L. DAL RI, G. RIZZI, Il territorio altoatesino alla fine del VI e
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L. DAL RI, G. RIZZI, Il territorio altoatesino alla fine del VI e
Il territorio altoatesino alla fine del VI e nel VII secolo d. C. “…Eine in sich kohärente und dettailreiche Geschichte Bozens und seiner Region im Frühmittelalter zu schreiben ist so gut wie unmöglich.” 1 Le notizie di carattere storico a disposizione sul tema proposto sono costituite innanzittutto da una breve serie di cenni fissati verso la fine dell’VIII secolo (sulla base di testi più antichi) nell’opera di Paolo Diacono. In particolare per quanto riguarda il ducato longobardo di Trento, da Paolo ci sono riferiti tre fatti ancora relativi alla fine del VI secolo, uno -largamente distanziato- della seconda metà del secolo successivo, uno infine degli inizi dell’VIII. Di fatto sappiamo che: 1) un duca Euin risulta insediato già nel 569 a Tridentum; 2) nel 575 il Castrum Anagnis posto in confi nio Italie si consegnò ai Franchi. In conseguenza di ciò un conte longobardo Ragilo devastò tale castrum, il duca dei Franchi Chramnichis assalì Ragilo mentre tornava carico di preda, lo sconfisse e lo uccise; Chramnichis stesso (verosimilmente qualche tempo dopo) devastò anche Trento, infine il duca di Trento Euin sconfisse a sua volta l’esercito franco presso Salurnis recuperando l’intero territorio tridentino; 3) nel 590 il duca franco Cedinus inviato dal re Childeberto ottenne la resa e successivamente distrusse una serie di castra (“…in territorio tridentino…”) tra cui Tesana, Sermiana, Maletum, Appianum, Ennemase, Fagitana, (verosimilmente nell’attuale Alto Adige), inoltre Cimbra, Vitianum, Bremtonicum, Volanes più due senza nome in Alsuca (nell’attuale trentino). Un castrum fu distrutto anche a Verona in questa occasione. 1 Cfr. JARNUT 1989, p.135. Gli abitanti furono deportati con l’eccezione di quelli del castrum Ferruge (probabilmente il Verruca, cioè l’attuale Dos Trento a Trento) che riuscirono a riscattarsi con un pagamento in denaro per l’intercessione dei vescovi Ingenuino de Savione e Agnello de Tridento; 4) il duca di Trento Alachis (…dum dux esset in Tridentina civitate…) sconfisse nel 680 il conte di Bolzano (…cum comite Baioariorum quem illi gravionem dicunt qui Bauzanum et reliqua castella regebat […] conflixit) e gli tolse verosimilmente i suoi possessi. Indi si ribellò a Perctarid e si asserragliò nella fortezza di Trento (…atque se intra tri dentinum castellum rebellans communivit…), per cui dovette sostenere un assedio da parte del re da cui si liberò con una sortita (…cum suis civitate egressus…) riuscendo anche a distruggere l’accampamento fortificato (castra) degli assedianti. La seconda e la terza notizia sono inquadrabili nelle reiterate interferenze dei Franchi nelle cose del regno longobardo, quasi sempre nell’ambito di un’alleanza franco-bizantina, che rappresentavano una continuazione della politica estera attuata nella prima parte del VI sec. nell’Italia settentrionale al momento del declino del regno ostrogoto. La distruzione da parte dei Franchi di Tesana (Tisens), Sermiana (Sirmian) e Maletum (Mölten) presuppone l’estensione del dominio longobardo al tratto di Val d’Adige tra la conca di Merano e la conca di Bolzano alla fine del VI secolo. La presenza di un conte baiuvaro a Bauzanum nel 680 indica invece una precedente perdita di questa parte del territorium Tridenti num da parte dei Longobardi che lo avevano riconquistato interamente nel 590. E tuttavia poco dopo il 712, anno della sua ascesa al trono, (forse verso il 720), Liutprando conquistò Baioa - riorum plurima castra approfittando di difficoltà interne del ducato baiuvaro 2. Arbeone vescovo di Frisinga, morto verso il 783, nella sua vita di San Corbiniano suo predecessore sulla cattedra vescovile, ci informa che il Castrum Maiense localizzabile in Val d’Adige nella conca di Merano, in quello che era allora il confine tra i trientini fines e i fines Bavariorum, agli inizi del secolo, verso il 710 apparteneva ancora ai Baiuvari, nel 725 era invece nelle mani dei Longobardi, ma verso il 765 era tornato ai vecchi padroni. Oltre a questa (che rende testimonianza dell’incertezza dei confini in quest’epoca) ricaviamo una serie di altre notizie di vivo interesse sul luogo (Il Castrum Maiense appunto) dove Arbeone stesso era vissuto fanciullo 3. Poche altre notizie storiche riguardano ancora i Baiuvari, nel loro stanziamento a Sud dello spartiacque nel corso della cosiddetta “Landnahmezeit” circa tra il 590 e il 610; cioè durante l’occupazione del territorio attuata tramite l’insediamento di homines exercitales cioè di coloni capaci di portare le armi. Veniamo informati di patti matrimoniali tra regnanti longobardi e principesse della dinastia dei duchi Agilolfingi che reggevano il popolo baiuvaro, in uno stato di più o meno palese dipendenza dalla casa reale dei Franchi. Si tratta inoltre di vere e proprie spedizioni del popolo baiuvaro condotte (ad es. nel 592, nel 595 e nel 610) con alterne fortune nel settore orientale (la Val Pusteria, ad oriente dello spartiacque di Dobbiaco) contro gli Slavi che avevano occupato le sedi del Norico a partire dagli inizi dell’VII secolo, spedizioni che ebbero la loro logica continuazione nell’opera di conversione alla religione cristiana ben esemplificata dalla fondazione (769) del convento dedicato a San Candido (nell’odierna San Candido-Innichen) 4 (vedi oltre). Si tratta infine della succinta cronaca della sconfitta finale ad opera di Carlo Magno subita dall’ultimo duca baiuvaro Tassilo III. Se ancora nel 784 erano avvenuti presso Bolzano scontri tra Baiuvari e Longobardi, questi ultimi verosimilmente ormai agli ordini dei Franchi, nel 787 fu direttamente Pipino figlio di Carlo Magno a risalire alla testa di un esercito di Franchi fino a Bolzano5. Di grande importanza si rivela infine la decisione di Carlo Magno, dopo la conquista del regno longobardo e la definitiva sottomissione del ducato baiuvaro (788), di annettere definitivamente la conca di Bolzano al ducato di Baviera, ponendo termine con ciò ad una secolare oscillazione di confini e creando un assetto che durerà per taluni aspetti per più di un millennio 6. Evidentemente senza speranza si rivela l’impresa di cercar di ricostruire puntualmente ed esaurientemente con il metodo archeologico tutta quella complessa trama di vicende storiche che al di la dei pochi fatti noti le fonti per questo periodo tacciono. Né la conoscenza dei materiali (con particolare riferimento al problema della seriazione della ceramica altomedievale) né gli strumenti di datazione assoluta(C14, dendrocronologia, metodi termoluminescenti) sono sembrati fino a questo momento risolutivi per quanto concerne un programma di sistemazione cronologica. Il tentativo di distinguere tra corredi e instrumentum domesticum degli indigeni (i Romanen degli studiosi di lingua tedesca) e quello dei nuovi popoli (Longobardi e Baiuvari), denuncia delle intrinseche debolezze soprattutto in considerazione dei processi di fusione e di reciproca acculturazione che dovettero rapidamente verificarsi soprattutto nell’ambito della cultura materiale 7. 2 Cfr. P. D. II.32 (menzione a Euin); III.9 (distruzione del Castrum Anagnis); III.31 (spedizione di Cedinus); V.36 (impresa di Alahis); VI.58 (conquiste di Liutprando). Ma ad esempio R. Heuberger colloca il castrum Ferruge sul colle di Castelfirmiano-Sigmundskron a Bolzano (HEUBERGER 1935, p. 98) e in realtà non si comprende come il vescovo di Tridentum potesse intercedere in favore degli abitanti della sua città dei quali condivise la sorte (deportazione). 3 Cfr. KRUTSCH 1920, cap, 23, p.214; cap.24, p.221; cap.30, pp.222-223; cap.31, p.223; cap.42, p.230. 4 Cfr. KRUTSCH 1920, p.126; LUNZ 1981, pp. 20-21. 5 Cfr. Annales regni Francorum 1905, a.787, p.78. 6 Cfr. JARNUT 1989, pp.139-140. 7 Il tentativo programmatico di una distinzione di questo genere soprattutto nei lavori di Volker Bierbrauer: cfr. BIERBRAUER 1980, passim; 1981, passim; 1985a, passim; 1985b, passim. L’incertezza dei risultati è ben esemplificata dal radicale contrasto tra le conclusioni del Bierbrauer (che fa sue le posizioni di I. Werner (cfr. WERNER 1958) e quelle dello Schulz Dörrlamm (cfr. SHULZE DÖRLAMM 1986) sul tema della attribuzione etnica delle fibule tardoantiche “a balestra” e rispettivamente “a bottone sull’arco”. Le città Nel territorio corrispondente all’attuale Alto Adige non si può probabilmente parlare per il periodo in questione di una situazione urbana in senso stretto. L’incertezza dell’uso del termine castrum, che negli autori di quest’epoca spesso si alterna a castellum, a civitas e a urbs per un medesimo soggetto, non facilita il compito: sicuramente con castrum si intende talora non solo l’insediamento fortificato ma anche un abitato più ampio che gravitava su di esso ed era a sua volta al centro di un proprio territorio assai vasto. Nell’insediamento di Bauzanum, corrispondente all’attuale Bolzano, viene costruita sul fondovalle, non lontano dal ponte sul fiume Isarco, nel V-VI secolo una basilica di dimensio- ni sicuramente notevoli per la situazione locale, che presuppone la presenza di un nucleo consistente di popolazione ancora residente. Questo edificio secondo le ricostruzioni fatte a suo tempo da N.Rasmo, venne riedificato su pianta ridotta, evidentemente dopo una distruzione 8, e lacerti di decorazione pittorica di questo secondo edificio sono attribuiti in via ipotetica all’VIII-IX secolo 9. Se dunque dietro questa sequenza di fatti si nasconda un reale e completo abbandono dell’insediamento sul fondovalle in favore dell’insediamento fortificato che oggi con sempre maggiore sicurezza viene collocato sul vicino colle del Virgolo, o se la vita fosse continuata di fatto parallelamente sia in città che sul colle, almeno nei momenti di relativa sicurezza, è problema archeologico ancora aperto, anche se questa seconda ipotesi sembra acquistare sempre maggiore consistenza 10. All’estremità orientale e cioè in Val Pusteria a San Lorenzo, dove confluiscono la Val Badia e la Valle Aurina, non del tutto abbandonato dovette essere in questo periodo l’insediamento di fondovalle che aveva continuato la vita della romana Sebatum. La popolazione temporaneamente riparò nei momenti di pericolo probabilmente in insediamenti d’altura fortificati dei dintorni, pensiamo in particolare al Burgkofel della frazione di Lothen già noto per scavi e rinvenimenti11. La chiesa parrocchiale di San Lorenzo rivela una chiara fase di profanazione collocabile nel VI secolo 12, ma per il resto sembra vi sia continuità di culto dalla chiesa paleocristiana del V secolo fino ai giorni nostri. Una situazione del tutto analoga si ebbe per l’insediamento di fondovalle che coincide con l’attuale San Candido-Innichen in Val Pusteria, noto nelle fonti di topografia antica come Littamum. In epoca romana fu un centro di notevole importanza, che conobbe una ripresa notevole a partire del 769 con la fondazione in lo co indica del convento dedicato a S. Candido, dipendente da Frisinga, con funzione di missione nei confronti delle popolazioni slave propter incredulam generationem Sclavano rum ad tramitem veritatis deducendam 13. In particolare in uno degli scavi di recente effettuati (1991) e precisamente nel cosiddetto “Organistenhaus”, di fianco alla collegiata romanica di San Candido è stato possibile accertare al di sopra dell’orizzonte di epoca romana (fondamenta di edifici), un successivo orizzonte attribuibile genericamente al V-VIII secolo, con abbondanti resti di cultura materiale. In che misura naturalmente si possa ancora parlare in questo caso di “situazione di tipo urbano”, e cioè di un eventuale residuo di comunità residente sul fondovalle prima della fondazione del convento e dei rapporti della medesima con presenze di Slavi nella Val Pusteria, rimane problema aperto 14. Per quanto riguarda l’insediamento romano di Stufles, quartiere di Bressanone alla confluenza dei due fiumi Isarco e Rienza, per il quale abbiamo tracce molto probabili di una sopravvivenza fino almeno ai primi decenni del VI secolo, dovette verificarsi un abbandono probabilmente ancora nel corso di tale secolo, forse in favore dell’insediamento fortificato sul colle di Sabiona (vedi oltre). Non è naturalmente da escludere anche qui qualche fenomeno di continuità di presenza umana nell’ambito della città attuale (ad es. ancora a Stufles, soprattutto attorno alla chiesa oggi dedicata all’Angelo Custode, ma anche sulla destra dell’Isarco nell’area del duomo) 15. Le origini della città di Merano nella valle dell’Adige ai confini tra Burgraviato e Venosta, sono molto chiaramente da ricollegare al Ca strum Maiense, menzionato da Arbeone di Frisinga (vedi sopra). Tale castrum si colloca in una situazione di chiusa naturale, in cui il torrente Passirio, principale affluente di sinistra del fiume Adige nel tratto tra la sorgente e la confluenza con l’Isarco, stretto in una forra, sbarrava il cammino a chi risaliva la Val d’Adige ed in tal modo permetteva (nel VII-VIII secolo) il controllo della via che collegava il terri- 8 Cfr. RASMO 1957, pp. 11-12, fig.11 (pianta degli scavi). 9 Cfr. SPADA PINTARELLI 1989, p.144. 10 Soprattutto sulla base di taluni dati di scavo nell’ambito dell’attuale duomo (chiesa parrocchiale di S.Maria Assunta); cfr. DAL RI 1989, in part. pp.266-267. Inoltre cfr. DAL RI, BOMBONATO 1995, pp.22-23. 11 Cfr. POLACCO, FAVARETTO, CAPUIS 1969, pp. 199208; LUNZ 1981, p.19. 12 Scavi Ufficio Beni Archeologici della Soprintendenza Provinciale ai Beni Culturali di Bolzano, autunno 1994. All’interno dell’abside è stato riconosciuto uno strato con ossa di animali, cereali carbonizzati, buche per palo, fosse etc. Su campioni di carboni è stata effettuata una datazione C14 (prof.Calderoni, Dipartimento Scienze della terra, Università di Roma, 1994: 1485±55 B.P.,corrispondente a 465±55 d.C.). 1 3 Cfr. KRUTSCH 1920, p.126; ZAHNBRECHER 1907, passim; STEFAN 1943, passim. 14 Scavi dell’Ufficio Beni Archeologici della Soprintendenza Provinciale di Bolzano, 1991. Datazione C14: 1250±70 B.P.; 1253±90 B.P.; corrispondenti a 702±70 e 705±90 d.C. (Krueger Enterprises INC., Geochron Laboratories Division, Cambridge Massachusset). 15 Qualche cenno sui risultati degli scavi 1976-79 della Soprintendenza Provinciale ai BB.CC. in DAL RI 1984, pp. 449-450. Da ultimo, con particolare riferimento ai ritrovamenti numismatici in quest’area riferibili al V e verosimilmente anche al VI secolo, cfr. VITTORIO 1995. torio baiuvaro al territorio longobardo attraverso la Val Venosta 16. Fino ad ora è stata sottovalutata probabilmente la menzione di un ponte esistente agli inizi dell’VIII secolo ai piedi del castrum, quale risulta chiaramente dalla testimonianza di Arbeone. Difficilmente nel VI-VIII secolo esistevano in loco maestranze in grado di costruire un ponte in una situazione naturale così ardua, molto più verosimilmente era mantenuto in funzione un ponte più antico e cioè un ponte romano. Sorge oggi sul posto il cosiddetto Steinerner (o Hoher) S t e g del 1617, ma che sembra inglobare (ad esempio nella base del pilone centrale) una struttura più antica di ardua datazione 17. Nell’ ambito della conca di Merano bisogna tenere conto: a) di tracce di un ponte romano a Lagundo18; b) di un documento epigrafico proveniente da Parcines, del III secolo d.C. in cui è menzionata una statio M[a]iensis per l’esazione dell’imposta quadragesima Galliarum19, c) del toponimo attuale tedesco Mais (=Maia), con cui si identifica il nucleo abitato sulla sinistra del Passirio, preceduto da una serie di attestazioni toponomastiche medievali 20. Si può forse ipotizzare che dalla fine del I secolo a.C. fino alla fine del III la via romana corresse sulla riva destra del fiume Adige per passare poi tramite il ponte di Lagundo sulla sinistra, più agevolmente percorribile e che in qualche punto della conca di Merano superasse un posto di dogana che prendeva il nome dall’insediamento più vicino, cioè dal pagus detto *Maies, situato allo sbocco del Passirio nella piana dell’Adige. Per quest’ultimo una situazione di generale sicurezza rendeva superflua qualsiasi misura difensiva. Invece più tardi, forse nel IV-V secolo con l’acutizzarsi di una situazione di instabilità generale venne abbandonato il ponte di Lagundo e la strada fu fatta passare nella strettoia tra monte Benedetto e torrente Passirio rapidamente fortificata e divenuta Castrum Maiense, utilizzando un ponte che già esisteva in questo punto in funzione dell’asse viario sicuramente in precedenza attivo durante i primi quattro secoli della dominazione romana sulla riva sinistra del fiume Adige e per il quale il Passirio rappresentava l’ostacolo naturale più impegnativo. Manca a questa ipotesi per ora una convalida di tipo archeologico 21. Non pare in ogni caso che il Castrum Maiense si potesse limitare al solo colle di Zenoburg troppo isolato, lontano dal ponte e dalla strada, il quale controllava soltanto la via che si dirigeva verso la Val Passiria (quest’ultima metteva in contatto attraverso il passo del Rombo, con l’alta Val d’Isarco)22. Scar- 16 Da tale castrum, denominato talora anche urbs, dipendeva un vasto territorio (confinum montanam) che si estendeva anche ai monti circostanti. Il castrum stesso era dotato di una porta sorvegliata da armati (era dunque circondato da mura). In esso (nei pressi?) esisteva una chiesa dedicata probabilmente in origine a San Zeno in cui era stato sepolto un beatus Valentinus confessor Christi e più tardi per alcuni decenni lo stesso Corbiniano. Le pareti della chiesa erano situate presso un ripido scoscendimento praecipitium castri a picco sul torrente Passirio, attraversato quest’ultimo nelle immediate vicinanze da un ponte (cfr. nota 3). 1 7 Sulla struttura di questo ponte cfr. WEINGARTNER,1977, II; inoltre una “Haus unter dem Puntaun” (da pons?) sarebbe documentata nella Oberstadt presso la cappella di Santa Barbara (ringrazio per questa indicazione N.Wackernell). 1 8 Cfr. DONDIO 1973, passim. Inoltre INNEREBNER 1974, passim e STAFFLER 1974, passim. 19 CIL,V, p. 543. Da ultimo su questa iscrizione MAYR 1983, p. 567-571. 20 Cfr. KRUTSCH 1920, p.110, note 4-8. 21 Soltanto ai piedi della Zenoburg venne in luce nel 1965 una serie di quattro sepolture di inumati e assieme ad essi una punta di ferro e svariati frammenti di tegoloni (LUNZ 1976, p.102). Uno strato antropico e frammenti di tegoloni vennero in luce alcune decine di metri più oltre, all’inizio degli anni ‘90, nel corso di lavori di rinnovo del frutteto esistente sul lato Est del colle. La sommità del colle ha restituito monete romane (Nerone e Settimio Severo), una statuetta di piombo è venuta in luce sul pendio orientale (LUNZ 1976 pp.99,102). Degna di nota la notizia del rinvenimento di una moneta d’oro di Costantino II a Merano (dunque sulla destra del Passirio). Si potrebbe pensare al corredo di una tomba tardoromana o forse più recente ancora (HORMAYR 1826, p. 400). Ad altre monete rinvenute nell’ambito di Merano fa riferimento il “Tiroler Bote” del 10.7.1874. Una moneta di Giustiniano proviene “dalle ghiaie” di Maia dunque sulla sinistra del torrente, (ORGLER 1878, p.72). 22 La localizzazione del castrum Maiense è stato uno dei to poi dell’archeologia locale soprattutto alla fine del secolo scorso e agli inizi del nostro. La complessità e l’incertezza del testo di Arbeone ben si è prestata in passato e si presta tutt’ora alle interpretazioni più diverse e tuttavia sembra oggi complessivamente difficile non accettare l’interpretazione di R.Heuberger (1935, specialmente pp. 62-65), riela borata e approfondita recentemente da N.Wackernell (inedito), secondo cui bisogna pensare ad un nucleo insediativo relativamente vasto e differenziato comprendente (ma non solo) la riva destra del torrente Passirio che corrisponde dunque all’antichissimo quartiere medievale detto Oberstadt, tra la chiesa parrocchiale e la porta Passiria. Tale nucleo tra montagna e fiume era difeso da fortilizi situati alla sommità del ripido pendio scosceso, corrispondente al fianco sinistro della forra. Il fortilizio situato più a Ovest sorgeva sul colle dove oggi si trovano i resti della Zenoburg, sede dei conti di Tirolo nel XIII e XIV secolo, la cui cappella è dedicata a san Zeno e in cui si è portati a riconoscere l’ubicazione della citata chiesa (paleocristiana) in cui era sepolto il beato Valentino. Già R.Lunz ha notato che se il Beatus Christi confessor Valentinus presso la cui tomba volle essere seppellito nell’VIII secolo Corbiniano, coincide con il personaggio Valentinus a cui era dedicata la chiesa visitata da Venanzio Fortunato Valentini augusta templa e rispettivamente con il Raetiarum quondam episcopus di cui parla Eugipio nella sua Vita Severini, avremmo una indiretta attestazione del Castrum Maiense nel VI e rispettivamente nel V secolo. La morte stessa di Valentinus sarebbe da collocare si ritrovamenti tombali documentano tra Tardo Antico e Alto Medioevo una perduranza di popolamento nell’ambito dell’antica stazione stradale di “Vepiteno” (Tabula Peutingeriana), oggi Vipiteno-Sterzing.23. I castra È stato possibile accertare come l’insediamento di villaggio in campo aperto, cioè in località prive di difese naturali, che sembra palesemente diminuire, ma probabilmente non cessare del tutto, sul fondovalle dei fiumi principali (Rienza, Isarco, Adige) verso la metà del VI secolo, continui invece anche in periodi successivi sui terrazzi vallivi di medio pendio: evidentemente la posizione relativamente distante rispetto al fondovalle garantiva qualche elemento di sicurezza in più, tale da permettere la presenza di abitanti. In due di questi casi a Villandro (fondo Plunacker) e a Chiusa, nella frazione di Gudon (fondo Kasseroler), abbiamo con certezza edifici completamente lignei su massicciate di pietrame che si sovrappongono a edifici più antichi con muri legati con argilla, i quali a loro volta insistono su resti di strutture murarie di epoca romana legate con buona calce 24. Alquanto particolare la situazione di Velturno (località Tanzgasse) dove una serie di case costruite con pietre e argilla sorge su un terreno di fatto non direttamente edificato in epoca romana 25. Merita di essere riferita la situazione archeologica di Corces nel comune di Silandro dove edifici lignei attribuibili al VI-VII secolo sono stati identificati in situazione di fondovalle o meglio al piede di ampi conoidi, ad un livello superiore di appena una decina di metri rispetto al letto dell’Adige. Tale situazione si ripete a Naturno San Procolo, dove troviamo nel VI secolo in una situazione di fondovalle una casa, distrutta da un incendio, alla quale si sovrappone una chiesa attribuibile al VII secolo circondata da una piccola necropoli (Sax ed elemento di cintura in ferro ageminato)26. Nella valle del fiume Inn a Innsbruck, dove sorge il sobborgo di Wilten, all’imbocco della valle che sale verso il passo del Brennero, fu edificata nel IV secolo una fortificazione a difesa della importante strada diretta al valico 27. La struttura della fortezza fu abbandonata nei primi decenni del V sec. d.C. e mai più ricostruita. Si tratta dell’ultimo esempio di fortificazione di fondovalle, conforme ai dettami dell’architettura militare romana. Più oltre la difesa territoriale ed in particolare la difesa di un confine, si sosterrà sull’esistenza della rete dei castra situati in punti strategici. E in realtà l’evidenza archeologica più comune per il periodo esaminato è sicuramente data da insediamenti posti in località per natura munite e facilmente difendibili, nella maggior parte dei casi ulteriormente fortificate, nei punti più esposti. Della fortificazione di Zenoburg a Castel San Zeno, probabilmente il baluardo principale del Castrum Maiense abbiamo già detto sopra. Un esempio per quanto sui generis, è quello dell’insediamento sulla rocca di Sabiona, a Chiusa in Val d’Isarco, dove l’elemento caratterizzante da ogni punto di vista fu sicuramente la presenza della sede vescovile documentata tra l’altro da una “famiglia” di chiese. È certo che era insediata in questo sito una popolazione indigena, ma non soltanto, perché ad esempio vollero farsi seppellire vicino ad una chiesa importante accanto a indigeni di tradizione romana, sicuramente anche taluni rappresentanti dei nuovi popoli germanici, con tombe di inusitata ricchezza28. Vale per Sabiona una circostanza che è ricorrente per alcuni almeno dei castra della alta valle dell’Adige e aree limitrofe, cioè si continua nel VI-VII secolo in una situazione storica assai mutata, una presenza, che era iniziata a partire almeno dal IV. È dimostrata poi per alcuni di essi una sopravvivenza anche nei secoli successivi (VIII-IX ed oltre) 29. Meritano innanzittutto menzione i castra nel 470-480 (LUNZ, 1976, p.100). Sicuramente meritevole di ulteriori indagini è la situazione della massiccia torre detta Ortenstein oggi legata con un muro di sbarramento alla sottostante porta Passiria una costruzione anomala che certo ingloba resti di una struttura più antica. Non mancherebbero (ringrazio per queste indicazioni l’ing. R.Wackernell di Bolzano), altre tracce di fortificazioni anche ad alcune centinaia di metri verso Ovest più o meno alla stessa quota di Ortenstein là dove si inerpica l’antichissimo Tiroler Steg, la via medievale che collegava Merano al paese di Tirolo. 23 Cfr. TAPPEINER 1988. 24 Cfr. DAL RI, RIZZI 1994, p. 137. 25 Gli scavi della Soprintendenza Provinciale di Bolzano (1994-1995) in quest’area, hanno mostrato come in realtà non manchino a qualche distanza (alcune decine di metri) anche tracce di edifici attribuibili ad epoca tardoromana. 26 Per Corces cfr. DAL RI 1993,pp. 57-59; DAL RI, TECCHIATI 1995, pp. 125-126. Per i ritrovamenti di Naturno cfr. GEBHAUER et alii 1990, in part. pp. 51-54. 27 Cfr. WOTSCHITZKY 1959, passim; IDEM 1961, passim. Inoltre MENGHIN 1989, passim. 2 8 Cfr. GLEIRSCHER 1986, passim; BIERBRAUERNOTHDURFTER 1988, pp. 280-289. 29 È il caso probabilmente di Sigmundskron-Castelfirmiano presso Bolzano. Con presenze archeologiche tardoromane e con una menzione già in una fonte del 946 (Liutprando, Antapodosis: “Formicaria”). Insediamento rurale per i quali una identificazione con le località citate da Paolo Diacono per l’anno 590 è sicura o almeno molto probabile. Cominciando dalla parte meridionale del territorio citeremo il ca strum Ennemase (da Endidae mansio), comunemente identificato oggi con Castelfeder nel comune di Montagna, allo sbocco nella Valle dell’Adige della strada moderna per la val di Fiemme, dove sono presenti opere fortificatorie attribuibili in via d’ipotesi al VI secolo 30. Nella chiesetta di Santa Barbara, sicuramente in origine dedicata ai santi Vigilio e Lorenzo, è da riconoscere la cappella del castrum, in essa si sono scavati anche resti di tombe con elementi di cintura di tipo Bieringen (presenti peraltro anche in sepolture distrutte all’esterno della chiesa)31, sul colle inoltre è stato rinvenuto allo stato sporadico un elemento di cintura multipla in ferro ageminato 32. Nella roccia sono scavate tombe “ad avello”. Sull’altro lato della valle, dirimpetto a Castelfeder, si trova il colle roccioso di Castelvecchio (Altenburg) presso Caldaro. Vi sono rovine di una chiesa dedicata a San Pietro, rimasta in uso fino al 1786. Recenti recuperi hanno prodotto nelle immediate vicinanze della chiesa due fibule tardoantiche con bottone sull’arco del V-VI secolo, una d’argento ed una di ferro ageminato di ottone. La datazione al V-VI secolo della chiesa appare probabile. Una serie di manufatti (coltelli e punte di freccia in ferro) sembrano risalire anch’essi all’incirca allo stesso periodo. L’esistenza di una comunità ancora nel VII secolo è problema aperto, in quanto non sono stati fatti scavi sistematici sul colle 33. I contorni di edifici sepolti si riconoscono chiaramente in superficie. Sono presenti tombe ad avello. Alcune miglia più a nord entro i confini del comune di Appiano si trova il vasto insediamento di Lamprecht con una complessa cinta muraria di pietrame legato con calce. Provengono da questa località esempi di ceramica decorata ad onde, inoltre un orecchino semilunato con catenelle e pendenti (VII-VIII secolo). Potrebbe identificarsi con il castrum Appianum citato da Paolo Diacono. Viene attribuita a questo c a strum l’adiacente area di necropoli accertata presso il vicino Castel Gandegg, con cintura ad accessori multipli del tipo Bieringen 34. Sempre nel comune di Appiano nel sito di Putzer-Gschleier venne rinvenuto nel secolo scorso tra testimonianze archeologiche di epoche diverse, anche un umbone di scudo di forma conica senza bottone centrale35. Dal colle Schloß Korb ancora nel comune di Appiano proviene una fibula a staffa considerata una variante del tipo cosiddetto “trentino” o “ a braccini” 36. Sempre nel comune di Appiano è nota infine da molti decenni sul dosso roccioso di San Vigilio nella frazione di Predonico-Perdonig, una complessa e articolata cinta muraria, e una serie di edifici addossati al lato interno delle mura stesse; tra i reperti uno sperone di ferro ed un umbone di scudo ed un elemento di cintura di ferro decorato, residui di una probabile tomba germanica all’interno del castrum. I ruderi della chiesetta di S. Vigilio non sono stati ancora scavati. In una delle case una fibula a cavallino di bronzo del V-VI secolo37. Una decina di miglia più a nord sulla stesso lato della Valle dell’Adige, a Tesimo-Tisens si trova il colle di Sant’Ippolito, da identificare probabilmente con il castrum Tesana citato da 30 È stata rilevata la somiglianza della tecnica muraria del muro di cinta di Castelfeder con quella delle mura di Costantinopoli costruite da Teodosio II verso la metà del V secolo (WEINGARTNER 1977, p.33). Di notevole interesse per una possibile collocazione storica della cinta muraria di Castelfeder è la lettera di Teodorico ai possessores di Feltre contenente l’invito a concorrere con i Tridentini alla edificazione di una piazzaforte (in tridentina igitur regione [...] civita tem construi nostra praecepit auctoritas. CASSIOD., Var., V, 9); questa lettera è databile tra il 523 ed il 526 (cfr. PAVAN 1987, pp.35-36). Castelfeder si trova sicuramente “...in territorio tridentino...” (Paul. Diac. III. 31) ed è collocato in un punto chiave per difendere Tridentum per dei nemici provenienti dal Nord, l’unica direzione da cui i Goti potevano temere in questo momento un aggressione ma anche, seppure in misura minore, attraverso il passo di San Lugano e la valle di Fiemme, per sbarrare l’accesso su questo lato ai territori di Feltre. Sul fondovalle atesino qualche miglio più in basso, a San Floriano nella frazione di Laghetti di Egna, un insediamento romano continuò ad essere abitato fino al V-VI secolo (fibula tardoantica con bottone sull’arco); cfr. BIERBRAUER 1985b, fig. 8.3; IDEM 1991, p. 137, carta III). 31 Cfr. BAGGIO-DAL RI 1986, cc.849-864. IDEM 1989, pp.35-38; CIGLENEČKI 1987, pp.79-80. 32 Cfr. BIERBRAUER 1991, p.137. 33 Cfr. NOTHDURFTER 1992. 34 Cfr. RIEGEL 1903; LUNZ 1990, pp.46-48; NOTHDURFTER 1990, p.88. Più cauto nell’identificazione BIERBRAUER 1991, p.135. 3 5 Cfr. MERHART 1940, p.86; FRANZ 1944, pp.25-26; LUNZ 1990, p.50. La forma a cono con bassa carenatura e la mancanza di un bottone centrale ha fatto ipotizzare in passato che potesse in questo caso trattarsi di un reperto germanico della fine del II sec. a. C. (Cimbri e Teutoni). Da ultimo Bierbrauer sembra propendere per una datazione all’Alto Medioevo, cfr. BIERBRAUER 1991, carta I, p. 152 (simbolo: “tomba longobarda”). Sulla scorta anche di Zieling (ZIELING 1989) vorremmo in realtà considerare questo reperto come appartenente alla tarda età del Ferro. Il contesto di provenienza era del resto pienamente protostorico. 36 Cfr. FRANZ 1951, p. 268; KUHN 1960, p. 130, tav. 30. 25; LIPPERT 1970, tav. III. 10; LUNZ 1990, p. 49; BIERBRAUER 1991, carta I, p.152. 37 Cfr. SCHMORANZER 1930, pp. 313-314; CIGLENEČKI 1987, p. 81; LUNZ 1990, p. 50; BIERBRAUER 1991, p. 134 e p. 135 (carta I). E da ultimo DAL RI, FUSI 1995. Paolo Diacono (vedi sopra). Si tratta di un ampio dosso roccioso da cui proviene una serie di ritrovamenti attribuibili al periodo altomedievale, in particolare un piede romboidale di fibula bronzea con alloggiamento laterale per almandino [cfr. XVIII ], frammenti di vasi di pietra ollare a larghe solcature di tornio, punte di freccia a tre alette, guarnizioni di cintura del tipo Bieringen, una fibula assimilata al tipo “trentino” o “a braccini” molto vicina all’esemplare di Schloß Korb38. Da un punto oggi non più noto con precisione, ma comunque prossimo alla collina, proviene il corredo di una tomba altomedievale con armi (sax, scudo, due punte di lancia)39. È del 1994 la scoperta sul colle del castello a Tirolo, sul lato meridionale rispetto alla cortina muraria dell’XI secolo, dei resti di una chiesa a tre absidi, probabilmente riconducibile al gruppo delle cosiddette chiese retiche triabsidate dell’VIII-IX secolo, che rappresenta l’ampliamento di una precedente più piccola chiesa con abside semicircolare (V-VI sec.). Si tratta evidentemente della cappella di un castrum, per il resto completamente obliterato dalla struttura del castello romanico (XI sec.). Nei dintorni tracce di edifici e nelle immediate adiacenze anche sepolture. L’ipotesi presa più volte in considerazione che sia da localizzare qui l’unico insediamento fortificato di quest’area noto per nome, il già sopra citato Castrum Maiense contrasta senza rimedio con precise indicazioni geografiche fornite dalle fonti 40. Non è certa la localizzazione del c a s t r u m Maletum (Mölten in Val d’Adige: il colle di S. Giorgio?), mentre Sermiana viene identificato con il minuscolo colle dove sorge la chiesa di Sant’Apollonia a Sirmian, frazione del comune di Malles 41. Per quanto riguarda il Castellum Bauzanum già sopra citato i recenti ritrovamenti nella chiesetta di San Vigilio sul colle del Virgolo, che hanno evidenziato tracce sicure di un edificio sacro del V-VI secolo, che ospitò più tardi (avanzato VIII secolo) la tomba di un personaggio di alto rango, fanno apparire, come sopra esposto, molto probabile la localizzazione di tale insediamento fortificato sui terrazzi della collina 42. È noto che nel tardo Medioevo era in ogni caso presente presso il ponte del fiume Isarco, che in questo punto corre stretto contro la roccia del colle dei detriti del torrente Talvera, una chiusa stradale con una cortina di mura che dalla riva del fiume si inerpicava lungo un ripidissimo pendio. I resti del castello romanico di Weinegg sulla sommità di questo colle possono invece avere obliterato eventuali resti altomedievali esistenti anche in questo punto del colle 43. Un castrum in Val Venosta sorse certamente a Castel Juvale, nel comune di Castelbello, come documentano ritrovamenti di pietra ollare, di ceramica e soprattutto una borchia bronzea per umbone di scudo 44. Una situazione analoga si ripete per il colle detto Tartescherbühel, nel comune di Malles 45. Invece all’estremità orientale della provincia e cioè nella Pusteria possiamo ancora una volta citare il Burgkofel di Lothen a San Lorenzo di Sebato (pietra ollare, punte di lancia e di freccia tra cui una del tipo “a tre alette”, etc.), mentre possibile, ma non ancora provata in maniera certa è l’esistenza di un castrum sui vicini colli Sonnenburger (valli di difesa) e rispettivamente Sonnenburger-Schloßbühel (probabile chiesa precarolingia)46. (Lorenzo Dal Ri - Gianni Rizzi) 38 Cfr. FRANZ 1944, p. 25, tav.III. 8; IDEM 1951, p. 268; KUHN 1970, p. 130, tav. 29. 23; BIERBRAUER 1985b, p. 136, 152 (carta I). Per il frammento di piede di fibula con almandini cfr. FRANZ 1944, p. 25, tav. 10. 3. Questo autore richiama un esemplare simile dalla Spagna visigotica (ZEIß 1934, tav. 5. 10). 39 Cfr. WIESER 1902, p. 336; FRANZ 1944, pp. 23-25, tav. 16. 1, 20. 1, 21. 2; BIERBRAUER 1991 p. 13, p. 152 (carta I). 40) Cfr. KRUTSCH 1920, cap. 40, p.228: ...Erat ibi tante al titudinis spatia, ut intuentibus pavor insistit, ad montis ipsius latere crepidinis Passires amnis suis intumescit fluc tibus. 41 Su questo tema da ultimo cfr. BIERBRAUER 1991, pp. 134-136. Sul ritrovamento di Sirmian (sei sepolture in nuda terra, scheletri di cavalli, un armilla a capi ingrossati frammentaria) cfr. MENGHIN 1902, coll. 368-369. 42 Dal corredo di questa tomba depredata in antico erano superstiti due accessori di cintura in ottone dorato e argentato affini a quelli rinvenuti nella tomba di Hochdorf in Carinzia. Falko Daimer, che ringrazio per le indicazioni, li con- sidera materiali di provenienza bizantina, dell’avanzato VIII secolo. 43 Un centinaio di metri ad Est dalla chiesa sul ripido ver sante sotto le rovine di Weineck sono venuti in luce (febbraio 1995) frammenti sparsi di tegoloni ad alette. È noto che in occasione della costruzione della chiesa del Calvario (XVII sec.) circa 50 metri ad Ovest della chiesa di San Vigilio, vennero in luce murature di edifici antichi. Da un punto non più noto della collina una inumazione con bracciale in ferro (ORGLER 1877, p.CXIV. 44 Cfr. DAL RI-TECCHIATI 1995, pp.126-128. 45 Cfr. GLEIRSCHER 1991, p.50; DAL RI-TECCHIATI 1995. 46 Sul Sonnenburger Schloßbühel-Castelbadia si sono riconosciute nel 1990 tracce di una probabile chiesa sottostante e dunque anteriore alla chiesa triabsidata del IX-X secolo; DAL RI-RIZZI 1995, pp.71-72. Cfr. anche FRANZ 1951, p.265 (reperti altomedievali rinvenuti presumibilmente in questa località). Cfr. anche LUNZ 1981. Fig. 1) Una delle più antiche rappresentazioni di cartografia storica della regione atesina. (F. Cluverio, 1624). Fig. 2) Bolzano, duomo: pianta (da RASMO, 1957). Fig. 3) Bolzano, duomo: foto durante lo scavo, particolare del banco presbiteriale.(da RASMO, 1957). Fig. 4) Chiesa parrocchiale di San Lorenzo di Sebato-St. Lorenzen in Val Pusteria (1994): l’interno dell’abside della chiesa paleocristiana a fine scavo. 1 2 Fig. 5) Materiali rinvenuti a S. Candido-Innichen nella “casa dell’organista” (scavo 1992), (VI-VIII sec. d. C.): 1. 2. punte di freccia (ferro). Fig. 6) Foto aerea del quartiere di Stufles-Stufels a Bressanone (da est). Fig. 7) Il ponte detto “Steinerner Steg” a Merano, costruito nel 1617. Alla base del pilone centrale si distinguono parti murarie attribuibili ad un possibile ponte più antico. Fig. 8) Castel Sanzeno-Zenoburg presso Merano, all’imbocco della Val Passiria. Fig. 9) Resti di case altomedievali a Velturno-Feldthurns, loc. Tanzgasse (scavo 1983). Fig. 10) Il colle di Sabiona-Säben presso Chiusa (da est). Fig. 11) Colle di Sabiona : reperti da corredi funerari (ricerche A. Egger 1929). Fig. 12) Colle di Sabiona-Säben : reperti dalla tomba 156 (ridisegnati da BIERBRAUER-NOTHDURFTER 1988). Fig. 13) Fibule tardoantiche a balestra dal territorio altoatesino: 1. Bolzano-p.zza Walther (bronzo); 2. S. Lorenzo-Lothen (bronzo); 3. Bressanone-Stufles (bronzo); 4. Sabiona (ferro); 5. Tesimo (ferro); 6. Castelfeder (bronzo; 7. Bressanone- Stufles (bronzo). Fig. 14) Fibule tardoantiche con bottone sull’arco dal territorio altoatesino: 1. Vadena (bronzo); 2. Egna-Laghetti (bronzo); 3. Lagundo (bronzo); 4. Val Pusteria (bronzo); 5. 6. Sabiona (bronzo); 7. San Lorenzo-Puen land (bronzo-ferro). Fig. 15) Fibule tardoantiche con bottone sull’arco dal colle di Castelvecchio: 1. argento; 2, (ferro ageminato di ottone). Fig. 16) 1. un tratto superstite delle mura di cinta del VI sec., noto come “Kuchelen” sul colle di Castelfeder a Montagna-Montan. Fig. 17) 1. un tratto superstite delle mura di cinta del VI sec., noto come “Kuchelen” sul colle di Castelfeder a Montagna-Montan, rilievo del colle; (rilievo arch. C. Trentini). 1 2 3 4 Fig. 18) Reperti rinvenuti in prossimità del muro di cinta (Kuchelen) e presso la chiesetta di Santa Barbara-S. Vigilio sul colle di Castelfeder: 1. elemento di cintura tipo Bieringen (bronzo); 2. sperone (ferro ageminato di ottone); 3. fibbia a placca fissa (bronzo); 4. un frammento di fibula a disco, del la cultura di Köttlach (bronzo). 1 2 Fig. 19) 1. ripresa aerea del colle di Castelvecchio a Caldaro-Kaltern, con i ruderi della chiesa di S. Pietro; 2. rilievo del colle di Castelvecchio (C. Trentini). Fig. 20) Colle di Castelvecchio: tomba ad avello scavata in un trovante calcareo. Fig. 21) Reperti vari rinvenuti sul colle di Lamprecht ad Appiano-Eppan: 1. - 5. (ferro). Fig. 22) Elementi di una cintura del tipo Bieringen rinvenuti in località Gandegg, presso il colle Lamprecht ad Appiano. Fig. 23) 1. - 5. : fibule a staffa [1. Castel Corba-Schloß Korb (bronzo); 2. Tesimo-Tisens, (bronzo); 3. Meltina (bronzo); 4. Anterselva (bronzo dorato); 5. Tesimo, colle di Sant Ippolito (bronzo)]; 6. bracciale da Nalles, fraz. Sirmian, colle di Sant Apollonia(bronzo con inclusi di cristalli di rocca, granati e oro. 1 2 24 ) Colle di San Vigilio ad Appiano-Eppan, frazione Predonico-Perdonig: 1. pianta del castrum (rilievi C. Trentini); 2. foto mura di case addossate al muro di cinta. Fig. 25) Colle di S. Vigilio: 1. puntale di cintura (ferro); 2. fibula a cavallino (bronzo); 3. fusarola (terracotta); 4. sperone (ferro); 5. umbone di scudo (ferro). (4-5 da una tomba). Fig. 26) Reperti della tomba germanica di TesimoTisen (ridisegnati da V. WIESER 1903): 1. 2. punte di lancia; 3. sax; 4. umbone di scudo. Tutti in ferro. Fig. 27) Scavo della chiesa paleocristiana e carolingia di Castel Tirolo nel Comune di Tirolo (da ovest). Fig. 28) Foto aerea della chiesa di San Vigilio sul colle Virgolo-Virgl presso Bolzano. Fig. 29) Dettaglio della “carta dell’alluvione” di Bolzano del 1541, con la rappresentazione del colle Virgolo, della chiesa in riva al fiume e della cortina di mura che collega la chiusa alla sommità del colle. Fig. 30) Foto aerea di Castel Iuvale-Juval nel comune di Castelbello in Val Venosta, da sud-est. Fig. 31) Reperti da Castel Iuvale-Juval 1. 2. 3. frammenti di recipienti (pietra ollare). Fig. 32) Reperti dal colle “Burgkofel”: 1. punta di lancia (ferro); 2. punta di freccia (ferro). 33) Reperti del colle “Burgkofel”: 1. recipiente (pietra ollare); 2. fusarola (laterizio); 3. pettine (osso). BIBLIOGRAFIA ANNALES REGNI FRANCORUM, ed.Kurze 1905 (MGH rer.Ger.). ARBEONE DI FRISINGA, Vita sanctorum Haimhrammi et Corbiniani (da ora cfr. KRUTSCH 1920). E. BAGGIO, L.DAL RI 1986, Una campagna di scavo a Ca stelfeder. Notizia preliminare, “Aquileia Nostra”, LVII, pp.849-864. E. BAGGIO, L.DAL RI 1989, Montagna-Castelfeder 1987, “Tutela dei Beni Culturali in Alto Adige 1987/88”, pp.35-38. 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