Topics Magazin Numero 2/2014

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Topics Magazin Numero 2/2014
TOPICS
MAGAZIN
La rivista per gli assicuratori
Fatti, mercati, posizioni
Numero 2/2014
Gigante
galleggiante
A Seattle, nello Stato di Washington,
è in costruzione il ponte galleggiante
più lungo del mondo: una sfida per
committenti e assicuratori. PAGINA 12
RC imprese industriali
Globalizzazione e prassi
della responsabilità civile
Telematica
Meno incidenti grazie
ai sistemi di assistenza
Il diabete, malattia sociale
Ogni passo conta nella
prevenzione
PREFAZIONE
Cari lettori,
progresso tecnologico, digitalizzazione, interconnessione: il panorama
dei rischi sta cambiando con un ritmo mozzafiato. Per conseguire una
crescita redditizia in un tale contesto il settore assicurativo ha bisogno
di innovazioni.
Per innovazioni noi non intendiamo necessariamente solo prodotti
completamente nuovi. Anche il perfezionamento di un tool, reso possibile ad esempio dalla disponibilità di nuovi dati, è un’innovazione se
permette di realizzare un valore aggiunto per le nostre cedenti.
Nell’articolo a pagina 18 trovate un esempio a questo riguardo: dall’inizio del 2014 sono state via via integrate nel nostro tool di supporto
NATHAN Risk Suite nuove zone di rischio inondazione standardizzate
e ad alta risoluzione, che offrono un livello di accuratezza mai raggiunto
in tutto il mercato assicurativo. L’applicazione aiuta sottoscrittori e risk
manager a valutare meglio singole ubicazioni e gruppi di rischi, e permette di ottenere rapidamente trasparenza in caso di sinistro.
Naturalmente sono i grandi progetti innovativi a destare maggiore
attenzione, soprattutto nel pubblico. A Seattle, ad esempio, è in
costruzione il ponte galleggiante più lungo del mondo. Per questo
grande rischio tecnologico Munich Re ha sviluppato in veste di riassicuratore leader insieme con gli assicuratori diretti un modello di
copertura completo. A pagina 12 vi illustriamo nel dettaglio il progetto.
Monaco di Baviera, settembre 2014
Torsten Jeworrek
Membro del consiglio di gestione di Munich Re
e presidente del comitato per la riassicurazione
NOT IF, BUT HOW
Munich Re Topics Magazin 2/2014
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Traino pesante
A Seattle, nello Stato di Washington, è in costruzione un
ponte galleggiante lungo circa 2,3 km. L’attraversamento
si compone di 77 pontoni. I 33 pontoni più grandi misurano
110 m di lunghezza, 23 m di larghezza e sono alti 8,5 m,
come un edificio di due piani. Il peso di ciascuno è di
11.000 t ed equivale a quello di 25 jumbo jet.
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Prefazione1
Notizie aziendali
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Recensioni11
Rubrica48
Colophon
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Munich Re Topics Magazin 2/2014
Indice
Buon appetito!
In tutto il mondo si stanno rafforzando i
requisiti di legge in materia di difesa dei
consumatori. Ciò nonostante le azioni
di ritiro o richiamo nel settore alimentare
sono sempre più frequenti.
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RC IMPRESE INDUSTRIALI
Le imprese sono sottoassicurate?
La divisione internazionale del lavoro influenza la
prassi della responsabilità civile in tutto il mondo:
una sfida per imprese e assicuratori.
RISCHI TECNOLOGICI
Il ponte galleggiante più lungo del mondo
La nuova opera di attraversamento avrà una
carreggiata a sei corsie e la sua realizzazione
è un capolavoro di tecnica e logistica.
GEOINTELLIGENZA
Trasparenza e alta competenza alla base
del successo
Chi oggi vuole gestire i rischi in modo integrato
e calcolare prezzi commisurati deve conoscere
esattamente il contesto geografico. NATHAN Risk
Suite offre un eccellente supporto in questa attività.
ASSICURAZIONE VITA
Assicurare meglio le pazienti con tumore al seno
EDGE, la piattaforma informatica per la
sottoscrizione nel mercato nord-americano,
ha messo a disposizione un nuovo calcolatore
del premio.
6
12
18
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Il diabete, malattia sociale
Il numero di pazienti è in aumento a livello
mondiale e anche la spesa sanitaria sta
­crescendo a dismisura. Informazione e prevenzione potrebbero rimediare al problema.
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RC PRODOTTI
Rischio alimentare
I nostri alimenti non sono mai stati così sicuri
come oggi. Tuttavia può costare caro dover ritirare
un prodotto dal mercato.
TELEMATICA
I sistemi di assistenza aiutano a evitare gli incidenti Quali effetti hanno queste novità tecniche per
gli assicuratori?
SALUTE
Ogni passo conta
Prevenzione e diagnosi precoce sono essenziali
per combattere il diabete e contenere i costi a
livelli sostenibili.
I clienti ci guadagnano se fanno quello che fa
bene alla salute
Antony Jacob parla di un esemplare programma
di gestione della malattia in India.
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NOTIZIE AZIENDALI
SOCIAL MEDIA
GEOSCIENZE
Insurance Linked Securities
Vi aspettiamo in rete!
Riconoscimento a
Nathan Risk Suite
Tavola rotonda a Monte Carlo
Già da diverso tempo è possibile
commentare gli articoli di Topics
Online sul nostro sito web, ora avete
a disposizione anche diversi social
media per entrare in contatto con
Munich Re: vi aspettiamo su Twitter,
Facebook, Google+, YouTube,
LinkedIn e Xing.
Al Geospatial World Forum tenutosi
nel maggio scorso NATHAN è stato
insignito del premio per l’innovazione
«Geospatial World Excellence Award».
Ormai per la sesta volta Munich Re
organizza la tavola rotonda sulle ILS
a Monte Carlo.
Seguiteci e vi terremo aggiornati
sugli argomenti chiave del mondo
assicurativo: articoli interessanti,
video informativi o tweet in tempo
reale di eventi aziendali o appuntamenti del settore.
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115897201513788995727
La motivazione è stata la seguente:
con NATHAN Munich Re mostra
come sia possibile utilizzare i sistemi
informativi geografici per l’analisi del
rischio nel settore assicurativo. Una
menzione particolare è andata alla
precisione di NATHAN e alla sua flessibilità di impiego, che va dall’analisi
di un’ubicazione di rischio con precisione al numero civico alla valutazione
di interi portafogli tenendo conto di
tutti i rischi naturali.
Mentre gli interventi dei sei esperti
internazionali della community
ILS/ART saranno incentrati su
aspetti specifici, Thomas Blunck
illustrerà come un riassicuratore
percepisce gli sviluppi attuali e futuri
del mercato. Le ultime novità del
settore promettono una discussione
stimolante.
>> www.geospatialworldforum.org
>> V
i aspettiamo il 15 settembre 2014
dalle 10:00 alle 11:00 al Fairmont Hotel,
Salle D’Or II, per conoscere la vostra
opinione.
Notizie in breve
Munich Re offre ai gestori di satelliti commerciali una
nuova soluzione assicurativa: la cd. End of Life decorre dal
momento del decollo e cessa alla scadenza della vita operativa prevista del satellite o, al più tardi, dopo 15 anni. La
durata della garanzia non è l’unica novità: le condizioni di
assicurazione restano invariate anche se lo stato tecnico
del satellite subisce dei cambiamenti.
>> Maggiori informazioni alla pagina:
www.munichre.com/spaceflight
In primavera il consiglio di sorveglianza ha nominato due
nuovi membri del consiglio di gestione. Doris Höpke
è stata eletta con effetto dal 1° maggio 2014 e va ad
assumere la guida della divisione Salute. Pina Albo entra
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Munich Re Topics Magazin 2/2014
in consiglio di gestione con effetto dal 1° ottobre 2014.
Da questa data fino alla fine dell’anno condivide la responsabilità della divisione Europa e America Latina con
Georg Daschner per poi assumere la carica in piena autonomia dal 1° gennaio 2015.
Nell’ambito delle Knowledge Series Munich Re pubblica più
volte l’anno informazioni sugli ultimi sviluppi di Solvency II
e sulla gestione dei rischi d’impresa a livello internazionale.
>> A
bbonatevi al nostro RSS Feed e
sarete sempre aggiornati sulle ultime
novità in questo importante settore:
www.munichre.com/en/sii
NOTIZIE AZIENDALI
Cambiamento climatico
La Cina è la soluzione
Durante la sua visita alla sede di Munich Re a Monaco
di Baviera, Steven Chu ha incontrato Peter Höppe,
responsabile del settore Ricerca georischi/Centro
­climatologico aziendale.
Peter Höppe: Signor Chu, siamo lieti
di darLe il benvenuto in Munich Re.
Secondo Lei che cosa accomuna il
Suo lavoro e il nostro?
Steven Chu: La mia attività scientifica si basa sui dati, pertanto desideravo che la discussione sui cambiamenti meteorologici prendesse
un’altra direzione, allontanandosi
dall’osservazione di singoli eventi
e dalle evidenze aneddotiche. Negli
ultimi anni ho studiato i dati di
Munich Re, facendo leva su di essi per
sensibilizzare l’opinione pubblica su
questi cambiamenti. Il vantaggio è
che le vostre informazioni sono automaticamente più obiettive, più spassionate perché dovete farne uso per
il vostro business. Se invece i dati
provengono da associazioni ambientalistiche, le cose cambiano.
Steven Chu ha vinto il premio Nobel per la fisica nel 1997 e
ha guidato il Ministero dell’energia statunitense dal 2009
al 2013. Da molto tempo propugna un’intensificazione
della ricerca nell’ambito delle energie rinnovabili e ritiene
che l’abbandono dei combustibili fossili sia un passo
imprescindibile per combattere il riscaldamento globale.
muovendo qualcosa, del resto questi
due Paesi sono responsabili per quasi
la metà delle emissioni globali di CO2.
Di recente abbiamo assistito a una
svolta nella politica climatica degli
Stati Uniti. Quali sono le cause principali di questo cambio di rotta?
A mio avviso sono due: da un lato il
cambiamento degli schemi atmosferici e dall’altro gli ingenti costi causati
da poche gravi tempeste negli ultimi
10 anni. Diversi (ex) rappresentanti
del governo, democratici quanto
repubblicani, sono convinti che sia
necessario prestare attenzione ai
notevoli danni economici imputabili
al mutamento del clima. In questo
contesto cresce l’influenza dell’EPA,
l’agenzia di protezione ambientale
statunitense, che può finalmente iniziare a regolare le emissioni di CO2
delle aziende.
Che cosa possiamo fare se le trattative sul clima dovessero fallire di
nuovo?
La Cina è la soluzione. Fortunatamente il governo cinese ha riconosciuto che il mutamento del clima è
una realtà e costituisce una minaccia
per la popolazione e il suo benessere.
Di conseguenza si lavora alacremente
alla diversificazione dell’approvvigionamento energetico. Tuttavia sono
soprattutto gli Stati Uniti a disporre
della forza innovativa e dei requisiti
tecnici per promuovere il progresso
e investire nelle nuove tecnologie. Le
energie rinnovabili possono sembrare
costose ma non dobbiamo dimenticare le ingenti spese sostenute dai
governi negli ultimi 10 anni per il ripristino dei danni. Quando si parla di
energia è sempre il denaro a muovere
le cose, quindi è imprescindibile
fissare un prezzo per le emissioni
globali di CO2.
L’obiettivo del vertice sul clima di
Parigi del 2015 è un nuovo accordo
che stabilisca obiettivi vincolanti
sulle emissioni per 194 Paesi. Verrà
raggiunto?
È difficile dirlo. Per il vertice di Copenaghen del 2009 si nutrivano grandi
aspettative, ma l’incontro si è rivelato
un completo fallimento. L’importante
è che negli Stati Uniti e in Cina si sta
Molti Paesi cercano di ridurre la loro
dipendenza dall’energia fossile.
Secondo Lei qual è il mix energetico
ideale per il futuro?
Innanzitutto dobbiamo aumentare
l’efficienza energetica in tutti i settori.
Il mix ideale dipende poi dalla posizione geografica di un Paese: gli
Stati dell’America del Nord o quelli
dell’Europa e dell’Africa settentrionale
insieme dispongono di buone risorse
in termini di energia eolica e solare.
Se queste regioni integrano le proprie
reti elettriche, possono ridurre i costi.
Ma il presupposto è la capacità di
stoccare e trasportare l’energia.
Che cosa va fatto per promuovere le
nuove tecnologie?
La progettazione degli impianti rappresenta una grande sfida poiché a un
aumento dell’energia rinnovabile
immessa nelle reti corrisponde un
maggiore rischio per la stabilità delle
stesse. Inoltre non abbiamo alcuna
possibilità di stoccare l’energia prodotta in estate per coprire il consumo
nei mesi invernali. Infine avremmo
bisogno di un fluido chimico per
immagazzinare l’energia, veicolabile
ad esempio tramite tubazioni. La
ricerca va intensificata in questa
direzione.
In che modo l’industria assicurativa
può venire in aiuto?
Innanzitutto continuando a fare il proprio lavoro, ovvero creare consapevolezza sui rischi calcolandone il prezzo
in termini economici. E far comprendere alle persone che, alla fine, la prevenzione ripaga sempre. Inoltre le
compagnie possono ridurre i rischi di
molti investimenti nelle nuove tecnologie dimostrando alla comunità
finanziaria che si tratta di operazioni
sicure, anche se spesso hanno tempi
di payback lunghi.
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RC IMPRESE INDUSTRIALI
Le imprese industriali
sono sottoassicurate?
La suddivisione del lavoro su scala internazionale influenza in tutto
il mondo la prassi della responsabilità. Gli incidenti industriali e gli
scandali da inquinamento ambientale vengono recepiti con maggiore sensibilità e riguardano ordinamenti giuridici diversi. Una sfida
dunque per le imprese e per i loro assicuratori.
La maggior parte dei tessuti destinati alla
vendita nei Paesi industrializzati vengono
prodotti in Asia. Ma chi è responsabile se
nelle fabbriche di quei Paesi non vengono
rispettati gli standard di sicurezza?
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Munich Re Topics Magazin 2/2014
RC IMPRESE INDUSTRIALI
Christian Lahnstein
La popolazione mondiale si è quintuplicata dal XIX
secolo ai giorni nostri e l’industrializzazione si sposta
e si diffonde nei Paesi in via di sviluppo. E così oggi,
nel corso della «terza» rivoluzione industriale, l’ambiente è sotto minaccia e tante persone come mai
prima d’ora lavorano in condizioni di pericolo nonostante tutti i progressi della tecnologia, della medicina e della cultura.
Un secolo fa le questioni del mondo del lavoro avevano evidentemente un peso maggiore nell’agenda
politica. Nel frattempo è cresciuto l’interesse per i
temi legati all’ambiente, ma anche la presenza dei
media, vecchi e nuovi, che portano all’attenzione del
pubblico una volta l’una e una volta l’altra vicenda
fonte di scandalo. In un’economia mondiale sempre
più interconnessa, incidenti industriali, rapporti di
lavoro scandalosi, disastri ambientali e altre situazioni
precarie in Paesi lontani salgono agli onori della cronaca grazie al rapporto con committenti e consumatori locali e divengono oggetto di reportage dettagliati, mentre l’opinione pubblica focalizza la propria
attenzione su ciò che prima teneva occupati solo ecologisti militanti e difensori dei diritti umani.
In risposta a tutto ciò si sta sviluppando una retorica
dei codici di condotta internazionali e delle regole di
autodisciplina aziendali che può trovare attuazione
solo parziale, considerate le condizioni reali dei mercati mondiali. E tuttavia proprio questa «soft law»,
che per definizione non può essere coercitiva, sta lentamente portando a un innalzamento degli standard
di diligenza rilevanti sotto il profilo del diritto della
responsabilità civile, sia all’interno di società facenti
parte di un gruppo, sia lungo la catena di fornitura con
tutte le sue ramificazioni.
Le catene di fornitura conducono dai Paesi in via di
sviluppo a quelli industrializzati e viceversa. Negli
anni Settanta e Ottanta del secolo scorso si cominciò
a considerarle sotto il punto di vista della responsabilità del produttore e della tutela dei consumatori.
Nella globalizzazione si pensò innanzitutto ai mercati
d’esportazione. Si iniziò quindi a fare i conti anche
con la responsabilità civile prodotti statunitense per
le esportazioni verso quel Paese. Nell’UE venne inasprita, nell’interesse dei consumatori, la responsabilità del produttore finale e dell’importatore nel caso in
cui il difetto del prodotto fosse originato nella catena
di fornitura extracomunitaria. In tutto il mondo furono
emanate leggi per la tutela dei consumatori che in
alcuni casi, come quello del Brasile, si dimostrarono
molto più drastiche del modello europeo.
Nel frattempo si considerano anche le responsabilità
nella direzione opposta della catena di fornitura. Nel
caso di danni alla persona e all’ambiente o di altre
irregolarità nei Paesi dei fornitori è ipotizzabile allora
anche una responsabilità morale, di fatto, contrattuale
o extracontrattuale dei produttori finali e degli importatori? Ad esempio, la responsabilità degli incidenti
industriali catastrofali in Bangladesh grava anche
sulle grandi imprese tessili e commerciali oltre che
sulle imprese locali? Come per la responsabilità civile
prodotti la risposta in questi casi dipende dall’effettiva influenza della singola impresa sulle condizioni di
lavoro nella catena di fornitura.
Una nuova pubblicazione di Munich Re
È difficile delineare un quadro d’insieme sulle responsabilità locali e globali. Con la sua nuova pubblicazione Employers‘ liability for occupational illness and
injury – A familiar risk in a changing world (vol. 5 della
serie Risk, liability and insurance) Munich Re offre una
panoramica sulle molteplici varianti di responsabilità
del datore di lavoro. Prossimamente uscirà un’altra
pubblicazione con case study sulla responsabilità per
danni ambientali.
La prima sezione della nostra nuova pubblicazione
sulla responsabilità del datore di lavoro illustra Paese
per Paese le diverse situazioni di responsabilità locali.
Seguono un’esposizione dei differenti sistemi di assicurazione della responsabilità civile e alcune considerazioni sul rapporto tra responsabilità del datore di
lavoro e responsabilità di terzi, compresa la questione
dei limiti della responsabilità morale e di quella di
fatto e di diritto in un’economia mondiale sempre più
interconnessa e informata. Infine presentiamo uno
schema di monitoraggio che permette di comprendere
in modo più diversificato e anticipare i molteplici sviluppi della prassi della responsabilità.
In tal senso perseguiamo tre obiettivi.
1. Trasparenza sui mercati locali
In nessun ambito del diritto degli atti illeciti è così difficile tratteggiare una panoramica comparativa dei
diversi Paesi come nel diritto del lavoro. A causa della
differente interazione con i sistemi delle assicurazioni
sociali, la prassi della responsabilità differisce generalmente da un Paese all’altro quando si tratta di danni
alla persona. Ciò vale in misura particolarmente rilevante per la responsabilità del datore di lavoro, per la
quale ogni Stato ha sviluppato una propria soluzione
individuale, perfino all’interno della UE. A volte si
tratta di un ramo di importanza marginale come in
Germania, altre volte del segmento di gran lunga più
importante dell’assicurazione RC generale come in
Gran Bretagna. Per il resto la prassi della responsabilità si colloca tra questi due estremi, ma più spesso è
vicina al modello britannico. Nei Paesi industrializzati
è caratterizzata dalle nuove sentenze nei processi in
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RC IMPRESE INDUSTRIALI
Responsabilità a monte e a valle nella catena di fornitura
Processo produttivo in quattro fasi
Commercio,
consumo
Responsabilità a valle
In un’economia globale in cui le catene di fornitura portano dai Paesi in via di sviluppo ai Paesi
industrializzati e viceversa, la situazione di
responsabilità si è fatta più complessa. Nell’ambito della responsabilità civile prodotti i produttori rispondono tradizionalmente dei danni causati da prodotti difettosi (frecce azzurre). Nel
frattempo sono ipotizzabili però anche responsabilità nella direzione opposta (frecce rosse).
Nel caso di danni alla persona e all’ambiente o
di altre irregolarità nei Paesi dei fornitori si configura allora anche una responsabilità morale,
di fatto, contrattuale o extracontrattuale dei
produttori finali e degli importatori?
RC prodotti tradizionale del produttore
(p. es. prodotti contenenti amianto)
Responsabilità ipotizzabili a carico del
­produttore o distributore finale per condizioni di lavoro o rischi ambientali nel
­processo produttivo
Produttore
di materie
prime
Fonte: Munich Re
Produttore
finale
Responsabilità a monte
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Munich Re Topics Magazin 2/2014
RC IMPRESE INDUSTRIALI
corso sui danni da amianto, mentre nei Paesi emergenti sono gli incidenti industriali catastrofali a condizionarla. In questo settore poco trasparente avevamo
stimolato un primo studio serio e affidabile di diritto
comparato da parte dell’ECTIL, il Centro europeo del
diritto del risarcimento dei danni e delle assicurazioni.
La nostra pubblicazione parte da questo raffronto tra
12 Paesi e lo estende a una serie di altri Stati, tra cui i
BRICS (Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica).
2.Sensibilizzazione
Indipendentemente dai molteplici sviluppi sul piano
locale, per le imprese che operano a livello internazionale si stanno inasprendo, come descritto sopra, gli
standard di diligenza in relazione alle condizioni di
lavoro nei Paesi fornitori, condizioni che, pur avendo
cause strutturali, non sono per questo meno scandalose.
Bisogna intervenire
Cosa bisogna fare sui singoli mercati locali? Gli incidenti industriali catastrofali, che potrebbero verificarsi anche in relazione a rischi naturali o al rischio
terrorismo, sono assicurati in misura sufficiente?
Mentre ogni nave o aeroplano è assicurato contro la
responsabilità civile per miliardi, i massimali di garanzia delle polizze RC imprese sono, nella maggioranza
dei casi, molto più modesti e talvolta sono previsti
addirittura sottolimiti o esclusioni per la responsabilità del datore di lavoro. E come vengono risolti gli
specifici problemi di copertura nel caso delle malattie
professionali o di condizioni di lavoro precarie o non
regolamentate, come nuovamente e sempre più
spesso si riscontrano anche nei Paesi industrializzati?
3. Best practice
Infine perseguiamo un obiettivo di ampio respiro. Lo
studio fornisce una serie di soluzioni per l’interazione
tra l’assicurazione diretta (first party), statale e privata, con copertura della responsabilità civile e l’assicurazione di responsabilità civile sui diversi mercati
assicurativi. Una panoramica sull’evoluzione storica
dei vari sistemi con i rispettivi punti di forza e di debolezza dirige l’attenzione verso soluzioni in linea con le
esigenze del mercato anche in altri ambiti di rischio
critici quando ci si domanda quale mix di sistemi assicurativi e di responsabilità meglio si adatti alle esigenze di un’impresa.
301 minatori morti e 486 feriti, questo il tragico
bilancio di un incendio scoppiato in una miniera di
carbone a Soma (Turchia occidentale) nel maggio
2014. La miniera, di proprietà statale fin dalla sua
apertura nel 1960, era stata privatizzata nel 2009.
I commentatori hanno ipotizzato quali cause dell’incidente sia la pressione dei costi che carenze nelle
misure di sicurezza mai eliminate. La RCO in Turchia è il segmento più importante della RC imprese
industriali. È possibile che molte malattie professionali non siano assicurabili. Ma perché non sono assicurati, se necessario obbligatoriamente, con massimali elevati questo genere di incidenti?
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RC IMPRESE INDUSTRIALI
D’altro canto si tratta di rivedere criticamente i
modelli di copertura internazionali: le attuali coperture «umbrella» e «master cover» sono improntate ad
esempio prevalentemente al mercato domestico della
società capogruppo. Una circostanza che può condurre a soluzioni discutibili. Non conoscendo la situazione locale, la responsabilità del datore di lavoro
viene spesso appesantita precauzionalmente da sottolimiti o esclusa. Molte questioni dell’interazione tra
copertura locale e internazionale restano irrisolte.
>> Potete scaricare la nostra pubblicazione
Employers‘ liability for occupational
­illness and injury – A familiar risk in a
changing world dal portale connect.
munichre.com oppure richiederla al
vostro gestore clienti.
Gli incidenti industriali nella catena di fornitura come
quelli avvenuti in Bangladesh riguardano peraltro prevalentemente imprese terze che non sono incluse nei
modelli di copertura del gruppo. Ma per quale motivo
i committenti, ovvero i grandi produttori finali o le
grandi società commerciali, non pretendono che i loro
fornitori sottoscrivano assicurazioni di responsabilità
civile con massimali sufficientemente elevati? Contribuirebbero così allo sviluppo dei mercati assicurativi
locali, proprio come già cercano di contribuire allo
sviluppo di standard regolatori locali attraverso ispezioni aziendali sul posto, o come si sforza di fare
l’Organizzazione Internazionale del Lavoro (OIL) affinché si rendano obbligatorie assicurazioni locali contro
gli infortuni sul lavoro.
Gli assicuratori di responsabilità civile hanno dunque
la possibilità di combattere su piani diversi la sottoassicurazione, che purtroppo è ampiamente diffusa e
non solo nei mercati emergenti. I massimali dovrebbero essere sufficientemente elevati da coprire i risarcimenti derivanti da grandi incidenti industriali e da
onerose azioni di salvataggio. Nel caso di garanzie
che interessino un intero gruppo, si dovrebbero coordinare in tal senso da un lato gli interessi della capogruppo e delle società controllate e dall’altro quelli
degli assicuratori che prestano le coperture principali
e quelle collegate. Fornitori locali e subappaltatori
dovrebbero essere tenuti a stipulare un’adeguata
polizza di responsabilità civile e infortuni, e gli assicuratori dovrebbero prendere in considerazione anche la
possibilità di partnership pubblico-privato e di regimi
assicurativi obbligatori. E, infine, perché le agenzie di
rating e gli analisti non richiamano l’attenzione dei
risk manager delle società capogruppo sul fatto che le
imprese, che devono già affrontare rischi di responsabilità civile di lunga scadenza spesso non assicurabili,
potrebbero essere meglio assicurate perlomeno contro gli incidenti industriali catastrofali?
IL NOSTRO ESPERTO:
Christian Lahnstein è stato per molti
anni responsabile dell’analisi di questioni fondamentali di diritto della
responsabilità civile e di diritto delle
assicurazioni in Munich Re.
[email protected]
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Munich Re Topics Magazin 2/2014
RECENSIONI
Employers’ Liability and Workers’
Compensation
Ina Ebert
Nello studio Employers’ Liability and Workers’ Compensation edito
dall’ECTIL, il Centro europeo del diritto del risarcimento dei danni e
delle assicurazioni di Vienna, gli autori, esperti nei rispettivi mercati,
trattano il tema degli indennizzi a favore dei lavoratori per danni professionali con riferimento a 12 Paesi: Germania, Francia, Gran Bretagna, Italia, Danimarca, Paesi Bassi, Austria, Polonia, Romania, Australia, Giappone e Stati Uniti. I differenti modelli nazionali, ovvero solo
RCO, combinazione di RCO e assicurazione contro gli infortuni sul
lavoro, trasferimento (quasi) completo dell’obbligo di risarcimento dal
diritto della responsabilità civile da fatto illecito a sistemi compensativi alternativi, vengono illustrati in modo esaustivo analizzandone
anche i rispettivi punti di forza e di debolezza.
Nell’opera si evidenzia la trasformazione nel tempo degli scopi che
ognuno di questi modelli deve adempiere. Inizialmente al centro
dell’attenzione vi era l’indennizzo dei lavoratori che avevano subito un
infortunio sul lavoro; successivamente hanno acquisito importanza
le prestazioni economiche ai lavoratori affetti da malattie professionali.
Quest’ultima evoluzione ha sollevato una serie di nuovi problemi: le
questioni riguardanti la causalità e la prescrizione in ipotesi di danni di
lungo termine (caso esemplare: danni indiretti da amianto), ma anche
le conseguenze derivanti dall’insolvenza del datore di lavoro e, non da
ultimo, la distinzione dei danni alla sfera psichica di origine professionale da quelli imputabili ad altre cause. In tempi recenti sono emerse
soprattutto negli Stati Uniti, ma in misura crescente anche in Europa,
questioni connesse alla responsabilità civile del datore di lavoro in
tema di discriminazione, mobbing e molestie sessuali.
La pubblicazione risulta interessante e utile per tutti coloro che si
occupano dell’assicurazione di rischi nella dialettica tra diritto del
lavoro, assicurazioni sociali e diritto della responsabilità civile, sia a
livello nazionale che transfrontaliero.
Ken Oliphant, Gerhard Wagner (edd.).
Employers’ Liability and
Workers’ Compensation.
De Gruyter Verlag.
Berlino/Boston, 2012.
Munich Re Topics Magazin 2/2014
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RISCHI TECNOLOGICI
Il ponte galleggiante
più lungo del mondo
A Seattle, nello Stato di Washington, è in
costruzione il ponte galleggiante più lungo
del mondo: un capolavoro di tecnica e
logistica. Munich Re partecipa al progetto
con la sua grande competenza sul fronte
assicurativo.
Robert Gschwandner
e Peter Hangen
Un colosso in cemento armato lungo quanto un campo
di calcio e alto come un edificio a due piani, davanti
un piccolo rimorchiatore verde. L’Ocean Ranger è già
da tre giorni in navigazione per trainare un enorme
pontone per centinaia di chilometri lungo la costa
dell’oceano Pacifico, dal molo di Aberdeen (Stati Uniti)
attraverso lo stretto di Juan de Fuca e diversi canali
fino al cantiere sul lago Washington a Seattle.
Sebbene in questo freddo giorno di aprile 2014 si tratti
già del 36° dei 77 pontoni previsti, la tensione anche
questa volta è palpabile nel team del progetto. Quello
che serve adesso infatti è la precisione: il vecchio
ponte galleggiante è stato aperto per consentire il
transito; il blocco in cemento armato del peso di
11.000 t (come 25 jumbo jet) viene trainato con cautela dall’Ocean Ranger accanto al pontone N, già
­collocato a destinazione. Prima che il pontone O sia
sistemato nella posizione finale passano ancora
alcune ore. Finalmente il team può tirare un sospiro
di sollievo. Poco dopo arriva Nancy M con al traino il
prossimo pontone.
I pontoni sono corpi cavi galleggianti in cemento
armato. A Seattle vengono allineati come perle in un
filo e assicurati al fondale con pesantissime ancore.
Serviranno a sostenere direttamente il piano stradale.
Il nuovo ponte galleggiante è il progetto dei superlativi: mai sono stati realizzati pontoni così grandi e così
pesanti, con una lunghezza di 2,3 km il nuovo attraversamento è 800 m più lungo dell’esistente, la carreggiata a sei corsie è notevolmente più larga e il
piano stradale si trova a una quota quasi doppia dal
pelo libero dell’acqua (vedi anche il box a p. 15).
I ponti galleggianti sono una rarità tra le opere di
attraversamento
I ponti galleggianti senza fondazioni e piloni sono una
rarità anche per gli addetti ai lavori più esperti. Quattro
delle cinque opere di attraversamento più lunghe del
mondo si trovano nello Stato di Washington (Stati Uniti).
Il ponte SR 520, anch’esso galleggiante, collega da molti
anni il centro di Seattle con i distretti situati a nord, al di
là del lago Washington. Molti pendolari lo utilizzano per
Panoramica del vecchio ponte, ormai
­pericolante, sul lago Washington e del cantiere
del nuovo ponte galleggiante, che misurerà
2,3 km di lunghezza, avrà una ­carreggiata a sei
corsie e sarà antisismico.
Munich Re Topics Magazin 2/2014
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RISCHI TECNOLOGICI
raggiungere il centro della città o al contrario per andare
nelle periferie in espansione. Nella sola sede centrale di
Microsoft, a Redmond, a est del lago Washington, lavorano quasi 100.000 persone. 115.000 veicoli transitano
giornalmente sul ponte, che in origine era stato progettato per una circolazione massima di 65.000 veicoli.
L’età e le sollecitazioni prodotte dal traffico pesante e
dai carichi per asse in continuo aumento affondano progressivamente il ponte. In caso di alta marea e forte
moto ondoso la struttura oscilla visibilmente e il traffico
serale di rientro provoca talvolta una preoccupante
inflessione. In autunno e in inverno, nei giorni di forte
maltempo l’attraversamento deve essere chiuso perché
l’acqua invade la carreggiata. Anche le condizioni meteorologiche severe nel Nordovest degli Stati Uniti nuocciono al vecchio ponte: il calcestruzzo è poroso, l’acqua
penetra nella costruzione e corrode in modo minaccioso
l’armatura d’acciaio. All’inizio degli anni Novanta del
secolo scorso, dopo una fortissima tempesta vennero
riparate oltre 30.000 crepe nella struttura, e ogni giorno
bisogna effettuare delle manutenzioni.
Questioni di geologia e di geografia
A Seattle si è discusso animatamente per oltre un
decennio a proposito del nuovo ponte. Sono stati presentati diversi progetti ed eseguite perizie approfondite sull’impatto ambientale. Dal momento che la profondità del lago Washington può arrivare a 60 m e che
il fondo è costituito da uno strato di fango alto 30 m,
la costruzione di un ponte su piloni sarebbe troppo
costosa e irragionevole dal punto di vista geologico.
Lo Stato di Washington ha optato quindi all’inizio del
2011 per un nuovo ponte galleggiante, che verrà eretto
a fianco di quello esistente e, una volta ultimato, andrà
a sostituire il vecchio attraversamento (vedi anche
grafico a pagina 15). Per aumentare la resistenza
all’inflessione e allo svergolamento, i pontoni sono fissati a 56 ancore, ognuna delle quali pesa 77 t, ossia
all’incirca quanto 70 automobili.
Traino pesante: un altro pontone arriva
a Seattle dopo un viaggio di parecchi
giorni. I pontoni più grandi misurano
110 m di lunghezza, 23 m di larghezza
e sono alti 8,5 m, come un edificio di
due piani. Il peso, pari a 11.000 t, equivale a quello di 25 jumbo jet.
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Munich Re Topics Magazin 2/2014
RISCHI TECNOLOGICI
Vecchio e nuovo ponte a confronto
Il vecchio ponte (in alto) è in servizio
da molti anni e in origine era destinato
alla circolazione di 65.000 veicoli al
giorno; oggi il transito giornaliero è di
115.000 veicoli. Il nuovo ponte sarà
quindi notevolmente più largo (35 m)
e avrà una carreggiata a sei corsie.
Inoltre il piano stradale si troverà a
una quota più elevata: 6,1 m dal pelo
libero dell’acqua contro i 4 m odierni.
Fonte: Washington State Department
of Transportation
Existing SR 520 Floating Bridge
Approximately
13`
NEW SR 520 Floating Bridge
Approximately
20`
Timori in previsione del prossimo terremoto di forte
intensità
Anche se il ponte galleggia sull’acqua ed è solidamente
fissato al fondo del lago con ancore pesantissime, è
comunque esposto al rischio di tempeste, tsunami e
terremoti. L’intera regione è infatti fortemente sismica.
Il vecchio ponte ha resistito senza grossi danni all’ultimo terremoto di maggiore intensità, che aveva una
magnitudo di 6,8 della scala Richter. Ciò nonostante
è rimasto inagibile per parecchi mesi perché erano
andate distrutte le spalle di raccordo sulla terraferma.
lità attesa di terremoto un grado di pericolosità stimata pari a 3 (il massimo grado è 4), seguito dai rischi
tsunami e forti tempeste.
Forti pressioni finanziarie e della pubblica opinione
per tutti i soggetti coinvolti
La costruzione del ponte viene finanziata prevalentemente dallo Stato di Washington, e quindi con i soldi
dei contribuenti, e per questo motivo la sua edificazione è destinataria di grande attenzione da parte
dell’opinione pubblica a Seattle e dintorni. I costi di
costruzione previsti per l’intero progetto sono attualmente quantificati in 4,6 mld US$.
Prima o poi si verificherà il cosiddetto «big one», un
terremoto ancora più forte di quello del 2001. Gli
esperti sono concordi in merito. La questione è solo:
quando succederà? A questo proposito esistono molti
studi e simulazioni, ma anche molta incertezza.
Intanto cresce di giorno in giorno la probabilità di
occorrenza di un sisma di elevata magnitudo che colpisca una o più città lungo la costa occidentale da
Vancouver a San Diego. Solo nella regione di Seattle,
il cosiddetto Puget Sound, si trovano ben 13 faglie
tettoniche in grado di originare un potente terremoto.
Eventuali danni e la loro riparazione non solo farebbero
procrastinare la realizzazione del ponte, ma causerebbero un consistente aumento dei costi. Per questo gli
assicuratori diretti coinvolti nel progetto necessitavano
di un partner sul fronte riassicurativo che, forte di elevate competenze tecniche, potesse coprire i rischi della
costruzione dei pontoni e del ponte.
Da anni a Seattle si teme inoltre che un sisma di forte
intensità possa generare uno tsunami con onde
enormi, capaci di travolgere anche il ponte. Tali timori
sono confermati anche da un’analisi delle zone di pericolosità sismica in corrispondenza del sito di ubicazione del ponte, effettuata con la NATHAN Risk Suite,
un tool sviluppato da Munich Re per la stima delle
catastrofi naturali: NATHAN attribuisce alla probabi-
Dal punto di vista ingegneristico ogni progetto costruttivo è un caso a sé; dopo tutto le numerose condizioni
di contesto, come la geologia, il sito di ubicazione o i
materiali, ma anche i requisiti richiesti alla costruzione
differiscono di volta in volta notevolmente, una circostanza che mette continuamente alla prova tutti i soggetti coinvolti nel progetto, compresi quindi gli assicuratori.
Le sfide dal punto di vista assicurativo
Munich Re Topics Magazin 2/2014
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RISCHI TECNOLOGICI
Le operazioni di ancoraggio
­richiedono precisione.
Per gli assicuratori diretti e per Munich Re come riassicuratore del progetto la sfida consisteva soprattutto
nel comprendere i rischi nella loro complessità e nel
darne un’adeguata valutazione perché mancano quasi
completamente le esperienze sia ingegneristiche che
assicurative in relazione agli attraversamenti galleggianti di tale lunghezza. Il ponte è un prototipo, i lavori
sono complessi e bisogna fare attenzione a una moltitudine di elementi. Nella progettazione così come nel
modello di copertura bisogna far confluire informazioni
quali la larghezza, l’altezza e il peso del ponte e dei
mezzi circolanti nonché i carichi derivanti dalle correnti,
dal vento e dal moto ondoso. I pontoni, una volta
costruiti e trasportati nel sito di destinazione, devono
rispondere alle condizioni di stabilità e durabilità di
progetto previste per la struttura.
Anche Munich Re ha assicurato fino a oggi solo pochi
ponti galleggianti ma, grazie all’esperienza maturata
assicurando altri megaprogetti dalle grandi ambizioni
tecniche, sia nella costruzione di opere di attraversamento che di tunnel, le cedenti e il consorzio hanno
avuto fiducia in noi.
16
Munich Re Topics Magazin 2/2014
Soluzioni su misura per rischi grandi e complessi
Per la quantificazione dei rischi abbiamo attinto alle
esperienze di altri progetti costruttivi. Erano già
stati assicurati ad esempio pontoni simili per la realizzazione di tunnel a tubo immerso in Turchia o in
Vietnam. Anche le tecniche di precompressione e
ancoraggio e i relativi rischi erano noti da altri progetti
infrastrutturali. Oltre alle dimensioni tecniche hanno
pesato sulla stima del rischio gli effetti di catastrofi
naturali come terremoti, tsunami e tempeste. Le
poche esperienze di sinistri a ponti galleggianti nelle
immediate vicinanze mostrano che gli attraversamenti di maggiore lunghezza possono essere danneggiati anche a seguito di eventi naturali di minore
entità. Nello Stato di Washington sono affondati già
due ponti a causa di una tempesta: nel 1979 l’Hood
Canal Bridge (ponte di collegamento con la penisola
Olympic) e nel 1990 il ponte della Interstate 90 sullo
stesso lago Washington. I difetti di costruzione dei
ponti affondati sono stati presi in considerazione nella
progettazione del nuovo attraversamento.
RISCHI TECNOLOGICI
In collaborazione con il consorzio, Munich Re ha
­elaborato un nuovo modello di copertura che comprende la costruzione e il trasporto dei pontoni nonché la costruzione del ponte stesso. Nella garanzia
assicurativa sono inclusi il cantiere e la costruzione
dei ­pontoni ad Aberdeen, il trasporto dei manufatti
fino al primo sito di ancoraggio nonché, nel luogo di
destinazione sul lago Washington, l’ancoraggio dei
pontoni sul fondo del lago, il collegamento dei singoli
pontoni mediante opportuni cavi, il collegamento del
ponte alla terraferma e la posa del piano stradale.
Il ponte dovrebbe essere agibile nel 2016
Ocean Ranger, Nancy M e molti altri rimorchiatori
continueranno nei prossimi mesi a trainare diligentemente i pontoni verso il lago Washington. A fine 2014
tutti i pontoni dovrebbero essere stati trasportati,
ancorati e collegati tra loro, dopodiché i lavori proseguiranno con altre fasi. Tra l’inizio e la metà del 2016
il ponte galleggiante sulla SR 520 a Seattle dovrebbe
essere pronto e arricchire la «città smeraldo» di un’altra
attrazione.
>> Per maggiori informazioni su questo grande
progetto consultate il nostro portale Touch Engineering
www.munichre.com/engineering
Dati e Fatti
– Inizio lavori: ottobre 2011
– Termine previsto lavori: inizio/metà 2016
– Costi stimati dell’intero progetto:
circa 4,65 mld US$
– Lunghezza del ponte: 2.310 m
(intera opera: 4.750 m)
– Larghezza: 35 m
(sei corsie di marcia, due corsie di
emergenza e una pista ciclopedonale)
– Quota della carreggiata:
6 m dal pelo libero dell’acqua
– Numero di pontoni previsti:
77 (i 33 pontoni più grandi sono lunghi 110 m,
larghi 23 m e alti 8,5 m ciascuno)
– Peso dei pontoni più grandi:
11.000 t
I NOSTRI ESPERTI:
Robert Gschwandner, ingegnere civile
ed economico-gestionale, lavora dal
2007 in Munich Re come esperto di
progetti di costruzione e sottoscrittore
senior di rischi facoltativi nel comparto
costruzione di opere civili.
[email protected]
Peter Hangen, ingegnere civile ed
economico-gestionale, lavora dal
2002 in Munich Re come esperto e
responsabile di sezione, e si occupa
della sottoscrizione di rischi facoltativi nel comparto costruzione di opere
civili.
[email protected]
Munich Re Topics Magazin 2/2014
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GEOINTELLIGENZA
Trasparenza e alta competenza
alla base del successo
Chi oggi vuole gestire i rischi in modo globale, deve conoscere
esattamente il contesto geografico per poter valutare con
­precisione il potenziale di rischio e definire una tariffa adeguata.
In questa attività NATHAN Risk Suite offre un eccellente supporto
ad assicuratori e risk manager.
L’industria assicurativa impiega già da lungo
tempo le geoinformazioni. La possibilità di
attingervi facilmente da ogni singola posta­
zione di lavoro le ha rese parte integrante
della gestione del rischio.
18
Munich Re Topics Magazin 2/2014
GEOINTELLIGENZA
Jürgen Schimetschek
Mai come oggi è essenziale per gli assicuratori,
soprattutto a fronte di un aumento della frequenza
degli eventi meteorologici, valutare in maniera precisa
le esposizioni e i potenziali di danno derivanti dai
rischi naturali in tutti rami. Solo chi conosce bene i
rischi che ha in portafoglio ed è in grado di calcolare
prezzi adeguati agli scenari attuali e futuri, può con­
seguire un successo duraturo.
NATHAN – una storia di successo
L’alta competenza di Munich Re nella ricerca sui geo­
rischi si basa su un’esperienza pluridecennale e sulla
raccolta e interpretazione sistematica di dati relativi
a cicloni, uragani, terremoti e altri rischi naturali.
L’industria assicurativa sfrutta le geoinformazioni da
molti decenni, in origine soprattutto per la gestione
dei rischi naturali nei rami elementari. I geodati si
ottengono riunendo informazioni di rischio provenienti
da diverse fonti, correlando queste informazioni con
dati territoriali e rendendole visibili all’interno di
immagini satellitari. Vengono così creati veri e propri
panorami di rischio, che rappresentano molto bene i
vari tipi di pericolosità ambientale e i possibili cumuli
di esposizione all’interno di una regione. A seconda
dell’interrogazione effettuata e delle necessità l’utente
può così comporre un profilo di rischio personalizzato
e sempre aggiornato, e visualizzarlo nella cartografia.
Dal 2011 offriamo ai nostri clienti NATHAN Risk Suite,
che riunisce in un insieme coordinato le nostre cono­
scenze nel campo. NATHAN è l’acronimo di Natural
Hazards Assessment Network ed è un pacchetto di
strumenti geoinformativi che consente di stimare i
rischi naturali per singole ubicazioni di rischio nonché
per interi portafogli con precisione al numero civico in
tutto il mondo. Sulla base di dati geocodificati sul por­
tafoglio e sui sinistri vengono analizzate e visualizzate
complesse correlazioni territoriali. Questa trasparenza
costituisce il punto di partenza per una buona identifi­
cazione e dispersione dei rischi in un portafoglio o in un
mercato, una tariffazione più precisa senza onerosi
supplementi, un monitoraggio a lungo termine del por­
tafoglio, l’individuazione di «punti caldi» o cumuli di
esposizione; in definitiva aiuta a conservare nel tempo
la redditività.
Il progresso delle tecnologie e le soluzioni basate su
web hanno rivoluzionato e decisamente semplificato
queste applicazioni; l’analisi di dati geocodificati del
portafoglio e dei sinistri è divenuta così un elemento
fondamentale del risk management. I dati vengono
impiegati nell’intera catena di creazione del valore
dell’assicuratore, quindi sia in sede di identificazione,
modellizzazione e valutazione dei rischi, sia nella
gestione dei sinistri. I rischi industriali e i relativi siti di
ubicazione si prestano ad esempio ad analisi geogra­
fiche di portafoglio di grande precisione, il cui risultato
contribuisce a ottimizzare il calcolo dei premi e la
gestione dei rischi.
La famiglia di prodotti NATHAN Risk Suite
Cresce l’importanza dei sistemi informativi territoriali
Per sfruttare al meglio le conoscenze territoriali
acquisite è però necessario che tali soluzioni vengano
messe in stretta connessione con i processi aziendali.
Munich Re impiega la geointelligenza nella tariffa­
zione già da molti anni, sottoponendone le tecniche
a un continuo affinamento.
NATHAN
World Map
of Natural
Hazards
NATHAN
DVD
(fino a tutto il 2014)
Mobile
(dal 2015)
NATHAN
Risk
Consulting
NATHAN
Risk Suite
Nella NATHAN Risk Suite Munich Re
ha raccolto vari servizi al cliente. I singoli
prodotti si differenziano per supporto
­(cartaceo, online), modalità di analisi
(rischio individuale o portafoglio), accura­
tezza spaziale e profondità di integrazione
nel processo di valutazione. Così si ha a
disposizione la soluzione più adatta per
ogni esigenza.
NATHAN
Portfolio Risk
Pro
NATHAN
Single Risk
Online
NATHAN
Portfolio Risk
Online
Munich Re Topics Magazin 2/2014
19
GEOINTELLIGENZA
Il rischio in dettaglio
Nel caso delle aree industriali nella zona di Bangkok in Thailandia
si osserva molto facilmente, grazie ai dati ad alta risoluzione, che
rischi geograficamente adiacenti possono presentare esposizioni
alquanto diverse.
Punto di partenza è la carta
generale della regione.
Con lo zoom è possibile
ingrandire la visualizzazione
fino alla singola ubicazione,
in questo caso la conurba­
zione di Bangkok.
0
1.0002.0003.000
km
La visuale dettagliata mostra
chiaramente che singoli
rischi (punti rossi), sebbene
distanti poche centinaia di
metri l’uno dall’altro, hanno
una differente esposizione
alle inondazioni.
0 25 50 75100
km
0 0,51,0 1,52,0
km
20
Munich Re Topics Magazin 2/2014
Fonte zonazione del rischio inondazione: JBA Risk
Management; fonte immagine di sfondo: Esri,
DigitalGlobe, GeoEye, i-cubed, USDA, USGS, AEX,
Getmapping, Aerogrid, IGN, IGP, swisstopo and the GIS
User Community
GEOINTELLIGENZA
La carta mostra il Red River con
i suoi affluenti, che sono parte del
sistema fluviale del Mississippi,
situato circa 300 km a nord-est
di Dallas.
Strumenti di lavoro in continuo perfezionamento
Per offrire informazioni sempre più precise e facili­
tarne l’utilizzo ci impegniamo costantemente nel‑
l’arricchire la già collaudata NATHAN Risk Suite di
contenuti e funzioni sempre nuovi.
Gli ultimi aggiornamenti comprendono:
−−il rinnovamento dell’interfaccia di navigazione per
un utilizzo ancora più intuitiv;
−−una mappa base ibrida che collega le immagini
satellitari con il repertorio toponomastico;
−−zone CRESTA ancora più dettagliate con due livelli
di risoluzione (HighRes e LowRes);
−−un modello digitale del terreno con risoluzione
­spaziale di 90 m per un migliorato rilevamento della
pericolosità da onde di tempesta e tsunami;
−−il report di analisi dei valori assicurati, che consente,
premendo un pulsante, di visualizzare l’esposizione
derivante dalla combinazione tra zone di pericolosità
ambientale e valori assicurati di una regione;
−−zone globali di rischio inondazione in alta risoluzione.
Un nuovo standard per la valutazione dei rischi da
inondazione
Dall’inizio del 2014 sono state via via integrate in
NATHAN zone di rischio inondazione standardizzate
di alta qualità, che offrono un livello di accuratezza
mai raggiunto sul mercato internazionale. Le nuove
mappe della pericolosità da alluvione sono standar­
dizzate a livello mondiale e permettono una valuta­
zione coerente, e di conseguenza più efficace, delle
ubicazioni di rischio. I vantaggi fondamentali della
zonazione del rischio inondazione sono la copertura
globale, l’utilizzo generale di un modello digitale
del terreno con una risoluzione spaziale di 30 m e
dati idrologici di base di alta qualità. Si tratta di un
Le nuove mappe della
pericolosità da alluvione
sono standardizzate a livello
mondiale e permettono una
valutazione coerente, e di
conseguenza più efficace,
delle ubicazioni di rischio.
Munich Re Topics Magazin 2/2014
21
GEOINTELLIGENZA
miglioramento sostanziale perché finora si utilizzava
un passo di 100 m per l’analisi globale dei rischi natu­
rali. Per effetto della copertura globale vengono presi
in considerazione i corsi d’acqua maggiori e i relativi
affluenti a partire da un bacino idrografico di oltre
500 km di estensione, vale a dire che tale approccio
non include ogni piccolo immissario.
NATHAN fornisce inoltre senza eccezione i dati sulle
inondazioni per due tempi di ritorno: 100 e 500 anni,
criterio che rende le informazioni confrontabili, mentre
fino a oggi i tempi di ritorno erano disomogenei e
­dissimili per i vari Paesi.
La coerenza dei dati rende ora la stima dei rischi inon­
dazione in 169 nazioni ancora più precisa e supporta
così sottoscrittori e risk manager nella fase di valuta­
zione dei rischi naturali nell’assicurazione diretta e
nella riassicurazione, aiutando a dare una risposta ai
seguenti interrogativi:
−−Dove sono ubicate le esposizioni più significative
del nostro portafoglio e qual è la loro qualità?
−−Dove possiamo sottoscrivere nuovi affari senza
aumentare il rischio di perdite da inondazione?
−−Dove sarebbe meglio rinunciare a nuove acquisi­
zioni o alla sottoscrizione di rischi complementari?
−−Ci sono rischi inondazione che dovremmo analizzare
più in profondità?
>> P
er maggiori informazioni consultate il nostro portale
­connect.munichre.com e se siete interessati a
impiegare NATHAN, contattate il vostro gestore clienti.
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Munich Re Topics Magazin 2/2014
IL NOSTRO ESPERTO:
Jürgen Schimetschek è laureato in
geologia e idrologia e lavora nell’unità
Sottoscrizione aziendale – Soluzioni
geospaziali.
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La vostra attività è davvero ­geointelligente ?
Chi oggi vuole gestire i rischi in modo integrato deve conoscere
esattamente il c
­ ontesto geografico. Con NATHAN Risk Suite potete
stimare con precisione ­geocodificata per indirizzi i rischi naturali
e analizzare interi portafogli, in tutto il mondo.
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alluvione standardizzate a livello mondiale
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Munich Re Topics Magazin 2/2014
23
ASSICURAZIONE VITA
Assicurare meglio le pazienti
con tumore al seno
Munich Re ha introdotto sul mercato nord-americano un nuovo
calcolatore del premio per assicurande con un’anamnesi di tumore
al seno, che permette agli assicuratori diretti di offrire tariffe
­concorrenziali e giungere più celermente alla sottoscrizione della
polizza.
La mammografia è uno strumento
­diagnostico per l’identificazione precoce
del tumore al seno.
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Munich Re Topics Magazin 2/2014
ASSICURAZIONE VITA
Robert Lund
Il tumore al seno è una malattia neoplasica molto frequente tra le donne. Dall’introduzione dello screening
mammografico di massa alla metà degli anni Ottanta
del secolo scorso il carcinoma mammario viene diagnosticato allo stadio iniziale in Nord America con
una frequenza doppia rispetto a prima. Per le pazienti
questa è una buona notizia perché l’individuazione
precoce della malattia è decisiva per la completa
remissione.
Al top dello stato dell’arte
Precisione, correttezza, premi concorrenziali
Munich American Reassurance Company e Munich Re
in Canada (Life) hanno recentemente introdotto
nell’ambito di EDGE, il tool di sottoscrizione online in
uso in Nord America, un nuovo modulo di calcolo
per il tumore al seno. Riveduta e migliorata rispetto al
predecessore, la nuova versione si basa principalmente sui dati del SEER (Surveillance, Epidemiology
and End Result), il registro federale dei tumori del
National Institut of Health statunitense, ma sono stati
incorporati anche dati di studi clinici e dell’industria
farmaceutica.
Con il nuovo calcolatore gli assicuratori diretti possono
calcolare celermente un premio adeguato per le assicurande con un’anamnesi di carcinoma mammario e
offrire una copertura già un anno dopo la conclusione
della terapia. Una caratteristica di grande praticità:
speciali domande «k.o.» che consentono di filtrare ed
escludere fin dall’inizio i casi non assicurabili, in modo
che gli assuntori possano concentrarsi solo su quelli
che rispondono ai criteri di assicurabilità.
Il calcolatore dall’interfaccia amichevole segue un
nuovo approccio e suddivide le assicurande in tre
gruppi di età: fino a 49 anni, da 50 a 69 anni, 70 anni
e oltre. Questa tripartizione è più rappresentativa
rispetto al raggruppamento considerato fino a oggi
(40–65 anni) e ha portato a una diminuzione dei tassi
di premio per la fascia di età dai 50 ai 69 anni, quella
che individua la maggioranza delle assicurande con
tumore in stadio iniziale.
Il tumore al seno è sensibile agli ormoni e gli estrogeni
stimolano la crescita del tumore. Le donne in postmenopausa al di sopra dei 50 anni costituiscono la maggioranza delle pazienti con tumore al seno e hanno
una prognosi più favorevole rispetto alle pazienti premenopausali. L’introduzione di un’efficace terapia
ormonale ha ulteriormente migliorato la probabilità di
sopravvivenza delle classi di età più elevate. Circa il
75% delle donne sopra i 70 anni con carcinoma mammario localizzato ha un tumore relativamente poco
aggressivo e senza coinvolgimento dei linfonodi. La
cura consiste per lo più nell’asportazione chirurgica
del tumore e nella somministrazione di tamoxifene,
una sostanza in grado di contrastare gli effetti dell’estrogeno. Le probabilità di sopravvivenza sono identiche a quelle di una terapia più aggressiva e il nuovo
calcolatore tiene conto di questo approccio clinico e
dei suoi risultati positivi.
I vantaggi del calcolatore:
tariffe più vantaggiose,
migliore assicurabilità, minor
numero di rigetti.
Si è scoperto che la probabilità di sopravvivenza in
caso di tumore al seno in stadio iniziale si può meglio
rappresentare attraverso una valutazione tabellare
(p. es. con detrazione di punti) che non con l’applicazione temporanea del classico sovrappremio forfettario. Nella maggior parte dei casi la riduzione di punteggio che ne risulta è minima. La tradizionale fase di
differimento non rappresenta per contro un vero vantaggio in caso di stadio precoce del tumore perché
l’incremento minimo di mortalità si manifesta solo in
un momento successivo.
Per la maggior parte dei carcinomi mammari allo stadio iniziale senza coinvolgimento dei linfonodi e senza
metastasi il tool suggerisce quindi una maggiorazione di premio molto ridotta o addirittura la tariffa
standard.
Per i casi più complessi o problematici i nostri clienti
possono contare sul supporto degli esperti di Munich Re
negli Stati Uniti e in Canada. Spesso sono possibili
anche soluzioni in riassicurazione facoltativa. In generale i tool e i servizi di sottoscrizione ampliano l’assicurabilità ed elevano la competitività.
La collaborazione internazionale
è imprescindibile per il continuo
sviluppo e ampliamento dei
due strumenti informatici EDGE
e MIRA.
Munich Re Topics Magazin 2/2014
25
ASSICURAZIONE VITA
EDGE, la piattaforma informatica per la
sottoscrizione in Nord America
EDGE è disegnato per rispondere alle
­esigenze dei clienti sul mercato nord-americano. Oltre al calcolatore per il tumore al
seno comprende attualmente anche i tool
di calcolo per il cancro della prostata e per
il melanoma cutaneo. Altri strumenti si
aggiungeranno in futuro.
Il calcolatore per il tumore al seno è il terzo modulo di
analisi del rischio per le patologie neoplasiche a
essere integrato in EDGE. Segue al tool per il cancro
della prostata e per il melanoma cutaneo. Il piano
­prevede che ogni anno venga aggiunto un calcolatore
per un’altra forma tumorale.
L’eccellenza nella sottoscrizione sulle due sponde
dell’Atlantico
EDGE è disegnato per rispondere alle esigenze dei
clienti sul mercato nord-americano. Come il tool
gemello MIRA, che è disponibile in tutto il mondo (con
l’eccezione del Nord America) in diverse lingue e versioni, EDGE fornisce all’utente in modo semplice e
facilmente comprensibile consigli sulla sottoscrizione
basati su evidenze scientifiche. Attraverso una funzione di ricerca è possibile inoltre accedere a molte
informazioni di approfondimento. Entrambi i tool
sono indipendenti da piattaforme e non necessitano
di software specifici.
MIRA ed EDGE si avvalgono dell’intensa collaborazione «transatlantica» tra i colleghi di Munich Re
negli Stati Uniti e in Canada e quelli a Monaco di
Baviera. Regolari conferenze via web e sessioni di
lavoro sul posto garantiscono un efficace scambio
26
Munich Re Topics Magazin 2/2014
di conoscenze, che è imprescindibile per il continuo
sviluppo e ampliamento dei due strumenti informatici. Le piattaforme di sottoscrizione tecnologicamente avanzate non solo aumentano l’efficienza dei
processi operativi, ma impongono anche nuovi criteri
di riferimento per l’attività assuntiva a vantaggio di
tutti i soggetti coinvolti. Tariffe più vantaggiose,
migliore assicurabilità, minor numero di rigetti: con il
calcolatore per il tumore al seno, EDGE diventa un
tool quanto mai attraente per gli assicuratori diretti.
IL NOSTRO ESPERTO:
Il Robert Lund, vicepresidente e
direttore medico di Munich American
Reassurance Company, ha partecipato
in misura determinante allo sviluppo
del calcolatore.
[email protected]
Cosa c’è di così emozionante
nella riassicurazione?
In TOPICS ONLINE troverete le risposte. La nostra rivista elettronica
per il mondo dell’assicurazione getta uno sguardo dietro le quinte di
Munich Re e mostra quali sono le passioni da cui ci facciamo coinvolgere.
Vi presentiamo personalità interessanti, trattiamo temi d’attualità del
panorama assicurativo e finanziario, illustriamo tendenze e proponiamo
le soluzioni e i servizi più attuali.
E voi partecipate attivamente: attraverso una funzione di commento
è possibile infatti stimolare interessanti discussioni con noi, mentre
sondaggi interattivi riflettono le vostre opinioni.
www.munichre.com/en/topicsonline
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Munich Re Topics Magazin 2/2014
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RC PRODOTTI
Allevamento
L’etichetta deve corrispondere
al contenuto, non importa se i
prodotti sono convenzionali o
biologici.
Ingredienti di
origine animale
Vaccini e farmaci
I pericoli si presentano
quando i residui superano
i limiti ammessi oppure
vengono impiegate
sostanze non autorizzate.
Malattie ed epizoozie
Quando viene colpita un’intera
popolazione animale l’allevatore
può trovarsi in gravi difficoltà
finanziarie.
Mangimi
Devono essere
appropriati alla specie e
privi di contaminazioni.
Rischio alimentare
I nostri alimenti non sono mai stati così sicuri come oggi, anche
se talvolta il dibattito pubblico sembra suggerire il contrario.
In tutto il mondo si stanno rafforzando tanto le prescrizioni
legislative in materia di sicurezza dei prodotti quanto i poteri
delegati alle autorità per farle rispettare: presupposti
importanti perché i consumatori vengano tutelati nel miglior
modo possibile. Ciò nonostante in molti punti della filiera
produttiva possono generarsi dei rischi.
CE
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Munich Re Topics Magazin 2/2014
Il regolamento (CE) n. 178/2002
impone che alimenti e mangimi
siano integralmente tracciabili.
Modifiche del
patrimonio genetico
Le normative sono
molto diverse
da mercato a
mercato.
Concimi e prodotti fitosanitari
Eventuali residui sono
indesiderati e possono essere
nocivi per la salute.
Ingredienti di
origine vegetale
Rischi
meteorologici
È possibile
tutelarsi anche
contro questi
rischi.
Parassiti
Possono
segnalare una
carenza d’igiene.
Catena del freddo
Deve essere mantenuta
per l’intera durata di
trasporto e immagazzinamento.
Trasporti
Che fare quando gli
approvvigionamenti
si interrompono?
Influenze del suolo e
dell’ambiente
Possono incidere
fortemente sulla qualità
degli alimenti.
Composizione
Indicazioni mancanti
o errate possono ingannare
il consumatore.
Allergeni
Se non
vengono
indicati possono
arrecare pregiudizio
alla salute di alcuni
consumatori.
HACCP
Igiene
È la priorità
durante lavorazione,
immagazzinamento
e trasporto.
HACCP (Hazard Analysis and Critical Control Points) e Codex
Alimentarius di FAO e OMS forniscono, accanto alle legislazioni
nazionali, il quadro normativo per la produzione di alimenti.
RC PRODOTTI
Andreas Dettendorfer e
Alfred Sattler
Escherichia coli, ormoni e antibiotici nella carne,
­diossina nelle uova, frammenti di vetro nella mousse
di mela, latte in polvere inquinato da melammina o
truffe sull’etichettatura: l’elenco degli scandali alimentari che agitano il dibattito pubblico è lungo e
nuovi casi continuano a emergere. I loro effetti sulla
salute dei consumatori vanno dal semplice senso di
nausea fino a gravi intossicazioni alimentari. Spesso
la percezione del rischio da parte dell’opinione pubblica non corrisponde però all’effettivo grado di pericolo, che può essere minore o addirittura maggiore
di quello percepito. Inoltre uno scandalo alimentare
non determina automaticamente un danno assicurato
da responsabilità civile.
Molteplicità di cause
I motivi per cui un prodotto viene contestato possono
essere molto vari. Un elemento indesiderato può
essere presente fin dall’inizio (p. es. allergeni o batteri)
oppure svilupparsi a causa della composizione del
prodotto (p. es. funghi e parassiti) o durante la filiera
produttiva (p. es. pastorizzazione inefficace, carenze
igieniche durante la produzione, interruzione della
catena del freddo); oppure può avvenire un’infiltrazione in grado di esercitare un influsso dannoso (p. es.
corpi estranei come vetro o legno, oppure batteri e
sporcizia).
La contaminazione degli alimenti e il loro deterioramento possono essere causati da errore o da dolo, nel
secondo caso bisogna distinguere tra l’atto criminale
di collaboratori dell’azienda coinvolta e quello da
parte di terzi, ad esempio a scopo di estorsione.
Gli obblighi del produttore
Fino agli anni Novanta era ancora comune effettuare
controlli a campione sul prodotto finito per verificare
la sicurezza alimentare. Oggi c’è tuttavia consenso sul
fatto che questa procedura offra ben poche certezze
dal momento che spesso gli alimenti presentano scarsa
omogeneità e uniformità. La crisi della BSE (il morbo
della «mucca pazza») ha contribuito in modo determinante a cambiare le convinzioni in merito e a rafforzare
controlli e normative. Per tutte le aziende che trattano
prodotti alimentari gli obblighi di diligenza e la sorveglianza da parte delle autorità sono divenuti più severi.
Ciò richiede che l’intera filiera produttiva venga progettata in modo da garantire la sicurezza degli alimenti
prodotti e la loro corretta etichettatura.
30
Munich Re Topics Magazin 2/2014
In relazione alla sicurezza alimentare l’Organizzazione
mondiale della sanità (OMS) e l’Organizzazione delle
Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura (FAO)
hanno istituito già nel 1962 un apposito organismo, il
Codex Alimentarius, dove più di 180 nazioni collaborano in 20 differenti commissioni per lo sviluppo di
standard, linee guida e codes of practice sull’igiene e
la sicurezza del cibo da applicare lungo tutta la filiera
agroalimentare, dalla produzione primaria fino al consumatore finale. Ne fanno parte ad esempio gli standard su additivi e contaminanti oppure per specifiche
categorie merceologiche. Non si tratta di norme di
diritto vincolanti ma solo di raccomandazioni per gli
Stati membri del Codex, che tuttavia vengono assunte
come riferimento normativo dall’Organizzazione
mondiale del commercio (OMC) in caso di controversie commerciali per verificare la conformità con i
requisiti di base.
Imprescindibile la gestione del rischio e della
qualità
Dal 1993 il Codex suggerisce l’impiego del protocollo
HACCP (Hazard Analysis and Critical Control Points)
a garanzia della sicurezza degli alimenti. Il sistema è
stato ideato nel 1959 dalla NASA per l’alimentazione
degli astronauti e a oggi è considerato il più importante standard di sicurezza internazionale nell’industria alimentare. Nel 2006 in Europa ha assunto forza
di legge con il regolamento (CE) n. 852/2004 sull’igiene degli alimenti e ne viene richiesta l’integrazione
nel sistema di gestione qualità delle aziende.
Nell’Unione Europea possono essere commercializzati e importati esclusivamente alimenti che soddisfano le direttive HACCP. Nell’industria alimentare
tali disposizioni vengono generalmente applicate alla
lettera, ma nelle piccole e medie imprese si riscontrano non di rado delle carenze. Tre quarti dei prodotti
contestati provengono da questo settore.
Il protocollo HACCP prescrive i seguenti requisiti:
−−Analisi dei rischi
Devono essere identificati tutti i potenziali pericoli per
la sicurezza dell’alimento nell’ambito di responsabilità
dell’impresa.
Esempio: le caratteristiche biologiche, chimiche o
­fisiche dell’alimento potrebbero determinare un
­pericolo per l’uomo.
RC PRODOTTI
1 ingredientedacontaminato
salmonella
Il richiamo più costoso di tutti i tempi nel
settore alimentare
Un ingrediente contaminato con salmonella, in questo caso burro ovvero
pasta di arachidi, fu venduto a 85 aziende, che con esso realizzarono
centinaia di prodotti diversi, che a loro volta furono acquistati da altri
produttori per ulteriori preparazioni alimentari oppure direttamente dai
consumatori finali. In totale si calcola che furono coinvolti fino a 4.000
prodotti finiti come biscotti, cracker, cereali, dolciumi e gelati, ma anche
mangimi.
Le conseguenze furono 700 casi di infezione e 9 decessi in 46 Stati degli
Stati Uniti. I primi casi di malattia si ebbero a fine estate 2008 e il primo
richiamo venne eseguito nel gennaio 2009. Nel complesso furono attuate
375 azioni di richiamo. Dopo la bancarotta del responsabile il coordinamento fu assunto dalle autorità. Tutte le azioni di richiamo furono collocate dalla Food and Drug Administration (FDA) nella massima classe di
rischio. La FDA accertò carenze nel processo produttivo, nonostante il
produttore si fosse impegnato contrattualmente al rispetto della «good
manufacturing practice» e delle direttive HACCP e avesse superato con
successo audit sia pubblici che privati. D’altro canto non bisogna dimenticare che ogni ispezione è solo un’istantanea della situazione in un
certo momento. Negli Stati Uniti la vicenda portò all’approvazione del
Safety Modernization Act.
85 imprese rifornite
ca. 700 casi di infezione + 9 decessi
375 azioni di richiamo
ca. 4.000 prodotti finiti richiamati
Valore del danno complessivo: circa un miliardo di dollari
ca. 1.000.000.000 US$ di danno
−−Individuazione dei punti di controllo
−−Definizione delle azioni correttive
Devono essere identificati i punti critici nel processo
produttivo dove uno scostamento dai valori prestabiliti rende un alimento insicuro oppure non conforme
alle normative.
Esempio: un’autoclave impiegata per la sterilizzazione
di un alimento va identificata come punto critico di
controllo.
In caso di scostamento dei valori monitorati al di sotto
dei minimi o al di sopra dei massimi prestabiliti
devono essere definite azioni correttive che intervengano sul punto di controllo ripristinando le condizioni
richieste.
Esempio: quando la temperatura nell’autoclave scende
al di sotto del minimo prestabilito viene incrementato
l’apporto di energia.
−−Definizione dei limiti critici
Per ogni punto critico di controllo deve essere definito
un valore minimo o massimo, disatteso il quale si
determina un pericolo inaccettabile.
Esempio: nell’autoclave deve essere mantenuta una
certa temperatura per un lasso di tempo prestabilito.
−−Definizione delle procedure di monitoraggio
Devono essere elaborate e implementate procedure
per monitorare in via continuativa i punti critici di
controllo.
Esempio: la temperatura nell’autoclave viene controllata costantemente per mezzo di un termometro.
−−Definizione delle procedure di verifica
È necessario verificare che il sistema sia idoneo a
garantire durevolmente la sicurezza degli alimenti.
Esempio: calibrazione regolare degli strumenti di
misura, monitoraggio del campionatore o conservazione di controcampioni.
−−Predisposizione della documentazione
Ogni provvedimento, documento o campione deve
essere registrato per comprovare l’efficienza del
sistema HACCP.
Esempio: registrazione dei punti critici di controllo, dei
valori limite prestabiliti e delle procedure in caso di scostamento dai valori prestabiliti.
Munich Re Topics Magazin 2/2014
31
RC PRODOTTI
Ciò nonostante prescrizioni e misure preventive non
possono scongiurare tutti i casi di contaminazione,
proprio perché la produzione degli alimenti è divenuta
sempre più complessa a causa della divisione internazionale del lavoro e delle lunghe catene di fornitura.
Inoltre è aumentata la sensibilità dei consumatori,
che osservano con maggior attenzione la provenienza
dei prodotti che arrivano sui loro piatti. L’accertamento o la presunzione di contaminazioni alimentari
è quindi un fatto frequente. Se sussiste un rischio per
la salute le autorità informano i consumatori attraverso
appositi siti Internet oppure i mass media. Il sistema
rapido di allerta comunitario RASFF, ad esempio,
segnala quotidianamente ai cittadini dell’Unione i
prodotti interessati (vedi anche la fig. 1). Negli Stati
Uniti gli allerta o i richiami in corso vengono comunicati sul sito della Food and Drug Administration (FDA)
o su foodsafety.gov (vedi anche la fig. 2), un portale
dove le autorità dei singoli Stati o quelle federali pubblicano informazioni sulla sicurezza alimentare.
Responsabilità civile e richiamo dei prodotti
Nell’ambito della responsabilità civile prodotti, che di
regola si configura universalmente come una responsabilità oggettiva che prescinde dalla colpa, i produttori o gli importatori rispondono dei prodotti difettosi.
L’attenzione è rivolta ai danni a cose e a persone.
Se un prodotto difettoso immesso in circolazione
comporta un rischio concreto di danno per le ­persone,
il produttore e i distributori sono tenuti a effettuare
un richiamo a scopo preventivo. Normalmente anche
le autorità sono abilitate ad attivare la procedura di
richiamo, ma nella pratica essa è quasi sempre iniziativa del produttore stesso e solo in caso di necessità
avviene per ordine dell’autorità. Esiste anche la possibilità di un ritiro dalla circolazione di cui l’opinione
pubblica non viene a conoscenza, ad esempio se viene
individuata una contaminazione prima che il prodotto
possa essere disponibile per i consumatori.
Fig. 1: Gli allerta comunitari 2013 per
tipologia di prodotti alimentari
Nel 2013 gli allerta comunitari per prodotti
alimentari pericolosi sono stati più frequenti
che nell’anno precedente e in oltre il 20%
dei casi hanno interessato le due categorie
«pesci, molluschi, crostacei e derivati» e
«carne e derivati (incluso pollame)».
Fonte: Preliminary RASFF Report 2013
Tutte le bevande (acqua e bevande alcoliche e analcoliche)
Pesci, molluschi, crostacei e derivati
Cereali e prodotti da forno
Cacao e relativi preparati, caffè e tè
Dolci, miele e gelatine
Alimenti dietetici, integratori e cibi addensati
Uova e derivati
Grassi e oli
Additivi alimentari e aromatizzanti
Materiali a contatto con gli alimenti
Frutta e vegetali
Erbe e spezie
Gelati e dolciumi
Carne e derivati (escluso pollame)
Latte e derivati
Frutta secca, derivati e semi
Altri alimenti/diversi
Pollame e derivati
Cibi precotti e snack
Zuppe, brodi, salse e aromi
Mangimi inclusi additivi, materie prime e preparati,
cibo per animali domestici
Numero di richiami
32
Munich Re Topics Magazin 2/2014
0 20 406080100120
RC PRODOTTI
In tutto il mondo viene data priorità alla tutela dei consumatori e quindi i produttori di alimenti si devono confrontare con requisiti di sicurezza del prodotto sempre
più elevati. In Europa ad esempio dal 13 dicembre 2014
entrerà in vigore il nuovo regolamento relativo alla fornitura di informazioni sugli alimenti, in particolare in
materia di etichettatura, tra cui l’obbligo di indicazione
della presenza di allergeni anche per gli alimenti non
confezionati. Le indicazioni nutrizionali diverranno
obbligatorie dal 13 dicembre 2016. I requisiti più severi
sulla sicurezza alimentare, ma anche la maggiore
consapevolezza dei consumatori riguardo alla qualità
del cibo, hanno reso più frequenti negli ultimi anni i
richiami di prodotti. Inoltre, trattando prodotti destinati
alla consumo umano, il comparto alimentare è vulnerabile alle contaminazioni dolose, talvolta perfino a
scopo estorsivo.
Le imprese colpite da casi di questo tipo si trovano
esposte a una situazione di crisi che può raggiungere
dimensioni tali da minacciarne la sopravvivenza. La
perdita di fiducia dei consumatori nel prodotto o addirittura nell’intera marca determina gravi ripercussioni
finanziarie e l’inevitabile attenzione dei media aggrava
ulteriormente la situazione.
Le polizze contro la contaminazione dei prodotti
possono mitigare il rischio finanziario
Per tutelarsi dalle conseguenze economiche della
contaminazione del prodotto è necessaria una copertura che vada oltre i confini della convenzionale assicurazione di responsabilità civile. La cosiddetta
polizza anticontaminazione comprende numerose
garanzie contro i danni propri.
Tra i rischi assicurati figurano:
−−i costi di richiamo,
−−la perdita di profitto causata da calo del fatturato,
−−i costi di pubblicità per riabilitazione del prodotto,
−−le richieste estorsive,
−−i costi di consulenza per gestione della crisi.
La valutazione del rischio nella sottoscrizione
In fase di analisi del rischio vanno verificati innanzitutto i punti specificati nel box a destra; inoltre sono
importanti i seguenti criteri:
−−Si tratta di un produttore, fornitore, importatore
o distributore?
−−Qual è l’esposizione dell’assortimento di prodotti
dell’assicurato (numero e tipo di prodotti, prodotti di
marca, notorietà della marca)?
−−Che dimensioni hanno fatturato, lotti, serie o produzione giornaliera dei prodotti più remunerativi?
Dieci domande chiave per l’analisi
del rischio nell’assicurazione RC
aziende alimentari
1. In azienda viene monitorata l’igiene
­personale di tutti i collaboratori (compresi
quelli di ditte esterne) e dei visitatori?
2. La struttura costruttiva come pure gli
interventi di manutenzione e pulizia sono
idonei a garantire costantemente l’assenza
di contaminazione del sito produttivo?
3. L’azienda dispone di una procedura di
analisi dei rischi e di un sistema di
controllo dei punti critici di produzione
conformi al protocollo HACCP?
4. Vengono effettuati controlli di qualità
conformi agli standard di best practice
ed è attivo un sistema di gestione della
qualità?
5. Sono presenti procedure efficaci per la
lotta ai parassiti?
6. Vengono analizzati i rischi alimentari
specifici caratteristici dell’assortimento di
prodotti dell’assicurato (p. es. Listeria,
­aflatossine, allergeni)?
7. È possibile tracciare integralmente da
monte a valle della filiera produttiva e viceversa le materie prime, i componenti e gli
imballaggi, i prodotti finiti, le procedure di
trasporto ed eventualmente la catena del
freddo?
8. Viene effettuato in ogni sito produttivo il
monitoraggio di materie prime, prodotti
intermedi e prodotti finiti in relazione alla
presenza di corpi estranei (p. es. legno,
vetro, metalli) o sostanze indesiderate
(p. es. tossiche o emetiche)?
9. Le indicazioni e l’etichettatura dei prodotti (imballaggio) sono conformi alle prescrizioni normative (e se del caso religiose)
e le misure di sicurezza contro le sofisticazioni sono adeguate?
10. L’azienda effettua un monitoraggio del
prodotto dopo la consegna? Sono presenti
piani di richiamo efficaci oppure piani di
crisi?
RC PRODOTTI
Se si tratta di coprire anche il rischio di contaminazione dolosa del prodotto o di estorsione, devono
essere analizzati attentamente fattori come la vulnerabilità degli imballaggi al sabotaggio, le dimensioni
dell’impresa, la sua immagine pubblica, la notorietà
e la popolarità dei prodotti, ma anche potenziali
moventi interni come il grado di soddisfazione dei
collaboratori.
I processi di gestione delle crisi e dei richiami
devono essere adeguati all’impresa
È particolarmente importante accertarsi che nel
sistema di gestione del rischio dell’assicurato le prescrizioni HACCP vengano scrupolosamente rispettate e che siano stati predisposti processi di gestione
delle crisi e dei richiami idonei alle esigenze dell’impresa. Misure di prevenzione sufficienti e risposte
commisurate a una potenziale situazione di crisi sono
i parametri decisivi per minimizzare efficacemente
sia i rischi sia i costi.
In sede di valutazione dei rischi di responsabilità
civile nell’industria alimentare hanno inoltre particolare rilevanza alcune peculiarità: la maggior parte
dei prodotti vengono consumati in un tempo
relativamente breve a causa della loro limitata conservabilità, quindi in caso di richiamo non sarà più
possibile r­ ecuperare l’intera quantità del prodotto
interessato. L’esposizione dei fornitori di additivi è
maggiore per quanto riguarda i costi di richiamo perché a causa dell’«effetto di diluizione» il richiamo
potrebbe interessare enormi quantità di prodotti finiti.
Ciò accade ad esempio quando una quantità relativamente piccola di un additivo (p. es. una spezia o un
aromatizzante) viene distribuita in molti prodotti
finiti. Può inoltre accadere che sostanze indesiderate
o insufficientemente indagate dalla scienza permangano nel corpo dopo il consumo degli alimenti, esercitando nel corso degli anni effetti cancerogeni, mutageni o teratogeni. Ciò comporta per l’assicuratore RC
un potenziale rischio a lunga scadenza oppure anche
un eventuale rischio di cumulo, se ad esempio si
tratta di un additivo presente in una molteplicità di
prodotti finiti.
L’assicuratore può fungere da consulente a questo
riguardo, soprattutto per le piccole imprese, e contribuire con la sua esperienza a migliorare la gestione
del rischio, a vantaggio di tutti i soggetti coinvolti:
aziende, assicuratori e consumatori.
Fig. 2: Richiami di alimenti negli Stati Uniti dal 2010 al 2013
Nel 2013 i richiami di prodotti alimentari sono diminuiti rispetto
all’anno precedente; tuttavia più
della metà dei richiami ha interessato la massima categoria di
rischio (classe 1), che resta praticamente invariata ai livelli del
2012.
800
700
Classe 1: Fondata probabilità
che il prodotto causi serie conseguenze per la salute o addirittura il decesso.
600
500
Classe 2: Il prodotto causa o
potrebbe presumibilmente
causare conseguenze negative
per la salute transitorie o curabili.
400
300
Classe 3: Il prodotto non ha
presumibilmente alcun effetto
negativo sulla salute.
200
Fonte: FDA
100
0
2010
34
2011
Munich Re Topics Magazin 2/2014
2012
2013
RC PRODOTTI
L’assicuratore dovrebbe esporre ai propri clienti l’entità
potenziale dei danni in modo che possa essere scelto
un massimale effettivamente adeguato al rischio.
L’esempio nel box a pagina 31 illustra l’ammontare che
i danni possono raggiungere in un caso estremo.
Negli anni passati si è riscontrato come i premi in
questo comparto siano diminuiti nonostante ciò non
corrisponda ai rischi reali. Le condizioni di assicurazione sono state inoltre costantemente ampliate, da
un lato per venire incontro all’inasprirsi delle normative a tutela dei consumatori e dall’altro perché si sta
verificando un progressivo trasferimento del rischio
d’affari verso l’industria assicurativa.
Per svolgere un’attività remunerativa nel tempo,
nel ramo RC aziende alimentari sono necessarie
un’accurata selezione dei rischi e cautela nella sottoscrizione, soprattutto in presenza di garanzie o costi
«innovativi».
I NOSTRI ESPERTI:
Andreas Dettendorfer riveste la
­funzione di sottoscrittore senior
e si occupa di sottoscrizione facoltativa di rischi RC a livello globale.
[email protected]
Alfred Sattler è laureato in ingegneria
e lavora come consulente nella
sezione C
­ onsulenza rischi casualty,
dove si occupa di valutazione di
rischi RC.
[email protected]
Munich Re è in grado di affiancare i propri clienti
come partner e consulente perché tiene costantemente monitorata l’evoluzione del rischio nel settore
alimentare ed è pronta a condividere il proprio knowhow attraverso i gestori clienti.
>> Link di approfondimento:
http://ec.europa.eu/food/food/rapidalert/index_en.htm
http://www.fda.gov/Food
http://www.foodsafety.gxov
http://www.thecroforum.org/food-and-its-impact-onthe-risk-landscape
Munich Re Topics Magazin 2/2014
35
TELEMATICA
I sistemi di assistenza aiutano
a evitare gli incidenti
Quali sono i progressi tecnologici nei sistemi di assistenza alla
guida e nelle applicazione telematiche sui veicoli industriali e quali
effetti hanno queste novità per gli assicuratori? Un’intervista
tra Munich Re e MAN Truck & Bus.
Stefan Schulz (Munich Re) e Eberhard
Hipp (MAN) provano la sensazione di
sedere nella cabina di un autocarro senza
conducente facendo un test al simulatore
di guida.
36
Munich Re Topics Magazin 2/2014
TELEMATICA
Jochen Friedrichs (Munich Re):
I produttori continuano a presentare
nuove applicazioni telematiche per
i trasporti e sistemi di assistenza alla
guida sempre più raffinati. La mia
impressione è che, come accade
spesso in campo tecnologico, prima
si sviluppi una soluzione e poi si veri‑
fichi se la novità verrà accettata
anche dal mercato. È così anche nel
settore dei veicoli industriali, signor
Hipp?
Eberhard Hipp (MAN): I nostri clienti
hanno un comportamento differente
dagli acquirenti di autovetture. Nel
comparto c’è una forte competizione
e ci si gioca ogni euro. I nostri clienti
sono molto attenti al TCO, ossia al
costo totale di possesso. Inoltre tra‑
dizionalmente il settore si indirizza in
funzione delle normative.
Stefan Schulz (Munich Re): Può farci
un esempio?
Hipp: Anni fa ha destato molta sod‑
disfazione una protezione antincastro
posteriore sviluppata da noi inge‑
gneri. Installato sotto la targa del
camion, questo dispositivo assorbe e
dissipa l’energia cinetica nel caso in
cui il mezzo venga tamponato da
un’autovettura bassa e relativamente
leggera. Abbiamo ricevuto riconosci‑
menti da tutti, sia da esperti e colle‑
ghi sia dai media. Ciò nonostante il
nostro sistema non ha trovato acqui‑
renti. Qualche anno dopo è entrata in
vigore una normativa che ha reso
obbligatoria una protezione antinca‑
stro molto meno sofisticata. Purtroppo
il dispositivo tecnicamente più evo‑
luto e particolarmente efficiente
nell’assorbimento di energia non si
è mai imposto.
Friedrichs: Qual è oggi la diffusione
dei sistemi di sicurezza nei veicoli
industriali?
Hipp: Noi offriamo vari pacchetti
sicurezza, come i sistemi di assistenza
alla frenata o al mantenimento di
corsia. Nonostante i dispositivi otti‑
mizzino lo stile di guida e quindi con‑
sentano un risparmio medio di carbu‑
rante di circa il 2%, la loro diffusione
sul mercato ha ancora grandi margini
di crescita.
Schulz: Nel caso delle autovetture
l’assenza dei vari pacchetti sicurezza
incide negativamente sulla rivendibi‑
lità del mezzo. Questo fattore vale
anche per i veicoli industriali?
Hipp: Ci sono gestori di grandi flotte
e spedizionieri che non possiedono
un’officina propria e quindi utilizzano
solo mezzi nuovi per il periodo di vali‑
dità della garanzia. Già al momento
dell’acquisto il pacchetto di garanzie
viene definito sulla base del chilome‑
traggio e dell’utilizzo del veicolo. In
alcuni casi si conviene che il mezzo
alla fine del periodo d’uso verrà riac‑
quistato da noi a un determinato
prezzo. La rivendibilità dell’usato è
quindi di grandissima importanza per
la nostra attività. Chi invece dispone
di una propria officina fa viaggiare i
veicoli da 10 a 15 anni. Tutte le imprese
di trasporti comunque prendono in
esame ogni opportunità per ottimiz‑
zare il costo totale di possesso.
Friedrichs: Non si tratta di una
visione un po’ miope da parte delle
aziende? Dopo tutto questi sistemi
possono evitare gli incidenti e quindi
prevenire i relativi costi conseguen‑
ziali nonché fermi tecnici e danni alla
reputazione; costi che possono facil‑
mente superare quelli di acquisto del
mezzo. I gestori di autoparchi non ne
tengono conto?
Hipp: Nessuno può permettersi di
rinunciare al veicolo per più di un
giorno, quindi ogni trasportatore
cerca di evitare che il suo mezzo
rimanga vari giorni in officina. Oggi
tutti i produttori offrono un servizio
di assistenza 24 ore su 24 e in caso
di incidente o di guasto i clienti rice‑
vono subito un veicolo sostitutivo.
Ciò è rilevante soprattutto per gli
autoparchi in ambito urbano, dove
più dell’80% delle aziende possiede
meno di otto mezzi, che generano
ricavi solo quando sono in movi‑
mento.
Schulz: Quali sistemi di sicurezza
offrite al momento?
Hipp: Offriamo di serie i sistemi anti‑
bloccaggio, controllo di trazione, con‑
trollo elettronico di stabilità, frenata
elettronica, regolazione automatica
della velocità, avviso di deviazione
dalla corsia, assistenza alla frenata
d’emergenza, monitoraggio pressione
pneumatici e stabilizzazione attiva
del rollio.
Schulz: Potrebbe illustrare breve‑
mente il sistema di stabilizzazione
attiva del rollio?
Hipp: Con questo sistema l’asse
posteriore del veicolo viene dotato di
ammortizzatori a regolazione elettro‑
nica. Attraverso l’ammortizzazione
ad aria e l’adeguamento delle pres‑
sioni è possibile stabilizzare il veicolo
e il carico, in particolare durante la
percorrenza delle curve o in presenza
di vento laterale.
Friedrichs: Quali sistemi sono imposti
dalle normative?
Hipp: La normativa europea renderà
obbligatori tra il 2014 e il 2016 l’LGS,
l’ESP e l’EBA, vale a dire assistenza
al mantenimento di corsia, controllo
elettronico di stabilità e assistenza
alla frenata d’emergenza.
Schulz: Come varierebbe la frequenza
degli incidenti se questi sistemi di
sicurezza fossero già installati su tutti
i veicoli industriali?
Hipp: L’Associazione tedesca delle
imprese assicuratrici GDV ha pre‑
sentato dati interessanti a questo
riguardo: se il 100% dei veicoli adot‑
tasse l’ACC, ossia il sistema di rego‑
lazione automatica della velocità, si
eviterebbe il 71% dei tamponamenti
sulle autostrade.
Nel caso degli autocarri i tampona‑
menti costituiscono il 33% degli inci‑
denti. Se tutti i veicoli industriali
­fossero dotati di avviso di deviazione
dalla corsia potrebbe essere evitato
il 49% degli incidenti, e il 44% se
disponessero di ESP.
Munich Re Topics Magazin 2/2014
37
TELEMATICA
Eberhard Hipp, Stefan Schulz
e Jochen Friedrichs
Friedrichs: I tamponamenti sono
particolarmente onerosi per gli assi‑
curatori. Qual è il piano di implemen‑
tazione per i sistemi di frenata d’e‑
mergenza?
Hipp: In una prima fase questi
sistemi dovranno ridurre la velocità
da 80 km/h a 30 km/h in caso di
ostacoli in movimento. Successiva‑
mente dovranno consentire il rallen‑
tamento totalmente automatico da
80 km/h a 10 km/h.
Friedrichs: Nel periodo di transizione
i nuovi veicoli disporranno di queste
tecnologie ma non quelli più datati.
Molti mezzi provenienti dall’Europa
orientale circoleranno presumibil‑
mente per parecchi anni con dota‑
zioni obsolete a bordo. Si può quindi
ipotizzare che, se in una colonna un
autocarro moderno è in grado di fre‑
nare con grande rapidità ed efficienza,
il veicolo che segue, equipaggiato
38
Munich Re Topics Magazin 2/2014
con tecnologia datata, non abbia più
speranze di evitare la collisione?
Hipp: Questo è il motivo per cui i legi‑
slatori sono molto cauti nel fissare i
valori di decelerazione nel caso di
veicoli fermi. Una riduzione automa‑
tica della velocità di al massimo
20 km/h non è in grado di impedire
un incidente, ma quantomeno
aumenta la sicurezza.
Schulz: Come giudicano i conducenti
queste normative?
Hipp: Li abbiamo intervistati e, al con‑
trario delle aziende, sono critici nei
confronti degli assistenti alla frenata
d’emergenza in quanto preoccupati
per la sorte del carico che trasportano
e per ciò che potrebbe accadere die‑
tro di loro. Sostengono infatti che, se
l’autocarro è seguito da un automobi‑
lista disattento, in caso di frenata d’e‑
mergenza può essere tamponato.
Friedrichs: Ma sono in progetto assi‑
stenti alla frenata d’emergenza che
intervengono in modo ancora più
incisivo.
Hipp: MAN e Daimler stanno lavo‑
rando a un proprio sistema in grado
di frenare il veicolo fino a farlo fer‑
mare, quindi operando sempre al
limite del coefficiente di attrito. Per‑
ché un sistema di questo tipo fun‑
zioni, le condizioni di operatività
devono essere individuate con cer‑
tezza, inoltre deve essere così sicuro
da escludere ogni possibilità di falsa
attivazione. Se questo accadesse
anche una sola volta, il conducente
potrebbe dubitare della sua efficacia,
criticando il fatto che sul suo mezzo
operi un sistema di cui non sa nulla
e che non può né regolare né coman‑
dare. Di sistemi di sicurezza sul mer‑
cato ce ne sono ma se ne vedono
TELEMATICA
pochissimi, per non parlare della pos‑
sibilità di testarli dal momento che
entrano in funzione solo in situazioni
estreme.
Schulz: ... come l’airbag, che nessuno
vorrebbe mai vedersi davanti.
Hipp: Nel settore dei veicoli industriali
gli airbag hanno una diffusione molto
limitata: non servono a nulla. Prima
di tutto il conducente siede all’interno
di una massa di 40 t. In caso di colli‑
sione con un’autovettura è sicura‑
mente l’automobilista ad avere biso‑
gno dell’airbag. Se in un crash test
con l’uso di manichini si simula un
incidente tra un autocarro e un’auto‑
vettura, si nota che la testa del con‑
ducente dell’autocarro ha uno spo‑
stamento minimo. Questo perché la
posizione di guida di un veicolo indu‑
striale è molto diversa. Seduto al
posto di guida, il conducente sovra‑
sta un volante quasi orizzontale;
il sedile ammortizzato ad aria com‑
pressa ha una corsa verticale di
18 cm. Prima che il cuscino del‑
l’airbag raggiunga la posizione desi‑
derata e si riempa d’aria, l’incidente
si è già concluso da un pezzo. La
posizione del guidatore rispetto
all’airbag, contrariamente che
nell’autovettura, non è ottimale e
quindi l’utilità di questo dispositivo
è dubbia.
Friedrichs: I sistemi di sicurezza e di
assistenza alla guida intervengono in
maniera sempre più attiva. Su cosa
state lavorando al momento?
Hipp: Già oggi siamo in grado di
riportare automaticamente un vei‑
colo al centro della corsia. Abbiamo
sviluppato anche una tecnologia che
permette ai mezzi di transitare con
molta precisione accanto ai cantieri
stradali.
Friedrichs: Questi sistemi interagi‑
scono direttamente con la guida?
Il conducente può disattivarli?
Hipp: I sistemi come l’ESP normal‑
mente non sono disattivabili dal con‑
ducente, invece un sistema di frenata
d’emergenza deve sempre essere
escludibile. In ogni caso al successivo
riavvio del mezzo tutti i sistemi
saranno di nuovo attivi automatica‑
mente.
«La responsabilità è sempre in
capo al conducente, che in situazioni d’emergenza deve essere
in grado di intervenire sulla base
della propria esperienza e delle
proprie valutazioni.»
(Eberhard Hipp)
Schulz: Perché il sistema di frenata
d’emergenza deve essere disattiva‑
bile?
Hipp: La responsabilità è sempre in
capo al conducente, che in situazioni
d’emergenza deve essere in grado di
intervenire sulla base della propria
esperienza e delle proprie valuta‑
zioni. Esistono anche sistemi che è
necessario disattivare proprio nelle
situazioni di guida che mettono sotto
pressione il conducente. Quando ci si
trova infatti ad affrontare il difficile
istante appena prima di un incidente,
è necessario concentrarsi e nulla
deve causare distrazione. Nei nostri
autocarri quando si attiva un sistema
di frenata d’emergenza, tutte le fonti
di informazione vengono escluse. Il
conducente riceve solamente quelle
notifiche di cui ha immediatamente
bisogno per evitare l’incidente.
Schulz: Si spera che il conducente
non sia vittima di un colpo di sonno,
che può essere molto pericoloso. Una
compagnia assicurativa americana
ha condotto per sei mesi una ricerca
sul campo con 1.500 conducenti per
verificare se un apposito training sui
rischi della sonnolenza possa essere
di aiuto nell’evitare gli incidenti. Metà
dei conducenti ha ricevuto il training
e metà no. Dopo sei mesi i condu‑
centi appositamente addestrati ave‑
vano causato quattro danni totali,
quelli non formati invece 21. Avete a
disposizione soluzioni tecnologiche
per ovviare ai colpi di sonno?
Hipp: L’attenzione verso il guidatore
sta assumendo un’importanza
­crescente nella ricerca. Un collega,
ricercatore presso un altro produt‑
tore, sta sperimentando delle tecni‑
che per tenere attivo il conducente
attraverso l’uso di attrezzature spor‑
tive in cabina, aromi e luci variabili.
Con il progetto «UR:BAN», avviato
nel 2010 assieme a 30 partner tra cui
provider di tecnologie, università e
due municipalità, stiamo analizzando
se e come aumenta la pressione sul
conducente quando guida maggior‑
mente in ambiente urbano e come si
comporta in contesti complessi.
Friedrichs: Lo studio ha già fornito
informazioni?
Hipp: È emerso un interessante risul‑
tato: non solo le svolte generano
stress, ma questa tensione continua
ad agire per lungo tempo. Abbiamo
scoperto che il livello di stress del
conducente rimane praticamente
invariato per un periodo da 3 a 15
minuti dopo una manovra di svolta
e solo dopo questo lasso di tempo
lentamente si smorza. Ciò significa
che lo stress non si può spegnere
come un interruttore. Si tratta di una
scoperta importante per noi.
Friedrichs: Il dibattito odierno sulla
telematica sta guadagnando rile‑
vanza. L’argomento diverrà sempre
più centrale tanto per produttori,
assicuratori e titolari di flotte quanto
per gli stessi conducenti. Nei vari
­settori vi sono differenze nelle defini‑
zioni e negli scenari di applicazione
della telematica. Quali sono gli
aspetti importanti secondo Lei?
Munich Re Topics Magazin 2/2014
39
TELEMATICA
«Riteniamo che sia possibile viaggiare
senza conducente a basse velocità e in
ambienti strutturati in modo semplice,
ad esempio su autostrade con corsie
d’emergenza.»
(Eberhard Hipp)
Hipp: La telematica può essere appli‑
cata in contesti molto diversi. I dati
provenienti dai veicoli possono inte‑
ressare ad esempio gli assicuratori
o altre aziende, ma aiutano anche a
ottimizzare la logistica. Diversamente
dalle autovetture, i veicoli industriali
sono già dotati da molti anni di una
cospicua comunicazione dati a bordo.
Le imprese di trasporto non vogliono
però che i loro dati di movimenta‑
zione o logisticamente rilevanti ven‑
gano memorizzati in un qualche
database all’esterno e possano essere
letti da concorrenti o hacker.
Friedrichs: Molti assicuratori riten‑
gono che la telematica abbia risvolti
troppo complessi, anche sul piano
della protezione dei dati, e che quindi
sarebbe meglio attendere gli ulteriori
sviluppi. Nel frattempo però ognuno di
noi è già comunque collegato in rete
telematicamente, ad esempio attra‑
verso lo smartphone in automobile.
Hipp: I dati di viaggio sono di supporto
ai trasportatori, ad esempio nell’otti‑
mizzazione della logistica, ma teori‑
camente gli stessi dati potrebbero
essere utilizzati anche per valutare
gli autisti. Si tratta di una questione
delicata perché le mansioni dei con‑
ducenti possono essere molto diverse.
Per valutare il consumo di carburante
del guidatore deve essere valutato
l’intero contesto del viaggio: non solo
la topografia ma anche la tempistica,
le corse a vuoto, i carichi speciali.
Non suggerirei ai titolari di flotte di
impiegare metodi di quantificazione
mirati sul singolo conducente, ma
queste riflessioni esistono nel mondo
dei veicoli industriali, dove i dati pos‑
sono essere utilizzati per influire
sulla remunerazione dell’autista
oppure suggerire una misura forma‑
tiva sul comportamento di guida.
Friedrichs: Un’ulteriore applicazione
telematica è la comunicazione
car-to-car. Come valuta la prospettiva
di veicoli senza conducente?
A che punto siamo con la ricerca?
Hipp: Riteniamo che sia possibile
viaggiare senza conducente a basse
velocità e in ambienti strutturati in
modo semplice, ad esempio su auto‑
strade con corsie d’emergenza. A que‑
sto proposito abbiamo in programma
un progetto con un’università.
Schulz: Quali potrebbero essere gli
impieghi?
Eberhard Hipp e Jochen
Friedrichs durante
l’intervista presso MAN
40
Munich Re Topics Magazin 2/2014
TELEMATICA
Hipp: In autostrada ricorre una tipo‑
logia particolarmente sgradevole
di incidente. Sono le collisioni con i
mezzi di lavoro che falciano l’erba
e puliscono le banchine al margine
destro della carreggiata. Oggi è
necessario far marciare un autocarro
da 40 t carico di ghiaia dietro questi
mezzi di lavoro perché alcuni guida‑
tori su veicoli veloci tendono a vederli
troppo tardi e quindi a tamponarli.
Su questo autocarro è presente un
conducente che deve far procedere il
mezzo molto lentamente; noi vor‑
remmo automatizzare proprio questa
situazione di traffico. L’autocarro
potrebbe continuare a proteggere i
lavoratori a bordo strada, ma senza
conducente.
Friedrichs: Si tratta di un’applica‑
zione molto particolare. Attualmente
si dibatte su chi potrebbe trovare
interesse per un veicolo senza con‑
ducente. Chi potrebbe desiderare di
acquistare un mezzo e poi non poterlo
guidare? È ipotizzabile che fra qual‑
che anno siano in circolazione in
Europa veicoli industriali senza con‑
ducente, soprattutto nel trasporto su
lunga distanza?
Hipp: Poniamo innanzitutto dei limiti:
velocità bassa e ambienti stradali
strutturati in modo chiaro. Per dei
veicoli industriali di queste dimen‑
sioni non mi pare che lo scenario da
Lei proposto sia ipotizzabile in un
prossimo futuro. Dobbiamo anche
considerare che il conducente ha una
serie di ulteriori mansioni oltre alla
guida. Deve ad esempio prelevare un
carico e consegnarlo in un grande
magazzino in ambiente urbano: un
compito complesso. Molti esperti si
stanno occupando della guida auto‑
matica, delle manovre di retromarcia
e di svolta senza conducente, ma
finora nessuno di questi approcci
tecnici è stato concretamente messo
in pratica. In ambienti controllati
come capannoni industriali e depo‑
siti o magazzini esistono invece già
oggi autocarri a guida completa‑
mente automatizzata.
Schulz: Negli Stati Uniti, dove i pen‑
dolari percorrono quotidianamente
anche più di 200 km, sarebbe possi‑
bile entrare in autostrada, immettersi
nella colonna di macchine e farsi gui‑
dare automaticamente fino all’uscita,
dove il conducente riprenderebbe il
controllo del mezzo. Uno scenario
simile mi sembra fattibile anche per
gli autocarri.
Hipp: A questo scopo sarebbe neces‑
saria una corsia dedicata ai soli
mezzi industriali, ma questo tipo di
richieste non trova molto ascolto.
Abbiamo già testato su strade pub‑
bliche un convoglio di quattro veicoli
senza conducente, in sostanza un’ap‑
plicazione telematica mobile. Nel
progetto erano coinvolti tre grandi
spedizionieri; tecnologie di questo
tipo hanno buone prospettive solo se
vengono supportate anche dalle
imprese di trasporto.
Schulz: Quale ruolo potrebbe assu‑
mere il mondo assicurativo per incre‑
mentare la diffusione dei sistemi di
assistenza alla guida e di telematica
stradale per i veicoli industriali?
Hipp: Gli incentivi economici non
sono sufficienti perché un gestore di
flotte cerca comunque di spuntare
un premio conveniente dal suo assi‑
curatore. Auspicherei che le compa‑
gnie analizzassero in modo più
approfondito e completo le varie
tematiche e comunicassero all’opi‑
nione pubblica cosa si può ottenere
con questi sistemi e come si può
migliorare la sicurezza stradale con‑
seguendo contemporaneamente un
risparmio energetico.
I NOSTRI ESPERTI:
Eberhard Hipp è responsabile del settore
generale Research di MAN Truck & Bus a
Monaco di Baviera. Assieme al suo team di
collaboratori si occupa tra l’altro di temi
come il consumo di carburante e la produ‑
zione di CO2, i combustibili alternativi, i
sistemi di assistenza alla guida e le appli‑
cazioni telematiche.
www.man.eu/corporate
Stefan Schulz dirige l’unità di business
globale Consulenza auto di Munich Re
dal 2008.
[email protected]
Seguitemi su LinkedIn: http://de.
linkedin.com/in/stefanschulzprivate
Jochen Friedrichs lavora come
consulente auto senior in Munich Re.
[email protected]
Munich Re Topics Magazin 2/2014
41
SALUTE
Ogni passo conta
Il diabete è uno dei problemi più pressanti del XXI secolo nel
campo della salute. Sarebbero necessari un’alimentazione più
sana e maggiore movimento per arginare l’epidemia mondiale.
L’industria assicurativa è chiamata a diffondere le informazioni
e a provvedere affinché questa patologia sia assicurabile
anche in futuro.
Andare a piedi anziché usare l’auto,
l’ascensore o la scala mobile: uno stile di
vita con più attività motoria sarebbe il
primo e più semplice passo per prevenire
il sovrappeso e con esso molte patologie.
42
Munich Re Topics Magazin 2/2014
SALUTE
Franz Benstetter
Per diabete mellito si intende un disturbo metabolico
cronico che porta a un’eccessiva quantità di glucosio
nel sangue (iperglicemia). A seconda del tipo di diabete l’organismo, per esprimersi in parole semplici,
non è più in grado di produrre insulina in quantità sufficiente (tipo 1) oppure ha sviluppato nel corso del
tempo una resistenza all’insulina (tipo 2). L’insulina,
ormone prodotto nel pancreas, ha il compito di regolare l’afflusso alle cellule di glucosio ematico, uno zucchero, più precisamente un monosaccaride aldeidico,
ricavato dal cibo. Nelle cellule lo zucchero viene trasformato in energia o immagazzinato per un utilizzo
successivo.
Il diabete di tipo 1 è di solito una malattia autoimmune
nella quale il sistema immunitario endogeno distrugge le cellule del pancreas che producono l’insulina. La
malattia insorge per lo più nei bambini e negli adolescenti, a volte tuttavia anche in età più avanzata. Il
tipo 2, di cui soffrono 9 malati di diabete su 10 ed è
quindi assai più diffuso, ha un’eziologia molto più
stratificata; poche patologie hanno cause così eterogenee: l’insulino-resistenza insorge per la concomitanza di fattori genetici e di meccanismi di resistenza
secondari come il sovrappeso e la scarsa attività fisica.
L’insorgenza viene inoltre favorita da ipertensione,
disturbi del metabolismo dei lipidi o l’assunzione di
determinati farmaci, ad esempio il cortisone. Un tempo
anche l’età era un fattore di rischio importante dato
che con il procedere degli anni e in presenza di sovrappeso l’azione dell’insulina diminuisce di efficacia.
Oggi invece un numero sempre maggiore di giovani si
ammala di diabete di tipo 2.
L’iperglicemia ha conseguenze pesanti
Se le cellule dell’organismo reagiscono con minore
sensibilità all’insulina, il pancreas deve produrre maggiori quantità di tale ormone. L’insorgenza del diabete
avviene quando viene superata la capacità di prestazione dell’organo. La concentrazione di glucosio nel
sangue sale oltre la norma, circostanza che nelle persone interessate può dar luogo a patologie collaterali
e secondarie pericolose: retinopatie, malattie del
sistema nervoso (neuropatie), infarto del miocardio,
ictus e insufficienza renale sono le più diffuse.
Già oggi il diabete è una delle patologie più presenti
e la sua incidenza, ovvero la frequenza dei nuovi casi
di malattia, continua ad aumentare in tutto il mondo.
Maggior responsabile è uno stile di vita con elevata
assunzione di calorie in presenza di attività fisica
troppo scarsa, che favorisce il sovrappeso. Secondo
stime dell’IDF (International Diabetes Federation) il
numero dei diabetici salirà dagli attuali 382 milioni a
592 milioni nel 2035. L’aumento dovrebbe verificarsi
prevalentemente nei Paesi in via di sviluppo e in quelli
emergenti. I più colpiti dalla malattia sono i gruppi di
età dai 40 ai 59 anni. L’80% dei diabetici vive in Paesi
con reddito pro capite medio o basso. Secondo l’IDF
solo nel 2013 sono deceduti 5,1 milioni di persone
per complicanze del diabete. I Paesi con il maggior
numero di malati erano la Cina (98,4 mln), l’India
(65,1 mln) e gli Stati Uniti (24,4 mln), mentre la prevalenza, ovvero la frequenza della malattia in rapporto
all’intera popolazione, è risultata massima negli atolli
neozelandesi di Tokelau (37,5%), in Micronesia
(35,0%) e nelle isole Marshall (34,9%).
Numero dei malati di diabete per aree
geografiche
L’IDF (International Diabetes Federation)
stima che in tutto il mondo circa 382 milioni
di persone siano affette da diabete, nel 46%
dei casi la malattia però non è ancora
diagnosticata.
Pacifico occidentale
Sudest asiatico
Europa
America Settentrionale e Caraibi
Medio Oriente e Nord Africa
America Centrale e Meridionale
Africa
56
37
35
24
72
138
20
Fonte: IDF Atlas 2013
mondo intero
382
46 %
non diagnosticato
Munich Re Topics Magazin 2/2014
43
SALUTE
Responsabile della diffusione sempre più alta della
malattia è la rapida crescita economica nei Paesi
emergenti e in via di sviluppo, dove si è creato un ceto
medio con un notevole potere d’acquisto che ha cambiato le proprie abitudini alimentari aumentando l’assunzione di cibi ipercalorici e riducendo il consumo di
verdura. L’adeguamento allo stile di vita occidentale
con minore attività fisica fa il resto e in questo modo
la vulnerabilità al diabete cresce. Mentre negli Stati
Uniti e in Europa il passaggio a una dieta sempre più
ricca di calorie ha avuto luogo in tempi piuttosto lunghi, in numerosi Paesi in via di sviluppo questo cambiamento delle abitudini alimentari si sta realizzando
molto più velocemente. Per questo motivo in tali Paesi
un numero crescente di persone appartenenti alle
fasce di reddito più basse ha problemi di sovrappeso
e di diabete. E poiché tali fasce di reddito in genere
hanno difficoltà ad accedere ai servizi sanitari o addirittura non hanno accesso a tali servizi, il diabete
viene diagnosticato con ritardo.
La diagnosi spesso arriva molto tardi
L’aspetto insidioso di questa malattia sta nel fatto che
molti diabetici di tipo 2 sviluppano per un lungo
periodo solo una sintomatologia non specifica come
spossatezza, debolezza, disturbi visivi e una più elevata vulnerabilità alle infezioni. A differenza del diabete di tipo 1, il diabete di tipo 2 si accompagna raramente a una perdita di peso e solo in presenza di un
drastico aumento della glicemia si manifestano poliuria (eccessiva diuresi) e polidipsia (sensazione di sete
intensa). A causa della aspecificità dei sintomi la diagnosi del diabete avviene spesso solo a distanza di
anni, quando ormai sono presenti danni secondari.
Secondo alcune stime 20,8 milioni di abitanti degli
Stati Uniti sono affetti da diabete, ma solo poco più di
due terzi circa ne sono consapevoli.
E invece quanto prima viene diagnosticato il diabete,
tanto più efficacemente si possono evitare le complicanze che derivano dai disturbi a carico dei capillari
(microvascolari) e dei vasi maggiori (macrovascolari).
Le complicanze vascolari insorgono nel corso di molti
anni e sono ben diagnosticabili e trattabili a ogni stadio di sviluppo. Se non si prendono le necessarie contromisure, sussiste tuttavia il rischio di gravi danni
alla salute a causa di infarto del miocardio, ictus,
patologie renali e del sistema nervoso. Negli Stati
Uniti il diabete è già responsabile della maggior parte
delle insufficienze renali. La cattiva circolazione sanguigna soprattutto nella zona degli arti inferiori (piedi)
determina una cicatrizzazione molto lenta delle ferite
e nel caso più infausto può rendere necessaria un’amputazione. Anche la retinopatia diabetica, ovvero una
patologia oculare che comporta danni alla retina e
che può portare addirittura alla cecità, va ricondotta
alla progressiva degenerazione dei vasi minori.
Secondo l’IDF il diabete è la causa principale di cecità
e di gravi disturbi alla vista negli adulti nei Paesi industrializzati. In generale la mortalità nei diabetici è
almeno due volte più elevata che nelle persone sane
0
10
2030
km
del gruppo
di riferimento.
44
Munich Re Topics Magazin 2/2014
Eppure sarebbe relativamente semplice tenere sotto
controllo la malattia. In primo piano nella terapia del
diabete di tipo 2 vi solo un’alimentazione più sana e
una più intensa attività fisica. Se tali misure non portano al risultato sperato si può allora passare nella
fase successiva a una terapia farmacologica. Proprio
perché all’inizio della malattia, in assenza di sintomi
tipici è difficile fare capire quali sono i rischi per la
salute, molti pazienti si rifiutano di cambiare radicalmente il proprio stile di vita e puntano subito al trattamento con farmaci. A ciò si aggiunge l’assenza pressoché totale, perfino nei sistemi sanitari più avanzati,
di un’offerta sistematica di programmi per cambiare il
proprio stile di vita, anche per il fatto che non esistono
incentivi a tal fine.
Si prevede un drastico aumento dei costi
Il diabete è una patologia dai costi molto elevati a causa
della sua peculiare cronicità e delle gravi complicanze
che possono manifestarsi in tutte le combinazioni e
modalità. Secondo l’IDF nel 2013 sono stati spesi a
livello mondiale per tale malattia 548 mld US$, ovvero
l’11% della spesa complessiva per la salute degli individui adulti; tre quarti di tale somma sono ascrivibili
alla classe di età tra i 50 e i 79 anni. Nel 2035 la spesa
complessiva dovrebbe superare i 627 mld US$. Anche
le statistiche delle assicurazioni malattia private tedesche mostrano un trend particolarmente preoccupante:
solo tra il 2005 e il 2010 gli esborsi causati dal diabete
nel settore assicurativo privato sono saliti in Germania di circa il 45%; i pazienti affetti da diabete di tipo 1
generano costi circa tre volte superiori a quelli della
media degli assicurati. Per quanto riguarda il diabete
di tipo 2 il rapporto si attesta sul 2 a 1, ma se subentrano dei danni secondari allora i costi arrivano a quadruplicarsi.
La maggior parte delle spese si riferisce ai ricoveri
ospedalieri per il trattamento delle complicanze. Ai
costi sanitari diretti si aggiungono i costi indiretti per
i periodi di assenza dal lavoro e per le perdite di produttività. Ovviamente è difficile fare delle stime in
questo campo. L’Organizzazione Mondiale della
Sanità (OMS) parte dal presupposto che i costi indiretti raggiungano quanto meno l’entità di quelli
diretti. Nei Paesi con sistemi sanitari poco sviluppati
tali costi arrivano a essere anche cinque volte più alti.
Non quantificabile in termini monetari è la perdita di
qualità della vita, così come non lo sono le sofferenze
e le apprensioni che accompagnano la malattia.
A livello regionale vi sono grosse differenze relativamente agli esborsi: nei Paesi con benessere diffuso,
nel 2013 la spesa media per paziente affetto da diabete è stata di 5.621 US$ mentre nei Paesi con reddito
pro capite medio o basso tale valore si è attestato su
365 US$. Poiché in questi Stati le assicurazioni
malattia sono poco diffuse, i pazienti e le loro famiglie
vanno incontro a oneri notevoli. In America Latina ad
esempio i pazienti devono pagare di tasca propria tra
il 40% e il 60% circa delle spese sanitarie, e in alcuni
degli Stati più poveri al mondo tale quota raggiunge
addirittura il 100%. Per molti Paesi in via di sviluppo
SALUTE
Tasso di crescita stimato tra il 2013 e il
2035 per area
Nei prossimi 20 anni circa il numero dei
malati di diabete dovrebbe crescere quasi
del 55%, passando dagli attuali 382 a 592
milioni di persone.
Africa (AFR)
Medio Oriente e Nord Africa (MENA)
Sudest asiatico (SEA)
America Centrale e Meridionale (SACA)
Pacifico occidentale (WP)
America Settentrionale e Caraibi (NAC)
Europa (EUR)
mondo intero
592 mln
 55%
mondo intero
382 mln
SEA  70,6 %
SACA  59,8 %
WP  46,0 %
Fonte: IDF Atlas, 2013
NAC  27,3 %
EUR  22,4 %
2013
questa situazione è una bomba a tempo latente. In
India ad esempio solo una persona su 10 dispone di
un’assicurazione malattia e il trattamento del diabete
può assorbire rapidamente persino nei casi semplici
metà del reddito famigliare.
Massima priorità: evitare il sovrappeso
I numeri evidenziano come a prevenzione e diagnosi
precoce vada attribuito un ruolo importante. Se si fa
informazione sulle molteplici cause del diabete, si può
accrescere la consapevolezza dei gruppi a rischio e
offrire loro programmi di prevenzione. In questo modo
gli assicuratori malattia possono quanto meno ridurre
i costi per il diabete. Il denaro sarebbe investito bene
perché il sovrappeso è la minaccia per la salute che
cresce a ritmi più incalzanti. Più di due miliardi di persone al mondo sono in sovrappeso, circa mezzo
miliardo è obeso. Già a partire da un indice di massa
corporea (IMC) fra 23 e 25 cresce il rischio di sviluppare il diabete; in caso di obesità (IMC > 30) la prevalenza è 50 volte maggiore rispetto alle persone normopeso. A differenza delle malattie cardiovascolari,
dei tumori e dei disturbi del metabolismo dei lipidi,
dove sono innegabili i progressi nella prevenzione, nel
caso del diabete questo non avviene: il tema è
discusso troppo poco a livello di opinione pubblica.
Mancano campagne di informazione sull’interazione
dei diversi fattori e sul rischio di sviluppare la malattia
nel corso della vita. C’è dunque urgentemente bisogno di una svolta perché quanto più a lungo persiste
lo stato patologico del diabete, tanto più improbabile
diventa arginare con successo la malattia.
AFR  109,1 %
MENA  96,29 %
2035
Gli assicuratori hanno già fatto buone esperienze con
programmi speciali per diabetici ad Abu Dhabi, dove
la quota di ricoveri relativi a chi ha aderito al programma è diminuita negli anni scorsi del 60%. Simili
programmi hanno una ricaduta così positiva perché
considerano la predisposizione individuale del paziente
e la modalità della malattia, e su questa base sono in
grado di raccomandare le misure più idonee. Le esperienze con il cosiddetto telecoaching mostrano inoltre
come i pazienti si sentano maggiormente obbligati
nei confronti del loro tutor personale che non nei
riguardi del loro medico che vedono solo di rado. La
sfida consiste soprattutto nel prendere in considerazione le peculiarità culturali di ogni singolo Paese. Nei
Paesi di cultura araba bisogna fare attenzione ad
esempio al fatto che le pazienti durante il telecoaching siano in collegamento con un’assistente donna.
Se organizzati in modo appropriato simili programmi
si ripagano in ogni caso anche perché un cambiamento dello stile di vita fa diminuire il rischio di
numerose altre patologie. Sono documentati effetti
positivi ad esempio nel caso di tumori ai polmoni, al
seno e all’intestino, di depressione, ipertensione,
dolori alla schiena e persino nelle patologie afferenti
alla demenza.
In una fase successiva le compagnie assicuratrici
potrebbero riflettere sullo sviluppo di un mercato
assicurativo per i fornitori di servizi sanitari, che in
genere sono vincolati al fatto che gli enti mutualistici
rimborsino i programmi di prevenzione. Per giustificare gli esborsi, gli enti mutualistici pretendono una
garanzia di successo. Ma proprio questa circostanza
costituisce un ostacolo soprattutto per i provider più
piccoli, dal momento che dovrebbero appostare delle
riserve per il rischio di un insuccesso. Se si stabilisce
una procedura unica per la misurazione del successo
Munich Re Topics Magazin 2/2014
45
SALUTE
«I clienti ci guadagnano, se fanno
quello che fa bene alla salute»
I ntervista ad Antony Jacob, CEO di Apollo Munich Health
Insurance in India, sul nuovo programma di gestione della
malattia per chi soffre di diabete.
Topics: Il diabete in India sta
­dilagando. Quali ne sono le cause
principali?
Antony Jacob: Secondo le stime
dell’Indian Council of Medical
Research ci sono in India attorno ai
65 milioni di diabetici. Circa 77
milioni di persone sono affetti da una
patologia che precede il diabete, l’intolleranza glucidica o «prediabete».
Negli ultimi 10 anni le malattie tipiche del benessere come il diabete e
l’ipertensione hanno registrato un
continuo aumento. Tale situazione ha
a che vedere con la trasformazione
delle abitudini di vita, ad esempio la
tendenza a una maggiore sedentarietà. Sempre più indiani fumano e
consumano alcol; a tutto ciò si
aggiungono cattive abitudini nell’alimentazione.
Da quanto tempo esiste il programma per il diabete?
«ENERGY» è partito nel dicembre
2013 come primo prodotto di Apollo
Munich Health per la gestione di
malattie già conclamate ed è stato
appositamente progettato per le esigenze della salute dei pazienti diabetici o ipertesi. Copre i costi dei ricoveri in ospedale e aiuta allo stesso
tempo le persone ad avere un
migliore rapporto con la propria
malattia.
Quali sono i motivi del lancio sul
mercato del programma?
L’India è il secondo Paese dopo la
Cina con il maggior numero di malati
di diabete. E molti di loro non sanno
come gestire questa malattia. Ma
secondo le acquisizioni della scienza
medica il decorso della malattia di
tipo 2 si può influenzare in modo
assolutamente positivo con un cam46
Munich Re Topics Magazin 2/2014
biamento delle abitudini di vita e con
una regolare attività fisica. Noi di
Apollo Munich Health siamo convinti
che il comparto assicurativo debba
offrire qualcosa di più del mero rimborso delle spese mediche. Sono
necessari programmi integrati per la
salute. È in questi programmi che sta
il futuro dell’assicurazione malattia
in India, e il nostro programma per il
diabete è solo l’inizio.
Quali prestazioni ottiene chi vi
­aderisce?
ENERGY è costruito su tre livelli di
prestazioni: il primo consiste nel rimborso delle spese di ricovero ospedaliero a seguito di una patologia diabetica o ipertensiva a partire dalla
data di stipulazione della polizza
ovvero senza carenza. Per le altre
patologie preesistenti la garanzia
diviene operante dopo un periodo di
aspettativa che va da 24 a 36 mesi.
Parallelamente viene offerto un articolato programma di promozione
della salute che aiuta il paziente a
tenere sotto controllo la malattia. Il
cliente viene assistito da un «coach
della salute» che gli ricorda di persona le tappe principali del suo programma, lo consiglia e monitorizza
i suoi progressi. I contraenti hanno
inoltre accesso a un portale Internet
(www.thesweetesthing.in), attraverso
il quale possono consultare i risultati
dei check-up a cui si sono sottoposti,
amministrare i dati rilevati ai referti e
ottenere informazioni. Il programma
include inoltre offerte speciali di
imprese partner che servono in generale alla promozione della salute e del
benessere. Due volte per periodo di
assicurazione, ovvero a distanza di
tre e otto mesi dalla conclusione del
contratto, i contraenti si sottopongono inoltre a un test sulla salute, il
cui risultato fornisce un punteggio
complessivo, il cosiddetto wellness
score. In caso di rinnovo del contratto
i clienti possono ottenere fino al 25%
di sconto sul premio e farsi rimborsare in cambio prodotti medicali,
cure mediche e farmaci. A seconda
del wellness score raggiunto possono
ottenere in aggiunta fino al 25% di
sconto sul premio. Il pensiero che
guida l’intero programma è che i
clienti ci guadagnano se fanno quello
che fa bene alla salute.
Ma possono permettersi di aderire
al programma tutti i soggetti
interessati?
Grazie al sostegno di Apollo Hospitals e del know-how degli esperti di
Munich Health siamo riusciti a configurare le tariffe in modo tale che il
programma sia alla portata di tutti.
Per raggiungere tutti i ceti sociali,
offriamo il programma con somme
assicurate differenziate a partire da
200.000 rupie fino a un milione di
rupie.
I potenziali interessati come possono
ottenere informazioni?
Grazie al tenace impegno degli assicuratori e di altri stakeholder negli
ultimi anni è molto cresciuta nell’opinione pubblica indiana la consapevolezza dell’importanza dell’assicurazione malattia ed è aumentata anche
la disponibilità a sottoscrivere una
polizza. Ciò vale in particolare per le
persone che hanno già contratto una
malattia, ad esempio il diabete, e
hanno difficoltà a trovare un’assicurazione malattia che offra loro garanzie senza limitazioni. Abbiamo inoltre attivato diverse campagne di
marketing e di comunicazione.
SALUTE
e si comprendono i processi che fanno la differenza
tra riuscita e fallimento è possibile in linea di principio
organizzare un mercato assicurativo. L’industria assicurativa potrebbe in questo modo dare un contributo
importante per arginare la diffusione del diabete.
Si devono armonizzare misure diverse
Parallelamente è soprattutto l’industria degli alimenti
a dover contribuire immettendo sul mercato prodotti
più sani che contengano minori quantità di zuccheri
nascosti e grassi. Inoltre dovrebbe essere garantita
un’etichettatura semplice e unificata che consenta ai
consumatori di farsi un’idea dei nutrienti che sono
rilevanti per la salute. Poiché il fenomeno del sovrappeso è un problema che riguarda l’intera società, la
responsabilità grava anche su altri soggetti: i titolari
delle politiche educative e scolastiche sono chiamati
ad esempio a provvedere affinché venga insegnato a
tutti i livelli d’istruzione uno stile di vita più sano, le
municipalità e i datori di lavoro sono invitati a creare
le condizioni di contesto necessarie a favorire l’attività
fisica e un’alimentazione sana. Laddove ve ne sia l’opportunità, nei Paesi in via di sviluppo ma anche nelle
metropoli occidentali, si potrebbe fare in modo, già in
sede di pianificazione urbanistica, di sollecitare le
persone a una maggiore attività fisica.
Il comparto assicurativo deve sviluppare prodotti su
misura per diffondere sul mercato una tutela assicurativa efficace anche nei Paesi a medio o basso reddito pro capite. In qualità di riassicuratore con un’esperienza mondiale nella gestione dei rischi sanitari,
favoriamo l’analisi, la concezione e l’implementazione
di innovazioni. L’obiettivo dovrebbe essere quello di
riuscire a prestare copertura assicurativa per i soggetti affetti da diabete a uno stadio iniziale e di far sì
che programmi di supporto per la promozione della
salute conducano a cambiamenti nei comportamenti.
Tali programmi potrebbero offrire inoltre un prezioso
orientamento nell’intricato sistema sanitario aiutando
i pazienti nell’individuazione delle misure e delle prevenzioni più opportune. Nel migliore dei casi questi
programmi dovrebbero essere organizzati in modo
tale da poter essere valutati attraverso dati attendibili
come i valori ematici, del peso e dell’attività motoria.
Se un paziente può dimostrare, con idonea documentazione, di avere sotto controllo già da un lungo lasso
di tempo la sua malattia diabetica, tale circostanza si
rifletterà in modo positivo sulla configurazione del
contratto assicurativo. Inoltre le polizze dovrebbero
essere strutturate in modo tale, ad esempio per
mezzo di franchigie e scoperti, da incentivare il passaggio a comportamenti di maggiore consapevolezza
verso la salute.
Una sfida per il settore assicurativo sono certamente
gli esborsi per i malati di diabete, che crescono in
misura sproporzionata rispetto alla media di tutti gli
assicurati. Le informazioni codificate attraverso il
sistema di classificazione statistica internazionale
delle malattie e dei problemi sanitari correlati ICD
(International Statistical Classification of Diseases
and Related Health Problems) potrebbero fornire utili
indicazioni su dove risiedono i maggiori driver dei
costi. Un problema è rappresentato dalla differente
qualità dei dati tra Paese e Paese. Sarebbe oltretutto
di grande vantaggio un sistema di gestione elettronica dei sinistri (e-claims) che permettesse di monitorare diagnosi e fatturazione dei costi. Malgrado tutti
gli sforzi i soggetti coinvolti dovrebbero essere consapevoli di un fatto: l’obiettivo di mantenere un’alta assicurabilità ha i suoi limiti perché i rischi derivanti da
diagnosi tardive, dalla scarsa disponibilità del
paziente a collaborare, dalla compresenza di patologie come forte sovrappeso o pressione arteriosa
molto elevata e da danni avanzati a nervi o vasi sanguigni sono praticamente incalcolabili. Munich Re
individua un compito e un’opportunità allo stesso
tempo nel fornire un contributo al dibattito pubblico
attraverso dati e know-how e nel promuovere nuovi
approcci per lo sviluppo di prodotti che permettano di
gestire in modo proattivo le prestazioni e i costi.
IL NOSTRO ESPERTO:
Franz Benstetter è esperto di
economia sanitaria e responsabile
dell’unità Servizi operativi nella
divisione Munich Health.
[email protected]
Munich Re Topics Magazin 2/2014
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RUBRICA
L’economia attraverso la lente del rischio
Pillola amara per il Giappone
Michael Menhart, capo economista di Munich Re
[email protected]
I pessimisti non hanno alcuna difficoltà a individuare i problemi dell’economia giapponese, che dal 1992 è
cresciuta in media solo dello 0,8%
all’anno depurato dell’inflazione. La
deflazione non è solo uno scenario di
rischio, bensì una realtà. Il livello dei
prezzi corrisponde oggi a quello della
seconda metà degli anni Novanta.
L’indebitamento dello Stato ha raggiunto un nuovo valore record ovvero
il 243% della produzione economica
e i bassi tassi di interesse sono un’abitudine inveterata in Giappone. Nei
prossimi 30 anni la popolazione si
ridurrà verosimilmente di quasi il
20% mentre l’incidenza degli ultra
65enni sul totale salirà a quasi il 40%.
A tutto ciò si aggiunge una crescente
dipendenza dalle importazioni di
energia per compensare l’inattività
delle centrali nucleari che sono state
temporaneamente scollegate dalla
rete dopo l’incidente di Fukushima
per verifiche sulla sicurezza.
Qualunque sia il tipo di problema che
si voglia affrontare in relazione all’economia di un Paese, il Giappone e la
sua storia economica degli ultimi 20
anni offrono una notevole mole di
«materiale illustrativo».
Tuttavia anche gli ottimisti hanno da
poco dei buoni argomenti: l’economia
giapponese ha finalmente ritrovato
la via di una crescita quanto meno
moderata. L’aumento dell’IVA in aprile
non andrà probabilmente a incidere
più che tanto sulla dinamica dell’economia. Il tasso di disoccupazione si
attesta sotto il 4% ed è quindi inferiore a quello della maggior parte dei
Paesi industrializzati. E per quanto
riguarda il livello di istruzione della
popolazione, il Giappone fa già parte
dell’eccellenza mondiale. Dopo
numerosi e altrettanto vani tentativi,
48
Munich Re Topics Magazin 2/2014
sembra sia stato allontanato –
almeno per ora – perfino lo spettro
della deflazione: si prevede che nel
2014 l’incremento medio annuo dei
prezzi al consumo supererà il 2%,
anche se sarà in gran parte da ricondurre all’aumento dell’IVA.
«L’economia giapponese ha
ritrovato la via di una crescita
moderata»
Il Giappone è dunque finalmente riuscito a superare la crisi inveterata?
Con le cosiddette «tre frecce della
faretra della politica economica e
monetaria» il governo del primo
ministro Shinzō Abe cerca di spezzare il circolo vizioso di deflazione e
recessione, una politica che per questo è stata ribattezzata «abenomics».
La prima freccia consiste in una politica monetaria estremamente espansiva: la banca centrale ha acquistato
in grande stile titoli di Stato nazionali
e ha elevato l’obiettivo di inflazione al
2%. La seconda freccia è costituita
da una cosiddetta politica fiscale
«flessibile», un elegante eufemismo
per indicare imponenti pacchetti
congiunturali finanziati dallo Stato
attraverso nuovi debiti.
Le frecce della politica economica
e di quella monetaria sembrano produrre effetti, anche se il Giappone
dovrà confrontarsi a lungo termine
con una montagna di debiti. Questo
perché banche e compagnie di assicurazioni, soprattutto locali, sono
state e continuano a essere fedeli
acquirenti di titoli di Stato giapponesi che, in presenza di tassi di inflazione molto bassi, sono un investimento attraente anche con una
remunerazione minima. La crescita
del tasso di inflazione a cui punta il
governo potrebbe diventare un test
sulla fiducia per gli investitori. Ma
soprattutto la politica economica
potrà avere successo nel tempo solo
se anche la terza freccia centrerà
l’obiettivo. Un obiettivo che dovrebbe
portare riforme strutturali, come la
liberalizzazione del mercato del
lavoro, il rinnovamento e adeguamento delle imposte sulle società
e la deregolamentazione di alcuni
comparti.
A differenza delle iniezioni di liquidità e di altre manovre congiunturali
della banca centrale e dello Stato si
tratta in questo caso di una pillola
davvero amara. A ragion veduta il
governo Abe ha preannunciato con
ampio margine di voler utilizzare
questa freccia, ma ancora non si è
deciso a farla realmente scoccare.
Finora sono state emanate solo
riforme isolate, quello che manca è
un colpo magistrale, che sarà però
necessario per colmare i deficit di
produttività dell’economia giapponese e preparare il Paese a sfide così
impegnative come l’evoluzione
demografica.
L’«abenomics» non è quindi un rimedio miracoloso. Anche in Giappone la
politica monetaria e fiscale di tipo
espansivo non basta a risolvere i problemi e consente solo, nel migliore dei
casi, di guadagnare tempo. Ha infatti
effetti collaterali che si manifestano
sotto forma di nuovi rischi come le
bolle sui prezzi delle attività. Quanto
più a lungo si attenderà ad applicare
le riforme strutturali, tanto maggiori
saranno i rischi per l’economia.
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Chiusura della redazione
14. 7. 2014
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