Il Paradiso? Una discoteca dove far sesso
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Il Paradiso? Una discoteca dove far sesso
Fumetti: è morto il disegnatore belga Eddy Paape La casa natale di Boccaccio passa al Comune di Certaldo Il disegnatore belga Eddy Paape, celebre per aver creato la serie fantascientifica a fumetti «Luc Orient», è morto sabato a Bruxelles all’età di 92 anni. Nato nel 1920, collaboratore dapprima della rivista «Spirou», per la quale creò, tra gli altri personaggi, Marc Dacier (su sceneggiatura di Jean-Michel Charlier), e in seguito di «Tintin», dove illustrò la saga di «Luc Orient» e poi «Yorik». La casa natale di Giovanni Boccaccio, l’autore del «Decameron», passa dal Demanio statale al Comune di Certaldo grazie ad un accordo che applica il federalismo fiscale, con l’obiettivo di creare un nuovo e moderno museo. In base all’intesa, il Comune in provicia di Firenze si impegna al restauro conservativo dell’immobile, nonchè a valorizzare la sua vocazione culturale. ifkhtPdFG0bBk3ETmi8/XhmAmXPpgrAHQWaPgX63O+A= Novità in tempi di crisi Il Paradiso? Una discoteca dove far sesso Claudio Morici con «L’uomo d’argento» immagina il crollo del sistema economico occidentale Nel romanzo si racconta di un mondo dove i valori della nostra società sono tutti sovvertiti ::: ::: PAOLO BIANCHI QQQ Questo romanzo di Claudio Morici, L’uomo d’argento (ed. e/o, 190 pp., 16 euro) è una divertente distopia (utopia negativa) su un mondo all’indomani del crollo del sistema economico occidentale. L’autore immagina che quel che stava per succedere sia avvenuto una buona volta, e che i fuggiaschi si rifugino a vivere in una fantomatica «città», mai nominata, dove i valori sono tutti sovvertiti. L’io narrante, personaggio anch’egli senza nome, conosce già le nuove regole, è cioè uno «del posto», ma si trova ad aver a che fare con i cosiddetti «appenarrivati». Lui vive in coabitazione con altri habitué. Su quali presupposti si regga la città non è chiaro, se non che ciascuno cerca di scroccare qualcosa agli altri, in particolare proprio agli «appenarrivati». È un mondo perennemente in festa, dove si beve birra e si parla di birra, e dove ogni argomento serio è bandito. Nessuno lavora. Che vogliono i vecchi abitanti dai nuovi? «Farsi offrire da bere, da mangiare o una prestazione sessuale occasionale (...) Li facevano sorridere dopo anni e anni di sofferenza, gli davamo la speranza di un mondo mi- un individuo che passa tutte le gliore, mentre loro ci facevano sue giornate, immobile e atadue palle aerostatiche. Chi ce lo rassico, seduto su una panchifaceva fare? Avevamo impiega- na, tutto truccato e verniciato to anni per consolidare uno d’argento come certi artisti di stato mentale feliciotto, stabile strada che si fingono statue. e duraturo. Anni e anni a non L’uomo d’argento non dice fare niente, a ridere tutto il una parola, sembra aver ragtempo, a drogarci giorno dopo giunto uno stato di perenne giorno. Ora arrivavano questi e apatia. che diavolo pretenIl libro di Morici si può forse classificare devano?» in un genere di cui fa Il luogo di ritrovo per tutti è il Paradiso parte anche il romanzo dell’americaTerrestre, una discoteca dove scorrono no Gary Shteyngart, Storia d’amore vera alcolici a fiumi e ci si accorda per qualche e supertriste, ambientato in una futumomento di sesso facile. Nessun imperibile New York molto vicina al gno, nessuna responsabilità. collasso e per La copertina certi versi già Aleggia su tutto e tutti un generico umore collassata. La fatuità ha avuto il soprav«allegretto». Si passa la maggior parte del tempo a salutarsi e a vento. Nella città di Morici si passa sorridersi, ma guai a far troppe domande. I cittadini si preoc- il tempo in gare a chi cade di cupano soltanto di mantenere più sotto l’effetto dell’alcol, a un atteggiamento di «equili- chi vomita di più, a chi sta per più tempo appiccicato al muro brio/benessere» accettabile. Il protagonista in particolare (lo chiamano il gioco «dell’uoprova ammirazione per quello mo ragno»). Il Nulla emotivo che ha ribattezzato il Maestro, viene perseguito accanitamen- Pillole di classica Una chitarra di classe con Costanza Savarese ::: NAZZARENO CARUSI SENZA FUTURO Una scena del film «Amabili resti», adattamento dell’omonimo romanzo di Alice Sebold te. Perciò non c’è posto per l’amore, ma solo per la sua negazione. Una certa Noemi, all’inizio del libro, si vanta di aver trovato il rapporto perfetto con un ragazzo a cui non pensa mai. «Non mi succedeva da anni di non amare così tanto una persona... lo sai?» esclama giuliva. Anche il protagonista s’infila in una relazione paradossale con una ragazza americana (la città è molto cosmopolita), Jenny, la quale sembra trovarsi a proprio agio in particolare nel manicomio cittadino. I due si amano oppure no? Mentre fanno sesso lui pensa, non senza rincrescimento, ai pochi minuti che mancano alla fine dell’happy hour. Ma forse un po’ di bene se ne vogliono: «Questa storia dell’uomo che deve aiutare la donna non potevi sradicarla neanche in una città evoluta come la nostra». Il romanzo procede svelto, con la cadenza di una feroce satira sociale. La città ricorda vagamente il Paese dei Balocchi di Pinocchio. Il prezzo che si paga però non è quello di essere trasformati in somari, ma di raggiungere gradualmente una solida infelicità esistenziale. Quella di chi nella vita non ha più alcuno scopo. Non che lo avesse prima, comunque. Gli «appenarrivati» si liberano subito dalle scorie di un passato fallimentare: i cassonetti della spazzatura rigurgitano di telefoni cellulari, apparecchi tecnologici, vestiti di marca. Le persone del posto hanno imparato a farne a meno. D’altronde, si è rivelato o no inutile tutto quel ciarpame? Prendendo spunto dal suo Maestro il nostro eroe (o antieroe), si esercita: «Me ne stavo fermo fissavo un punto a caso. Dovevo dimenticarmi dov’ero, cosa facevo, chi ero e come mi chiamavo (...) Mi stavo lasciando alle spalle il mondo intero». La sua è «una strage perfetta di pensieri». Ma è veramente possibile raggiungere l’annullamento dell’anima? È quanto il lettore scoprirà nelle ultime pagine. QQQ Conosco Costanza Savarese da anni. Chitarrista, romana, ventiseienne, bellissima. È stata mia allieva di Musica da camera al Conservatorio di Trieste. Ricordo bene che bussò alla porta, entrò in aula, mi salutò, si sedette e disse che aveva scelto la mia classe perché girava voce che fossi stronzo. Scoppiammo a ridere e andiamo avanti da quel dì. Anche dopo l’autunno del 2008, quando all’ultimo scazzo con il direttore m’allontanai da quella sede per due anni prima d’ottenere di andare a Udine (nel frattempo lei concludeva gli studi), l’ho seguita ascoltandola e scambiandoci pareri molte volte. Insomma, so che dietro gli applausi del suo trionfo di sabato sera al 75° Maggio Musicale Fiorentino ci sono il talento sì, ovvio, ma la determinazione, l’istinto per la novità, pensiero e studio i più profondi, la capacità di scelta dei collaboratori, quell’amore del rischio che ti fa rifiutare i compromessi con le mezzeseghe ai posti di comando e tanta, tanta voglia di palcoscenico e di gioco, senza timori ma sempre con lo sguardo umile però, pronto ad accettare ogni giudizio. Già questo è spettacolo di sé. Da un’idea sua, dunque, e del compagno di musica e di vita Andrea Oliva, primo flauto dell’Orchestra di Santa Cecilia in Roma, l’attore Alessio Boni e il GlobEnsemble hanno dato al Piccolo Teatro Comunale di Firenze la prima assoluta di «Vespucci. L’impresa italiana nel nuovo mondo», storia narrata da se stesso del mercante, navigatore e poi cosmografo fiorentino a 500 anni dalla morte. Sulla tolda che domina l’ensemble dei musicisti, Vespucci voga nei marosi della vita sua fra scrittoio, timone e letto, che poi è anche il dentro sé, a raccontarsi coi testi notevolissimi di Alessandro Zambrini e le musiche originali (molto più belle ed espressive delle trascrizioni che le intersecano, ma qui credo si tratti di mancanza d’esperienza) di Furio Valitutti, un giovanotto con le carte tutte a posto per un futuro di successo. Le voci fuori campo rendono la vicenda più teatrale, e fra loro infilza il cuore quella d’un gigante come Roberto Herlitzka nel ruolo di Nastagio, padre di Amerigo. Il protagonista Alessio Boni ha una maschera e una voce di grandissima lunga superiori alle pur belle prove da La meglio gioventù a Puccini. Il suo modo d’attore sa a perfezione quanto di musicale sia nelle parole e nelle sillabe che intessono melodie di vocali e consonanti. Non sbaglia un’assonanza con le note che galleggiano ai suoi fianchi, messe lì da Valitutti non solo per mani di colore ma quasi a suggerirgli il piacere che i motti hanno di per sé, anche a non volerli mettere per forza dentro frasi costruite pur benissimo. Portentoso è stato il GlobEnsemble, a cominciare dal prodigio del flauto dello stesso Oliva, del corno di Geremia Iezzi, del violino di Marco Serino e del contrabbasso di Daniele Carnio. Dimenticavo, ed è importante: Costanza Savarese è brava molto più che bella. E fra le donne di spettacolo oggigiorno, così, non sono certo in tante. Twitter@NazzarenoCarusi