Vivai Tor S. Lorenzo - Tecla

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Vivai Tor S. Lorenzo - Tecla
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Pubblicazione mensile di Torsanlorenzo Gruppo Florovivaistico
Vivaismo
Verde Pubblico
Paesaggismo
12/2006
Dicembre 2006
SPEDIZIONE IN ABBONAMENTO POSTALE - D.L. 353/2003 (CONV. L. 27/02/2004 N. 46) ART. 1 COMMA1 DCB ROMA
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Pubblicazione mensile di Torsanlorenzo Gruppo Florovivaistico
Anno 8 - numero 12
Dicembre 2006 - Diffusione gratuita
Direttore Editoriale:
Direttore Responsabile:
In Redazione:
Mario Margheriti
Giancarla Massi
Silvana Scaldaferri, Elisabetta Margheriti,
Silvia Margheriti, Liana Margheriti,
Rosanna Consolo
Redazione:
Via Campo di Carne, 51
00040 Tor San Lorenzo - Ardea (Roma)
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Torsanlorenzo Gruppo Florovivaistico
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Autorizzazione del Tribunale di Velletri n. 15/2003 del 01.09.2003
Pubblicazione mensile di Torsanlorenzo Gruppo Florovivaistico
Viale P. Luigi Nervi - Centro Com.le “Latinafiori” - Torre 5 Gigli
04100 Latina
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Foto di copertina: Ilex x koehneana ‘Chestnut Leaf’
Sommario
VIVAISMO
Camelia, regina d’inverno
La Camellia sasanqua in giardino
Per il colore dell’inverno ci sono le bacche
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VERDE PUBBLICO
Il ruolo dei Giardini Botanici dell’Unione Europea 12
PAESAGGISMO
Le dune fossili di Massenzatica
Waterpower: potere all’acqua!
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NEWS
Fiere di Primavera, Mostre
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AVVISO AI LETTORI
I numeri della Rivista Torsanlorenzo Informa sono
pubblicati nella sezione “Archivio TSL Informa” del sito
www.gruppotorsanlorenzo.com
...Ai clienti, agli amici di sempre
e a tutti coloro che negli anni hanno
contribuito al successo della Rivista
rendendola sempre più interessante
con testi informativi e culturali,
la redazione augura:
Buone feste e uno speciale 2007
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VIVAISMO
Camelia, regina d’inverno
Testo di Rosanna Consolo
Le camelie sono un fiore all’occhiello della produzione
di Torsanlorenzo Gruppo Florovivaistico, un prodotto che il mercato sia italiano che estero apprezza e chiede in ogni varietà. Fra le aziende del Gruppo, è alla
Mediterranea Plant 2 e ai Vivai Torsanlorenzo che si
concentra la produzione, diversificata rispetto a due
segmenti di mercato differenti: alla Mediterranea Plant
2, infatti, circa 200.000 camelie sono prodotte per il
mercato della grande distribuzione e dei garden, mentre
nei Vivai Torsanlorenzo la mission produttiva è rivolta
alla coltivazione di piante grandi per landscape.
Particolarmente eleganti e in fioritura anche in autunno
e in inverno, le camelie sono piante rigogliose dai colori caldi, sgargianti, attraenti allo sguardo. I petali che
assumono sfumature dal bianco candido al vermiglio,
passando per il rosa con il centro arancio, sono disposti
in fiore semplice, semidoppio, doppio a forma di rosa,
anemoneforme, peoniforme sciolto, peoniforme pieno,
doppio perfetto.
La camelia trova da sempre uno spazio ammirato nei
giardini, per il suo portamento elegante e per la sua presenza “scenica”, sempre di sicuro effetto. Coltivate nelle
nostre aziende in ogni misura di vaso e contenitore, le
camelie sono usate nelle bordure ma anche per ingentilire e arricchire l’angolo di un giardino e gli spazi dei
parchi.
Originarie dell’estremo oriente, sono arrivate in Europa
nel Rinascimento, sulle barche dei viaggi mercantili, ed
hanno trovato qui condizioni climatiche decisamente
accoglienti per la loro riproduzione.
Anche la storia di Torsanlorenzo Gruppo Florovivaistico si deve un po’ alle camelie: lontano nel tempo, nel 1978, Mario Marghheriti ha aperto le porte dell’azienda capostipite, la Vivai Torsanlorenzo, proprio
iniziando con tre ettari di camelie.
Ora, a distanza di quasi trent’anni, loro, le “regine d’inverno”, continuano ad alloggiare lì, ma poiché la produzione è andata via via aumentando in varietà e quantità, ora sono tre i punti del vivaio in cui vengono coltivate prima di partire alla volta di destinazioni e paesaggi in cui daranno bella mostra di sé portando il marchio
della qualità verde Torsanlorenzo.
Camellia sasanqua ‘Cleopatra’
Camellia japonica
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Camellia japonica
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VIVAISMO
LA PRODUZIONE IN DETTAGLIO
Varietà di camelia in vaso 3 litri in produzione alla Mediterranea Plant 2
Camellia ‘Black Lace’
Camellia ‘Coral Delight’
Camellia ‘Dr. Louis Polizzi’
Camellia ‘Francie L.’
Camellia ‘Gay Time’
Camellia ‘Nanakomachi Higo’
Camellia ‘Sparkling Burgundy’
Camellia ‘Spring Festival’
Camellia ‘Star Above Star’
Camellia higo ‘Yukimi Guruma’
Camellia japonica ‘Adolphe Audusson’
Camellia japonica ‘Apollo’
Camellia japonica ‘Berenice Perfection’
Camellia japonica ‘Blood of China’
Camellia japonica ‘Bob Hope’
Camellia japonica ‘Bonomiana’
Camellia japonica ‘Contessa Woronzoff’
Camellia japonica ‘Donckelaeri’
Camellia japonica ‘Dr. Tinsley’
Camellia japonica ‘Elegans’
Camellia japonica ‘Ella Ward Parson’
Camellia japonica ‘Fire Ball’
Camellia japonica ‘Fleur de Peche’
Camellia japonica ‘Flowerwood’
Camellia japonica ‘Francesco Ferrucci’
Camellia japonica ‘Funny Face Betty’
Camellia japonica ‘General Coletti’
Camellia japonica ‘General George Patton’
Camellia japonica ‘Gloire de Nantes’
Camellia japonica ‘Grace Albritton’
Camellia japonica ‘Grand Prix’
Camellia japonica ‘Hagoromo’
Camellia japonica ‘Hawaii’
Camellia japonica ‘Hinomaru’
Camellia japonica ‘Imperator’
Camellia japonica ‘Kirin no Horame’
Camellia japonica ‘Kramer’s Supreme’
Camellia japonica ‘Laurie Bray’
Camellia japonica ‘Lavinia Maggi’
Camellia japonica ‘Madame Charles Blard’
Camellia japonica ‘Madame Lebois’
Camellia japonica ‘Man Size’
Camellia japonica ‘Mangetsu’
Camellia japonica ‘Marchesa Margherita Serra’
Camellia japonica ‘Margherita Coleoni’
Camellia japonica ‘Marguérite Gouillon’
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Camellia japonica ‘Mathotiana Alba’
Camellia japonica ‘Mme Henri Cormerais’
Camellia japonica ‘Mme Martin Cachet’
Camellia japonica ‘Montironi’
Camellia japonica ‘Oki-no-Nami’
Camellia japonica ‘Ozeki’
Camellia japonica ‘Paolina Guichardini’
Camellia japonica ‘Preston Rose’
Camellia japonica ‘Principessa Clotilde’
Camellia japonica ‘Professor G. Santarelli’
Camellia japonica ‘R. L. Wheeler’
Camellia japonica ‘Red Ensign’
Camellia japonica ‘Sarah Frost’
Camellia japonica ‘Shiro Kinjo’
Camellia japonica ‘Snow Man’
Camellia japonica ‘Snowball’
Camellia japonica ‘Souvenir Bahuaud-Litou’
Camellia japonica ‘Triumphans’
Camellia japonica ‘Ville de Nantes’
Camellia japonica ‘White Nun’
Camellia japonica ‘Yuba-Shibori’
Camellia sasanqua ‘Beatrice Emily’
Camellia sasanqua ‘Cleopatra’
Camellia sasanqua ‘Crimson King’
Camellia sasanqua ‘FLM 2 - Marta Piffarelli’
Camellia sasanqua ‘Grady’s Egao’
Camellia sasanqua ‘Hino de Gumo’
Camellia sasanqua ‘Jean May’
Camellia sasanqua ‘Lauren’
Camellia sasanqua ‘Maiden’s Blush’
Camellia sasanqua ‘Mine-no-Yuki’
Camellia sasanqua ‘Narumi-gata’
Camellia sasanqua ‘Navajo’
Camellia sasanqua ‘Raint Ow’
Camellia x vernalis ‘Ginryu’
Camellia x vernalis ‘Yuletide’
Camellia x williamsii ‘Debbie’
Camellia x williamsii ‘Anticipation’
Camellia x williamsii ‘Brigadoon’
Camellia x williamsii ‘Donation’
Camellia x williamsii ‘Mary Phoebe Taylor’
Camellia x williamsii ‘Sayonara’
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VIVAISMO
La Camellia sasanqua in giardino
Testo di Anna Peyron
Camellia sasanqua ‘Hime-Botan’
Camellia sasanqua ‘Narumigata’
“Sazank-wa”, è con questo nome che significa “fiore
del tè di montagna” che giunge in Europa intorno alla
metà del 700, poi ribattezzata Camellia sasanqua.
Come non lasciarci affascinare da questo arbusto dalle
lucenti foglie sempreverdi che ogni autunno crea meraviglia con la sua ricca fioritura o da quelle varietà così
audaci da ricoprirsi di miriadi di fiori dai petali di seta
perfino nel cuore dell’inverno?
Sono le Camellia sasanqua, come tutte le piante che
fioriscono in mesi avari di fiori e quando la maggior
parte delle piante ha iniziato il lungo riposo invernale,
le gradite protagoniste del giardino. Una presenza fiorita che si protrae per un lungo periodo che inizia con le
varietà precoci verso la fine d’ottobre e si esaurisce con
le tardive a marzo avanzato.
I fiori delle sasanqua emanano una dolce fragranza, un
profumo sottile e fresco e schiacciando le foglie tra le
dita anche queste sprigionano un aroma gradevole.
Sono normalmente a fiore semplice, ma ci sono cultivar
che hanno fiori doppi, semidoppi, anemoniformi e
anche di grandi dimensioni come ‘Plantation Pink’,
‘Zakura Zukuyio’, ‘Hana Jiman’. Sbocciano quotidianamente e con abbondanza, anche sulle giovani piante,
e hanno una grande qualità: quella di perdere facilmente i petali sfioriti, formando così un tappeto leggero e
delicato al loro piede.
Il colore dei fiori varia dal bianco puro al rosa, al rosso
intenso, ma tante varietà hanno petali bianchi sfumati
lungo i bordi di rosa o di rosso acceso e racchiudono al
centro vistosi stami dorati.
Tra le cultivar a fioritura autunnale mi piace ricordare
‘Asakura’ dai petali graziosamente sfrangiati di un
bianco purissimo, i boccioli tondi dall’apice appuntito,
screziato di rosso. ‘Beatrice Emily’ che ha fiori bianchi
Camellia sasanqua ‘Hino de Gumo’
Camellia sasanqua ‘Hana Jiman’
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VIVAISMO
Camellia hiemalis ‘Kanjiro’
Camellia sasanqua ‘Plantation Pink’
con sfumature rosa nella parte alta e ‘Bettie Patricia’ di
un rosa tenerissimo. La leggera e davvero bellissima
‘Narumi Gata’, una grande coppa semplice bianco
crema dai bordi soffusi di rosa intenso: i suoi boccioli si
schiudono ininterrottamente per oltre un mese, iniziando da ottobre.
In inverno si distinguono la rosso brillante, con portamento compatto, ‘Kanijiro’, la ‘Kamakura Shibori’
rossa punteggiata di bianco e la ‘Star Above Stars’ dai
petali increspati a forma di stella, grande, doppia, bianca bordata di rosa.
Le ultime a fiorire sono la ‘Egao’, rosa intenso e la
‘Shibori Egao’, rosa variegato di bianco.
Le foglie della C. sasanqua sono in genere piuttosto
piccole, verde chiaro, coriacee, allungate-ovate, dai
margini seghettati. La chioma diversamente dalla C.
japonica ha rami sciolti, ricchi di foglie, flessuosi, dal
portamento morbido ed elegante.
Come possiamo usarle in giardino? Il loro ricco fogliame sempreverde ci permette di formare splendide siepi
che si produrranno, con le scelte opportune, in fioriture
scalari.
Disposte lungo un muro, dove potranno godere di protezione dalle correnti d’aria che non amano, possono
essere facilmente condotte a spalliera. Bisognerà in
questo caso tenerle staccate dal muro, facendole correre su dei fili tesi o su di un grigliato, a 10-15 cm dalla
parete.
Avendo a disposizione parecchio spazio, non c’è nulla
di più romantico del formare un boschetto di camelie,
da ammirare percorrendolo al suo interno tra colori,
profumi e il silenzio di tepide giornate invernali, per il
piacere degli occhi, dell’olfatto e dello spirito.
Sono stupende usate come macchie nel sottobosco,
dove, protette dalle chiome dei pini, potranno fiorire a
lungo e in abbondanza.
E se il giardino è di piccole dimensioni, sarà anche un
solo bell’esemplare, piazzato in un punto ben visibile da
una finestra del soggiorno, a meravigliarci con il primo
apparire della sua fioritura da fiaba d’inverno.
Queste camelie “prime della classe in tutto”, come diceva
Lavinia Taverna, hanno un difetto: una crescita molto
lenta, ma, se non potremo acquistare degli esemplari già
grandi, quale meraviglioso dono per i nostri figli e nipoti!
Camellia vernalis ‘Hiryu’
Camellia japonica
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VIVAISMO
Per il colore dell’inverno ci sono le bacche
Testo di Barbara Invernizzi, Dottore Agronomo
Foto di Ferruccio Carassale
Siate pigri giardinieri! e tardate a potare gli arbusti che
nelle grigie giornate invernali regalano rossi ricami di
frutti, rallegrano le aiuole spinose ed offrono sostentamento alla fauna stanziale.
Le rose vi daranno soddisfazione, dalle più piccole
“coprisuolo” ai rosai più sviluppati, producendo frutti
colorati dalle forme spesso curiose su tutte le sfumature del rosso.
I frutti di rosa venivano imbarcati per le lunghe traversate come riserva di vitamina C per i marinai, i “cinorrodi” sono falsi frutti, la cui struttura è simile a quella
delle mele, con l’ovario carnoso sviluppato intorno ai
veri frutti gli “acheni”; non sono tutti durevoli, alcuni
nel giro di poche settimane scuriscono e cadono, altri
resistono all’apice dei rami fino all’emissione dei nuovi
germogli.
Le cultivar sono spesso sterili e la tendenza all’autopotatura è una caratteristica ricercata dai selezionatori perché garanzia di fioriture prolungate; ciò va in contrasto
con la fruttificazione che andiamo cercando, ma con le
varietà botaniche sarete in grado di soddisfare qualunque esigenza.
Sui terrazzi sono consigliabili le forme ridotte, magari
sistemate in vasi che portino la fioritura vicino allo
sguardo, ma se si dispone di spazio, una siepe informale è a mio avviso la disposizione che permetterà di
godere appieno delle doti del rosaio, sia esso grande
come R. macrophylla con frutti come pomodorini di
colore arancione, o alto e compatto come R. virginiana
dai fiori rosa scuro e cinorrodi rosso rubino, oppure
basso e coprente come R. glauca con fiori rosa scuro e
frutti ovali rosso bruno o R. elegantula ‘Persetosa’ dai
fiori lilla e frutti arancione; anche R. rugosa ‘Alba’
porta grossi frutti arancione un po’ schiacciati.
A chi come me ama le rose a fiore semplice consiglio R.
microphylla che porta frutti simili ai ricci di castagna e
se avete spazio nel vostro giardino riservate un angolo
alla Rosa canina, selvatica e scomposta con i petali dal
colore bianco rosato e dai frutti ovali scarlatti vi riserverà grandi soddisfazioni in cambio di poche cure.
Fra le specie generose di frutti invernali, molte sono ben
adattate alle condizioni pedoclimatiche italiane e quindi facili da coltivare.
Un posto d’onore spetta ai Cotoneaster, grandi arbusti
spesso sempreverdi, presentano le forme più svariate,
ma le foglie sono sempre ovate, spesso fortemente incise sulla pagina superiore e tomentose sulla pagina inferiore.
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Rosa glauca
Alcuni Cotoneaster, quasi sarmentosi, possono rivestire un muro come C. adpressus e C. divaricatus; altri
possono raggiungere altezze considerevoli come C. frigidus, quasi un albero con fiori in grandi corimbi bianchi e frutti cremisi che durano a lungo o C. salicifolius
che mantiene in inverno parte del fogliame ed i frutti
gialli. Un grande arbusto quasi globoso è C. bullatus cui
fa eco C. lacteus dai germogli lanosi.
I più famosi ed apprezzati sono senzaltro i Cotoneaster
tappezzanti: C. congestus con i frutticini in mazzetti di
tre e C. microphyllus con foglie grigio pelose, ricco di
drupe scarlatte o l’invadente C. dammeri con i frutti
rosso corallo e le foglie sempreverdi.
Primo fra questi resta sempre Cotoneaster horizontalis
le cui foglie in autunno diventano rossastre ed i rami un
po’ rigidi disposti a spina di pesce portano moltissimi
piccoli frutti singoli color rosso vivo.
I Cotoneaster non richiedono potature, stanno bene in
zone fresche ed umide, sopportano i geli e non sono esigenti per quanto riguarda il suolo, purché sia ben drenato.
Non dimentichiamo neppure i generosi viburni, le cui
bacche violacee o rosse ci accompagnano fino a questo
mese quando possiamo godere della festosa, precocissima fioritura. Più facili da coltivare le specie nostrane:
lentaggine, verbena e pallon di maggio.
La lentaggine (V. tinus) non mi ha mai tradito, si comporta bene in macchie isolate o come siepe sempreverde e con il suo portamento compatto non richiede quasi
interventi cesori. Teneteli al fresco, leggermente in
ombra ed i loro fiori brilleranno come piccoli lampioni
nei bigi pomeriggi di gennaio.
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VIVAISMO
In alcune posizioni l’esuberante V. opulus ‘Sterile’ offrirà verso Pasqua un’esplosione di leggerissimi globi
bianchi, ma il più interessante per il portamento, le
caratteristiche foglie e per le bacche blu intenso è V.
davidii, per il quale avremo cura di scegliere piante
femminili, tra le quali intercalare almeno un esemplare
maschio.
Molti altri sono produttori di frutti che mitigano i grigiori invernali e ci permettono di intrecciare ghirlande
natalizie, troviamo il corniolo (Cornus mas) ed il biancospino (Crataegus spp), in particolare C. monogyna e
C. oxyacantha con le loro spine formano siepi invalicabili, così pure le Berberis in particolare B. x rubrostilla
‘Autumn Beauty’ dalla minutissima densa trama.
Per creare barriere spinose o per una grande macchia di
colore i giardinieri preferiscono Pyracantha coccinea
sempreverde, spinosa, compatta, le bacche sono raccolte in mazzetti con colorazioni dal rosso al giallo; sopportano bene le potature, ma se vogliamo godere della
delicata fioritura primaverile e far risaltare i frutti luminosi dobbiamo regalarle una posizione soleggiata ed
eliminare solo i rami nuovi, poiché la produzione è portata sui rami del secondo anno.
L’elenco sarebbe ancora lungo, ma concluderò citando
alcune piante esotiche che sono ormai entrate di prepo-
tenza nel paesaggio urbano.
Ancora rosacee: la Stranvaesia davidiana grande
arbusto proveniente dalla Cina e le Photinia, in particolare P. x fraseri, ma anche P. glabra e P. serrulata i
cui germogli apicali col rigore invernale aumentano la
colorazione rosso scuro, i frutti disposti in ombrelle
pendule si formano solo nei climi più miti, ultimamente viene usato, nella forma ad alberello, per piccoli viali.
Da ultimo due piccoli arbusti: una rutacea dioica Skimmia japonica, ha belle bacche rosse sulle piante femminili, ma è molto sensibile al Ph del terreno che deve
essere acido, le piante maschili, più rustiche, danno
abbondantissime fioriture; le Skimmia non crescono
molto e vanno messe in risalto lungo un vialetto o
meglio in fioriere rialzate, dove controlleremo meglio
la composizione del substrato.
Symphoricarpos albus, le cui bacche bianche gli hanno
valso il nome di “albero delle perle”, si diffonde molto
facilmente grazie ai polloni ed è adatto a piccole scarpate, meno invadente è S. orbiculatus con bacche color
porpora.
Sono arbusti poco utilizzati, ma degni di nota anche
solo per la loro adattabilità alle posizioni ombreggiate
che ne fanno davvero delle piccole perle.
Rosa eglanteria
Pyracantha
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VERDE PUBBLICO
Il ruolo dei Giardini Botanici
dell’Unione Europea
Testo di Loretta Gratani,
Dipartimento di Biologia Vegetale, Università degli Studi “La Sapienza”
Orto Botanico di Roma, sullo sfondo Villa Corsini
La conservazione della biodiversità è uno dei temi centrali del dibattito internazionale, considerando che circa
60.000 delle 250.000 piante superiori note a livello
mondiale sono a rischio di estinzione. La perdita di specie ha raggiunto livelli tali da assumere carattere di
emergenza, così come stabilito nell’ambito della Convenzione per la Diversità Biologica (CBD) dell’ONU
(Rio de Janeiro, 1992), ed è stato inserita nel quadro
strategico dell’Unione Internazionale per la Conservazione della Natura (IUCN), che ha sottolineato l’importanza di strategie comuni di conservazione (AA.VV.,
2001). Tali strategie riguardano operazioni di conservazione ex situ, quando non è possibile fornire una sicura
protezione in situ, l’approccio ecosistemico e la conservazione integrata, quando all’opera di conservazione
nei Giardini Botanici si associa la reintroduzione negli
ambienti naturali, la gestione degli habitat e il controllo
delle infestanti. Si dovrebbe dare priorità al mantenimento di piante rare o soggette ad altri caratteri di
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rischio, sottolineando, inoltre, l’importanza della documentazione della biodiversità, attraverso la definizione
dello status di conservazione delle singole entità (Liste
Rosse, IUCN). Elenchi di specie minacciate sono stati
redatti nell’ambito delle Convenzioni internazionali di
Washington (03.03.1973) e di Berna (19.11.1979) e
nella Direttiva 92/43 CEE “Habitat”, mentre il
Consiglio d’Europa ha emanato nel 2002 l’European
Plant Conservation Strategy (EPCS) e la CBD
(Decisione VI/9) ha adottato la Global Strategy for
Plant Conservation (GSPC), che indicano le azioni da
intraprendere per raggiungere l’obiettivo di ridurre la
perdita di biodiversità del pianeta entro il 2010.
In tale contesto rientra il ruolo di primo piano assunto
oggi dai Giardini Botanici dell’Unione Europea nell’ambito della conservazione, associato alla divulgazione delle conoscenze scientifiche in campo vegetale. I
primi Giardini Botanici sorsero intorno alla metà del
Cinquecento in molte città europee, contestualmente
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VERDE PUBBLICO
Orto Botanico di Barcellona. Centro visitatori - Ingresso
all’affermarsi delle nuove concezioni scientifiche e al
rinnovato interesse dello studio delle specie medicinali
(“semplici”); ebbero come sedi prevalenti le più prestigiose Università europee.
Attualmente nel mondo ci sono più di 1700 Giardini
Botanici e nell’Unione Europea oltre 400, che coltivano
più di 50.000 specie vegetali e conservano oltre 40
milioni di essiccata nei loro erbari, accogliendo più di
50 milioni di visitatori ogni anno. Fra i più grandi c’è il
Royal Botanic Gardens a Kew, in Inghilterra, che si
estende per 121 ha.
L’Italia è il Paese con il maggior numero di Giardini
Botanici (104), seguita dalla Germania (78), dal Regno
Unito (77) e dalla Francia (68). Va sottolineato che in
Italia viene attribuita una terminologia diversa per le
Istituzioni che coltivano le specie vegetali per finalità
principalmente didattiche e ricreative (Giardini Botanici) e per quelle che possiedono documentate collezioni di piante, coltivate per conservare nel corso del
tempo le caratteristiche strutturali e funzionali e la
capacità riproduttiva espresse nei luoghi di origine (Orti
Botanici). Più del 30% dei Giardini Botanici sono universitari e fra i loro scopi hanno la ricerca scientifica nei
diversi settori delle Scienze botaniche. Il Botanic
Gardens Conservation International (BGCI), Organismo fondato nel 1987, ha varato un Piano d’Azione
allo scopo di collegare i Giardini Botanici dell’Unione
Europea in una rete globale di cooperazione, con iniziative relative alla Conservazione della Biodiversità, alla
Scienza ed Orticoltura, all’Educazione e alla Formazione, al Patrimonio, Cultura e Turismo, alla Comunicazione e Cooperazione, sottolineando l’importanza
della formazione consapevole del personale addetto.
Recentemente è stata inoltre evidenziata la necessità di
organizzare linee guida per la standardizzazione di tecniche di coltivazione, sottolineando (CBD, Bratislava
1998) il ruolo chiave dei Giardini Botanici come fonte
di dati scientifici necessari per l’identificazione di spe-
Orto Botanico di Barcellona, pianta di Cistus
Royal Botanic Garden - Serra
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VERDE PUBBLICO
cie rare o soggette ad altri caratteri di rischio e come
strutture specializzate nella propagazione, coltivazione
e potenziale reintroduzione delle specie negli ambienti
perturbati o per l’incremento di popolazioni di ridotte
dimensioni, assicurando quindi un uso sostenibile della
biodiversità.
In tale ottica rientra il potenziamento delle Banche del
Germoplasma (250 nel mondo e oltre 100 nella UE),
finalizzate a conservare, nel lungo periodo, i semi, il
polline, le spore e i meristemi delle specie vegetali
(Breese 1989; Wyse Jackson 1992; Linington e
Pritchard 2001; Primack e Carotenuto 2003), in particolare di quelle per cui non è possibile fornire una sicura protezione in situ. Le prime Banche del Germoplasma sono state realizzate in Gran Bretagna alla fine
degli anni ‘70. Il Kew Garden gestisce, nel giardino
botanico di Wakehurst Place ad Ardingly nel West
Sussex, la più grande Banca del germoplasma nel
mondo, ed ha varato il progetto Millennium Seed Bank,
allo scopo di conservare il germoplasma di tutte le piante presenti nel Regno Unito ed il 10% di quello relativo
a tutte le piante superiori del pianeta entro il 2010.
Attualmente nella Banca sono conservati 700 milioni di
semi che rappresentano 14.000 specie originarie di 126
diversi Paesi.
Nelle Banche i semi vengono trattati e crioconservati;
molti tra quelli mantenuti a -20°C possono rimanere
vitali per più di 200 anni. L’Unione Europea ha indicato di conservare nelle Banche del Germoplasma l’80%
delle specie a rischio di estinzione.
I Giardini Botanici effettuano scambi di germoplasma e
pubblicano gli Index seminum, in cui viene riportato l’elenco aggiornato delle specie presenti, con l’indicazione del numero di individui per ciascuna specie, della
provenienza e della data di accessione.
Oltre alla conservazione, i Giardini Botanici sono impegnati in programmi di studio per il ricovero, la reintroduzione e il restauro di habitat degradati; in tal senso è
auspicabile una più stretta collaborazione fra i Giardini
Botanici, le aree protette e i Parchi, in linea con quanto
indicato dall’International Plant Areas (IPA), per l’identificazione delle aree geograficamente più importanti
per il mantenimento della biodiversità.
Negli ultimi anni, inoltre, i Giardini Botanici hanno
dato grande rilevanza ad attività di divulgazione e sensibilizzazione del grande pubblico, anche attraverso
l’istituzione di tipologie differenziate di Giardini,
come ad esempio i Giardini Storici (quasi tutti dediti
alla coltivazione delle specie medicinali), i Giardini
Tematici (specializzati nella coltivazione di uno o
pochi gruppi tassonomici) o i Giardini Alpini (specializzati nella coltivazione della flora alpina o montana).
Sono, inoltre, promossi corsi di formazione per insegnati, programmi di educazione ambientale e di orticoltura e floricoltura. Considerando che oltre l’80% dei
cittadini europei vive in aree urbane, i giardini botanici possono contribuire alla sensibilizzazione delle
nuove generazioni verso il recupero di valori legati ai
beni storici, artistici e paesaggistici includendo la conservazione della biodiversità.
BIBLIOGRAFIA
AA.VV., 2001 – Piano d’azione per i Giardini
Botanici nell’Unione Europea. Inf. Bot. Ital. 33: 166.
Breese E.L., 1989 – Regeneration and multiplication of germplasm resources in seed gene-banks.
The scientific background. International Board for
Plant Genetic Resources, Rome.
Linington S., W.H. Pritchard, 2001 – Gene banks.
Encyclopedia of Biodiversity, 3: 165-181. Academic
Press.
Primack R.B., L. Carotenuto, 2003 – Conservazione della Natura. Zanichelli, Bologna.
Orto botanico di Barcellona,
Giardino mediterraneo, fioritura di Ferula
14
Wyse Jackson P., 1992 – Botanic Gardens and the
Development of National Germplasm Conservation
Strategies. Botanic Gardens in a Changing World.
Proceedings of the Third International Botanic
Gardens Conservation Congress. Rio de Janeiro,
19th - 25th October 1992.
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PAESAGGISMO
Le dune fossili di Massenzatica
Testo e foto di Paolo Cortesi
Nel paesaggio piatto e monotono della grande bonifica
ferrarese, movimentato solo dalle arginature dei corsi
d’acqua e dai pioppeti artificiali, i rilievi delle dune di
Massenzatica appaiono come un’isola a parte, quasi
posata lì per caso per qualche scherzo o scommessa
della natura. Queste minuscole “colline” sono in realtà
una testimonianza unica nella storia geomorfologia di
questi luoghi a ricordare come un tempo pochi metri le
separavano dal mare che oggi si trova a 12 km.
Queste dune sono infatti ciò che rimane della antica
linea di costa che nel X secolo a.C. correva fino all’attuale zona di Ancona nelle Marche. Esse sono tra le più
antiche e appariscenti dune fossili del delta padano che
sono “sopravissute” fino ai giorni nostri fortunosamente insepolte dai sedimenti successivi.
Fino all’inizio del XX secolo diversi sistemi dunosi, via
via più recenti procedendo verso la costa, caratterizzavano per lunghe fasce l’entroterra costiero in una complessa morfologia che dimostrava tangibilmente l’evoluzione delle terre emerse verso il mare: le dune si alternavano ad avvallamenti, zone boscate e vasti acquitrini
paludosi. Con l’avvento della bonifica e della meccanizzazione dei territori del delta tutto questo è andato
perduto e rimangono oggi solo alcuni preziosi relitti
come il Boscone della Mesola e i rari complessi di dune
fossili di cui quello di Massenzatica rappresenta l’esempio più importante e meglio conservato.
nelli sabbiosi non fissati dalla vegetazione e li deposita
più indietro, favorendone l’accumulo. Presso le foci del
delta, nel confronto fra le forze del mare e quelle dei
diversi rami del Po, si può osservare il dinamico sistema che ha modellato il territorio lungo la costa. Quando
l’equilibrio fra le forze marine e quelle fluviali si sposta
a favore delle seconde, cioè con un abbondante apporto
di sedimenti fluviali e una scarsa capacità del mare a
“ri-elaborarli”, le terre emerse avanzano prolungando le
foci fluviali verso il mare aperto, mentre i cordoni
dunosi vengono via via incorporati dall’entroterra. In
queste condizioni un cordone dunoso, non più alimentato dalle sabbie del litorale diventa fossile e tende a
essere smantellato dallo stesso vento che lo aveva
costruito.
Questo destino può essere rallentato dall’affermarsi
della vegetazione delle dune oppure può essere accelerato dai fenomeni di subsidenza per cui la duna viene
sepolta sotto altri sedimenti alluvionali più recenti. Nel
caso del delta padano l’agente principale di smantellamento di queste delicate forme è stato l’uomo che ha
provveduto al loro spianamento dissennato per estrarre
sabbia e coltivare terreno.
Le dune fossili: una tappa nella crescita della terra
verso il mare.
Quando il litorale adriatico manteneva i caratteri naturali propri, le foci dei fiumi erano affiancate da spiagge
che terminavano a ridosso delle prime dune formate dal
vento: spirando dal mare è in grado di rimuovere i gra-
Flora e fauna delle dune
Le dune fossili di Massenzatica sono ricoperte da una
estesa e compatta prateria che ne risalta le ondulazioni.
Solo sulle sommità o sulle pendici meno stabili si può
osservare la sabbia sottostante. Le difficili condizioni
ambientali delle dune hanno selezionato una vegetazione pioniera caratteristica in grado di sopportare l’abbondante insolazione nonché l’aridità del substrato.
Prevalgono le specie xerofile, cioè adattate ad ambienti
asciutti e soleggiati come forasacco dei tetti (Bromus
La Riserva vista dall’alto, in basso a sinistra il centro visite
Aspetto delle dune in primavera
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PAESAGGISMO
Dune in primavera, la prateria a grano
Visite alla Riserva
tectorum), fienarola bulbosa (Poa bulbosa) e grano villoso (Dasypyrum villosum) ma si osservano anche piante psammofile tipiche dei terreni sabbiosi litoranei quali
la codolina delle spiagge (Phleum arenarium) e il paleo
delle spiagge (Vulpia membranacea). Queste piante
psammofile rappresentano la flora più interessante dell’area protetta in quanto alcune di queste sono ormai
rare in ambito regionale. Il terreno sabbioso è a tratti
ricoperto da estesi cuscinetti di muschi sui quali si rinvengono licheni della specie Cladonia, fra i primi a
colonizzare il substrato in condizioni vitali proibitive.
La prateria diventa bellissima dopo le pioggie primaverili, quando si colora di variopinte fioriture delle erbacee annuali: si tratta spesso di piante di ridotte dimensioni e con fiori minuscoli.
In primavera spiccano anche i fiori rosa intenso di
Silene conica, quelli viola pallido della rara vedovina
delle spiagge (Scabiosa argentea), quelli violacei di
buglossa (Anchusa italica) e quelli rossi, piccoli e bellissimi, del Lathyrus sphaericus, oltre alle ombrelle
giallo dorate dell’euforbia cipressina. In piena estate la
prateria delle dune appare invece come rinsecchita,
dalla quale spiccano gli alti fusti fioriti di Verbascum
phlomoides e di stregona gialla (Stachys recta). Tra le
rarità botaniche è da segnalare il romice con frutto rinchiuso (Rumex angiocarpus), tipico dei suoli sabbiosi
leggermente acidi.
Nelle depressioni interdunali, più vicine alla falda freatica superficiale, si sono formate macchie boscate costituite da specie arboree tipiche dell’antica foresta planiziale come olmi, aceri campestri, farnie e pioppi. Questi
lembi boscati presentano un ricco sottobosco arbustivo
costituito da prugnolo, biancospino, sambuco, berretta
da prete e spin cervino.
Nella riserva si sono anche diffuse specie esotiche come
robinia, spino di Giuda e ailanto: quest’ultimo è in forte
espansione e si sono resi necessari interventi per contenerne l’invadenza.
Ai margini dei boschetti si incontrano ampie macchie di
rovo mentre nel sottobosco, dove il microclima è più
umido, si trovano viole (Viola hirta, Viola tricolor),
pungitopo e vaste distese di Aristolochia clematitis dai
caratteristici lunghi fusti erbacei ornati da mazzetti di
fiori gialli. In molti avvallamenti si notano fitte praterie
di felce aquilina (Pteridium aquilinum), una specie
comune delle zone collinari e montane della regione ma
diventata ormai rara in pianura.
Per gli animali la riserva è un’oasi nel “deserto” della
piatta campagna intensamente coltivata che circonda le
dune, anche se la sua ridotta superficie non consente
presenze numerose o di animali di grossa taglia.
Fra i mammiferi più comuni della riserva ma di difficile osservazione a causa delle abitudini prevalentemente
notturne, ci sono volpe, tasso, riccio, lepre, talpa e topo
campagnolo.
Molti sono invece gli uccelli che possono essere osservati sia all’interno che ai margini dell’area protetta: cinciallegra, cinciarella, usignolo, scricciolo, pigliamosche, fringuello, picchio rosso maggiore. Dalla primavera e per tutta la stagione estiva si possono ammirare i gruccioni e le upupe, per i quali le dune rappresentano una ottima zona di caccia, mentre sugli alberi
delle macchie boscate si possono udire anche il cuculo
e il rigogolo. Fra i rapaci diurni sono presenti il gheppio
e lo sparviere e, nei mesi invernali, la poiana.
La sabbia che si riscalda velocemente, le aree a prato e
gli arbusteti assolati, favorisce una discreta presenza di
rettili: di facile osservazione la lucertola campestre e il
ramarro mentre più difficile da sorprendere è il biacco,
un innocuo serpente dalla livrea scura abile predatore di
piccoli rettili e micromammiferi.
Le bassure interdunali e gli avvallamenti più umidi e
ombrosi consentono la sosta di anfibi come Rospo
comune e Raganella.
Gli animali che meglio si sono adattati a vivere nell’ambiente delle dune sono gli insetti, alcuni dei quali
tipici degli ambienti sabbiosi come lo scarabeide
Anoxia villosa o il curculionide Otiorhyncus ferrarii
che vive sulle dune costiere dell’Adriatico e rappresenta una testimonianza dell’antica condizione litoranea
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PAESAGGISMO
Fiore di Vedovina delle spiagge (Scabiosa argentea)
Aristolochia clematitis
della riserva. Altri insetti frequentatori delle sabbie
sono gli imenotteri, in particolare le vespe scavatrici
(Vespula germanica) che costruiscono il loro nido cartaceo in cavità scavate nel terreno sabbioso.
Numerosi i grilli di cespuglio, fra cui Leptophyes punctatissima e Tylopsis liliifolia, che si possono osservare
posati sulle piante mentre, percorrendo i sentieri, è frequente vedere i balzi delle cavallette Acrida ungarica
che si levano dalla prateria se disturbate dal movimento dei passi.
Le fioriture primaverili richiamano anche molte farfalle, alcune delle quali dai colori vistosi come vanessa io
(Inachis io), vanessa del cardo (Cynthia cardui), podalirio (Iphiclides podalirius) e macaone (Papilio
machaon)
Le Dune di Massenzatica, fragile testimonianza di un
passato lontano in cui queste sabbie erano confine fra
mare e terraferma, sono oggi un mondo a parte, come
una zattera adagiata nella fiaccata pianura circostante.
Alcune creature, piante e animali, che si possono osservare qui sono strettamente legate all’ambiente delle
dune e cosi questa “zattera” diventa Arca, scrigno di
tesori di una Natura da salvaguardare.
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La visita alla Riserva
La Riserva è stata istituita nel 1996 e si estende su una
superficie di 45 ettari nei comuni di Mesola e Goro. La
gestione è affidata alla Provincia di Ferrara che è anche
proprietaria dell’area e si avvale della collaborazione
dei due comuni e della consulenza di un comitato tecnico-scientifico. Il Centro visite si trova in un edificio
colonico ristrutturato ai margini della riserva lungo la
strada fra Italba e Massenzatica. L’area è completamente recintata ed è possibile effettuare visite con l’accompagnamento della guida del W.W.F. di Ferrara attraverso i percorsi didattici che offrono una esauriente panoramica degli ambienti tipici delle dune fossili.
Per raggiungere la Riserva occorre deviare dalla statale
309 Romea a nord di Pomposa in direzione di Italba da
cui si seguono le indicazioni per Massenzatica: dopo
poche centinaia di metri si incontra a destra l’area protetta. In alternativa si può uscire dalla Romea a Mesola
da cui si imbocca la strada che costeggia la sponda
destra del Po di Goro fino a Massenzatica da cui si procede verso sud in direzione di Italba. Lungo entrambi
gli itinerari sono comunque presenti le indicazioni per
la Riserva.
Per informazioni: tel. 0533790159 orari: 8,00-14,00
chiuso il lunedì.
BIBLIOGRAFIA
Paolo Cortesi – Le Dune di Massenzatica – Ed.
Minerva Edizioni, Bologna 2003
Chiara Lugli - Guida alla Riserva Naturale Dune
Fossili di Massenzatica, Regione Emilia Romagna–
Parchi e Riserve, Provincia di Ferrara
Centro Villa Chigi – Riserva naturale Dune Fossili
di Massenzatica n. 25 Compositori Bologna, 1999
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PAESAGGISMO
Waterpower: potere all’acqua!
Testo di Valentina Piscitelli, giornalista - architetto
L’argento mondiale di Centole & Associati passa dal
premio alla realizzazione. Prevista nel 2008 l’apertura del cantiere che nella valle dei Mulini di Amalfi
darà nuova vita alle cartiere e aiuterà la coltivazione del limone.
Sta per giungere alla fase operativa, con inizio nel 2008
e conclusione il 2015, il primo degli 11 progetti di
Waterpower, il programma territoriale e di recupero
della Valle dei Mulini e delle Ferriere dei Comuni di
Amalfi e Scala. L’ambizioso piano di Centola e
Associati dopo aver conquistato il premio Gold Europe,
Holcim European Awards a Ginevra - unico gruppo italiano tra gli oltre 1500 partecipanti da 118 nazioni - ha
conquistato anche l’argento mondiale alla finalissima di
Bangkok il 23 aprile scorso, gareggiando insieme ad
altri 14 progetti finalisti provenienti da tutto il mondo.
L’idea di un utilizzo contemporaneo e sostenibile della
“potenza dell’acqua” è alla base del programma di recupero della valle dei Mulini e delle Ferriere. Esso affronta le delicate problematiche correlate al recupero,
all’accessibilità e al nuovo utilizzo di alcune antiche
strutture innestate nello straordinario paesaggio della
costiera amalfitana. Trae origine da una ricerca a carattere nazionale realizzata dai geografi dell’Università di
Salerno, coordinati dalla prof. Mariagiovanna Riitano.
Dopo aver documentato oltre 50 edifici dimessi si è circoscritta l’attenzione all’intorno omogeneo del fiume
Canneto e ai 15 opifici proto-industriali compresi nel
territorio di Amalfi e Scala. L’Università ha successivamente affidato al gruppo di progettazione Centola &
Associati l’ideazione e lo sviluppo di un programma
pubblico-privato orientato al turismo sostenibile e alla
cultura del Mediterraneo, nonché l’elaborazione del
masterplan e il coordinamento dei progetti architettoni-
SUD’ARC-H di Reggio Calabria. Ostello dedicato ai giovani
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TECLA di Napoli. Struttura per l’accoglienza, l’informazione e l’introduzione ai temi del Mediterraneo
ci. Tutti i progettisti coinvolti sono accomunati dall’aver dimostrato particolare sensibilità per le tematiche
ambientali, per l’utilizzo di fonti energetiche rinnovabili, per il dialogo rispettoso ma contemporaneo con le
preesistenze storiche e per la qualità dell’inserimento
paesaggistico del progetto.
Allo stato attuale si prevede che la Fondazione
Sichelgaita sponsorizzerà il progetto, finanziato per un
quarto dal pubblico e per il resto dai privati. Nella valle
dei Mulini di Amalfi presto vi saranno musei, alberghi, agriturismi e continuerà la coltivazione del
limone. “Il proprietario di un vecchio mulino – ha affermato l’arch. Luigi Centola - ha dato un lascito perché
questo torni a produrre carta, con i sistemi antichi. Gli
altri mulini serviranno per la mobilità nell’area o per
azionare opifici a scopo dimostrativo. Si prevede di attivare un certo flusso di turismo sostenibile, cioè senza
automezzi inquinanti: le persone si muoveranno con
auto elettriche nella parte bassa e, nella parte alta, con
gli ascensori idraulici o a piedi».
Per consultare il progetto italiano “Waterpower”
Il masterplan e una selezione delle immagini dei progetti sono consultabili sul sito web di Centola &
Associati
www.centolaassociati.it
PER SAPERNE DI PIU’ SULLA FONDAZIONE
HOLCIM
http://www.holcimfoundation.org/
PER SAPERNE DI PIU’ SUL PREMIO GOLD
EUROPE
http://www.holcimfoundation.org/awards/eur/eur.html
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MESSINA (ITALIA)
ESSEN (GERMANIA)
IPM Essen
25 – 28 gennaio 2007
La Fiera Internazionale delle
Piante di Essen festeggia il suo
giubileo e si presenta questa
volta in tutto il suo splendore.
L’aumento del numero di espositori, la loro crescente internazionalità e il continuo ampliamento
dell’offerta, sempre orientato alle esigenze del mercato, sono
una chiara dimostrazione dell’evoluzione costantemente positiva di questa fiera settoriale, che
si basa su quattro punti chiave:
“Piante”, “Tecnica del giardinaggio”, “Floricoltura” e “Promozione delle vendite”.
Un ruolo importante per la posizione leader della IPM giocano
anche le attività concomitanti,
nelle quali vengono illustrati e
discussi le possibilità future e
gli sviluppi del mercato. I forum
come l’incontro Al-Invest di
imprenditori europei e sudamericani e il forum internazionale
sul giardinaggio nell’Europa
orientale spiegano i potenziali
del mercato e forniscono suggerimenti, consigli e aiuti per le
aziende del settore nel rapporto
con partner che operano in
modo sempre più globale. Gli
incontri tra gli imprenditori
sono diventate importanti occasioni di contatto attraverso le
quali negli scambi commerciali
internazionali possono essere
coinvolti continuamente nuovi
Paesi.
Info: tel. 02-46712204
email: [email protected]
web: www.mess-essen.de
Torsanlorenzo Gruppo Florovivaistico, sarà al Padiglione 6 –
Stand 410
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FLORMART/ MIFLOR
16 – 18 febbraio 2007
Salone Internazionale di primavera del florovivaismo, attrezzature e giardinaggio. L’edizione
di febbraio offre agli operatori
del settore – vivaisti, giardinieri,
paesaggisti, manutentori del verde pubblico e privato, addetti a
parchi, le novità e le conferme
per la stagione più importante
dell’anno: produzioni pronte per
il mercato, soluzioni per il verde
pubblico, colture mediterranee,
fiori, piante di ogni genere.
Info: tel. 049-840111
email: [email protected]
web: www.flormart.it
ANGERS (FRANCIA)
Salon du Vegetal
21 – 23 febbraio 2007
Lo scopo di questa esposizione
florovivaistica professionale è
quello di sviluppare i rapporti
tra produttori e compratori professionisti, sul mercato nazionale e interazionale. Gli espositori
sono: importanti vivaisti, orticoltori, commercianti all’ingrosso, produttori di semi e bulbi, produttori di servizi e accessori per la vendita delle piante; i visitatori sono produttori,
distributori e professionisti del
paesaggio. Particolarmente importanti stanno diventando il
premio Innovert e dello Spazio
Ispirazione, che riescono a dare
alla manifestazione un continuo
spirito innovativo necessario per
stimolare nuovi mercati.
Info: tel. 0033 (0) 241791417
email: [email protected]
web: www.salondu-vegetal.com
VIVA
23 – 25 febbraio 2007
4° Expo del Florovivaismo Mediterraneo–Palanaxos di Giardini
Naxos Taormina (ME). È una
manifestazione che intende promuovere e riposizionare un settore che dà grande prestigio
all’immagine complessiva del
florovivaismo Mediterraneo.
“VIVA” si caratterizza per la
grande varietà e qualità del prodotto vegetale che va dalla pianta appena nata ai grandi esemplari.
Piante ornamentali mediterranee,
piante verdi e fiorite, piante da
orto e da giardino, fiori, piante
tropicali, esemplari da collezione.
Un grande appuntamento per il
mondo professionale del florovivaismo, per scoprire le novità,
per incontrare i partners, per conoscere nuovi mercati e per
scambi internazionali.
Info: tel. + 39 090 364011/12 –
090 345489
email: [email protected][email protected]
email: www.fieramessina.it
NEWS
FIERE DI PRIMAVERA PADOVA (ITALIA)
MOSTRE
TRENTO
“Matentrino”, mostra interattiva
con percorsi matematici a Trento e dintorni che interpreta con il
linguaggio della matematica le
forme e le figure del paesaggio
quotidiano e consente di leggere
in modo originale i luoghi e le
architetture della città di Trento
e della sua provincia.
L’esposizione rimane aperta
fino al 28 gennaio 2007 con orario continuato dalle 10,00 alle
18,00.
email: [email protected]
[email protected]
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Torsanlorenzo Gruppo Florovivaistico
Via Campo di Carne, 51 - 00040 Tor San Lorenzo, Ardea (Roma) Italia
Tel.: +39 06 910 190 05 - Fax: +39 06 910 116 02
www.gruppotorsanlorenzo.com
[email protected]
[email protected]