INDICE - CLEAN edizioni
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4 Copyright © 2007 CLEAN via Diodato Lioy 19, 80134 Napoli telefax 0815524419-5514309 www.cleanedizioni.it [email protected] Tutti i diritti riservati è vietata ogni riproduzione ISBN 978-88-8497-107-4 Editing Anna Maria Cafiero Cosenza Col materiale raccolto in questo fascicolo, ripropongo il progetto della “Casa di Abramo” all’attenzione delle autorità civili e religiose di Napoli, città che ha in se la cultura per indicare al mondo la comprensione dell’altro. Intanto un imprenditore illuminato ha profilato la possibilità di realizzare un piccolo spazio di preghiera nella sua fabbrica: vuole cogliere l’opportunità - come sostiene Gennaro Matino - di gettare “un ponte di speranza sul disastro”. Molti sono i debiti contratti per la stesura del progetto: intanto Maria Rosaria Fiocco che l’ha ispirato, il domenicano Benedetto Fulgione ed il prof. Alì Abu Ghanimeh indispensabili consulenti per l’istruttoria; Massimo Milone e gli amici del Rotary Club Napoli Posillipo per il sostegno; Gianluca Di Vito interlocutore e compagno dei viaggi in Giordania; Gaetano Ficarella per i segreti elargiti sull’armonia di Castel del Monte. Inoltre, il supporto fondamentale dei soci del mio studio, oltre Maria Rosaria e Gianluca, Valeria Sorrentino ed Antonio Greco estensore della tesi del “Tempio Islamico Cristiano” a Napoli. Un contributo basilare è venuto dal teologo don Gennaro Matino che ha fornito l’intero impalcato dei riferimenti storici, religiosi, le preghiere e la bibliografia. Un grazie al dottor Mohammed Abu Ghanimeh per la traduzione in arabo, a Lucilla Schiraldi che dalla lontana Australia ha tradotto i testi in inglese, a mio figlio Alessandro che ha riletto i testi ed infine, ma non per ultimo, alla Facoltà di Architettura di Napoli nella persona del preside, INDICE PREMESSA ED EPILOGO DI UN’UTOPIA CONCRETA 5 6 TEMPIO ISLAMICO - CRISTIANO A PONTICELLI 10 TRE TESI DI LAUREA 14 CASA DI ABRAMO A NAPOLI 18 UN RIFUGIO PER LA FEDE 44 LETTERA DEL SINDACO DI BARLETTA 48 ARCHITETTURA E SACRALITÀ: DALLA DIDATTICA ALLA COSTRUZIONE Benedetto Gravagnuolo 49 IL TEMPIO DI ABRAMO: UN PONTE DI SPERANZA SUL DISASTRO Gennaro Matino 52 CRISTIANI E MUSULMANI: PREGARE INSIEME? RIFLESSIONI E TESTI a cura di Gennaro Matino 54 APPENDICE: MODELLI/ESEMPI/TESTI UTILI 61 a) TESTI UFFICIALI DELLE CHIESE b) RITUALI c) ESEMPI DI PREGHIERE d) TESTI CRISTIANI E MUSULMANI UTILIZZABILI NEGLI INCONTRI COMUNI 65 BIBLIOGRAFIA SU ARGOMENTI GENERALI DEGLI INCONTRI RELIGIOSI 69 ABSTRACT IN INGLESE 70 6 P R E M E S S A E D E P I L O G O D I U N’ U T O P I A C O N C R E T A problematica che non avevo preso in considerazione perché non incidevano nei concreti aspetti sociali dei luoghi. Il XXI secolo si è aperto all’insegna di incomprensioni e conflittualità non risolte, fra culture e fedi diverse, mentre cresce all’opposto il bisogno di conoscenza di identità distanti. Individuare ciò che unisce e scartare quello che divide o, con le più incisive parole di Giovanni Paolo II, “Gettare ponti invece di elevare muri”, dovrebbe essere un dovere della società, della politica e della cultura contemporanea. Su queste considerazioni, l’idea di progettare un’aula di preghiera cristiano islamica, nata in un viaggio in Giordania nell’autunno del 1998, è divenuta il tema assegnato agli studenti del Laboratorio di Progettazione 2 per l’anno accademico 2000/2001: “Tempio islamico-cristiano a Ponticelli”. L’istanza di Bassolino è stata utile anche per aggiornare il termine “Tempio” con “Casa di Abramo”, il profeta comune alle tre fedi monoteiste. Il suggerimento è del teologo napoletano Gennaro Matino, che ha inoltre fornito importanti contributi e conoscenze a sostegno del tema ed è stato determinante per rendere disponibile lo spazio anche agli ebrei, favorendo per ciascuno la spiritualità ed il dialogo con Dio pur rifiutando il sincretismo. Il sindaco di Barletta, dott. Francesco Salerno, nel 2004 ha voluto inserire il complesso denominato “La casa di Abramo, aula di Il 29 settembre 2001, i progetti sono stati divulgati, nell’ambito di un’intervista di Annalisa Angelone, dal telegiornale regionale di RAI 3,re nel 2002 sono stati oggetto di una conferenza presso il Rotary Club Napoli Posillipo ed in una lezione presso lo IUAV di Venezia mentre nel 2002 sono stati oggetto di una conferenza presso il Rotary Club Napoli Posillipo e di una lezione presso lo IUAV di Venezia. Nel 2003 ho approfondito il tema in tre tesi di laurea in luoghi appropriati nelle città di Napoli, Salerno e Barletta. Il 20 novembre di quell’anno, la discussione simultanea delle tre tesi è stata un evento coronato dalla presenza di un parroco e di un imam. Sul piano accademico le tesi di Antonio Greco a Napoli, Giuseppe Basso a Salerno e Mariateresa Giammetti a Barletta, correlatore Gianluca Di Vito, sono state gratificate col massimo dei voti e la “dignità di pubblicazione”. La tesi su Barletta ha vinto l’edizione del 2004 del “Premio Biagio Rossetti” promosso dal MusArch di Ferrara, premio riservato a tesi in progettazione architettonica selezionate da tutte le Facoltà di Architettura italiane. Ho riproposto l’argomento in altre conferenze, lezioni e seminari sullo spazio sacro e nel 2004 è stato l’oggetto del mio intervento nel “2° Convegno sull’identità dell’architettura italiana” a Firenze. Intanto le autorità civili di Salerno e Barletta avevano manifestato reali interessi per i progetti concretizzati in incontri con i rispettivi sindaci. Avevo già informato del primo progetto di Ponticelli le autorità di Napoli e della Regione Campania e queste mi avevano procurato incontri con i rispettivi assessori ai LLPP che “tuttavia” non sono andati oltre un generico interesse. Invece è stato positivo un incontro casuale con il governatore Antonio Bassolino che mi esortava ad includere anche gli ebrei, preghiera e centro di incontro cristiano islamico” nel programma triennale delle opere pubbliche. 7 8 L’iniziativa era stata sancita da un incontro con la giunta MOSTRA DELLA “CASA DI ABRAMO” NELL’UNIVERSITY comunale, col vicario episcopale di Barletta, don Giuseppe OF JORDAN AD AMMAN - 26 LUGLIO 2005 9 Paolillo e con l’imam cittadino Mustafà Bengmah. L’esito positivo di quell’incontro, ha portato all’incarico, affidato al Nel 2005 il proposito di costruire la Casa di Abramo a Barletta ha destato mio studio, di redigere un progetto preliminare per stabilire un profondo interesse in Giordania, inducendo l’amico e collega Alì Abu l’importo finanziario da mettere in bilancio. Inoltre, verificata Ghanimeh ad organizzare una mostra nell’University of Jordan. L’evento dall’ufficio tecnico del Comune la disponibilità delle aree, che prevedeva la presenza del sindaco di Barletta, è stato finanziato da si decise di frazionare l’intervento - colto anche come Sua Eccellenza Akel Biltaji, consigliere del Re di Giordania, che quando occasione per riqualificare un importante nodo urbano sul era ministro della cultura e del turismo aveva accompagnato il papa lungomare - in due stralci. nel suo pellegrinaggio sui luoghi di Cristo. La nostra esposizione, che alli- Intanto, per anticipare i tempi necessari per la gara neava 22 tavole della “Casa di Abramo” a Napoli, Salerno e Barletta, è d’appalto e conscio della delicatezza del progetto, il dottor stata inaugurata da Sua Eccellenza Akel Biltaji alla presenza del rettore, Salerno m’incaricò di allestire in tre locali del Castello di del preside, di alcune autorità del governo, esponenti religiosi, docenti e Barletta un centro d’incontro culturale cristiano-islamico: studenti, intellettuali ed il rappresentante dell’ambasciata d’Italia (l’am- sarebbe servito a far conoscere usi e costumi della cultura basciatore in quel periodo era fuori dal paese). La notizia dell’evento è musulmana e per far assimilare le finalità del progetto stata riportata dalla stampa e perfino dalla radio nazionale. Mancava il ai cittadini di Barletta. Il dottor Salerno aveva colto sindaco di Barletta il cui posto è stato preso dal mio partner e correlatore l’importanza culturale, sociale e politica del progetto oltre dei progetti Gianluca Di Vito. Inoltre, siamo stati invitati a parlarne ai soci un suo prevedibile ritorno mediatico. Infatti, il “Venerdi di dell’Amman Rotary Club. Nella cena di commiato, Sua Eccellenza Biltaji, Repubblica” del 4 giugno 2004 segnala l’evento con una ricordando che l’ispirazione del progetto mi venne in Giordania, ci augurò pagina a firma di Rosaria Amato. di concretizzarlo e, mostrando il susseguirsi di minareti e campanili nel Nel 2005, il periodico “d’Architettura” n 26, monografico sui cielo di Amman, affermò che il mio ideale nel suo paese era da sempre “cambiamenti di stato”, pubblica il progetto preliminare un fatto tangibile. della Casa di Abramo di Barletta. In quell’anno, col gruppo dall’alto: del mio studio, prepariamo un libro arricchito di numerosi allestimento della mostra con gli studenti della Facoltà di Architettura di Amman contributi di studiosi, teologi e intellettuali. Tuttavia, il sindaco di Barletta, dopo aver inviato il suo ottimo scritto, scompare pagina precedente, il castello di Barletta. misteriosamente dalla scena. sopra, la pagina del “Venerdì di Repubblica” del 4 giugno 2004. una tavola del progetto preliminare di Barletta Sandro Raffone, S.E. Akel Biltaji, il rettore Abdelrahim Hunaiti, Gianluca Di Vito 10 T E M P I O I S L A M I C O - C R I S T I A N O A P O N T I C E L L I Tema per il laboratorio di progettazione 2 dell’a.a. 2000/2001 della Facoltà di Architettura dell’Università “Federico II” di Napoli 11 la stanza, il percorso e il recinto che si è rivelato fondamentale per la compiutezza del tema. La sala di preghiera è stata conformata dall’orientamento e dalla composizione di “muri musulmani” e “muri cristiani” disposti in ragione degli assi cardinali. Nel 1998, nella città di Irbid in Giordania, mi aveva colpito il profilo di un minareto ed un campanile attigui, un’immagine di rassicurante convivenza. La ripresa del conflitto in Palestina m’indusse a pensare di progettare qualcosa per unire (il Papa avrebbe poi esortato a “gettare ponti invece di elevare muri”) e quell’immagine mi fece balenare l’idea di un luogo di preghiera dove la distinzione dei riti fosse assegnata non allo spazio ma al tempo. Fu Rosaria Fiocco, mia moglie e consocia dello studio, a proporre il tempio islamico-cristiano come tema per il Laboratorio di Progettazione 2. La complessità del progetto consigliò d’interpellare numerosi studiosi che rilevarono molte riserve sulla possibilità di far accettare lo stesso spazio - sia pur utilizzato in tempi diversi - a cristiani e musulmani. Tutti sostennero la necessità di anteporre al progetto approfonditi confronti con specialisti delle due liturgie e religioni e mi fu suggerito di limitare l’intervento all’accostamento di due edifici sacri, proprio come quelli che avevo ammirato a Irbid. Tuttavia fu proprio la consapevolezza della grande difficoltà del problema a persuadermi di ribaltare l’approccio: avrei assunto la semplicità più che un’inaccessibile sapienza, come attributo del progetto. Compresi che avrei dovuto introdurre il paradosso dell’azzeramento della memoria, condizione inconcepibile, per l’architettura come per la vita, ma necessaria per un tema senza storia. Qui al contrario, il fine di rendere plausibile la condivisione dell’unico spazio sacro, imponeva la dispersione di tutti i simboli della tradizione e di tutto ciò che poteva evocare le figure di ciascuna religione. Trovai un valido sostegno nel coraggio, sensibilità e cultura del domenicano Benedetto Fulgione, allora Rettore della Cappella dell’Università Federico II. Il dotto monaco fornì l’autorevole supporto nell’opera di riduzione delle rispettive esigenze liturgiche portando all’essenza gli spazi della chiesa e della moschea. Sono così stati eliminati il campanile e il minareto, l’acquasantiera e la via crucis; è stato previsto l’uso di un altare mobile mentre la croce sarebbe stata introdotta prima della cerimonia. Il confessionale avrebbe trovato posto fuori dall’aula, mentre la civile usanza di togliersi le scarpe sarebbe stata estesa anche ai cristiani. Queste audaci semplificazioni hanno conferito al tema la necessaria chiarezza per essere trasferito ai mezzi dell’architettura. L’oblio assunto come presupposto operativo, che nei fatti coincide con l’effettiva assenza di antecedenti cui riferirsi, non ha esonerato ad ignorare la storia. Al contrario la comparazione di edifici dei due culti, è servita sia per evitare la sommatoria dei ricordi, sia all’opposto per rintracciare le radici comuni. Lo scavo in profondità degli “inizi” ha isolato tre archetipi di riferimento: I muri islamici sono la quibla con il mihrab (nicchia) puntato sulla Mecca - cioè a 129 gradi da Napoli - ed una parete perpendicolare alla quibla sul lato orientale. I muri cristiani sono una parete allineata sull’asse Est-Ovest posto a settentrione ed un muro ortogonale al primo sul lato Est. Con l’ingresso da occidente, la forma trapezoidale della sala presenta il fondo allargato ciò che, all’opposto della disposizione teatrale, favorisce la partecipazione. Il recinto avrebbe incluso funzioni specifiche di carattere religioso come la madrasa con la casa dell’imam e la parrocchia con l’alloggio del parroco oltre le fontane per le abluzioni ed il battistero. Per promuovere l’incontro avevo inserito alcune attività in comune come la mensa e la biblioteca, mentre le superfici scoperte sarebbero state concepite come un giardino. L’acqua che esprime la vita, il recinto che palesa l’unione, il giardino nel suo antico significato di La matrice della sala preghiera ottenuta dall’orientamento dei muri islamici e cristiani. paradiso e la luce come legame emozionale verso il divino, tendono a ridare senso alla visione simbolica dispersa dalla soppressione di tutti i simboli, evocando l’essenza spirituale delle due fedi. La condizione intrinseca di essere il complesso islamico-cristiano privo di memoria, ha favorito l’astrazione dell’architettura moderna, un’architettura del silenzio confacente alla spiritualità e che non avrebbe lasciato margini all’esibizione, all’estro o alla trasgressione. Invece l’interrogativo formale avrebbe trovato risposta direttamente nella “composizione architettonica”, il procedimento che riduce ad unità parti, ragioni e cause diverse, fra cui gli elementi costruttivi che non sarebbero stati indifferenti 12 al carattere architettonico. Louis Kahn, il grande architetto ebreo-americano, sostenne che la costruzione è un atto di fede, un 13 aforisma che ha indotto a scegliere una tecnica costruttiva antica e universale, quella governata dalla livella e dal filo a piombo, la più idonea per descrivere l’essenzialità di uno spazio liturgico espresso da volumi, luce ed ombre. Tempio Islamico Cristiano a Napoli Ponticelli. Laboratorio di Progettazione 2, a. a. 2000 / 01, progetto e plastico di Maria Antonia Papa. 14 TRE TESI DI LAUREA BARLETTA Convinto che il Meridione d’Italia offra le migliori condizioni - storiche, geografiche e La presenza di una numerosa comunità musulmana a Barletta culturali - per tentare l’innesto di un luogo per la condivisione dei culti monoteisti, ho ed i suoi storici legami con l’Oriente, hanno indirizzato la scelta riproposto l’idea del progetto di “Tempio Islamico Cristiano” in tre tesi di laurea a Napoli, per la tesi di Mariateresa Giammetti. Salerno e Barletta. Nel XII secolo Federico II di Svevia aveva scelto Barletta come La scarsa densità nel Meridione dei centri di cultura islamica rinforza le condizioni di ne- sede di una delle 4 basiliche palatine della Puglia e vi aveva cessità alla base dei progetti. eretto una delle sue fortezze in diretto contatto con Castel del Nelle tre città, già sede di centri di cultura islamica, sono stati individuati lotti che rispondo- Monte. no ai requisiti richiesti dalle direttive C.E.I. per la progettazione di nuovi centri parrocchiali. Il castello federiciano ha introdotto proporzioni e direzioni che si sono sommate a quelle prescritte dal tema. Il lotto del progetto è un’area in prossimità del porto a ridosso I tre progetti collocati nella mappa dei centri di cultura islamica in Italia della settecentesca Porta Marina, il cui asse di simmetria ruota di 5 gradi ad Est rispetto alla direzione Nord-Sud. Lo stesso scarto è presente anche in Castel del Monte, il cui ingresso, come i portali delle cattedrali, giace su un asse ruotato di 5 gradi rispetto alla direzione Est-Ovest. Inserito questo dato al progetto, il muro cristiano è stato posizionato sull’asse di Porta Marina, confermando la direzione di preghiera delle cattedrali. Il segmento che traguarda la Porta SALERNO Il progetto sviluppato da Giuseppe Basso è atipico in quanto le condizioni topografiche ed indica la direzione di preghiera cristiana, si concretizza in un canale d’acqua che, dalla fontana posta a margine della hanno escluso il riferimento alle matrici direzionali islamiche e cristiane. La scelta del luogo ha tenuto conto sia delle esigenze della comunità cristiana, che nella zona vive la propria fede in spazi inadeguati, e sia della mancanza di luoghi di culto per la comunità islamica, distribuita sull’ampio territorio della provincia. L’area è baricentrica per entrambe le comunità essendo centro del quartiere di Torrione Alto e presenta una facile accessibilità per i musulmani. sopra, veduta del plastico da Porta Marina. Il complesso si propone alla città come luogo aggregativo con ampi spazi verdi, la sotto, plastico visto dal fianco Est. A sinistra è visibile il recinto col giardino e le case dell’imam e del parroco; a destra le pertinenze in comune e l’aula preghiera. 15 16 Sulle direzioni suggerite dal sito ed imposte dal tema, le proporzioni 17 sono state attinte dall’impianto di Castel del Monte che, come Barletta, si trova sul 41° parallelo. A questa latitudine le ombre dei solstizi proiettate da uno gnomone, differiscono di un angolo di 32 gradi cioè l’apertura diagonale del rettangolo aureo. Infatti il Castello federiciano è proporzionato da un rettangolo aureo con l’estrema ragione di 22 metri, pari a 40 cubiti di 55 centimetri – sulle sue progressive sezioni auree e sul numero “otto”. Similmente, lo schema planimetrico della sala preghiera nasce dall’intersezione di un quadrato di 22 m di lato, orientato secondo la direzione cristiana e ripartito in 8 sottomoduli che segnano il passo dei pilastri e dal corrispondente rettangolo aureo orientato verso La Mecca. Il lato del “padiglione dell’acqua”, che accoglie il battistero e le fontane per le abluzioni, è ugualmente dimensionato dal rapporto aureo. Il modulo di 55 cm fissa la misura delle lastre di pietra che rivestono il blocco dell’aula, i servizi ed il recinto. Lo spazio di preghiera è teso tra il margine Ovest con “il padiglione dell’acqua” ed il margine Est, definito da due muri illuminati dalla luce riflessa dall’acqua della vasca sottostante. Il muro cristiano ha uno spessore maggiore dovuto alla presenza dell’altare scorrevole. Nello stesso muro è aperto il tabernacolo che, insieme al mihrab, nel giorno del solstizio d’estate è illuminato dalla luce proiettata da due fenditure. La veduta zenitale del plastico mette in evidenza il ruolo dell’acqua. Il canale che attraversa Porta Marina intercetta il giardino, separa le case dell’imam e del parroco e si conclude nella vasca interposta fra l’aula di preghiera e le pertinenze in comune. Il tracciato dell’aula di preghiera in rapporto a Castel del Monte.