GUSTAV KLIMT

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GUSTAV KLIMT
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Piccola introduzione sulla
Secession viennese
.L’ ambiente viennese fu la vera culla dell’ art nouveau;
questo perché ebbero luogo due avvenimenti che influirono, rinnovarono e condizionarono la vita
culturale della capitale austriaca: la kunstgewerbeschule (scuola d’ arte e mestieri fondata nel 1867) e l’
esplosione della Secession.
La Secessione è un fenomeno artistico del xix secolo: in diverse città tedesche e austriache ebbe luogo,
da parte di alcuni giovani, la fondazione delle istituzioni ufficiali dell'arte e una protesta contro
l’eccessivo conservatorismo del loro tempo.
Se a Monaco Franz von Stuck fondò la "gioventù" a Vienna si costituì la secessione 1897,quando Gustav
Klimt e altri 18 artisti si impegnarono a sostenere l'integrazione fra pittura arti decorative e architettura.
Questi fondarono una rivista (il “Ver Sacrum “) e riuscirono ad edificare in brevissimo tempo uno spazio
espositivo alternativo : il palazzo della secessione..
Questi eventi non fecero che aumentare le tensioni gia esistenti fra esponenti della corrente
tradizionalista e i nuovi giovani aperti agli influssi francesi e al naturalismo. Gli artisti che aderirono a tali
movimenti risentirono delle tendenze nel periodo postimpressionista, simbolismo naturalismo e art
nouveau
GUSTAV KLIMT
Pittore austriaco, spiccò nel periodo secessionista. Nacque a
Baumgarten nel 1862 studiò presso la scuola d'arte di Vienna dove
acquisì principi di integrazione fra le diverse discipline artistiche e dove
gli venne impartito un insegnamento accademico basato soprattutto
sullo studio del nudo e dell’ ornato. Il suo gusto per il linearismo e la
sua raffinatezza cromatica, si configurarono da subito come i tratti piu
personali della sua arte,che diversamente dagli altri pittori ottene
subito una grande fama; Klimt ,nel,1897 fu il più grande esponente
della Secessione viennese, di cui fu inoltre il primo presidente e dalla
quale prese le distanze nel 1905 quando fondòla Kunstschau. La visita
di Ravenna nel 1903 ebbe una notevole influenza sia sulla sua arte,
che sulla sua propria persona.
Il suo ultimo periodo di attività artistico/culturale risale agli anni del
primo conflitto mondiale: il 6 febbraio 1918 venne infatti colpito da un infarto che gli costò la vita. Nel
corso degli anni 80 si applicò nel campo della pittura decorativa di grandi ambienti pubblici
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L’ Albero della vita
1905, Gustav Klimt, olio su tela
Correva l’anno 1905 quando Stoclet affidò a Klimt il lavoro. La famiglia Stoclet era composta da attenti
collezionisti d’arte, appassionati di arti indiane e buddiste: Klimt volle proprio tenere in considerazione
questi interessi del committente: di fatto il Palazzo Stoclet si pone come uno dei più significativi episodi
dell’arte del Novecento come insuperato esempio di integrazione delle arti.Klimt disegna un fregio per la
sala da pranzo che viene realizzato con sue precise indicazioni dagli artigiani della Wiener Werkstätte. Si
tratta di un mosaico di marmi, corallo, pietre dure e maioliche. L’albero della vita, come anticipato,
costituisce solo il pannello centrale dell’intera opera: le raffigurazioni dei tre pannelli sono ricche di
simboli che riunificano tutti i temi cari a Klimt: i motivi floreali, la figura della donna, la morte della
vegetazione che rinasce attraverso il ciclo delle stagioni. Nel primo pannello, sotto uno degli alberi,
vediamo una danzatrice.
L’attesa, un atteggiamento che si può definire tipico nella femminilità espressa da Klimt.
Nel terzo pannello troviamo l’abbraccio, che si realizza nella coppia: la figura nel suo insieme costituisce
un preludio al notissimo quadro del Bacio. L’abbraccio tra l’uomo e la donna rappresenta la
riconciliazione tra i due sessi. L’oro che forma un’aureola intorno alla coppia dona all’opera intera grande
valore, aumentando la sua preziosità.In questa sua idea l’artista viennese deriva spunti formali dall’arte
dell’antico Egitto (la danzatrice ha il volto posto di profilo e gli occhi – dal taglio allungato – rivolti in
lontananza), dall’arte del mosaico bizantina (di cui la città di Ravenna è per Klimt esempio
fondamentale) e dall’arte giapponese. La successione dei pannelli vuole raccontare con delicato fascino
una sorta di favola: una giovane ragazza attende il suo amato tra i rami dorati dell’albero della vita; alla
fine realizza il sogno di congiungersi a lui, con passione.Nelle figure di questa appare evidente il
contrasto tra il trattamento naturalistico sia dei volti che delle braccia dei protagonisti, e l’astratto
appiattimento decorativo delle vesti: questo è da considerare un elemento tipico del “periodo d’oro” di
Klimt, di cui fanno parte anche le opere del Bacio e Le tre età della donna.
Ne L’Attesa la donna è adornata con splendidi monili: la sua massa di capelli neri viene prolungata in
modo piuttosto innaturale per offrire un collegamento visivo tra il viso, la spalla (nuda) e le mani. Queste
sono orientate con un passo di danza nella stessa direzione dello sguardo. La testa si trova fuori asse
rispetto al corpo: al di sotto di essa in un lungo triangolo che nasconde completamente il corpo, si
sviluppa l’abito della danzatrice. La stoffa del vestito è composta da triangoli la cui geometria è addolcita
dal motivo dei riccioli dorati dell’albero della vita, ma anche dall’inserzione di occhi stilizzati, un motivo
che ricorre più volte all’interno dell’intero fregio.
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Il “Bacio”
il quadro appartiene al periodo aureo, cosi definito per
l'intenso uso del colore oro, applicato anche alle foglie.
L'artista si ispirò alle tavole gotiche ai mosaici di
tradizione bizantina che aveva avuto modo di studiare
durante un viaggio a Ravenna: la presenza dell'oro
rappresenta uno spazio cosmico, senza profondità e
senza
Autore Gustav Klimt
tempo,
tanto che il
1907-1908
componim
Data
ento ci
Tecnica olio su tela
appare più
ideale che reale.
Dimensioni 180×180 cm
La coppia, che domina al centro del quadro, quasi come
Ubicazione Österreichische Galerie
un'apparizione divina, è inginocchiata su un prato fiorito che
Belvedere, Vienna
richiama l'iconografia dell'ortus conclusus, giardino sacro
medievale in cui veniva rappresentata la madonna con il
bambino L'uomo, in piedi, si piega per baciare la donna che sta inginocchiata sul prato tra i fiori e
sembra accettare il bacio, partecipando emotivamente. Solo la faccia e le braccia dei personaggi sono
realistiche, il resto del quadro è formato da tinte piatte e volumi geometrici accostati. La faccia della
donna è racchiusa fra le mani del maschio, il quale ha il braccio della femmina sul collo. Klimt ha vestito,
ed è curioso da notare, i suoi personaggi con la lunga tunica che era solito portare. La coppia è
contornata da un ovale. Le forme geometriche sono abbastanza allusive, sul vestito dell'uomo vi sono
raffigurati dei rettangoli posizionati in verticale, con un colore che tocca varie tonalità del bianco e del
nero, sul vestito della donna sono raffigurati motivi circolari variopint: tutte e due le forme geometriche
ricordano il sesso dei soggetti che le indossano.
La bellezza di quest'opera è data dal contrasto tra il realismo che descrive i dettagli dei corpi e la
ornamentazione che esalta l'aspetto bidimensionale della sup pittorica e allude simbolicamente alle
differenze tra sesso maschile e sesso femminile. L'artista vuole rappresentare il trionfo dell'eros e il suo
potere di trascendere e armonizzare i conflitti e le antitesi fra uomo e donna, eleganza formale, delicato
erotismo, aspetti che maggiormente sintetizzano il gusto dell'epoca.
Anche Hayez dipinge Il bacio nel 1859 ed è una delle opere più popolari della
pittura romantica italiana. Il fascino del quadro è dato dall'abbigliamento
medievaleggiante dei personaggi, dai loro volti nascosti, dalla raffinata luminosità
dell'abito di raso celeste che la donna indossa, dall'atmosfera nostalgica e
sofferta del distacco, che rende commovente il gesto dei due amanti.
Giuditta
Klimt,1901,olio su tela, 84x42, Vienna, Osterreichiche gallerie
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In Giuditta il soggetto biblico è decisamente posto in subalternità mentre il corpo seminudo dell’eroina è
appena coperto da un sottile velo azzurro con ornamentazioni d’orate. La sua storia è narrata nel Libro
di Giuditta: in occasione di un assedio della sua città, Betulia, da parte degli Assiri di re Nabucodonosor,
la giovane donna si recò con la sua magnificenza nel campo nemico. La sua bellezza colpì il comandante
delle truppe assire il quale si invaghì di lei. Un giorno, mentre il sopracitato generale dormiva assuefatto
dall’ubriachezza la donna lo decapitò e portò, avvolta in un panno, la testa recisa nella sua città.
Il soggetto, splenditamente agghindato, è immobile con gl’occhi socchiusi, le labbra appena dischiuse in
atteggiamento provocatorio, quasi di sfida. Si noti il collier di gusto art nouveau che incornicia, insieme
alle altre parti dorate, il volto della donna. Come ne: “il bacio” si evidenzia la mancanza delle linee di
contorno e la riprese delle tavole gotiche che Klimt ebbe l’opportunità di studiare durante il suo viaggio a
ravenna. In conclusione possiamo affermare che Klimt così come le tessere dorate creano l’illusione di
una ricchezza e di una potenza che non esistono nell’antico impero d’occidente, cercò di suggellare in un
sepolcro la fine di un’epoca, segnando gli ultimi giorni dell’impero asburgo.
Danae
Klimt, 1908, olio su tela, 77x83,Vienna, galerie Wurthle
Nel volgere di poco tempo nella pittura di Klimt l’oro lasciò il
posto al solo colore e in: “danae”, e in danae questo criterio è
pienamente rispettato. Il tema non è originale e il gran corpo
della fanciulla qui si modella in una spirale ellittica racchiusa dal
perimetro rettangolare della tela. Il soggetto, abbandonato nel
sonno, possiede una grande chioma rossa, un tronco appena
sfiorato da un velo violaceo (per il resto si presenta ai nostri
occhi completamente nuda), gambe flesse verso il ventre;
mentre una pioggia dorata, metamorfosi di zeus, scivola su di lei
portando nuova vita.
Ecco dunque che il dipinto si carica di significati mitici e simbolici. Infine possiamo affermare che il
linguaggio dell’artista austriaco è influenzato dall’incontro con i colori
violenti dei Fauves e di Matisse.
La culla
Klimt, olio su tela, 110x110, Washington, National Gallery of Art
La culla è un dipinto incompiuto risalente agli ultimi anni della vita del
pittore viennese. All’interno di una tela quadrata la testina e le manine
di un neonato, affondate in un’aureola di bianche stoffe, emergono da
una massa informe di coperte variopinte. Si ripropone il tema del
naturalismo indistricabilmente unito alla decorazione, costante nel
linguaggio della ritrattistica klimtiana. In questo caso però il bimbo è posto in secondo piano, quasi a
costituire una delle tante piccole macchie di colore; mentre è la montagna di panni ammassati,
trasmettitrice di caos e incertezza, ad essere il soggetto dell’olio su tela.
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EDVARD MUNCH
Edvard Munch fu inequivocabilmente uno dei primi e più importanti
esponenti della pittura espressionista europea; in lui si ritrovano i temi
sociali e psicologici che avevano il predominio sul pensiero di quel tempo:
l’incertezza del futuro la disumanizzazione e la critica della società
borghese, la solitudine e il pessimismo umano ed infine l’angoscia
esistenziale dell’uomo, legata al tragico ed inevitabile incombere della
morte.
Nato a Loten, in norvegia, il 12 dicembre 1863, munch ebbe una
personalità complessa e contradditoria sicuramente influenzata dai tragici
eventi familiari: nel 1868 infatti la madre morì di tubercolosi, come, nel
1877 la l’appena quindicenne sorella Sophe (questo lo portò a divenire
misogino, ovvero ad avere inconsciamente paura delle donne) e, pochi
anni dopo, perse anche il padre. La sua vita sarà caratterizzata da molti altri precoci appuntamenti con
la morte tanto che egli arriverà a scrivere: “senza paura e malattia, la mia vita sarebbe come una barca
senza remi”. A partire dal 1880 l’artista norvegese intraprese regolari studi artistici alla scuola reale di
Oslo risentendo dell’impostazione realistica dei sui primi maestri e dei sui molteplici viaggi all’estero (per
quanto riguarda l’esperienza impressionista egli non ebbe mai alcuna intenzione di avere un approccio
con la pittura en plain air). Nel 1892 diede luogo a berlino ad una esposizione di circa 50 opere che
vengono cosi tanto criticate che dopo una sola settimana la mostra venne sospesa; diversa fu
l’esperienza parigina dove espose le sue opere con un discreto successo. Nel 1914 in poi i tempi sono
abbastanza maturi da poter comprendere l’arte complessa del genio di munch, che dal 1937 iniziò a
subire le prime persecuzioni naziste: queste lo porteranno a trasferirsi per un breve periodo negli stati
uniti. Poco dopo il 23 gennaio 1944 morì e , nel 1963, in occasione del centenario della sua nascita,
venne inaugurato il Munch Museet.
La fanciulla malata
1886, olio su tela, 119.5x118.5, Oslo, Nasjonalgalleriet
Primo esempio embrionale dell’arte depressa di munch fu la
“fanciulla malata”, ove l’artista rievoca l’agonia della prematura
scomparsa della sorella Sophe. La scena rappresenta una ragazza
dalla rossa chioma accanto alla quale possiamo riscontrare una
figura femminile chinata su se stessa che accarezza la mano della
pre-adolescente. L’ambiente nel quale vengono calati i due
personaggi è ricco di angoscia, malattia, senso di chiuso, evocati
dall’angusta prospettiva, dalle tendi verdi sporche e pesanti e dal letto compresso tra la parete e il
comodino. Solo il volto pallido della ragazza e la bianca federe che avvolge il cuscino emanano una certa
luminosità. Ecco dunque che l’artista riesce perfettamente a trasmetterci la disperata rassegnazione della
bambina prossima alla morte, nonostante questa fosse una delle sue prime opere (una delle più
criticate): gli intenti rappresentativi di munch sono nuovi e diversi, egli ha come scopo quello di
rappresentare i sentimenti dei personaggi che diventano semplici contenitori di emozioni.
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Sera nel corso Karl Johann
1892, olio su tela, 84.5x112, Verghen, Meyers collection
Il dipinto venne esposto nella fallimentare mostra di berlino. La
scena rappresenta un “tranquillo passeggiare” della borghesia nel
centro dell’antica Christiania che si trasforma quasi in un corteo
funebre. I volti con gli occhi spalancati dei soggetti in primo
piano, i seri cilindri degli uomini e i cupi vestiti trasmettono
perfettamente il feroce attacco alla borghesia dell’artista il quale
si rappresenta come unico e solo personaggio che si muove contro corrente. Si noti inoltre il parlamento
(edificio a destra sullo sfondo), coinvolto anch’esso nella critica. Il simbolismo munchiano è qui ricco,
efficace e chiaro: la folla in primo piano esprime il dramma collettivo dell’umanità.
Il grido
1893, olio tempera e pastelli su cartone, 91x73.5, Oslo, Nasjonalgalleriet
Se possiamo considerare la sera nel corso K.J. come primo esempio del
simbolismo munchiano, qui esso si fa più maturo e il suo messaggio più
angosciante. La scena ritratta è fortemente autobiografica; infatti l’ispirazione
sorse nel poeta nel corso di una camminata con due suoi amici durante il
tramonto che provocò in munch uno sgomento interiore che diede vita, dentro
di se, “all’urlo”.
Il componimento trasmette il malessere esistenziale dell'uomo, di fronte alla
morte, l’ impossibilità di porre resistenza alla forza della natura, il disagio
universale. Il linguaggio è stilizzato e simbolico e la prospettiva mette angoscia:
la scena, tagliata dal ponte, dietro il quale sono rappresentati la città di Oslo e
un fiordo, ci conferisce l'impressione di trovarci sull'orlo di un abisso.
Le linee sono ondeggianti e fluide; in primo piano è raffigurata una creatura terrorizzata, con degli aloni
attorno alla testa, che si copre le orecchie: non si tratta ne di un uomo ne di una donna, ma dell’
angoscia personificata. Il dipinto, con le sue molteplici fughe prospettiche, è distaccato dalla realtà e il
colore è utilizzato con valore non descrittivo ma funzionale, perche evoca gli stati d'animo, come in van
gogh. Le due figure che si stanno avviando oltre il ponte (i due presunti amici di munch), rappresentano
la falsità e la fragilità dei rapporti umani. L’atmosfera è cruda e deprimente: il cielo è rosso e infuocato e
il mare si estende, nero e oleoso, come una macchia di petrolio
Pubertà
1893, olio su tela, 149x112, Oslo, Munch Meseet
L’unico soggetto dell’olio su tela è una piccola adolescente nuda, seduta sul letto
appena rifatto simbolo della mantenuta verginità della ragazza. Il corpo della
fanciulla risulta ancora in fase di maturazione: ai fianchi già di donna matura si
contrappongono le spalle da bambina e i seni acerbi. Lo sguardo è fisso e
attonito e le braccia si incrociano sul pube in un gesto di vergogna e si sente
ancora impreparata alla maturità che seguirà la perdita della fanciullezza. La
cupa, informe, inquietante e quasi sfuggevole ombra che si proietta sul letto e
sul muro è la traduzione di tutti quei sentimenti di angoscia e di paura a cui la
dolce fanciulla non potrà sfuggire.

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