Madrid-Barcellona, il sorpasso

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Madrid-Barcellona, il sorpasso
Madrid-Barcellona, il sorpasso
"La Stampa" del 15 aprile 2011
"Ogni volta che Madrid e Barcellona si confrontano sul campo di calcio, la Spagna è in tensione.
Una tensione che va oltre quella tipica dei derby calcistici, e che incarna una rivalità profonda, che
tocca aspetti culturali, economici e politici..."
Madrid-Barcellona, il sorpasso
Ogni volta che Madrid e Barcellona si confrontano sul campo di calcio, la Spagna è in tensione. Una tensione
che va oltre quella tipica dei derby calcistici, e che incarna una rivalità profonda, che tocca aspetti culturali,
economici e politici.
Noi italiani sappiamo bene quanto possano essere forti e radicati certi campanilismi, ma la rivalità tra Madrid
e Barcellona ha dei tratti particolari. Innanzitutto perché va oltre la competizione tra due città e prende quasi le
forme di una contrapposizione tra due culture. Lo spirito e le tradizioni «iberiche» da una parte, intrise d’arte,
cultura e passione, e quello più pragmatico catalano dall’altro, con la sua vocazione più produttiva e
commerciale. E poi perché si tratta di una rivalità che anziché attenuarsi col tempo, è andata al contrario
acuendosi. Forti della loro superiorità economica e produttiva, i catalani sono stati sempre considerati la
locomotiva spagnola e sono diventati sempre più sicuri di poter fare a meno del resto della Spagna, con le sue
sacche di povertà, inefficienza e arretratezza. E queste spinte autonomiste sono cresciute fino a portare a scelte
che hanno lasciato perplessi molti spagnoli (e non solo) come l’imposizione del catalano come lingua ufficiale
nelle scuole e negli uffici pubblici, o la recente creazione di «ambasciate catalane» in giro per il mondo.
La rivalità si è tinta però di nuove tensioni da quando la città di Madrid ha cominciato a recuperare terreno sul
fronte dello sviluppo economico, sociale ed infrastrutturale. Una rinascita sempre più tangibile, che ha preso
corpo nella ristrutturazione di splendidi edifici classici, nell’apertura o nel rilancio di musei, gallerie, così
come nella realizzazione di una metropolitana capillare ed efficientissima, giudicata tra la migliori d’Europa, e
nel forte potenziamento dell’aeroporto, con l’inaugurazione dell’ambizioso (e bellissimo) nuovo terminale
disegnato da Richard Rogers, uno dei terminali più grandi del mondo. Già questo sarebbe bastato a far irritare
i catalani, che invece negli ultimi anni hanno visto progressivamente deteriorarsi le loro infrastrutture. E’
facile quindi immaginare l’effetto che ha avuto poi la crisi economica del 2008, che ha colpito il tessuto
produttivo catalano molto più di quello di Madrid, più diversificato e terziarizzato, e che ha portato,
nell’autunno scorso al «sorpasso» dell’economia madrilena rispetto a quella catalana. Oggi i cittadini della
capitale non solo godono di una città splendida e rinnovata, ma hanno un potere d’acquisto più alto e
contribuiscono all’economia nazionale più dei catalani.
Anziché vivere questi cambiamenti come un avvertimento di quanto sia importante restare vicini a una Madrid
che non è più un pezzo di antiquariato come hanno pensato per decenni, i catalani hanno visto questo
ribaltamento di pesi e di ruoli come un tradimento, un segnale di abbandono da parte del governo centrale (a
poco è valsa l’inaugurazione del nuovo terminale dell’aeroporto di Barcellona dell’anno scorso). E si sono
ulteriormente incattiviti e allontanati dalla Spagna. Tanto che alle ultime elezioni amministrative catalane,
tenutesi lo scorso Novembre, «Convergencia i unio», il partito della borghesia imprenditoriale nazionalista
catalana, è letteralmente esploso, conquistando il 38,4% dei voti e portando a casa e 62 seggi, contro i 28 del
partito socialista catalano.
Può sembrare strano che un’ostilità che ha ormai connotazioni molto politiche, legate più al rapporto tra
Catalogna e il governo spagnolo che non tra le due città in sé, possa influenzare così tanto il clima di un
incontro calcistico e caricarlo di significato simbolico, ma è proprio così. E’ accaduto con tutti gli incontri più
recenti tra le due squadre, e non solo. Basta ripensare alla finale dei mondiali del luglio scorso. Mentre al
fischio finale che decretava la Spagna campione del mondo ogni singolo angolo di Madrid esplose, nei
quartieri residenziali di Barcellona, quelli della vera borghesia catalana, calò un silenzio surreale, da far venire
i brividi. E’ questo che rende così carichi i prossimi incontri tra il Real Madrid e il Barca, soprattutto per i
catalani: la sensazione che non sia tanto una partita tra la loro città e la capitale, ma tra loro e il resto di
Spagna.
Irene Tinagli
2011-04-15