONOSCITIVE E DI RISANAMENTO
Dall’analisi condotta nella Fase 1 del Progetto PLINIUS, sono emerse diverse criticità conoscitive. Tali
lacune che hanno significativamente influenzato, limitandola, la gestione della qualità delle acque del
Lago di Como, potranno essere colmate attraverso la predisposizione di campagne di misura mirate a
completare il quadro informativo anche in un’ottica di economizzazione e finalizzazione delle risorse,
basata sulla riduzione delle sovrapposizioni e duplicazioni di studi e ricerche.
Il GLLC, sulla base dell’analisi dei dati attualmente disponibili, ha, inoltre, specificatamente individuato
alcune azioni di intervento che già in questa fase del Progetto è possibile suggerire al fine di ottenere
un miglioramento della qualità delle acque del Primo Bacino, la porzione di Lago di Como più
compromessa dal punto di vista ambientale, la cui realizzazione può riflettersi anche in un
miglioramento generale della qualità delle acque del lago.
La lista delle azioni proposte dagli Esperti del GLLC è riportata in Tabella 3.3.1. Ogni azione sia essa
di carattere conoscitivo sia essa d’intervento è corredata da una scheda tecnico-descrittiva con una
valutazione dei costi e dei benefici attesi per l’ecosistema lacustre.
Il criterio di presentazione delle schede non si basa su una scala di priorità delle azioni, ma sulla
omogeneità tematica cui fanno riferimento, che tiene conto in generale dello stato dell’ecosistema.
Tra le azioni conoscitive occorre segnalare:
•
l’intensificazione della rete di monitoraggio idrometrico dei tributari minori attraverso
l’installazione di nuova strumentazione e la taratura delle rispettive sezioni, considerando
prioritarie quelle che presentano un apporto idrico e di sostanze inquinanti maggiore;
•
le azioni necessarie per una migliore comprensione del regime idrodinamico del lago;
•
la prosecuzione del monitoraggio dei parametri di qualità e dei popolamenti planctonici del Lario
per la verifica degli interventi di risanamento, vista l’importanza sottolineata da numerosi
141
Progetto PLINIUS
•
•
•
•
SEZIONE 3. Inquadramento delle criticità e azioni
Schede delle azioni
limnologi di altre nazioni europee della regione alpina, dell’analisi delle serie storiche di dati per
la gestione dei laghi e la comprensione dell’evoluzione del loro stato di salute;
la necessità di potenziare le misurazioni in continuo delle componenti fisiche (meteorologia e
termica lacustre, correnti) recentemente attivate attraverso il progetto SimuLake, in quanto le
fioriture algali sono strettamente connesse con il regime idrodinamico del lago che determina la
disponibilità alle risorse trofiche (nutrienti) e alla luce per le specie algali;
la necessità di aggiornare e di approfondire gli studi sulla contaminazione da microinquinanti
organici e metalli, tenendo conto dell’uso multiplo delle acque cui è sottoposto il ramo di Como
e delle potenzialità tossiche di queste sostanze;
l’opportunità di incrementare i punti di campionamento al fine di verificare con maggiore
dettaglio la balneabilità delle acque. I dati attualmente in disponibili non tengono conto dei siti
batteriologicamente più contaminati, che sono stati tolti dal programma di campionamento a
seguito di una serie di esiti sfavorevoli;
nel settore della pesca, il monitoraggio dei fattori che minacciano il buon esito della riproduzione
naturale delle specie ittiche a riproduzione litorale litofila (Coregone lavarello, Alborella,
Cavedano). In particolare, nell’equilibrio dell’ecosistema lariano risulta fondamentale la tutela
delle ovodeposizioni litorali che garantiscono il mantenimento nel tempo di popolazioni ittiche
appartenenti alla biocenosi autoctona del Lario.
Tra le azioni di risanamento e strutturali vanno, invece, segnalate:
•
le attività di ricerca necessarie per la messa a punto di un intervento di risanamento diretto volto
alla riduzione del tempo di ricambio delle acque superficiali del Primo Bacino, che si pone
l’obiettivo di mitigare gli effetti di un eccessivo carico inquinante armonizzandolo con politiche a
lungo termine volte alla riduzione delle cause del degrado residenti nel bacino idrografico;
•
la realizzazione di interventi che portino a una drastica riduzione del carico antropico puntuale a
lago, che può essere sintetizzata nella sistemazione e nel completamento delle reti fognarie, dei
collettori e degli scolmatori esistenti e nello spostamento verso il bacino del Seveso degli
effluenti del depuratore centralizzato Comodepur, o altre soluzioni tecniche già previste nel
PTUA della Lombardia;
•
l’allestimento di un laboratorio dotato di strumentazione specifica e di personale formato presso
autorevoli enti di ricerca che segua l’evoluzione del risanamento del lago con particolare
attenzione alla verifica dell’eventuale tossicità delle fioriture di cianobatteri.
142
Progetto PLINIUS
SEZIONE 3. Inquadramento delle criticità e azioni
Schede delle azioni
3.3
SCHEDE DELLE AZIONI
Nel seguito si riportano le 21 schede delle azioni individuate dal GLLC in base alle criticità ambientali
e raggruppate in quattro gruppi secondo un criterio di omogeneità legato all’argomento trattato in base
al modello DPSIR: 1) determinanti e pressioni chimiche fisiche e antropiche; 2) stato chimico ed
ecologico del lago, 3) risposte di risanamento e 4) usi.
Ciascuna scheda è il risultato di una selezione collegiale condotta su un primo ventaglio di azioni
preliminari autonomamente proposte da ciascun componente del GLLC. Per la selezione si sono presi
in esame i diversi elementi individuati come critici in ciascun capitolo della Sezione 2 e si sono
considerate le interrelazioni sinergiche tra azioni che possono concorrere a fornire un contributo al
miglioramento dello stato di qualità delle acque del lago.
Nelle schede sono indicati i seguenti elementi:
•
TITOLO
Riassume in modo sintetico il significato dell’azione
•
CODICE
Distingue tra azione conoscitiva (che implica la raccolta di nuove
informazioni sperimentali) e azione di risanamento (corrispondente a
un intervento strutturale volto al miglioramento della qualità delle
acque)
•
TIPOLOGIA
Descrive in modo sintetico il tipo di azione
•
LUOGO
Indica la/e località e/o il territorio oggetto dell’azione
•
MODALITÀ
Descrive in termini operativi l’azione fornendo gli elementi
necessari per la valutazione della risposta indicata e dei costi
previsti
•
RISPOSTA ATTESA
Indica la potenziale risposta
dell’ecosistema
in
termini
di
miglioramento della qualità delle acque
•
DURATA
Fornisce una valutazione di massima della durata dell’azione
•
COSTI
Indica approssimativamente i costi per la realizzazione complessiva
della azione. I costi
sono da intendersi con una approssimazione
del +/-25 % IVA esclusa
•
PRIORITÀ
La valutazione della priorità proposta
dai singoli autori e
successivamente sottoposta a una valutazione collegiale.
•
BENEFICI
Indicazione dei benefici derivanti dall’attuazione dell’azione
In termini generali, quindi, la scheda raccoglie elementi utili a una preliminare descrizione dell’azione
(conoscitiva o d’intervento) che si propone di realizzare. Le azioni riportate nel seguito sono
presentate singolarmente, senza una valutazione delle sinergie esistenti tra loro. Deve, tuttavia,
essere sottolineato che da una analisi complessiva emergono diverse interrelazioni che possono agire
da moltiplicatori di interesse sia strutturale sia ambientale. Tali sinergie saranno riprese nella Fase 2 di
PLINIUS in una serie di progetti trasversali che porteranno a proposte operative concrete e
omogenee. Ogni Progetto Operativo sarà accompagnato da un dettagliato studio di fattibilità.
143
Progetto PLINIUS
SEZIONE 3. Inquadramento delle criticità e azioni
Schede delle azioni
Tabella 3.3.1 - Lista delle azioni proposte dal Gruppo di Lavoro Lago di Como.
Capitoli di
riferimento
N
Titolo azione
1
Valutazione delle caratteristiche geologiche e ambientali dei sedimenti lacustri e del loro
grado di stabilità
2
Valutazione del tasso di sedimentazione e tempi di ritorno di grandi eventi di instabilità
sublacustre nel bacino del ramo di Como
1-2-9
3
Completamento e potenziamento della rete idrometrica dei corsi d’acqua del Lago di Como
2-4-5-6
4
Definizione del regime idrodinamico del Lago di Como per una modellazione ecologica
dell’intero ecosistema
2-3-4-6-7-8
5
Misuratori della portata scaricata dagli scolmatori di piena e campionamento dell’effluente
2-5-6
6
Completamento del quadro conoscitivo del sistema di collettamento della rete fognaria del
Bacino Occidentale
3-4-5-6
7
Telecontrollo delle reti fognarie e dei depuratori
3-4-5-6
8
Studio pilota per la realizzazione di un sistema di pompaggio volto alla riduzione del tempo
di residenza delle acque superficiali del primo bacino del ramo occidentale del Lago di
Como
3-4-5-6-7-810
9
Realizzazione del sistema di pompaggio per la riduzione del tempo di ricambio delle acque
superficiali del bacino occidentale del Lago di Como
3-4-5-6-7-810
10
Potenziamento del sistema di laboratori per l’analisi di specie tossiche non convenzionali
(di sintesi e naturali) presenti in tracce
6-7-8-9-10
11
Monitoraggio analitico dei torrenti del Bacino Occidentale con particolare riferimento ai
regimi di piena e intensificazione del monitoraggio analitico dei torrenti Cosia, Breggia e
Faloppia
4-5-6-9
12
Monitoraggio microinquinanti in fase disciolta e particolata nella colonna d’acqua lacustre
del Primo Bacino
2-5-6-9
13
Valutazione dei carichi tossici da sorgenti puntiformi e classificazione del rischio
ecotossicologico delle acque del sottobacino comasco
6-8-9-10
14
Valutazione della qualità dei sedimenti attraverso la caratterizzazione della fauna
macrobentonica residente, i test ecotossicologici e l’analisi dei principali microinquinanti
7-8-9-10
15
Monitoraggio della qualità ecologica del lago per la verifica dell’efficacia dei provvedimenti
di risanamento
2-7-8-10
16
Effetti del riscaldamento atmosferico sulla idrodinamica e sulla biologia del Lago di Como
2-7-8
17
Studio delle deposizioni atmosferiche come fonte di azoto per i suoli del bacino imbrifero e
le acque del Lago di Como
6-7-8
18
Monitoraggio algale e determinazione parametri chimici supplementari a scopi sanitari
delle acque lacustri
2-8-10
19
Balneabilità: campionamento di punti attualmente esclusi dal monitoraggio
2-4-5-6-7-89-10
20
Monitoraggio algale a scopi sanitari, determinazione di parametri chimici supplementari e
analisi di clorofilla a e microcistina nelle acque dell’acquedotto di Como.
8-9-10
21
Valutazione degli impatti sulla riproduzione della fauna ittica del Lario creati dal moto
ondoso artificiale e dalla predazione di uova da parte dell’avifauna acquatica semiaddomesticata
1-10
144
1-2
Progetto PLINIUS
SEZIONE 3. Inquadramento delle criticità e azioni
Schede delle azioni
AZIONE 1
TITOLO
CODICE
Valutazione delle caratteristiche geologiche e ambientali dei sedimenti
lacustri e del loro grado di stabilità.
X
Azione conoscitiva (AC)
Azione di risanamento (AR)
TIPOLOGIA
Esecuzione di carotaggi lunghi (ordine della decina di metri) di sedimenti lacustri
nelle aree individuate come potenziali sorgenti di eventi di instabilità che
coinvolgono tutto il sottobacino del Ramo Occidentale e come zone di accumulo
dei prodotti relativi. Caratterizzazione analitica delle proprietà geotecniche dei
sedimenti delle carote per la valutazione del grado di stabilità. Caratterizzazione
analitica dei parametri fisici e sedimentologici dei sedimenti delle carote per
ricostruire la geometria delle superfici di distacco e il volume dei prodotti coinvolti
negli eventi passati. Datazioni geocronologiche sui sedimenti delle carote per
ricostruire la cronologia degli eventi passati e il tasso di sedimentazione.
Esecuzione di prove geotecniche in situ sul fondo lacustre.
LUOGO
Scarpata meridionale della soglia sub-lacustre di Bellagio, bacino profondo tra
Tremezzo e Laglio, altofondo antistante la città di Como.
MODALITÀ
3 carotaggi tramite carotatori Kullemberg o Piston-corer nelle tre aree selezionate
con recupero totale della carota di sedimenti lacustri. Analisi sui sedimenti con
strumentazione Geoteck, descrizione e scannerizzazione digitale, analisi
14
137
granulometriche e composizionali, datazioni radiometriche C e Cs. Analisi sui
sedimenti per definire resistenza al taglio, alla compressione, e altri parametri
geotecnici. Analisi geotecniche in situ sul fondo lacustre.
RISPOSTA
ATTESA
Classificazione del livello di rischio per alterazione delle proprietà fisiche (a
137
esempio, torbidità) e chimiche ( Cs o metalli pesanti) della massa d’acqua
dovuto a rimobilizzazione improvvisa di grandi quantità di sedimento sciolto.
DURATA
2 anni
COSTI
15000 € per la fase di carotaggio. 20000 € per la fase analitica che comprende
anche analisi in laboratori esterni specializzati.
PRIORITÀ
Molto elevata
145
Progetto PLINIUS
SEZIONE 3. Inquadramento delle criticità e azioni
Schede delle azioni
AZIONE 2
TITOLO
CODICE
Valutazione del tasso di sedimentazione e dei tempi di ritorno di grandi
eventi di instabilità sublacustre nel bacino del Ramo di Como.
X
Azione conoscitiva (AC)
Azione di risanamento (AR)
TIPOLOGIA
Esecuzione di un rilievo sismico profondo nel ramo di Como per definire a) la
struttura e la geometria del substrato roccioso, b) la struttura e la tipologia dei
sedimenti lacustri, c) la presenza, geometria, volume e distribuzione nonché la
cronologia di depositi correlati a grandi eventi di instabilità sublacustre, d) la
presenza e geometria di superfici di distacco dei fenomeni di inabilità.
LUOGO
Ramo di Como
MODALITÀ
Esecuzione di un profilo sismico longitudinale tra Menaggio e Como e di un profilo
sismico trasversale da Menaggio a Varenna. Elaborazione dei dati geofisici con
opportuni software e interpretazione delle caratteristiche geologiche e
sedimentologiche del fondo lacustre.
RISPOSTA
ATTESA
Valutazione dello spessore e del volume dei sedimenti lacustri, del tipo e tasso di
sedimentazione e la sua eventuale variazione ed evoluzione, della presenza e
cronologia di depositi legati a eventi di instabilità sublacustre, del tempo di ritorno
di questi grandi eventi di instabilità sub-lacustre.
DURATA
2 anni
COSTI
20000 € per l’esecuzione dei rilievi sismici. 20000 € per l’elaborazione e
l’interpretazione dei profili sismici.
PRIORITÀ
Elevata
146
Progetto PLINIUS
SEZIONE 3. Inquadramento delle criticità e azioni
Schede delle azioni
AZIONE 3
TITOLO
CODICE
Completamento e potenziamento della rete idrometrica dei corsi d’acqua
del Lago di Como
X
Azione conoscitiva (AC)
Azione di risanamento (AR)
TIPOLOGIA
L’azione conoscitiva proposta prevede di completare le lacune conoscitive
relative agli afflussi idrologici che giungono al lago attraverso: a) l’installazione di
alcuni idrometri con i quali monitorare il livello idrometrico, b) una campagna di
monitoraggio della velocità della corrente in alcuni alvei per conoscere le reali
portate d’acqua convogliate al lago (curva livelli/portate).
In questo modo, per i prossimi 20/30 anni il Lago di Como disporrà di un
adeguato dettaglio del suo bilancio idrologico.
LUOGO
Realizzazione della curva livelli/portate delle sezioni fluviali per le quali il
Consorzio dell’Adda e l’ARPA Lombardia gestiscono, già da qualche anno, i livelli
idrometrici: Fiume Mera, Torrente Pioverna, Torrente Senagra.
Installazione di un nuovo idrometro e taratura della sezione (curva livelli/portate),
per ciascuno dei seguenti immissari: Torrente Breggia, Torrente Cosia, Torrente
della Val Nosè, Torrente Faloppia (al confine Svizzera-Italia)
MODALITÀ
Per tarare le sezioni minori sarà necessario un minimo di 10/15 misurazioni di un
tecnico specializzato; 15/20 per il Fiume Mera. La lettura dei dati degli idrometri
potrà essere gestita dalle agenzie preposte al monitoraggio al fine di ottimizzare
le attività di campionamento.
RISPOSTA
L’installazione della nuova strumentazione proposta avrà un benefico effetto a
catena sull’avanzamento delle conoscenze non solo idrologiche, ma anche in
ambito ecologico e di protezione civile.
In particolare, la realizzazione di quest’azione, permetterà di:
•
avere una conoscenza di maggiore dettaglio dei carichi inquinanti che
giungono al lago e, quindi, indirizzare le politiche di risanamento;
•
studiare aspetti ecologici e d’idrodinamica lacustre;
•
supportare la gestione della regolazione del livello del lago con una
maggiore definizione degli afflussi.
ATTESA
DURATA
Gli idrometri e le rispettive tarature durano anche oltre 20/30 anni
COSTI
6500 € per ciascuna sezione (curva livelli/portata) del Torrente Pioverna,
Senagra, Breggia, Cosia, Val Nosè e Faloppia; 10000 € per la taratura della
sezione (curva livelli/portata) del Fiume Mera; 5300 per l’installazione di ogni
idrometro (Torrente Breggia, Cosia, Val Nosè, Faloppia). Totale: 60000.
PRIORITÀ
Molto elevata
147
Progetto PLINIUS
SEZIONE 3. Inquadramento delle criticità e azioni
Schede delle azioni
AZIONE 4
TITOLO
CODICE
Definizione del regime idrodinamico del Lago di Como per una modellazione
ecologica dell’intero ecosistema
X
Azione conoscitiva (AC)
Azione di risanamento (AR)
TIPOLOGIA
L’azione si pone l’obiettivo di ottenere un’accurata descrizione del regime
idrodinamico del lago al fine di sviluppare una modellazione fisica dell’ecosistema
lariano, con particolare riferimento alle interazioni tra il bacino occidentale e la
restante parte del lago. Al fine di ottenere una descrizione di dettaglio del regime
idrodinamico è necessario installare una nuova stazione limnologica LDS (Lake
Diagnostyc System) nella porzione settentrionale del lago che andrà a completare
il quadro delle informazioni raccolte da quella installata (da IMONT e IRSA) nel
primo bacino di Como, consentendo di descrivere lo spettro delle onde interne a
scala di bacino e dei processi di miscelamento verticale e orizzontale.
Il quadro delle informazioni sarà completato attraverso lo svolgimento di un
esperimento intensivo durante il periodo di massima stratificazione delle acque.
L’esperimento prevede la misurazione del campo delle velocità delle correnti e
della microstruttura termica.
LUOGO
La stazione LDS sarà installata nella porzione settentrionale del lago in un punto
da definirsi sulla base di una analisi di dettaglio della carta batimetrica del lago e
sulla base delle indicazioni fornite dalle autorità competenti (comuni, navigazione
ecc.), ma indicativamente individuato nelle acque antistanti il Comune di Bellano a
una profondità di circa 160 m.
Con specifiche campagne di misura saranno condotti transetti per la definizione
del regime correntometrico e della struttura e microstruttura termica nei diversi
rami del lago. Le attività sperimentali si concentreranno sulla comprensione degli
scambi tra il bacino occidentale e la restante parte del lago.
La modellizzazione dell’intero lago sarà sviluppata attraverso le informazioni in
continuo provenienti dalle due stazioni LDS (Blevio e Bellano) e attraverso i dati
forniti da una campagna intensiva e dal monitoraggio ambientale svolto dai due
dipartimenti dell’Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente. Sia le attività
sperimentali sia le attività modellistiche saranno sviluppate congiuntamente
dall’Istituto di Ricerca Sulle Acque e dal Centre for Water Research (centro di
sviluppo del codice del modello).
MODALITÀ
L’installazione della LDS necessita la disponibilità di due barche di medie e grandi
dimensioni e l’impiego di 4 unità del personale, tra tecnici e ricercatori, e
richiederà un periodo di lavoro stimato di circa una settimana.
L’esperimento intensivo necessiterà un periodo di circa 4 settimane, l’impiego di
una barca di medie dimensioni e di 4 unità di personale.
La modellizzazione idrodinamica si articolerà su due livelli: a) sviluppo di un
modello monodimensionale (DYRESM) per simulazioni sul lungo periodo e b)
sviluppo di un modello tridimensionale per simulazione sul breve e medio termine
(ELCOM). I modelli idrodinamici sviluppati rappresenteranno i driver del modello
ecologico (CAEDYM) che sarà calibrato sulla base delle informazioni storiche
disponibili e sottoposto a verifica attraverso i dati provenienti dal monitoraggio. I
due approcci modellistici potranno, quindi, essere utilizzati per la messa a punto
di scenari sul breve e sul lungo termine a seguito di una analisi delle sorgenti
inquinanti distribuite sul bacino. Essi risulteranno un utile di strumento di supporto
alle politiche di risanamento.
RISPOSTA
Completa descrizione idrodinamica del Lago di Como, implementazione di modelli
idrodinamici-ecologici che consentiranno la produzione di scenari di evoluzione
della qualità trofica nel breve-medio e lungo periodo. Lo strumento modellistico
ATTESA
148
Progetto PLINIUS
SEZIONE 3. Inquadramento delle criticità e azioni
Schede delle azioni
sviluppato permetterà la messa a punto di strategie a breve e lungo termine a
seguito di una adeguata analisi delle sorgenti distribuite nel bacino.
DURATA
2 anni
COSTI
360000 €
PRIORITÀ
Elevata
Osservazioni
L’analisi delle sorgenti non è contemplata in questa scheda. Si rimanda a tale proposito alla AZIONE 8
149
Progetto PLINIUS
SEZIONE 3. Inquadramento delle criticità e azioni
Schede delle azioni
AZIONE 5
TITOLO
CODICE
Misuratori della portata scaricata
campionamento dell’effluente
X
Azione conoscitiva (AC)
dagli
scolmatori
di
piena
e
Azione di risanamento (AR)
TIPOLOGIA
L’azione conoscitiva proposta prevede l’installazione di un misuratore di portata
presso il 50% degli scolmatori di piena nel Comune di Como e l’utilizzo
accoppiato di almeno due campionatori automatici refrigerati da posizionare negli
scolmatori più significativi, scelti in ragione delle loro dimensioni. Analoghi
misuratori saranno installati in un numero significativo di scolmatori posti nel
territorio svizzero nella porzione drenante nei torrenti Faloppia e Breggia.
Il calcolo della portata complessiva sarà effettuato per estrapolazione, tenendo
conto delle caratteristiche degli scolmatori.
LUOGO
Scolmatori nel Comune di Como e nel territorio svizzero nella porzione drenante
nei torrenti Faloppia e Breggia
MODALITÀ
Il misuratore di portata è costituito da un misuratore di livello e uno stramazzo
tarato in modo tale da poter risalire al valore di portata scaricata con una
semplice lettura dell’altezza del pelo libero al di sopra dello stramazzo. Devono
poi essere installate le necessarie apparecchiature elettromeccaniche per la
lettura e la registrazione del dato (sensore, cavo, quadro elettrico e lettura del
segnale). Per il monitoraggio qualitativo della portata scaricata è necessario
disporre di almeno due campionatori automatici refrigerati da posizionare a turno
sui due scolmatori più importanti.
RISPOSTA
L’azione proposta non comporta alcun miglioramento in termini di qualità delle
acque, ma permette di colmare la lacuna conoscitiva relativa alle portate
scaricate a lago dagli sfioratori di piena fognari principali durante gli eventi
meteorici di forte intensità. Il dato accoppiato alla rilevazione delle concentrazioni
di inquinanti (P totale, SS, COD, forme azotate), permetterà di ottenere una stima
dei carichi di inquinanti scaricati attraverso questi manufatti durante gli eventi
meteorici.
ATTESA
DURATA
2 anni
COSTI
200000 € per Como.
150000 € per la restante parte del territorio.
PRIORITÀ
Elevata
150
Progetto PLINIUS
SEZIONE 3. Inquadramento delle criticità e azioni
Schede delle azioni
AZIONE 6
TITOLO
CODICE
Completamento del quadro conoscitivo del sistema di collettamento della
rete fognaria del Bacino Occidentale
X
Azione conoscitiva (AC)
Azione di risanamento (AR)
TIPOLOGIA
L’azione conoscitiva prevede di colmare le lacune informative sul sistema di
collettamento del Ramo Occidentale e del Comune di Como al fine di individuare
le cause che determinano l’attuale stato trofico delle acque del Lago e
programmare, in futuro, interventi strutturali volti al risanamento della qualità delle
acque del lago.
LUOGO
Bacino Occidentale del Lago di Como e Comune di Como
MODALITÀ
L’azione conoscitiva proposta prevede la definizione:
•
dei carichi inquinanti in ingresso e in uscita dagli impianti di depurazione,
formulati in modo omogeneo, completo e confrontabile;
•
del numero di abitanti, per ciascun Comune, serviti da rete fognaria;
•
del numero di abitanti, per ciascun Comune, serviti da impianto di
depurazione;
•
del numero di abitanti fluttuanti per ogni Comune stimata con un criterio
omogeneo e confrontabile;
Si prevede, infine, l’ispezione teleguidata delle condotte fognarie, con
individuazione degli interventi più urgenti (allacciamenti erronei, giunzioni
sconnesse, cedimenti non altrimenti visibili) e l’aggiornamento contestuale della
mappa digitale della rete fognaria del Comune di Como.
RISPOSTA
L’azione proposta non comporta alcun miglioramento in termini di qualità delle
acque, ma permette di colmare la lacuna conoscitiva relativa all’organizzazione e
funzionamento del sistema di collettamento del Ramo Occidentale e del Comune
di Como. Qualsiasi attività rivolta al risanamento delle acque del lago non può,
infatti, prescindere da una preventiva azione volta a definire, con maggior
dettaglio e precisione, la struttura della rete fognaria del bacino.
ATTESA
DURATA
1 anno per le prime quattro azioni e 2 anni per l’ultima azione
COSTI
Per le prime quattro attività, che possono essere svolte a cura della Provincia di
Como, si stimano circa 18000 €
Per l’ispezione delle condotte fognarie il costo kilometrico è stimabile in circa 1000
-1
€ km
Comune di Como: per l’ispezione: 140000 € (140 km circa) cui si devono
aggiungere 60000 € per l’individuazione e l’attuazione degli interventi correttivi
emersi dall’indagine e 50000 € per l’integrazione/aggiornamento della mappa GIS
della rete fognaria.
PRIORITÀ
Molto elevata
151
Progetto PLINIUS
SEZIONE 3. Inquadramento delle criticità e azioni
Schede delle azioni
AZIONE 7
TITOLO
CODICE
Telecontrollo della rete fognaria e dei depuratori
X
Azione conoscitiva (AC)
Azione di risanamento (AR)
TIPOLOGIA
Il telecontrollo rappresenta uno strumento molto utile sia per l'
automazione e la
gestione da remoto degli impianti destinati al servizio pubblico, sia per la raccolta
e l'
elaborazione dei dati e delle informazioni prelevati dal "campo" (monitoraggi
ambientali del territorio).
La telematica applicata al controllo dei servizi di pubblica utilità consente di
elevare il livello qualitativo della gestione dei piccoli impianti di depurazione.
LUOGO
Piccoli impianti di depurazione, stazioni di sollevamento e scolmatori di piena.
MODALITÀ
Il telecontrollo permette di centralizzare la gestione degli impianti di depurazione.
L’installazione prevede la realizzazione di una stazione centralizzata di ricezione
ed elaborazione dati e di “n” stazioni di acquisizione dei dati elementari e loro
trasmissione, dove “n” è il numero di installazioni oggetto di monitoraggio, in
questa sede stimato in circa 24 (una stazione per ciascun depuratore, altrettante
stazioni di sollevamento e sei tra scolmatori e punti di misura delle portate).
RISPOSTA
DURATA
I vantaggi del telecontrollo sono legati alla possibilità di semplificare la gestione
degli impianti di depurazione di piccole dimensioni, basandosi su un controllo di
tipo centralizzato. Questo tipo di gestione permette di ottenere un notevole
miglioramento dell’efficienza di rimozione in ciascun impianto di depurazione. Il
sistema permette, inoltre, una migliore catalogazione e accessibilità dei dati
relativi ai diversi impianti di depurazione. Con il telecontrollo i dati sono raccolti in
tempo reale in formato digitale e sono catalogati sulla base di un modello
standardizzato, identico per tutti i depuratori controllati. In questo modo i dati sono
più facilmente reperibili e fruibili. La standardizzazione del sistema di
catalogazione delle informazioni permette, inoltre, di effettuare dei confronti tra i
diversi impianti sulla base di dati omogenei.
2 anni
COSTI
Circa 600000 €, di cui metà per opere elettromeccaniche
PRIORITÀ
elevata
ATTESA
152
Progetto PLINIUS
SEZIONE 3. Inquadramento delle criticità e azioni
Schede delle azioni
AZIONE 8
TITOLO
CODICE
Studio pilota per la realizzazione di un sistema di pompaggio volto alla
riduzione del tempo di residenza delle acque superficiali del primo bacino
del ramo occidentale del Lago di Como
X
Azione conoscitiva (AC)
Azione di risanamento (AR)
TIPOLOGIA
L’azione si pone l’obiettivo di studiare l’efficacia di un sistema di pompaggio
costituito da più miscelatori da collocarsi nella porzione meridionale del bacino
occidentale del Lago di Como. L’intero sistema di pompaggio consisterà di più
miscelatori che saranno attivati durante il periodo di massima stratificazione delle
acque, quando il lago è caratterizzato da un marcato salto termico e un
conseguente gradiente di densità che determina una marcata stabilità della
colonna d’acqua. Questa scheda si concentra sui principi scientifici del sistema di
pompaggio e sullo studio per valutazione della sua efficacia in funzione del
processo di risanamento dell’intero ecosistema.
I miscelatori saranno collocati su zattere ancorate al fondo del lago attraverso un
sistema di funi collegate ad ancore adagiate sul fondo. I miscelatori saranno,
quindi, collocati a una profondità indicativamente di 2 m sotto il livello dell’acqua.
Una volta azionati, essi determineranno una corrente discendente attirando acqua
superficiale radialmente. Il flusso discendente, incontrando il metalimnio (lo strato
d’acqua dove si verifica il salto termico), determina un lieve miscelamento delle
acque e la diffusione del flusso, sempre in senso radiale, all’interno del metalimnio
stesso. Poiché il flusso è costretto dalla presenza delle sponde del lago il risultato
dell’azione dei miscelatori è quello di richiamare acqua superficiale che si sposta
da Centro Lago verso la città di Como e una controcorrente profonda (collocata tra
i 20 e i 40 m sotto il pelo dell’acqua) che dalla città di Como si sposta verso Nord.
L’obiettivo del sistema di pompaggio è di trasportare verso la città di Como acqua
pulita proveniente da Centro Lago e di spingere l’acqua superficiale quiescente
antistante la città di Como in direzione opposta, favorendo un continuo ricambio
del bacino occidentale.
Ci si attende che il sistema di pompaggio mitighi gli effetti negativi sulla qualità
delle acque della porzione meridionale del primo bacino, dovuti in ultima analisi
alla mancanza di un emissario naturale. In modo particolare ci si aspetta una
riduzione del gradiente di nutrienti e della carica batterica, nonché una riduzione
delle fioriture di cianobatteri potenzialmente tossici che si instaurano nel primo
bacino a termine di ogni estate.
Il sistema di pompaggio sarà progettato in modo che il flusso profondo si muova al
di sotto della zona eufotica rendendo i nutrienti disciolti non disponibili per la
produzione primaria; il fitoplancton risulterà, infatti, limitato dalla luce e ci si
aspetta che non proliferi nella porzione più settentrionale del lago. In generale non
ci si aspettano retroazioni negative in altre regioni del lago, in quanto, una volta
entrato a regime, il sistema continuerà a sostituire le acque superficiali quiescenti
evitando un loro accumulo nella porzione meridionale del bacino. Le acque
saranno quindi trasportate in una regione del lago a minore tempo di ricambio (nel
transetto Nord-Est) e destinate in ultima analisi a risiedere per un tempo minore
nell’ecosistema.
LUOGO
L’azione prevede lo svolgimento di un esperimento pilota volto alla verifica del
funzionamento di un singolo miscelatore. L’esperimento pilota consisterà nella
realizzazione di una serie di transetti di variabili idrodinamiche, chimico-fisiche e
biologiche lungo il ramo occidentale e in prossimità dell’imbocco di quest’ultimo
nel transetto Nord-Est. Al fine di ottenere una dettagliata descrizione del regime
idrodinamico, è prevista, inoltre, l’installazione di una nuova stazione LDS nel
ramo settentrionale del lago.
153
Progetto PLINIUS
MODALITÀ
RISPOSTA
ATTESA
SEZIONE 3. Inquadramento delle criticità e azioni
Schede delle azioni
Il sistema di pompaggio sarà collocato nella porzione meridionale del bacino
occidentale del Lago di Como e favorirà la comunicazione idraulica tra il bacino
occidentale e il centro lago. La gestione del sistema necessita, quindi, una
dettagliata descrizione delle forzanti meteorologiche e delle risposte
idrodinamiche. Quest’ultimo punto sarà ottenuto attraverso l’installazione di una
nuova stazione LDS nella porzione settentrionale del lago che, unita alla stazione
già installata da IRSA e IMONT nelle acque del comune di Blevio, consentirà una
dettagliata descrizione del regime idrodinamico nel transetto Nord-Ovest.
I dati forniti dalle due stazioni uniti ai dati storici disponibili dal monitoraggio
ambientale consentiranno la messa punto di un modello idrodinamico-ecologico
dell’intero lago che permetterà di rappresentare i principali processi fisico-chimicobiologici al fine di simulare le risposte del lago agli input dal bacino imbrifero,
nonché all’intervento diretto sul primo bacino del Lago di Como. L’obiettivo finale è
quello di armonizzare le strategie a lungo termine, volte alla riduzione dei carichi
inquinanti prodotti nel bacino imbrifero, con la strategia a breve termine indirizzata
a mitigare gli effetti dell’eccessivo carico inquinante sul primo bacino attraverso la
riduzione del tempo di ricambio delle sue acque superficiali.
La definizione del numero di miscelatori e della loro distribuzione nella porzione
meridionale del primo bacino sarà determinata a seguito di un esperimento pilota
volto a verificare il funzionamento e l’efficacia del flusso indotto da una singola
pompa.
I risultati ottenuti dal modello idrodinamico-ecologico calibrato sulla base dei dati
storici e dei dati provenienti dall’esperimento pilota consentiranno di definire
l’assetto complessivo del sistema dei miscelatori.
A completamento di questa azione ci si attende di ottenere: la completa
descrizione del regime idrodinamico del lago; una modellizzazione idrodinamicaecologica dell’intero ecosistema focalizzata alla pianificazione del sistema di
intervento diretto e alla armonizzazione della strategia a breve termine con quella
a lungo termine orientata verso la riduzione delle sorgenti inquinanti residenti nel
bacino e il progetto completo del sistema di pompaggio, comprensivo di
valutazione degli effetti sull’ecosistema, delle specifiche per l’alimentazione
energetica e per la gestione e manutenzione del sistema
DURATA
2 anni
COSTI
750000 €
PRIORITÀ
Molto elevata
154
Progetto PLINIUS
SEZIONE 3. Inquadramento delle criticità e azioni
Schede delle azioni
AZIONE 9
TITOLO
CODICE
Realizzazione del sistema di pompaggio per la riduzione del tempo di
ricambio delle acque superficiali del bacino occidentale del Lago di Como
Azione conoscitiva (AC)
X
Azione di risanamento (AR)
TIPOLOGIA
L’azione si pone l’obiettivo di realizzare un sistema di pompaggio delle acque
superficiali del primo bacino del ramo occidentale del Lago di Como, favorendone
lo scambio con acque provenienti da Centro Lago. I principi teorici del sistema di
pompaggio sono riportati nella azione 8 ove sono state brevemente descritte
anche le principali azioni conoscitive necessarie per la progettazione del sistema e
per l’armonizzazione dell’intervento diretto (strategia a breve termine) con la
riduzione dei carichi di inquinanti provenienti da bacino (strategia a lungo termine).
LUOGO
Il sistema di pompaggio complessivo consisterà di un insieme di miscelatori da
collocarsi nella porzione più meridionale del bacino. Il numero di miscelatori
necessari per ottenere un adeguato flusso di ricambio e la loro disposizione potrà
essere definito solo a seguito delle attività modellistiche e sperimentali descritti
nella scheda 8. In questa sede è possibile anticipare che i miscelatori dovranno
essere tenuti il più possibile vicini alla costa della porzione meridionale del primo
bacino, al fine di massimizzare l’effetto di riflusso sulle rive dove si immettono le
fonti inquinanti diffuse e puntiformi. Questo permetterà di ottimizzare il rendimento
del sistema in funzione della balneabilità delle acque.
MODALITÀ
La definizione finale del sistema di pompaggio dovrà tenere conto di diversi aspetti
dall’efficienza di “ripulitura” del primo bacino sia in termini qualitativi sia in termini di
tempi di risposta. Poiché, infatti, il sistema di pompaggio sarà azionato solo
durante il periodo di massima stratificazione, la risposta dell’ecosistema dovrà
essere congruente con gli usi delle acque e in primis con la balneabilità delle
acque che è sfruttata solo nei i mesi compresi tra giugno e settembre. Inoltre, i
tempi di funzionamento dovranno tenere conto dei costi relativi al funzionamento
dell’impianto e, in primo luogo, al consumo energetico. Per questo motivo nella
prima fase del progetto sarà predisposto uno studio di fattibilità energetica volto a
definire il migliore sistema di alimentazione che prediliga l'
utilizzo di energie
rinnovabili.
RISPOSTA
Una prima valutazione dei diversi modelli di miscelatori disponibili in commercio ha
permesso di selezionare un numero di miscelatori che rispondono in prima
approssimazione alle esigenze di progetto. Uno di questi consente di indurre un
-3 -1
flusso orizzontale di circa 15 m s con una potenza netta di 25 kW. A titolo di
esempio, l’installazione di una decina di questi miscelatori consentirebbe il
2
ricambio di una superficie di 5 km per una profondità di 20 m in circa una
settimana. Ci si aspetta, quindi, un miglioramento complessivo della qualità delle
acque del primo bacino in tempi decisamente brevi, in linea con le aspettative
legate al turismo estivo. In modo particolare il sistema di pompaggio agirà su tre
aspetti chiave per la qualità delle acque:
•
gradiente di nutrienti;
•
carica batterica;
•
fioriture cianobatteriche.
In modo particolare per quest’ultimo punto, l’intervento diretto sul primo bacino si
presenta come un elemento chiave all'
interno della strategia di risanamento
complessiva dell'
ecosistema lariano. Come descritto in diversi studi, infatti, durante
la fase progressiva riduzione dei carichi di nutrienti, non si assiste
necessariamente a una riduzione degli eventi di fioriture di cianobatteri che
possono venire addirittura favorite in questa fase transitoria. La cosiddetta
strategia a breve termine diventa quindi un momento topico nella strategia
ATTESA
155
Progetto PLINIUS
SEZIONE 3. Inquadramento delle criticità e azioni
Schede delle azioni
complessiva di risanamento mitigando gli effetti di un eccessivo carico di inquinanti
sulla porzione più fragile dell’ecosistema e integrandosi con strategie a lungo
termine volte a un progressivo e duraturo recupero dell’ecosistema, ottenibile con
la riduzione dei carichi inquinanti. L’azione, sebbene diretta sull’ecosistema, si
caratterizza per un basso livello di invasività poiché si propone di ottenere un
miglioramento della qualità delle acque del primo bacino favorendo il ricambio
delle acque superficiali. Sfruttando la stratificazione estiva delle acque si prevede,
inoltre, di minimizzare gli effetti legati allo spostamento di nutrienti, carica batterica
e altri inquinanti che saranno pompati al di sotto della zona eufotica e quindi diluiti
prima di essere collocati in una regione del lago a minore tempo di ricambio delle
acque. Essi saranno, quindi, destinati a risiedere per un tempo complessivo
minore nell’ecosistema. L'
azione di risanamento diretto non si propone di spostare
il problema da un porzione del lago a un’altra, ma piuttosto di sfruttare l’insieme di
meccanismi idrodinamici ed ecologici che caratterizzano le dinamiche del lago al
fine di massimizzare la sua capacità assimilativa complessiva. L’intero processo
sarà pianificato e seguito attraverso un adeguato sistema di monitoraggio e con
adeguati strumenti modellistici testati su diversi ambienti distribuiti su tutto il globo.
Il budget di questa azione potrà essere valutato solo a seguito dei risultati
dell’azione 8. Di seguito sono riportati i costi relativi all’installazione di una singola
pompa e indicativamente i costi relativi al monitoraggio del sistema per un anno
durante il suo funzionamento.
DURATA
2 anni
COSTI
Totale da definire sulla base dei risultati del progetto pilota
PRIORITÀ
Molto elevata
156
Progetto PLINIUS
SEZIONE 3. Inquadramento delle criticità e azioni
Schede delle azioni
AZIONE 10
TITOLO
CODICE
Potenziamento del sistema di laboratori per l’analisi di specie tossiche non
convenzionali (di sintesi e naturali) presenti in tracce
X
Azione conoscitiva (AC)
Azione di risanamento (AR)
TIPOLOGIA
Realizzazione in ambito lariano di un laboratorio specializzato per l’analisi chimica
e biologica di tossine algali, e di nuove specie tossiche, raccordato in un network
di laboratori pubblici già operativi in Università e Enti di ricerca che possano
sinergicamente condividere non solo attività di servizio al monitoraggio, ma anche
di formazione di personale e attività di ricerca finalizzata allo sviluppo di
metodiche analitiche avanzate.
LUOGO
Sede centrale preso il Laboratorio ARPA del Dipartimento di Lecco, quale
riferimento per il bacino lariano.
MODALITÀ
Acquisizione di standard e di strumentazione analitica specifica per
l’identificazione e la determinazione della concentrazione di tossine algali.
Implementazione di nuovi metodi analitici mediante collaborazione con Università
ed Enti di ricerca. Formazione specifica per il personale impiegato nel laboratorio.
Il Laboratorio potrà anche fornire il servizio ad altri ambienti lacustri soggetti a
fenomeni di fioriture di alghe tossiche e/o a sistemi di potabilizzazione.
RISPOSTA
DURATA
Il laboratorio dovrà rispondere alla richiesta analitica determinata dall’utilizzo
balneare e da quello, in fase di forte crescita, a scopo potabile delle acque del
Lario. A tal fine la struttura individuata sarà in grado di caratterizzare e
quantificare tutte le tossine algali fino a oggi identificate e dare un supporto alla
determinazione di nuove. Per la valutazione degli effetti provocati da specie le cui
tossine non sono state ancora identificate saranno individuate e sperimentate le
metodiche analitiche biologiche più appropriate.
1 anno dalla sistemazione operativa dell’attrezzatura
COSTI
250000 €
PRIORITÀ
Acquisizione e messa in opera della strumentazione richiesta. Formazione del
personale.
ATTESA
157
Progetto PLINIUS
SEZIONE 3. Inquadramento delle criticità e azioni
Schede delle azioni
AZIONE 11
TITOLO
CODICE
Monitoraggio analitico dei torrenti del Bacino Occidentale con particolare
riferimento ai regimi di piena e intensificazione del monitoraggio analitico
dei torrenti Cosia, Breggia e Faloppa
X
Azione conoscitiva (AC)
Azione di risanamento (AR)
TIPOLOGIA
L’azione conoscitiva proposta prevede il monitoraggio analitico a diversi regimi di
portata (magra, morbida e piena) misurata alla foce di alcuni torrenti del Bacino
Occidentale e, in particolare, di Cosia, Breggia e Faloppia. Il carico dei nutrienti
sul bacino imbrifero del Breggia sarà confrontato con i dati disponibili in uscita
dalla Svizzera e sul Faloppia in entrata dall’Italia.
LUOGO
Foci dei torrenti nei punti di campionamento ARPA, individuati dalla Regione ai
sensi dell’allegato 1 al D.Lgs. 152/99 e s.m.i..
Il campionamento sul Breggia avverrà a Pizzamiglio e sul Faloppia a Novazzano.
MODALITÀ
Campionamento manuale con un prelievo istantaneo, esteso a una valutazione
della variabilità giornaliera in periodi di morbida e piena.
I campionamenti saranno affiancati da misure di livelli idrometrici e di portata
registrati in stazioni installate nell’ambito della AZIONE 3. I valori delle portate
risultano pregiudiziali per la realizzazione di questa azione.
RISPOSTA
L’azione proposta non comporta alcun miglioramento in termini di qualità delle
acque, ma permetterà di affinare la conoscenza sul contributo dei principali
torrenti che giungono al Ramo Occidentale del Lago di Como e, in particolare, di
quello dei due torrenti Cosia e Breggia.
Un’attenzione particolare sarà rivolta al contributo in regime di piena. L’azione
permetterà anche di perfezionare la conoscenza sul contributo del Faloppa e sul
regime dei carichi di nutrienti nell’area del confine di Stato.
ATTESA
DURATA
Per fornire un quadro verosimile l’intensificazione del monitoraggio analitico
dovrebbe durare almeno 2–3 anni.
COSTI
L’intensificazione del monitoraggio analitico richiede per ogni anno un costo di
75000 €, che include i prelievi in campo, le determinazioni analitiche e le spese di
missione.
PRIORITÀ
Elevata
Osservazioni
Nel campionamento si cercherà di utilizzare anche campionatori automatici refrigerati. Questi strumenti sono molto delicati e
non è consigliabile lasciarli in situ per lunghi periodi, in quanto non adatti per installazioni da campo non presidiate. Ciò
comporta che il campionamento si baserà fondamentalmente su prelievi manuali istantanei.
158
Progetto PLINIUS
SEZIONE 3. Inquadramento delle criticità e azioni
Schede delle azioni
AZIONE 12
TITOLO
CODICE
Monitoraggio microinquinanti in fase disciolta e particolata nella colonna
d’acqua
X
Azione conoscitiva (AC)
Azione di risanamento (AR)
TIPOLOGIA
Monitoraggio dei principali nutrienti e microinquinanti presenti nella colonna
d’acqua del bacino di Como per studiare l’andamento nel tempo di tali parametri
ed eventualmente individuare se le caratteristiche delle acque siano idonee per la
produzione di acqua potabile. Questa indagine è prevista dal D.Lgs. 152/99, ma
non è ancora applicata in modo completo
LUOGO
In una stazione rappresentativa del Primo Bacino lungo tutta la colonna d’acqua
e/o in corrispondenza delle prese per la potabilizzazione.
MODALITÀ
I campioni (10 L) vanno prelevati almeno due volte all’anno, filtrati nell’arco di 48
ore. Un sub-campione (1 L) sarà acidificato e conservato per l’analisi dei metalli,
un altro congelato (1 L) per le analisi dei tensioattivi e gli 8 L restanti saranno
concentrati con metodologia SPE, come descritto in APAT, Rapporto 25 del
2003.
L’attività descritta in questa azione è da effettuare in stretta connessione con
l’azione 13 che riguarda le indagini sui microinquinanti presenti in acqua.
RISPOSTA
Il monitoraggio effettuato permetterà di definire in modo completo le
caratteristiche di qualità delle acque lacustri e, in particolare, di descrivere meglio
il rischio ecotossicologico.
ATTESA
DURATA
1 anno, con un campionamento nel periodo di circolazione primaverile e durante
la stratificazione termica estiva.
COSTI
20000 € per il campionamento e la caratterizzazione analitica.
PRIORITÀ
Media
159
Progetto PLINIUS
SEZIONE 3. Inquadramento delle criticità e azioni
Schede delle azioni
AZIONE 13
TITOLO
CODICE
Valutazione dei carichi tossici da sorgenti puntiformi e classificazione del
rischio ecotossicologico delle acque del sottobacino comasco
X
Azione conoscitiva (AC)
Azione di risanamento (AR)
TIPOLOGIA
Esecuzione di saggi ecotossicologici (Test acuto Daphnia magna) su campioni
preconcentrati per la valutazione della tossicità espressa come rapporto di
concentrazione necessario per provocare il 50% dell’immobilizzazione.
Screening analitico sui campioni positivi (che hanno provocato il 50% di
immobilizzazione a rapporti di concentrazione ≤ 10) per l’individuazione dei
composti tossici.
Caratterizzazione analitica di metalli tossici e tensioattivi sui campioni filtrati prima
di sottoporli alla preconcentrazione. Calcolo dei carichi in base alle concentrazioni
e alle portate.
LUOGO
Scarico COMODEPUR, Torrente Cosia (prima dell’immissione a lago), Torrente
Breggia (prima dell’immissione a Lago).
MODALITÀ
I campioni (10 L) saranno prelevati nell’arco di un anno con cadenza mensile
dagli scarichi e dagli immissari che confluiscono nel Primo Bacino del Ramo
Occidentale, filtrati nell’arco di 48 ore. Un sub-campione (1 L) acidificato sarà
conservato per l’analisi dei metalli, un altro congelato (1 L) per le analisi dei
tensioattivi e gli 8 L restanti saranno concentrati con metodologia SPE, come
descritto in APAT, Rapporto 25 del 2003. Parte dell’estratto sarà utilizzato per i
saggi di tossicità, mentre la parte rimanente sarà congelata per l’eventuale
caratterizzazione analitica.
RISPOSTA
DURATA
Lo screening preliminare ecotossicologico permetterà di individuare i campioni
tossici ed esprimere un giudizio di qualità sugli scarichi a lago. I campioni che
risulteranno tossici saranno sottoposti a una caratterizzazione analitica che
consentirà di valutare il carico tossico degli apporti al bacino.
2 anni
COSTI
30000 € per campionamento, preconcentrazione e saggi di ecotossicità.
PRIORITÀ
Molto elevata
ATTESA
160
Progetto PLINIUS
SEZIONE 3. Inquadramento delle criticità e azioni
Schede delle azioni
AZIONE 14
TITOLO
CODICE
Valutazione della qualità dei sedimenti attraverso la caratterizzazione della
fauna macrobentonica residente, i test ecotossicologici e l’analisi dei
principali microinquinanti
X
Azione conoscitiva (AC)
Azione di risanamento (AR)
TIPOLOGIA
Esecuzione dei test ecotossicologici come suggerito dal D.Lgs. 152/99 utilizzando
gli organismi bentonici presenti nel sedimento lacustre (oligocheti e chironomidi)
utilizzando procedure ufficiali OECD, dopo aver effettuato una caratterizzazione
della fauna macrobentonica residente.
Caratterizzazione e quantificazione dei principali composti organici lipofili presenti
nei sedimenti (PCBs, DDTs).
LUOGO
A Punta Geno (in un punto dove il disturbo dei sedimenti sia minimo), ad Argegno
e nel bacino dell’Alto Lago per disporre di un sedimento di riferimento interno al
lago.
MODALITÀ
I campioni di sedimento saranno prelevati con una draga per ottenere un
quantitativo utile a raccogliere gli organismi bentonici e a svolgere i test di
ecotossicità. Per ottenere un quadro più completo e aggiornato della
contaminazione pregressa si preleveranno anche delle carote di sedimento di
circa 50 cm di lunghezza per poter ricostruire la storia della contaminazione
almeno degli ultimi 20 anni.
Il sedimento sarà setacciato per separare la fauna macrobentonica che sarà
osservata e classificata allo stereoscopio. Il sedimento setacciato (a 500 µm) sarà
utilizzato per lo svolgimento dei test di tossicità seguendo le procedure ufficiali
OECD.
Un piccolo quantitativo di sedimento prelevato con la draga e i sedimenti delle
carote saranno liofilizzati per poi essere sottoposti a estrazione e ad analisi
cromatografica per la determinazione degli omologhi del DDTs, dei PCBs, dei
metalli e di eventuali altre classi di composti persistenti e accumulabili.
RISPOSTA
La caratterizzazione della fauna macrobentonica permetterà di esprimere un
giudizio preliminare di qualità dei sedimenti. I test ecotossicologici potranno
permettere la conferma e il completamento di queste informazioni che saranno
integrate con i dati delle analisi dei composti lipofili responsabili in parte della
tossicità dei sedimenti stessi.
ATTESA
DURATA
2 anni
COSTI
15000 € per i campionamenti e l’esecuzione dei saggi
5000 € per la caratterizzazione della fauna macrobentonica
PRIORITÀ
Molto elevata dal momento che non esistono dati relativi all’ecotossicità dei
sedimenti, né una caratterizzazione recente della fauna macrobentonica.
161
Progetto PLINIUS
SEZIONE 3. Inquadramento delle criticità e azioni
Schede delle azioni
AZIONE 15
TITOLO
CODICE
Monitoraggio della qualità ecologica del lago per la verifica dell’efficacia dei
provvedimenti di risanamento
X
Azione conoscitiva (AC)
Azione di risanamento (AR)
TIPOLOGIA
Prosecuzione del monitoraggio mensile delle caratteristiche chimico-fisiche e dei
popolamenti planctonici con particolare attenzione agli episodi di fioritura algale.
LUOGO
Tutti i sottobacini del Lario
MODALITÀ
Campionamenti mensili nello strato integrato o a profondità specifiche. Analisi
microscopica con identificazione ed enumerazione delle specie planctoniche.
Studio delle serie storiche dei dati con utilizzo di tecniche di analisi multivariata.
RISPOSTA
Verifica dell’efficacia degli interventi di risanamento. Caratterizzazione
dell’evoluzione dei popolamenti planctonici. Caratterizzazione degli episodi di
fioritura algale e contributo alla comprensione dei meccanismi che li determinano.
Acquisizione dei profili ecologici delle specie di Cianobatteri potenzialmente
tossiche. Disponibilità di dati utili per l’interfaccia con strumenti modellistici.
ATTESA
DURATA
10 anni
COSTI
100000 € all’anno
PRIORITÀ
Acquisizione strumentazione specifica per i campionamenti e la caratterizzazione
dei parametri chimico-fisici e delle dinamiche dei popolamenti planctonici.
162
Progetto PLINIUS
SEZIONE 3. Inquadramento delle criticità e azioni
Schede delle azioni
AZIONE 16
TITOLO
CODICE
Effetti del riscaldamento atmosferico sulla idrodinamica e sulla biologia del
Lago di Como
X
Azione conoscitiva (AC)
Azione di risanamento (AR)
TIPOLOGIA
Valutazione delle risposte del lago al riscaldamento atmosferico e alle situazioni
estreme stagionali, previste e, in parte, verificatesi nel quadro di diversi modelli
relativi al riscaldamento globale su:
•
rimescolamento tardo invernale delle acque lacustri, con riciclo di nutrienti
algali dalle acque profonde allo strato superficiale ove avviene la produzione
algale;
•
risposta dei diversi tipi di organismi a condizioni meteorologiche estreme,
quali lunghi periodi di elevate temperature estive; effetti sulla tipologia dei
popolamenti e sulle biomasse.
LUOGO
Stazioni diverse del lago, in particolare:
Como, Argegno, Dervio, Bellano, Lierna, Lecco.
MODALITÀ
Il progetto si articola in tre fasi, svolte da enti diversi con opportuno coordinamento:
•
raccolta delle informazioni termiche, fisiche (trasparenza), chimiche
(ossigeno, nutrienti algali) e biologiche disponibili per le diverse stazioni del
lago;
•
pianificazione ed esecuzione di un programma di monitoraggio delle acque,
relativo a diverse stazioni del lago, che abbia carattere di continuità nel
tempo e frequenza adeguata a cogliere le evoluzioni stagionali;
•
predisposizione e taratura di modelli che mettano in relazione la qualità delle
acque, soprattutto in termini di produttività algale e dell’insorgenza di ceppi
algali potenzialmente tossici, con le temperature e gli apporti di nutrienti
derivanti dal bacino imbrifero.
RISPOSTA
Le risposte attese sono di tre tipi:
•
creazione di un database per il Lago di Como che raccolga i dati a oggi
prodotti e quelli derivanti dalle future attività;
•
monitoraggio del lago che permetta di evidenziare l’insorgenza di situazioni
potenzialmente pericolose per la salute pubblica (sviluppo di popolamenti
algali tossici, presenza di microinquinanti tossici);
•
modelli predittivi che permettano di fare previsioni sulle risposte del lago a
variazioni climatiche/meteorologiche e a variazione degli apporti di inquinanti
al lago.
ATTESA
DURATA
Tre anni
COSTI
Difficilmente quantificabili, in quanto almeno in parte sopportati da altre azioni (a
esempio, monitoraggio). L’aspetto più specifico di questo programma è costituito
dal coordinamento della elaborazione dei dati esistenti e di quelli
progressivamente raccolti, dalla creazione di un database e di un gruppo di lavoro
che veda la collaborazione di modellisti e limnologi. Approssimativamente:
Coordinamento: 50000 € all’anno
Creazione e gestione data base: 30000 € all’anno
Monitoraggio: costo non previsto nella presente azione, in quanto già supportata
da altre azioni.
Modellistica: 30000 € all’anno
163
Progetto PLINIUS
SEZIONE 3. Inquadramento delle criticità e azioni
Schede delle azioni
AZIONE 17
TITOLO
CODICE
Studio delle deposizioni atmosferiche come fonte di azoto per i suoli del
bacino imbrifero e le acque del Lago di Como
X
Azione conoscitiva (AC)
Azione di risanamento (AR)
TIPOLOGIA
Valutazione della importanza relativa delle deposizioni atmosferiche come
sorgente di azoto e di altri inquinati per i suoli dei bacini imbriferi e per le acque del
lago.
LUOGO
Sono previste in partenza sei stazioni rappresentative di diverse realtà geografiche
e antropiche del bacino imbrifero, dalle aree alpine alle aree rivierasche.
MODALITÀ
Le deposizioni atmosferiche devono essere prelevate con adeguata
strumentazione e con metodologie standardizzate e approvate a livello
internazionale. Le analisi chimiche vanno eseguite sia sulle diverse forme dei
composti dell’azoto (ammoniacale, nitrico e totale) sia sui principali componenti
dello spettro ionico, al fine di inquadrare l’origine dei composti e permettere la
validazione dei risultati. Occasionalmente, ma per periodi almeno annuali, su
alcune di queste stazioni si potranno misurare le concentrazioni di metalli pesanti e
di altri microinquinanti inorganici e organici, al fine di evidenziare possibili
situazioni di inquinamento. Gli apporti di azoto derivanti dalle deposizioni
atmosferiche dovranno essere messi in relazione con quelli derivanti da altre
attività antropiche, determinati dallo studio dei torrenti tributari, nell’ambito di altri
progetti.
Sarebbe quanto mai auspicabile una collaborazione per unire a queste misure
quelle di inquinanti atmosferici, a esempio con campionatori passivi e con
valutazione dello spostamento delle masse d’aria, in maniera da ottenere
informazioni sul trasporto a media distanza degli inquinanti in atmosfera.
RISPOSTA
Creazione di un network per lo studio delle deposizioni atmosferiche
Creazione di un database sulle deposizioni atmosferiche
Informazioni sulle cause dell’aumento delle concentrazioni di nitrati verificatesi
nelle acque lacustri a partire dagli anni Sessanta.
Valutazione della saturazione dei suoli di azoto in diverse parti del bacino
imbrifero.
Sviluppo futuro delle concentrazioni nelle acque lacustri, sulla base di una
adeguata modellistica che consideri anche altre forme di inquinamento
atmosferico.
Raccolta di informazioni di carattere ambientale di utilità generale e di interesse
per enti quali ARPAL, Ministero dell’Ambiente, UN-ECE.
ATTESA
DURATA
COSTI
PRIORITÀ
Tre anni
Predisposizione piano operativo: 10000 €
Installazione campionatori: 30000 € per stazione
Manutenzione: 5000 € per stazione all’anno (a partire dal secondo anno)
Prelievi e analisi: 40000 € all’anno
Coordinamento ed elaborazione dati: 30000 € all’anno
Elevata
164
Progetto PLINIUS
SEZIONE 3. Inquadramento delle criticità e azioni
Schede delle azioni
AZIONE 18
TITOLO
Monitoraggio algale e determinazione parametri chimici supplementari a
scopi sanitari delle acque lacustri
CODICE
X
TIPOLOGIA
Monitoraggio della situazione algale del Lago di Como con determinazione su
questi campioni di pH, O2, clorofilla a, N, P.
LUOGO
Località in cui è richiesto il reinserimento di nuovi punti nel piano di balneazione.
Primo Bacino del Ramo di Como: Como (Villa Geno e Villa Olmo), Cernobbio,
Torno, Moltrasio, Laglio, Careno (Nesso), Blevio.
Medio - Alto Lario: 5 nuovi punti da individuare.
MODALITÀ
Monitoraggio algale e determinazione di pH, clorofilla a, O2, N, P su campioni di
1000 mL di acqua e su campioni stagionali sull’intera colonna d’acqua.
RISPOSTA
DURATA
ATTESA
Verifica dei parametri chimici nei limiti di norma e verifica della presenza di specie
algali tossiche.
2 anni
COSTI
110000 €: personale, natante, costi analisi
Azione conoscitiva (AC)
Azione di risanamento (AR)
165
Progetto PLINIUS
SEZIONE 3. Inquadramento delle criticità e azioni
Schede delle azioni
AZIONE 19
TITOLO
CODICE
Balneabilità: campionamento di punti attualmente esclusi dal monitoraggio
X
Azione conoscitiva (AC)
Azione di risanamento (AR)
TIPOLOGIA
Campionamento di punti esclusi dal monitoraggio per esiti costantemente
sfavorevoli. Detta esclusione è stata programmata circa 10 anni fa dalla Regione
Lombardia in collaborazione con l’allora Servizio 1 dell’USSL di Como, in quanto
gli esiti delle analisi molto spesso davano valori di coliformi fecali ben oltre i limiti
previsti dal D.P.R. 470/82.
I parametri analizzati saranno quelli attualmente in vigore per legge per i campioni
ufficiali, con l’aggiunta della ricerca della salmonella.
LUOGO
Como (Villa Geno, Villa Olmo), Cernobbio, Torno, Moltrasio, Laglio, Careno
(Nesso), Blevio.
MODALITÀ
Determinazione di coliformi totali e fecali, streptococchi fecali su campioni di 500
mL di acqua; ricerca qualitativa della salmonella su campioni di 1000 mL.
I contenitori sterili per la determinazione dei parametri coliformi e streptococchi.
pH e ossigeno disciolto saranno determinati sul posto.
I parametri microbiologici saranno determinati presso il Laboratorio di Sanità
Pubblica dell’Asl. I parametri chimici presso il Laboratorio dell’ARPA.
RISPOSTA
ATTESA
Valutazione dell’efficacia degli interventi strutturali sulla riduzione del carico
microbiologico a lago. Si attende un esito analitico migliore rispetto agli anni
passati, vista l’operatività dei depuratori e il parziale adeguamento della rete
fognaria.
DURATA
2 anni
COSTI
100000 € natante, analisi, personale, strumentazione
BENEFICI
Possibilità di recuperare punti ufficiali di balneazione nell’ambito del Primo Bacino
del Lago di Como, con effetti sul bilancio turistico, per la città in particolare e per il
lago in generale.
166
Progetto PLINIUS
SEZIONE 3. Inquadramento delle criticità e azioni
Schede delle azioni
AZIONE 20
TITOLO
Monitoraggio algale a scopi sanitari, determinazione di parametri chimici
supplementari e analisi di clorofilla a e microcistina nelle acque
dell'
acquedotto di Como.
CODICE
X
TIPOLOGIA
Ricerca di clorofilla a sui campioni prelevati dell’acquedotto di Como (acqua
grezza, filiera di trattamento acqua lago, uscite impianti, serbatoi e punti rete).
Ricerca di microcistina sui campioni positivi alla clorofilla, nonché sui campioni
prelevati all’ingresso (acqua non trattata) e alle uscite degli impianti, allo scopo di
valutare la bontà del trattamento di potabilizzazione.
LUOGO
Acquedotto di Como
MODALITÀ
Clorofilla a: campionamento, filtrazione, omogeneizzazione, centrifugazione e
determinazione spettrofotometrica.
Microcistina: campionamento e saggio immunoenzimatico ELISA.
RISPOSTA
ATTESA
Assenza di clorofilla a e microcistina a valle del trattamento di potabilizzazione e
in tutti i punti della rete di distribuzione.
DURATA
12 mesi
COSTI
20000 € per personale, attrezzatura e materiale di consumo, effettuazione delle
analisi.
BENEFICI
Valutazione della bontà del trattamento di potabilizzazione dell’acqua del lago e
della situazione della rete di distribuzione, nel continuo impegno aziendale di
fornire agli utenti un prodotto della migliore qualità possibile.
Azione conoscitiva (AC)
Azione di risanamento (AR)
167
Progetto PLINIUS
SEZIONE 3. Inquadramento delle criticità e azioni
Schede delle azioni
AZIONE 21
TITOLO
CODICE
Valutazione degli impatti sulla riproduzione della fauna ittica del Lario
creati dal moto ondoso artificiale e dalla predazione di uova da parte
dell’avifauna acquatica semi-addomesticata
X
Azione conoscitiva (AC)
Azione di risanamento (AR)
TIPOLOGIA
Il moto ondoso provocato dai grossi natanti a motore (ci si riferisce soprattutto ai
nuovi catamarani della navigazione pubblica) provoca un evidente
movimentazione dei ciottoli sommersi sui quali aderiscono le uova di alcune
specie ittiche, provocandone lo spiaggiamento e la distruzione meccanica.
Negli ultimi anni, inoltre, il numero di anatidi semi-addomesticati presente lungo il
litorale del Lario è enormemente aumentato. Più volte sono stati osservati
esemplari intenti a nutrirsi delle uova deposte a pochi centimetri di profondità.
Nessuno ha finora affrontato queste problematiche con un approccio scientifico.
Si propone di colmare questa lacuna perché le specie più minacciate da queste
tipologie di impatto (Alborella, Cavedano, Coregone lavarello) sono specie di
notevole importanza per la pesca sportiva e professionale.
LUOGO
L’indagine si svolgerà in alcuni tratti di litorale aventi diversi livelli di esposizione
al moto ondoso e ospitanti significative colonie di uccelli acquatici.
MODALITÀ
L’indagine si svilupperà attraverso una serie di conteggi del numero di uova
presenti nelle aree campione in momenti successivi, durante la stagione
riproduttiva delle tre specie ittiche (Cavedano, Alborella, Coregone lavarello) più
esposte ai fattori di disturbo presi in considerazione.
In aggiunta ai conteggi delle uova presenti sulle aree di frega, la determinazione
del contenuto stomacale in un campione di uccelli ittiofagi permetterà una più
precisa valutazione degli impatti provocati da questi ultimi.
L’indagine sul campo si svilupperà, quindi, in due periodi distinti molto precisi e
circoscritti: Maggio–Giugno per le due specie a riproduzione tardo primaverile
(Alborella e Cavedano) e Dicembre-Gennaio per il Coregone lavarello.
RISPOSTA
L’indagine permetterà di quantificare l’impatto di due fattori di disturbo che sino a
oggi non sono stati mai approfonditi e che possono, in teoria, incidere in modo
determinante nelle dinamiche di popolazione di alcune specie ittiche
particolarmente importanti per la pesca sportiva e professionale.
I risultati dell’indagine avranno evidenti ricadute applicative. Alcune delle attuali
opzioni gestionali (limitazione della navigazione a motore, controllo del numero di
uccelli acquatici semi-addomesticati) potranno finalmente essere approfondite ed
eventualmente trasformate in interventi operativi.
ATTESA
DURATA
1 anno
COSTI
30000 €
PRIORITÀ
Elevata
168
Progetto PLINIUS
3.4
SEZIONE 3. Inquadramento delle criticità e azioni
DALLE AZIONI ALLA FORMULAZIONE DEI PROGETTI OPERATIVI
Le azioni proposte dal Gruppo di Lavoro Lago di Como (GLLC) riportate nelle schede tecniche
costituiscono singoli passi operativi nel quadro del più ampio processo di risanamento del Lago di Como.
La complessità delle interazioni tra le azioni è illustrata nella
Figura 3.4.1 da cui appare evidente come talune possano agire colmando le lacune conoscitive a favore
dei molteplici campi d’indagine presi in esame dal Progetto e come altre possano agire più concretamente
sul risanamento delle acque.
Gli interventi riassunti nelle Azioni si possono classificare in tre gruppi:
•
•
•
quelli volti al monitoraggio della qualità dell'
ecosistema lacustre;
quelli volti a ridurre i carichi affluenti;
quelli diretti sul corpo del lago, con lo scopo di accelerare il miglioramento della qualità delle acque e
dell'
ecosistema lago.
Gli interventi, a esempio, che fanno riferimento alle opere di "collettamento e depurazione" ricadono tra
quelli volti a ridurre i carichi affluenti al lago e si aggiungono alle "grandi opere" già pianificate dagli Enti
locali a vari livelli, e di cui va prevista al più presto la realizzazione. Le azioni specifiche incluse nel progetto
PLINIUS per questo aspetto non sono meno importanti, in quanto hanno lo scopo principale di monitorare
sia lo stato di attuazione sia l'
efficacia degli interventi maggiori, fornendo una base conoscitiva preziosa,
oggi del tutto assente. Una inadeguata gestione delle opere economicamente più onerose può facilmente
ridurne di molto l'
efficacia.
Gli interventi previsti (monitoraggio della rete fognaria e telecontrollo delle installazioni di pompaggio,
scolmatura e depurazione) servono a rendere la gestione più razionale e, in definitiva, economica, basata
su dati affidabili e acquisiti con regolarità, soprattutto se con sistemi di controllo remoto e di trasmissione in
tempo reale.
Le 21 azioni convergono in quattro campi tematici: “Fisica”, ”Infrastrutture”, “Qualità” e “Sanità/Usi”, da cui
gemmano 9 Progetti Operativi (Tabella 3.4.1), cui si prevede di dare avvio nella seconda fase di PLINIUS
(PLINIUS Fase 2) e che costituiranno il contributo concreto a sostegno del risanamento delle acque
pelagiche.
Nel campo “Fisica” sono comprese azioni che conducono a una migliore caratterizzazione degli aspetti
geologici, geomorfologici, idrologici e idrodinamici lacustri. Molti di questi aspetti non sono solitamente al
centro dei piani di risanamento, poiché trovano difficile collocazione nelle normative volte alla protezione
delle acque dall’inquinamento, che hanno per oggetto principalmente le cause di alterazione chimica e
biologica dell’ecosistema.
Il campo “Infrastrutture” contiene azioni di risanamento relative all’adeguamento della rete fognaria e del
sistema degli scolmatori di piena; all’ottimizzazione del funzionamento della rete fognaria e dei depuratori
attraverso il telecontrollo; al recupero a breve termine della balneabilità nel Primo Bacino del Ramo
Occidentale del Lario, favorendo l’incremento della circolazione delle acque superficiali. I progetti
individuati in questo campo, in particolare, rappresentano un supporto alle azioni che le Amministrazioni
già hanno in atto, secondo le linee guida dei piani istituzionali.
Il campo “Qualità” raccoglie azioni che consentono di definire lo stato chimico ed ecologico del lago,
chiarendone gli aspetti ancora lacunosi secondo una visione integrata lago-bacino imbrifero. Infine, il
campo “Sanità/Usi” propone azioni con una chiara finalità conoscitiva per scopi sanitari in relazione all’uso
balneabile, potabile e ittico delle acque.
I Progetti Operativi aggregano le azioni dei quattro campi tematici agendo secondo una gestione
dell’ecosistema “integrata” e al contempo “rispettosa” degli indirizzi guida che le Istituzioni hanno già
pianificato o stanno per pianificare in risposta alle normative vigenti. Le linee guida lungo le quali si
possono considerare allineati i progetti operativi sono riassumibili in:
•
•
•
•
supporto al monitoraggio;
supporto gestionale;
mitigazione dei processi di inquinamento delle acque;
sviluppo economico del territorio.
La Tabella 3.4.1 associa i nove Progetti a due gruppi di azioni: quelle “direttamente coinvolte”, che
costituiscono il corpo del progetto, e quelle “collegate”, che completano il quadro delle possibili relazioni del
progetto con altri settori d’indagine nell’ottica di un approccio ecosistemico.
169
Progetto PLINIUS
SEZIONE 3. Inquadramento delle criticità e azioni
Tabella 3.4.1 - Aggregazione delle azioni nei Progetti Operativi previsti da PLINIUS Fase 2
Tipo Azioni direttamente
C R coinvolte nel progetto
N Progetti
1
2
3
4
5
6
7
8
9
Sedimenti lacustri
Portate e carichi di nutrienti da bacino
Efficienza del sistema di collettamento e depurazione
Monitoraggio acque lacustri
Effetti dei cambiamenti globali
Microinquinanti e tossine algali
Balneabilità del Primo Bacino
Pesca professionale
Ricambio delle acque superficiali
X
X
X
X
X
X
X
X
1-2
3-5-6-11
5-6-7
4-10-15-18
16-17
10-12-13-14
15-18-19
15-21
X 4-8-9-11-15-19
Azioni collegate
4-11-12-14
2-4-8-9-17
11-13-19
8-9-12-16-20
15
19-20
13
12-13
1-2-12-13-20
Nota: C = progetto conoscitivo; R = progetto di risanamento
La priorità di un progetto dipenderà comunque non tanto dalla maggiore o minore aggregazione di azioni
direttamente coinvolte, bensì dalle risposte che saprà fornire ai problemi di risanamento delle acque
lacustri, in un armonico equilibrio tra costi e benefici.
Nel seguito si riassumono in modo sintetico gli obiettivi principali cui i progetti si ispirano. Ciascun progetto,
pur sviluppato autonomamente, potrà comunque rispettare il principio ispiratore di PLINIUS avendo trovato
la propria genesi nel contesto del Gruppo di Lavoro Lago di Como e nella condivisione delle scelte fatte
attraverso l’interazione con end user e stakeholder.
3.4.1
PROGETTO OPERATIVO SEDIMENTI LACUSTRI
3.4.2
PROGETTO OPERATIVO PORTATE E CARICHI DI NUTRIENTI DA BACINO
3.4.3
PROGETTO OPERATIVO EFFICIENZA DEL SISTEMA DI COLLETTAMENTO E DEPURAZIONE
I processi di sedimentazione sono influenzati dal trasporto solido degli immissari, dalla produzione trofica,
dal regime idrodinamico del lago ecc. Tali processi risentono, inoltre, delle caratteristiche morfologiche e
strutturali della cuvetta lacustre. La conoscenza degli aspetti geomorfologici e dell’idrodinamica lacustre
rappresenta, dunque, un elemento fondamentale nel quadro dell’equilibrio ecosistemico poiché incide sulla
qualità delle acque da un punto di vista sia fisico-chimico sia biologico. Il Progetto “Sedimenti lacustri” si
propone di caratterizzare la tipologia dei sedimenti per giungere a una definizione dei fenomeni di
instabilità sublacustre e, nel contempo, di approfondire la ricostruzione quali-quantitativa dell’evoluzione
temporale del processo di formazione del sedimento nei diversi sottobacini del Lario.
Il Progetto ha come primo obiettivo la pianificazione e la realizzazione di una rete idrometrica che interessi
i principali corsi d’acqua immissari del lago. Successivamente, si propone di misurare il carico di nutrienti
che pervengono al lago in relazione ai regimi di portata dei tributari. Ciò consentirà di colmare le lacune su
un aspetto determinante per la pianificazione delle azioni infrastrutturali di risanamento. Prendendo in
esame l’intero bacino idrografico lariano, il progetto intende focalizzare la propria attenzione sul Primo
Bacino del Ramo Occidentale. In questa sede, infatti, si manifestano le maggiori criticità legate all’assenza
di un emissario e alla forte antropizzazione del territorio. Inoltre, il bacino antistante la città di Como
rappresenta il recapito finale di tutte le sostanze inquinanti veicolate dai torrenti Cosia e Breggia che
raccolgono i reflui dei depuratori, degli scolmatori di piena e degli scarichi abusivi.
Il Progetto si pone a supporto dell’attività gestionale pianificata nel quadro delle azioni già previste nel
Piano di Tutela e Uso delle Acque in relazione all’adeguamento delle rete fognaria del territorio lariano. La
mancanza di dati relativi alle portate scaricate dagli scolmatori di piena fognari e al carico inquinante
veicolato a lago, segnalata dall’analisi del GLLC, influenza direttamente la balneabilità del Primo Bacino e
favorisce il degrado della qualità delle acque. Il Progetto si propone, partendo da un quadro conoscitivo
complessivo del sistema di collettamento alla rete fognaria del bacino occidentale, di avviare l’installazione
di misuratori di portata e di campionatori automatici per quantificare il carico inquinante realmente veicolato
a lago. Per il Comune di Como, in particolare, è prevista l’ispezione teleguidata delle condotte fognarie dal
Centro storico ai rami periferici. Inoltre, per migliorare l’efficienza del sistema di collettamento e
depurazione si prevede l’installazione di un sistema di telecontrollo centralizzato a servizio dei piccoli
impianti di depurazione, dei misuratori di portata e di livello degli scolmatori di piena e delle stazioni di
sollevamento.
170
Progetto PLINIUS
3
Completamento e potenziamento della rete idrometrica dei corsi d’acqua del Lago di
Como
4
Definizione del regime idrodinamico del Lago di Como per una modellazione ecologica
dell’intero ecosistema
5
Misuratori della portata scaricata dagli scolmatori di piena e campionamento dell’effluente
171
2,1
6
Completamento del quadro conoscitivo del sistema di collettamento della rete fognaria del
Bacino Occidentale
Clima, idrologia e idrodinamica
lacustre
2,2
7
Telecontrollo delle reti fognarie e dei depuratori
Antropizzazione e uso
del territorio
2,3
8
Studio pilota per la realizzazione di un sistema di pompaggio volto alla riduzione del
tempo di residenza delle acque superficiali del primo bacino del ramo occidentale del
Lago di Como
Collettamento e depurazione
nel ramo occidentale del Lario
2,4
9
Realizzazione del sistema di pompaggio per la riduzione del tempo di ricambio delle
acque superficiali del bacino occidentale del Lago di Como
Il caso di studio dei Torrenti
Cosia e Breggia
2,5
10
Potenziamento del sistema di laboratori per l’analisi di specie tossiche non convenzionali
(di sintesi e naturali) presenti in tracce
Valutazione del carico di
nutrienti dal bacino imbrifero
2,6
11
Monitoraggio analitico dei torrenti del Bacino Occidentale con particolare riferimento ai
regimi di piena e intensificazione del monitoraggio analitico dei torrenti Cosia, Breggia e
Faloppia
Stato attuale ed evoluzione
idrochimica e trofica del lago
2,7
12
Monitoraggio microinquinanti in fase disciolta e particolata nella colonna d’acqua lacustre
del Primo Bacino
Stato attuale ed evoluzione
delle biocenosi lacustri
2,8
13
Valutazione dei carichi tossici da sorgenti puntiformi e classificazione del rischio
ecotossicologico delle acque del sottobacino comasco
Microinquinanti e tossicità
delle acque
2,9
14
Valutazione della qualità dei sedimenti attraverso la caratterizzazione della fauna
macrobentonica residente, i test ecotossicologici e l’analisi dei principali microinquinanti
Usi delle acque
2,10
15
Monitoraggio della qualità ecologica del lago per la verifica dell’efficacia dei provvedimenti
di risanamento
16
Effetti del riscaldamento atmosferico sulla idrodinamica e sulla biologia del Lago di Como
17
Studio delle deposizioni atmosferiche come fonte di azoto per i suoli del bacino imbrifero e
le acque del Lago di Como
18
Monitoraggio algale e determinazione parametri chimici supplementari a scopi sanitari
delle acque lacustri
19
Balneabilità: campionamento di punti attualmente esclusi dal monitoraggio
20
Monitoraggio algale a scopi sanitari, determinazione di parametri chimici supplementari e
analisi di clorofilla a e microcistina nelle acque dell’acquedotto di Como.
21
Valutazione degli impatti sulla riproduzione della fauna ittica del Lario creati dal moto
ondoso artificiale e dalla predazione di uova da parte dell’avifauna acquatica semiaddomesticata
Driver, pressioni fisiche,
chimiche ed antropiche
\
Azioni di risanamento
Stato chimico
ed ecologico del lago
Usi/gestione
Figura 3.4.1 - Schematizzazione delle interrelazioni tra le criticità, le azioni e i progetti operativi proposti da PLINIUS.
SEZIONE 3. Inquadramento delle criticità e azioni
Limnogeologia e morfometria
del lago di Como
ProgettiI PLINIUS Fase 2
Valutazione del tasso di sedimentazione e tempi di ritorno di grandi eventi di instabilità
sublacustre nel bacino del ramo di Como
Campi
2
Fisica
Valutazione delle caratteristiche geologiche e ambientali dei sedimenti lacustri e del loro
grado di stabilità
Infrastrutture
1
Temi
Qualità
Azioni
Sanità/Usi
Numero
Criticità
Capitoli
PLINIUS Fase 1
Progetto PLINIUS
SEZIONE 3. Inquadramento delle criticità e azioni
3.4.4
PROGETTO OPERATIVO MONITORAGGIO ACQUE LACUSTRI
3.4.5
PROGETTO OPERATIVO EFFETTI DEI CAMBIAMENTI GLOBALI
3.4.6
PROGETTO OPERATIVO MICROINQUINANTI E TOSSINE ALGALI
3.4.7
PROGETTO OPERATIVO BALNEABILITÀ DEL PRIMO BACINO
3.4.8
PROGETTO OPERATIVO PESCA PROFESSIONALE
3.4.9
PROGETTO OPERATIVO RICAMBIO ACQUE SUPERFICIALI
Il Lario è un sistema limnologico complesso che richiede un approccio mirato in base alla
conformazione della cuvetta lacustre e ai tempi di ricambio dei diversi sottobacini. La mancanza di
informazioni sui fattori che determinano la qualità delle acque in relazione alle pressioni esterne
appare ancora condizionare una precisa valutazione dello stato di qualità ecologica e costituisce una
delle principali criticità individuate dal GLLC. Il Progetto si propone, quindi, di favorire il proseguimento
dei recenti piani di monitoraggio avviati dall’ARPA Lombardia, focalizzando l’obiettivo su una completa
applicazione degli indirizzi della Direttiva 60/2000/CE e privilegiando la valutazione dei meccanismi
che possono portare allo sviluppo di fioriture algali potenzialmente tossiche.
Gli ecosistemi acquatici di tutto il Mondo stanno rispondendo in modo diretto alle mutazioni climatiche
e ai cambiamenti dei cicli biogeochimici di molte specie operati dall’uomo.
Le mutazioni del clima hanno come conseguenza la modifica dei processi di
stratificazione/circolazione delle comunità biologiche ecc.. Partendo dal presupposto che la
comprensione delle variazioni indotte negli ecosistemi lacustri può essere di grande interesse per
comprendere lo stato della qualità delle acque nel futuro, il Progetto si propone la creazione di un
database per il Lago di Como che raccolga i dati a oggi prodotti e quelli derivanti dalle future attività, il
raccordo con i piani di monitoraggio per evidenziare l’insorgenza di situazioni potenzialmente
pericolose per la salute pubblica (sviluppo di popolamenti algali tossici, presenza di microinquinanti
tossici) e, infine, di sviluppare modelli predittivi sulle risposte del lago a variazioni
climatiche/meteorologiche e a variazione degli apporti di inquinanti al lago. In questo contesto il
progetto propone altresì di avviare uno studio specifico sugli apporti di azoto atmosferico e sugli
adattamenti dell’ecosistema a questa pressione esterna.
Il Progetto risponde alla necessità di conoscere l’effettiva presenza di sostanze potenzialmente
pericolose sia per la salute umana sia per la vita acquatica, soprattutto nella baia di Como. Il Progetto
si propone di acquisire un quadro esaustivo del rischio ecotossicologico prendendo in esame i
sedimenti, la colonna d’acqua e le sorgenti puntiformi. La determinazione del potenziale rischio
ecotossicologico è, inoltre, una delle azioni previste dalla normativa vigente sull’uso idropotabile. Nel
Primo Bacino si collocano, infatti, le prese di captazione delle acque destinate alla rete idrica. In
questo contesto appare evidente come il monitoraggio algale e l’analisi delle tossine in periodi di
fioritura rappresenti una componente chiave del Progetto, visti i rischi potenziali per l’uso delle acque.
Il Progetto nasce dalla evidente necessità di ripristinare il monitoraggio dei lidi del Primo Bacino del
Ramo Occidentale sospeso da oltre 10 anni. Una eventuale verifica di un migliore stato complessivo
della balneabilità delle acque potrebbe tradursi in un notevole incremento dell’indotto legato al turismo
locale. Inoltre, come per il Progetto “Microinquinanti e tossine algali”, il Progetto non potrà prescindere
dall’acquisizione delle informazioni sui popolamenti algali e sul rischio tossicologico per l’uso delle
acque ai fini ricreativi.
Il Progetto si basa sulla necessità di monitorare i fattori che minacciano il buon esito della riproduzione
naturale delle specie ittiche a riproduzione litorale. Il moto ondoso prodotto dai grossi natanti a motore
provoca un’evidente instabilità dei ciotoli sommersi favorendo lo spiaggiamento e la distribuzione
meccanica delle uova. Obbiettivo del Progetto è la valutazione della componente idrodinamica per la
definizione dello stress meccanico agente sulle ovodeposizioni, con particolare riguardo, per
l’equilibrio dell’ecosistema lariano, alla tutela delle ovodeposizioni delle specie ittiche autoctone.
Il Progetto si propone di favorire il lento processo di recupero della qualità delle acque del lago
antistante la Città di Como, in corso a partire dagli inizi degli anni ‘80, attraverso l’installazione di un
sistema di pompaggio che favorisca il ricambio delle acque nel Primo Bacino del Ramo Occidentale
del Lago di Como. L’obiettivo del Progetto è orientato alla mitigazione degli effetti diretti del carico
inquinante attraverso un intervento che consenta di ottenere un miglioramento della qualità delle
172
Progetto PLINIUS
SEZIONE 3. Inquadramento delle criticità e azioni
acque in tempi brevi, armonizzando comunque tale intervento con le politiche di riduzione sul lungo
periodo dei carichi inquinanti, sfruttando la capacità assimilativa dell’intero ecosistema.
L’armonizzazione delle due strategie avverrà attraverso strumenti modellistici. Il Progetto prevede una
fase modellistica e sperimentale che contempla la messa a punto di un modello idrodinamico–
ecologico, che consentirà sia di simulare i miglioramenti indotti nell’ecosistema dalle azioni di
abbattimento dei carichi inquinanti da bacino (strategia a lungo termine), sia di valutare l’efficacia del
sistema di pompaggio (strategia a breve termine).
La messa a punto del sistema di pompaggio prevede lo svolgimento di un esperimento pilota intensivo
volto alla verifica del funzionamento di una singola pompa.
3.5
PROPOSTA DI STRUTTURA DEI PROGETTI OPERATIVI
I Progetti Operativi richiederanno una strutturazione organica della proposta che contenga: le criticità
da cui nascono, i presupposti scientifici che li caratterizzano, i risultati che si intendono ottenere e i
costi per la loro realizzazione. A questi aspetti dovranno essere affiancate precise indicazioni su come
il progetto si pone nell’ambito delle attività Istituzionali.
In Figura 3.5.1 è schematicamente esemplificato il processo di formulazione di un PROGETTO TIPO,
che si struttura sulla base dei campi tematici che individuano le maggiori criticità osservate dal GLLC,
la cui articolazione e le cui sinergie sono state descritte in precedenza (Tabella 3.4.1 e
Figura 3.4.1).
PLINIUS Fase 1
Cluster 1: fisica
Drivers, pressioni
fisiche, chimiche
e antropiche
Azioni
…
Cluster 2: infrastrutture
Azioni di
risanamento
Cluster 3: qualità
Stato chimico ed
ecologico
del lago
Azioni
…
Azioni
...
Cluster 4: sanità/usi
Usi/gestione
Azioni
…
PLINIUS Fase 2: Progetto Operativo N
Titolo
…
…
Effetti misurabili
…
…
Figura 3.5.1 - Struttura dei Progetti Operativi.
Ogni Progetto, per il quale sarà definito uno specifico obiettivo, baserà il raggiungimento del risultato
sulla sinergia delle singole azioni individuate. La stesura del Progetto dovrà prevedere l’individuazione
di un Referente o Capo Progetto che coordini il gruppo di esperti per la raccolta delle informazioni
necessarie per la realizzazione del documento operativo, che dovrà chiaramente indicare gli effetti
che si intendono ottenere come miglioramento della qualità ecologica ed ambientale.
Ogni referente di Progetto individuerà nel Centro Volta, in qualità di Coordinatore Organizzativo,
l’interfaccia per la promozione del Progetto e per la ricerca dei sostegni finanziari necessari. Ogni
progetto si proporrà, inoltre, quale elemento di integrazione con i programmi istituzionali di intervento,
come, a esempio, le attività di monitoraggio previste dagli Enti di controllo ambientale (ARPA
Lombardia, ASL ecc.). L’armonizzazione dei progetti operativi con i programmi istituzionali di controllo
ambientale favorirà, quindi, un processo di ottimizzazione costi-benefici cui l’ente pubblico guarda
sempre più con particolare attenzione.
L’azione di condivisione svolta da PLINIUS con end user e stakeholder favorirà questo processo e
rappresenterà una condizione imprescindibile per l’attuazione dei Progetti della Fase 2.
173
Progetto PLINIUS
174
Progetto PLINIUS
SEZIONE 4. Conclusioni e indirizzi operativi
SEZIONE 4. Conclusioni e indirizzi operativi
4.1
LA CONDIVISIONE DEGLI INDIRIZZI OPERATIVI
Gli indirizzi operativi (azioni) formulati dagli Esperti del GLLC hanno rappresentato l’obiettivo della
discussione scientifica che, favorendo il processo che lega le azioni allo stato delle conoscenze e alle
criticità, ha rappresentato un passaggio obbligato verso la valutazione e la condivisione delle strategie
sia all’interno del GLLC sia verso l’esterno.
La condivisione esterna degli indirizzi operativi del Progetto PLINIUS è stata accompagnata dalla
sensibilizzazione degli end user e degli stakeholder verso un approccio dei problemi a scala di bacino
idrografico, seguendo la stessa ottica del modello DPSIR (Determinanti – Pressioni – Stato – Impatto
– Risposte) fatto proprio dalla Direttiva sulla qualità ecologica delle acque (Direttiva 60/2000/CE). La
Commissione Europea nella premessa della Direttiva sottolinea, infatti, che il successo del
risanamento delle acque dipende da una stretta collaborazione e da un'
azione coerente a livello
locale, della Comunità e degli Stati membri, oltre che dall'
informazione, dalla consultazione e dalla
partecipazione dell'
opinione pubblica, compresi gli utenti. Per garantire la partecipazione nel processo
di elaborazione e aggiornamento dei piani di gestione dei bacini idrografici, si precisa altresì che è
necessario fornire informazioni adeguate sulle misure previste e riferire in merito ai progressi della loro
attuazione in modo da coinvolgere il pubblico prima di adottare le decisioni definitive e le misure
necessarie.
Il principio della “condivisione degli indirizzi operativi” formulati dal Progetto PLINIUS è stato, quindi,
esercitato attraverso una serie di incontri collegiali e/o bilaterali con amministratori ed utenti finali, nel
corso dei quali i problemi di conoscenza e le criticità sono stati illustrati e affrontati in modo integrato,
con l’obiettivo di dare un senso concreto al significato sinergico delle relazioni tra pressioni e stato,
descrivendo gli impatti in corso e fornendo le motivazioni che hanno portato alla formulazione delle
risposte indicate nei Progetti.
L’insieme di questo lavoro ha prodotto come risultato l’avvio di una discussione sui contenuti proposti,
visti progressivamente come un insieme omogeneo di problemi tra loro interconnessi, per la cui
soluzione non sono sufficienti singole operazioni.
La condivisione degli indirizzi operativi di PLINIUS è un processo che non può fermarsi al solo primo
stadio (PLINIUS Fase 1), ma sarà sempre e comunque necessaria anche nella realizzazione dei
Progetti, nella consapevole determinazione che il miglioramento della qualità delle acque è un
processo complesso che richiede il concorso di tutti, inclusi gli utenti finali.
4.2
FASE 2 DEL PROGETTO PLINIUS
Il Rapporto PLINIUS rappresenta, quindi, la prima tappa (Fase 1) di un percorso indirizzato alla
formulazione di proposte per il risanamento della qualità delle acque del Lago di Como. Con
l’individuazione dei progetti, la Fase 1 completa i suoi obiettivi e individua le linee di un nuovo
percorso da attivarsi nella Fase 2 di PLINIUS. Questa seconda fase dovrà essere incentrata
essenzialmente nella stesura di dettaglio dei progetti e dovrà essere intesa come lo strumento per
esprimere concretamente le motivazioni e le risposte attese.
Tra le strategie che possono concorrere al raggiungimento degli obiettivi di risanamento delle acque
del lago, la definizione di una rete che raccolga strutture di ricerca, di monitoraggio e di gestione è
stata essenziale nella Fase 1 e lo sarà ancora di più nella fase successiva, in cui si dovranno
sviluppare i progetti operativi. La condivisione degli obiettivi nell’ambito di tale rete costituirà una delle
migliori garanzie per il raggiungimento dei risultati di ogni progetto.
Esistono, inoltre, altre prospettive che potranno valersi di strumenti già previsti dalla normativa
regionale, come l’Osservatorio del Lago (di Como), una forma di aggregazione di competenze creata
ancora in rare occasioni, ma certamente meritevole di particolare attenzione.
La Fase 2 del Progetto PLINIUS potrebbe infine convergere in un Contratto di Lago, strumento
anch’esso disponibile nella legislazione Regionale lombarda, che trova il proprio assunto
fondamentale nella condivisione delle azioni di risanamento di un corpo acquatico lacustre con la
popolazione residente.
175
Progetto PLINIUS
SEZIONE 4. Conclusioni e indirizzi operativi
4.3
CONCLUSIONI
I problemi del Lago di Como sono in gran parte comuni a quelli che in generale affliggono i laghi
sudalpini (eutrofizzazione, cambiamenti climatici ecc.). Tali problemi sono, inoltre, aggravati dalla
discontinuità e scarisità degli studi condotti. Il lavoro svolto in PLINIUS dal Gruppo di Lavoro Lago di
Como assume perciò in questa ottica una valenza più generale, poiché potrebbe suggerire di
trasferire l’esperienza e l’idea di fondo del Progetto ad altre realtà sudalpine. In particolare, appare
evidente che per i grandi laghi, al di fuori delle esperienze maturate nei due ambienti con acque
internazionali (il Lago Maggiore e il Lago di Lugano), esiste una difficoltà conoscitiva d’insieme dei
problemi e delle criticità prima ancora che di una azione coordinata per il loro risanamento. Ciò è
specialmente vero quando esistono più competenze territoriali regionali, come nel caso del Lago di
Garda, o strutture morfologiche del bacino che pongono il lago in posizione marginale rispetto a quella
baricentrica delle comunità che occupano il suo territorio, come nel caso del Lago d’Iseo. In questi
casi, come anche in altri ambienti minori, appare spesso evidente la difficoltà di coniugare gli indirizzi
operativi dettati dalle norme con una ottimizzazione dell’efficacia di tali interventi.
L’obiettivo del Progetto PLINIUS è stato quello di indagare lo stato delle conoscenze a scala integrata
dell’intero ecosistema come punto di partenza per l’individuazione delle criticità. L’esperienza
maturata dagli Esperti del GLLC su altri ambienti lacustri porta a concludere che questa chiave di
lettura, se inapplicata, non consente di affrontare in modo omogeneo e condiviso i problemi della
risorsa idrica lacustre. L’esperienza maturata in PLINIUS porta ad affermare, quindi, l’importanza di
creare un luogo istituzionale che coordini le attività di ricerca e di gestione sui grandi laghi sudalpini.
176
Progetto PLINIUS
BIBLIOGRAFIA CITATA NEL RAPPORTO
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182
Progetto PLINIUS
ELENCO DELLE TABELLE
ELENCO DELLE TABELLE
Tabella
Didascalia
1.3.1
Requisiti di qualità delle acque di balneazione (Allegato 1 al D.P.R. n. 470/1982 e s.m.i.)
16
1.3.2
Classi per lo stato ambientale dei corpi idrici superficiali (D.Lgs. 152/1999)
19
1.3.3
Criteri classificatori per la definizione dello stato ecologico dei laghi (Tab. 11a, D.Lgs.
391/03)
Classificazione a doppia entrata per l’ossigeno (% sat) (Tab. 11b, D.Lgs 391/03)
-1
Classificazione a doppia entrata per il fosforo totale (µg L ) (Tab. 11c, D.Lgs. 391/03)
Attribuzione della classe dello stato ecologico sulla base della normalizzazione dei
punteggi delle classi ottenute per i singoli parametri (Tab. 11d, D.Lgs. 391/03)
19
1.4.1
Sintesi dei principali lavori limnologici che considerano il Lago di Como singolarmente o
insieme agli altri laghi profondi sudalpini
22
2.1.1
Caratteristiche morfometriche del Lago di Como
29
2.2.1
Ripartizione del bilancio idrologico del Lago di Como nei suoi principali sottobacini
49
2.2.2
Ripartizione degli apporti superficiali al Lago di Como
50
2.2.3
Dati relativi al Tempo Medio di Residenza, in anni, delle Acque (TMR-A) e di
Permanenza del Fosforo (TMP-F) relativi al lago intero e ai diversi sottobacini (fonte
Chiaudani & Premazzi, 1993)
54
2.3.1
Ripartizione delle Classi di uso del suolo tra i sottobacini e carichi teorici effettivi che essi
sversano nel Lago di Como
64
2.3.2
Tipologie di collettamento considerate
67
2.3.3
Ripartizione degli abitanti residenti e fluttuanti, per la Provincia di Lecco e di Como, nelle
3 tipologie di allacciamento considerate (dati parzialmente integrati con stime teoriche)
67
2.3.4
Ripartizione dei carichi civili teorici di fosforo tra i sottobacini del Lago di Como
69
2.4.1
Percentuale e tipologia degli allacciamenti in termini di unità immobiliari e abitanti serviti
del comune di Como (Fonte: Comune di Como, Settore acque e tutela idrogeologica)
73
2.4.2
Stima degli abitanti equivalenti dovuti alla presenza di attività produttive: il valore è stato
ottenuto ipotizzando 230 giorni di scarico all’anno e un apporto specifico di 120 g COD
-1 -1
ab d (Fonte: Comodepur S.p.A. 2005)
73
2.4.3
Stima dello stato di allacciamento dei Comuni i cui scarichi fognari recapitano nel Bacino
Occidentale del Lago di Como. Tra i Comuni rivieraschi non è stato considerato il
Comune di Como (Fonte: Provincia di Como, Autorizzazioni allo scarico in fognatura,
2004)
74
2.4.4
Caratteristiche medie del refluo in ingresso all’impianto Comodepur in tonnellate annue.
(Fonte: Comodepur S.p.A., Rapporti annuali sui risultati di depurazione 2003, 2004)
75
2.4.5
Fasi di trattamento della linea acque dell’impianto di depurazione Comodepur (Fonte:
Comodepur S.p.A.)
75
2.4.6
Carichi residui e rendimenti medi percentuali di depurazione dell’impianto Comodepur
(Fonte: Comodepur S.p.A, Rapporto annuale sui risultati di depurazione 2003, 2004)
75
2.4.7
Carichi residui e rendimenti medi percentuali di depurazione degli impianti minori del
Ramo Occidentale del Lario. La significatività del dato dipende dal numero di campioni
analizzati (Fonte: Provincia di Como 2003, 2004, 2005, Servizio Tutela Acque del
Cantone Ticino 2005)
77
2.4.8
Stima del carico di fosforo (t a ) prodotto da fonti antropiche puntuali esclusi gli impianti
di Comodepur e Pizzamiglio e gli apporti degli scolmatori di piena
2.4.9
Stima del carico di fosforo (t a ) totale residuo scaricato nel Ramo Occidentale del Lago
di Como
Stime dei costi per gli interventi prioritari (esclusa IVA)
1.3.4
1.3.5
1.3.6
2.4.10
Pagina
20
20
21
-1
77
-1
78
183
81
Progetto PLINIUS
ELENCO DELLE TABELLE
2.6.1
Caratteristiche chimiche dei tributari del Lago di Como campionati nel periodo 2000-04
dall’ARPA Lombardia
95
2.6.2
Bilancio del fosforo totale del Lario. In tabella sono anche riportati i valori delle portate e
le concentrazioni medie utilizzate per il calcolo dei carichi
98
2.6.3
Bilancio dell’azoto totale del Lario. In tabella sono anche riportati i valori concentrazioni
medie utilizzate per il calcolo dei carichi
98
2.7.1
Concentrazioni ioniche (µeq L ) e conducibilità (µS cm a 20 °C) nelle stazioni di Como
e Argegno
100
2.7.2
Valutazione della qualità delle acque delle diverse stazioni del Lago di Como secondo il
D.M. 391/2003
101
2.8.1
Densità e biovolume delle Cianoficee potenzialmente tossiche nell’Agosto 2000
108
2.8.2
Situazione del Lario relativa al 2004: valori medi annuali di biovolume fitoplanctonico;
concentrazione di fosforo totale alla circolazione invernale; trasparenza e clorofilla a
media annuale
111
2.8.3
Confronto tra i valori medi e massimi dello zooplancton nei bacini occidentale e orientale
113
2.8.4
Quadro attuale della popolazione ittica del Lago di Como (* presenza occasionale; **
specie rara; *** specie comune; **** specie molto comune). In corsivo sono evidenziate
le specie di origine esotica
115
2.9.1
Composti individuati nelle acque del Lario nel 1997 (Guzzella et al. 2000)
119
2.9.2
Colonie reverenti al test di Ames et al. (1975) con ceppo di Salmonella typhimurium TA
98 (Galassi et al. 1989)
120
2.9.3
Studi condotti sui sedimenti del Lago di Como
121
-1
-1
-1
2.9.4
Microinquinanti organici (ng g p.s.) misurati nel sedimento superficiale prelevato nel
1991 in prossimità del punto di prelievo dell’impianto di potabilizzazione di Como
(Galassi et al. 1993)
2.9.5
Concentrazioni di metalli pesanti (µg g p.s.) misurati nella carota di sedimento prelevata
nel 1992 in prossimità della città di Como (Carota B) (Chiaudani & Premazzi 1993)
2.9.6
Concentrazioni preindustriali di metalli pesanti (µg g p.s.) nel bacino di Como (1900) e
nel bacino di Lecco (1840) (Chiaudani & Premazzi 1993)
123
2.10.1
Località sottoposte a controllo della balneazione
126
2.10.2
Punti di campionamento nei quali si effettua il monitoraggio algale ai fini del controllo
delle acque di balneazione
127
2.10.3
Prelievi di acqua (m a ) per uso civile e industriale effettuati dal Lago di Como e dai
pozzi da parte di ACSM
130
2.10.4
Piccole derivazioni di acqua dal Lago di Como per uso idropotabile effettuate da parte di
Comuni del Ramo Occidentale
130
2.10.5
Acqua in ingresso ed in uscita dall’impianto di potabilizzazione (Periodo 2001-2005)
133
-1
-1
3
-1
-1
122
123
2.10.6
Andamento del prelievo (kg a ) della pesca professionale nel Lario nell’ultimo decennio
135
3.3.1
Lista delle azioni proposte dal Gruppo di Lavoro Lago di Como
144
3.4.1
Aggregazione delle azioni nei Progetti Operativi previsti da PLINIUS Fase 2
170
184
Progetto PLINIUS
ELENCO DELLE FIGURE
ELENCO DELLE FIGURE
Figura
Didascalia
1
Esemplificazione del quadro tematico interdisciplinare considerato da PLINIUS per
l’individuazione delle azioni e dei progetti per il recupero della qualità delle acque del Lago
di Como (Si rimanda alla Figura 2.10.1 per i dettagli dell’immagine posta al centro del
diagramma)
3
1.4.1
Evoluzione delle concentrazioni di fosforo totale nelle acque dei laghi profondi. Le
-1
concentrazioni originarie erano inferiori a 10 µg P L
24
1.4.2
Evoluzione delle concentrazioni di ossigeno disciolto e di fosforo totale nello strato d’acqua
al di sotto dei 200 m di profondità
24
2.1.1
Rappresentazione del bacino idrografico del Lago di Como con indicazione dei singoli
sottobacini considerati in questo Rapporto (Dati Corine Land Cover (CLC) 2000 (Bossard et
al. 2000)
30
2.1.2
Schema geologico dell’area comprendente il lago di Como con indicata in modo
generale la distribuzione delle tre tipologie di unità litologiche che costituiscono il
territorio: unità sedimentarie carbonatiche, unità sedimentarie terrigene silicoclastiche, unità metamorfiche e ignee
33
Pagina
2.1.3
Mappe con la distribuzione della base di dati dei A) rilievo batimetrico, B) rilievo sismico, C)
carotaggi
35
2.1.4
Mappa con la batimetria generale del lago, equidistanza delle isobate 50 m, ricavata
dall’interpolazione digitalizzata della carta a punti quotati della Società Vassena
37
2.1.5
Mappa con la batimetria del ramo di Como, equidistanza delle isobate 25 m, ricavata
dall’interpolazione digitalizzata della carta a punti quotati della Società Vassena
37
2.1.6
Profili batimetrici longitudinali del ramo di Como e dell’Alto Lago-Ramo di Lecco. Nella
mappa: in tratteggio i profili desunti dal rilievo sismico; in linea continua quello derivato dalla
batimetria della Società Vassena
37
2.1.7
Mappa con la batimetria del Primo Bacino del ramo di Como, tra Moltrasio e Como,
equidistanza delle isobate 10 m, associata per la parte subaerea alla carta topografica CTR
scala 1:10000, elaborata dai rilievi batimetrici originali con strumentazione multibeam
38
2.1.8
Rappresentazione tridimensionale DTM del Primo Bacino del ramo di Como, tra Moltrasio e
Como, elaborata dai rilievi batimetrici originali con strumentazione multibeam, che mostra i
principali elementi morfologici e strutturali del fondo lacustre
38
2.1.9
Esempi di mappe batimetriche e rappresentazioni DTM di dettaglio, con equidistanza delle
isobate 1 m: a) versante costiero in roccia sul lato occidentale del ramo di Como; b)
versante costiero ricoperto da sedimenti sul lato occidentale del ramo di Como
39
2.1.10
Esempio di linee sismiche rilevate nel Primo Bacino del Lago di Como: inserto) mappa di
localizzazione delle linee sismiche con evidenziata l’area in cui è stata individuata la
presenza diffusa di gas metano nei sedimenti del fondo lacustre
40
2.1.11
Esempio di carota (CO14) di sedimenti del fondo lacustre e dei dati delle analisi effettuate
(da sinistra a destra): log litostratigrafico della carota, fotografia della carota, velocità delle
onde P, densità, suscettività magnetica, TOC, granulometria, isotopi Cs
41
2.2.1
Distribuzione delle precipitazioni medie annue nel bacino idrografico del Lago di Como
(modificata da: Ceriani & Carelli 2000).
45
2.2.2
Rappresentazione dell’evoluzione della struttura termica dal periodo compreso tra la sua
installazione (fine novembre 2004) al maggio 2005
54
185
Progetto PLINIUS
2.2.3
2.2.4
ELENCO DELLE FIGURE
Risposta della colonna d'
acqua (pannello superiore) a una intensa raffica di vento (pannello
inferiore) che denota una notevole stabilità termica della cuvetta lacustre nel Primo Bacino
del Lago di Como durante il periodo estivo
Risposta della colonna d'
acqua (pannello superiore) a una raffica di vento di intensità
superiore (pannello inferiore) che denota la formazione di onde interne a scala di bacino la
cui struttura dipende dalla distribuzione del vento sull'
intero specchio lacustre
55
56
2.3.1
Confronto tra le classi di uso del suolo dell’intero bacino idrografico del Lago di Como e del
Ramo Occidentale
61
2.3.2
Carta dell’uso del suolo del bacino idrografico del Lago di Como
62
-1
-2
2.3.3
Carichi teorici per unità di area (t a P km ) dei sottobacini, dell’intero bacino imbrifero e
del Ramo Occidentale del Lago di Como. Per le ripartizioni in sottobacini si veda la Figura
2.2.1 (§2,2 Limnogeologia e Morfometria del Lago di Como)
64
2.3.4
Ripartizione del contributo di fosforo rispetto alle diverse fonti di generazione.
65
2.3.5
Distribuzione territoriale degli impianti di depurazione esistenti nel territorio del bacino
idrografico
del
Lago
di
Como
al
2003
(Immagini
modificate
da:
http://www.ors.regione.lombardia.it/publish_bin/C_2_ContenutoInformativo_1162_ListaAlle
gati_Allegato_17_All_Allegato.htm)
Situazione attuale (2004) degli impianti di depurazione e indicazione dei confini comunali.
(Fonti: Provincia di Como e Ufficio Protezione e Depurazione Acque, Sezione Protezione
Aria/Acqua/Suolo (SPAAS)-Divisione dell'
Ambiente (DA)-Dipartimento del Territorio (DT)
del Cantone Ticino 2005)
66
2.4.1
72
2.5.1
Torrente Cosia: variazione dello stato di qualità ambientale lungo il suo corso e
classificazione delle immissioni indagate nello studio ARPA
83
2.5.2
Fiume Aperto: opera di presa in corrispondenza di P.le Monte Santo. Attivazione dello
sfioro in tempo di pioggia
83
2.5.3
Il torrente Cosia durante un episodio di inquinamento acuto
83
2.5.4
Torrente Breggia: variazione dello stato di qualità ambientale lungo il suo corso e
classificazione delle immissioni indagate nello studio ARPA-impianti di depurazione
gravanti sul bacino
86
2.5.5
Carichi di COD addotti al Lago di Como dai Torrenti Cosia e Breggia
87
2.5.6
Carichi di azoto totale addotti al Lago di Como dai Torrenti Cosia e Breggia
87
2.5.7
Figura 2.5.7 - Carichi di fosforo totale addotti al Lago di Como dai Torrenti Cosia e Breggia
88
2.6.1
Distribuzione geografica dei bacini tributari del Lago di Como. Per comodità non sono
completamente rappresentate le superfici dei bacini dell’Adda e del Mera, mentre a
tratteggio è segnalata la superficie scolante perilacuale. Si noti che dei 19 tributari
rappresentati, 11 sono stati oggetto di campionamento delle acque da parte dell’ARPA nel
periodo 2000-04
94
2.6.2
Verifica di consistenza dei dati: a sinistra, confronto tra portate stimate dal bilancio
idrologico e portate medie e mediane misurate nei campionamenti ARPA (2000-04), mentre
a destra è riportata la regressione tra portata media giornaliera dell’Adda immissario alla
sezione idrometrica di Fuentes (CO) e il valore del carico ottenuto dal prodotto con la
concentrazione istantanea
95
2.7.1
Localizzazione delle stazioni di prelievo per le indagini sulla qualità delle acque del Lago di
Como
101
2.7.2
Concentrazioni medie di alcune variabili chimiche nelle acque epilimniche di quattro
stazioni del Lago di Como
102
2.7.3
Variazioni nel tempo delle concentrazioni di alcune variabili chimiche nelle acque
epilimniche delle stazioni di Argegno e Como. Prelievi eseguiti a marzo-aprile
104
2.7.4
Trend dei nitrati nelle acque in due stazioni del Lago di Como
104
2.8.1
Biovolumi dei gruppi algali nella stazione di Como nel 2003-2004
109
186
Progetto PLINIUS
ELENCO DELLE FIGURE
2.8.2
Densità algali nella stazione di Como nel 2003-2004
109
2.8.3
Densità dei Cianobatteri potenzialmente tossici nella stazione di Como nel 2003-2004
110
2.8.4
Densità dei Cianobatteri potenzialmente tossici nella stazione di Lecco nel 2003-2004
111
2.8.5
Successione dei popolamenti zooplanctonici nella stazione di Como nel 2004
112
2.8.6
Successione dei popolamenti zooplanctonici nella stazione di Lecco nel 2004
113
2.10.1
Distribuzione dei giudizi di idoneità alla balneazione nel Lago di Como (Ministero della
Salute)
129
2.10.2
Rappresentazione schematica del sistema di approvvigionamento e distribuzione (nel
riquadro) dell’acqua potabile della città di Como gestito dalla ACSM S.p.A.
131
2.10.3
Confronto tra i valori medi (a destra) e variabilità relativa di alcuni parametri misurati
nell’acqua in ingresso e in uscita dall’impianto di potabilizzazione della città di Como
134
3.4.1
Schematizzazione delle interrelazioni tra le criticità, le azioni e i progetti operativi proposti
da PLINIUS
171
3.5.1
Struttura dei Progetti Operativi
173
187
Progetto PLINIUS
LISTA DEGLI ACRONIMI, UNITÀ E SIMBOLI E FORMULE
ACRONIMI, UNITÀ DI MISURA, SIMBOLI E FORMULE USATE NEL TESTO
Acronimi
AA
AC
ACSM
ANPA
APAT
APS
AR
ARPA
ASL
ATO
CAEDYM
CARG
CE
CLD
CNR
Cond.
CPMS
CSI
CTR
CV
CWR
d
D.Lgs.
DA
dC
DG
DGS
D.M.
DPR
DPSIR
DSS
DT
DTM
DYRESM
EAWAG
EEA
ELCOM
ELISA
ENEL
EPA
ETH
FAO
FIPSAS
FLA
GC
GC-MS
GLLC
GU
HPLC
HPLC-MS
IGM
IMONT
Ind
IRSA
ISE
ISTAT
ITIS
JRC
LDS
LPAc
Spettrofotometria in Assorbimento Atomico
Azione conoscitiva
Azienda Comasca Servizi Municipali
Agenzia Nazionale per la Protezione dell'
Ambiente ora APAT
Agenzia per la Protezione dell'
Ambiente e per i Servizi Tecnici
Associazione Pescatori Sportivi
Azione di risanamento
Agenzia Regionale per la Protezione dell'
Ambiente
Azienda Sanitaria Locale
Ambito Territoriale Ottimale
Computational Aquatic Ecosystem Dynamics Model
Progetto di Cartografia Geologica (http://www.apat.gov.it/site/it-IT/Progetti/CARG/)
Comunità Europea
Controlled Lagrangian Drogue
Consiglio Nazionale delle Ricerche
Conducibilità
Continuous parameter monitoring system
Centro Studi Informatici
Carta Tecnica Regionale
Coefficiente di Variazione (variazione relativa rispetto alla media)
Centre for Water Research
Densità
Decreto Legislativo
Divisione dell'
Ambiente
dopo Cristo
Direzione Generale
Direzione Generale Sanità
Decreto Ministeriale
Decreto del Presidente della Repubblica
Determinanti - Pressioni - Stato - Impatti - Risposte
Decisional Support System
Dipartimento del Territorio
Digital Terrain Model (Modello Digitale del Terreno)
Dynamic Reservoir Simulation Model
Eidgenössische Anstalt für Wasserversorgung, Abwasserreinigung und Gewässerschutz (Istituto federale
per l'
approvvigionamento, la depurazione e la protezione delle acque)
European Environment Agency (Agenzia Europea dell'
Ambiente)
Estuary, Lake, and Coastal Ocean Model
Enzyme-Linked Immunoassay
Ente Nazionale Energia Elettrica
Environmental Protection Agency
Eidgenössische Technische Hochschule (Politecnico Federale)
Food and Agriculture Organization (Organizzazione per l'
Alimentazione e l'
Agricoltura)
Federazione Italiana Pesca Sportiva ed Attività Subacquee
Fondazione Lombardia per l'
Ambiente
Gas chromatography (Gas cromatografia)
Gas chromatography-mass spectrometry (Spettrometria di massa accoppiata alla gas cromatografia)
Gruppo di Lavoro Lago di Como
Gazzetta Ufficiale
High performance liquid chromatography (Cromatografia liquida ad alte prestazioni)
High performance liquid chromatography -mass spectrometry (Cromatografia liquida ad alte prestazioni
accoppiata alla gas cromatografia)
Istituto Geografico Militare
Istituto Nazionale della Montagna
Individuo
Istituto di Ricerca sulle Acque
Istituto per lo Studio degli Ecosistemi
Istituto Nazionale di Statistica
Istituto Tecnico Industriale Statale
Joint Research Centre (Centro Comune di Ricerca)
Lake Diagnostic System
Legge federale del 24 gennaio 1991 sulla Protezione delle Acque
188
Progetto PLINIUS
L.R.
MEI
MM.FF.NN.
MSI
n
NE
OECD
OMM
OMS
OPAc
p.s.
PLINIUS
PMIP
PO
PRQA
PRRA
PTUA
Q
s.l.m.
s.m.i.
S.p.A.
SAL
Sat.
SEL
SPAAS
UN-ECE
UNI
USA
UV
WFD
WHO
LISTA DEGLI ACRONIMI, UNITÀ E SIMBOLI E FORMULE
Legge Regionale
Indice morfoedafico
Matematiche, Fisiche e Naturali
Magnetic Source Imaging
Numero
Non Efficaci
Organisation for Economic Co-operation and Development
Organizzazione Meteorologica Mondiale
Organizzazione Mondiale della Sanità
Ordinanza del 28 ottobre 1998 sulla Protezione delle Acque
Peso secco
Progetto Limnologico INtegrato per il Recupero a un Uso Sostenibile e partecipato dell'
ecosistema lariano
Presidio Multizonale di Igiene e Prevenzione
Progetti Operativi
Piano Regionale di Qualità dell'
Aria
Piano Regionale di Risanamento delle Acque
Piano di Tutela e Uso delle Acque
Portata
Sul livello del mare
sue modifiche e integrazioni
Società per Azioni
Stato Ambientale Laghi
Saturazione
Stato Ecologico Laghi
Sezione Protezione Aria/Acqua/Suolo
United Nations Economic Commission for Europe
Ente Nazionale Italiano di Unificazione
United States of America
Ultravioletti
Water Framework Directive
World Health Organization
Unità di misura
a
ab
AE
Bq
°C
cell
cm
g
h
Hz
ind
kg
kHz
km
km2
kW
L
m
m2
m3
µeq, meq
mg
mg
mL
mm
mm3
mS
ng
s
t
ufc
anni
abitanti
Abitanti Equivalenti
Bequerel
gradi centigradi
cellule
centimetri
grammi
ora
herz
individui
kilogrammi
kiloherz
kilometri
kilometri quadrati
kilowatt
litri
metri
metri quadrati
metri cubi
microequivalenti, milliequivalenti
milligrammi
microgrammi
millilitri
millimetri
millimetri cubi
microsiemens
nanogrammi
secondi
tonnellate
unità formanti colonie
189
Progetto PLINIUS
LISTA DEGLI ACRONIMI, UNITÀ E SIMBOLI E FORMULE
Simboli e formule
137
Cs
C
As
BOD
Br
C
Ca
Cd
Cl
Co
COD
Cr
Cs
Cu
DDT
F
Fe
H
HCB
HCH
Hg
IPA
K
Li
LTN
LTP
Mg
Mn
N
Na
Ni
O
P
Pb
PCB
pH
pp'
DDD
pp'
DDE
pp'
DDT
SST
TCEP
TCPP
TN
TIN
TKN
TOC
TP
VOC
Zn
14
Isotopo 137 del cesio
Isotopo 14 del carbonio
arsenico
Biochemical Oxygen Demand (Domanda Biochimica di Ossigeno)
bromo
carbonio
calcio
cadmio
cloro
cobalto
Chemical Oxygen Demand (Domanda Chimica di Ossigeno)
cromo
cesio
rame
diclorodifenil-tricloretano
fluoro
ferro
idrogeno
hexachlorobenzene
hexachlorocyclohexane
mercurio
idrocarburi Policiclici Aromatici
potassio
litio
Carichi di azoto totale
Carichi di fosforo totale
magnesio
manganese
azoto
sodio
nichel
ossigeno
fosforo
piombo
Policlorobifenili
Cologaritmo della attività idrogenionica
1-1 dichloro-2,2 bis (p-chlorophenyl) ethane
1-dichloro-2[o-chlorophenyl]-2[p-chlorophenyl]-ethylene
1,1,1-trichloro-2,2-bis-chlorophenyl-ethane
Solidi Sospesi Totali
tris-2-cloroetilfosfato
tris-monocloroisopropilfosfato
Total Nitrogen (Azoto totale)
Total Inorganic Nitrogen (Azoto inorganico totale)
Total Kjeldhal Nitrogen (Azoto totale Kjeldhal)
Total Organic Carbon (Carbonio Organico Totale)
Total Phosphorus (Fosforo Totale)
Composti Organici Volatili
zinco
190
Progetto PLINIUS
APPENDICE
APPENDICE
I
ANTOLOGIA BIBLIOGRAFICA DEL LAGO DI COMO (1950-2004)
II
CONTRIBUTI INEDITI FORNITI AL PROGETTO
191
Progetto PLINIUS
APPENDICE I.
Antologia bibliografica degli studi limnologici sul Lago di Como
APPENDICE I
ANTOLOGIA BIBLIOGRAFICA DI STUDI LIMNOLOGICI SUL LAGO DI COMO (1950-2004)
Raccolta ordinata in ordine alfabetico ed in ordine temporale decrescente di 239 pubblicazioni che trattano in modo diretto o
indiretto dello stato della qualità delle acque del Lago di Como. L’elenco è stato tratto, aggiornandolo, dall’Osservatorio dei
Laghi Lombardi (OLL), Regione Lombardia, reperibile nel Web in formato elettronico, congiuntamente a quello di altri 44 laghi
naturali ed invasi, agli indirizzi:
Como : http://www.ors.regione.lombardia.it/OSIEG/AreaAcque/contenuti_informativi/contenuto_informativo_Acqua.shtml?1134
OLL : http://www.ors.regione.lombardia.it/OSIEG/AreaAcque/contenuti_informativi/contenuto_informativo_Acqua.shtml?303
Si segnala che documenti più recenti possono essere stati riportati nell’elenco della bibliografia di questo volume, a cui si
rimanda per la consultazione.
2004
2004
2003
2003
2003
2003
2003
2003
2003
2003
2003
2003
2003
2002
2002
2002
2002
2002
2002
2002
2002
2002
2001
2001
2001
2001
2001
Binelli, A. & A. Provini. 2003. DDT is still a problem in developed countries: the heavy pollution of Lake Maggiore.
Chemosphere, 52: 717-723.
Mi F., G. Bartesaghi & S. Belli. 2004. Studio Climatologico della Provincia di Como, Provincia di Como.
Ambrosetti, W., L. Barbanti & N. Sala. 2003. Residence time and physical processes in lakes. Atti Conferenza
“Residence time in lakes: Science, Management, Education”, Bolsena, 2002. J. Limnol., 62, Suppl. 1: 1-15.
Dalmiglio, A. 2003. La qualità dei laghi lombardi: attività di monitoraggio e trend degli ultimi 10 anni. Atti 1° Convegno
“Giornate Lariane per l’Ambiente”, Villa Erba (Cernobbio, Lago di Como), 12-14 giugno 2003. ARPA (ed). 16 pp.
Gentili, G., A. Romanò, B. Barenghi, Z. Bertoni & R. Bosi. 2003. Le acque, i pesci e la pesca nella provincia di Bergamo.
Provincia di Bergamo, Assessorato Agricoltura Caccia e Pesca, Servizio Faunistico-Ambientale (ed). 133 pp.
Malusardi G. & U. Moisello, 2003. Gli effetti della regolazione sulle portate dell’Adda e sulle piene del Lago di Como.
Consorzio dell’Adda. 12: 60 pp.
Ministero della Sanità. Sistema Informativo Sanitario. Direzione Generale dei Servizi dell'
Igiene Pubblica. 2003. Qualità
delle acque di balneazione. Rapporto numerico. 508 pp.
Negri, A. 2003. Lo stato di qualità delle acque superficiali in Provincia di Como: risultati e prospettive. Atti 1° Convegno
“Giornate Lariane per l’Ambiente”, Villa Erba (Cernobbio, Lago di Como), 12-14 giugno 2003. ARPA (ed). 13 pp.
Premazzi, G., A. Dalmiglio, A.C. Cardoso & G. Chiaudani. 2003. Lake management in Italy: the implications of the Water
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Salmaso, N., G. Morabito, R. Mosello, L. Garibaldi, M. Simona, F. Buzzi & D. Ruggiu. 2003. A synoptic study of
phytoplankton in the deep lakes South of the Alps (Lakes Garda, Iseo, Como, Lugano and Maggiore). J. Limnol.,
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Scheffler, W. & G. Morabito. 2003. Topical observations on centric diatoms (Bacillariophyceae, Centrales) of Lake Como
(N. Italy). J. Limnol., 62 (1): 47-60.
Sergio, F., P. Pedrini & L. Marchesi. 2003. Reconciling the dichotomy between single species and ecosystem
conservation: black kites (Milvus migrans) and eutrophication in pre-Alpine lakes. Biological Conservation, 110:
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Ambrosetti, W. & L. Barbanti. 2002. Physical limnology of Italian lakes. 1. Relationship between morphometry and heat
content. J. Limnol., 61 (2): 147-157.
Balestrini, R., A. Tagliaferri, G. Tartari & F. Di Girolamo. 2002. Forest condition and chemical characteristics of
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Borsani, G., A. Dalmiglio, F. Grespi & M. Paleari. 2002. Raccolta ed elaborazione dei dati relativi alle acque dei laghi
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Buzzi, F. 2002. Phytoplankton assemblages in two sub-basins of Lake Como. J. Limnol., 61 (1): 117-128.
de Bernardi, R., A. Calderoni, D. Copetti, A. Marchetto, R. Pagnotta & G. Tartari. 2002. Function and management of
Italian lakes. Atti Conf. “AQUAECO 2002”, Stresa, 26-28 novembre 2002. 84-88.
Guzzella, L., D. Feretti & S. Monarca. 2002. Advanced oxidation and adsorption technologies for organic micropollutant
removal from lake water used as drinking-water supply. Water Research, 36: 4307-4318.
Ministero della Sanità. Sistema Informativo Sanitario. Direzione Generale dei Servizi dell'
Igiene Pubblica. 2002. Qualità
delle acque di balneazione. Rapporto numerico.
Negri A., M. Corbisiero, F. Ghilardi, L. Marcolin & V. Milano. 2002. Censimento dei corpi idrici della Provincia di Como.
Relazione Fiumi. Provincia di Como.
Salmaso, N. 2002. Fattori influenzanti lo sviluppo dei cianobatteri nei laghi profondi. L'
esempio del Lago di Garda e degli
altri grandi laghi a sud delle Alpi. Atti Workshop “Le fioriture di alghe tossiche nelle acque dolci: emergenza
sanitaria e misure di controllo”, Roma, 17 ottobre 2000. Istituto Superiore di Sanità (ed). Rapporti ISTISAN 02/9:
44-55.
Amministrazione Provinciale di Como. Settore Risorse Ambientali. Servizio Pesca 2001. Rapporto sul pescato
dilettantistico. Amm. Prov. Como. Il Bollettino del Pescatore, Anno 2001: 12-17.
Amministrazione Provinciale di Como. Settore Risorse Ambientali. Servizio Pesca. 2001. Efficaci le legnaie per i pesci
persici. Il Bollettino del Pescatore, anno 2001: 25-27.
Amministrazione Provinciale di Como. Settore Risorse Ambientali. Servizio Pesca. 2001. Pesci esotici nelle acque
lariane: il punto della situazione. Il Bollettino del Pescatore, anno 2001: 35-37.
ANPA. 2001. Primo rapporto SINAnet sulle acque. ANPA. 110 pp.
Binelli, A., S. Galassi & A. Provini. 2001. Factors affecting the use of Dreissena polymorpha as a bioindicator: the PCB
pollution in Lake Como (N. Italy). Water, Air, and Soil Pollution, 125: 19-32.
192
Progetto PLINIUS
2001
2001
2001
2001
2001
2000
2000
2000
2000
2000
2000
2000
2000
2000
2000
2000
2000
2000
1999
1999
1999
1999
1999
1998
1998
1998
1998
1998
1998
1998
1997
APPENDICE I.
Antologia bibliografica degli studi limnologici sul Lago di Como
Camusso, M., R. Balestrini & A. Binelli. 2001. Use of zebra mussel (Dreissena polymorpha) to assess trace metal
contamination in the largest Italian subalpine lakes. Chemosphere, 44: 263-270.
Grimaldi, E. 2001. Rapporto sul pescato professionale. Amm. Prov. Como. Il Bollettino del Pescatore: 8-11.
Ministero della Sanità. Sistema Informativo Sanitario. Direzione Generale dei Servizi dell'
Igiene Pubblica. 2001. Qualità
delle acque di balneazione. Rapporto numerico.
Mosello, R., M.C. Brizzio, F. Buzzi, L. Colzani, E. Pizzotti & D. Mocellin. 2001. Qualità delle acque dei tributari e del
Lario nel biennio 1998-1999. Atti AIOL, Genova, 14: 137-146.
Negri, A. 2001. La biologia del pesce persico del lago di Como. Amm. Prov. Como. Boll. Pescatore, anno 2001. 19-24.
Bettinetti, R., G. Morabito & A. Provini. 2000. Phytoplankton assemblage structure and dynamics as indicator of the
recent trophic and biological evolution of the western basin of Lake Como (N. Italy). Hydrobiologia, 435: 177-190.
Bianchi, M., L. Garibaldi, I. Paolini & H. Muntau. 2000. Il Lago di Montorfano (Como). Condizioni attuali ed evoluzione
trofica valutata sulla base della qualità dei sedimenti. Environment Institute, Joint Research Centre, Ispra (Italy).
135 pp.
Buzzi, F., L. Colzani & E. Pizzotti. 2000. Il lago di Como: studi pregressi e campagne limnologiche in corso. Atti Giornata
di Studio “I laghi come risorsa per lo sviluppo”, Milano, 16 ottobre 1998. Consiglio Regionale della Lombardia e
Politecnico di Milano. 91-109.
Carreri, V. 2000. Aspetti igienico-sanitari dei laghi lombardi. Atti Giornata di Studio “I laghi come risorsa per lo sviluppo”,
Milano, 16 ottobre 1998. Consiglio Regionale della Lombardia e Politecnico di Milano. 217-234.
Ceriani, M. & M. Carelli. 2000. Carta delle precipitazioni medie, massime e minime annue del territorio alpino della
Regione Lombardia. Servizio Geologico – Ufficio Rischi Geologici Regione Lombardia.
Galassi, S. & A. Provini. 2000. Studio della Dreissena polymorpha nel Lago di Como. Atti Giornata di Studio “I laghi
come risorsa per lo sviluppo”, Milano, 16 ottobre 1998. Consiglio Regionale della Lombardia e Politecnico di
Milano. 111-125.
Garibaldi, L., F. Buzzi, G. Morabito, N. Salmaso & M. Simona. 2000. I cianobatteri fitoplanctonici dei laghi profondi
dell’Italia settentrionale. Atti Workshop “Aspetti sanitari della problematica dei cianobatteri nelle acque superficiali
italiane”, Roma, 16-17 dicembre 1999. Rapporti ISTISAN, 00/30: 117-135.
Guzzella, L., D. Bellavista, S. Monarca & D. Feretti. 2000. Valutazione dell’attività genotossica delle acque del Lago di
Como e localizzazione delle fonti di contaminazione. Acqua & Aria: 81-87.
Ministero della Sanità. Sistema Informativo Sanitario. Direzione Generale dei Servizi dell'
Igiene Pubblica. 2000. Qualità
delle acque di balneazione. Rapporto numerico.
Morabito, G., R. Mosello & R. de Bernardi. 2000. Evoluzione trofica e qualità delle acque dei laghi profondi subalpini
italiani. Bollettino dei Chimici Igienisti, 51: 233-240.
Mosello, R., A. Calderoni & R. de Bernardi. 2000. Le indagini sulla evoluzione dei laghi profondi subalpini svolte dal
CNR Istituto Italiano di Idrobiologia. Atti Giornata di Studio “I laghi come risorsa per lo sviluppo”, Milano, 16 ottobre
1998. Consiglio Regionale della Lombardia e Politecnico di Milano (ed). 19-38.
Negri, A. & M. Aldrigo. 2000. La biologia del persico reale (Perca fluviatilis) del Lago di Como. Prima e seconda parte.
Regione Lombardia. Amministrazione Provinciale di Como (ed). 140 pp.
Salmaso, N. 2000. Factors affecting the seasonality and distribution of cyanobacteria and chlorophytes: a case study
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inquinamento e del risanamento dei laghi lombardi.
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196
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APPENDICE I.
Antologia bibliografica degli studi limnologici sul Lago di Como
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Chiaudani, G. & M. Vighi. 1982. L’eutrofizzazione dei bacini lacustri italiani: la dimensione del problema, le cause, le
conseguenze ed i correttivi. Ing. Sanitaria, 30: 55-59.
Cossu, R. 1982. Interventi per la riduzione del carico dei nutrienti: defosfatazione e diversione. Ing. Sanitaria, 30 (4-5-6):
89-107.
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della Piazza Cavour. L'
Energia Elettrica. 59: 61-66, 1982.
197
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APPENDICE I.
Antologia bibliografica degli studi limnologici sul Lago di Como
Guilizzoni, P., G. Bonomi, G. Galanti & D. Ruggiu. 1982. Basic trophic status and recent development of some Italian
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miglioramento. Raccolta degli studi. CLUP (ed). 70 pp.
Guariso G., S. Rinaldi & R. Soncini-Sessa, 1981a. La gestione ottimale del Lago di Como analisi a molti obiettivi.
L'
Energia Elettrica. 58: 281-286.
Guariso G., S. Rinaldi & R. Soncini-Sessa, 1981b. La regolazione ottimale del Lago di Como: conseguenze di una
riduzione dell'
invaso. L'
Energia Elettrica. 58: 363-368.
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Barbanti, L. 1971. Il tempo di residenza delle acque lacustri: un parametro fondamentale per l'
interpretazione dei
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198
Progetto PLINIUS
1971
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APPENDICE I.
Antologia bibliografica degli studi limnologici sul Lago di Como
Berbenni, P., A. Ghezzi & G. Sartorio. 1971. L'
importanza della protezione del Lago di Como ai fini
dell'
approvvigionamento idrico. Inquinamento, 9: 16-24.
Chiaudani, G. 1971. L'
eutrofizzazione del Lago di Como alla luce dei dati recentemente acquisiti sul chimismo e sul
livello produttivo delle sue acque. Proceedings Int. Congress "Lacustrine Climatology", Como, 20-30 maggio 1971.
430-436.
Giordani Soika, A. 1971. Sul regime pluviometrico in ambiente lacustre con particolare riferimento al Lago di Como.
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Pavelka, F. & G. Rebuzzini. 1971. Rilevamento analitico dei microelementi nelle acque del Lago di Como. Proceedings
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cinquantennio 1921-1970: Stazioni di Como, Bellaggio e Lecco. Proceedings Int. Congress “Lacustrine
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Milano, 110: 69-149.
Bonomi, G. 1967. Le acque lacustri dell'
Italia Settentrionale. La situazione attuale dei grandi laghi prealpini. Atti
Convegno “Il problema delle acque in Italia”, Milano, 5-7 luglio 1968. 23-105.
Nangeroni, G. 1967. I sette laghi prealpini italiani. Le Scienze; 2-3: 70-77.
Vollenweider, R.A. 1965. Materiali ed idee per una idrochimica delle acque insubriche. Mem. Ist. Ital. Idrobiol., 19: 213286.
Consorzio dell’Adda. 1964. La regolazione del Lago di Como nell’anno 1962. 46 pp.
Cottiglia, M. 1963. Studi sulla ittiofauna dulciacquicola della Sardegna. II. L'
agone del Lago Omodeo. Boll. Pesca Piscic.
Idrobiol., 18: 125-142.
Nangeroni, G. & C. Saibene. 1962. L'
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Ferrero, L. 1951. Studio comparativo sulle cheppie del Mediterraneo e gli agoni delle acque interne italiane. Boll. Pesca
Piscic. Idrobiol., 6: 108-133.
199
Progetto PLINIUS
APPENDICE II.
Elenco dei contributi inediti forniti al Progetto
APPENDICE II
ELENCO DEI CONTRIBUTI INEDITI FORNITI AL PROGETTO
1.
ACSM S.p.A. Dati relativi ai prelievi di acqua per uso civile e industriale effettuati dal Lago di
Como e dai pozzi (dal 1998 al 2005).
2.
ACSM S.p.A. Dati analitici dell’acqua in ingresso e in uscita dall’impianto di potabilizzazione (dal
2001 al 2005).
3.
ARPA Lombardia–Dipartimento di Como. 2004. Indagini volte alla pianificazione del
risanamento dei torrenti Cosia e Breggia. Relazione sulle immissioni nel torrente Cosia lungo il
tratto coperto. Rapporto di Attività per la Provincia di Como.
4.
ARPA Lombardia–Dipartimento di Como. 2005. Indagini volte alla pianificazione del
risanamento dei torrenti Cosia e Breggia. Rapporto di Attività per la Provincia di Como.
5.
ARPA Lombardia-Dipartimento di Lecco. Dati di qualità dei tributari del Lago di Como e
dell’Adda in uscita (dal 2000 al 2004).
6.
ARPA Lombardia-Dipartimento di Milano. Settore Risorse Idriche. Caratteristiche di qualità delle
acque lacustri.
7.
ARPA Lombardia-Dipartimento di Milano. Settore Suolo e Risorse Naturali. Dati idrologici.
8.
ATO Provincia di Como. Database SIRIO.
9.
Cantone Ticino. Dipartimento del Territorio. Sezione Protezione Aria/Acqua/Suolo. Dati sui
carichi in uscita dall’IDA di Pizzamiglio e dati di carico del Torrente Breggia.
10.
Cantone Ticino. Dipartimento delle Finanze e dell’Economia. Centro Sistemi Informativi. Shape
File concernenti l’uso del territorio per il Cantone Ticino e il Cantone Grigioni.
11.
Cantone Grigioni. Ufficio per la Natura e l’Ambiente. Dipartimento dell’Educazione, della Cultura
e della Protezione dell’Ambiente. Dati sul grado di allacciamento alle canalizzazioni pubbliche.
12.
Comodepur S.p.A. 2003, 2004, 2005. Rapporti interni non pubblicati.
13.
Comune di Como. Settore Acque. Previsioni di aggiornamento della Rete Fognaria.
14.
Consorzio dell’Adda. Dati di portata giornalieri per il Fiume Adda a Fuentes (dal 1984 al 2004).
15.
Consorzio dell’Adda. Dati di portata giornalieri per il Fiume Adda a Lavello (dal 1975 al 2004).
16.
Consorzio dell’Adda. Dati di portata giornalieri per il Torrente Mera a Samolaco (dal 1992 al
1999).
17.
Consorzio dell’Adda. Livello idrometrico giornaliero del Lago di Como a Malgrate (dal 1975 al
2004).
18.
Provincia di Como. Assessorato Ecologia e Ambiente. Denunce d’autorizzazione allo scarico.
19.
Provincia di Como-Agenda 21. Dati Ciclo Integrato delle Acque.
20.
Provincia di Lecco. Settore Ecologia. Denunce d’autorizzazione allo scarico.
21.
Punto Energia Como-Agenda 21. Dati meteo “Studio Climatologico della Provincia di Como”.
200
Progetto PLINIUS
RINGRAZIAMENTI
RINGRAZIAMENTI
Alla realizzazione del Progetto PLINIUS hanno contribuito a vario titolo numerosi Enti, Istituzioni,
Società e le Associazioni. Un particolare ringraziamento è rivolto a:
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ACSM S.p.A.
Agenda 21 Como
ARPA Lombardia
ASL della Provincia di Como
ATO della Provincia di Como
CNR-IRSA
CNR-ISE
Comodepur S.p.A.
Comune di Como
Consorzio dell’Adda
CWR University of Western Australia
Dipartimento del Territorio del Cantone Grigioni
Dipartimento del Territorio del Cantone Ticino
EAWAG Duebendorf (CH)
ETH Zurich (CH)
GAS Survey Pianoro (BO)
Istituto Nazionale per la Montagna IMONT
JRC Ispra
Politecnico di Milano
Provincia di Como
Provincia di Lecco
Provincia di Sondrio
Punto Energia Como
Regione Lombardia
Università degli Studi dell’Insubria – Sede di Como
Università degli Studi di Milano – Bicocca
Per la consulenza e il supporto informativo, si ringraziano, inoltre:
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Andrea Bighelli (ACSM S.p.A.)
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Giuliano Inversini e Franco Olivieri (ARPA Lombardia, Dipartimenti di Como e di Lecco)
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Fabrizio Carrera, Fabio Grespi, Massimo Paleari, Roberto Serra e Giuseppina Veraldi (ARPA Lombardia,
Settore Risorse Idriche)
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Andrea Cassani e Luca Ottenziali (ARPA Lombardia. Settore Suolo e Risorse Naturali)
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Jason Antenucci, Christopher Dallimore, Sheree Feaver e Jorg Imberger (Centre for Water Research,
University of Western Australia)
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Giulia Barbiero, Romano Pagnotta e Roberto Passino (CNR-IRSA)
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Giovanni Bergna, Francesca Castelli e Alberto Mascetti (Comodepur S.p.A.)
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Antonio Viola (Comune di Como)
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Luigi Bertoli e Gianni Del Pero (Consorzio dell’Adda)
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Alberto Barbieri, Mario Camani, Luca Colombo e Fabrizio di Vittorio (Dipartimento del Territorio del
Cantone Ticino)
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Giulio Cotogno e Guido Premazzi (Joint Research Centre Ispra)
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Franco Binaghi e Alberto Mortera (Provincia di Como, Assessorato Ecologia e Ambiente)
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Marta Giavarini (Provincia Como, ATO)
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Fabio Muriano (Provincia di Lecco, Servizio Acque)
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Giovanni Bartesaghi e Simone Belli (Punto Energia Como)
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Nadia Chinaglia e Angelo Elefanti (Regione Lombardia, DG Reti e Servizi di Pubblica Utlità)
201
Progetto PLINIUS
MEMBRI DEL GRUPPO DI LAVORO LAGO DI COMO
MEMBRI DEL GRUPPO DI LAVORO LAGO DI COMO
Il Gruppo di Lavoro del Progetto PLINIUS ha operato al Centro di Cultura Scientifica “A. Volta” sotto la guida di:
Margherita Canepa, responsabile Settore Ambiente, [email protected]
Sabrina Zaffaroni, Settore Ambiente, [email protected]
Esperti
Chiara Agostinelli
ARPA Lombardia, Dipartimento di Lecco, Oggiono
[email protected]
Paola Bassoli
Servizio Acque, Provincia di Como
[email protected]
[email protected]
Roberta Bettinetti
Università degli Studi dell’Insubria, Como
Anna Maria Brambilla
Arpa Lombardia, Dipartimento di Como, Como
[email protected]
Elisa Buraschi
IRSA-CNR Brugherio, Milano
[email protected]
Fabio Buzzi
ARPA Lombardia, Dipartimento di Lecco
[email protected]
Roberto Canziani
Politecnico di Milano, Milano
[email protected]
Elisa Carena
ARPA Lombardia, Dipartimento di Lecco, Oggiono
[email protected]
Bruno Comin
ASL della Provincia di Como, Como
[email protected]
Diego Copetti
IRSA-CNR Brugherio, Milano
[email protected]
Mauro Corradi
ACSM S.p.A., Como
[email protected]
Alessandro Dal Mas
Arpa Lombardia, Dipartimento di Como, Como
[email protected]
Daniela Fanetti
Università degli Studi dell’Insubria, Como
[email protected]
Silvana Galassi
Università degli Studi di Milano, Milano
[email protected]
Maurizio Maierna
ARPA Lombardia, Dipartimento di Lecco, Oggiono
[email protected]
Christian Malacrida
Arpa Lombardia, Dipartimento di Como, Como
[email protected]
Rosario Mosello
ISE-CNR Verbania Pallanza
[email protected]
Francesco Nastasi
ARPA Lombardia, Dipartimento di Lecco, Oggiono
[email protected]
Angelo Pintavalle
ASL della Provincia di Como, Como
[email protected]
Diego Ricci
ARPA Lombardia, Dipartimento di Lecco, Oggiono
[email protected]
Carlo Romanò
Servizio Pesca, Provincia di Como, Como
[email protected]
Paola Roncoroni
ACSM S.p.A., Como
[email protected]
Camillo Rossi
ASL della Provincia di Como, Como
[email protected]
Franco Salerno
IRSA-CNR Brugherio, Milano
salerno@irsa,cnr.it
Biancamaria Sesana
ASL della Provincia di Como, Como
[email protected]
Gianni Tartari
IRSA-CNR Brugherio, Milano
[email protected]
Mauro Veronesi
SPAAS, Bellinzona, Svizzera
[email protected]
Luigina Vezzoli
Università degli Studi dell’Insubria, Como
[email protected]
Il Gruppo di Lavoro del Progetto PLINIUS si è altresì avvalso del contributo di:
End user
ACSM S.p.A.
Comodepur S.p.A.
Consorzio dell’Adda
Stakeholder
Comune di Como
JRC Ispra
Provincia di Como
Provincia di Lecco
Regione Lombardia
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Finito di stampare nel mese di maggio 2006
Progettazione grafica della copertina e stampa:
SEA Servizi Editoriali Associati - Como