Il fantasma dell`Opera - Fondazione Giorgio Cini

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Il fantasma dell`Opera - Fondazione Giorgio Cini
FONDAZIONE
GIORGIO CINI
ONLUS
THE LUDWIG VAN PICTURE SHOW
n. 17 – 12 luglio 2008 – ore 17 a Palazzo Cini
Il fantasma dell’Opera
Un film di Joel Schumacher (1995)
dal romanzo di Gaston Leroux e dall’opera di Andrei Lloyd Webber
Interpretato da Gerard Butler, Emmy Rossum, Miranda Richardson, Patrick Wilson, Minnie Driver, Ciaran Hinds, Simon
Callow, Victor McGuire Sceneggiatura di Joel Schumacher –e- Andrew Lloyd Webber Fotografia di: John Mathieson
Scenografia di: Anthony Pratt Montaggio di: Terry Rawlings Costumi di: Alexandra Byrne
Il fantasma dell'Opera è la trasposizione cinematografica dell'omonimo musical teatrale creato da
Andrew Lloyd Webber, tratto a sua volta dal romanzo di Gaston Leroux, unatrasposizione fortemente
voluta celebre compositore inglese. Il progetto di girare questo film è un caso estremo di lunga data,
ma il progetto, mosso operativamente nel 1987, fu fermato e ripreso per diversi anni, fermato e
ripreso sino all’accredito definitvo nel 2004. L'opera di Webber si apre con un'asta pubblica nella
sede dell’Opera Populaire di Parigi, dove si stanno vendendo a pezzi delle vecchie scenografie. ---Due anziani personaggi, il visconte Raul de Chagny e Meg Giry, stanno assistendo ad un’asta
d’oggidì quando il battitore chiama l'articolo 666: un enorme lampadario risalente all'epoca in cui loro
due, l'uno,. Raul allora giovane direttore del teatro dell’Opera, l'altra la figlia della direttrice del
balletto della stessa Opera , lavoravano nel teatro e avevano sentito parlare insistentemente della
leggenda del Fantasma e delle sue strane gesta.Si torna dunque al 1870, nel teatro dell'Opera
Populaire, durante le prove generali dell'Annibale interpretato dalla cantante italiana Carlotta
Giudicelli, diva capricciosa, e dal cantante Ubaldo Piangi. Si dà il benvenuto ai nuovi gestori del
teatro, Andrè e Firmin, e qualcosa fa innervosire Charlotte, che lascia la scena.. A rimpiazzare la
famosa cantante viene chiamata una giovane ballerina di fila, molto brava a cantare a orecchio,
Christine Daaè, figlia orfanella di un violinista dell’Opera, che, aiutata da un maestro misterioso a lei
sconosciuto, che le dà lezioni, private, sempre celato alla sua vista, e che si rivelerà poi essere il
fantasma, canta la famosa aria Pensami come se fosse una cantante di rango. Christine crede che il
fantasma-maestro sia un angelo della musica inviato a lei dal padre defunto per insegnarle l'arte del
canto. Il successo le arride immediatamente e Raul, proprietario del teatro e spasimante di Christine,
invita a cena la giovane, ma al mopmento questa viene chiusa nel suo camerino dal fantasma che la
trascina successivamente nel suo antro orrendo, il quale si trova nei sotterranei del teatro, e laggiù,
seduto all’organo, le dedica la celebre canzone Music of the Night. Christine è tanto soggetta al
fascino sensuale del fantasma quanto all'amore più candido per Raul. Christine ritorna e il fantasma
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la vuole come protagonista della nuova opera: Il Muto, quando i gestori del teatro si ostinano a far
tornare sulla scena nuovamente la Giudicelli. Il fantasma, molto nervoso, la costringe quindi a
lasciare nuovamente la scena. Christine vuole fuggire, ma Raul la utilizzerà come esca per tendere
una trappola al fantasma durante l'allestimento del Don Giovanni Trionfante. Il fantasma,
smascherato e si rivela essere una creatura dall'aspetto mostruoso, orripilantemente sconciato nel
volto; smascherato rapisce furiosamente Christine: l'uomo, a causa della sua faccia sfigurata, si era
ritirato a vivere nei sotterranei del grande edificio dedicato alla musica non volendo rinunciare, però,
all'amore della sua vita, ossia al teatro. Nel corso della vicenda imprigiona anche Raul ma, per
amore della giovane, lascia andare i due amanti alla loro vita e fugge nel nulla. Il film si conclude con
il visconte che porta sulla tomba della moglie Christine un carillon che fa agire una scimmietta
vestita da persiano (uno dei fili conduttori della storia) ma trova sul sepolcro della donna una fresca
rosa rossa listata a lutto (simbolo, cifra, insieme alla maschera bianca, del fantasma): il Fantasma è
ancora lì presente, per sempre. Il musical, uno dei più visti di tutti i tempi passa dai palcoscenici
americani ed europei al grande schermo. Dopo anni di trattative legali sulle royalties, selezioni
durissime del cast, divesre false partenze e un benestare finale del celebrato e geniale autore
Andrew Lloyd Webber. Tutte queste annose precauzioni non bastano a salvare il film da un
allarmante insuccesso artistico. Molto diverso l’impatto magico del teatro rispetto a quello
scopertissimo del film, in un mélo tanto esposto. Joel Schumacher, regista, e lo stesso Webber
(produttore e co-sceneggiatore), non prendono le misure. Il regista americano vanta un curriculum di
provocazioni esarcebatamente futili e dimostra un'inveterata incapacità di governare i suoi impulsi
eccessivi (tra gli altri suoi titoli, "Veronica Guerin", "In linea con l'assassino", "Flawless", "8 mm", “Il
momento di uccidere”, "Batman Forever" e "Batman & Robin"), eppure la scelta per l’opera del
Fantasma sembra essere stata pervicacemente proprio tutta di Webber già nel lontano 1987,
considerata la regia di "Ragazzi perduti". Nelle sue mani egli mette l'ennesima rivisitazione
cinematografica del romanzo di Gastone Leroux che nelle sue mani diventa una farragine di
effettistiche sine materia che ripercorre senza inventare di fatto nulla la peripezia del musical, senza
andare a segno neppure una volta. Una macchina da presa che si muove turbinosamente, carrellate
su carrellate che si sprecano,
ritmo immancabilmente concitato: tutte le molte, possibili,
sollecitazioni si risolvono in una disarmante banalità.. Forse si può dire che ciò che è emintemente
teatrale non necessariamente va bene al cinema. Su un altrettanto teatrale testo di Webber, Alan
Parker, con "Evita", è riuscito ad immettere nel musical qualità cinematografiche di grande effetto
ed equilibrio. Schumacher, invece, si limita accumulate momenti topici, collisioni melodrammatiche,
conflitti letali, senza costruire degli stessi un sistema di premesse e di conseguenze. Non è di aiuto il
montaggio da videoclip, che abolisce ogni coscienza dello spazio filmico, nemmeno serve lo sfarzo
ridondante
dei costumi, la cui crassa opulenza non è nemmeno temperata dalla ironia.
Preoccupante, poi, l'impatto delle scenografie, la cui grandiosità è aggravata dagli effetti speciali e
dalla troppa cartapesta. La prima visita di Christine all’eremo sotterraneo del fantasma, sulla musica
bellissima di "The music of the night", svanisce nell’effetto dominante di una baracconata. Così
come la sequenza del cimitero, luogo di riposo del padre della protagonista, denunciano una
volgarità impagabilmente bruta. I critici hanno definito kitsch e turpe, il balletto di ragazze da show
televisivo che abbrutisce un momento di per sé intenso, come il l’addio di Christine e del Fantasma.
Anche il cast non brilla, nonostante più che lo sfoggio dei meravigliosi vocalisti. La giovane Emmy
Rossum è troppo eterea e bonaria per sostenere l'ambiguità del suo personaggio e Patrick Wilson,
è che canta meglio di tutti, ad espressività mimica sembra un minorato psichico. Quanto al
Fantasma, il giovane Gerard Butler, nascosto da una maschera insulsa che lo fa più belloccio che
orrendo, più figurino da sfilata che tragico eroe, è troppo giovane per la sua parte, e i suoi sfegatati
abbandoni ai gesti delle scene madri non serve a comunicare il profondo tormento del personaggio e
la sua brama impossibile d'amore. Più efficaci i comprimari, anzi le comprimaria: Miranda
Richardson e Minnie Driver. Il film è pertanto un brutto film distrutto dal suo plateale insuccesso.
Vien da pensare, tenendo conto di quanto e come svetti la qualità delle canzoni e di tutte le musiche
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di Webber che il compositore abbia tanto ricercatamente investito sullo scacco del gusto
cinematografico per elevare la percezione residua, negli spettatori, del gran valore della sua musica,
del tutto preservato, conservato, enfatizzato nel bagno di pessimo gusto in cui si immerge dal primo
minuto all’ultimo. Come strano esperimento di strumentalizzazione del mezzo cinematografico alla
celebrazione dei fasti del music è offerto oggi in visione agli affezionati frequentatori della nostra
rassegna.