Untitled - Comune di Fornovo di Taro

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Collettivo di Urbanistica 2012
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Comune di Fornovo di Taro- Variante parziale POC 2013
RAPPORTO AMBIENTALE – SINTESI NON TECNICA luglio 2013
INDICE
0 - CONTESTO LEGISLATIVO E METODOLOGIA
0.1 PREMESSA-SITUAZIONE URBANISTICA COMUNALE
0.2 INQUADRAMENTO NORMATIVO - ORDINAMENTO ITALIANO
0.3 LA VALUTAZIONE DI SOSTENIBILITÀ AMBIENTALE E TERRITORIALE DALLA L.R. 20/2000 ALLA
L.R.6/2009
0.4 ASPETTI METODOLOGICI
1 - LE SCELTE DEL PIANO OPERATIVO COMUNALE
1.1 LE MODIFICHE INTRODOTTE DALLA VARIANTE
1.2 LA MODIFICA A3
1.3 LA MODIFICA A6: IL CAMPO DA MOTOCROSS
2- DEFINIZIONE DELLE COMPONENTI AMBIENTALI
2.1 SINTESI DELLE CARATTERIZZAZIONI
2.2 SINTESI DELLE AREE VULNERABILI E DELLE PROBLEMATICHE ATTUALI DELLE AREE DI
VARIANTE
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3
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6
6
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7
9
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3 - LA VALUTAZIONE DEGLI EFFETTI DEL PIANO OPERATIVO: INDIVIDUAZIONE DEGLI
IMPATTI E DELLE MISURE MITIGATIVE O COMPENSATIVE
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3.1 INDIVIDUAZIONE DEGLI IMPATTI: MATRICE OBIETTIVI AMBIENTALI/AZIONI DI PIANO
3.2 DAGLI IMPATTI ALL’INDIVIDUAZIONE DELLE MISURE MITIGATIVE O COMPENSATIVE: CAMPO
DI MOTOCROSS DI MONTE ARDONE
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4 - INDICATORI PER IL MONITORAGGIO DEGLI EFFETTI DEL PIANO
4.1 METODOLOGIA
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0 - CONTESTO LEGISLATIVO E METODOLOGIA
0.1 premessa- situazione urbanistica comunale
La strumentazione urbanistica vigente del Comune di Fornovo deriva dalla variante generale al
P.R.G. approvata il 16 aprile 1999 con atto G.P. n° 324.
Le poche varianti intervenute nello scorso decennio hanno complessivamente modificato le
previsioni di piano in modo abbastanza contenuto e hanno di fatto rispettato l’impianto strutturale
del piano stesso.
L’ultima variante è della fine del 2007 ed è relativa alla traduzione del PRG in PSC, RUE e POC,
che è stata adottata il 27 gennaio 2009 (atto C.C. n° 6) e approvata il 21 aprile 2009 (atto C.C. n°
22).
La presente Variante discende dalle premesse poste tra il 2010 e 2012 dal ‘Piano Strategico
territoriale’ che metteva in gioco tre temi territoriali importanti:
•
il raddoppio della ferrovia Pontremolese,
•
nuova infrastruttura per il miglioramento dell’accessibilità alla stazione ferroviaria in variante
alla SS 62 della Cisa,
•
il recupero dell’area ENI.
0.2 Inquadramento normativo - ordinamento italiano
Lo stato italiano recepisce la Direttiva comunitaria 42/2001/CE nel Testo unico in materia
ambientale (D.Lgs. n.152/2006) e, al Titolo II della Parte II, specifica le modalità di svolgimento
della VAS, i casi in cui si rende necessaria la verifica di assoggettabilità e le modalità di
realizzazione, i contenuti del Rapporto Ambientale, le modalità di consultazione, i procedimenti di
valutazione e di decisione e i contenuti del monitoraggio.
La Parte II del Testo unico in materia ambientale (“Procedura per la Valutazione Ambientale
Strategica (VAS), per la Valutazione dell’Impatto Ambientale (VIA) e per l’Autorizzazione Integrata
Ambientale (IPPC)”) è entrata definitivamente in vigore il 1 agosto 2007 ed è stata ulteriormente
corretto e integrato dal D.Lgs. n.4/2008.
In linea con quanto previsto dalla direttiva comunitaria, il Decreto prevede che la fase di
valutazione sia effettuata durante la fase preparatoria del piano o del programma ed anteriormente
alla sua approvazione o all’avvio della relativa procedura legislativa, al fine di garantire che gli
impatti significativi sull’ambiente derivanti dall’attuazione di detti piani e programmi siano presi
in considerazione durante la loro elaborazione e prima della loro approvazione. Si specifica,
inoltre, che la VAS viene effettuata ai vari livelli istituzionali tenendo conto dell’esigenza di
razionalizzare i procedimenti ed evitare duplicazioni nelle valutazioni (art.11 del D.Lgs. n.4/2008).
Ai fini della valutazione ambientale, il Decreto prevede la redazione di un rapporto ambientale, che
costituisce parte integrante del piano o del programma e ne accompagna l’intero processo di
elaborazione e approvazione. Nel rapporto ambientale debbono essere individuati, descritti e
valutati gli impatti significativi che l’attuazione del piano o del programma proposto potrebbe
avere sull’ambiente e sul patrimonio culturale, nonché le ragionevoli alternative che possono
adottarsi in considerazione degli obiettivi e dell’ambito territoriale del piano o del programma
stesso (art.13 del D.Lgs. n.4/2008). Nell’Allegato VI al D.Lgs. n.4/2008 si specificano le
informazioni che devono essere considerate nel rapporto ambientale, tenuto conto del livello delle
conoscenze e dei metodi di valutazione correnti, dei contenuti e del livello di dettaglio del piano o
del programma. L’art. 13 chiarisce che, per evitare duplicazioni della valutazione, possono essere
utilizzati, se pertinenti, approfondimenti già effettuati e informazioni ottenute nell’ambito di altri
livelli decisionali o altrimenti acquisite in attuazione di altre disposizioni normative.
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0.3 La Valutazione di sostenibilità ambientale e territoriale dalla L.R. 20/2000 alla L.R.6/2009
La Valutazione di Sostenibilità Ambientale e Territoriale (Val.S.A.T.) è una delle principali
innovazioni in materia di pianificazione territoriale ed urbanistica introdotta con la nuova legge
regionale di tutela ed uso del territorio - L.R. 20/2000, ed ha in parte anticipato la direttiva europea
sulla VAS (Dir.2001/42/CE del Parlamento Europeo e del Consiglio concernente la valutazione
degli effetti di determinati piani e programmi sull’ambiente).
Disciplinata, all’art. 5 della nuova Legge Regionale, essa è rivolta alla “Valutazione preventiva
della sostenibilità ambientale e territoriale degli effetti derivanti dalla loro attuazione”, ed è
finalizzata ad assicurare un equilibrato rapporto tra sviluppo sociale, economico ed urbanistico e la
salvaguardia dell’ambiente e del territorio, introducendo in tal modo il concetto di sostenibilità delle
scelte pianificatorie. L’aspetto più innovativo della Val.S.A.T è indubbiamente la possibilità di
utilizzare uno strumento ed un metodo di valutazione integrato capace di tenere conto in modo
coerente e sinergico delle tre dimensioni: l’elemento naturalistico ambientale, quello umano
culturale sociale, quello economico infrastrutturale. La Val.S.A.T nella legge regionale viene
configurata come una specifica elaborazione che si colloca nel processo decisionale-pianificatorio
dello strumento urbanistico generale ed i suoi esiti “costituiscono parte integrante del piano
approvato”.
La Regione Emilia-Romagna ha approvato inizialmente la L.R.9/082008 “Disposizioni transitorie
in materia di Valutazione Ambientale Strategica e norme urgenti per l'applicazione del D.Lgs. 3
aprile 2006, n. 152” secondo cui la valutazione ambientale per i piani territoriali ed urbanistici
previsti dalla L.R. n. 20 del 2000 è costituita dalla valutazione preventiva della sostenibilità
ambientale e territoriale (Val.S.A.T) di cui all'articolo 5 della medesima legge, integrata dagli
adempimenti e fasi procedimentali previsti dal D.Lgs. n. 152 del 2006 non contemplati dalla L.R. n.
20 del 2000.
Per quanto attiene alla sua predisposizione non è stata, tuttavia, definita una specifica metodologia;
ciò è giustificato dalla novità del tipo di elaborazione da effettuare, pur tuttavia ne ha definiti i suoi
contenuti essenziali.
0.4 Aspetti metodologici
In relazione a quanto premesso al capitolo precedente la Variante al Piano operativo Comunale
(POC) di Fornovo di Taro è, quindi, sottoposta a Val.S.A.T..
Il presente documento si pone in piena continuità con il rapporto ambientale della Val.S.A.T. del
PSC in Variante, adottato contestualmente, acquisendo tutte le informazioni e le valutazioni in esso
contenute, specificandole e approfondendole in relazione agli ambiti in attuazione con il presente
POC. Si deve inoltre considerare la peculiarità della presente procedura che afferisce ad una
Variante di POC in applicazione di una Variante di PSC di tipo puntuale, situazione che prefigura
quindi un numero assai contenuto di ambiti di intervento, sia in sede di PSC che di POC. In questo
senso l’affinità tra i due procedimenti e tra i contenuti di merito, è anche maggiore di quanto non
accada nel caso di una Variante generale. La metodologia che si è seguita per la redazione
dell’intera Val.S.A.T.. e l’elaborazione delle diverse fasi del processo valutativo potrà prevedere
eventuali modifiche o integrazioni ai contenuti in funzione degli apporti della Conferenza di
Pianificazione,.
Il presente procedimento terrà quindi esclusivamente conto di tutti gli aspetti ambientali e
territoriali che rilevano ai fini della valutazione della compatibilità delle puntuali modifiche previste,
valutando tutte e solo quelle relazioni significative che possono o potranno instaurarsi tra le aree in
oggetto ed il contesto territoriale.
Lo schema metodologico della Val.S.A.T del POC è quindi il seguente:
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RAPPORTO AMBIENTALE – SINTESI NON TECNICA luglio 2013
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Esplicitazione delle scelte del Piano. In particolare, per ciascuna azione di Piano sono riportate sinteticamente
le informazioni essenziali per la valutazione ambientale, rimandando ai contenuti del Piano per qualsiasi
ulteriore approfondimento.
Definizione delle componenti ambientali. Le componenti ambientali rappresentano gli aspetti ambientali,
economici e sociali che costituiscono la realtà del territorio comunale. In accordo con la Val.S.A.T del PSC, le
componenti ambientali considerate per la valutazione sono: aria, rumore, risorse idriche, suolo e
sottosuolo,paesaggio ecosistemi e qualità, consumi e rifiuti, effetto serra, mobilità, modelli insediativi e
industria.
Valutazione delle azioni di Piano e definizione delle misure di mitigazione. Identificazione degli impatti
potenzialmente indotti e definendo le misure di mitigazione necessarie per eliminarne o comunque contenerne
gli effetti indotti.La fase si articola per schede nelle quali si definisce una prima parte, volta alla descrizione
puntuale delle caratteristiche del territorio nella zona in cui l’intervento si inserisce e una seconda parte in cui
sono identificati, per ciascuna componente ambientale considerata, gli impatti potenzialmente indotti
dall’attuazione dell’intervento e definite le misure di mitigazione per contenerne gli effetti negativi. Si
evidenzia che le misure di mitigazione individuate sono inserite nell’apparato normativo del Piano per
garantirne la massima cogenza.
Piano di monitoraggio con individuazione degli Indicatori , riferiti agli obiettivi del piano, per il
monitoraggio dei suoi effetti e la verifica del conseguimento dei risultati attesi. A tal proposito si premette che
in questa sede si ritiene adeguato il Piano di monitoraggio già definito nella Val.S.A.T. del PSC.
Il presente Rapporto Ambientale del POC riprende integralmente il quadro degli obiettivi di
sostenibilità ambientale e territoriale configurato per la contestuale Variante di PSC, i quali sono
stati oggetto di verifiche di coerenze interne ed esterne relativamente alla pianificazione sovraordinata, in sede di Rapporto Ambientale della Variante di PSC, facendo quindi specifico
riferimento al capitolo 2 del citato rapporto.
In tal senso non vengono in questa sede riportate tali verifiche al fine di evitare duplicazioni,
occupandosi invece in dettaglio degli aspetti relativi alla valutazione degli impatti e delle misure di
mitigazione in relaziona alle azioni del POC.
Per facilitare la lettura ed il confronto con il Rapporto Ambientale del PSC le azioni del Piano
rispetto alle quali si è operata la valutazione hanno mantenuto le stesse sigle di riferimento assunte
nella Val.S.A.T. del PSC.
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1 - LE SCELTE DEL PIANO OPERATIVO COMUNALE
1.1 Le modifiche introdotte dalla Variante
Come si è affermato in Premessa (vedi cap.0.1), la Variante deriva dalle indicazioni della Variante
di PSC contestuale, la quale a sua volta parte dei presupposti emersi in sede di PST(2010-2012),
piano che ha interessato l’intero territorio comunale, e rispetto al quale l’amministrazione ha
ritenuto di anticipare alcuni temi puntuali, le cui condizioni di fattibilità erano nel frattempo
maturate e offrivano opportunità di intervento non dilazionabili ulteriormente.
La Variante al PSC ha previsto un numero contenuto di modifiche che comporteranno nuovi assetti
strutturali e, quindi, sono state rivolte principalmente al PSC, ma ha previsto anche scelte operative
di integrazione del POC ed RUE e scelte di assetto specifico, nonchè ha previsto diversi
perfezionamenti e correzione degli elaborati che non costituiscono modifica degli strumenti.
In particolare la Variante al PSC ha interessato i seguenti aspetti di cui quelli evidenziati in grigio
costituiscono oggetto della presente Variante di POC. Per facilitare la lettura ed il confronto con il
Rapporto Ambientale del PSC le modifiche ed i perfezionamenti hanno mantenuto le stesse sigle.
modifiche ad ambiti del territorio urbano:
N.
a1
a2
a3
a4
a5
a6
Ubicazione
Modifica
Trasposizione negli strumenti urbanistici delle determinazioni
dell’Amministrazione Comunale in merito ai contenuti del
Capoluogo
Piano Strategico Territoriale relativamente al nuovo assetto
urbanistico dell’Area Ex Raffineria Eni s.p.a. con
individuazione viabilità di supporto a tale riqualificazione
Riqualificazione sede attuale centro scolastico in via Marconi.
Capoluogo
(limitatamente alla definizione delle norme transitorie (PSCRUE) in attesa di inserimento in POC)
Variazioni di destinazioni d’uso di tre aree di proprietà
Capoluogo zona
comunale all’interno della zona produttiva esistente (Da
artigianale
servizi a completamento e viceversa)
Variazione di destinazione d’uso di parte dell’area scolastica e
Capoluogo
del lotto a verde privato
Territorio
Variazione di area agricola in località Case Stefanini
Variazione di area agricola ed inserimento della pista da
territorio
motocross in località Monte Ardone
Strumento
PSC-POC
PSC
RUE-POC
PSC-RUE
PSC-RUE
PSC-RUE-POC
perfezionamento degli elaborati di Piano a seguito dei seguenti perfezionamenti cartografici e
correzione di errori materiali:
N.
Ubicazione
Modifica
Strumento
b1
La Salita
Perfezionamento vincolo idrogeologico (errore materiale)
b2
b3
b4
b5
b6
La Salita
Capoluogo
Capoluogo
Piantonia
Case Folli
Perfezionamento pista ciclabile (errore materiale)
Perfezionamento Stradello Menegalli (errore materiale)
Perfezionamento lottizzazione Boraschi
Perfezionamento abitato da consolidare (errore materiale)
Perfezionamento area agricola (errore materiale)
b7
Capoluogo
Individuazione area Eni come Sito da Bonificare
b8
b9
Territorio
Capoluogo
PSC-RUE
RUE
RUE
RUE
PSC-RUE
RUE
PSC-RUE-Tavola
sinottica
RUE
PSC-RUE-POC
Inserimento vincolo paesaggistico sulle tavole di RUE
Perfezionamento Parco del Taro (errore materiale)
Perfezionamento Pre-Parco Boschi di Carrega
(errore
PSC-RUE
materiale)
Perfezionamento depuratore
PSC-RUE
Individuazione fascia di rispetto “Shunt” ferroviario.
PSC-RUE
b10 Territorio
b11 Riccò
b12 Territorio
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Come già detto in sede di Rapporto Ambientale del PSC, la Val.S.A.T. si è occupata nel dettaglio
delle seguenti ‘modifiche’: a1, a6. Le modifiche di cui ai punti a2, a3, a4 e a5 non hanno richiesto
valutazioni specifiche in relazione alla tipologia di modifica introdotta.
Parimenti il Rapporto ambientale del POC entrerà quindi nel merito esclusivamente della
valutazione della modifica a6.
1.2 la modifica a3
Modifica a3: Variazioni di destinazioni d’uso di tre aree di proprietà comunale all’interno della
zona produttiva esistente
La modifica riguarda la Variazioni di destinazioni d’uso di tre aree di proprietà comunale all’interno
della zona produttiva esistente (da servizi a completamento e viceversa). Si tratta di una modifica di
destinazione d’uso nell’area produttiva industriale consolidata limitrofa al sito Eni, ricompresa nel
tessuto urbanizzato esistente e classificata a produttivo, che prevede uno scambio di destinazioni tra
le due destinazioni servizi e completamento produttivo, non spostando in nessun caso i limiti
attualmente già definiti delle aree urbanizzate/urbanizzabili, ne modificando in alcun modo le
dotazioni di servizi.
1.3 la modifica a6 - il campo da Motocross
La Variante inserisce una nuova previsione destinata alla realizzazione di una pista da Motocross, in
prossimità dell’area di Monte Ardone ove trovano già posto la discarica comunale e una serie di siti
legati agli impianti dei pozzi di controllo della rete del metanodotto. L’area è attualmente destinata
dal PSC ad ‘attrezzature e spazi collettivi’ (variante recente del PSC) di cui all’art 8. delle NTA del
PSC. Essendo in precedenza individuata come ‘ambito agricolo di rilievo paesaggistico’ , l’area
non era individuata dal POC vigente. L’area è attualmente inserita in RUE come ‘area agricola
dissestata’.La Variante al POC prevede quindi la sua identificazione con la sigla Ard_S1, tra
“Infrastrutture, servizi e spazi pubblici” da realizzare e inserisce un nuovo punto all’art.10 delle
NTA del POC.
L’area verrà quindi inserita in RUE trasformandola da ‘area agricola dissestata’ in ‘zona per
attrezzature’ di cui all’art 34. delle NTA del RUE.
La problematica legata alla localizzazione di un impianto con caratteristiche quali un crossodromo è
evidentemente connessa all’incompatibilità notevole che tale impianto presenta in generale rispetto
alle destinazioni del territorio (residenza, servizi di altro tipo, terziario) in ragione dei notevoli
livelli acustici raggiunti in fase di funzionamento (diurni e notturni in funzione alle competizioni) .
La necessità è emersa in relazione alla richiesta presente sul territorio a livello intercomunale
essendo la media valle del Taro poco dotata di strutture di questo tipo ; la struttura di Sala Baganza
(peraltro destinata ai giovanissimi) è infatti chiusa, ed il primo impianto omologato e
adeguatamente attrezzato si trova a Lesignano Bagni (a circa 20 Km nella valle del Parma); altri si
trovano a Salsomaggiore, Bardi e Trecasali, tutti a distanze superiori e, solo a Salsomaggiore, ben
organizzati.
L’opportunità del sito in oggetto è quindi rilevante e trova fondamento in alcuni presupposti di base:
- disponibilità di aree localizzate in un sito idoneo dal punto di vista morfologico e dal punto di
vista della tipologia dell’impianto, ovvero la moderata acclività del terreno permette un disegno
articolato del circuito senza eccessivi movimenti terra,
- disponibilità di aree idonee rispetto alla incompatibilità con altre destinazioni, ovvero
sufficientemente isolate, accessibili mediante sedimi viari esistenti, non gravate da vincoli
specifici,
- utilizzo di aree e di un sito già largamente compromesso dalla presenza della discarica, delle tre
aree di supporto dei pozzi del metanodotto,
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presenza di soggetti interessati alla realizzazione della struttura privata, ma aperta all’uso
pubblico, e quindi di conseguenza presenta
una fattibilità economica estremamente elevata,
possibilità di convenzionamento con il comune al fine di adeguare le necessarie infrastrutture e
le dotazioni che accompagnano la struttura nel quadro della situazione in essere a Monte Ardone.
L’intervento richiederà, ai sensi dell’art.20 del Dlgs 152/06 allegato IV punto 8 lett. b), la verifica di
assoggettabilità alla procedura di VIA (valutazione impatto ambientale) in sede di formazione del
progetto della pista.
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2- DEFINIZIONE DELLE COMPONENTI AMBIENTALI
In accordo con la Val.S.A.T del PSC, le componenti ambientali considerate per la valutazione sono:
1-aria, 2-rumore, 3- risorse idriche, 4-suolo e sottosuolo, 5-paesaggio ecosistemi e qualità, 6consumi e rifiuti, 7-mobilità, 8-modelli insediativi e industria.
Si fa rimando alle ‘Analisi dello stato di fatto e delle tendenze evolutive’ di cui alla Val.S.A.T. del
PSC (c.f.r. capitolo 1 ) al fine della ricostruzione del quadro conoscitivo di riferimento.
Nel presente capitolo vengono schematicamente riassunti gli aspetti determinanti per criticità o
potenzialità di ciascuna delle componenti citate e vengono individuati gli aspetti caratterizzanti le
aree ricadenti in POC. Le considerazioni in questa fase analitica vengono rapportate sia alla
situazione specifica dell’area a6 che dell’area a3.
2.1. Sintesi delle caratterizzazioni
2.1.1 aria
potenzialità
La situazione aggiornata al 2012 (luglio) relativa alla
stima del livello di inquinamento atmosferico di Fornovo
è stata rilevata mediante i dati di ARPA attraverso la
lettura dell’indicatore IQA. I livelli estivi elevati di ozono
portano la stima sulla qualità dell’aria a livelli non
particolarmente buoni, mentre i livelli invernali e
primaverili sono buoni o accettabili.
criticità
Si evidenziano quindi problematiche di inquinamento di
tipo certamente locale (non rilevabili con sistemi statistici
e senza monitoraggi in situ) e non tali da modificare
l’assetto complessivo della qualità dell’aria. Nonostante
infatti la situazione non particolarmente critica della
qualità dell’aria va considerato che il territorio comunale
è classificato dal Piano Provinciale di Risanamento e
Tutela della qualità dell’Aria come Zona A –
Agglomerato (territorio dove è particolarmente elevato il
rischio del superamento del valore limite e/o delle soglie
di allarme).
Si dovranno quindi prevedere in sede di monitoraggio per
l’area a3 le problematiche indotte dalla viabilità relative
alla qualità dell’aria in zona urbana, mentre per l’area a6
il monitoraggio dovrà tenere conto sia delle emissioni
della pista in termini di polveri che della situazione
pregressa generata dalla discarica, situazione derivabile
dai controlli periodici cui la struttura è sottoposta dai
competenti enti.
2.1.2 rumore
Il comune di Fornovo è dotato dal 2006 di Piano di classificazione acustica del territorio del
comune di Fornovo di Taro approvato in data 23/11/2006 con DCC n.73. La classificazione acustica
è stata redatta sulla base della L.447/95 e del seguente DPCM 14/11/97 con le specifiche previste
dalla LR 15/2001- Disposizioni in materia di inquinamento acustico.
potenzialità
L’area a3, stante la datazione della classificazione acustica
coincidente con le ultime fasi operative dello stabilimento
ENI, riporta ovviamente ancora una situazione di
classificazione acustica che fotografa la presenza
dell’azienda e del comparto produttivo ad est ovvero una
classe V.
1
criticità
Per quanto riguarda l’area a6, attualmente in classe III, le
prime valutazioni previsionali rispetto alle possibili criticità
indotte dalla nuova destinazione sono già state vagliate in
apposito studio 1derivandone, rispetto ai ricettori sensibili
esistenti (vedi immagine precedente) un sostanziale rispetto
dei valori massimi ed anche dei differenziali di legge a
‘Valutazione previsionale di impatto acustico’ redatta nel maggio 2012 ai fini della richiesta di localizzazione del campo di motocross
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RAPPORTO AMBIENTALE – SINTESI NON TECNICA luglio 2013
Per l’area a3 l’attuale situazione non presenta particolari
criticità rispetto alla Variante alla POC, in quanto le aree
di trasformazione For_R10 prevederanno destinazioni
afferenti a classi acustiche inferiori alla VI che potrà quasi
certamente essere eliminata. Tale operazione richiederà
ovviamente la ridefinizione della classificazione acustica
in base alle normative vigenti
determinate condizioni di utilizzo. Questi ultimi vengono
rispettati unicamente a condizione che la gestione del
campo di motocross permetta l’accesso al circuito
unicamente a moto che utilizzino silenziatori per gli
scarichi (db killer) nel rispetto del regolamento FMI 2012.
2.1.3 risorse idriche
potenzialità
Le potenzialità del sistema locale delle acque in funzione
della Variante specifica di POC, sono legate a :
- una buona potenzialità di mantenimento della qualità
delle acque superficiali del Taro già oggi raggiunta e
migliorabile, in particolare grazie alla riduzione dei
reflui produttivi e ai nuovi interventi sulla rete
fognaria attuale e prevista dai futuri interventi,
- una possibilità di riqualificazione del sistema
idrologico
superficiale
che
richiederà
approfondimenti specifici ai fini della ricostruzione
della situazione effettiva del reticolo minore naturale
in larga misura intubato, al fine sia di realizzarne una
completa separazione in tubazione adeguata, del
reticolo di raccolta delle acque reflue, sia di valutarne
possibili parziali recuperi a cielo libero per i tratti più
prossimi alle aree naturali,
criticità
Gli aspetti critici sono invece legati a :
- necessità di contenere i consumi legati al nuovo
insediamento onde evitare di aggravare il deficit
idrico che induce i bassi livelli delle acque
sotterranee sul sistema del bacino del Taro e non di
meno di indurre situazioni locali di deficit connesse a
periodi metereologicamente critici,
- necessità di definire in termini ultimativi e precisi le
prestazioni delle opere di bonifica dell’area ex Eni al
fine di contenere gli eventuali rischi ancora presenti
di percolazioni in falda,
- necessità di rivedere in modo completo l’assetto delle
reti dei reflui e di intervenire con nuove soluzioni
impiantistiche e prestazionali al fine di evitare
aggravi del sistema fognario e idrogeologico
complessivo. Si dovrà tenere presente che gli
interventi dovranno
essere innovativi, ma
contestualmente compatibili con la rete esistente la
quale
sta nel tempo subendo adeguamenti
progressivi,
- necessità di operare in modo unitario e coordinato
nell’insediamento delle nuove attività produttive
(modello APEA) che non potranno comportare
aggravi alla rete complessiva e non potranno disporre
di scarichi autonomi,
- necessità di non alterare l’assetto idrogeologico del
versante del Monte Ardone e non intervenire sul
reticolo idrografico minore.
2.1.4 suolo e sottosuolo
Il tema viene affrontato, in funzione della posizione dell’area di Variante, nel merito delle
specifiche problematiche relative agli aspetti idrogeologici e sismici innescati dalle dinamiche della
fascia fluviale e dalla recente impostazione della micro zonazione sismica, facendo riferimento
quindi al contesto ristretto ed alle indicazioni in materia definite a livello di PTCP/2008 di Parma
per entrambe le aree a3 e a6;
potenzialità
L’area a3 in riferimento al P.A.I./maggio 2001 l'area
ricade in Fascia B di esondazione del F. Taro.
L’area di progetto ricade inoltre completamente in ‘Aree
vulnerabili a sensibilità elevata con ricarica diretta
dell’acquifero C, oltre B e A’ e nelle’Zone di protezione
delle acque sotterranee,settore di ricarica di tipo A e D’
del PTCP art.23. In tal senso vigono i disposti di cui
all’allegato 4 del PTCP e le norme del Piano di tutela
criticità
L’area a6 ricade in zona collinare, ricadente nel bacino
del rio Riccò affluente del Taro di dx, interessata da
alcuni movimenti gravitativi parte quiescenti e parte attivi
che presuppongono una situazione di rischio da elevata a
molto elevata. Per quanto riguarda i movimenti quiescenti
si rileva che essi pur avendo alterato le caratteristiche
geomorfologiche non impediscono ne la coltivazione
agricola ne lo sviluppo della vegetazione. Le diffuse zone
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delle acque Regionale. Ai sensi dell’art.13 e 28 del PTCP
l’area a3 ricade nella zona di deflusso di piena ambito A2.
La situazione dell’area a3 presenta una contenuta criticità
come già specificato in base agli studi specifici condotti
per il POC/RUE vigente, in particolare per quanto
riguarda le parti già attualmente insediate che ricadono
infatti in area R0, R1 o R2. Dal punto di vista delle
verifica della componente sismica ed idrogeologica è
emerso che l’area è idonea alla realizzazione delle
destinazioni d’uso previste, rispettando una serie di
prescrizioni inerenti due aspetti specifici (a,b seguenti) la
scelta delle fondazioni e la tutela degli acquiferi
sotterranei.
a, la scelta della tipologia fondazionale delle opere da
definirsi tenendo conto che:
per fondazioni superficiali
- il piano di fondazione dovrà essere posto al di
fuori del campo di variazione significative del
contenuto d’acqua del terreno e a profondità tali da
non risentire di fenomeni di erosione o
scalzamento di acque superficiali; e comunque al
di sotto della coltre di terreno vegetale, nonché al
di sotto dello strato interessato dal gelo;
- il terreno di fondazione non dovrà subire
rimaneggiamenti e deterioramenti prima della
costruzione della opera;
- eventuali acque ruscellanti o stagnanti dovranno
essere allontanate dagli scavi;
- il piano di posa degli elementi strutturali di
fondazione dovrà essere regolarizzato e protetto
con conglomerato magro o altro materiale idoneo;
- è opportuno che il piano di posa delle fondazioni
sia tutto sullo stesso livello;
- particolare attenzione dovrà essere posta alla
realizzazione degli sbancamenti;
- durante la realizzazione delle fondazioni, nel
caso in cui queste interferiscano con la falda, dovrà
essere previsto l’aggottamento delle acque;
per fondazioni profonde:
- le fondazioni dovranno rispettare le simmetrie
della sovrastruttura;
- i pali dovranno essere armati adeguatamente per
tutta la loro lunghezza, anche se ciò non dovesse
risultare strettamente necessario in base ai risultati
di carico;
- si dovrà provvedere ad assicurare un’efficace
connessione dei pali con la struttura di
collegamento alla loro testa, al fine di evitare che,
in occasione di eventi sismici violenti, possa
prodursi una disconnessione di alcuni pali; nel qual
caso, perdurando il moto sismico, si avrebbe un
aggravio delle forze agenti sui pali che
mantengono la connessione.
b, la tutela degli acquiferi sotterranei, prevederà:
- l’inibizione della ricerca di acque sotterranee e la
realizzazione di pozzi anche ad uso domestico, ove
non autorizzati dalle autorità competenti ai sensi
dell’art. 95 del RD 11/05/1933 n. 1775;
- l’obbligo di separazione tra reti di acque bianche
e acque nere;
- la progettazione e la costruzione di condotte
calanchive presenti si configurano come zone soggette ad
intensi fenomeni di ruscellamento concentrato e diffuso
stante la rilevante acclività dei versanti, nonché soggette a
fenomeno di soliflusso che inibisce la vegetazione
La situazione dell’area a6 presenta una vulnerabilità
attenuta in considerazione delle caratteristiche
stratigrafiche del sottosuolo e dei parametrici idrografici,
nonostante la presenza di fenomeni attivi. Gli
approfondimenti hanno quindi rilevato che, nel caso di
interventi, l’area è idonea dal punto di vista geologico alla
realizzazione delle destinazioni d’uso previste,
rispettando alcune prescrizioni in merito alla riduzione al
minimo dell’infiltrazione delle acque meteoriche nel
sottosuolo mediante adeguate canalizzazioni superficiali
poiché aumenti della pressione idrostatica indurrebbero
modifiche alle caratteristiche meccaniche dei terreni
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RAPPORTO AMBIENTALE – SINTESI NON TECNICA luglio 2013
fognarie, in conformità con quanto previsto dal
DMLP del 12/12/1985 (p.ti 1, 2, 3, 4), nonché
dalla circolare dei MMLLPP n. 27291 del
30/03/1986;
- la corretta gestione dei cantiere al fine di evitare
la percolazione nel sottosuolo di acque inquinate;
- la comunicazione per i depositi e stoccaggi di
rifiuti pericolosi alla Provincia di Parma-Servizio
Ambiente, Difesa del suolo e Tutela del Territorio
con cadenza biennale, ai sensi dell’art 15 NTA
dell’Allegato 4 del PTCP di Parma;
- il recapito in corpi idrici poco o non significativi,
cioè con portata del recettore presente per meno di
120 giorni in un anno, dello scarico dei reflui
(urbani e industriali) nel rispetto dei limiti tabellari
dei parametri di controllo previsti dalla tab. 4
Allegato 5 del D.Lgs. 152/06 Parte Terza (art 17
NTA dell’Allegato 4 del PTCP di Parma).
-l’opportuna impermeabilizzazione in relazione
alla possibile risalita della falda fino a quote
prossime al piano campagna attuale, di eventuali
locali interrati dovranno con verifica delle opere
anche al galleggiamento.
2.1.5 Paesaggio, ecosistemi e qualità
paesaggio
potenzialità
Tra gli elementi di struttura che costituscono
un’opportunità ai fini della valorizzazione dell’area si
rileva per l’area a3:
- presenza di una quinta arborea quasi completa lungo
tutta la fascia fluviale di sponda dx del Taro, che,
rispetto al punto di vista prioritario dato sia
dall’affaccio ovest sul Ponte sul Taro che dall’asse
stesso del ponte (asse panoramico), assicura una
percezione continua del sistema ambientale del fiume,
e contestualmente costituisce un mascheramento per
le attuali strutture edificate esistenti.
- presenza di una fascia arborea lungo tutto il sedime
ferroviario, di rilevanti dimensioni per spessore e per
portamento delle alberature che assume un
ambivalente significato costituendo di per se un
rafforzamento della barriera fisica e visiva dell’asse
ferroviario, ma nel contempo costituendone
mascheramento e filtro di significato ambientale non
indifferente (rumore, polvere).
- continuità fisica con il centro storico funzionalmente
praticabile a livello stradale, che pur in assenza di una
continuità visiva (l’area di Variante e il centro storico
sono separate dal massiccio del rilevato del ponte), si
è storicamente consolidata, facendo assumere ai
fornici dei sottopassi un valore di cerniera che, in
presenza della indispensabile riqualificazione delle
aree di Variante e di quelle ad esse connesse,
garantirà certamente la permeabilità funzionale e una
notevole qualità ambientale.
- relazioni visive con il versante collinare ed in
particolare con i riferimenti visivi legati alle strutture
criticità
Gli elementi di criticità rilevabili sono invece riferiti a
per l’area a3
- impatto puntuale, ma rilevante, dell’affaccio
dell’area produttiva più prossima al ponte in sponda
destra, esterna in effetti all’area di Variante, ma
costituente elemento di forte discontinuità percettiva
oltreché situazione di oggettivo impatto visivo e
fisico sulla fascia fluviale del Parco.
- scarsa accessibilità e contenuta qualità ambientale
delle aree già ricadenti in parco poste
immediatamente alle spalle dell’area produttiva,
connotate da elementi puntuali di degrado.
- scarsa qualità dei fronti urbani della viabilità
esistente verso il centro storico di cui si prevede la
conservazione.
Per l’area a6
- presenza del vasto sito della discarica localizzata su
versante immediatamente a valle del crinale
principale con esteso rimodellamento delle pendici.
Difficili sono state le operazioni di mitigazione
stante la localizzazione estremamente esposta, fatta
salva la presenza dell’area boscata ad ovest che
tuttavia risulta localizzata più a valle della discarica
stessa riducendo così l’effetto di mascheramento.
- individuazione di aree già compromesse a nord-est
legate al sito del futuro motocross e dei limitrofi
impianti. Le aree presentano limiti particolarmente
sensibili per l’elevata intervisibilità che potranno e
dovranno essere oggetto di approfondimento in
analisi e di misure di mitigazione in progetto.
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RAPPORTO AMBIENTALE – SINTESI NON TECNICA luglio 2013
storiche che li connotano: la situazione è
apparentemente
favorevole
per
l’area
di
trasformazione, ove i decenni di uso produttivo legato
ad un’attività dominante ed invasiva hanno strutturato
barriere di protezione volute certamente sia dalla città
che dall’azienda..
Per l’area a6
- la viabilità di crinale che parte da monte Ardone e si
orienta verso nord. Il tracciato è notevolmente esposto
e intervisibile e lambisce le aree già oggi
compromesse. L’asse stradale è quindi in correlazione
visiva con il contesto circostante e sarà opportuno
valutare in sede di approfondimento eventuali
correlazioni di più lungo raggio con la valle del Taro
sia nella porzione verso nord che verso est nonché
eventuali rapporti con i centri collinari più lontani.
- presenza diffusa di aree calanchive di estensione
notevole e di rilevante significato nel disegno del
paesaggio, relazionate strutturalmente con le altre
componenti del paesaggio e visivamente con gli
elementi di disturbo presenti.
- componenti del paesaggio rurale collinare integre e
ben riconoscibili, con prevalenza di componenti
naturali (aree boscate e a cespuglieto) interrelate con
il sistema agricolo, connotato dalla contenuta
presenza di insediamento.
Ecosistemi e qualità
L’area a3 risulta prossima all’area del Parco del Taro (coincidente anche con l’area del SIC/ZPS
IT4020021 Medio Taro), seppure totalmente esterna ad essa.
L’area a6 dimensionalmente pari a circa 2,4 ha si colloca a sud-ovest dell’area urbana, sulle pendici
collinari in prossimità della loc. Monte Ardone. Per quanto riguarda l’area di studio della a6 non si
riscontrano specifici elementi di valore al di la della presenza già rilevata delle diffuse aree
calanchive e del patrimonio boschivo, che tuttavia non rappresentano una specifica peculiarità
dell’area, ma sono diffuse su tutti i versanti collinari occidentali (dx Taro) del territorio comunale.
La lettura delle condizioni in essere viene operata in termini qualitativi in relazione alle seguenti
categorie .
potenzialità
- discrete condizioni: per l’area a1, situazione propria
delle aree verdi pubbliche interstiziali o private con
alberature diffuse impiantate a filare o a macchia e
delle aree arborate consolidate lungo i sedimi
ferroviari. Si tratta di aree che potrebbero essere
conservate, potenziate e mantenute al fine di
costituire elementi cardine (si tratta di vegetazione
stabilizzata) della continuità del sistema del verde
connettibili alle nuove aree di progetto. Per l’area a6
si tratta dei primi recuperi operati nel contesto della
discarica .
- buone condizioni: per l’area a1, situazione di discreta
naturalità propria delle aree prossime al fiume sia
dentro che fuori dal Parco/SIC. Si tratta di aree che
dovranno nei limiti delle condizioni di progetto
essere conservate e potenziate. Per l’area a6, tutte le
aree non individuate si trovano in buone condizioni
di conservazione ed in situazione di totale integrità.
criticità
- alto impatto: presenza di funzioni in forte contrasto in
aree integrate in contesti naturali o seminaturali. Si
tratta dell’area dell’ex-depuratore (area a1),
attualmente utilizzata come discarica temporanea, che
deve essere liberate e riqualificata. Nel caso dell’area
a6 si tratta parimenti di una discarica, quella
comunale, di dimensioni notevolmente superiori e
localizzata in posizione di discreta visibilità.
- degrado: situazione delle aree libere compromessa da
usi anche parziali di tipo non organizzato ed
improprio. Si tratta per l’area a1 delle aree marginali
del sistema produttivo, e con destinazioni di PRG
attualmente produttivo, che tuttavia non sono state
occupate in modo strutturato e organizzato delle
attività presenti, ma sono di fatto tenute come depositi
temporanei privi di pavimentazioni. Le aree in oggetto
possono essere recuperate ad usi produttivi mediante
le necessarie trasformazioni oppure ad usi accessori
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RAPPORTO AMBIENTALE – SINTESI NON TECNICA luglio 2013
-
aree in trasformazione: per l’area a1, i tratta dei
sedimi ex-industriali dell’area Eni, attualmente in
fase di bonifica, il cui livello di compatibilità
ambientale attuale è molto basso in ragione
dell’inquinamento dei suoli, ma che a operazioni
terminate sarà funzionale alle destinazioni da
prevedersi. Le destinazioni attuali, tutte produttive,
sono orientate ad una conversione parziale verso usi
a
verde
pubblico
attrezzato/non
e
terziario/residenziali, oltreché di conferma del
produttivo, quindi la bonifica sarà volta a garantire
tali funzioni in piena sicurezza. Per l’area a6 si tratta
di sedimi marginali che interessano i siti degli
impianti in funzione .
-
-
con caratteristiche di verde di servizio o di spazi di
arredo anche in questo caso mediante processi di
recupero e qualificazione. Nel caso dell’area a6 si
tratta delle aree che verranno destinate alla pista da
motocross, già parzialmente trasformate mediante un
intervento non autorizzato, e quindi bloccato
dall’Amministrazione, che pur non avendo portato
alla realizzazione di infrastrutture, aveva iniziato a
definire i tracciati delle piste sul terreno, lasciando
quindi i suoli in parte compromessi ed esclusi al
momento dall’uso agricolo.
abbandono: situazione di non utilizzo delle aree
libere, in assenza di manutenzioni e controlli. Si tratta
per l’area a1, di aree di tipologie diverse: spazi liberi
abbandonati dalle funzioni produttive e lasciati sterrati
senza controllo, spazi destinati alle trasformazioni
urbanistiche mai realizzate, spazi residuali prossimi al
fiume le cui funzioni produttive o per il tempo libero
sono state dismesse. Si tratta di aree che possono
diventare parte integrante del ridisegno del sistema del
verde pubblico strutturato o delle aree di
trasformazione per funzioni terziarie e residenziali ai
fini del ripristino dei collegamenti con il sistema del
fiume o della ricostituzione delle fasce di mitigazione
verso i sedimi ferroviari.
2.1.6 consumi e rifiuti
Il sistema dei sottoservizi e delle relative problematiche indotte sull’ambiente viene disaggregato in
- sistema fognario,
- risorsa idrica.
Per quanto riguarda invece le radiazioni le aree non presentano criticità specifiche.
Per quanto riguarda la produzione e smaltimento dei rifiuti la maggiore criticità è data dalla
notevole distanza che separa la percentuale di differenziata comunale (forse al 29% per il 2011)
dall’obiettivo nazionale dato dall’art 205 del Dlgs 152/06, ma è parimenti molto lontana
dall’obiettivo per il 2012 fissato dal Piano Provinciale per la gestione dei rifiuti per il sub-ambito
cintura di Parma pari al 56,2%.
potenzialità
Le reti presentano una complessiva positività in relazione
al livello di urbanizzazione delle aree di Variante: si tratta
infatti di aree completamente urbanizzate, che non
richiederanno ampliamenti del sistema delle reti, ma solo
miglioramenti.
criticità
Esistono tuttavia delle specifiche criticità in particolare a
carico dell’area urbana in cui ricade a3:
- eccessivo carico idraulico del depuratore di Riccò in
assenza di una rete completamente duale, con apporto
idraulico eccessivo dovuto alle acque bianche
meteoriche e della rete naturale superficiale.
Dovranno prevedersi nella zona in cui ricade l’area a3
collettori per lo scarico delle acque bianche in corpi
ricettori superficiali e poi in Taro;
- assenza di informazioni adeguate sulla rete degli
esistenti collettori fognari nell’area Eni e nella aree
limitrofe;
- necessità di eliminazione dell’esistente collettore
fognario (n.165) di attraversamento dell’area Eni,
individuando poi in sede di progetto di recupero
dell’area soluzioni idonee alternative per gli scarichi
civili e produttivi;
- necessità di verifica delle prestazioni del depuratore di
Riccò ipotizzandone l’utilizzo a pieno regime per le
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RAPPORTO AMBIENTALE – SINTESI NON TECNICA luglio 2013
-
-
aree di trasformazione al fine di valutarne eventuali
potenziamenti;
scarsa efficienza delle rete acque potabili in zona
Fornovo-centro con necessità di costituire nuove linee
autonome per l’alimentazione delle aree di Variante a
partire dai serbatoi di Tedaldi;
necessità di contenimento dei consumi di acqua
potabile e contestualmente di riduzione degli apporti
di acque meteoriche al sistema depurativo: i due
aspetti potranno vedere soluzioni mitigative nel
recupero delle acque meteoriche con sistemi di
laminazione e/o con sistemi di stoccaggio e recupero
delle meteoriche e delle reflue delle abitazioni.
2.1.7 modelli insediativi
Non si rilevano elementi di relazione specifica in rapporto al sistema insediativo residenziale ed al
sistema storico, in entrambi i casi. Risultano invece rilevanti gli aspetti relativi alla situazione delle
dotazioni territoriali ed al sistema dei servizi per lo sport, per il verde, per l’istruzione e di tipo
generale
potenzialità
area a6
la progettualità alla base della Variante per il campo da
Motocross
mette in luce e cerca di soddisfare
un’esigenza emersa a livello sovra comunale di impianto
sportivo nell’area della media valle del Taro, esigenza che
si era manifestata negli anni ed aveva assunto forme
propositive interessanti e funzionali anche ad uno
sviluppo imprenditoriale locale. Le soluzioni adottate dai
privati, non coerenti con la strumentazione urbanistica
hanno condotto all’inevitabile blocco dell’attività da parte
dell’amministrazione. Ad oggi l’area rappresenta
comunque un’interessante opportunità per rispondere alle
esigenze prospettate..
criticità
Ambito urbano –area a3
- disfunzionalità: presenza di barriere, cesure
morfologiche nell’abitato, (salti di quota, rilevato
stradale del ponte sul Taro, ferrovia, le due strade
principali con rilevanti flussi di traffico, chiusure
fisiche dei principali impianti urbani quali il campo da
calcio, le piscine e il polo sanitario, recinto dell’area
ex Eni);
- carenze: scarsità di spazi per la sosta,
sottodimensionamento degli impianti scolastici,
carenza di spazi di aggregazione;
- degrado: servizi del centro storico con spazi trascurati
ed edifici abbandonati, scuole di primo e secondo
grado, strutture che ospitano la piscina.
- sicurezza: fascia lungo il Taro.
2.1.8 mobilità
Le potenzialità sono al momento rappresentate dalle progettualità in corso, attivate rispettivamente
da Italfer –tratto Pontremolese per le linee ferroviarie e dalla Provincia sulla Variante alla SS62 per
gli assi stradali. Si tratta di due diverse opportunità che presentano relazioni con l’ambito urbano in
cui ricade l’area a3. Si ritiene che non abbiano comunque motivi di interferenza con le modifiche
previste per l’area a3, e neppure con l’area a6.
2.2 sintesi delle aree vulnerabili e delle problematiche attuali delle aree di Variante
Le valutazioni operate rispetto alla situazione ambientale in essere di cui al capitolo precedente
hanno permesso di escludere l’area a3 dalla necessità di ulteriori approfondimenti ai fini della
verifica dell’incidenza della Variante sulle componenti ambientali, come peraltro era già stato detto
in sede di Rapporto Ambientale del PSC.
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RAPPORTO AMBIENTALE – SINTESI NON TECNICA luglio 2013
Diversamente per l’area a6 la valutazione ha condotto all’estrapolazione di una serie di temi
complessi in cui le criticità e le vulnerabilità del territorio in esame si debbono confrontare con le
possibilità e con le previsioni della proposta di Variante al POC .
vulnerabilità
La sintesi delle componenti di vulnerabilità individua quindi nell’area a6 la presenza dei seguenti
vincoli:
- Vincolo idrogeologico - aree soggette alle disposizioni di cui al Regio Decreto 3267/1923.
- Fasce fluviali soggette a vincolo paesaggistico (Art.142 D.Lgs 42/2004 ex LR.431/85) relative
al Rio Riccò (porzione marginale)
- Aree di valore naturale e ambientale : boschi definiti dal PSC in base alle indicazioni della tutela
sovraordinata (Art.10 PTCP)
- Dissesti (Art.21,22,22bis PTCP) relativamente a:
- Pericolosità molto elevata : frane attive
- Pericolosità elevata: frane quiescenti
- Zone 3 di classificazione sismica
criticità
Nel paragrafo che segue, tenendo conto della situazione dell’area e dei diversi regimi normativi e di
tutela in essere, si sintetizzano le principali criticità riscontrate facendo riferimento alla cartografia
che segue (dotata di lettere identificative). Viene riportato nell’immagine la sagoma (in giallo) delle
aree oggetto di Variante al fine di permettere una migliore comprensione della seguente valutazione
degli impatti di cui al capitolo 3.
P, area di monte Ardone
Criticità: notevole esposizione visiva delle aree in funzione della loro localizzazione, accompagnata
dalla rilevante presenza di componenti paesistiche nel contesto di appartenenza; presenza invasiva
di impianti diversi tra cui la discarica. Si rileva come critica anche la presenza, peraltro tutta esterna
all’area, di situazioni di dissesto idrogeologico.
Potenzialità: opportunità di ampliare l’offerta di impianti sportivi, specificamente destinati, e
particolarmente difficili da localizzare a causa dell’insita incompatibilità con larga parte delle
destinazioni territoriali, quale un impianto di motocross. Opportunità di mitigare gli impatti in
essere legati alle strutture/aree esistenti mediante nuovi interventi a contenuto livello di
infrastrutturazione.
Q, discarica di Monte Ardone
Criticità: impatto paesistico ambientale pregresso, già valutato in sede di localizzazione
dell’impianto, ma poco mitigato relativamente alle fasi di attività della discarica.
Potenzialità: opportunità di utilizzo delle infrastrutture esistenti (viabilità, aree sosta e manovra) e
di riqualificare funzionalmente e socialmente una porzione di territorio marginalizzata.
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3 - LA VALUTAZIONE DEGLI EFFETTI DEL PIANO OPERATIVO: INDIVIDUAZIONE
DEGLI IMPATTI E DELLE MISURE MITIGATIVE O COMPENSATIVE
3.1 Individuazione degli impatti : matrice obiettivi ambientali /azioni di Piano
Come anticipato al capitolo 0.4 il presente Rapporto Ambientale del POC fa riferimento
integralmente al quadro degli obiettivi di sostenibilità ambientale e territoriale configurato per la
contestuale Variante di PSC.
Nel Rapporto ambientale del PSC la metodologia utilizzata per la valutazione degli effetti di ogni
azione della Variante sugli obiettivi specifici di sostenibilità ambientale (OSS), è basata sulla
caratterizzazione degli effetti e delle azioni, con la finalità di descrivere tutti gli aspetti che possono
influenzare la complessiva sostenibilità della Variante. La caratterizzazione è di tipo binario ovvero
ogni attributo delle azioni che compare nelle combinazioni descrive un aspetto dell’azione e
dell’effetto; ogni aspetto considerato presenta due possibili attributi.
Gli aspetti considerati per la valutazione degli impatti, fanno riferimento a quanto espresso
nell’Allegato II “Criteri per la determinazione dei possibili effetti significativi” della Direttiva
42/2001/CE sulla VAS, ripreso interamente dal D.Lgs. n.152/2006 e s.m.i., nel quale sono indicate
alcune caratteristiche degli effetti da considerare per la valutazione di sostenibilità, e quindi:
-
positivo/negativo (+/-): indica il segno degli effetti dell’azione considerata nei confronti di un dato obiettivo di
sostenibilità;
certo/incerto (C/I): indica la probabilità che caratterizza il verificarsi di un effetto;
strategico/non strategico (S/N): indica se l’effetto incide in modo determinante sul perseguimento dell’obiettivo di
sostenibilità, anche considerando il valore o la vulnerabilità che caratterizzano quella particolare componente
ambientale;
non confinato/confinato (A/L): indica l’entità e l’estensione nello spazio degli effetti e si riferisce alla possibilità
che un effetto rimanga confinato entro i confini comunali, oppure si manifesti a scala più vasta;
permanente/temporaneo (P/T): indica la durata e la reversibilità dell’effetto in termini temporali. in questo senso si
deve definire un limite temporale di riferimento che rappresenti il massimo periodo entro cui valutare la durata
dell’impatto e la capacità di assorbimento del sistema per recuperare le condizioni preesistenti all’impatto
medesimo e quindi interpretare il concetto di permanenza considerandolo entro il periodo d’azione del Piano.
La matrice che ne è derivata, inserita nella Val.S.A.T. del PSC e del POC, è stata organizzata per
componente ambientale, nella quale sono riportate le azioni di variante organizzate per strategie
(colonne) e tutti gli Obiettivi specifici di sostenibilità (OSS) (righe) organizzati per componente
ambientale. All’intersezione tra righe e colonne (celle della matrice) sono riportati gli attributi della
caratterizzazione degli impatti.
Le risultanze della matrice per l’area a6 di POC vengono, quindi, elaborate in dettaglio per quanto
riguarda la precisa individuazione e specifica degli impatti sulle componenti ambientali e per la
definizione delle misure di mitigazione proposte al successivo capitolo 3.2 .
3.2 Dagli impatti all’individuazione delle misure mitigative o compensative: campo di
motocross di Monte Ardone
Ai fini della definizione della Variante di POC è stata quindi elaborata la schede di valutazione per
l’azione relativa alla realizzazione di un campo di motocross preso Monte Ardone nella quale sono
stati commentati e approfonditi i possibili effetti negativi o parzialmente positivi di alcune azioni
sulle componenti ambientali considerate, specificando i rischi per l’ambiente, il valore e la
vulnerabilità dell’area che potrebbe essere interessata, oltre all’esplicitazione dei limiti e delle
condizioni imposte allo sviluppo derivanti dalle caratteristiche ambientali e territoriali comunali.
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Sono descritti gli interventi tecnici di mitigazione che potranno o dovranno essere attuati per
migliorare la sostenibilità ambientale e territoriale delle scelte che generano impatti negativi.
azioni di riferimento(da PSC)
e.c.1 Individuazione dell’area del nuovo campo da motocross in zona Monte Ardone
Ortofoto Agea 2011
Luogo: loc.Monte Ardone
Sintesi: individuazione di nuova area per servizi
Sup terr 2,4 ha
Classificazione di POC Variante: “Infrastrutture, servizi e spazi pubblici”art.10 NTA –POC sigla Ard_S1
Classificazione PSC Variante: attrezzature e spazi collettivi
Classificazione RUE vigente aree agricole dissestate.
Classificazione RUE Variante : zona per attrezzature’ di cui all’art 34. delle NTA del RUE.
OBIETTIVI AMBIENTALI
IMPATTI
Descrizione dell’impatto
La localizzazione a Monte Ardone del campo da motocross risulta una soluzione tendenzialmente ottimale rispetto alle
problematiche insite in una tipologia di struttura sportiva che per propria natura presenta rilevanti incompatibilità con
molte destinazioni territoriali, come la residenza, i servizi (scuole, strutture sanitarie, strutture per attività comuni), ma
anche, seppure in misura minore, con il terziario e con le destinazioni agricole.
Il sito presenta alcune opportunità :
- risulta isolato rispetto alle aree urbane, ma anche rispetto all’insediamento rurale che in quell’area è poco o nulla
presente,
- interessa aree già compromesse, non tanto in funzione degli interventi incautamente operati in passato sull’area per
la pista da motocross, quanto relativamente alla presenza nel sito di Monte Ardone di altri numerosi impianti primo
fra tutti la discarica e come tale è già accessibile ed infrastrutturata,
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RAPPORTO AMBIENTALE – SINTESI NON TECNICA luglio 2013
-
presenta una morfologia adatta al disegno di un circuito articolato che potrà rispondere alle esigenze sportive senza
richiedere delle significative rimodellazioni dei versanti,
- non presenta, se non in modo marginale e limitato, vincoli sovraordinati (marginale interferenza con il vincolo exGalasso delle fascia fluviale del rio Riccò),
- offre l’opportunità della disponibilità delle aree e di soggetti interessati alla realizzazione , presentando quindi un
livello di fattibilità elevato,
La tipologia dell’impianto presenta comunque problematiche interferenze con alcune componenti ambientali che in
alcuni casi, come viene segnalato dalle sigle (+ipsl), sono impatti tendenzialmente positivi, visto la dimensione
dell’impianto ma che in altri vedono ricadute parzialmente negative (-ipsl) legate a consumo di suolo, modificazioni del
paesaggio, reazione degli ecosistemi e trasformazione dei livelli acustici e di inquinamento dell’aria.
Aria
-
1.A.1/1.A.2 l’impatto della realizzazione della nuova struttura è nel caso dell’obiettivo 1.A.1 parzialmente positivo
in quanto è evidente che a livello generale l’impianto non modificherà, seppure fonte di emissioni, la situazione
complessiva della qualità dell’aria comunale, in quanto si tratta comunque di un intervento molto modesto, e di una
destinazione che prevederà dei livelli di utilizzo ( e quindi di quantità di emissioni) contenute, tenendo conto della
tipologia e della diffusione media dei fruitori (una categoria molto ristretta della popolazione). Si deve comunque
tenere presente che a livello locale (nel contesto dell’area di intervento) potranno effettivamente svilupparsi
temporanei effetti di peggioramento della qualità dell’aria. E’ infatti vero che per l’obiettivo 1.A.2 si avrà
necessariamente un impatto negativo in quanto l’attività insediabile produce sia emissioni legate alle moto su
circuito che alle auto dei fruitori dell’area in ragione del processo di combustione dei motori, tipologicamente
simili anche se dimensionalmente inferiori , a quelle di un infrastruttura viaria ed inoltre produce un sollevamento
di polveri dal terreno del circuito sterrato.
Rumore
-
2.A.1/2.B.1 l’impatto acustico sui recettori sensibili è inevitabile, ma si deve rilevare che in via preliminare è già
stata condotta una ‘Valutazione previsionale di impatto acustico’2 studio apposito che ha verificato la possibilità del
rispetto dei limiti con i criteri di legge prefigurando comunque l’uso di silenziatori come peraltro già previsto dai
regolamenti di settore (FMI 2012) in sede di gara. I recettori sensibili individuati sono in numero di 2 e si tratta di
due abitazioni rurali. La valutazione dell’impatto acustico deve tenere presente la presenza dei livelli di rumore
prodotti nell’area dell’attività della discarica (movimento mezzi, operazioni di lavorazione ) che dista dall’area di
intervento circa 500 m.
Suolo e sottosuolo
-
-
4.A.1 l’impatto è relativo all’utilizzo di suoli collinari di versante soggetti a movimenti gravitativi quiescenti e
attivi che presuppongono una situazione di rischio da elevata a molto elevata. I primi approfondimenti operati
mediante apposito studio geologico di dettaglio3 specificano che la presenza di due movimenti franosi sui limiti
dell’area uno attivo e uno quiescente pur avendo alterato le caratteristiche geomorfologiche non impediscono ne la
coltivazione agricola ne lo sviluppo della vegetazione. Le diffuse zone calanchive, presenti esternamente all’area, si
configurano come zone soggette ad intensi fenomeni di ruscellamento concentrato e diffuso stante la rilevante
acclività dei versanti, nonché soggette a fenomeno di soliflusso che inibisce la vegetazione. La relazione non vede
incompatibilità o impatti negativi con la futura destinazione fatte salve le necessarie cautele da assumere in sede
progettuale e gestionale con particolare riferimento alla protezione dei suoli dalle infiltrazioni di acque meteoriche.
4.B.3 l’impatto sulla componente suolo è legato alla trasformazione parziale dei suoli che verranno solo in minima
parte impermeabilizzati (area strutture di supporto e area piazzali di attestamento paddok e di parcheggio per gli
utenti, area della pista di servizio per il soccorso), mentre l’area del circuito non verrà impermeabilizzata. Questo
naturalmente non implica che non vi sia trasformazione dei suoli, originariamente agricoli, e già oggi in parte
modificati per una superficie complessiva di circa 2,9 ha di cui una quota inferiore al 20% richiederà interventi di
urbanizzazione. Si tratta quindi di un impatto in parte negativo, anche se si deve considerare la reversibilità quasi
completa della trasformazione in quasi totale assenza di strutture.
Ecosistemi
-
5.B.1 l’impatto prodotto sugli ecosistemi (naturali boscati, a vegetazione arbustiva e seminaturali agricoli) presenti
nell’area è legato ad una serie di fattori diversi collegabili peraltro agli impatti già citati ovvero :
- disturbo di tipo acustico per la fauna percepibile sia da popolamenti faunistici dell’agroecosistema,
ampiamente diffusi e poco selettivi, che da specie più esigenti eventualmente rinvenibili all’interno delle
formazioni naturali e semi-naturali afferenti agli ambiti di bosco,
- produzione di inquinamento atmosferico localizzato con ricadute su fauna e vegetazione,
- possibilità di sversamenti di oli e carburanti sui piazzali ed eventuale, seppure remota, sul circuito con rischio
2
Valutazione previsionale di impatto acustico, condotta da tecnici del settore (studio ingegneria ing. Gozzi) in data aprile 2012, mirata alla verifica
delle future scelte progettuali ed alla verifica sia del rispetto dei limiti assoluti di zona sia del criterio differenziale in base ai disposti del DPCM
14/11/1997 e smi.
3
Studio geologico-tecnico relativo alla realizzazione di una pista di Motocross in loc, Canevri-Rio Riccò (dott. Bricoli) febbraio 2011.
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di inquinamento della falda,
- sottrazione di suoli con alterazione della bio-permeabilità con modifica degli spostamenti in risposta a
modificazioni ambientali, per procurarsi il cibo, per raggiungere luoghi idonei alla riproduzione, per
colonizzare nuovi habitat o per sfuggire a situazioni divenute non favorevoli, riconducibili prevalentemente a
rettili, anfibi e mammiferi di piccola e media taglia,
- aumento del disturbo per inquinamento luminoso con danni in generale a carico prevalentemente della fauna
-specie notturne- nonché per la fauna migratrice con perdita di orientamento notturno.
Si tratta di impatti negativi, ma estremamente contenuti, valutabili nel quadro di una situazione composita che deve
tenere conto dell’estrema contiguità con la discarica comunale in funzione e della difficoltà di distinguere gli
impatti del crossodromo dagli analoghi, e notevolmente superiori, impatti prodotti dalla discarica stessa.
Paesaggio e modelli insediativi
-
5.A.1/9.C.1 l’impatto è legato alla modificazione dell’assetto del paesaggio rurale dell’area già notevolmente
alterato dalla presenza della discarica con progressivo allontanamento delle funzioni proprie agricole, pur
considerando che il contesto non è interessato da insediamenti ne recenti ne di impianto storico. Si deve inoltre
considerare l’impatto sull’assetto percettivo del versante trattandosi di area aperta e intervisibile. (le effettive
ricadute dovranno essere verificate sul posto con controlli dalle località Monte di sopra e Gabella e da altri punti a
maggiore distanza lungo la valle del Taro).
Aria, rumore, suolo e sottosuolo, paesaggio ecosistemi,
Componenti ambientali coinvolte
modelli insediativi
MISURE DI MITIGAZIONE PREVISTE
Si premette in termini generali che tutte le misure che seguono dovranno trovare maggiore specificazione e/o essere
integrate in sede di Verifica di assoggettabilità a VIA del progetto dell’impianto come prevista ai sensi dell’art.20 del
Dlgs 152/06 Allegato IV punto 8, lett.b).
Aria
1- A seguito di quanto sopra esposto non si ritiene necessario predisporre interventi specifici di mitigazione per la
componente ambientale aria. Tuttavia le indicazioni che seguono, volte prioritariamente a intervenire sugli aspetti eco
sistemici e paesistici, certamente potranno influire positivamente anche sulla riduzione dell’impatto rispetto
all’inquinamento atmosferico, seppure contenuto.
Si rileva comunque la necessità di approfondire la situazione locale in base ai dati più recenti di monitoraggio della
discarica operate dagli enti con competenza ambientale, al fine sia di definire misure suppletive in base ai dati
eventualmente riscontrabili, sia di definire e condividere il piano di monitoraggio connesso alla Valsat del PSC.
Rumore
2 – si prevede l’obbligo di uso di silenziatori4 ai sensi della normativa di settore FMI 2012 sia in situazione di gara che
in allenamento, per tutte le tipologie di moto utilizzate, senza eccezioni. E’ evidente che si tratta di una norma
gestionale, scarsamente collegabile alle norme urbanistiche, ma che può prevedere sistemi di monitoraggio appositi in
sede di Piano di monitoraggio. Si ritengono anche utili ai fini della riduzione dell’impatto acustico le ulteriori
indicazioni di mitigazione proposte a seguire per gli ecosistemi.
3- razionalizzazione della localizzazione delle destinazioni con definizione, in sede di POC, dell’adeguamento della
Zonizzazione Acustica Comunale,
4 - predisposizione in fase di progetto della valutazione previsionale di clima acustico sul progetto definitivo.
Suolo e sottosuolo
5 - previsione di un sistema di raccolta delle acque meteoriche di tutte le parti impermeabilizzate sia dei piazzali che
delle sedi stradali con convogliamento all’impianto di trattamento delle acque di prima pioggia, che si uniranno
depurate alle acque di seconda pioggia per essere recapitate nel sistema di collettamento operante per la discarica
(quindi dotandosi di pompa di rilancio date le differenti quote altimetriche) con le seguenti specifiche:
- il sistema di smaltimento delle acque viene realizzato con collettori e manufatti impermeabilizzati in modo da
avere, sull’intero tracciato, il totale controllo di tutte le acque di dilavamento della piattaforma;
- previsione di trappole in linea per l’intercetto di eventuali scarichi inquinanti dovuti a sversamenti accidentali,
- progettazione della rete di evacuazione delle acque di piattaforma dimensionata in base a criteri idraulicamente
compatibili con il regime delle rete idrologica del recettore,
- dimensionamento adeguato dell’impianto di trattamento delle acque di prima pioggia.
Gli impianti dovranno prevedere, documentandolo in sede di progetto, il riciclo delle acque meteoriche effettivamente
4
Cfr ‘Valutazione previsionale di impatto acustico ‘(aprile 2012)
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utilizzabili ai fini della copertura del fabbisogno idrico per gli usi non alimentari relativi alla destinazione insediabile.
6- previsione e progettazione accurata e preventiva del sistema di drenaggio e convogliamento delle acque meteoriche
sul circuito al fine di evitare sia fenomeni di ruscellamento, dilavamento ed erosione (sui terreni privi di vegetazione),
sia l’eccessiva infiltrazione nei terreni stessi con conseguente riduzione delle capacità meccaniche degli stessi5.
Ecosistemi
7 – individuazione in sede di progetto di interventi di riconnessione ecologica e di mitigazione dell’inquinamento
luminoso al fine di limitare l’effetto barriera per la fauna selvatica di medie e grandi dimensioni prevedendo:
- riduzione ove possibile al minimo dei punti luce. Gli impianti di illuminazione dovranno essere realizzati a norma
della L.R.19/2003 e delle indicazioni della D.G.R.n. 2263/2005. In particolare dovranno essere utilizzati corpi
illuminanti totalmente schermati e dovrà essere fatto divieto di utilizzare sistemi di illuminazione che rivolgano
fasci di luce dal basso verso l’alto e/o verso l'orizzonte. Esclusione di torrifaro.
- sottopassi faunistici, da progettare e realizzare sulla base di un apposito studio di dettaglio definito da adeguata
professionalità, in relazione alla popolazione faunistica presente in corrispondenza dei punti in cui occorra
garantire la continuità dei collegamenti ecologici;
8 - previsione in sede di progetto di una di un’area di compensazione arboreo/arbustiva a geometria variabile,
percentualmente non inferiore al 20% della superficie complessiva da modellare in base del progetto del circuito e da
definire in considerazione della progettazione esecutiva della stessa. L’area, anche discontinua, dovrà essere definita
con l’obiettivo della rinaturalizzazione e della salvaguardia della continuità ecologica e prevederà, in base a studio di
dettaglio definito da apposita professionalità, le essenze da utilizzare per l’impianto di macchie di vegetazione irregolari
che assecondino l’andamento naturale del terreno, assorbano la rigidità geometrica del circuito e costituiscano elemento
caratterizzante per l’articolazione e la diversificazione del contesto, nonché garantiscano il passaggio della fauna e
dell’avifauna con apposite piccole aree di attestamento dotate di vegetazione arbustiva. L’area dovrà prevedere
necessariamente vegetazione di tipo arboreo sul confine esterno del sito, mentre potranno essere previste soluzioni
arbustive per le parti ricomprese nel circuito.
9- mantenimento a prato di un superficie non inferiore al 50% della superficie dell’area complessiva all’interno della
quale potrà essere reperita la succitata fascia di mitigazione.
Paesaggio e modelli insediativi
10 - obbligo di previsione della relazione paesaggistica ai sensi dell’art. 142 del D.Lgs. 42/2004 e s.m.i., da produrre in
fase di progettazione dell’opera che dovrà evidenziare e valutare le alterazioni generate dal progetto di dettaglio nei
confronti degli elementi di rilievo paesaggistico presenti nell’area di intervento, e proporre soluzioni mirate di
inserimento della nuova infrastruttura con verifica degli impatti visuali dai punti individuati al capitolo 1.2.4.
11 - strutture di supporto alla destinazione prevista da collocare ai margini dell’area in zona di accesso, ad un solo piano
fuori terra, copertura a falde, in struttura non prefabbricata, dotate di impianti fotovoltaici/solari progettati ai fini della
copertura totale del fabbisogno energetico della funzione insediabile.
12 - previsione di area sosta per gli utenti dimensionalmente definita in base alle norme di PSC, debitamente arborata in
misura non inferiore a 0,08 alberi/mq e decorosamente attrezzata tenendo conto comunque di contenere l’inquinamento
luminoso,
13 - adattamento della viabilità di accesso a partire dalla zona delle discarica fino alla concorrenza dell’accesso al
circuito nel rispetto delle dimensioni di piano, contenendo. La viabilità dovrà essere affiancata in sx a scendere verso il
circuito da filare arboreo.
14 - allacciamento alla rete acqua potabile.
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Cfr ‘Studio geologico-tecnico’ (febbraio 2011)
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4 - INDICATORI PER IL MONITORAGGIO DEGLI EFFETTI DEL PIANO
Il monitoraggio è effettuato tramite il Piano di monitoraggio definito dalla Val.S.A.T. del PSC, che
ha definito una serie di parametri (indicatori), che periodicamente dovranno essere misurati con
l’obiettivo di verificare lo stato di attuazione del Piano e le prestazioni ambientali e territoriali che
derivano dall’attuazione delle previsioni di Piano, permettendo di evidenziare l’insorgenza di
eventuali impatti o fenomeni non previsti e, di conseguenza, di apportare le più idonee e tempestive
misure di correzione.
Al fine di contenere la duplicazione di attività per l’Amministrazione comunale, è stato valutato il
Piano di monitoraggio definito dalla Val.S.A.T. del PSC in relazione alle previsioni del presente
POC e si è ritenuto idoneo anche per il controllo dei potenziali effetti da esso generati.
Si farà quindi riferimento agli indicatori individuati per la Scheda 2 del PSC corrispondente all’area
a6 inserita in POC.
4.1 metodologia
La fase del monitoraggio è volta alla definizione di indicatori, necessari al fine di predisporre un
sistema di monitoraggio nel tempo degli effetti della Variante, con riferimento agli obiettivi ivi
definiti ed ai risultati prestazionali attesi (DCR 173/2001). In modo particolare è necessario
introdurre alcuni parametri di verifica volti a verificare la qualità delle scelte strategiche adottate dal
PSC e l’evoluzione temporale del sistema ambientale comunale con specifico riferimento alle
modificazioni introdotte. Il monitoraggio sarà effettuato tramite la misurazione, con modalità e
tempistica definite, di una serie di parametri (indicatori) opportunamente definiti che permettono di
cogliere le alterazioni che può subire lo stato dell’ambiente in conseguenza dell’attuazione delle
azioni, evidenziando eventuali condizioni di criticità non previste e rappresentando a tutti gli effetti
la valutazione in-itinere e la valutazione ex-post.
Per ciascun indicatore il Piano di monitoraggio definisce:
- l’unità di misura;
- i riferimenti normativi;
- lo scopo dell’indicatore;
- le modalità di calcolo o misurazione;
- la frequenza di misurazione;
- il responsabile del monitoraggio;
- l’obiettivo prefissato (ove disponibile);
- lo stato attuale (ove disponibile).
Il Piano di monitoraggio della Variante di PSC è stato articolato sulle componenti ambientali. La
periodicità delle verifiche è di fondamentale importanza per garantire il controllo degli effetti di
Piano (e quindi evidenziare la necessità di misure correttive) sulla base degli indicatori definiti.
Coerentemente con le frequenze di misurazione dei vari indicatori, ogni 5 anni circa
dall’approvazione della Variante dovrà essere prodotto un rapporto da rendere pubblico, contenente
lo stato dei vari indicatori al momento della sua redazione e le eventuali variazioni rispetto allo stato
degli indicatori al momento di redazione del Rapporto Ambientale della Val.S.A.T., come indicato
nella proposta di Piano di monitoraggio che segue. In presenza di scostamenti non preventivati
dovranno essere condotti specifici approfondimenti ed eventualmente attivate opportune azioni
correttive.
La proposta del Piano di monitoraggio prevede quindi i seguenti indicatori.
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