Protocolli autotrasfusionali in ginecologia
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Protocolli autotrasfusionali in ginecologia
Protocolli autotrasfusionali in ginecologia: esperienza del Dipartimento di Ginecologia e Ostetricia dell'Università di Genova Giovanni Foglia(1), Maurizio Podestà(1), Alberto Corticelli(1), Mario Valenzano(1), Gabriella Giannini(2), Mauro Valbonesi(2) (1) (2) Dipartimento di Ginecologia e Ostetricia - Università degli Studi di Genova Servizio di Immunoematologia - Az. Osp. Ospedale San Martino di Genova Autologous transfusion allows a reduction of the risk of alloimmune and infectious complications of allogeneic blood transfusion. In the Institute of Gynaecology and Obstetrics of the University of Genoa we have enrolled 462 patients in an autologous transfusion program: 284 (79.5%) have been able to make autologous blood donation. We have concluded that autologous blood donation reduces the risk of allogeneic blood transfusion especially in oncologic surgery. Parole chiave: autotrasfusione, rischio trasfusionale. Key words: autologous transfusion, transfusion related risk. comma 1)3. L'autotrasfusione mediante predeposito è la procedura attualmente più utilizzata presso il Dipartimento di Ginecologia e Ostetricia dell'Università degli Studi di Genova. Essa presenta numerosi vantaggi rispetto alla trasfusione di sangue omologo (Tabella I), anche se non bisogna sottovalutare i potenziali problemi ad essa associati (Tabella II). Esistono inoltre pareri controversi circa i suoi reali vantaggi per quanto riguarda il rapporto costo-beneficio4-6. Per tale motivo è fondamentale che questa metodica sia praticata dopo un'attenta valutazione dei singoli pazienti e del tipo d'intervento cui verranno sottoposti, in raffronto o in associazione alle altre tecniche di autotrasfusione ed all'effettivo utilizzo di sangue. Introduzione Negli ultimi anni la pratica dell'autodonazione in previsione di un intervento chirurgico si è notevolmente diffusa non solo per la cronica carenza di emocomponenti nei nostri ospedali, ma soprattutto per le problematiche immunologiche ed infettive legate alla trasfusione di sangue omologo1. A tal fine, la Commissione Nazionale per il Servizio Trasfusionale, con le direttive emanate nel 19912, ha prescritto che tutti i pazienti da sottoporre ad intervento chirurgico debbano essere informati dal chirurgo sulla possibilità di effettuare l' autotrasfusione nelle sue varie opzioni (predeposito, emodiluizione, recupero intra- e postoperatorio). Ciò è ribadito anche dal DM 1° settembre 1995 relativo alla costituzione ed ai compiti dei Comitati per il Buon Uso del Sangue presso i presidi ospedalieri (art. 4, Materiali e metodi Ricevuto: 29 novembre 1999 - Accettato: 18 gennaio 2000 Corrispondenza: Prof. Mario Valenzano Dipartimento di Ostetricia e Ginecologia - Ospedale S.Martino Largo Rosanna Benzi 10 16132 Genova 2- Per il Servizio Trasfusionale: a- pronta disponibilità di sangue per pazienti per i quali non è facile trovare sangue compatibile; b- disponibilità di scorte aggiuntive di sangue omologo (se le unità autologhe non vengono usate: DMFA). Nel nostro lavoro è stata valutata la strategia trasfusionale di supporto per gli interventi maggiori di chirurgia ginecologica effettuati nel Dipartimento di Ginecologia e Ostetricia dell'Università di Genova nel 1997. Tabella I: vantaggi dell'autotrasfusione 1- Per il donatore-paziente: a- nessuna trasmissione di malattie infettive; b- nessun rischio di alloimmunizzazione verso anticorpi eritrocitari, leucocitari o piastrinici; c- nessun rischio di reazioni emolitiche; d- nessun rischio di graft-versus-host reaction; e- stimolazione dell'eritropoiesi (per Hb <11 g/dL); f- riduzione del sangue omologo trasfuso. LA TRASFUSIONE DEL SANGUE vol. 45 - num. 3 maggio-giugno 2000 (157-160) 157 G. Foglia et al. Tabella II: problemi potenzialmente associati all'autotrasfusione abcd- Anemia ed ipovolemia; rischio infettivo da contaminazione batterica; perdita di ore lavorative per sottoporsi alle autodonazioni; rischio emolitico per possibili errori nell'identificazione del ricevente, nelle operazioni di etichettatura o nella conservazione; e- aumento dei costi per il tempo impiegato dal personale del Servizio Trasfusionale; f- perdita di unità quando l'intervento è rimandato o annullato, oppure a causa di incidenti tecnici durante il congelamento o la deglicerolizzazione. Tabella III: tipologia di intervento chirurgico Tipologia di intervento n° Interventi maggiori Laparoisterectomia ± annessiectomia 106 Colpoisterectomia semplice ± annessiectomia 48 Colpoisterectomia con plastica 60 Tanagho – Burch 11 Interventi radicali* 38 Debulking ovaio 4 Mastectomia radicale con linfadenectomia 13 Altri interventi laparotomici 77 Interventi minori 105 Totale 462 * escluso debulking ovaio Sono state pertanto inserite nello studio 462 pazienti, di cui 64 sottoposte ad interventi oncologici. I tipi di intervento cui sono state sottoposte sono riportati in Tabella III. Le 105 pazienti sottoposte ad interventi di chirurgia minore non sono state considerate nella nostra analisi. L'età media delle 357 pazienti studiate è risultata essere di 49 anni (±15,1) con un range di 17-86 anni. Le pazienti candidate al predeposito, dopo aver sottoscritto un consenso informato, venivano sottoposte a visita medica, ad esami di laboratorio e strumentali preoperatori. Quelle con emoglobina < 11 g/dL e con ematocrito < 33% o affette da patologie in cui il salasso era controindicato sono state escluse dal programma autotrasfusionale7. 284 pazienti (79,5%) hanno effettuato l'autodonazione presso il Servizio Trasfusionale (SIT) almeno una settimana prima dell'intervento chirurgico: il predeposito complessivo non ha mai superato la singola unità. Per il gruppo di pazienti che non è stato possibile sottoporre a predeposito [73 pazienti, (20,4%), età media 158 47,8] si è comunque provveduto ad eseguire solamente il Type & Screen o la prova crociata di compatibilità prima dell'intervento chirurgico in previsione di un'eventuale trasfusione allogenica. Questi due gruppi di pazienti sono stati analizzati per tipo di patologia, per numero di unità di predeposito effettuato e utilizzato, per numero di unità di sangue allogenico richiesto, per numero di unità di sangue effettivamente utilizzato, per numero di pazienti trasfuse ed è stata considerata la media delle unità ricevute da ognuna di esse. Inoltre, sono state prese in considerazione le eventuali reazioni collaterali dovute alla somministrazione delle unità di sangue autologhe e omologhe. I dati sono stati confrontati utilizzando il test χ2 (valutazione eseguita presso l'Istituto di Statistica Medica dell'Ospedale S.Martino). Risultati Il valore pre-operatorio medio di emoglobina delle 462 pazienti studiate era di 13,6 g/dL (SD±1,35, range 7,4-16,7). Quello del gruppo sottoposto ad autodonazione era di 13,3 g/dL (SD ±1,19, range 13,0-16,7) mentre quello delle restanti pazienti era di 11,8 g/dL (SD ±1,55, range 8,2-12,7). Il valore medio di emoglobina postoperatorio delle pazienti sottoposte ad autodonazione è risultato essere 12,3 g/dL (SD ±1,61, range 7,1-15,9), mentre il valore medio di emoglobina postoperatorio delle pazienti non sottoposte ad autodonazione è risultato essere 10,5 g/dL (SD ±1,67, range 6,5-11,66). Delle 284 unità di sangue predepositate, 44 (15,54%) sono state reinfuse, mentre tra le pazienti che non hanno eseguito predeposito 10 (13,7%) sono state trasfuse con emazie omologhe. Nelle pazienti sottoposte a predeposito, la trasfusione allogenica è stata effettuata nell'1,06% dei casi. Gli interventi in cui si è verificato il maggior ricorso a trasfusioni (autologhe e/o omologhe) sono stati quelli di isterectomia radicale secondo Wertheim-Meigs per epitelioma della cervice e di debulking per adenocarcinoma dell'ovaio. Suddividendo le pazienti per patologia risulta che l'83% delle pazienti oncologiche e il 76% delle non oncologiche hanno eseguito predeposito. Tra le pazienti oncologiche con predeposito il 25,9% è stato sottoposto a trasfusione di sangue autologo ed il 5,5% a trasfusione di sangue autologo ed omologo; delle pazienti oncologiche senza predeposito è stato trasfuso il 27,3%. Nel gruppo di pazienti non oncologiche, quelle con Autotrasfusioni in ginecologia predeposito hanno ricevuto la trasfusione autologa nell'11,4%, mentre nessuna ha ricevuto trasfusione allogenica; le pazienti di questo gruppo senza predeposito hanno ricevuto la trasfusione allogenica nel 5,6% dei casi. In seguito a trasfusione autologa si è verificata in un solo caso una reazione allergica; parimenti, l'infusione di sangue omologo ha determinato in un solo caso una reazione trasfusionale di tipo allergico. Discussione e conclusioni Negli ultimi anni l'indicazione all'emotrasfusione in ginecologia si è significativamente ridotta non riguardando più pazienti affette da metrorragie disfunzionali, ipermenorrea o menorragie e restando quasi esclusivamente di pertinenza delle pazienti sottoposte ad intervento chirurgico 8-10; l'autodonazione, soprattutto come predeposito e talvolta come recupero peri-operatorio, ha ulteriormente contribuito a ridurre le nostre richieste di sangue allogenico al SIT. Riguardo all'uso della trasfusione di globuli rossi in ginecologia, come per tutte le altre specialità, è necessario valutare da un lato il rapporto rischio/beneficio, in quanto anche la pratica trasfusionale autologa non è esente da rischi, e dall'altro il rapporto costo/efficacia, sia nei confronti delle condizioni cliniche del paziente, sia tenendo conto di protocolli operativi, ormai accettati a livello mondiale, e indicativi della necessità trasfusionale legata ad ogni tipologia di intervento chirurgico (ad esempio MSBOS, SOBCAP), che ne giustificano anche il costo economico11,12. Nella nostra esperienza il predeposito si è dimostrato, nonostante alcune perplessità sul rapporto costo-beneficio, estremamente utile nella chirurgia elettiva, in particolare nella chirurgia oncologica e, in casi selezionati, in quella non oncologica. Dall'analisi statistica di questi dati risulta che l'esecuzione del predeposito non ha determinato un aumento globale di trasfusioni (p = 0,694550) mentre è notevolmente ridotto il rischio di trasfusioni omologhe (p=0,000002) nel gruppo di pazienti sottoposte ad autodonazione. Al fine di ridurre ulteriormente il numero di trasfusioni allogeniche nelle pazienti oncologiche, che risultano essere nella nostra casistica il 27,3% delle pazienti senza predeposito e il 5,5% di quelle con predeposito, si potrebbe ricorrere in prima istanza, nelle pazienti in cui le condizioni pre-operatorie lo consentano, all'incremento del numero di sacche predepositate (nella nostra esperienza limitato ad una unità) ed in seconda istanza al recupero intraoperatorio con irradiazione con raggi γ del sangue recuperato. Il numero di autodonazioni cui una paziente dovrebbe essere sottoposta può essere valutato tramite un algoritmo trasfusionale che prende in considerazione due parametri che condizionano il fabbisogno trasfusionale: la perdita di sangue perioperatorio (perdita prevista) e la quantità di sangue che il paziente può tollerare di perdere prima che si renda necessario ricorrere alla trasfusione (perdita tollerata). Quando la differenza tra perdita prevista e perdita tollerata fornisce un valore negativo, il paziente è in condizione di tollerare una perdita maggiore di quella prevista e pertanto non è necessario ricorrere all' autotrasfusione. Quando la suddetta differenza fornisce un valore positivo compreso entro i 500 mL di eritrociti, il ricorso ad una o più tecniche di autotrasfusione è sufficiente ad evitare la trasfusione allogenica. Quando, poi, la differenza è superiore a 500 mL è indicato associare alle tecniche autotrasfusionali la somministrazione di eritropoietina umana ricombinante (EPO) al fine di accelerare la ricostituzione della massa eritrocitaria13. Infine, nelle pazienti in cui non è possibile eseguire il predeposito per angina instabile, recente infarto miocardico acuto (IMA), stenosi aortica o malattia cerebrovascolare, in alternativa alla predonazione potrebbe essere utilmente impiegata l'EPO, sfruttando la sua capacità di stimolare l' eritropoiesi, allo scopo di espandere la massa eritrocitaria circolante in un breve periodo (5-6 giorni) prima dell' intervento chirurgico, per consentire al paziente di tollerare la perdita di sangue intra- e post-operatoria conservando valori di ematocrito compatibili con le sue condizioni cliniche. Con la somministrazione di EPO e di ferro nel periodo peri-operatorio (dal giorno - 4 al giorno + 2) si ottiene, inoltre, una accelerata rigenerazione degli eritrociti persi durante l'intervento chirurgico con una conseguente riduzione del fabbisogno trasfusionale. Essa determina, infatti, una pronta stimolazione dell'eritropoiesi documentata da un incremento significativo dei reticolociti circolanti a partire dal terzo giorno di trattamento, con un picco tra il giorno dell'intervento ed il giorno +2, un aumento dell'ematocrito variabile tra il 2 e il 7 %, con un incremento medio della massa eritrocitaria circolante prima dell' intervento di circa 100 mL di eritrociti. Per quanto riguarda la patologia non oncologica, dai nostri dati risulterebbe che il predeposito evita l'utilizzo della trasfusione omologa nelle pazienti che lo hanno eseguito; probabilmente però questo dato è viziato da un errore di selezione, per cui le pazienti che hanno effettuato il predeposito erano quelle con valori pre-operatori di Hb migliori e, perciò, a minor rischio di trasfusione. Nelle pazienti con patologia benigna ma ad alto rischio emorragico intra-operatorio occorrerà, quindi, rendere 159 G. Foglia et al. possibile il predeposito anche quando i valori di Hb preoperatoria non lo consentirebbero, avvalendosi di EPO. Nelle pazienti con patologia benigna a basso rischio emorragico può, invece, essere ritenuta sufficiente l'esecuzione del Type & Screen o della prova crociata per eventuale trasfusione omologa. Queste stesse pazienti, qualora insistessero nel richiedere l' autotrasfusione, possono avvalersi di un programma di Donazioni Mirate a Finalità Autotrasfusionale (DMFA) elaborato dal SIT14 dell' Azienda Ospedaliera Ospedale San Martino di Genova. Tale programma coniuga in modo semplice, flessibile, economico e rigoroso la pratica della trasfusione autologa con la donazione omologa. In questa prospettiva sarebbe, pertanto, possibile ottimizzare i costi delle unità di sangue omologo e autologo con il beneficio ottenuto dall'utilizzo di questi presidi trasfusionali. Per quanto riguarda la trasfusione del sangue predepositato, ci siamo attenuti alle direttive emanate dal Ministero della Sanità nel DM sul Buon Uso del Sangue15. Pertanto, nel post-operatorio la decisione di trasfondere l'unità autologa viene presa abitualmente per livelli di Hb < 7 g/dL, raramente per livelli di Hb > 10 g/dL, mentre esiste una " zona grigia" per valori di Hb compresi tra i 7 ed i 10 g/ dL in cui non esiste un atteggiamento comune circa la decisione di trasfondere o meno. In tale decisione giocano sicuramente un ruolo importante le condizioni cliniche delle pazienti e la quantificazione dei rischi connessi alla trasfusione di sangue autologo che, seppur rari, non vanno comunque trascurati. Riassunto La trasfusione di sangue allogenico è un provvedimento terapeutico non esente da rischi; è, pertanto, indispensabile ricorrere a terapie alternative che consentano di limitarli. La principale alternativa è il ricorso a protocolli autotrasfusionali. In questo lavoro abbiamo valutato la strategia trasfusionale per gli interventi maggiori di chirurgia ginecologica effettuati nel nostro Dipartimento nel 1997. Le pazienti sono state divise in due gruppi; nel primo, le pazienti sottoposte ad autodonazione; nel secondo, le pazienti non sottoposte ad autodonazione. Questi due gruppi sono stati, inoltre, analizzati per tipo di patologia, per numero di unità autologhe effettuate ed utilizzate, per numero di unità di sangue omologo richieste ed effettivamente utilizzate. 160 I risultati ci indicano che il predeposito si rivela estremamente utile nella chirurgia elettiva, in particolare nella chirurgia oncologica e, in casi selezionati, in quella non oncologica, permettendo una riduzione, se non l'annullamento, delle unità di sangue allogenico trasfuse alle pazienti. Bibliografia 1) Brzica SM, Pineda M, Taswell HF: Autologous blood transfusion. Mayo Clin Proc, 51, 723, 1976. 2) Ministero della Sanità. Commissione Nazionale per il Servizio Trasfusionale: Direttive tecniche e promozionali al fine di divulgare metodologie di riduzione della trasfusione di sangue omologo (art. 16 legge 107/90). Circolare Ministeriale. 3) Decreto del Ministero della Sanità 1° settembre 1995: Costituzione e compiti dei comitati per il buon uso del sangue presso i presidi ospedalieri. 4) Etchason J,Petz L, Keeler E et al.: The cost effectiveness of preoperative autologous blood donations. N Engl J Med, 332, 719, 1995. 5) Massacesi M, Vocino V: L'autodonazione di sangue in ostetricia: valutazione delle condizioni fetali mediante velocimetria Doppler. Atti 73° Cong Naz SIGO – 38° Cong Naz AOGOI – 5° Cong Naz AUGUI, pag 330,1997. 6) Ekeroma AJ, Ansari A, Stirrat GM: Blood transfusion in Obstetrics and Gynecology. Br J Ob Gyn, 104, 278, 1997. 7) Legge 4 maggio 1990 n° 107: Disciplina per le attività trasfusionali relative al sangue umano e ai suoi componenti e per la produzione di plasma derivati. 8) Hoffman DT, Lobo RA, Mishell DRJr : Treatment of dysfunctional uterine bleeding. In: Baird, Michie: Mechanism of Menstrual Bleeding. 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