La mensa della Parola
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La mensa della Parola
La mensa della Parola Unità della Messa L’ episodio evangelico di Emmaus1 è l’icona della Celebrazione Eucaristica. Nella Messa come ad Emmaus, è lo stesso Signore Risorto che “fa ardere il cuore” con le Scritture e che “spezza il pane”: perciò entrambe le parti della Messa – Liturgia della Parola e Liturgia Eucaristica – sono importanti allo stesso modo. Le due parti che costituiscono in certo modo la Messa, cioè la Liturgia della Parola e la Liturgia Eucaristica, sono congiunte tra di loro così strettamente da formare un solo atto di culto. Perciò il sacro Concilio esorta caldamente i pastori d'anime ad istruire con cura i fedeli nella catechesi, perché partecipino a tutta la Messa (SC 56). Riti di introduzione All’incontro col Risorto, ci si prepara con i Riti di introduzione: “scopo di questi riti è che i fedeli, riuniti insieme, formino una comunità, e si dispongano ad ascoltare con fede la Parola di Dio e a celebrare degnamente l’Eucaristia” (OGMR 46). “La funzione propria del canto di ingresso è quella di dare inizio alla celebrazione, favorire l’unione dei fedeli riuniti, introdurre il loro spirito nel mistero del tempo liturgico o della festività, e accompagnare la processione” (OGMR 47). Il saluto del sacerdote all’altare è espressione di venerazione per il segno del sacrificio di Cristo. Tale venerazione si esprime con il “bacio” 2 quale gesto di amore adorante3, e secondo l’opportunità, con “l’incenso” quale segno “di riverenza e di preghiera, come è indicato nel salmo 140,2 e in Apocalisse 8,3”4. La croce, anch’essa venerata con l’incenso, è la spiegazione visibile dell’altare5. “Il sacerdote con il saluto [al popolo] annunzia alla comunità radunata la presenza del Signore. Il saluto sacerdotale e la risposta del popolo manifestano il mistero della Chiesa radunata” (OGMR 50). L’Atto penitenziale esprime il riconoscimento della propria indegnità di peccatori dinanzi al mistero che si celebra: “viene compiuto da tutta la comunità mediante una formula di confessione generale, e si conclude con l’assoluzione del sacerdote, che tuttavia non ha lo stesso valore del sacramento della Penitenza” (OGMR 51). Il Gloria è “un inno antichissimo e venerabile con il quale la Chiesa, radunata nello Spirito Santo, glorifica e supplica Dio Padre e l’Agnello”. Per il suo tono festivo, “lo si canta o si recita nelle domeniche fuori del tempo di Avvento e Quaresima; e inoltre nelle solennità e feste, e in celebrazioni di particolare solennità” 6. I Riti di introduzione si concludono con la prima delle tre orazioni principali pronunciate dal sacerdote, la colletta: “il sacerdote invita il popolo a pregare e tutti insieme con lui stanno per qualche momento in silenzio, per prendere coscienza di essere alla presenza di Dio e poter formulare nel cuore le proprie intenzioni di preghiera. Quindi il sacerdote dice l’orazione, chiamata comunemente «colletta»7, per mezzo della quale viene espresso il carattere della celebrazione”8. Liturgia della Parola Terminati i Riti di introduzione siamo preparati ad accogliere la Parola di Dio con la quale Cristo ci parla e ci nutre: “la Chiesa ha sempre venerato le divine Scritture come ha fatto per il Corpo stesso di Cristo, non mancando mai, soprattutto nella Sacra Liturgia, di nutrirsi del pane di vita dalla mensa sia della Parola di Dio che del Corpo di Cristo” (DV 21). La Riforma liturgica ci ha fatto il dono di una grande ricchezza di testi biblici, “affinché la mensa della Parola di Dio sia preparata ai fedeli con maggiore abbondanza e vengano aperti più largamente i tesori della Bibbia” (SC 51). Quindi “è Cristo stesso che parla quando nella Chiesa si legge la Sacra Scrittura”9 e “nei libri sacri, il Padre che è nei cieli viene con molta amorevolezza incontro ai suoi figli ed entra in conversazione con essi”10. La Liturgia della Parola è quindi un dialogo di salvezza tra Dio e il suo popolo: “nelle letture, che vengono poi spiegate nell’omelia, Dio parla al suo popolo, gli manifesta il mistero della redenzione e della salvezza e offre un nutrimento spirituale; il popolo 1 Lc 24, 13-35 OGMR 49 3 Adorazione infatti, viene dall’espressione ad orem= verso la bocca come nell’atto di baciare qualcosa o qualcuno. 4 CE 84 5 Segno del sacrificio di Cristo: per questo le norme liturgiche (OGMR 308) prevedono che ci sia sempre la presenza della Croce sopra o accanto all’altare. 6 OGMR 53 7 L’orazione è chiamata colletta dal verbo colligere che vuol dire raccogliere, radunare perché essa raccoglie e presenta a Dio tutte le intenzioni dei fedeli. 8 OGMR 54 9 SC 7 10 DV 21 2 fa propria questa Parola divina con il silenzio11 e i canti12, e vi aderisce con la professione di fede. Così nutrito, prega nell’orazione universale per le necessità di tutta la Chiesa e per la salvezza del mondo intero” (SC 55). La mensa della Parola è imbandita con testi dell’Antico e del Nuovo Testamento perché “Dio ha sapientemente disposto che il Nuovo fosse nascosto nel Vecchio e il Vecchio fosse svelato nel Nuovo” (DV 16), tuttavia, “la lettura del Vangelo costituisce il culmine della Liturgia della Parola. [Ad essa] si deve dare massima venerazione, poiché la si distingue dalle altre letture con particolare onore: sia da parte del ministro incaricato di proclamarla, che si prepara con la benedizione o con la preghiera; sia da parte dei fedeli, i quali con le acclamazioni riconoscono e professano che Cristo è presente e parla a loro, e ascoltano la lettura stando in piedi; sia per mezzo dei segni di venerazione che si rendono all’Evangeliario”13 (OGMR 60). Alla proclamazione del Vangelo segue l’omelia che “è parte dell'azione liturgica”14, cioè non è qualcosa di estraneo alla Celebrazione ma è parte integrante della Liturgia della Parola: con essa, il sacerdote spezza il pane della Parola come più avanti spezzerà il pane eucaristico. “La professione di fede, ha come fine che tutto il popolo riunito risponda alla Parola di Dio, proclamata nella lettura della Sacra Scrittura e spiegata nell’omelia; e perché, recitando la regola della fede, torni a meditare e professi i grandi misteri della fede, prima della loro celebrazione nell’Eucaristia”. (OGMR 67) “Nella preghiera dei fedeli, il popolo, risponde alla Parola di Dio accolta con fede e, esercitando il proprio sacerdozio battesimale, offre a Dio preghiere per la salvezza di tutti: suppliche per la santa Chiesa, per i governanti, per coloro che portano il peso di varie necessità, per tutti gli uomini e per la salvezza di tutto il mondo”15 (OGMR 69). Osservazioni comportamentali • Per tutte le profondissime ragioni finora esposte, dobbiamo riconoscere che la partecipazione a tutta la Messa è un dovere del cristiano ma soprattutto una risposta d’amore a Dio che con amore ci dona la sua Parola che è il Figlio stesso. • L’arrivare in ritardo contraddice la fede nel Risorto presente nella Celebrazione dell’Eucaristia: spesso infatti, noi arriviamo in ritardo “perdendo” quei Riti di introduzione che sono necessari per una degna partecipazione, o peggio “perdendo” l’ascolto della Parola, o peggio ancora “perdendo” addirittura il Vangelo. Non è un “perdere” in termini formali, ma è un “perdere” in termini di vita: ciò che perdiamo è un’occasione preziosa di incontro col Signore Risorto che dice una Parola significativa sulla nostra vita. Forse dovremmo chiederci se il nostro arrivare in ritardo alla Messa, è una questione di tempo o una questione di amore… • Perciò, se senza un grave motivo, non vi è stata partecipazione alla Liturgia della Parola, cioè non abbiamo fatto “comunione col Cristo presente nella Parola”, non è bene accostarsi alla comunione eucaristica, cioè fare “comunione col Cristo presente nel Pane consacrato”. È lo stesso Signore Risorto che si fa per noi carne nella Parola e nel Pane, e sulla base di quale motivazione, noi decidiamo di tralasciare una parte della Messa e ne preferiamo un’altra?! • La partecipazione a tutta la Messa si esprime anche col canto: i libretti dei canti della nostra Parrocchia sono stati preparati a mano con tanto sacrificio da diversi volontari, ma spesso rimaniamo indifferenti al loro uso. Prendiamoli in mano ed utilizziamoli: anch’essi sono uno strumento prezioso per realizzare quella comunione col Cristo che tanto desideriamo. Accogliamo nuovamente l’invito alla conversione che il Signore ci dona in queste catechesi e facciamo in modo che l’esperienza dei discepoli di Emmaus riviva anche nella nostra vita. padre Pasquale Albisinni ------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------Sigle: SC = Sacrosanctum Concilium DV = Dei Verbum OGMR = Ordinamento generale del Messale Romano CE = Caeremoniale episcoporum 11 Esso è importante per interiorizzare la Parola (cf OGMR 56) Salmo responsoriale e acclamazione al Vangelo. 13 Bacio dopo la proclamazione; processione e benedizione con l’Evangeliario. 14 SC 52 15 Ti raccomando dunque, prima di tutto, che si facciano domande, suppliche, preghiere e ringraziamenti per tutti gli uomini, per i re e per tutti quelli che stanno al potere, perché possiamo trascorrere una vita calma e tranquilla con tutta pietà e dignità (1Tm 2, 1-2). 12