Il sogno ecologista e la sfida del cambiamento
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Il sogno ecologista e la sfida del cambiamento
ASSEMBLEA NAZIONALE VERDI 10-11-12 novembre 2006 IL SOGNO ECOLOGISTA E LA SFIDA DEL CAMBIAMENTO DOCUMENTO POLITICO La Conferenza di Nairobi di novembre verificherà lo scenario della seconda fase di attuazione del protocollo di Kyoto di fronte alle sempre più allarmanti conseguenze del cambio climatico. Lo scioglimento dei ghiacciai, l’aumento dei fenomeni climatici estremi, la diffusione di virus e patologie in nuove aree, la febbre del pianeta cominciano a preoccupare non solo ambientalisti e scienziati ma tutti i cittadini. La missione mondiale dei Verdi è sempre più quella di diffondere consapevolezza e cambiare le politiche e gli stili di vita per costruire un’alternativa economica e sociale in armonia con i cicli naturali. Questa nuova politica serve non solo a salvare il pianeta ma anche a garantire il benessere dei cittadini sempre più minacciato da una crescita quantitativa incontrollata. E’ la politica della qualità e dell’armonia: un benessere vero non minacciato dall’inquinamento, dagli sconvolgimenti climatici dalle guerre e dalle ingiustizie. In Italia, la Federazione dei Verdi, nata 20 anni fa a Finale Ligure è riuscita, nonostante le limitate risorse, ad ottenere molti positivi cambiamenti nella politica, nella legislazione, nel governo di città, province e regioni. 1 La legge sui parchi, l’uscita dal nucleare, la normativa sulla difesa del suolo e sulla tutela della fauna selvatica, la moratoria degli ogm e la riforma dell’agricoltura, le nuove norme sul ciclo dei rifiuti, sulla qualità dell’aria, sul randagismo, sono solo alcune importanti conquiste ottenute. L’azione dei Verdi è riuscita a mettere in discussione in questi anni la cultura imperante, creando i presupposti per modificare i comportamenti, gli stili di vita di milioni di cittadini affermando una nuova economia del benessere. Occorre ora di fronte alle sfide del terzo millennio, sia preparare una risposta globale alle sfide planetarie, sia individuare a livello nazionale e locale strategie concrete e radicate nel territorio. Le nuove frontiere del cambiamento: il sogno ecologista. L’ecologismo o meglio la politica ecologista è stata percepita negli anni dalla maggior parte della popolazione come di riferimento di nicchia di una parte della società e comunque non in grado di dare risposte ai bisogni della stragrande maggioranza della popolazione. In questi anni tuttavia abbiamo assistito al formarsi di un nuovo ecologismo globale che nasce dai conflitti sociali intorno al diritto e alla titolarità sull'ambiente, ai rischi di contaminazione, alla perdita di accesso alle risorse naturali e ai beni comuni (in particolare l’acqua). Molti conflitti ecologici, si verifichino o meno all'interno o all'esterno del mercato, siano essi locali o globali, accadono perchè la crescita economica comporta un uso crescente e dissennato dell’ambiente. Oggi chi sta pagando le conseguenze di questi conflitti ecologici sono le fasce popolari come nella foresta amazzonica dove le comunità locali e le 2 popolazioni rurali, espulse dalla foresta, subiscono processi di impoverimento e di marginalizzazione, o nel delta del Niger dove il futuro del popolo degli Ogoni è compromesso dalla trivellazione dei pozzi di petrolio. In Italia alcune scelte energetiche, come quella del carbone, hanno comportato l’impoverimento e l’inquinamento di molte superfici agricole, l’insediamento di industrie insalubri, l’inquinamento dell’aria ed hanno causato l’aumento dei costi economici e sociali. Ecco perchè è importante portare avanti la battaglia sul debito ecologico ovvero riconoscere la responsabilità che ricade sui paesi industrializzati e su quelli emergenti (Cina e India in primo luogo) per la lenta distruzione del pianeta, prodotta dall’attuale sistema di produzione e consumo e dalla globalizzazione, che minaccia la sovranità dei popoli. Nel Pianeta siamo in presenza di un crescente movimento globale per la giustizia ambientale, che potrebbe essere in grado di riconciliare l'economia con l’ecologia e con la giustizia sociale. Noi Verdi italiani abbiamo il compito di rappresentare questa istanza di giustizia ambientale, innovando i linguaggi e i modi della politica e della partecipazione sociale. Un salto di qualità per allargare il consenso sociale indirizzando la nostra proposta a chi oggi in Italia come in tutto il mondo paga il prezzo del conflitto. C’è un sogno ecologista di chi perde diritti a causa di una globalizzazione che sta togliendo l’ultimo respiro al pianeta che è quello della giustizia sociale e ambientale. La questione delle deforestazioni, la scomparsa fisica di interi popoli, la battaglia sui diritti umani senza se e senza ma, possono aggregare molte persone che si riconoscono in un’idea forte di cambiamento del mondo dopo una crisi severa delle ideologie tradizionali. Il sogno ecologista è l’unica alternativa ad 3 un modello economico devastante ed è l’unico che può parlare al cuore di milioni di persone . La vittoria dell’unione. Nuova fase per i Verdi L’Unione ha vinto le elezioni del 9 e 10 aprile scorso e ha liberato l’Italia dal governo Berlusconi. Ai Verdi si presenta la sfida per l’attuazione del programma di coalizione per dimostrare come un ambientalismo di governo e la promozione di un’ecologia sociale possano rappresentare una forte alternativa di cambiamento per il Paese. Dopo una fase critica rappresentata dalle elezioni europee del 1999, che aveva portato i Verdi verso il punto più negativo della storia elettorale, a rischio di scomparsa, si è ricostruita una presenza e una identità dei Verdi italiani. Nonostante i rilevanti mutamenti sociali e gli eventi che hanno sconvolto il pianeta e i sistemi politici nazionali e locali, i Verdi sono riusciti a garantire una presenza politica autonoma dell’ecologismo italiano, rafforzandosi in Parlamento con una presenza raddoppiata alla Camera e una significativa rappresentanza al Senato. Le direttrici di questo percorso avviato dai Verdi negli ultimi 5 anni sono state: la centralità dell’ecologia, la scelta pacifista (ripudio della guerra e dei conflitti dimenticati contro i popoli e la natura), l’approccio globale per costruire in rete una risposta planetaria all’aggressione delle risorse naturali, collocandosi nel partito dei Global-Greens che - prima ancora che Europeo – è un soggetto politico mondiale, la presenza nei conflitti che segnano la nostra società improntati all’ecologia sociale e alla conquista di nuovi diritti. 4 L’insieme del partito in questi anni ha quindi garantito la possibilità stessa di esistenza dei Verdi italiani e ha saputo collocarsi positivamente nel panorama sociale e politico del Paese. Tuttavia ancor oggi vi sono forti limiti alla nostra azione politica che, a partire da questo congresso, dobbiamo affrontare per costruire una fase successiva che consenta ai Verdi italiani di allargare il consenso sociale-politico e quindi elettorale, che non consideriamo adeguato agli obiettivi che ci prefiggiamo. La Sfida: gli ecologisti al governo. E’ una grande sfida quella che abbiamo di fronte a noi, quella del governo del Paese che si rivelerà determinante non solo per il futuro di noi Verdi ma principalmente per la qualità della vita dei cittadini italiani e per i diritti di tutti gli esseri viventi. Nonostante gli impegni programmatici, però, la politica italiana a partire dalla stessa coalizione dell’Unione fatica ad assumere questi temi nella pratica dell’azione politica istituzionale. Nella maggior parte dei casi, quindi, i Verdi si ritrovano ad essere gli unici ad affrontare i problemi posti da uno sviluppo sbagliato che distrugge risorse naturali ed impoverisce le popolazioni. Lo abbiamo visto nelle scelte energetiche, come in quelle urbanistiche per arrivare a quelle per il diritto alla vita degli animali (caccia e deroghe). I Verdi al governo devono dunque assumere il ruolo di chi sa che la centralità dell’ecologia parte dall’economia, dalle politiche sociali, dallo sviluppo produttivo, dell’innovazione tecnologica e dalla politica estera. Il perseguimento del programma Verde nel governo dell’Unione deve integrarsi 5 con la capacità di costruire una battaglia politica e culturale per cambiare l’approccio di governo ai problemi della società . E’ necessario che temi come la qualità dello sviluppo, la decrescita sostenibile nelle società opulente, la critica del Pil, il cambiamento nella struttura dei consumi, una diversa mobilità, un diverso modello energetico, un governo dei beni comuni, la critica ad una globalizzazione che sta impoverendo il pianeta ed aumentando il divario tra i popoli, non restino solo questioni buone per grandi dibattiti. I Verdi al governo hanno il compito etico-politico di trasformare questi temi in decisioni strategiche e azioni concrete: voci di bilancio, leggi e atti parlamentari. I Verdi: una garanzia per il rispetto del programma dell’Unione La sfida al governo dei Verdi comporta un forte impegno, nelle istituzioni e nella società, su temi su cui è necessario avviare una stagione di grandi riforme ecologiste per segnare la svolta. Già in questi primi mesi abbiamo ottenuto risultati importanti. Per esempio il ponte sullo stretto di Messina non è più individuato come opera strategica e i fondi ad esso destinati saranno investiti in infrastrutture utili e in “grandi” opere come la difesa del suolo. Per la prima volta siamo riusciti ad incrementare i fondi per i parchi naturali, per il taglio delle emissioni dei gas serra, per la bio-edilizia e persino per l’abbattimento degli eco-mostri. Altra vittoria: l’avvio della revisione del disastroso codice ambientale, la legge delega 152. Ma non basta: restano obiettivi chiave da perseguire e su questo fronte l’implementazione dell’innovazione tecnologica può diventare un solido strumento per legare insieme economia ed ecologia. A cominciare dal campo 6 energetico: è necessario arrivare rapidamente alla realizzazione e approvazione di un piano nazionale basato su efficienza, risparmio energetico ed energie rinnovabili così come prevede l’Unione europea e così come prevede il rispetto del protocollo di Kyoto. Altra priorità da affrontare è quella dell’emergenza smog nelle città italiane: lo smog infatti non è solo aggressione alla salute dei cittadini, all’ambiente con costi economici e sociali elevatissimi in termini di vite umane perdute e ore sottratte al lavoro a causa delle malattie connesse, ma a causa del traffico, anche tempo sottratto, al tempo libero, agli affetti, alla famiglia e alle relazioni sociali. Accanto a questa battaglia, non solo concreta ma anche altamente simbolica, i Verdi si impegnano a continuare il loro lavoro per un grande piano nazionale sulla mobilità sostenibile, basato sul potenziamento del mezzo pubblico e sull’equilibrio intermodale. Nella strategia delle opere utili da sostituire a quelle faraoniche devastanti e alla filosofia antidemocratica della Legge Obiettivo, vanno considerate prioritarie la messa in sicurezza del territorio nazionale, un piano generale per la mobilità sostenibile e una strategia per riqualificare le periferie e l’edilizia degradata con sistemi di efficienza energetica che diano risposte di qualità alle necessità abitative. Tra gli obiettivi ambientali prioritari per i Verdi rientra il rafforzamento delle strategie a tutela della bio-diversità, per il rilancio dei parchi italiani, per la difesa dei diritti degli animali e la progressiva fuoriuscita dalla pratica della vivisezione. Tutti punti programmatici che dobbiamo tradurre in fatti concreti. Ma i Verdi non possono limitarsi a garantire il rispetto del programma solo sul versante delle politiche ambientali. 7 Dobbiamo confermare un impegno forte anche sul fronte sociale, a partire dall’abrogazione della Bossi-Fini, dalla cancellazione dei CPT e dall’affermazione dei nuovi diritti di cittadinanza. Fondamentale per i Verdi è anche la lotta alla precarietà del lavoro, partendo dall’abrogazione della legge 30 e affermando anche in Italia il diritto al reddito di cittadinanza già riconosciuto in varie forme in tutta Europa. Attenzione particolare va data alla qualità della scuola pubblica puntando in direzione esattamente opposta a quella della riforma Moratti. I Verdi non possono dimenticare la difesa del welfare e del sistema sanitario nazionale: in questo ambito devono anche garantire, dopo anni di lotta, il riconoscimento delle medicine complementari e delle pratiche bio-naturali. Infine i Verdi si impegneranno per i nuovi diritti civili ponendo in primo piano il varo dei Pacs, un’effettiva politica di pari opportunità, l’antiproibizionismo. Per la Pace e una nuova politica estera e di cooperazione La politica estera è un elemento strategico per dare forza alle ragioni dei popoli, dei diritti e dell’ambiente. Grazie alle battaglie del movimento pacifista di cui i Verdi sono parte integrante, la coalizione del centro-sinistra ha preso e mantenuto l’impegno elettorale di ritirare le proprie truppe dall’Iraq, ponendo fine alla nostra partecipazione a una guerra decisa e costruita sulla base di una menzogna e fuori dalla legalità internazionale. Milioni di tonnellate di bombe sono state sganciate sulla base di una menzogna, ovvero quella della presenza delle armi di distruzioni di massa. 8 La guerra al terrorismo si è dimostrata, oltre che ingiusta, inefficace. E’ chiaro ormai che il terrorismo si combatte con l’intelligence e con azioni di polizia internazionale per arrestare i terroristi e riducendo le condizioni di povertà e degrado di milioni di persone che ne facilitano l’esistenza. Perchè il terrorismo trova il suo alimento principale nella violenza, nella guerra e nelle profonde ingiustizie ma ha una sua strategia autonoma che prescinde da queste, strategia antitetica alla democrazia che dobbiamo contrastare con forza. Per questo dobbiamo lavorare affinché l’Italia dia il suo contributo per il raggiungimento degli obiettivi del millennio e di portare i fondi alla cooperazione allo 0,7% del Pil. La politica estera italiana deve diventare sempre di più la politica della cooperazione internazionale e l’Italia deve divenire la punta avanzata del dialogo con i paesi del Mediterraneo e del mondo arabo recuperando un suo storico ruolo. Alla politica unilaterale di Bush, supportata in modo incondizionato dal precedente governo Berlusconi, dobbiamo sostituire l’impegno per il multilateralismo, per la riforma e il rafforzamento dell’Onu e per il rilancio del ruolo dell’Europa. In questo contesto riteniamo che la missione in Libano rappresenti un elemento di discontinuità rispetto alle scelte militariste del governo precedente. I Verdi ritengono prioritario all’invio dei militari, una forte presenza umanitaria dei corpi civili di pace nonché le azioni civili e istituzionali, già attivate anche in Libano, mirate alla bonifica e al risanamento ambientale. E’ importante che nelle convenzioni internazionali la distruzione di siti ambientali venga equiparata ai crimini contro l’umanità. 9 I Verdi si attivano per la piena attuazione della convenzione di Barcellona e per la tutela del Mediterraneo, valorizzando la sua vocazione alla pace e allo scambio tra i popoli. Un Mediterraneo di pace è possibile però solo con il pieno superamento del conflitto Medio-orientale e l’affermazione del principio “due popoli due stati” per mettere finalmente fine al conflitto Israelo-Palestinese. Riteniamo infine indispensabile che il governo dell’Unione anche alla luce del nuovo impegno in Libano preveda, di concerto con gli organismi internazionali, il ritiro delle truppe dall’Afghanistan. Una coalizione unita e coerente Un soggetto politico Verde più forte, radicato e partecipato La vittoria dell’Unione, la sconfitta di Berlusconi e l’insediamento del Governo Prodi rappresenta ancora oggi per il Paese un fatto di grande importanza che suscita tra la popolazione una grande attesa di cambiamento dopo una lunga stagione di politiche neo liberiste che hanno aggredito i diritti dei lavoratori, dell’ambiente e delle politiche sociali. L’attenzione che i Verdi pongono all’attuazione del programma è massima per evitare che vi possano essere all’interno della coalizione dell’Unione tentativi di spostare l’asse politico e programmatico rincorrendo politiche che nulla hanno a che vedere con la coalizione dell’Unione. I Verdi considerano il trasformismo uno dei sintomi della crisi della politica e della rappresentanza del Paese. Ritengono che l’unità della coalizione sia la condizione preliminare per discutere qualsiasi ipotesi di allargamento. Quindi ribadiscono che tale eventuale allargamento ad altri soggetti politici potrà 10 avvenire solo a condizione del rispetto e della coerenza del programma dell’Unione e con il consenso di tutti i partiti del centro-sinistra. E’ utile che nella coalizione vi sia una “cabina di regia” che consenta di prevenire dissensi, più volte verificatisi, su atti di governo. Una cabina di regia utile anche ad evitare che l’egemonia DS-Margherita, e la loro continua competizione interna, danneggi la coalizione. Lo stesso dibattito sulla possibile modifica della legge elettorale deve avere l’obiettivo di salvaguardare il pluralismo della rappresentanza politica e di rafforzare la partecipazione dei cittadini. Qualsiasi altro tentativo ad uso e consumo dei partiti più grandi potrebbe mettere a rischio l’esistenza stessa della coalizione. Proprio perchè vi è una grande attesa di cambiamento nel paese nei confronti dell’attuale governo è bene che operazioni politiche come quella della costruzione del partito Democratico non condizionino negativamente l’attività di governo. Questo non significa per i Verdi non essere attenti alle forme di aggregazione politica ma porre in questa fase attenzione prioritaria non ai contenitori, ma agli interessi generali del Paese e ai contenuti dell’azione politica e di governo. Anche i Verdi comunque devono avviare un’azione di aggregazione verso nuove realtà e di effettivo rilancio e rinnovamento. Per fare ciò, occorre fare i conti con alcuni limiti evidenti ed avviare una auto riforma della Federazione dei Verdi. Uno dei principali ostacoli all’allargamento del consenso dell’azione politica dei Verdi è infatti il tipo di presenza non omogenea che il partito riscontra sul territorio. Una presenza diseguale, con grandi vuoti in aree importanti del Paese, che non ha 11 consentito in questi anni di intercettare un consenso elettorale adeguato alle grandi sfide che il partito ha davanti. Non si può pensare che i comuni e le province con buoni e talvolta eccellenti risultati elettorali, con efficace azione politica e organizzazione sul territorio, possano da soli compensare l’inadeguatezza persistente in troppe aree del paese. Dobbiamo quindi porci l’obiettivo di rafforzare una politica di radicamento sul territorio negli oltre 8000 comuni e nelle 110 province e in questo contesto l’organizzazione e l’azione locale del partito assumono un ruolo indispensabile per un buon risultato nazionale. Occorre promuovere la partecipazione degli aderenti e dei simpatizzanti, e un’efficace autonomia territoriale che valorizzi le azioni dirette, il confronto politico e la rappresentatività effettiva dei gruppi dirigenti locali. Gli organismi nazionali sono impegnati a superare le situazioni di commissariamento in corso attraverso la convocazione delle assemblee di rinnovo degli organismi entro il 28 febbraio 2007. Per il raggiungimento degli obiettivi congressuali definiti nella presente mozione sarà compito del Presidente nazionale costituire una Segreteria di Presidenza ed un Ufficio del Programma e di promuovere un comitato di studio per il rilancio degli strumenti di comunicazione dei Verdi. Questo percorso dovrà portare ad un processo di aggregazione per costruire un soggetto politico allargato ecologista-pacifista-innovatore. E’ importante, quindi, avviare un percorso che porti nel 2008 ad una grande assemblea composta per il 50% da delegati Verdi e per il 50% da rappresentanze dell’associazionismo ambientalista, pacifista, animalista, sociale, del volontariato, del commercio equo e solidale, del mondo agricolo, 12 sindacale, imprenditoriale e delle professioni, dei comitati di cittadini, del mondo scientifico, della cultura. In questi anni abbiamo tutti insieme superato ostacoli difficili ora, ci attende un impegno maggiore per offrire al Paese una rinnovata e moderna forza politica. Primi firmatari: Alfonso Pecoraro Scanio, Gianfranco Bettin, Stefano Boco, Angelo Bonelli, Paolo Cento, Grazia Francescato, Massimo Fundarò, Daniela Guerra, Marco Lion, Domenico Lomelo, Natale Ripamonti, Diego Tommasi; Paola Balducci, Mauro Bulgarelli, Arnold Cassola, Loredana De Petris, Tana De Zulueta, Marco Pecoraro Scanio, Tommaso Pellegrino, Camillo Piazza, Roberto Poletti, Giuseppe Trepiccione, Luana Zanella; Cristina Abrami, Aldo Agnello, Raffaele Aveta, Ines Barone, Stefano Buono, Andrea Carbone, Alessandro Cardente, Paola Cardinali, Gianluca Carrabs, Valerio Ceva, Gabriella Cundari, Caterina Di Bitonto, Giuseppe Di Girolamo, Dino Di Palma, Maria Di Serio, Lorena Fiore, Ornella Galluccio, Sandra Giorgetti, Teodolinda La Marca, Marco Locchi, Anna Marrocco, Riccardo Mastrorillo, Franco Melissano, Stefano Mollo, Marco Monzali, Antonio Nigro (Bisonte), Maria Maddalena Palmisano, Alberto Patruno, Nicola Pizzulli, Michele Ragosta, Giancarlo Ruccia, Lello Savonardo, Gianfranco Sciarra, Gabriella Segrella, Antonio Soldo, Caterina Stellino, Salvo Troncale, Fiorella Zabatta, Filiberto Zaratti. seguono altre firme ... PRESENTATA COME MOZIONE POLITICA 13